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Autore: paoletta76    12/03/2017    0 recensioni
Era cominciato tutto con un piccolo rimprovero innocente, detto col sorriso sulle labbra. E la risposta era stata col sorriso, ed una minuscola smorfietta. Una di quelle che solo lui le sapeva regalare.
Non avrebbe mai immaginato che quella risposta al pepe potesse nascondere qualcosa di più.
Genere: Drammatico, Introspettivo, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Nuovo personaggio
Note: Movieverse, What if? | Avvertimenti: nessuno
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Sei settimane prima
Sarah
 
Il primo ministro era apparsa contrariata, sulle prime, sentendosi annunciare dal lord ciambellano che il re era stato momentaneamente fermato da un piccolo malore.
- Se non le dispiace, può conferire con la regina.- aveva aggiunto lui, con un brevissimo inchino.
- Preferirei evitare.- aveva risposto quella, lasciando trasparire nella piega delle proprie labbra un chiaro non voglio più averci a che fare, con quella strega.
- Peccato..- Sarah aveva intrecciato le dita, comparendole davanti col migliore dei suoi sorrisi – io ci tenevo davvero tanto, a poterla conoscere di persona.
La donna era avvampata di rosso, perdendo per un istante tutte le parole.
- Mi.. mi perdoni.. Lady Sarah.. io- io non credevo che-
- Non si preoccupi. So abbastanza da poterla capire. Prego, si accomodi.- una stretta di mano, e s’era seduta di fronte a lei, su uno dei divanetti damascati del salone – le posso offrire una tazza di thè?
- Volentieri.. grazie.
La giovane s’era rivolta all’uomo comparso al proprio fianco, sempre sorridendo:
- Mr. Hoenisberg.. per favore, thè per due.
- Come desiderate, vostra maestà.- lui aveva risposto al sorriso, accennando un inchino.
- Posso suggerire quello alla menta, preparato in infuso diretto? E’ il mio preferito, nella nostra cucina lo preparano in modo davvero speciale.- lei s’era rivolta all’ospite, che aveva annuito.
- Fresh off the boat, vostra maestà? – l’uomo aveva intrecciato le dita, mantenendo quell’aria leggera e confidenziale.
- Se possibile. Grazie infinite.
- E’ un piacere.- quello aveva salutato con un altro brevissimo inchino, prima di scomparire e lasciare il posto, in una manciata di minuti, ad una ragazza in uniforme grigia ed al profumo del thè.
 
- Eccoci..- la giovane regina serviva l’ospite con le proprie mani, dopo aver congedato anche la cameriera con un grazie ed un sorriso – spero le sia gradito come lo è per me, dopo una giornata fra i documenti e gli obblighi politici.
- Lo è, vostra maestà. Grazie.
- Sarah può bastare. Sa, non mi sono ancora abituata neanche a sentirmi apostrofare come lady, eppure sono passati sei mesi, dal matrimonio..
- E’ come vivere una favola, vero?
- Già. Come avrà fatto, Cenerentola?
Avevano riso, leggere.
- Posso dirle la verità? – il primo ministro appariva sollevata, nel sorseggiare il proprio thè – sono felice, di poterla conoscere di persona. Non compare molto in pubblico, sulla sua persona ci sono migliaia di ipotesi, di discorsi, e questa sua riservatezza-
- Non amo mettere in piazza la mia vita privata, né sono mai stata il tipo da frequentare locali o feste; sono ancora relativamente a disagio, nelle occasioni mondane..
- Sangue nuovo a palazzo reale. Così la definiscono, gli antimonarchici. Non ama il lusso, vive in un alloggio sobrio e defilato, sfugge ai paparazzi e riesce a confondersi fra la folla. Ha chiesto al re di donare tre quarti del valore che avrebbe dovuto avere la sua tiara, accontentandosi di una più modesta. Si è parlato a lungo di questo particolare; in parlamento lo citano ancora.
- Sono una persona comune, non ho nulla di speciale.
- Ha dichiarato apertamente di non sentirsi degna della corona.
- Perché è così. Non intendevo dipingermi di falsa modestia. Io- avrà sicuramente visto la conferenza stampa dell’incoronazione di mio marito, o letto l’intervista su Vanity Fair di pochi giorni dopo. Ho passato la mia vita come precaria e povera, sono arrivata al chiedere l’elemosina in metro, ad accettare i lavori più umili. Sono solo una delle più piccole figlie del Regno Unito, baciata dal destino e dall’incontro con un uomo speciale, che non ha avuto paura di scendere i molti gradini che ci separano per tendermi la mano. Mi ha chiesto di restare alla sua destra e mi sono messa a piangere. Non credo di meritarlo neppure ora che vivo qui e porto il suo anello al dito.. non credo mi sentirò mai abbastanza, per lui.
- Mi perdoni se la penso diversamente. Io credo che il re abbia scelto con molta attenzione la propria compagna, e l’opinione è condivisa da parecchi, nel mio ambiente. Lei conosce bene il ruolo di lady consorte. Resta nella sua ombra, non cerca di apparire, promuove opere di carità e di aiuto nazionale, ogni giorno contribuisce all’immagine di suo marito ed a rafforzare il suo regno. Gli stessi antimonarchici affermano che se re Simon l’avesse conosciuta, avrebbe affidato a lei la corona senza passare da nessuno dei figli, e non avrebbe neppure ipotizzato un referendum per abolire la monarchia. Il principe Liam, in un’intervista dei giorni successivi alla morte di suo padre, ha affermato che il re credeva nello scegliere la voce del cuore. Gli sarebbe piaciuta.
- Credo sarebbe stato lo stesso per me. Un onore, un privilegio.
- Era una persona unica; non amava i riflettori, sapeva fare scelte coraggiose. Come decidere che il popolo ha diritto di scegliere sul mettere o meno la parola fine alla monarchia. Lei cosa ne pensa, in proposito? La famiglia reale appare fortemente contraria ad un’ipotesi del genere, da più fonti è trapelato il sospetto che dietro l’assassinio del re ci sia qualcuno interno al palazzo.
- Non so. Io su questo non posso giudicare. Mi sembra impossibile, non è naturale che in una famiglia le divergenze portino a soluzioni così estreme..
Un sospiro, a fermare le parole prima che diventassero troppe e compromettenti. La era stata anche lei, protagonista di una divergenza sfociata nell’odio e sfogata con due colpi di pistola..
- Ma a lei questo referendum non fa paura neanche un po’? E’ appena riuscita ad ottenere comunque uno status di privilegiata, la sua vita è cambiata in meglio. Non teme che se il voto portasse ad abolire la monarchia-?
- No. Non ne ho paura. Innanzitutto perché trovo che sia giusto; io, come lei, sono al servizio del popolo e del suo bene, prima di tutto. E poi.. ho conosciuto la povertà, so cosa mi aspetta se dovessi tornare sulla strada. So come reagire. E comunque non uscirei di qui come la povera orfana disoccupata che ero, ma come lady Henstridge Grant. Mr. Loeb non mi licenzierà facilmente, stavolta, fosse anche solo per l’immagine. Magari sarò all’accoglienza, invece che fra i tavoli..
- Ha lavorato presso-?
- Le Pont De La Tour, sì. E’ stato il periodo più solido e felice da quando ho perso mio padre, a sedici anni. Mi sentivo a casa, mi sentivo una lady anche solo servendo ai tavoli. Era un posto speciale. Il giorno in cui mi hanno dovuto licenziare è stato il peggiore della mia vita. Comunque.. sono abituata, a cadere e rialzarmi. Credo sia più difficile, per chi è abituato a vincere sempre.
- Davvero hai lavorato al Pont De La Tour?
Una voce compariva alle loro spalle, leggera. Il primo ministro si alzava in piedi, accennando un inchino, lasciandole fare lo stesso, di fronte all’immagine del re.
- Buon giorno, primo ministro – lui tendeva la mano e scendeva ad accomodarsi fra loro – mi scusi per il ritardo.
- Ho saputo del suo piccolo malore, mi dispiace.
- Nulla di grave. Grazie. Ora sto meglio.- lui s’era rivolto alla moglie annuendo appena, prima di tornare all’ospite – spero non le sia dispiaciuto restare un po’ in compagnia di mia moglie.
- Affatto. E’ una deliziosa padrona di casa; conversare con lei è un piacere.
- A tal proposito, non sapevo avessi trascorso un periodo al Pont. Era uno dei miei locali preferiti, prima dell’incidente.
- Grazioso, sobrio e defilato..- interveniva il primo ministro, ricambiando il sorriso.
- Quanto basta per evitare i paparazzi. Ero solito portarci-
Ora lui si bloccava, aggrottando le sopracciglia, come avesse appena focalizzato un’immagine del passato e cercasse di indagare negli occhi della moglie.
- Io..- aveva sollevato l’indice, mordicchiandosi appena le labbra – io ti ho visto lì. La prima volta non è stato il catering, ti ho visto lì.
- No. Non al ristorante, almeno.- lo sguardo di Sarah vagava intorno, prima di tornare nel suo e spegnendole il sorriso – è stato il giorno in cui mi hanno licenziato. Avevo incassato la liquidazione, camminavo veloce e a testa bassa, tanto immersa nei miei pensieri da investire in pieno un uomo fermo sul lungofiume.
- Eri.. tu.
- Già. Non pensavo lo ricordassi. Ne avrai viste a milioni, di face qualunque tipo la mia.
- Tu lo ricordi forte e chiaro.
- Beh, Robert..- ora lei apriva le braccia e sollevava le spalle, come a ribadire una cosa più che ovvia – eri lo stesso viso che compariva sul giornale la mattina dopo..
- Avresti potuto dirmelo, quando ti ho incrociata al catering.
- E perché? Sono solo una cameriera.
- Sei? Sei la regina, che io sappia, ora. Non una cameriera.
- Errato.- lei sorrideva, peperina, sollevando l’indice e il naso – lady consorte. La regina è tua madre.
- Donna impossibile.- lui rispondeva al sorriso, rivolgendosi al primo ministro – mai una volta che eviti di contraddirmi. Qui bisogna provvedere.
- UH. Tendo a dimenticare quella cosa che sono tua.
 
In quel piccolo scambio di sorrisi e battute al pepe, l’ospite non aveva letto più che la perfetta complicità fra un marito ed una moglie. Ed aveva osato una battuta:
- Ahi, vostra maestà.. lady Grant è una donna da temere.
- Ma è la persona perfetta per portare punti alla mia squadra.- aveva ribattuto lui, mantenendo quel tono leggero – al referendum ce la giocheremo ad armi pari, con gli antimonarchici. E senza bisogno di mosse non conformi.
- Vero. Avete scelto una compagna preziosa.
- La mia intuizione migliore.- lui tendeva la mano, raccoglieva quella della moglie e la lasciava arrossire.
- Sono in molti, a ritenere che se suo padre l’avesse conosciuta, le avrebbe affidato la corona senza se e senza ma.
- Già. Niente di più vero.
L’aveva visto annuire, e continuare ad ammirarla con orgoglio.
 
Non era riuscita a percepire, fra le righe, dolore e veleno.
  
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