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Autore: kuutamo    09/03/2017    1 recensioni
'Mystic Falls. L'aria che si respira in questa cittadina mi è sempre sembrata ambigua. All'inizio sembra di trovarsi in un posto normale, ma basta poco per scoprire che pullula di esseri immondi e crudeli, degli assetati di sangue. Io sono uno di loro.
Il punto è che questa volta Mystic Falls sembra davvero una normale cittadina, tranquilla e felice.
Forse dovevo davvero lasciar perdere e non tornare: forse tutti qui sono stati meglio senza il vecchio e cattivo Damon. Ma ahimè, la felicità altrui non mi è mai interessata molto.'
Gli eventi sono stati ambientati (e scritti) durante la 6a stagione: Elena e Damon si sono lasciati, lei non è caduta nel sonno di Kai e gli eventi della 7a e 8a stagione non sono avvenuti. Inizialmente partita come una one-shot (dal nome "Dressing coffins for the souls I've left behind in time") e ora diventata una long. Buona lettura!
Genere: Fantasy, Romantico, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Bonnie Bennett, Damon Salvatore, Matt Donovan, Nuovo personaggio, Stefan Salvatore
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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  Monday Bloody Monday

 

Quel lunedì Danaë decise di riaprire il negozio: erano passate diverse settimane da quando lei e Bonnie avevano iniziato a fare ricerche su ricerche su ricerche. Bonnie però aveva un marito e spesso tornava a casa sua, come era giusto che fosse. Lei non aveva nessuno, gli unici che conosceva e a cui non sembrava 'strana' si trovavano tutti in quella casa, quell'enorme e antica mansione. Non aveva fatto parola con nessuno dei due fratelli riguardo a ciò che aveva sognato alcune notti prima, però non poteva proprio fare a meno di chiedersi se ci fosse un fondo di realtà o meno in quelle piccole, fugaci immagini. Si era sentita come un'intrusa. 

I fratelli avevano fatto a turno e si davano il cambio giorno e notte per sorvegliare il fantomatico fienile del covo, all'interno del quale non succedeva assolutamente nulla. Niente di niente. Perciò stavano per mollare, e lei lo capiva: non sussisteva alcun pericolo, non c'era motivo di sconfinare tutti i giorni in un territorio altrui solo per una presunta minaccia. La ragazza lo capiva e si era abituata all'idea, anche perché le sue visioni erano cessate da quella burrascosa notte in cui ne aveva avuto molteplici. Con il passare dei giorni si era tranquillizzata. Doveva ammettere di sentirsi molto al sicuro in quella casa: ora che aveva anche avuto modo di conoscere meglio Stefan, non aveva più neanche il minimo timore che lui potesse farle del male. Era proprio fuori questione, Damon aveva ragione. 

Quel giorno in casa non c'era nessuno a farle compagnia, eccetto il suo cane lupo: Stefan era di vedetta e Damon era andato fuori città per un motivo che non le era dato sapere, evidentemente. Così fece orecchie da mercante all'esplicita richiesta di quest'ultimo riguardo al non portare via alcun volume. Passò l'intero pomeriggio al negozio a leggere un grimorio del 1780 e come volevasi dimostrare, non accadde proprio un bel niente. La settimana prima era passata a dare un'occhiata: aveva aperto e risposto alla posta, messo negli scaffali i nuovi arrivi e ripulito il locale, ringraziando mentalmente sua nonna per averlo voluto piccolo e quindi facile da riordinare. Passò buona parte di quella notte a riordinare e il giorno dopo andò alla posta a spedire il materiale che aveva venduto tramite il negozio online: serviva tenersi al passo se voleva guadagnare abbastanza per sopravvivere e tenere aperto il negozio, quindi doveva rimboccarsi le maniche come poteva. Quel giorno ci furono pochi clienti: alcune ragazzine, la signora Kennan che era di nuovo alle prese con una nuovissima cura a base di fiori di Bach e un forestiero. Quest'ultimo le chiese due o tre titoli, che effettivamente lei non aveva lì con sé il negozio: quello che l'aveva colpita era il modo in cui l'uomo guardava il volume che stava leggendo dietro il bancone. 

"Mi spiace signore, ma questo non è in vendita" aveva detto prontamente anticipandolo. L'uomo aveva risposto con un accenno del capo e dopo aver comprato dei mala in legno era andato via. 

Dopo quel rush di clienti, che come sempre era stato circoscritto ad una mezz'oretta circa, si rimise a lavoro. Quel grimorio era appartenuto ad una strega di una congrega del North Carolina, la quale morì a 105 anni per cause naturali. Quello era solo uno dei libri di magia che aveva lasciato alla sua famiglia, gli altri erano stati distrutti o consumati dal tempo. Nell'unico superstite vi erano incantesimi che Bonnie avrebbe considerato "upgraded" e cioè abbastanza potenti: andando avanti con la lettura Danaë si rese conto che c'erano delle formule scritte con un inchiostro molto particolare, di un colore molto scuro e vellutato al tatto: dopo alcune pagine, quando incontrò una sbavatura e quindi le più chiare striature dell'inchiostro si accorse che quello era sangue. Alcuni incantesimi erano stati scritti col sangue. Per quanto potesse essere ignorante su alcuni aspetti di Mystic Falls, non lo era così tanto da non sapere che trovarsi di fronte a rituali scritti col sangue corrispondeva a trovarsi dinanzi alla magia nera. In merito a questo sua nonna le aveva sempre detto di stargli lontana il più possibile. La magia nera logorava le streghe che la praticavano, era come un cancro che si sviluppava dal nulla e finiva per impadronirsi della persona. Questo tipo d'arte magica dava un potere inimmaginabile a chi la usava, ma dall'altro lato toglieva ciò che più le aggradava. C'era sempre un prezzo da pagare per chi usava la magia, figuriamoci per la magia nera; era questo che le aveva detto sempre sua nonna. 

Contro ogni vocina coscienziosa che spuntava nella sua mente, continuò a dare un'occhiata agli incantesimi provandoli a leggere tra sé e sé. Si rese conto che erano scritti in una lingua molto antica, diversa dal latino: inoltre, quella sembrava essere una scrittura in codice, infatti nel bel mezzo del rituale c'erano strani simboli che non aveva mai visto, tranne uno che riconobbe dopo alcuni tentativi. Ricordava di averlo visto da piccola, era in qualche meandro dei suoi ricordi. Non sapeva bene cosa significasse, però forse avrebbe potuto scoprirlo dando un'occhiata al materiale della sua famiglia.

Danaë era ancora rapita dagli enigmi del grimorio quando sentì nettamente scattare la serratura della porta del negozio. Alzò lo sguardo quasi subito, ormai nella sua testa era tutto programmato come se dovesse succedere una disgrazia da un momento all'altro. Si avvicinò quindi verso la porta, ma questa non si apriva: era stata chiusa dall'esterno, ma come? Proprio quando iniziò a sospettare che quel grimorio c'entrasse qualcosa, vide due figure che la fissavano dalla strada di fronte. Acuì la vista e si accorse che uno di loro era l'uomo misterioso che era entrato quel giorno. Quest'ultimo fece un passo verso di lei e tendendole la mano aperta pronunciò una semplice, catastrofica parola:

"Incendia"

Danaë quasi non fece in tempo ad udire quelle parole che si ritrovò letteralmente circondata dalle fiamme. Si appiattì istintivamente contro la porta, ma si rese conto in poco tempo che non c'era via di fuga: l'uscita sul retro era bloccata da scatoloni pieni di libri, non c'erano finestre e l'unica porta che c'era era dietro di lei ed era bloccata, senza ombra di dubbio con un incantesimo.

'Il grimorio' urlò mentalmente.

Il fuoco avvolgeva il bancone che stava già venendo divorato alla base: si avvicinò ad esso, nonostante numerosi tentennamenti, e con un ultimo movimento fluido richiuse il grimorio e se lo strinse al petto.

"Damon mi ucciderà" disse ad alta voce. 

'Se non lo farà prima il fuoco' disse una delle voci.

Quell'auto-umorismo in quella situazione non l'aiutava per niente a sdrammatizzare, anzi, la innervosiva ancora di più: il fuoco avvolgeva tutte le pareti, stava divorando ogni cosa, mangiava ogni pagina dei libri negli scaffali. Le si strinse il cuore. In quei momenti pensò di morire, che la sua breve e inutile vita non solo non aveva avuto uno scopo, ma stava rovinosamente per terminare. Non avrebbe lasciato nulla dietro di sè. Qualcuno la voleva morta, questo pensiero le fece gelare il sangue, nonostante le alte temperature nel locale. L'aria era ormai irrespirabile, la ragazza sentiva i polmoni bruciare e farle male: aveva molte ustioni sulle braccia e una più grave alla mano destra che si era procurata per recuperare il grimorio. Ora era ritornata verso la porta d'ingresso e si era rannicchiata per terra stringendo più forte a sé il volume. 

'Dannazione' imprecò. Ansimava, non riusciva a pensare lucidamente, il fumo era ovunque dentro di lei. Sentiva che di lì a poco avrebbe perso i sensi.

"Ok, brutta stupida ragazzina. Se non vuoi essere l'ennesimo cliché di una strega che muore bruciata viva, sarà meglio che ti inventi qualcosa" disse a se stessa. 

Cercò di ricordare e di sfogliare mentalmente gli incantesimi imparati con sua nonna o anche solo visti nei suoi libri. Provò a concentrarsi meglio che poteva, ma invano. Ormai non riusciva neanche a tenere gli occhi aperti. 

'No, non posso morire così. No..' una lacrima le rigò la guancia. Era arrivato il momento.

 

'Alzati. Alzati ed esci da qui' una voce si fece largo tra le fiamme.

"N-nonna??" la chiamò, cercando di aprire gli occhi. 

'Alzati, tesoro. Alzati ed esci da qui. Ora. Saprai cosa fare' ripeté la voce.

Danaë riuscì a rimettersi sulle proprie gambe dopo alcuni tentativi falliti. Doveva farcela, voleva farcela. La disperazione stava prendendo il sopravvento, non sapeva cosa fare. Poteva sentire il nauseante odore della sua pelle che andava a fuoco. Avrebbe tanto voluto che Damon fosse lì a salvarla. Pensò che forse non avrebbe più avuto l'occasione di rivederlo, di dirgli ciò che non voleva ammettere neanche a se stessa.. Tutto ciò che aveva sperato, immaginato, non sarebbe mai successo. Almeno non in quella vita. 

Si sorresse alla maniglia della porta e flebilmente iniziò a tirare, a strattonarla con più forza fino a farsi male; l'ustione alla mano prese a sanguinare copiosamente. Emise un grido di disperazione, poi un altro e un altro ancora: all'improvviso dalle sue mani uscì una luce accecante che si espanse sempre più velocemente fino a non farle vedere più nulla. Era morta? Sapeva soltanto che stava continuando a gridare, ma non riusciva a distinguere se stesse accadendo davvero o se fosse solo nella sua testa. Poi sentì un suono lontano, ovattato, come di vetri che s'infrangevano per terra.

 

Si ritrovò distesa sul marciapiede appena fuori al suo negozio. Il suo negozio, il negozio di sua nonna che stava andando in fiamme insieme al suo appartamento al piano di sopra. Misteriosamente, il fuoco aveva raggiunto il piano superiore. Qualcuno aveva appena tentato di ucciderla, questo era più che certo. Era chiaro come il sole, o il fuoco. 

Non sapeva se fosse arrivata lì fuori sulle sue gambe o se fosse stata la presenza mistica di sua nonna ad aiutarla. I polmoni le bruciavano atrocemente, non riusciva a respirare. Lo sguardo offuscato dalle lacrime le oscurarono completamente la vista e ricadde sulla superficie fredda e ruvida del marciapiede svenuta, ma ancora viva. Non si era resa conto se quell'uomo fosse ancora lì fuori, non aveva abbastanza forze per rimanere vigile e cosciente, così si abbandonò, anche se contro la sua volontà, ad un dolce amaro stato d'incoscienza.

 

Damon arrivò pochi minuti dopo: era riuscito a sentire le sue urla da molti chilometri di distanza, e non era sicuro che c'entrasse il suo udito da vampiro. 

Si precipitò su di lei e la trascinò sulla strada, il più lontano possibile dalle fiamme. Si morse in automatico il polso e le intimò di bere, ma lei non riusciva a sentirlo. 

"Danaë, bevi! Bevi!"

Niente. Neanche il suo corpo rispondeva, quindi Damon si morse di nuovo nello stesso punto dove ormai la ferita si era richiusa e le aprì le labbra con le dita, forzandola a bere. Le versò un bel po' di sangue per essere sicuro che sortisse l'effetto desiderato, mentre il liquido colava prolisso dai lati della bocca delineando macabri disegni sulle guance. 

"Forza ragazzina, svegliati!" sussurrò Damon. 

Lei parve quasi sentirlo perché dopo poco emise un respiro profondo e i suoi occhi si spalancarono di colpo. Il sangue aveva fatto il suo sporco lavoro. Il vampiro si rasserenò leggermente. 

"Damon"

"Ma cosa diavolo è successo qui?" disse.

"Damon.. Portami via, portami via. C'è qualcuno" lo supplicò debolmente.

Danaë non fece neanche in tempo a finire la frase che il vampiro si accasciò davanti a lei: sembrava in preda ai dolori più atroci, si teneva la testa tra le mani mentre cercava di non urlare. Strinse gli occhi e mise a fuoco una figura familiare dietro di lui. Appena realizzò che stavano facendo del male a Damon, dentro di lei montò una rabbia furiosa che non ricordava di aver mai provato. Si alzò sulle ginocchia andandosi a posizionare davanti al vampiro, facendogli da scudo. Provò di nuovo ad usare le sue mani, sperando vivamente che quella misteriosa luce sarebbe accorsa in suo aiuto, e poi successe di nuovo: non solo dalle sue mani si sprigionò un raggio di luce che colpì l'uomo di fronte a lei, ma la sua voce emise un'altro urlo così forte da infrangere i vetri delle auto dietro di lei. Gli occhi dell'uomo cominciarono a saguinare. 

Damon a quel punto era fuori dal controllo del mago e poté muoversi liberamente. Non ci mise molto a raggiungere il misterioso forestiero, che in meno di due secondi si ritrovò senza testa. La ragazza si sorresse sugli avambracci, si sentiva molto debole, ma allo stesso tempo ardeva dentro di sè. L'ultima cosa che vide prima di svenire nuovamente furono gli occhi color ghiaccio di quel vampiro che la osservavano con curiosità e..cos'altro, gratitudine? 

"Andiamo via.." disse un'ultima volta.

Lui la guardò, la scrutò attentamente e nei suoi occhi vide dolore, un dolore avvolto dalle fiamme: i suoi occhi da verde cinabro erano diventati quasi di giada, le pupille dilatate, i bulbi arrossati. Lo stava implorando, l'inquietudine della sua voce non lo fece tentennare neanche un attimo. Prese in braccio il corpo della ragazza, che intanto non aveva smesso neanche per un secondo di stringere il grimorio a sé, e la portò via, correndo nella notte. Damon era spiazzato. Quella ragazzina gli aveva appena salvato la vita.

 

All'alba l'incendio cessò con il suo lungo e lento divorare. Ciò che rimase il giorno dopo del negozio e della casa della giovane strega era nient'altro che un cumulo di cenere e braci.

 

 

Quando Danaë si svegliò, si rese conto di essere di nuovo avvolta da quell'odore così rassicurante che molte notti prima l'aveva cullata in un sonno profondo. Si guardò intorno e poi vide la figura di Damon in piedi davanti a un lato del letto, quello che doveva essere il suo letto.

"So che il mio letto è il più comodo, ma non devi per forza quasi morire ogni volta per entrarci, ragazzina" disse il vampiro con uno sguardo malizioso. Lei s'imbarazzò, pregando di non diventare rossa. 

"Mi dispiace, io non.. Me ne vado subito" si affrettò a dire e si mise a sedere togliendosi le coperte di dosso. In quel momento si rese conto che la sua mano era guarita, la ferita completamente scomparsa. Così, come un tuffo al cuore, il ricordo di ciò che era successo la notte prima tornò ad essere limpido come non lo era mai stato. 

"E dove andrai? Non c'è.."

"Damon, ma che tatto! - lo riprese Bonnie a denti stretti, entrando in quel momento nella stanza - Danaë, tesoro, come ti senti?"

"L'incendio… Non c'è più niente?"

"Tesoro, mi dispiace. Quando siamo arrivati non c'era più nulla da fare.."

"Ma tu, tu potevi!" urlò a Bonnie.

"L'ho fatto Danaë, ho spento l'incendio, ma.. Il fuoco si era esteso troppo"

"Già.. Capisco" disse, poggiandosi alla spalliera del letto totalmente affranta, svuotata. Era tutta colpa sua. Pensò che aveva ufficialmente deluso l'unica persona a cui era mai importato qualcosa di lei. Non era stata capace di salvare quel posto. Aveva pensato solo a se stessa. 

"Cosè successo lì dentro?" chiese Damon dopo qualche minuto lasciandole il tempo di metabolizzare la cosa.

"Hai appiccato tu ..?"

"No - disse lei spostando il suo sguardo furioso su Stefan, che intanto si era aggiunto alla conversazione. Quello sguardo fece sì che rimanesse sulla soglia della porta - Non ho causato io l'incendio" precisò.

"Scusami, credevo che stessi provando gli incantesimi del grimorio" disse Stefan abbassando il capo. 

"Qualcuno mi ha chiusa dentro dall'esterno e poi ha appiccato il fuoco"

"Chi?"

"Un cliente molto curioso. Guardava con molto interesse il grimorio - lo indicò sul comodino - Non so chi diavolo sia" 

"È senz'altro uno stregone" asserì Bonnie.

"Già, lo avevo capito - disse la ragazza con lo sguardo basso - Quell'uomo voleva uccidermi, perché? " chiese agli altri.

"Penso che ti reputino importante, importante per noi" pensò Stefan ad alta voce.

"E qui arriviamo al punto: come hai fatto a uscire di lì? Perché dovresti essere tanto importante?" chiese Damon.

"Io non lo so. Ho sentito la voce di..la sua voce che mi diceva di uscire, che avrei saputo cosa fare. Ma io non facevo che gridare e gridare e poi dalle mie mani è uscita della luce bianca. Ho capito d'aver frantumato il vetro della porta, ma non so come. Non ho pronunciato nessun incantesimo, non ne ricordavo nessuno in quel momento.."

"Come quando mi hai tolto di torno quel mago" minimizzò Damon. 

Alle parole della ragazza, Bonnie sgranò impercettibilmente gli occhi. Neanche a dirlo Damon se ne accorse. 

"Cos'è quella faccia Bon-Bon?"

Lei provò a parlare un paio di volte, ma non trovava le giuste parole per spiegarsi. Poi vide del sangue raggrumato sui lobi delle orecchie di Damon e la sua ipotesi d'un tratto non sembrava più tanto infondata. 

"Lei è una banshee

"Una cosa?" dissero in coro Damon e la ragazza.

"Una banshee, uno spirito urlante"

"Ma io sono umana!" protestò la ragazza.

"Bon-bon spiegati un po' meglio" disse Damon.

"Ecco, queste creature sono degli spiriti di donne urlanti, piangenti. Le loro urla possono ferire o peggio uccidere all'istante - disse Bonnie indicando le orecchie di Damon - è per questo che hai sanguinato"

Damon se ne rese conto solo in quel momento. 

"Ma io non me ne sono accorto, non ho provato dolore"

"Questo perché le sue urla non erano indirizzate a te, se lo fossero state saresti morto"

In tutto questo la ragazza rimase in silenzio, strane sensazioni si accavallavano dentro di lei una dopo l'altra.

"Quello che non mi spiego però è come mai riusciamo a vederla" continuò Bonnie.

"Perché?" chiese Danaë.

"Perché solo gli esseri umani in procinto di morire riescono a vederle" le rispose.

"Sì, ma noi non siamo 'umani' - interruppe Stefan - e lei non è soltanto una banshee" affermò Stefan collegando tutti i puntini immaginari nella sua testa.

"Ma certo. Lei ha dei poteri, poteri che non c'entrano niente con questi esseri" si rese conto Bonnie, dandosi mentalmente della stupida. Poi corse di sotto a prendere uno dei volumi antichi e ritornò tempestivamente dagli altri. Sfogliò il libro velocemente fino a trovare ciò che cercava. Gli altri intanto venivano divorati dall'ansia, soprattutto la ragazza:

"Ehi? Io sono qui, potreste spiegarmi?"

"Quando eri intrappolata tra le fiamme, sono state le tue urla a mandare in frantumi il vetro. Quella luce bianca che hai detto esserti spuntata dalle mani non fa parte dell'essere una banshee. Credo che tu sia un misto tra due cose diverse, un essere molto potente che non camminava su questa terra da molto, molto tempo.." disse Bonnie, alquanto preoccupata.

Poi abbassò gli occhi sul libro e condivise con il gruppo ciò che sapeva riguardo alla creatura:

"Hadassah era il nome della prima, e dalle fonti pare anche l'unica, ibrida. Questa donna visse nel medioevo in Turchia ed era metà banshee e metà vila. Le vile sono delle streghe dei boschi che possono essere sia benevole che malevole, secondo le fonti slave. Qui dice solo che questa creatura era capace di uccidere e curare gli uomini a suo piacimento, di rinvigorire la natura. Nonostante la mancanza di informazioni più dettagliate, ho la netta sensazione che chiunque abbia attaccato Danaë sapeva chi o cosa fosse davvero"

"Come diavolo faceva a saperlo? Neanche lei sa che cosa è" disse Damon con una punta d'apprensione. 

"Non ne ho idea, Damon. Forse la spiavano da un po', non ho idea di come facessero a sapere tutte queste cose. Tua nonna ti aveva per caso accennato qualcosa di tutto ciò?" provò a chiedere alla ragazza.

"No.. Mi ripeteva quanto io fossi speciale, ma credevo intendesse dire quanto io fossi preziosa per lei. Non credo che lei fosse a conoscenza di tutto questo.. oppure sì?" chiese retorica.

"Aspettate, ricordo d'aver letto delle banshee: loro sono creature immortali, non invecchiano, non si feriscono. Danaë è mortale, come fa ad esserlo?" chiese dubbioso Stefan.

"Non ne ho idea. Suppongo che essere un ibrido rimescoli le carte in tavola" ipotizzò la strega.

"Ma anche queste vile devono essere esseri soprannaturali, immortali"

"Lo so Stefan, ma in qualche modo lei è entrambe le cose. È innegabile che possieda poteri magici, ricordi le ustioni di Damon? Una semplice banshee non ne sarebbe stata capace"

"Dev'essere una sorta di ibrido nell'ibrido" disse Damon pensando tra sé e sé.

"Suppongo di esserlo.." confermò tentennante la ragazza, ancora piuttosto confusa.

"Hadassah era un'immortale: qui dice che fu uccisa con un'arma speciale anche se non ne vengono specificate le modalità. Danaë è mortale, questo vuol dire che è la prima della sua specie" riflette la strega.

"Aggiungeteci anche che è una veggente.." continuò Stefan.

"Lei è.. unica" realizzò Bonnie concludendo con un mezzo sorriso. Pensò che quella ragazza doveva essere spaventata a morte in quel momento.

"Chi l'avrebbe mai detto, eppure sembrava solo una semplice ragazzina" disse Damon per smorzare la tensione. 

"Ok, tutto questo è fantastico. Ogni giorno le cose qui migliorano sempre di più" disse Danaë sull'orlo di un'evidente crisi di nervi.

"È Mystic Falls, tesoro. Ti avevo avvertita" rispose Damon.

"Danaë, riusciremo a capire come affrontare questa cosa. Non è impossibile"

"Lo credi sul serio? È vero, non ho avuto più visioni, ma lì fuori c'è qualcuno che vuole uccidermi. Perché sta succedendo tutto ora? Non capisco" la ragazza prese a torturarsi le dita.

"Te lo dico io perché: c'è qualcuno che è arrivato in città e che adesso - sottolineò quelle parole guardando Stefan - ha fatto la sua prima mossa. Ed è senza ombra di dubbio un affronto. Ci hanno attaccati, ora tocca a noi, fratellino"

"E da cosa proponi di partire?" rispose il diretto interessato.

"In effetti, io ho visto chi mi ha attaccata, abbiamo una traccia"

"Sì, ma non possiamo fare un incantesimo di localizzazione se non abbiamo nulla di suo e l'altro è morto" rispose Stefan. 

Damon sbuffò, odiava sentirsi impotente. Aveva una gran voglia di spaccare sopraccigli, l'aveva avuta per tutto il giorno. 

"E invece lo abbiamo - disse la ragazza con un sorriso un po' malefico - Quel tizio che poi è scappato è quello che dei due ha comprato degli articoli in negozio. Bonnie, secondo te le monete con cui ha pagato potrebbero andare bene?" 

La strega ci pensò su un attimo.

"In teoria sì. È sufficiente che la persona abbia anche solo toccato un oggetto per rintracciarlo"

"Allora usiamo le monete" disse l'altra convinta. 

"Astuta - disse Damon, poi si rivolse a Stefan - fratellino, oggi hai la giornata libera, almeno finché non sapremo dov'è il bastardo. Vado a recuperare le monete, voi trovate un modo per combatterlo. Ma ti prego, tu prima fa una doccia, sembri un minatore e puzzi anche come uno di loro" disse prendendo in giro la ragazza che era ancora ricoperta di fuliggine. 

"Apprezzo il tuo aiuto Damon, ma sei davvero uno stronzo" scattò in piedi Danaë, dirigendosi verso il bagno.

"Ma sì, usa pure il mio bagno. Prego" 

"Grazie" rispose lei stizzita. Quell'uomo era davvero esasperante.

Non aveva più una casa. Non aveva più un lavoro. E come se non bastasse quel vampiro le faceva pesare anche il fatto di essere lì. E il bello è che era stato proprio lui a portarcela. Doveva andarsene il prima possibile, non voleva né poteva essere un peso. Aveva ancora una sua dignità personale. Ma prima di farlo, aveva davvero bisogno di una lunga doccia calda.

 

 

Note:

Questo è il mio capitolo prima dell'ufficiale finale della serie che andrà in onda domani notte. Volevo pubblicarlo prima della messa in onda come omaggio a una grande serie, che seppur con alti e bassi (e allungamenti vari, diciamocelo) ha saputo stregarmi e ispirarmi.
Grazie di tutto TVD, It's been a hell of a ride.

Grazie mille a tutti coloro che leggono e alla gentilissima lucy stoker che recensisce ogni capitolo!

-kuutamo

  
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