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Autore: Blue Owl    05/03/2017    3 recensioni
AU. Viaggi nel tempo. Piton torna indietro nel tempo, con la consapevolezza di ciò che accadrà nel caso in cui fallisse. Senza più serbare rancore, cerca di modellare Harry per renderlo il più grande mago di tutti i tempi, a partire dal giorno in cui Hagrid condusse Harry a Diagon Alley.
Genere: Avventura | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Harry Potter, Severus Piton, Un po' tutti
Note: AU, Traduzione, What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Primi anni ad Hogwarts/Libri 1-4
Capitoli:
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To Shape and Change - Modellare e cambiare
di Blueowl

tradotto da Mezzo_E_Mezzo


Rinuncia: né io né l’autrice possediamo Harry Potter.

Capitolo 2: [Chats] Chiacchierate

Camminando al fianco di Harry in strada nel Surrey, Severus sapeva che ciò che stava per accadere avrebbe avuto un grande impatto sul futuro. Sperava di non trovarsi costretto a essere troppo duro con i Dursley… Beh, questa era una bugia. Sperava di doverlo essere, ma doveva rimanere di loro quel poco che serviva a mantenere attivi gli Scudi del Legame di Sangue, anche se solo un pochino.
Nell’arrivare alla porta d’ingresso, Harry appariva ansioso, e Severus non poteva biasimarlo. Prima di suonare il campanello, Severus tirò fuori dalla tasca interna del mantello il materiale scolastico miniaturizzato di Harry.
«Qui ci sono le tue cose. Per ingrandirle di nuovo, basta che le tocchi con la bacchetta, ma ricorda che non puoi lanciare incantesimi al di fuori della scuola.»
«Sì, Signore.»
«Quando entreremo, voglio che tu vada nella tua stanza e che mi aspetti lì, con la porta chiusa. Voglio avere una chiacchierata in privato con tua zia e tuo zio.» Le labbra di Severus si incurvarono con disprezzo. Forse una maledizione sola sarebbe andata bene. Qualcosa di piccolo, di non rintracciabile anche dai maghi normali. Magari una maledizione di flatulenza?
Poteva durare per mesi, e qualsiasi trattamento per l’odore l’avrebbe solo resa peggiore. Oppure poteva essere un po’ più aggressivo? Non sarebbe stato niente di più di quello che si meritavano.

«Signore?»
Severus abbassò lo sguardo su Harry, che lo stava guardando con intensità.
«Um, non gli faccia del male, okay? Per favore?»
Non cessava mai di meravigliarlo quanto di Lily ci fosse in Harry. Anche dopo tutto quello che avevano fatto, o meglio che non avevano fatto, lui ancora non voleva che gli si facesse del male.
«Proverò a non fargliene.» Affermò. Non avrebbe promesso niente di più di questo.
Con questo, Severus suonò il campanello.
La porta si aprì, rivelando la faccia cavallina di Petunia.
«Tu!» Boccheggiò, il volto che le si contorse rapidamente dalla rabbia.
«Sì – io» replicò Severus tranquillamente, facendo un passo in avanti e mettendo il piede saldamente oltre l’entrata, così che lei non potesse chiudere la porta.
Lei rimase al di là dell’uscio, fissandoli.
«Petunia, chi è alla porta?» Chiese Vernon dall’altra stanza.
«È il ragazzo e... uno di quelli.» Rispose bruscamente.
Vernon si precipitò subito dopo, il faccione che diventava rosso proprio dietro la spalla di Petunia.
«Continuerete a stare lì davanti, o ci fate entrare? Sapete, la gente può vederci da qui.» Ghignò Severus, indifferente alla stazza imponente di Vernon e al suo volto ora violetto. Harry si nascose un po’ di più dietro Severus.
«Perché dovremmo? La tua razza ci ha perseguitato senza sosta! Prima coi gufi, e poi la notte scorsa!» Vernon fece una smorfia. «Quell’uomo enorme che ha portato via il ragazzo ieri notte ci ha rotto la porta!»
«Dubito che la porta fosse questa gran cosa,» replicò Severus.
«Come osi! Dudley è stato segnato a vita!»
«Ne sono sicuro. Ora, vogliamo restare qui tutto il giorno, facendo da spettacolo per i vostri vicini, o ci lasciate entrare?»
Petunia sbuffò. «D’accordo.» Si fece da parte, lasciandoli passare, prima di chiudere rapidamente la porta con un tonfo. «Che cosa volete?» Chiese ostilmente.
Vernon stava imbronciato accanto a lei, i pugni serrati.
«Signor Potter.» Severus guardò le scale.
«Sì, Signore.» Harry si affrettò, senza arrischiarsi a guardarsi indietro, sebbene avesse visto Dudley nascosto dietro il sofà.
Severus e i Dursley sentirono la porta chiudersi.
«Non vi annoierò chiedendovi di sederci, perché sarò breve. Capisco il vostro odio per il mio mondo e forse riuscirei a... comprendervi, ma ora come ora il fatto è che – no, non ci riesco, perché non me ne frega niente. Da ora in poi, voi tratterete il Signor Potter come un essere umano e non come un ospite indesiderato che nascondete in cantina o in... un ripostiglio.» Severus guardò verso la piccola porta sotto le scale con un’occhiataccia. «Non mi aspetto che siate gentili, ma semplicemente adulti responsabili. Riuscite ad essere responsabili, no? Gli darete dei pasti completi e bilanciati da ora in poi, non lo rinchiuderete da nessuna parte - che sia un ripostiglio o una stanza. E non toccherete le sue cose e le lascerete nella sua attuale camera. Non farete fare al Signor Potter più di tre ore a settimana di faccende domestiche - suggerisco che apparecchi la tavola e si occupi del giardino, sarebbe abbastanza. Se scopro che lo state trattando come avete fatto in passato, ho sistemi segreti e irrintracciabili per rendere miserabili le vostre vite. Lo prometto.»
Vernon ora tremava dal furore, mentre Petunia stava impallidendo.
«N-non hai alcun diritto di dirci certe cose!» Dichiarò Vernon. «Abbiamo protetto, vestito e nutrito il ragazzo per anni e ora dobbiamo avere a che fare con la sua mostruosità
Severus sollevò sarcasticamente un sopracciglio. «Tutto per pura bontà di cuore, ovviamente.»
«Non ci è stata data alcuna scelta! E poi si è messo lui in quel ripostiglio, di sua spontanea volontà, poco dopo essere arrivato qui! Non si riusciva a farlo andare nell’altra cameretta senza che piangesse!» Strillò Petunia.
«E hai mai pensato al perché, sciocca donna? Aveva assistito all’omicidio dei suoi genitori in un posto simile, e il ricordo era ancora fresco! Ovviamente avrebbe cercato rifugio in un luogo piccolo e appartato. Qualsiasi bambino lo avrebbe fatto!»
Petunia inspirò a fondo e anche Vernon esitò. Severus udì Dudley ansimare da dietro il sofà.
«Ma quindi voi avete trasformato il suo rifugio, che sarebbe stato temporaneo se vi foste premurati di aiutarlo, in una prigione - mettendoci dei lucchetti per amor di Merlino! E giudicate barbarica e medievale la mia gente. Patetico.» Scuotendo la testa, Severus fece alcuni passi nel salotto, sfoderando la bacchetta.
«Non cominciare a fare nessuna mostruosità qui dentro!» Ululò Vernon.
Severus non gli fece caso e agitò la bacchetta verso la figura rannicchiata dietro il divano. «Finite
Dudley strillò, tenendosi il sedere e saltando fuori.
«Dudley!» Gemette Petunia, correndo verso di lui mentre Vernon diresse un pugno carnoso verso Severus. Severus si scansò facilmente.
«È s-sparita!» Strillò Dudley, gli occhi spalancati dallo stupore. «Non c’è più, l-la coda*!»
Vernon inciampò in avanti dopo essersi slanciato nel tentativo di colpire Severus.
«Ora che avete una “mostruosità” in meno di cui occuparvi, prometterete di comportarvi come ho detto nei riguardi del Signor Potter, o altrimenti rimetterò la coda dov’era e porterò avanti la mia promessa. Chiaro?» Chiese Severus, lasciando fluire un po’ di magia fuori dal proprio nucleo per ottenere maggior enfasi.
«D’ac-accordo, promettiamo.» Disse Petunia, spaventata. «Ora vattene!»
«Vi ringrazio. Me ne andrò dopo che avrò parlato col Signor Potter.»
Detto ciò, Severus salì le scale.

O o O o O o O o

Severus aprì la porta e trovò Harry con una civetta bianca come la neve e una breve, piccola lettera. Le cose del ragazzo erano ancora miniaturizzate ed erano posate sulla piccola, sporca scrivania accanto al letto bitorzoluto.
«Signore, era già qui quando sono entrato, e guardi, Hagrid mi ha scritto!» Disse Harry, piuttosto eccitato. «Guardi, ha scritto che la civetta è un regalo di compleanno in ritardo per me!»
Severus tornò a guardare la civetta, che riconobbe come Edvige. Harry seguì il suo sguardo, e la sua eccitazione si spense all’improvviso.
«Posso tenerla, vero?» Chiese, sebbene il suo sguardo si fosse già intristito. Sospirò. «La lista diceva di un solo animale per ogni studente. Non posso averne due, giusto?» La sua voce era rassegnata.
Severus strinse gli occhi, riflettendo. «Parlerò col Preside e gli spiegherò la situazione. Coral è l’eccezione. Se il Preside potrà vedere quanto ne hai bisogno e quanto ti sarà utile, potrebbe acconsentire a fare un’eccezione e permetterti di avere due animali. Sono state fatte delle eccezioni per degli studenti in passato, quindi tu non saresti il primo.»
Harry lo guardò pieno di speranza.
«Ma non ti prometto nulla. Se non acconsentisse, non c’è nulla che posso fare, ma sta’ sicuro che la civetta verrà accudita. Potrai occuparti di lei per il resto dell’estate, ma a Settembre dovrai accettare la decisione del Preside, qualunque essa sia.»
Harry annuì, abituato alle delusioni ma desideroso di sperare. La civetta fece un fischio.
«Non voglio incoraggiarti ad affezionartici, ma avrà bisogno di un nome,» affermò Severus dopo un momento.
«Capisco che potrei non avere la possibilità di tenerla, e anche lei lo capisce,» disse Harry, guardando la civetta. «Vero?» La civetta annuì.
«Vede?»
«Ho visto. Bene, per qualche idea sul nome, ti suggerisco il libro di storia che abbiamo acquistato oggi.»
«Ok, Professore,» replicò Harry, prima di guardare la porta della sua camera. «Um, come è andata la...»
«La chiacchierata?» Finì Severus con un ghigno.
Harry annuì.
«Come avevo previsto,» rispose. «Sono incolumi e tuo cugino è stato de-codato.»
Gli occhi di Harry luccicarono di divertimento. Severus fu impressionato dall’autocontrollo del ragazzo.
«Ti invierò presto il libro sui Serpincanti, e anche alcune pozioni che mi aspetto che tu beva.»
«Pozioni? Che cosa mi faranno?»
«Sono pozioni per un piano di nutrizione che ho progettato per te. Quando leggerai il tuo testo scolastico sulle pozioni, troverai due delle tre che ti manderò.»
«Perché devo berle, Signore?» Chiese Harry con una smorfia.
«Hai davvero bisogno di chiederlo? Quanti ragazzi della tua età sono più bassi di te? Quanti sono più forti?»
Harry chinò la testa con vergogna e imbarazzo.
«La colpa non è tua, Potter,» continuò Severus, facendo marcia indietro. Doveva ricordare a sé stesso di essere onesto, non completamente brutale.
«La mia magia è stata danneggiata, con il… quello che ha detto prima? Per il cibo?» Domandò piano Harry, sconfitto.
«No, ma se avessimo ignorato il fatto, lo sarebbe stata. Mi aspetto da te che tu mangi a sazietà durante i pasti da ora in poi, e se i Dursley ti razionano il cibo come hanno evidentemente fatto in passato, lo saprò. E rettificherò rapidamente la situazione, se dovesse presentarsi.»
Harry sbatté le palpebre.
«I Dursley sanno che le conseguenze saranno… spiacevoli se faranno qualcosa che gli ho detto di non fare. Gli ho dato un chiaro avvertimento.» Severus scosse la testa. «È vergognoso che abbiano bisogno di una tale coercizione per fare ciò che sarebbe loro dovere, ma le persone sono egoiste, spaventate e orgogliose. A tal proposito, vorrei darti qualcosa.»
«Mi ha già dato un sacco di cose, Professore,» esclamò Harry, stupefatto che il professore stesse chiedendogli di dargli qualcos’altro, qualunque cosa fosse.
«Questo non riguarda solo i Dursley, Signor Potter. Riguarda chiunque volesse farti del male o avesse cattive intenzioni.»
Harry fece una smorfia. Non era sicuro che gli piacesse dove si stava dirigendo il discorso.
«Di che cosa sta parlando, Signore?»
«Quanto ti ha detto Hagrid a proposito del Signore Oscuro?»
«Beh, ha detto che era molto malvagio. Ha riunito dei seguaci e robe del genere, ha ucciso coloro che gli si opponevano. Mi ha detto della… di quella notte di Halloween.» Harry si toccò la fronte, le dita che strofinavano la cicatrice. Harry chiuse gli occhi, prima di riaprirli e alzare lo sguardo a Severus. «Ma questo è tutto. C’è qualcosa che non mi ha detto? Non era molto entusiasta. Ho dovuto insistere perché mi dicesse quello che ho saputo.»
«Il Signore Oscuro non è morto.» Severus decise di andare subito al punto, poiché Harry sembrava pronto per la verità - forse l’avrebbe apprezzata.
«Anche Hagrid pensa che non lo sia.»
«Io non penso soltanto che non sia morto. Io so che non lo è.»
Harry deglutì, realizzando rapidamente le implicazioni delle parole del professore.
«Non ti sto dicendo questo per spaventarti, ma per prepararti, perché ci sono persone nel Mondo Magico che vogliono che lui ritorni e che tu sparisca.»
Harry fece una smorfia, le sopracciglia aggrottate. «Come Lucius Malfoy? È per questo che non voleva che mi vedesse?»
«Sì.»
Harry inclinò la testa, ancora pensieroso. «Ma, che cosa avrebbe potuto fare se mi avesse visto? Voglio dire, c’era lei e anche altra gente. Avrebbe fatto qualcosa allo scoperto davanti a tutti?»
«Non volevo che lui ti vedesse insieme a me. Sono il Padrino di suo figlio. Ci sarebbero state complicazioni.»
Severus riusciva a vedere la mente di Harry che digeriva quello che gli aveva detto, che provava a immaginare quali implicazioni avesse e che cos’altro ci fosse dietro. Bene. Voleva che Harry usasse il cervello e che prendesse l’abitudine di dedurre le cose. Cose al di là della prima ragione o causa apparente. Così gli sarebbe stato anche d’aiuto in seguito se Harry avesse mai scoperto tutta la verità.
«Okay, Professore. Che cosa vuole darmi?» Chiese Harry, un po’ incerto.
«Questa,» rispose lui, porgendogli una semplice catenina d’argento.
«Che cos’è, Signore? Voglio dire, che cosa fa?»
Severus fece un piccolo sorriso. Il ragazzo stava imparando in fretta.
«Mi avvertirà se sei in pericolo e mi segnalerà il luogo in cui ti trovi nel caso una situazione pericolosa si verificasse.»
«Oh. Beh, suppongo sia una buona idea,» fece Harry, prendendo la catenina. «Um, immagino che con questa sarà come con i foderi delle bacchette?»
«Sì, tienila sempre addosso. Sei anche l’unica persona che può rimuoverla, o anche sollevarla, una volta che l’avrai indossata.»
«Sollevarla?»
«Non vorrai mica che qualcuno la usi per strangolarti, no?»
Harry fece velocemente di no con la testa, ricordando quanto spesso Dudley gli tirasse la maglietta da dietro quando cercava di acchiapparlo, e quanto fosse difficile respirare quando il colletto della maglia gli tirava strettamente la gola. Preferiva essere preso a pugni da Dudley che essere strozzato dalla maglietta in quel modo, ma preferiva essere strozzato per la maglietta da Dudley piuttosto che da zio Vernon. Harry si portò inconsciamente l’esile mano alla gola, toccandosi gentilmente la pelle pallida. Gli occhi di Severus si assottigliarono un po’, ma non fece commenti.
«Ricorda che non puoi usare la magia fuori dalla scuola, a meno che la tua vita non sia in pericolo, ma questo non significa che tu non possa leggere libri sulla magia,» disse Severus, decidendo che la conversazione aveva bisogno di spostarsi su argomenti meno preoccupanti.
«Sì, Signore. Leggerò tutto quello che posso.»
«Molto bene. Sarà anche di beneficio per te se farai pratica nell’usare la piuma. Dopo che hai letto un capitolo, riassumilo sulla pergamena. Trovo che gli studenti nati da babbani, o che vengono dal mondo babbano, abbiano inizialmente molte difficoltà nello scrivere bene. Che è una sfortuna per loro, perché assegno delle penalità per i compiti su pergamene graffiate e ricoperte di macchie d’inchiostro. Se vuoi dimostrarmi che ti meriti una O o una E, oppure anche una A, devo almeno essere in grado di leggere la tua calligrafia.»
«Capisco, Signore, ma… » Harry fece una pausa, organizzando i propri pensieri. «Non conosco la scala dei voti. Avrei dovuto chiedere prima, mi scusi.»
«Sei perdonato, Signor Potter,» rispose tranquillamente. «I voti, in ordine crescente, sono: T - Troll, D - Desolante, S - Scadente, A - Accettabile, O - Oltre ogni previsione, E - Eccezionale.»
Harry annuì, mentre Severus si guardò intorno di nuovo nella piccola stanza. Sarebbe stata un’esistenza spartana quella di Harry prima dell’inizio della scuola, ma era meglio della vita nel ripostiglio che aveva appena lasciato.
Severus meditò sul lanciare qualche incantesimo che migliorasse gli oggetti nella stanza, ma decise per un’azione più pratica.
Agitando la bacchetta, l’insegnante di pozioni lanciò un silenzioso reparo. Fu rapidamente ricompensato da uno stupefatto singulto di Harry quando il vecchio letto traballante si rinsestò, la scrivania recuperò la propria finitura originaria, la gamba della sedia si rinforzò e altre piccole cose nella stanza si ripararono da sole. La camera era ancora tetra, ma non era più patetica.
«Wow! Grazie Professore!» Esclamò Harry. «Questa è la cosa più strana che io abbia mai visto!»
«Stai smaniando di nuovo, Signor Potter,» lo ammonì, sebbene il lieve sorriso ammorbidisse la severità nella sua voce. «Ma… prego, non c’è di che.»
Harry sorrise, impacciato.
«Hai qualche altra domanda prima che me ne vada?» Chiese Severus mentre tirava fuori il biglietto del treno e lo porgeva al ragazzo.
«Dove si trova questo binario nove e tre quarti?» Chiese Harry, leggendo l’elaborato biglietto e inclinando la testa al leggere i “tre quarti”.
«È tra il nono e il decimo binario. Quando arriverai alla stazione di King’s Cross, devi semplicemente camminare verso il muro tra il nove e il dieci. La parete è un’illusione, quindi devi solo andarci addosso. Ti porterà all’Espresso per Hogwarts.»
«Okay,» replicò Harry, cercando di non sembrare incredulo.
«Va’ in anticipo, così potrai prendere un buon posto ed evitare la folla.»
«Sì, Signore.» Harry raddrizzò un po’ la schiena, sembrando leggermente più alto. Non aveva altre domande e stava facendo sapere al professore che ora poteva andare. «Grazie, Professore.» Ringraziò sinceramente.
Severus fece un breve cenno del capo, riconoscendo i ringraziamenti e il commiato rispettoso. «Ci vedremo il primo di Settembre, Signor Potter. Aspettati l’arrivo del libro sui Serpincanti e quelle pozioni entro qualche ora. Se hai delle preoccupazioni riguardo qualsiasi cosa, mandami una lettera tramite la tua civetta. Lei saprà trovarmi.»
Harry annuì, sentendosi un po’ incerto su cosa dovesse fare ora che il professore stava andando via. Doveva accompagnarlo alla porta?
«Me ne andrò da me. Non credo che ai tuoi zii importerà se resterai qui fino all’ora di cena,» disse lui.
«D’accordo, Signore. Arrivederci, e grazie ancora.»
Severus respinse i suoi ringraziamenti con un cenno della mano, e uscì dalla porta. «Arrivederci a Settembre, Signor Potter.» Con questo, chiuse la porta della camera e scese di nuovo dai Dursley.
Dopo un rapido scambio con Vernon, con cui lo informò che avrebbe portato Harry alla stazione di King’s Cross il primo di Settembre a qualsiasi ora Harry avesse deciso di partire, l’insegnante di pozioni vestito di scuro finalmente uscì - col sollievo dei Dursley.

O o O o O

Severus sapeva che ci sarebbero state ripercussioni che avrebbe dovuto affrontare per essere andato a Diagon Alley ed essersi coinvolto con Harry come aveva fatto.
Così, non fu sorpreso quando un elfo domestico apparve davanti a lui poco dopo il momento in cui era tornato nelle sue stanze con la metropolvere da Hogsmeade.
«Padron Severus Piton Signore, il Preside Signor Silente chiede che facciate rapporto nel suo ufficio.»
«Certamente,» rispose con voce vellutata. «Arriverò in un momento.»
Con un inchino, l’elfo di Hogwarts scomparve.
Severus corse al suo scaffale delle pozioni e prese le pozioni nutrienti per Harry prima di evocare il libro sui Serpincanti che gli aveva promesso.
«Muffola,» chiamò piano.
-Pop-
«Sì, padrone?» Chiese lei mentre Severus scriveva su un foglio.
Muffola** era un’esile elfa domestica che, per qualche ragione, si era affezionata a Severus. Era stata un elfo di Hogwarts, ma subito dopo che Severus era diventato un insegnante, aveva deciso di servirlo e di diventare il suo elfo personale.
«Metti questi oggetti in una scatola e allegaci questo foglio. Quindi porta il pacco a Furia e digli di recapitarlo a Harry Potter nel Surrey,» disse, dandole gli oggetti.
Furia era la sua ulula*** che viveva nella guferia, dato che i sotterranei non erano adatti a un gufo.
«Sì, padrone,» rispose lei con un saltello. Non era cosa da tutti i giorni che Severus avesse un incarico per lei, poiché non era incline a chiedere ad altri di fare qualcosa che poteva farsi da solo. «Sarà fatto come il padrone desidera.»
«Grazie, Muffola.»
Lei si inchinò e scomparve.
Severus si raddrizzò e si voltò verso il camino, preparandosi mentalmente a ciò che stava per affrontare.
L’ultima volta che aveva visto Silente… vivo… Severus si riscosse. Non poteva permettersi di indugiare sul passato. Non era successo in questa linea temporale - non sarebbe successo.
Ma Severus non poteva impedire alla propria mente di ricordare, le scene di quel giorno lampeggiavano violentemente negli occhi della sua mente. Dovette combattere contro la bile che gli risaliva in gola. Nessuno dovrebbe morire in quel modo, men che meno un leader come Albus.
Espirando lentamente, si occluse la mente, riportò la calma e solidificò le proprie barriere mentali mentre seppelliva i dolorosi, orridi ricordi. Gli eventi non si sarebbero ripetuti; sarebbe morto prima di permetterlo.
Sicuro di avere sé stesso sotto controllo, prese una manciata di Polvere Volante e fece un passo nel camino, sparendo in una fiammata di fuoco verde.

O o O o O

Mise piede nell’eccentrico ufficio, l’intera atmosfera adesso a lui estranea. Erano passati più di due anni da quando vi era stato e aveva visto l’ufficio tutto intero.
Guardò la scrivania, trovando il Preside a firmare alcuni documenti.
«Voleva vedermi, Preside?» Chiese, annunciando discretamente la sua presenza - anche se sapeva molto bene che Albus era già consapevole del suo arrivo.
«Ah! Severus! Sì, per favore, siediti.» Sollevò lo sguardo, fissandolo al di là dei suoi occhiali a mezzaluna. I suoi occhi erano gentili come al solito, ma c’era anche qualcos’altro.
Confusione?
L’insegnante di pozioni fece come richiesto, sedendosi come aveva spesso fatto in precedenza. A schiena dritta e rigido.
Mettendo da parte un mucchio di fogli, Albus tirò fuori la ciotola dei dolcetti. «Caramella al limone?»
Severus fu molto tentato di prenderne una, ma sarebbe stato così fuori dal personaggio che a Albus sarebbe venuto un colpo. Rifiutò educatamente.
Facendo finta di essere deluso, il Preside mise via la ciotola dopo essersi preso una caramella.
«Bene, ho avuto una conversazione molto interessante con Hagrid qualche ora fa,» cominciò l’uomo più vecchio, molto più vecchio.
«Posso immaginarlo,» Severus affermò laconico.
«Sono curioso, Severus, perché sei andato a Diagon Alley?» Continuò, indisturbato dai modi bruschi del professore più giovane.
Severus non rispose subito, pensando a come meglio gestire la situazione. Non poteva rivelare ad Albus la verità, questo era certo. Avrebbe cominciato a fare troppe domande e ciò avrebbe complicato delle cose di cui sarebbe stato meglio che se ne occupasse Severus per conto proprio.
«Ero… curioso.» Rispose finalmente.
«Su di Harry?» Gli occhi di Albus diedero un rapido scintillio.
«Sì.»
«Allora sei andato a incontrarlo di persona? Ma allora perché poi hai deciso di congedare Hagrid e di portare tu stesso Harry a comprare il suo materiale scolastico? Eri così curioso da trascorrere una giornata intera con il ragazzo?»
Severus sapeva che doveva muoversi con cautela. Doveva rendere tutto credibile. Molto credibile.
«All’inizio, volevo semplicemente farmi un’idea dell’atteggiamento del ragazzo per poi andarmene, ma dopo aver visto le sue condizioni fisiche e il suo abbigliamento...»
Il tono di Severus si fece più cupo e pericoloso.
Albus si chinò velocemente in avanti, lo sguardo gli si fece preoccupato. «Per favore, continua, Severus.»
«Il ragazzo è sottopeso ed era vestito con vecchi abiti stracciati che erano almeno di tre taglie di troppo per lui.»
Gli occhi del Preside si spalancarono.
«Ho sentito che la cosa migliore da fare fosse di farmi avanti e di assicurarmi che le cose non fossero peggiori di quanto fossi già stato in grado di capire.»
«Che cosa hai scoperto?» Domandò Albus, spaventato dal sentire la risposta ma col bisogno di sapere.
«Abbastanza da aver già spedito al ragazzo diverse pozioni,» Severus fece una smorfia, «gliene manderò tre da bere ogni settimana.»
Albus espirò lentamente, le rughe rese più evidenti da una smorfia. «Quanto è grave?»
«Niente a cui non possa rimediare, ma se avessimo ignorato la cosa, tra un anno a quest’ora non avrei potuto dire la stessa cosa.»
Albus chiuse gli occhi con sofferenza e il senso di colpa, più forte di un Ungaro Spinato furioso, si levò dentro di lui. Avrebbe dovuto dare ascolto a Minerva, ma non poteva farci niente al momento.
«Ho già avuto una… chiacchierata con i Dursley. Il loro maltrattamento del ragazzo non continuerà. Il Signor Potter mangerà pasti completi e dormirà in un letto vero da ora in poi.»
«Un letto vero?» Gli chiese il Preside in allarme, riaprendo di scatto gli occhi mentre un’altra emozione cresceva dentro di lui.
Indignazione.
Sfortunatamente, Severus non comprese l’estensione della furia che ora brillava negli occhi del vecchio, e rispose prontamente. «Oh sì, il Signor Potter ha vissuto in un ripostiglio negli ultimi dieci anni. I Dursley lo hanno spostato nella camera degli ospiti dopo la prima lettera.» Affermò con voce piatta, dovendo controllare il proprio stesso disgusto fino a quando non fu istantaneamente dimenticato nel momento successivo.
La magia eruppe, e fu solo grazie a un secolo di uso della magia che tutti gli oggetti del Preside evitarono di essere scagliati giù dalla scrivania e dagli scaffali e di essere fatti in mille pezzi. Ad ogni modo, l’autocontrollo di Albus non fu abbastanza e lo scaffale di libri proprio dietro di lui esplose, con le pagine che ora svolazzavano dappertutto attorno a lui in una possente e intimidatoria dimostrazione del suo vecchio potere.
Albus si inclinò in avanti, con la testa china mentre recuperava il controllo della propria magia - magia che si stava ancora spargendo nell’aria muovendogli i capelli e i vestiti, mutandosi in una brezza pulsante. La sua mano sinistra era appoggiata alla scrivania, mentre la destra era serrata in uno stretto pugno al centro del suo petto. Fawkes**** emise un verso preoccupato e rapidamente volò verso di lui, poggiandosi sulla sua spalla sinistra prima di abbassare la testa piumata e di seppellire affettuosamente il becco tra i bianchi capelli dell’uomo.
Severus era senza parole.
Non aveva mai visto il proprio mentore così… furioso.
Alle lettere degli studenti l’indirizzo veniva apposto in maniera automatica, e fu solo dopo che Harry non ebbe risposto alla prima, che la McGrannitt guardò che cosa c’era scritto. La prima lettera che vide era indirizzata al: “Signor H. Potter, Cameretta piccola, n°4 Privet Drive”. Non aveva mai saputo del ripostiglio, e così non poteva averlo detto al Preside.
Nel futuro di Severus, il Preside sapeva che le cose non andavano bene nella famiglia Dursley, ma non aveva idea di quanto. Aveva avuto dei sospetti, ma a quel tempo la guerra era in pieno avvio e non c’era nulla che potesse realmente fare.
«Come sta Harry?» Sussurrò il vecchio mago mentre calmava la propria magia, le pagine che ora si posavano attorno a loro.
«Mentalmente?» Chiese piano Severus, un po’ nervoso sul poter causare un altro scoppio di magia accidentale dal vecchio. Il suo mentore doveva ancora sollevare lo sguardo, ma annuì rigidamente, esortandolo a rispondere. «Sano e forte per quanto posso dire.»
«Sei… compiaciuto di ciò che hai trovato,» commentò Albus, mentre le spalle gli si rilassavano un po’, ma la sua voce rivelava sorpresa mentre sollevò il volto. Fawkes si raddrizzò un po’, ma rimase sulla spalla del suo umano.
Severus non negò l’affermazione, ma andò oltre, decidendo di allontanarsi rapidamente dal modo in cui i Dursley trattavano Harry. Non avrebbe gradito vedere un Silente furibondo.
«Ho scoperto che il ragazzo è un Rettilofono,» disse con calma.
Quella piccola informazione l’ultima volta non aveva sconvolto il vecchio, perché avrebbe dovuto farlo ora?
«Cosa?»
Se la situazione fosse stata differente, avrebbe sogghignato all’esterrefatto Preside, ma non riuscì a trovarvi alcun divertimento ora, perché notò un baluginio di paura negli occhi azzurri normalmente scintillanti.
In quell’istante, Severus seppe che doveva cambiare il suo approccio, e più in fretta che poteva. Apparentemente, deviare dai maltrattamenti sul Ragazzo Sopravvissuto non era stata una buona idea.
Sollevò le mani nel tentativo di calmare il proprio mentore, gli occhi nerissimi incatenati a quelli azzurri, cercando di convincerlo che non era come lui stava immaginando che fosse. Harry non era un mostro.
«L’ho portato a interessarsi dei Serpincanti e sono sicuro che si sia già fiondato sul libro che gli ho mandato.»
«I Serpincanti? Lui… lui sa che cosa implicano?» Chiese Albus, chiaramente cercando un segno che Harry non fosse un altro Riddle.
«Conosce il loro scopo - guarire e proteggere. Era molto intrigato e spera che il suo studio di essi aiuterà ad attenuare la paura verso la sua abilità. Lui è… come Lily,» ammise dolcemente.
Il Preside si calmò, con gli occhi che gli brillavano nuovamente, stavolta di gioia e di sollievo.
«Il che mi porta ad un piccolo problema che è sorto,» continuò Severus, il tono di voce che indicava ad Albus che non era una questione urgente, pulendosi con un gesto la manica nera da un brandello di stoffa.
«Oh?» Il Preside si spostò in avanti sulla sedia, ignorando i pezzi di libri e di carta su di lui e tutto intorno.
«Sì. Gli ho dato il permesso di avere un animale esotico - un piccolo serpente corallo magico.»
«Per i Serpincanti?»
«Sì, ma non avevo previsto che anche Hagrid avrebbe preso un animale al ragazzo.»
Beh, lo aveva previsto, ma non doveva dirlo al Preside.
«Ah.»
«Gli ho detto che potrebbe non avere il permesso di tenere la civetta che Hagrid gli ha regalato, a causa delle regole scolastiche, ma che le avrei sottoposto la questione. È pronto per qualsiasi decisione lei prenda.»
«Beh, non vedo alcun male nel fare un’eccezione per il Signor Potter, a patto che acconsenta a imparare i Serpincanti. Se il Consiglio viene a sapere dell’eccezione che è stata fatta per lui, vorrà un’ottima ragione per questo permesso. Non riesco a pensare a un motivo migliore di un giovane mago che impari una forma benefica di magia rara.»
«Ho pensato la stessa cosa,» confermò Severus.
«Sono orgoglioso di te, Severus,» esclamò improvvisamente il vecchio, osservandolo con intensità. «Dai tuoi passati commenti su Harry quest’estate, ero… preoccupato che tu non lo trattassi...» Si interruppe e sospirò, come vergognandosi di se stesso per non aver avuto fiducia nella sua spia.
Severus abbassò lo sguardo, ora vergognandosi parecchio per il suo precedente comportamento con il figlio di James, sapendo che Albus aveva avuto un’ottima ragione per essere preoccupato. L’ultima volta aveva agito in modo molto sciocco. La sua rabbia contro James aveva oltrepassato il suo amore per Lily per lungo tempo, fino a quando erano stati sopraffatti dalla realizzazione che Harry non era suo padre - o sua madre. Era il loro figlio, sì, ma era una persona a sé stante, e sebbene avesse molti tratti caratteriali che a Severus ricordavano Lily, il ragazzo era inspiegabilmente anche uno dei più forti e saggi guerrieri al fianco dei quali Severus avesse mai avuto l’onore di combattere. Era cresciuto fino a diventare un suo fratello d’armi… e, poteva osare dirlo, un amico.
Il Preside deglutì pesantemente. «Ciò che mi hai detto oggi… so che non deve essere stato facile scoprirlo direttamente. Io… ammiro il tuo autocontrollo. Non potrei dire che sarei stato capace di gestire la cosa in modo così onorevole.»
«C’è... mancato davvero poco, Preside. E in realtà, è stato lo stesso Signor Potter che mi ha impedito di annientare con una maledizione i suoi zii.»
«Oh? E come?»
«Mi ha chiesto di non fare loro del male. Ha anche detto ‘per favore’.»
Le sopracciglia del vecchio mago si sollevarono, con gli occhi umidi. «Notevole,» sussurrò.
I due scivolarono in un silenzio confortevole, anche se bizzarro.
«Severus?» Chiese Albus dopo un momento.
«Sì, Preside?»
«Qual’è la tua opinione sul ragazzo per il prossimo trimestre? Seriamente?» Domandò Albus, l’espressione triste dei suoi occhi che chiedeva a Severus di essere completamente onesto nel rispondere.
«Lui ha...» Severus unì le mani, un’ombra di sorriso sulle labbra. «… Un gran potenziale.»


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Note della traduttrice:

* La coda di maiale che gli era stata “messa” da Hagrid.
**Muffola è la traduzione letterale dell’originale “Mittens”, ho cercato di mantenere la delicatezza del nome.
***L’ulula (Surnia ulula) è una specie di uccelli dall’aspetto a metà tra i falchi e i gufi (il nome inglese è “northern hawk owl”).
****Ho deciso di lasciare in originale il nome della Fenice, dato l’infelice significato inglese della parola usata per la traduzione ufficiale (almeno la prima).


A presto con il prossimo capitolo, Cose da fare.





   
 
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