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Autore: effie_    05/03/2017    4 recensioni
(Cap.13) Nel mentre lo guardava, la giovane Evans capì che Potter era esattamente come tutti gli altri, se non peggio. Senza uno stuolo di oche adoranti non si sentiva completo ed era certa che una volta alla settimana ne scegliesse una a cui far provare il paradiso, per poi mollarla dopo tre giorni con la stessa noncuranza di un vaso rotto. Era davvero un essere abominevole.
(Cap.26) - Ce la caveremo, Potter?
- Certo che sì. Alla fine, Evans, siamo una bella coppia. Tu sei tante cose belle messe assieme e io tanti disastri collegati. Direi che così ci completiamo. Anche perché voglio incasinarti la vita nel modo più dolce possibile.
Genere: Erotico, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: James Potter, Lily Evans | Coppie: James/Lily, Sirius Black/Marlene McKinnon
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Malandrini/I guerra magica
Capitoli:
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Quella mattina, poco prima di scendere a colazione, Lily era un fascio di nervi. Si era svegliata più presto del solito ed era rimasta a fissare le tende color rosso cupo del suo letto a baldacchino per un’ora intera, cercando di riflettere razionalmente su quale fosse il comportamento migliore da adottare in vista della difficile prova che la aspettava: James era tornato a Hogwarts.
Era stata Alice ad annunciarglielo, la sera prima, mentre erano tutte radunate accanto al camino a cercare di finire entro la mezzanotte il saggio di Pozioni e al contempo gli esercizi di Incantesimi e il tema di Antiche Rune.
Erano tutte perfettamente concentrate sul loro lavoro, quando ad un tratto Alice aveva sollevato la testa e aveva detto << Ah, sapevate che James e Sirius sono tornati? >>.
Lily si era quasi strozzata dalla sorpresa << Davvero? >>.
<< Sì, dovrebbero essere arrivati adesso…>>.
Per poco la giovane Evans non le era saltata addosso con gli occhi fiammeggianti << E quando avevi intenzione di dircelo, Prewett? >>.
Alice l’aveva fissata con aria offesa << Scusami, non pensavo ti importasse…>>.
Lily allora si era subito scusata con un cenno sbrigativo della mano e aveva liquidato velocemente l’argomento. Non poteva certo tradirsi in quel modo di fronte alle amiche. Ma da quel momento non era più stata in grado di studiare alcunché ed era rimasta a pensare a Potter fino a mezzanotte inoltrata. Quando poi le amiche avevano deciso di andare a dormire, con una scusa era rimasta nella Sala Comune, fingendo di voler continuare Pozioni. In verità aveva aspettato per più di un’ora che il buco del ritratto si aprisse ed entrasse James. Era certa che il solo vederlo avrebbe arrecato un immediato conforto al suo spirito tormentato. Ma purtroppo ogni sua aspettativa era stata delusa: alle due e mezza né Potter né Black erano comparsi e, alla fine, con suo grande sconforto, era stata costretta a cedere al sonno ed era salita nel dormitorio. Forse quella notte c’era stata la luna piena e i Malandrini erano andati alla Stamberga Strillante.
Ma James Potter non avrebbe potuto evitarla per sempre: quella mattina sarebbe stata decisiva, visto che era impossibile che non si vedessero neanche a colazione. La sola idea le faceva tremare le ginocchia. Non aveva ancora bene deciso come comportarsi – se restare indifferente, salutarlo e basta oppure azzardarsi a rivolgergli la parola per conversare – quando la sveglia di Mary trillò con la precisione di un orologio svizzero e le quattro amiche iniziarono ad alzarsi con i soliti mugugni.
Lily scattò in piedi come una molla. Sebbene avesse dormito appena quattro ore, si sentiva più sveglia che mai. Si vestì in fretta e attese con impazienza che anche le altre si cambiassero, tamburellando nervosamente le dita contro il vetro della finestra. Aveva ricominciato a nevicare, meraviglioso.
<< Che c’è, Lily? >> le domandò Mary, dal bagno << Sei in ansia per il test di Pozioni? >>.
Completamente presa alla sprovvista, Lily annuì con energia, senza nemmeno aver capito bene quale fosse la domanda.
<< Ma di cosa ti preoccupi, Lumacorno ti adora! Scommetto che, se anche facessi tutto sbagliato, ti darebbe lo stesso il massimo dei voti >>.
<< Già, che sciocca che sono >> mormorò Lily. Non aveva ascoltato una singola parola di ciò che aveva detto << Siete pronte? >>.
Uscirono tutte insieme dal dormitorio e Lily scandagliò con cura la Sala Comune, nella speranza di intravedere i capelli arruffati di Potter, ma lui non c’era. Molto bene, allora si trovava sicuramente a colazione. Fece un respiro profondo e seguì le amiche in Sala Grande. Non appena entrarono, con la coda dell’occhio perlustrò immediatamente l’intera tavolata di Grifondoro e, nonostante sapesse già che l’avrebbe visto, rimase lo stesso di sasso. Per la prima volta da quasi un mese, i Malandrini erano al completo.
Le amiche si accomodarono al loro solito posto e Lily si ritrovò seduta senza neanche rendersene conto. Davanti a lei c’era un vasto assortimento di cibo, ma si sentiva come in trance.
Emmeline la scosse per un braccio << Lily, cosa prendi? >>.
La fanciulla abbassò lo sguardo a terra, con il viso in fiamme. Continuava a ripetere a sé stessa che non aveva alcun motivo di sentirsi in colpa, visto che aveva chiarito subito la sua posizione a James. In fondo, non aveva fatto nulla di male.
<< Che cos’ha oggi? >> domandò Hestia, preoccupata.
<< Dice di essere in ansia per Pozioni, ma secondo me c’è qualcosa sotto…>>.
<< No, non ho nulla >> rispose in fretta Lily, afferrando al volo una caraffa di succo di zucca << Bevo solo un po’ di succo >>.
<< Non hai fame? >>.
<< A dire la verità, non mi sento molto bene >>.
Ed era effettivamente così. Al solo vederlo, le si era completamente rivoltato lo stomaco e le mani le tremavano a tal punto che doveva tenerle nascoste sotto il tavolo. Sorseggiò piano il succo, cercando disperatamente di non rovesciarselo addosso, mentre lo stomaco le brontolava. Alice le domandò più volte se stesse bene, e lei continuò a rispondere che non era nulla, sebbene si stesse chiedendo se non fosse il caso di continuare a fingere e passare la mattinata in infermeria. Almeno avrebbe potuto dormire un po’ e recuperare il sonno perduto.
Era semplicemente ridicola. Non doveva mica scappare da lui. Non appena le altre smisero di tormentarla, decise di arrischiare uno sguardo verso i Malandrini; se negli occhi di James avesse letto un qualsiasi tipo di rimprovero, avrebbe saltato Trasfigurazione, poco ma sicuro. Sempre tenendo la testa bassa, sbirciò di sottecchi nella loro direzione. Fortunatamente, nessuno di loro era voltato dalla sua parte, dunque potè concedersi qualche istante di pura osservazione.
Rideva. Lily sbattè le palpebre, cercando di imprimersi bene nella mente quella scena. James Potter stava ridendo, con quella sua solita risata gaia, piena di allegria, che contagiava tutti. Dal tono esaltato delle loro voci, le parve di capire che i quattro volessero organizzare una battaglia a palle di neve contro l’intera scuola. Naturalmente James era il capo della situazione, poiché stava gesticolando apertamente con le mani, nel mentre metteva a punto la sua strategia di guerra. Era bello fissarlo quando era così, con gli occhi scintillanti pieni di vita e un ghigno birichino sul viso….
<< Lily, cosa stai guardando? >> le domandò Mary, interrompendo la sua riflessione e cercando di seguire il suo sguardo.
Lily si girò di scatto e per il resto della colazione fece molta attenzione a non spostare più gli occhi dal suo succo di zucca. Decise coraggiosamente di onorare la sua promessa: dal momento che James non l’aveva fissata con aria di biasimo, sarebbe andata a lezione. Anzi, a dire la verità, James non l’aveva proprio guardata. Era una cosa piuttosto insolita, visto che la colazione era il suo momento preferito per starle vicino e infastidirla, ma quella mattina non era riuscita a incrociare i suoi occhi neanche una volta. Che strano.
Rimase talmente concentrata a ragionare su quel misterioso arcano che non si rese nemmeno conto della presenza di tre ragazzi alle sue spalle.
<< Remus! >> trillò Mary, vivace.
Lily sobbalzò di colpo e con un sussulto si rese conto che tutti i Malandrini erano venuti verso di loro per andare insieme a lezione. Tutti, tranne uno.
<< Come state, ragazze? >> domandò Peter, sedendosi fra di loro.
<< Spero che abbiate preso dei buoni appunti, visto che dovrete passarmi tutto >> scherzò Black, altrettanto gioviale << Non posso mica fidarmi di questi due >>.
<< Ehi! >> protestò Lupin, mettendosi in braccio Mary << Ma se non stai facendo altro da quando abbiamo iniziato Hogwarts! >>.
Nel mentre Alice, Hestia, Emmeline e Mary ridevano per quel battibecco, Lily allungò il collo per cercare di capire dove fosse finito James. Stava quasi per rinunciare a vederlo, quando improvvisamente lo individuò mentre si dirigeva a passo svelto verso l’uscita della Sala Grande. Accanto alla porta lo aspettava Rose King. Lily digrignò silenziosamente i denti: ti pareva se quella non doveva essere fra i piedi. Ebbe lo strano impulso di scattare in piedi e seguirli, ma si controllò e li lasciò andare via insieme con la furia nello sguardo.
Per tutto quel tempo, James non l’aveva degnata di una sola occhiata.



Quando entrò nell’aula di Trasfigurazione, Lily si trattenne a stento dall’avere una crisi isterica: il banco dietro il suo era vuoto. Dove diavolo era Potter?
Senza nemmeno avere la più pallida idea di che cosa stessero parlando, Lily s’intromise senza ritegno della conversazione degli amici << Sapete dov’è James? >>.
Ormai non le importava più di dare a vedere quanto le importasse. Doveva sapere subito perché James non era seduto al suo solito posto con un sorriso malizioso ad attenderla, o sarebbe certamente impazzita.
Remus la studiò, perplesso << James? Cerchi James, Lily? >>.
<< Sì, Potter. Dov’è? >>.
<< Non saprei, era con Rose prima, arriverà…ma perché? >>.
<< Niente >>.
Senza dire altro, Lily scansò tutti e si accomodò al suo solito posto con aria rabbiosa, sbattendo la cartella piena di libri a terra con più violenza del necessario. Ah, dunque James era con Rose. E cosa stava facendo, di preciso, con Rose? E, per curiosità, da quando frequentava Rose? Che razza di nome era, poi, Rose? Non aveva senso chiamare una persona con il nome di uno stupido fiore. Forse lei si riteneva una rosa…sì, una rosa marcia.
<< Lils, ma sei arrabbiata? >> le sussurrò piano Mary, dal banco vicino, cercando di decifrare il suo strano atteggiamento.
<< No >> sibilò la Evans. Lanciò uno sguardo alla porta, ma non c’era traccia di James.
<< Non ti ho mai vista così…>>.
<< Sto benissimo. Fa caldo qui dentro, non trovi? >>.
<< Ma se ci saranno appena dieci gradi…>>.
Con un sospiro seccato, Lily la ignorò e continuò a lanciare occhiate impazienti in direzione della porta. Dove diavolo si era cacciato? Che cosa stava combinando con la King per tutto quel tempo?
La professoressa McGranitt arrivò in aula, puntuale come al solito, ma James non era ancora arrivato. Digrignando i denti, Lily fu costretta a voltarsi, sebbene avesse ormai tutto il collo irrigito per essere stata troppo tempo girata di spalle. La McGranitt attaccò subito a spiegare, ma la fanciulla continuò a fissare la lavagna con espressione vuota, riempiendo di scarabocchi il quaderno. Perché James non arrivava?
Le sue pene ebbero finalmente fine dopo circa una decina di minuti, quando si udì un lieve scricchiolio e la porta venne spalancata.
<< Ah, signor Potter, finalmente si è degnato di arrivare. Dove è stato per tutto questo tempo? >>.
Lily lanciò alla professoressa uno sguardo riconoscente, visto che era esattamente quello che voleva sapere anche lei. Poi si girò verso la porta, dove un James tutto trafelato stava attraversando l’aula con il fiatone.
<< Mi scusi, professoressa. Io…avevo dimenticato il libro >>.
<< Spero si sia ricordato almeno la testa, signor Potter. Cinque punti in meno a Grifondoro per il suo ritardo inopportuno >>.
James annuì con aria contrita e avanzò per prendere posto, mentre la McGranitt riprendeva la spiegazione. C’erano soltanto due banchi liberi in tutta l’aula e Lily si voltò verso la lavagna con un sorriso soddisfatto, certa che fra poco avrebbe udito James spostare la sedia e accomodarsi esattamente dietro di lei, come faceva da ormai sette anni. Ma ciò non avvenne mai.
Sconvolta, Lily si girò di nuovo e vide che lui aveva preferito sedersi dietro Dorcas Meadowes e, per di più, non le aveva neanche lanciato un’occhiata. Si portò una mano sulla bocca, cercando di trattenere l’ira. Ma come osava? Erano più di sette anni che si sedeva dietro di lei apposta per tormentarla e, per una volta che avrebbe voluto averlo vicino, lui decideva di accomodarsi dalla parte opposta della classe. Assurdo!
Lily afferrò la piuma e iniziò a ricopiare frettolosamente ciò che c’era scritto alla lavagna, senza capire nulla, la mente ancora concentrata su James. La stava davvero evitando? In fondo, aveva detto che d’ora in poi sarebbe stato come se non si fossero mai conosciuti. Tuttavia aveva sempre dubitato che avrebbe davvero messo in pratica quelle parole; evidentemente si era sbagliata. Doveva assolutamente riuscire a parlargli entro la fine della giornata, o non era sicura che la sua salute mentale sarebbe sopravvissuta ancora a tutta quella tensione.
Non appena suonò la campanella, Lily tirò un sospiro di sollievo. Non aveva ascoltato una sola parola della lezione e sapeva che presto se ne sarebbe pentita, ma in quel momento aveva cose più urgenti a cui pensare. Ritirò le sue cose in un baleno e scattò in piedi, decisa a non concedere più a Potter l’occasione di sfuggirle. Come sospettava, lui era già quasi arrivato alla porta – di certo aveva fatto tutto di fretta per fare in modo di evitarla, come a colazione – tuttavia Lily, imperterrita, lo seguì e lo afferrò per un braccio.
<< Potter! >>.
Quasi certamente James sospirò, seccato, ma alla fine rinunciò alla fuga e abbassò la testa per guardarla. Era la prima volta da quasi un mese che Lily incrociava i suoi occhi e restò a fissarlo con aria sbalordita, assolutamente pietrificata. James Potter era cambiato radicalmente, durante tutto quel tempo. Non un cambiamento fisico, sebbene le sue guance fossero un po’ più incavate, ma era soprattutto l’espressione del suo viso a renderlo assolutamente irriconoscibile. Teneva la mascella così contratta che probabilmente rischiava di frantumarsi i denti, il suo solito sorriso amichevole e sereno era svanito assieme alla felicità che provava sempre nel vederla e il calore degli occhi si era trasformato di colpo in una malignità che la metteva terribilmente a disagio. C’era qualcosa di oscuro in lui, come se tutta la sua luminosità fosse stata inghiottita dalle tenebre.
<< James >> sussurrò la fanciulla a fior di labbra, troppo piano perché lui potesse udirla. Sembrava davvero un’altra persona.
Potter rimase immobile a fissarla, nervoso e arrabbiato, in attesa che si decidesse a spiegargli il motivo per cui l’aveva fermato fuori dalla classe. Ad un tratto Lily si rese conto che non erano soli e cercò di soffocare l’attacco di bile che le era salito in gola: Rose King lo stava aspettando.
Per tutti i gargoyle! Ma quella era dappertutto?! Lily spostò di nuovo gli occhi su James, socchiudendoli con aria minacciosa. Avrebbe voluto prenderlo a schiaffi. Anzi, di più. Avrebbe voluto afferrarlo e scrollarlo dalla testa ai piedi, in modo da farlo ritornare quello che era. Si sforzò di mantenere la calma, mentre una strana voragine dolorosa le si apriva nel petto.
<< Cosa vuoi, Evans? >> le domandò James, tagliente, visto che lei non si decideva ad aprire bocca. Il suo risentimento era accentuato dal susseguirsi delle violente emozioni che certamente le leggeva in faccia.
<< Voglio parlarti >> rispose allora lei, con un filo di voce. Cercò di concentrarsi, ma tutta quella freddezza la faceva stare malissimo.
<< Dimmi >> sibilò lui fra i denti.
Il suo sguardo era perfido. Non l’aveva mai visto guardare così nessuno, men che meno lei, con quegli occhi così terrificanti. Nemmeno quando aveva dato un pugno a David Fawcett gli aveva riservato uno sguardo tanto assassino. La bruciava con un’intensità sconcertante. Era peggio di un qualsiasi dolore fisico, peggio di una coltellata dritta al cuore…
<< Da soli! >> sbottò Lily con un po’ più di voce, lanciando un’occhiata in tralice alla King, che sembrava essere diventata l’ombra di James.
Subito Potter si lanciò un’occhiata alle spalle. Lily seguì i suoi occhi e vide Rose King scuotere impercettibilmente la testa. Si lasciò sfuggire una risata amara, poiché di certo James non prendeva ordini da nessuno, men che meno da lei, e attese con impazienza che lui la mandasse via.
Ma rimase assolutamente estrerreffata quando James, dopo essersi voltato di nuovo verso di lei, le disse << Mi spiace, ma temo di avere già un altro impegno. Sarà per un’altra volta, Evans >>.
Che cosa?!
Lily per poco non soffocò, sconvolta. Rimase così scioccata da non riuscire nemmeno a muoversi, motivo per cui non fu in grado di sollevare in tempo un braccio per fermare ancora Potter e urlargli addosso tutti gli improperi che le stavano venendo in mente. Fu troppo lenta e James si distaccò da lei in un baleno, raggiungendo Rose.
Nel mentre si allontanava nel corridoio, Lily, ripresasi dalla paralisi, gli urlò, senza curarsi della presenza di altre centinaia di studenti << Potresti anche guardarmi in faccia quando ti parlo! >>.
James non si voltò, nè diede segno di averla sentita. Niente da fare, era come se per lui non esistesse.
Lily si accasciò contro il muro e si passò una mano sulla fronte imperlata di sudore, cercando di smettere di tremare. Capì di possedere un cuore quando improvvisamente iniziò a sentire qualcosa frantumarsi, di fronte alla totale indifferenza che James aveva mostrato nei suoi confronti. Lentamente e dolorosamente, piccole crepe cominciarono a formarsi, causandole molto dolore.
Era la fine.



Subito dopo la fine delle lezioni, Sirius abbandonò gli amici con una scusa e, anziché andare con loro a torturare Gazza al terzo piano, preferì dirigersi nei pressi della biblioteca. Fortunatamente James era troppo preso da Rose, oppure si sarebbe accorto all’istante del suo comportamento parecchio insolito. Di certo non era da lui rifiutare un bello scherzo al custode, dato che era il loro passatempo preferito da anni, ma non aveva ancora visto Marlene da solo e avvertiva fin dentro le ossa il bisogno prepotente di stringerla fra le braccia e assaporare il suo profumo, che era diventato per lui come una sorta di droga estatica.
Marlene era stata molto vicino sia a lui che a James, durante quei difficili giorni che avevano seguito la morte di Charlus Potter, anzi aveva persino insistito che fosse lo stesso signor McKinnon a curare Dorea. Al funerale poi era venuta con entrambi i genitori, dunque non aveva potuto rivolgerle la parola, ma lei lo aveva comunque gratificato con un sorriso pieno di conforto, simile a quello che gli aveva rivolto la prima volta che si erano visti.
Da allora non si erano più incontrati. Sirius aveva segretamente sperato che, dopo colazione, lei venisse almeno a salutarlo, ma Marlene gli era passata accanto senza degnarlo di uno sguardo. Sulle prime ci era rimasto piuttosto male, ma poi si era ricordato che lei detestava le effusioni in pubblico, sebbene alla festa si fosse lasciata baciare e abbracciare tranquillamente.
Nei suoi anni a Hogwarts era sempre stato soddisfatto, addirittura felice. Aveva trovato gli amici di una vita e aveva condiviso con loro innumerevoli avventure, ma, sotto sotto, aveva sempre provato uno strano senso di disagio che non lo aveva mai abbandonato completamente. La vergogna e il dolore per il fatto che la sua intera famiglia facesse parte dei Mangiamorte gli erano gravati sulle spalle fin da quando era solo un bambino.
Marlene McKinnon, però, aveva qualcosa in grado di placare quell’angoscia che si portava dentro. Il modo in cui si accolava contro di lui, le loro gambe intrecciate, la mano di lei sul cuore, i suoi baci travolgenti…tutti quei piccoli gesti gli davano conforto. Con lei non si sentiva nervoso come ogni volta che andava a letto con una ragazza; ovviamente non scappava mai subito dopo, ma preferiva restare da solo ed evitare come la peste le relazioni troppo serie. Ma quella notte, quando Marlene gli aveva aperto il suo cuore, qualcosa era cambiato. E poi lei era semplicemente meravigliosa: non solo il sesso fra di loro era incredibile, ma Marlene era senza freni, disinibita al punto giusto, perfetta. Definirla solo “passionale” non le rendeva giustizia. Era come se bruciasse dentro e avesse un disperato e continuo bisogno che qualcuno spegnesse le sue fiamme, prima che la consumassero.
Era per questo che ora si trovava davanti alla porta della biblioteca. Conoscendola, sapeva che prima o poi lei vi avrebbe transitato, visto che, dal giorno della loro ricerca, gli aveva confessato che era diventato il suo posto preferito per studiare. Si sentiva piuttosto ridicolo a restare impalato davanti alla porta, cercando di assumere una posa disinvolta di fronte agli studenti che gli passavano davanti e lo guardavano con aria stranita, ma alla fine vi rinunciò e cominciò a camminare avanti e indietro come un’anima in pena.
Normalmente non si sarebbe mai comportato così, visto che di solito erano le ragazze a cercare lui, non viceversa, ma con la McKinnon era sempre stato tutto diverso, fin dall’inizio. Attese ancora per qualche istante, salutando con cenni rapidi tutti quelli che conosceva; se avesse continuato a restare lì fermo come un idiota, anzi, peggio ancora, se si fosse scoperto che era lì per aspettare una ragazza, sarebbe certamente diventato lo zimbello della scuola. Aveva una reputazione da difendere.
Con un gesto accuratamente studiato, si passò una mano fra i capelli – cosa che fece quasi svenire alcune ragazzine del terzo anno che lo stavano spiando nascoste dietro un angolo – ed entrò a passo di carica in biblioteca, fingendo che quella fosse stata la sua intenzione fin dall’inizio. Madama Pince lo scrutò guardinga, conoscendo per esperienza la sua ben nota fama di combina guai, e, quando lui fece per aprire bocca, gli intimò immediatamente di fare silenzio. Come se avesse sempre saputo ciò che stava cercando, gli indicò di dirigersi verso il fondo della biblioteca. Felpato seguì le sue istruzioni e, esattamente seduta allo stesso tavolo dove avevano fatto l’amore, trovò Marlene.
Sirius rimase fermo a fissarla per qualche istante, trattenendo il fiato. Pareva tutta intenta a leggere un voluminoso libro dalle pagine ingiallite, con i lunghi capelli neri che le coprivano un lato del viso; stava prendendo copiosamente appunti e non sembrava voler essere disturbata.
Certo che le avrebbe fatto piacere vederlo, Sirius si avvicinò piano, le mise le mani sugli occhi e poi le baciò il collo. Eccolo, quel profumo delizioso…quanto gli era mancato.
Ma, con sua enorme sorpresa, Marlene si scostò stizzita le sue mani dal viso e lo allontanò con uno strattone << Che vuoi, Black? >>.
Sirius non si lasciò intimidire dalla sue freddezza. Adorava quando faceva la bambina capricciosa.
<< Sono venuto a salvarti da un pomeriggio di noioso studio. Ho in mente altri progetti, molto più interessanti…>>.
<< Mi dispiace, ma sono occupata. E smettila di toccarmi >>.
Felpato si accigliò << Cos’è successo? >>.
<< Perché mai dovrebbe essere successo qualcosa? >> la fanciulla continuò a mantenere gli occhi fissi sul libro << Ah già, non sei abituato a essere rifiutato. Beh, mi spiace per te >>.
<< Ma che discorsi fai? Dai, McKinnon, dimmi che cos’hai. Se ho fatto qualcosa ti chiedo scusa, ma almeno guardami >>.
Marlene voltò piano la testa e i suoi occhi azzurri si riempirono di così tanta freddezza da sembrare fatti di ghiaccio. Tuttavia a Sirius non sfuggì affatto che fossero anche rossi e terribilmente gonfi, come se la ragazza avesse passato tutta la notte a piangere. Fu sul punto di allungare un braccio per darle un buffetto su una guancia, ma Marlene sorrise in un modo talmente sinistro che si bloccò a metà strada e la fissò con aria confusa.
<< Non ricordi, Black? Il patto è finito >>.
Sirius per poco non scoppiò a riderle in faccia. Ancora si parlava di quello stupido patto?
<< Credevo che ormai fossimo oltre >>.
<< No, per niente. Hai avuto quello che volevi, ora basta. Tanto scommetto che non ci metterai molto a trovare un’altra con cui divertirti >>.
<< McKinnon, ti prego, smettila di fare così. Se il problema è il patto, possiamo annullarlo. Perché smettere di vederci? >>.
<< Perché >> la voce di Marlene divenne un ringhio cupo << Io non ho intenzione di aspettare il momento in cui ti stancherai di me >>.
<< Ma io non…>>.
<< Senti, fammi un favore: vattene. Io ho altro da fare e fra poco arriverà Gideon >>.
Sirius la inchiodò con gli occhi e la sua voce si riempì di fastidio << Gideon? Gideon Prewett? >>.
Aveva già studiato a dovere il comportamento del ragazzo con Marlene, ma gli erano sempre sembrati solo amici, dunque non si era mai preoccupato di lui. Era certo che Marlene non si sarebbe mai innamorata di un bel faccino qualunque; per lei ci voleva un ragazzo che la lasciasse senza fiato. Come lui.
<< Esatto >>.
<< Ah, esci con lui, adesso? >>.
<< Se anche fosse, a te non dovrebbe importare. Addio >>.
Senza dire altro, Marlene si voltò e ricominciò a prendere appunti. Sirius rimase immobile a fissarla, stringendo le mani a pugno e conficcandosi le unghie nella carne per impedire alla rabbia di prendere il sopravvento. Dunque per lei la loro relazione era finita. Così, dal nulla. Solo due settimane prima erano felici e si trovavano bene insieme…mentre ora lei si vedeva già con un altro. Grandioso.
<< McKinnon…>>.
<< Ti ho detto di andartene! >>.
Felpato annuì, abbassando la testa. Si alzò in piedi, le lanciò un’ultima occhiata piena di dolore, dopodiché ringhiò e si catapultò fuori dalla biblioteca, lanciando un rapido incantesimo ai libri, che volarono tutti per aria nel giro di pochi secondi.
Nel mentre Madama Pince strillava disperata per tutto quel disordine, Marlene si prese la testa fra le mani e si lasciò sfuggire un debole singhiozzo. Lily, che aveva assitito a tutta la sua scenata con Sirius nascosta dietro uno scaffale, le andò vicino e le mise una mano sulla spalla, in segno di conforto. L’amica le aveva raccontato tutto ciò che aveva sentito la notte prima.
<< Hai fatto la cosa giusta, Marlene >> le sussurrò, abbracciandola << Black non ti merita affatto >>.
<< Lo so >> replicò l’altra con il magone, asciugandosi le lacrime << Ma è stato terribile. Io…non so se ce la faccio a vederlo ancora >>.
<< Ma non credo che verrà ancora a cercarti. Dai, andiamo a fare una passeggiata >>.
<< Non m’importa, davvero. Era solo un’avventura, nulla di più >>.
<< Non piangere per lui, non lo merita >>.
Tirando su con il naso, Marlene annuì e si sollevò in piedi sulle gambe malferme, asciugandosi le lacrime con la manica del maglione. Aveva pianto per tutta la notte e non era riuscita a chiudere occhio, motivo per cui ora si sentiva barcollare dalla stanchezza. Tuttavia le parole che Black aveva pronunciato la sera prima le facevano così male che le sembrava di avere cento coltelli piantati nel cuore.
Lily la prese a braccetto e la sostenne, fedele come sempre. Le accarezzò piano la testa e le pulì il viso con un fazzoletto bagnato. Le due amiche restituirono i libri che avevano preso in prestito ad una sconvolta bibliotecaria, dopodiché uscirono, con tutte le intenzioni di farsi una bella camminata nel parco, nonostante nevicasse fittamente.
Avevano appena varcato le porte della biblioteca, quando si ritrovarono di fronte James Potter e Rose King, che camminavano abbracciati e ridevano fra di loro. Subito Lily avvertì montare in sé la gelosia, tuttavia cercò di trattenersi e costrinse Marlene ad accelerare il passo, finché non furono fuori dal castello.
<< Da quando la King e Potter sono così affiatati? >> borbottò, rivolta più a sé stessa che all’amica.
Ma Marlene la sentì lo stesso << Oh, ma stanno insieme, non lo sapevi? James ha finalmente messo la testa a posto >>.
<< Che cosa?! >>.
<< Sì, ieri sera, quando ho sentito Black…beh, insomma, appena prima James ha baciato Rose…>>.
Lily era senza fiato << Lui…ha…fatto…cosa? >>.
<<…e allora poi le ha chiesto se voleva mettersi con lui. Io non ci vedo nulla di male e così ora anche tu sarai libera di trovarti qualcun altro…>>.
La giovane Evans si prese la testa fra le mani. Ecco perché erano sempre appiccicati. Perché stavano insieme. James Potter e Rose King…entrambi Capitani di Quidditch, belli, popolari e in gamba…erano decisamente fatti l’uno per l’altra.
<< Lily, va tutto bene? >>.
<< Certo >> sussurrò flebile l’amica. La crisi isterica doveva aspettare << Hai ragione, ora almeno Potter non mi darà più fastidio. Torniamo dentro, inizia a fare freddo >>.
Nel mentre Marlene continuava a spettegolare su Rose, Lily si portò una mano al petto e avvertì il suo povero cuore frantumarsi definitivamete in milioni di pezzi.



Il fatto che James Potter stesse con Rose King divenne ben presto di dominio pubblico e parve interessare tutta la scuola, soprattutto le ragazze; infatti non si poteva passare da una classe all’altra senza trovare campanelli di gente che discutevano quel nuovo pettegolezzo assai succoso. A tutti era ben nota l’infatuazione che Potter aveva nutrito per Lily Evans, di conseguenza ora nessuno riusciva a spiegarsi come mai avesse scelto di fidanzarsi proprio con la King. Evidentemente fra Potter e la Evans doveva essere successo qualcosa di molto grave, di cui nessuno era a conoscenza.
Come se non bastasse, tutti si erano palesemente accorti dell’enorme cambiamento di James Potter. Era sempre il solito ragazzo sbruffone e affascinante, ma ormai dai suoi atteggiamenti traspariva una maturità che nessuno gli aveva mai riconosciuto, come se il dolore per la morte del padre gli avesse finalmente fatto aprire gli occhi sulle vere responsabilità della vita. Non rispondeva più alle provocazioni dei Serpeverde nei corridoi, men che meno ai Levicorpus di Piton, e durante le lezioni era un alunno diligente e attento. Persino i professori erano piacevolmente stupiti dal suo cambiamento.
Quello fu per Lily uno dei più brutti periodi a Hogwarts di tutta la sua vita; le dava enormemente fastidio trovarsi al centro dei pettegolezzi, soprattutto quelli riguardanti un misterioso triangolo amoroso fra lei, Potter e Rose King. Era estremamente seccante voltarsi e ogni volta trovarsi alle spalle persone che stavano sparlando di lei fino a pochi secondi prima. Persino le amiche non erano riuscite a resistere e le avevano chiesto alcune delucidazioni su tutta quella vicenda, ma Lily aveva abilmente evitato l’argomento e aveva assicurato loro che stava benissimo, ora che James Potter si era finalmente trovato una ragazza degna di lui.
La situazione non poteva essere più lontana dalla verità. Lily si sentiva morire dentro ogni volta che vedeva James e Rose insieme, peggio ancora a colazione, quando spesso e volentieri Rose sedeva al tavolo coi Malandrini e riempiva James di attenzioni. La cosa non sembrava andare molto a genio agli altri tre, soprattutto a Black, e Lily non poteva fare a meno di sogghignare soddisfatta di fronte alle sue espressioni disgustate. Tuttavia, c’era anche un lato negativo: se Potter ignorava a tal punto il volere dei suoi migliori amici, ciò significava che era davvero preso da Rose. Dannazione.
James era diventato per lei come una sorta di ossessione. Sapeva benissimo che si stava comportando in maniera incoerente, visto che aveva sempre giurato di detestarlo e invece ora, nel momento esatto in cui lui finalmente decideva di lasciarla in pace, si tormentava come un’anima in pena per ricevere di nuovo ancora un briciolo della sua attenzione. Eppure sarebbe stato poi così tanto difficile tornare a parlarsi, o almeno salutarsi per i corridoi, come due persone civili? Le sarebbe bastato quello. Un suo saluto e sarebbe stata felice per il resto della giornata…finché non lo avrebbe visto di nuovo con Rose.
Stava decisamente impazzendo, era chiaro. Il pensiero di James era sempre con lei, come un nome scritto nel marmo della sua mente, destinato a durare quanto quello stesso marmo su cui era inciso. Se fosse stata una persona normale, durante i pasti sarebbe rimasta a ridere e scherzare con le sue compagne di stanza, non avrebbe seguito Potter da una parte all’altra del castello solo per monitorare i suoi spostamenti e verificare come, dove e quando si incontrasse con la King. La sua follia stava decisamente raggiungendo dei livelli preoccupanti. E ormai era inutile negare a sé stessa l’evidenza: James Potter stava cominciando a piacerle. A piacerle parecchio, più di quanto fosse lecito.
Ciò che Lily non poteva sapere era che, nel castello, si aggirava un altro spirito tormentato quanto lei, che a sua volta non riusciva a spiegarsi il motivo di tanto struggimento. Sirius Black non si era mai sentito così tanto smarrito in vita sua di fronte alla violenza dei suoi sentimenti. Nonostante si divertisse come sempre, Marlene McKinnon era per lui un pensiero fisso. Non c’era notte, né da ubriaco, né da sobrio, in cui non la pensasse. Era peggio di una droga.
Aveva cercato più volte di parlarne con James, ma in quella settimana di fidanzamento l’amico pareva essere diventato una vera piattola succube di Rose King. Non solo ora doveva subirsi la sua presenza a tutti i pasti, ma persino fuori dalle aule non era riuscito a trovare un solo momento per stare da solo con James. Come se non bastasse, il suo migliore amico non si era nemmeno reso conto del suo tormento interiore; pareva che ormai non gli importasse più di niente e di nessuno, tranne che di Rose.
<< Che ti succede, Black? >> gli domandò Remus una sera, dopo averlo visto tornare dall’allenamento di Quidditch con un’aria più afflitta che mai << Non ti ho mai visto così >>.
Sirius si lasciò cadere sul suo letto a baldacchino e gettò in un angolo la divisa tutta piena di fango. Fortunatamente in quel momento Peter era in punizione con la professoressa Gaiames, Frank si trovava in Sala Comune, mentre James era, ovviamente, da qualche parte con Rose. Nessuno avrebbe sentito il suo sfogo.
<< Ti è mai capitato di scoprire che un principio che hai seguito per tutta la vita in realtà è sbagliato? O, se non proprio sbagliato, hai mai pensato di cambiare radicalmente punto di vista? >>.
<< Sì, certo >> gli rispose l’amico senza esitare << Credevo che non sarei mai riuscito ad avere una ragazza per via della mia natura di licantropo. Ma Mary mi ha fatto cambiare completamente idea. Credo capiti a tutti, prima o poi >>.
Sirius annuì << Esatto. Non posso parlarne con James perché…beh, perché lui non mi ascolta >>.
Lupin si sedette accanto a lui e gli posò una mano sulla spalla << So che ti manca James, ma parlane con me. Cercherò di aiutarti come posso >>.
<< Il fatto è che…è difficile parlarne. Ricordi quando, mesi fa, mi hai confidato che ti piaceva Lily Evans? Ecco, è la stessa cosa >>.
<< Quindi mi stai dicendo che ti piace una ragazza? Anzi no, aspetta >> Remus sollevò le braccia in avanti e chiuse gli occhi << C’entra per caso…Marlene McKinnon? >>.
Sirius avvertì il sangue ribollirgli nelle vene al solo udire quel nome e osservò l’amico con aria truce, per capire se fosse in qualche modo interessato a lei. Qualche istante dopo si rese conto che aveva stretto la bacchetta talmente forte da far uscire alcune scintille rossastre e scacciò la gelosia dai suoi pensieri. Era assolutamente ridicolo, Remus era felicemente fidanzato con Mary da due mesi. Scosse la testa, sconvolto dalle sue stesse reazioni. Non era da lui comportarsi in quel modo tanto possessivo.
<< Già, Marlene McKinnon, nota anche come “La ragazza che mi sta facendo diventare matto” >>.
Remus scoppiò a ridere << Oh, Felpato >>.
<< Che c’è di tanto divertente? >>.
L’amico si ricompose, ma continuò a sorridere << Adesso è tutto chiaro. Finalmente hai trovato qualcuno che ti dà del filo da torcere, eh? Scommetto che hai capito che “fare sesso e basta” non è più così divertente, perché poi subentrano i sentimenti >>.
<< Quella ragazza è un vero mistero per me. La situazione è parecchio ingarbugliata >>.
Era la pura verità. Marlene era un enigma e non aveva mai incontrato nessuno come lei. Anche se ci aveva messo un po’ per conoscerla – di solito non doveva faticare così tanto – ora che ci era riuscito si sentiva ancora più attratto da lei. Forse era l’unico che la capiva meglio di chiunque altro, compresa lei stessa.
<< Dai, Sirius, non prendermi in giro, ti conosco da anni. Ti ho visto uscire con un sacco di ragazze e nessuna, nemmeno quelle con cui “stavi”, ti ha mai fatto questo effetto. Ammettilo. Marlene ti piace, e parecchio, direi >>.
Felpato scattò in piedi come una molla e prese a camminare avanti e indietro per la stanza, come se Remus gli avesse appena scagliato una maledizione. Eppure non poteva negare che avesse ragione. Per quanto sembrasse paradossale, era sempre stato un ragazzo onesto e schietto, cosa che aveva spesso messo fine alle sue relazioni. Non aveva mai nascosto che quelle storielle fossero per lui nulla di più che un piacevole diversivo. Tutte le sue ex ragazze avevano sempre sperato che col tempo si sarebbe innamorato di loro, ma ciò non era mai accaduto. Fino a Marlene.
<< Io non lo so…è diversa da tutte le altre, Remmy. Prima di tutto è testarda, richiede un sacco di attenzioni e deve fare le cose a modo suo, altrimenti non è contenta…>> gettò la testa all’indietro e sospirò pesantemente << Ma la cosa peggiore è che…quando non sono con lei, non riesco a smettere di pensarla. Che malattia è mai questa? >>.
<< La malattia dell’amore >> sghignazzò Remus, poi tornò serio << A parte gli scherzi, so bene che cosa intendi. Ricorda sempre che un bel viso è pericoloso, ma una bella mente è mortale >>.
<< Tu sì che sei un ragazzo saggio, Lunastorta >>.
<< Non basta che siano belle, Sirius. Devono anche attirarti intellettualmente. Trovo molto giusto che finalmente sia costretto a passarci anche tu, era decisamente ora >>.
<< Marlene ha messo in chiaro che non vuole nulla di serio, ma credo dipenda dalla brutta esperienza che ha avuto con Lestrange. Pensavo che potessimo stare bene insieme…e ora scopro che non mi vuole neanche più parlare! >>.
<< Ascolta, Felpato. Non sarò un esperto e non sono James, ma, da amico, posso dirti che, se sei convinto che non si tratti solo di sesso, devi riprovarci. Cerca di parlarle, altrimenti resterai col rimorso per sempre >>.
<< Cosa non ti è chiaro del problema, Lunastorta? Marlene non è dello stesso parere. Non vuole nemmeno vedermi >>.
<< E allora falle cambiare idea >>.
<< Non capisci, quando lei si mette in testa una cosa…>>.
Remus gli diede una pacca sulla spalla e si alzò in piedi << Senti, tu una volta mi hai detto che è meglio combattere e perdere, piuttosto che non combattere affatto. Metti in pratica le tue stesse perle di saggezza. Ora ho appuntamento con Mary, ci vediamo più tardi >>.
Nel mentre la porta del dormitorio si chiudeva alle sue spalle, Sirius si coprì il volto con le mani. Le parole di Lupin gli risuonavano in testa, poiché erano le stesse che gli aveva detto quando si era messo con Mary. E fra loro alla fine era andata bene, no?
Remus aveva ragione. Qualunque fosse stato il risultato, avrebbe dovuto lottare. Lottare per Marlene.



La mattina del 30 gennaio aveva finalmente smesso di nevicare. Il sole splendeva luminoso nel cielo dopo diversi giorni di tormente e, anche se la temperatura non si decideva a salire, si prospettava lo stesso una giornata frizzante.
Lily sbadigliò e si rigirò nel letto, assaporando il tepore delle coperte. Per fortuna era sabato, almeno poteva prendersi una giornata di tregua dallo studio, visto che era anche il suo compleanno. Diciotto anni.
Se fosse stata nel mondo babbano, quella data avrebbe segnato l’ingresso nella sua vita da adulta e molto probabilmente avrebbe festeggiato insieme alla sua famiglia e ai suoi amici più cari; ma nel mondo dei maghi le cose andavano diversamente, poiché si diventava maggiorenni all’età di diciassette anni. Ricordava con chiarezza quanto si fosse sentita esaltata l’anno prima: finalmente si era potuta iscrivere all’esame di Materializzazione e Alice le aveva preparato un meraviglioso pigiama party che sarebbe rimasto per sempre fra le più belle serate della sua vita.
Con un sospiro, si alzò piano dal letto e andò a lavarsi i denti, quasi sorpresa dal fatto che il suo volto allo specchio non fosse cambiato. Eppure erano accadute così tante cose durante quell’anno. Restò a osservarsi per un po’, in cerca dei segni delle prime rughe sulla sua pelle bianca. Le uniche visibili erano quelle di fastidio sulla sua fronte, un segno quasi perenne da quando James Potter si era fidanzato con Rose King. A parte quello, era sempre la solita: capelli rossi arruffati, occhi verde chiaro, lentiggini sparse ovunque sul naso e sotto gli occhi.
Dopo essersi rimirata a lungo nello specchio, Lily tornò a letto, decisa a dormire ancora un po’. Durante la giornata avrebbe certamente dovuto portarsi avanti con lo studio, ma la cosa non la esaltava per niente. Aveva appena chiuso gli occhi quando qualcosa di caldo scivolò accanto a lei e in pochi istanti si ritrovò il viso di Alice Prewett a dieci centimetri dalla faccia.
<< Buon compleanno! >> trillò gioviale, baciandole il naso e iniziando a farle il solletico.
Ben presto gli strilli e i risolini di Lily svegliarono anche le altre amiche, che si infilarono tutte nel letto assieme a lei e la torturarono fino a quando non fu costretta a urlare pietà.
<< La prima maggiorenne anche nel mondo reale >> commentò Hestia, facendole l’occhiolino.
<< Adesso puoi comprarci legalmente le sigarette >> ridacchiò Emmeline.
<< Ora dei regali! >> esclamò Mary.
<< Ragazze, ma vi avevo detto di non…>>.
<< E noi ti abbiamo ignorata. Guarda, sono tutti per te >>.
Con un sospiro profondo, Lily sporse il collo e vide che ai piedi del suo letto giaceva un mucchietto ben ordinato di pacchetti, probabilmente depositato dagli elfi domestici durante la notte. L’unico lato negativo di compiere gli anni a così poca distanza dal Natale era che si ricevevano tutti i regali in un colpo solo e poi bisognava farseli bastare per il resto dell’anno. Le amiche si accalcarono in cerchio attorno a lei nel mentre iniziava a strappare gli involucri con un gran sorriso sul volto. Mary le aveva regalato un bellissimo ciondolo dorato che ricordava molto i colori di Grifondoro; Lily lo indossò subito e ringraziò l’amica con un abbraccio. Emmeline ed Hestia le avevano assicurato un assortimento di dolci di Mielandia per il resto dell’anno, fra Cioccocalderoni ripieni, praline e quant’altro.
<< Ragazze, mi volete morta! >>.
<< Essendo compagne di stanza, le cose vanno equamente condivise, quindi, se non te la senti…>>.
<< Grazie, Hestia, ma credo che li metterò sottochiave. Non lascerò che ve li mangiate tutti in mia assenza >>.
Alice invece le aveva regalato uno sgargiante pullover color senape che, per quanto sembrasse paradossale, le piacque subito moltissimo. Il colore faceva a pugni con i suoi capelli, ma era un bel contrasto. Infine, i suoi genitori le avevano preparato un album di foto, ognuna testimone di quei suoi diciotto anni di vita.
<< Un vero peccato che le foto Babbane non si muovano >> borbottò Alice, che, da Purosangue, era abituata a vedere soltanto foto magiche.
Quando, verso le dieci del mattino, le cinque ragazze scesero finalmente in Sala Comune, Remus si allontanò dai Malandrini e le raggiunse con un paio di saltelli, portando con sè un voluminoso pacco << Tanti auguri, Lily! >>.
<< Oh, Remus! >> esclamò lei, abbracciandolo << Grazie, ma non dovevi…ehi, sembra parecchio pesante! >>.
<< In effetti lo è…sono stato personalmente a Diagon Alley per Natale e solo per comprartelo…>>.
<< Tutto vero >> confermò Mary, prendendolo sottobraccio << Ti piacerà, vedrai >>.
Sentendosi sempre più riconoscente per il fatto di avere amici tanto fantastici, Lily si posizionò su una delle poltroncine accanto al fuoco e aprì il misterioso pacco. Per poco non lanciò un gridolino di gioia: Remus le aveva regalato la serie completa da sei volumi di tutte le Pozioni scoperte fino a quel giorno, cosa che Lily sognava da sempre. Doveva essergli costato una fortuna…
<< Remus, io…non so che dire, davvero. Ma voglio rimborsarti almeno una parte della spesa, non posso lasciar correre il fatto che tu abbia speso tutti questi galeoni per me…>>.
Il ragazzo strabuzzò gli occhi << Un regalo è un regalo, Lily! E poi, non l’ho pagato tutto da solo, questa volta hanno contribuito anche Peter, Frank, Sirius…e James >>.
<< Oh >>.
Lily abbassò lo sguardo, avvertendo un nodo allo stomaco. Fin dal secondo anno, ogni 30 gennaio James Potter aveva sempre preparato per lei le sorprese più disparate, senza contare il fatto che spesso si era appostato fuori dalla porta del suo dormitorio soltanto per essere il primo a farle gli auguri personalmente. Ma non quell’anno. Era il suo ultimo compleanno a Hogwarts e James non si era nemmeno fatto vedere. Inutile dire che l’aveva cercato invano non appena aveva messo piede nella Sala Comune, sebbene sapesse benissimo dove si trovava.
<< Senti, Lily…>> le sussurrò Remus, mettendole una mano sulla spalla << So che fra voi è successo qualcosa, quindi, se hai voglia di parlarmene…>>.
<< Perché mai dovrebbe essere successo qualcosa? >> scattò subito la fanciulla, sulla difensiva << James cosa ti ha detto? >>.
<< Nulla, infatti è proprio questo il problema. Non vi parlate da settimane, dunque gradirei sapere che cosa ti ha fatto…>>.
<< Non è niente, Remus. Semplicemente, io e James abbiamo deciso che era ora di smetterla di litigare. Voglio dire, fra poco saremo tutti maghi diplomati, è tempo di iniziare a fare gli adulti. Tutto qui >>.
<< Mmm >>.
Lupin la squadrò con aria sospettosa. La conosceva troppo bene per non rendersi conto che, in quelle ultime settimane, Lily era stata spesso infelice, sebbene avesse sempre cercato di nasconderlo. Gli ci era voluto un po’ per capire quale potesse essere il motivo e aveva supposto che avesse litigato di nuovo con Piton, ma l’aveva osservata a lungo durante Pozioni, ossia quando facevano lezione coi Serpeverde, ma l’amica non gli era mai sembrata nervosa. Allora aveva ripreso a studiarla e, dopo un po’ di tempo, era giunto all’unica conclusione plausibile: per quanto assurdo, Lily stava male ogni volta che James la ignorava. Allora era andato da lui, curioso di sapere quale fosse la ragione di tanta indifferenza, ma l’amico aveva liquidato l’argomento con un gesto vago della mano. Eppure era evidente che anche lui soffriva per quella separazione forzata.
Quei due erano decisamente un caso perso.
Il resto della mattinata trascorse in un baleno. A pranzo Lily scrutò di nuovo la Sala Grande in cerca di James, ma di lui nessuna traccia. Si lasciò andare ad un sospiro triste, poiché avrebbe tanto voluto che lui le facesse almeno gli auguri e le rivolgesse un piccolo sorriso. Sarebbe stato il più bel regalo del mondo, ricevere ancora un briciolo della sua attenzione.
Il pomeriggio trascorse in un modo altrettanto noioso. Tutti i suoi conoscenti e persino alcuni professori le fecero gli auguri di compleanno e Marlene venne a portarle un meraviglioso quadretto incantato che aveva dipinto con le sue mani, poi le cinque amiche decisero di chiudersi in biblioteca a studiare, ma Lily non riuscì a concentrarsi, poiché la sua mente correva di continuo a James. Restava davvero sempre chiuso in qualche sgabuzzino con Rose, come sosteneva Alice? La sola idea bastava a mandarla in bestia. Non riusciva davvero a sopportare il fatto che quella ragazza avesse tutto ciò che lei desiderava di più al mondo. Tutto ciò che avrebbe potuto avere, se solo fosse stata meno stupida.
Verso le cinque, Lily decise che ne aveva abbastanza di tutto quel mortorio. Non aveva studiato una sola riga del libro di Incantesimi che teneva aperto davanti a sé da più di due ore e, come se non bastasse, era tutto il giorno che continuava a udire pettegolezzi di vario genere sulla relazione più discussa di tutta Hogwarts. Sentiva il bisogno di fare qualcosa. Senza che Mary se ne accorgesse, le sfilò dalla borsa il suo pacchetto di sigarette e si congedò dalle amiche con una scusa, fingendo un mal di testa. In realtà, il suo vero obiettivo non era la Sala Comune.
Dopo essersi accertata che nessuna di loro la stesse seguendo, a passo svelto salì i gradini che conducevano alla Guferia. Faceva un freddo polare, tuttavia Lily si infilò i guanti e chiamò la sua civetta. L’essere lanciò un verso stridulo, come se fosse felice di vederla, e le svolazzò subito sul braccio. Lily le accarezzò per un po’ le penne bianche come la neve, poi si avvicinò alla balaustra, decisa a sedersi con le gambe a penzoloni nel vuoto a osservare il panorama meraviglioso, nel mentre si godeva una sigaretta. Probabilmente andare sulla Torre di Astronomia sarebbe stato ancora più esaltante, ma non voleva rischiare che qualcuno la scoprisse.
Era già sul punto di accomodarsi, quando improvvisamente si rese conto che non era sola. Una figura interamente vestita di nero aveva avuto la sua stessa idea e stava fumando con le gambe incrociate, lo sguardo perso nel vuoto; un’altra occhiata e lo riconobbe quasi all’istante.
<< Black! >> esclamò, più che altro seccata dalla sua presenza << Che ci fai qui? >>.
Sirius si voltò di colpo, probabilmente anche lui scocciato dall’interruzione delle sue riflessioni, e replicò acido << Potrei farti la stessa domanda >>.
<< Sono venuta per pensare. Da sola >>.
<< Ma che coincidenza, anche io >>.
<< Beh >> Lily si portò le mani sui fianchi << Allora uno dei due deve andarsene >>.
<< Perfettamente d’accordo >> Black le lanciò un’occhiata obliqua << Visto che sono arrivato prima, mi sembra già abbastanza chiaro che sarai tu a dover sloggiare, Evans >>.
<< Nemmeno per sogno! >>.
<< Allora, che ti piaccia o no, sarai costretta a sopportarmi. Si può pensare benissimo anche in due >>.
Sbuffando, Lily si accomodò il più distante possibile da lui, cercando di non digrignare i denti. Come diavolo avrebbe fatto a pensare con lucidità a James se di fianco aveva il suo migliore amico? A volte aveva persino la sgradevole sensazione che quel ragazzo riuscisse a leggerle nel pensiero.
Sfilò con rabbia una sigaretta dal pacchetto di Mary e si tastò le tasche, alla ricerca di un accendino. Non avrebbe mai più osato accenderla con un incantesimo: la prima volta che lei e Mary ci avevano provato si erano quasi bruciate tutte le sopracciglia, talmente la fiammata era stata potente. Il suo viso si colorò di rosso: si poteva essere tanto stupide? Avere tutte le intenzioni di fumare clandestinamente e non portarsi dietro neanche un accendino…
<< Tieni, Evans >>.
Lily si girò e Black le lanciò in mano un accendino nero fiammante.
<< Non sapevo che tu fumassi >> commentò lui, dopo essere rimasto a fissarla nel mentre accendeva la sigaretta e aspirava una prima boccata di fumo.
<< Infatti non fumo, solo che oggi…non lo so, avevo voglia di fare qualcosa di diverso >>.
<< Giuro che non l’avrei mai detto. La perfetta Lily Evans che si dedica ad un’attività tanto proibita…mi sorprendi. A chi le hai sgraffignate? >>.
<< A Mary >>.
Felpato ridacchiò piano << Povera ragazza. Se starai qui con me, le finirai tutto il pacchetto, poco ma sicuro. A proposito…buon compleanno >>.
<< Grazie. E…ti ringrazio anche per il regalo. Mi piace molto >>.
<< Abbiamo lasciato fare tutto a Remmy. Sapevamo che ci avrebbe azzeccato >>.
Lily avrebbe tanto voluto chiedergli se quel “noi” generico che aveva usato comprendesse anche James, ma si trattenne e rimase per qualche istante in silenzio. Il sole stava tramontando proprio in quel momento, regalando loro un gioco di luci e colori davvero mozzafiato.
<< Bellissimo, vero? >> commentò Black.
<< Già >> rispose Lily, poi notò che, al di sotto del mantello, indossava gli stessi abiti della sera prima << Hai fatto serata? >>.
Lui capì all’istante la sua frecciatina e sorrise << Sei molto perspicace, Lily Evans >>.
<< Sono solo una buona osservatrice. Chi è la sfortunata? >>.
Aveva fatto decisamente bene a consigliare a Marlene di lasciarlo perdere. Quel tipo non sapeva davvero cosa fosse la serietà.
<< Solo una mia vecchia fiamma, Victoria Summers, di Tasorosso. Mi serviva per…dimenticare una persona, ecco >>.
Con sua enorme sorpresa, Lily scoppiò a ridere << Ma non sta uscendo assieme a David Fawcett? >>.
Sirius si inclinò verso di lei, con un sorriso malizioso sul volto << Fidati, a Victoria non importa nulla di lui, se no non avrebbe accettato di vedermi e…>>.
Lily alzò una mano << Risparmiami i dettagli, grazie >>.
<< Ho saputo della tua disavventura con Fawcett, alla festa. Un vero maiale, non c’è che dire >>.
La fanciulla sbiancò << Chi te l’ha detto? >>.
<< James, ovviamente. Ma tranquilla, prima o poi gli daremo una bella lezione >>.
<< Ah, capisco. James ti ha detto altro? >>.
<< No >>.
Sirius abbassò gli occhi e Lily fu certa che non gliela stesse raccontando giusta << Sii sincero, Black >>.
<< Beh, d’accordo. So tutto. So che vi siete baciati e che…insomma, tu l’hai rifiutato in un modo molto brutale >>.
Lily sbuffò, irritata, sebbene il fatto che potesse finalmente parlarne con qualcuno la riempisse di sollievo << Aveva giurato di mantere il segreto… >>.
<< Non prendertela troppo con lui. Sono piuttosto bravo a…cavargli le cose di bocca contro la sua volontà. Inoltre lo conosco come le mie tasche ed è stato un folle a pensare che non mi sarei accorto che stava soffrendo. Rivelargli il tuo disgusto per lui lo stesso giorno in cui ha saputo della morte di suo padre è stato un vero colpo da maestra >>.
Lily arrossì e abbassò la testa << Non potevo saperlo…>>.
Ad un tratto Black si avvicinò di più a lei, il tono della voce improvvisamente acceso << Maledizione, Evans, come ti è saltato in mente di baciarlo e poi illuderlo in quel modo? Capisco che lui non ti piaccia, ma arrivare a dirgli in faccia che ti fa schifo non è stato molto carino… James ci è rimasto piuttosto male >>.
<< Mi sa che ora la situazione si è capovolta…>> sussurrò la fanciulla, in preda ai tremiti.
<< Che vuoi dire? >>.
Lily spense il mozzicone e lo gettò nel vuoto. L’idea di aprire il suo cuore a Sirius Black la metteva terribilmente a disagio, ma, d’altra parte, c’era forse qualcuno che conosceva James meglio di lui?
<< Vedi, all’inizio ero assolutamente certa che Potter non mi piacesse, perché, come ho sempre detto, qualche volta è arrogante, immaturo e via dicendo…>>.
<< Giusto qualcuna >> sorrise Sirius, ma poi tornò serio << Continua >>.
<< Mary e Alice hanno spesso tentato di convicermi che, in realtà, sotto tutta quella facciata di arroganza e superficialità, si celasse un animo buono e gentile, ma io non ho mai voluto ascoltarle…questo perché l’ho sempre visto con gli occhi di Piton. I suoi pregiudizi fungevano da filtro, mentre ora, lontano dalla sua influenza, riesco a vedere davvero chi è James Potter. Solo adesso mi rendo conto che, inconsciamente, esageravo apposta con James solo per non far capire a Sev quanto in verità quel suo essere così arrogante, caparbio e al tempo stesso brillante, che tanto criticavo, mi attraesse, ed ero convinta di pensare davvero quelle cose orrende. Poi, a partire da quest’anno, quelle certezze si sono pian piano disintegrate una dopo l’altra e credo che ora lui…insomma, credo che mi piaccia davvero, il che è assurdo perché James è esattamente tutto ciò da cui dovrei fuggire, ma stargli lontanto ormai mi è impossibile. Dio, è così strano ammetterlo, proprio davanti a te, poi…>>.
<< Già >> mormorò Felpato, sconvolto << Fa uno strano effetto anche a me. Ero abituato a tali monologhi da parte sua, ma non da te, Evans…>>.
<< Però sono ancora convinta che per lui rappresento soltanto una sfida e infatti, da come mi ignora adesso, direi che, da parte sua, il gioco si è concluso…>>.
<< Ti ignora perché l’hai ferito. Non sei mai stata un gioco per lui, posso garantirtelo >>.
<< Non posso negare che, quando ero fra le sue braccia, mi sentivo bene…anche se sapevo che era sbagliato, non sarei riuscita ad immaginare nulla di più perfetto >>.
<< Questo perché tu, Lily, sei il tipo che sta bene da sola, ma da sola soffre tanto. Non lo ammetteresti mai, ma si vede da come sei gentile con chiunque, anche con chi non lo merita per niente. Vuoi che le persone ti vogliano bene ma, per quanto ti ostini a dimostrare che non hai bisogno di nessuno, in realtà hai costantemente bisogno di qualcuno. E non di una persona qualunque: tu hai bisogno di uno come James >>.
<< Wow, Black. Nel mondo babbano saresti un eccellente psicologo >>.
<< Sono solo bravo a leggere le persone. Mi piacciono le anime solitarie, i diversi, quelli persi, andati, quelli con l’anima in fiamme. Quelli, insomma, come me e te in questo momento >>.
Lily rimase pensierosa qualche istante, poi gli sorrise << Sai, non sei poi così tanto male, Sirius >>.
Lui ricambiò il suo sorriso << Nemmeno tu, Lily >>.
<< Ora dirai tutto a James? >>.
<< Oh no, certo che no >>.
<< Te ne sarei grata >>.
<< Anche se avrebbe il diritto di saperlo. A parte il fatto che ora è seriamente convinto che lo detesti >>.
<< Perché deve pensare queste cose stupide? >>.
<< James è fatto così. Sapevi che, due anni fa, quando gli ho spedito un gufo in piena notte per confessargli che volevo andarmene di casa, cinque minuti dopo lui mi aveva già fatto predisporre una passaporta e mi aveva persino preparato un letto? Charlus e Dorea, poi, sono stati gentilissimi, mi hanno accolto come un figlio…>>.
<< Perché mi stai dicendo questo? >>.
<< Beh, perché non riesco a comprendere come si possa non voler bene a James…è totalmente impossibile >>.
Lily pensò che aveva assolutamente ragione, ma non le andava di fargli comprendere ulteriormente quanto ormai si stesse innamorando di Potter << Se posso essere indiscreta, Sirius…>>.
<< Direi che ormai la discrezione fra noi è andata a farsi friggere >> rise lui.
<< Perché te ne sei andato di casa? >>.
Il volto del giovane si rabbuiò << Non mi trovavo più d’accordo con certe…idee della mia famiglia. Il motto della casata dei Black è “Toujours Pur", che significa “Sempre Puri”, pensa che stupidaggine. Per loro i Nati Babbani e i Mezzosangue sono degli abomini, così, quando ho scoperto che avevano iniziato ad appoggiare Voldemort, me ne sono andato >>.
<< Eppure tuo fratello è rimasto >>.
<< Ha fatto la sua scelta >>.
<< Capisco. Grazie per avermelo detto >>.
<< Non c’è di che >>.
Lily fece per accendersi un’altra sigaretta, riflettendo sul fatto che forse quell’anno non avrebbe dovuto ricredersi solo sul conto di Potter; anche Sirius Black possedeva una certa nobiltà d’animo che l’aveva lasciata piacevolmente stupita. Lanciò un’occhiata al cielo e, con un sussulto, si rese conto che era diventato tutto buio. Doveva essere quasi ora di cena e il suo stomaco gorgogliante glielo confermò. Per tutti i gargoyle, non si era davvero resa conto che fosse così tardi.
<< Fame? >> le domandò Black, come se le avesse letto nel pensiero << Ti va di mangiare qualcosa? >>.
Lily lo guardò con aria interrogativa << Ma saranno circa le sette, non credo che la Sala Grande…>>.
<< E chi ha parlato di andare in Sala Grande >> Sirius balzò in piedi e le tese una mano << Vieni, ti mostro una cosa >>.
   
 
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