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Autore: nikita82roma    10/03/2017    3 recensioni
È la mattina del funerale di Montgomery. Kate si sta preparando per andare al distretto dove si incontrerà con gli altri prima di andare al cimitero. Riceve, però, una telefonata che cambierà la sua vita.
Genere: Angst, Sentimentale, Triste | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Kate Beckett, Rick Castle | Coppie: Kate Beckett/Richard Castel
Note: What if? | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate | Contesto: Terza stagione
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I paramedici lo avevano spostato di peso, gli avevano dato una spinta e lui era finito seduto sull’erba. Non li aveva sentiti arrivare, né la sirena dell’ambulanza ferma a poche decine di metri da loro, né le urla degli uomini che lo intimavano a togliersi di mezzo. Continuava a guardare il volto di Kate con gli occhi chiusi a tenerle la mano che era inerme nella sua. Forse anche Lanie gli aveva detto qualcosa ma non l’aveva sentita o meglio, l’aveva sentita ma non aveva capito. Non riusciva a capire nulla. Pensava solo a Kate e alle sue parole. Il bambino? Quale bambino? Che cosa voleva dire il nostro? Non poteva essere quello che pensava, sicuramente Kate voleva dire altro e non era riuscito a farlo. Doveva essere così. Doveva per forza essere così.

Sentì una mano sulla spalla e si girò con un movimento troppo rapido che se non fosse stato già a terra sarebbe caduto.

- Signore, lei sta bene? - Una donna bassa e grassottella con una divisa azzurra lo stava guardando attenta. - Signore, mi ha capito? È ferito?

- Io… - si guardò le mani sporche di sangue, del sangue di Kate, poi guardò ancora la donna con lo sguardo perso - sì io sto bene… Non sono ferito… io no… io…

- Castle! Stai bene? - Anche Ryan si era avvicinato a lui ed ora erano già troppe le persone intorno da seguire. Lo guardò spaesato, così come aveva guardato l’infermiera.

- Sto bene. - Ripeté provando ad essere più convincente senza riuscirci molto.

- Signor Castle, dovrebbe venire in ospedale a farsi controllare. - Gli suggerì la donna.

- No… no…io… Beckett! Devo andare da Beckett! - Guardò Ryan come a supplicarlo di portarlo da lei ma l’irlandese scrollò le spalle.

- L’hanno portata in ospedale. Lanie ed Esposito sono con lei.

Rick annuì poco convinto.

- Signor Castle, venga con noi. La portiamo in ospedale così potremo controllarla. Poi potrà aspettare notizie della sua amica.

Lo portavano in ospedale, in ospedale c’era Kate. Ok. Poteva andare. Si rialzò con cautela aiutato da Ryan e vide che Martha ed Alexis stavano correndo verso di lui che nel frattempo era stato preso sottobraccio dall’infermiera e lo stava conducendo verso l’altra ambulanza.

- Papà! - Sentendo la voce di sua figlia Rick si voltò e le chiese di aspettare.

- Ehy, va tutto bene! - Provò a rassicurarla.

- Papà ma sei ferito! - Urlò la ragazza vedendo il sangue.

- No… non è mio… è… Devo andare Alexis, vado in ospedale, da Kate. - Diede un bacio sulla fronte alla ragazza e si scambiò un’occhiata con sua madre che aveva capito quello che Rick voleva, tenere Alexis lontano da tutta questa storia. La donna mise le mani sulle spalle delle nipote per tenerla vicino a se.

- Kevin, ci pensi tu a loro? - Chiese all’amico che benché volesse andare anche lui in ospedale, si prestò per accompagnare le due donne a casa.

 

Aveva risposto a tutte le domande che l’infermiera gli aveva fatto mentre stavano andando in ospedale: nome, cognome, età, professione, familiari e così via. Aveva quindi scoperto che il suo collega era un suo fan e aveva cominciato anche lui a fargli domande, ma su Derrick Storm, il suo personaggio preferito. Loro, invece, non rispondevano a nessuna delle sue, che poi erano tutte uguali e riguardavano tutte la stessa persona: Kate.

Una volta arrivati in ospedale si era fatto visitare fin troppo pazientemente per i suoi gusti, alla fine aveva firmato qualche foglio e aveva lasciato quella stanza dove tutti pensavano solo a sparargli luce negli occhi e fargli domande stupide. Stava bene. Non gli era successo niente, non fisicamente.

Uscito da lì aveva chiamato Lanie ma non gli aveva risposto, aveva provato con Javier ed era occupato. Ebbe un gesto di stizza, avrebbe voluto scaraventare via il suo telefono e girare palmo a palmo quell’ospedale dove nessuno sapeva niente, nessuno gli diceva nulla. Poi riconobbe vicino all’entrata una figura familiare: Esposito era al telefono e si stava slacciando la cravatta e i primi bottoni della camicia di quell’uniforme nera che aveva visto per così poco tempo e già odiava. Gli si parò davanti con uno sguardo carico d’urgenza e come il detective lo vide chiuse rapidamente la telefonata.

- Beckett? - Chiese Castle con la voce carica d’angoscia.

- La stanno operando. Ha perso molto sangue e… Era vicino al cuore. - Rick si mise una mano davanti alla bocca stringendosi il viso con rabbia.

- Ehy Castle, hai del sangue sul volto. - Gli disse Javier osservandolo preoccupato e Rick si guardò le mani ancora sporche di sangue.

- Dov’è? - Castle parlava a monosillabi.

- Ultimo piano. Ci sono Lanie ed il padre di Kate.

Annuì e si avvicinò agli ascensori.

- Ce la farà Castle, Beckett è forte.

Rick si voltò ed annuì ancora all’amico che era di nuovo al cellulare.

Arrivato all’ultimo piano la prima cosa che vide quando l’ascensore si aprì fu l’insegna del bagno. Entrò trovandolo vuoto e ne fu grato. Si lavò con rabbia le mani vedendo il lavandino riempirsi di gorghi rossi sempre meno intensi man mano che il sangue scivolava via dalle sue mani. Quando furono pulite si gettò una grossa quantità di acqua sul volto, una scusa per piangere. Ma non riusciva più a fermarsi. Voleva uscire da lì, raggiungere Lanie, sapere cosa stava accadendo, ma aveva paura e quelle parole di Kate gli rimbombavano nella mente senza sosta, insieme al suo sguardo con quella disperata richiesta d’aiuto e la sua mano che l’aveva stretta fin quando aveva potuto.

Si impose di smettere. Chiuse l’acqua e prese qualche fazzoletto dal dispenser per asciugarsi ed uscì a testa bassa dal bagno urtando un uomo che anche lui senza guardare davanti a se stava entrando. Vide Lanie appoggiata al muro alla fine di un corridoio vicino a delle porte chiuse.

- Come sta? - Gli chiese saltando tutti i convenevoli.

- Non ci hanno detto nulla. Stiamo ancora aspettando. - La dottoressa stringeva un fazzoletto di carta ormai fatto a brandelli.

- Lanie… ti devo chiedere una cosa… riguarda Beckett. - Lanie alzò lo sguardo per aspettare la sua domanda. - È incinta?

- Cosa? Castle come ti viene in mente una cosa del genere? - Gli chiese shockata

- Non ti ha detto niente? 

- No! Ma perché?

- Quando è stata colpita io… mi sono buttato su di lei e mi ripeteva “il bambino” e poi… - Rick non riuscì a tenere le lacrime.

- Non so nulla Castle, anche se fosse non mi ha detto nulla. - Lanie non sapeva cosa dire, possibile che Beckett fosse incinta e non le aveva detto nulla? Eppure lei era la sua migliore amica, credeva che avrebbe saputo una notizia del genere.

- Novità? - Rick e Lanie si girarono verso un uomo che si avvicinava a loro lentamente.

- No, signor Beckett nessuna. - Gli disse Lanie mentre l’uomo si sedeva stancamente su una delle sedie ordinatamente disposte lungo il corridoio salutando con un cenno della testa Castle che ricambiò il saluto e poi rimasero tutti e tre in silenzio e in attesa ed ogni volta che sentivano le porte aprirsi alzavano lo sguardo verso la porta, interrogando solo con gli occhi chiunque usciva, ma tutti gli facevano segno che loro non potevano parlare o dirgli nulla, solo un ragazzo si era degnato di avvisarli che ancora la stavano operando, ma presto sarebbe uscito un medico per parlare con loro. Castle provò ad autoconvincersi che era positivo. Se la operavano voleva dire che era viva e che stava lottando, Beckett non si sarebbe certo arresa.

- Signor Beckett! - Un medico li raggiunse nel corridoio e quando si sganciò la mascherina sia Rick che Lanie riconobbero nell’alta figura del giovane dottore, Josh il fidanzato di Kate. Jim si alzò e lo raggiunse.

- Allora? - Chiese al dottore con il quale era in evidente confidenza.

- Ci sono state delle complicazioni, però ora l’abbiamo stabilizzata.

- Complicazioni? - Chiese il padre di Kate preoccupato. Josh gli fece un cenno per allontanarsi ed evitare di parlare davanti a Castle e Lanie, ma Jim non si mosse. - Quali complicazioni Josh?

- Ehm… Kate è incinta. Aspettiamo un bambino. - Il dottore diede la notizia visibilmente emozionato e felice, Jim invece era sorpreso e non sapeva cosa dire, si voltò verso Castle e Lanie che si erano guardati tra di loro.

- Voi lo sapevate? - Chiese l’uomo ai due 

- Kate mi stava dicendo qualcosa appena è stata ferita. - Sospirò Rick mentre la dottoressa faceva cenno di no con la testa.

- Perché tu eri lì eh? È tutta colpa tua se Kate è stata ferita, te ne rendi conto! - Josh si era avventato su Rick prendendolo per il bavero della giacca e sbattendolo al muro. Rick era arrendevole nelle sue mani, perché dentro di se era consapevole che il dottore aveva ragione, era colpa sua. - Tu e tutte le tue stupide idee! Sei contento ora scrittore, eh? La mia ragazza e mio figlio stanno rischiando la vita per colpa tua!

Quelle parole colpirono Castle più di quando il dottore non stava facendo fisicamente. Kate era la sua ragazza ed aspettava suo figlio. 

- Mi dispiace. - Sussurrò Rick a denti stretti

- Ti dispiace eh? Ora ti dispiace! Vattene via Castle, qui non sei benvenuto. - Josh lasciò Castle spingendolo via. - Vattene scrittore! Lasciaci in pace!

- Ora basta Josh! - Lo fermò Jim. - Non è Castle che ha sparato a Kate e lei è di là che sta lottando per la sua vita e per quella di vostro figlio e tu non hai niente di meglio da fare che prendertela con lui? È mia figlia quella che è lì dentro Josh! Mia figlia! Fai l’uomo e non il ragazzino che si mette a litigare per gelosia!

Josh abbassò la testa e tornò dentro, mentre Castle stava salutando Lanie.

- Può rimanere, Castle. Sono sicuro che Katie vorrebbe così. - Gli disse mettendogli una mano sulla spalla prima di tornare a sedersi e invitando Rick a prendere posto vicino a lui. Castle occupò una sedia lasciandone una vuota tra lui e Jim, la giusta distanza pensò. 

Così Kate era veramente incinta. Di Josh, ovviamente, era il suo fidanzato. Perché doveva pensare il contrario? Per quel “nostro” detto da Kate un attimo prima di perdere i sensi? Poteva aver capito male, poteva essere stata lei a voler dire altro, magari nello shock era convinta di parlare con Josh. Però lo aveva chiamato per nome, lo aveva chiamato Rick. Non lo aveva chiamato nemmeno Castle. Rick, come quella notte, quell’unica meravigliosa notte, troppo bella per essere vera, troppo perfetta per lui che si era svegliato nel cuore della notte assalito dalle sue paure e dai sentimenti che lo stavano dilaniando. Era rimasto a guardarla fino all’alba con la timida luce di un abat-jour rimasta accesa in fondo alla stanza senza che loro ci facessero caso. Una notte bella e perfetta come lei. Con quante donne era andato a letto nella sua vita? Non voleva vantarsi, certo, ma erano tante ma con nessuna aveva mai provato quello che aveva provato con lei in quell’unica notte. L’amava, Dio se l’amava, e non sarebbe riuscito con lei a svegliarsi nello stesso letto, salutarsi e sentirsi dire che era stata una notte divertente, essere ringraziato e poi via, come se nulla fosse. No. Non poteva svegliarsi quella mattina con lei, perché lui avrebbe voluto baciarla quando apriva gli occhi ed il suo ego non avrebbe accettato un rifiuto. Se ne era andato quindi, facendo finta di dormire nella sua stanza, facendo finta di niente, era più facile, più vigliacco, ma l’unico modo per sopravvivere. Kate stava con Josh. Meglio fare finta di nulla, che quella notte non ci fosse mai stata, che essere considerato il diversivo di una serata noiosa. Questo lo poteva accettare da chiunque, non se ne era mai lamentato, ma non da lei e quando vide che anche Beckett si comportava come se quella notte non fosse mai esistita, si era convinto che aveva fatto la scelta giusta, anche se lui quella notte non se l’era mai dimenticata.

- Signor Beckett? - Una giovane infermiera con la voce pacata si era portata davanti a Jim - L’operazione è finita. Stanno portando sua figlia in camera di rianimazione. Se vuole tra poco può andare a trovarla, ma per qualche ora ancora non si sveglierà. C’è il dottor Davidson con lei.

Jim ringraziò la ragazza dopo che lei gli aveva ripetuto ancora una volta il numero di stanza. Scesero tutti al settimo piano cercando la stanza numero 47. Lanie e Castle si fermarono davanti al vetro, mentre Jim assistito da una delle infermiere del piano, indossava il camice e la mascherina per raggiungere la figlia. Rick, invece, fissava Josh seduto vicino a Kate che le teneva la mano e di tanto in tanto le accarezzava la fronte. Avrebbe voluto esserci lui lì. Ma lui non era niente, era Josh il suo ragazzo ed il padre di suo figlio. Questa cosa ancora faticava a metabolizzarla.

   
 
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