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Autore: Ammie    11/03/2017    2 recensioni
Una storia che emoziona, che appassiona, che fa sorridere, che fa sognare e che ha a che fare con la cucina.
Sto parlando di Tadashi e Akira. La loro storia vissuta dal punto di vista della ragazza, che seppur con un temperamento aggressivo si sente persa negli occhi scuri del fidanzato.
Tra i veloci battiti dei loro cuori si presenteranno vari ostacoli, alcuni molto difficili da superare. Solo di una cosa sono certi: del forte amore che li lega...
Riusciranno a restare uniti oppure si arrenderanno alle prima difficoltà?
Genere: Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Akira Todo, Tadashi Karino
Note: Lemon | Avvertimenti: nessuno
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La nostra notte stellata.
 
 
-Che diavolo pensi di fare alla mia ragazza?!-
All’improvviso si sentì libera. Aprì gli occhi solo per vedere Tadashi che lo staccava a forza da lei, facendolo cadere a terra con un pugno in pieno volto. Non l’aveva mai visto così arrabbiato. Era davvero furente, accecato dall’ira. Lo vide abbassarsi e dargli un secondo pugno, poi un terzo…
-Ta… Tadashi- lo chiamò piano.
Al suono della sua voce si rialzò e andò verso di lei, prendendola tra le braccia e stringendola a sé. La guardò negli occhi, per studiare fino a che punto quell’essere l’avesse spaventata. –Ssh… Sono qui con te- disse, riportandola tra le sue braccia.
A quel punto, Akira liberò un pianto che non sapeva nemmeno di avere trattenuto così a lungo.
 
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-Sig.ra Karino, la prego…-
-Mi dispiace, Akira, ma Tadashi ha attaccato un ragazzo. Se gli permettessi di partecipare al ballo, che messaggio lancerei? Non posso lasciar correre solo perché è il figlio della preside, capisci?-
La ragazza provò a obbiettare, ma Tadashi la interruppe. –Akira, non fa niente- alzò le spalle, mantenendo lo sguardo verso il basso. Non appena uscirono dalla stanza, riprese parola. –E poi è solo un ballo. Ci saranno molte altre occasioni, vedrai-
Era sconsolata. -Lo so, ma era il nostro ballo-
-Ehi- si piazzò di fronte a lei, allacciando lo sguardo. –Ti divertirai anche senza di me. Credi che gli altri ti lasceranno in un angolo senza far niente?- rise. –Probabilmente ti faranno ballare fino allo sfinimento!-
Akira annuì distrattamente. Si era spaventata molto per il comportamento di Shou ma ora, in compagnia del suo ragazzo, si era tranquillizzata: il giorno prima l’aveva portata a casa, stringendola e mormorando parole dolci e affettuose. Le aveva dato una bevanda calda e aveva scelto un vecchio film mentre, sdraiati sul divano, le accarezzava piano i capelli. Non voleva rimanere sola al suo ultimo ballo scolastico, ma in quel momento non sapeva che cosa fare. Non osava far nulla, né raccontare al padre il vero motivo dell’occhio nero di Shou, né svelare ai suoi amici il perché dell’assenza del suo ragazzo. Triste, si avviò alla limousine senza dire altro. Senza nemmeno guardarlo un’ultima volta prima del ballo.
 
Akira non si stava divertendo. Tutti erano allegri, sorridenti e vivaci, ma nonostante la musica ritmata, gli addobbi sfarzosi e l’atmosfera gioviale, dentro di sé provava solo una grande tristezza. Prima c’erano stati nervosismo e irrequietudine, ora… Si guardò intorno: i suoi amici stavano già ballando, mentre lei era appoggiata a un muro, accanto al tavolo degli stuzzichini. Stava sorseggiando il suo drink con lentezza, sperando che nessuno si avvicinasse per parlarle o le chiedesse di ballare. Le mancava Tadashi: questa avrebbe dovuto essere la loro serata, ma a causa di Shou il suo ragazzo non era lì con lei a chiamarla donna orso, a stringerla o a rubarle qualche bacio. Non aveva nemmeno comprato quel bel vestito di pizzo, così sensuale e perfetto per una serata come questa.
-Che cosa ti sei messa addosso?-
Si voltò verso la voce che l’aveva strappata ai suoi pensieri. –Lydia… Ehi…-
La rossa mise le mani sui fianchi. –Rispondi alla mia domanda-
-Non ho cattivo gusto, dai- disse, esasperata. Si guardò. Il vestito che indossava non era male, ma forse era troppo semplice, in confronto a quella meraviglia che aveva provato alla boutique.
Lydia cercò di trattenere una risata. -Lasciamo perdere. Come mai non stai ballando?-
-Non ne ho alcuna voglia. Sinceramente non vedo l’ora di tornare a casa-
-Akira! Non puoi andartene sul più bello!-
Si girò nuovamente, restando sconvolta dalla bellezza della voce di Megumi. Sgranò gli occhi. –Stai parlando…?-
-Ha voluto lasciare a casa la sua lavagnetta, solo per questa sera- intervenne Yahiro. –E per rispondere alla tua domanda, Lydia, ha passato l’ultima ora appoggiata a questo muro. Non credo ci sia nulla di peggio-
-Te l’ho detto che non mi va di ballare- Akira alzò gli occhi al cielo. Qualcosa di peggio c’era: stare a sentire i suoi amici lamentarsi della sua serata penosa, quando l’unica cosa che voleva fare era non pensare alla suddetta serata penosa. –E poi, Megumi, non me ne sto andando adesso. Magari tra un po’…-
-Non pensarci nemmeno!- stavolta fu la rossa a parlare. –Non ti lascerò qui a fare la statua. Tu adesso vieni con me e stai zitta. Mi hai capita?-
Non osò protestare a quel tono autoritario, a cui non era abituata. Nessuno dei tre osò parlare. Rimase in silenzio mentre veniva trascinata lontano dalla sala, dalla musica, vedendo i suoi amici diventare sempre più piccoli, ancora con un’espressione attonita in volto. Uscendo dall’edificio, tentò di parlare all’amica. –Dove stiamo andando?-
Rise. -A fare shopping. Mi pare ovvio-
-A quest’ora i negozi sono chiusi- obbiettò. –E poi, tu non partecipi al ballo? Non avevi qualcuno che…-
-Akira, smettila- il tono che aveva usato era triste e sofferente. –A quanto pare sono diventata una collezionista di due di picche- sospirò, fermandosi a pochi metri dal cancello dell’istituto e guardandola negli occhi. –Ma non credere che mi arrenderò. Stavolta lo conquisterò- disse, per poi guardare alle spalle dall’altra. –E tu che ci fai qui?-
Non appena Akira capì a cosa si stava riferendo, sobbalzò. –Shou?-
 
-Va bene. Ti aspetto in auto. E tu- puntò il dito contro il ragazzo dall’occhio nero. –Fa’ presto. Non abbiamo tutta la nottata-
Rimasti soli, Akira prese parola, sempre mantenendo una certa distanza. –Allora, di cosa volevi parlarmi?-
Il moro sorrise debolmente. –Scusa. Non so che altro dire- guardò a terra, sinceramente dispiaciuto. –Non so cosa mi sia preso… Ma non ti devi preoccupare-
-Ah no?- serrò i pugni, alzando la voce. –Credevo fossi mio amico. Come hai potuto fare una cosa del genere? È stata una fortuna che Tadashi ti abbia fermato-
-Lo so. Me ne rendo conto solo adesso. Ed è per questo che sono venuto a cercarti- le porse una lettera.
Akira la aprì. -Australia? Stai partendo?-
-Mi hanno proposto un’ottima offerta ed ho accettato. Volevo dirtelo, ma poi… Non lo so, quel vestito mi ha fatto perdere la testa. Non è una giustificazione, ma eri mozzafiato- riprese la lettera e sospirò nervosamente. -Sono innamorato di te, Akira. Da tempo, ormai. Ma so già che il tuo cuore appartiene a un altro-
-Shou…- si morse il labbro. Da bambina aveva sognato così tante volte questo momento, ma ora aveva il cuore così pieno di Tadashi, delle sue risate, dei suoi baci, delle sue parole, che non poteva rispondere a quella dichiarazione. –Hai ragione, appartiene a qualcun altro-
-Mi dispiace per il mio comportamento. Spero tu possa essere felice e…- fece un passo verso di lei, le prese la mano e le baciò il palmo, sotto il silenzioso sguardo della ragazza. –Spero che un giorno potrai perdonarmi e magari tornare a essere mia amica- fece qualche passo indietro, per poi sparire dalla sua vita.
 
-Quindi se n’è andato?-
-Sì. Ha accettato un lavoro ed è andato via…-
-Lo rivedrai mai?-
Scese dall’auto, scrollando le spalle. –Chi può dirlo? Io…- disse, prima di restare sorpresa. –Hai fatto aprire la boutique a quest’ora della sera?-
Sbuffò sonoramente. –La smetti di lamentarti? Sto cercando di fare qualcosa di buono qui…-
Akira entrò nel negozio con passo tremante. Solo il giorno prima con Shou e Tadashi si era scatenata una vera e propria lite, mentre ora c’era Lydia, suscettibile riguardo un uomo misterioso e ancora un po’ acida con le sue battute. –Da quando t’interessano le buone azioni?- chiese, seguendola.
La rossa la ignorò completamente, cercando tra gli scaffali. -Dov’è il famoso vestito?-
Sospirò. Ultimamente lo faceva spesso. –Qui…- disse, porgendolo all’altra. –Che ne pensi?-
-Non si direbbe che l’abbia scelto proprio tu. Non con quella cosa addosso-
-Devo provarlo?- La guardò, anche se sapeva già la risposta.
-Vedo che inizi a capirmi-
 
Tadashi sospirò mentre ravvivava il fuoco dello chalet. Il ballo era iniziato da un paio d’ore e per non passare la serata a casa, tutto solo, aveva deciso di dormire nello chalet in cui aveva portato Akira qualche tempo prima. Lì almeno c’erano dei bei ricordi a tenergli compagnia, mentre a casa sua, nella sua camera, avrebbe pensato soltanto alla sua ragazza... E al piacere che aveva provato nel dare un pugno a Shou. Sorrise debolmente, seduto comodamente di fronte al fuoco. Avrebbe voluto stringere la sua dama e farla roteare a più non posso, ma gli eventi del giorno prima glielo avevano impedito. A quest’ora l’avrebbe già baciata almeno un paio di volte, l’avrebbe stretta a sé e si sarebbe beato della morbidezza di quel corpo. –Ah, Karino…- si disse. Già da un po’ di tempo desiderava la sua Akira, ma ultimamente le sue voglie e i suoi desideri si stavano trasformando sempre più in bisogni e necessità: le sue labbra, il suo morbido seno, le sue gambe... Tutte cose che voleva assaporare lentamente, con minuziosa cura. Arrossì, sbuffando. Doveva darsi una calmata, altrimenti non sarebbe riuscito ad addormentarsi tanto facilmente. Fortunatamente il suo cellulare prese a squillare, costringendolo a mettere da parte certi pensieri.
-Hikari?-
-Tadashi, sai dov’è finita Akira?-
Strabuzzò gli occhi. –Akira? Che vuoi dire?-
-Yahiro ha detto che Lydia l’ha trascinata via dal ballo e non risponde al telefono-
Non ci capiva più niente. -Io… Aspetta, qualcuno ha bussato- disse, mentre andava ad aprire. Ma non appena vide chi era alla porta tutto combaciò. –Non ti preoccupare, sono entrambe qui da me- continuò, chiudendo la telefonata.
La rossa parlò per prima, sfacciata come sempre. –Il tuo pacco è arrivato. E poi non dire che non faccio mai buone azioni-
La guardò tornare nell’auto e partire, prima di far entrare la sua ospite e posare lo sguardo su quella meraviglia semi trasparente che sembrava cucita sulle sue curve. Era deliziosamente arrossita, i capelli arruffati in modo sensuale. Spostò lo sguardo verso il basso. Del pizzo nero la ricopriva in una fusione così terribilmente sexy, che Tadashi dovette costringersi a tenere le mani a posto con tutte le sue forze. Il tessuto lasciava intravedere la pancia e le gambe, mentre nelle zone più intime si faceva più spesso, così da nasconderle. Non aveva mai visto nulla di così perfetto… Nemmeno i suoi piatti gli facevano venire l’acquolina in bocca quanto questa vista.
-Tadashi…-
Tornò ai suoi occhi, così carichi d’imbarazzo, ma allo stesso tempo così pieni di desiderio… Le sorrise. -Sei bellissima-
Sorrise di rimando. –Grazie-
-Dovresti mettere più spesso abiti del genere- disse, malizioso. Poi le prese la mano, avvicinandola di più al suo corpo, avvolti dall’intenso calore del fuoco nel camino. Non riusciva a staccarle gli occhi di dosso, tanto era bella…
 
Quando la prese per mano, un intenso brivido di piacere la scosse. Non pensava di poter desiderare tanto una persona, eppure in quel momento fremeva dall’idea di sentire quel corpo muscoloso contro il suo. Lo desiderava in modo più intimo da poco tempo, ma quel desiderio, da timido e innocente, era diventato rapidamente qualcosa di più bruciante. E quando fu tra le sue braccia, Akira lo accolse a braccia aperte, intrecciando le labbra con le sue, gemendo con lui, lasciandosi trascinare verso la camera da letto. Quando arrivarono al morbido materasso, i loro occhi s’incrociarono per un attimo, colmi di trepidazione ma anche di voglie nascoste, desideri sussurrati e tocchi finora soltanto sognati. Erano pronti. Erano innamorati. Erano in procinto di fare l’amore.
-Ti amo- mormorò Tadashi una volta nudo, sopra di lei, facendole sussultare il cuore per la dolcezza del tono che aveva usato.
-Ti amo anch’io- sussurrò Akira, gemendo di dolore e di piacere nel momento in cui il ragazzo le prese l’innocenza, ricoprendola di baci e parole di conforto.
I loro ritmi ben presto andarono all’unisono, dapprima in modo tenero e lento, poi in modo più veloce e passionale, con carezze, baci, e sguardi languidi che avevano atteso fin troppo. Poi, all’improvviso, il loro amore esplose in mille e più frammenti, facendoli raggiungere onde di puro piacere, lasciandoli entrambi sazi e ansanti, appagati ma indolenziti, in un connubio così perfetto che nel momento in cui tornarono a guardarsi, capirono subito che il loro amore sarebbe stato per sempre.

 
 
 
Fine

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