Quello che resta
Rose non ricorda l’ultima volta che è stata felice
con lui.
***
«James, gioca con me!».
Aveva sedici anni quando Jamie era uscito dalla sua
vita per lasciare posto a James.
Era arrivata come il vento, improvvisa e invisibile,
la consapevolezza che l’ingenuità dei loro giochi era ormai un ricordo sfocato.
Vedere James sotto altra veste, l’aveva stordita;
rendersi conto che per lui era lo stesso, l’aveva ammaliata. Il tempo trascorso
a rincorrersi non era più lo svago di due bambini.
James l’aveva inseguita finché la casa non era
scomparsa all’orizzonte; Rose era inciampata e lui si era proteso per
sorreggerla, ma aveva finito per trascinarla giù con sé. Si erano guardati, senza parlare,
assordati dal rumore delle parole non dette. Con le membra lambite dai
fiori di campo, con il sole morente a dipingerli, l’innocenza era morta sulle
loro labbra e si era dissolta tra i fremiti.
***
Aveva diciott’anni quando James era partito per
cercare se stesso.
Piangere non l’era servito, urlare era stato
inutile; far esplodere tutti i vetri della casa, nemmeno.
Lily Luna era ormai una presenza costante in casa – cara, dolce, ignara Lily. Le aveva
parlato e le aveva fatto domande e l’aveva spronata, ma Rose l’aveva fissata
con occhi vuoti; le sue parole erano solo rumore bianco nella realtà ovattata
in cui si era sommersa.
Rose di giorno viveva trascinandosi, il mondo le
passava accanto senza sfiorarla; la notte cullava il suo dolore e stringeva i
resti di un sogno – pezzi di vetro e sangue rappreso tra le dita.
James le aveva spezzato il cuore. E le aveva
spezzato la vita.
***
Aveva ventun anni quand’era tornato.
Il sorriso ostentato le era morto sulle labbra,
appena gli occhi di James avevano colto il bagliore dorato tra le sue dita. Lei
aveva stretto in una morsa il braccio di Scorpius per
paura di inciampare di nuovo.
Ma era arrivato come il vento, James, improvviso e
invisibile, e se l’era portata via, di nuovo; e l’aveva piegata, come le fronde
di un albero, e lei gli si era abbandonata, sotto il cielo coperto d’autunno.
«Portami con te» l’aveva supplicato.
«Questo è tutto quello che ci resta» le aveva
risposto.
«Ma è questo»
si era portata la sua mano sul cuore «tutto quello che hai».
James era diventato bufera e aveva lasciato solo
sfacelo dietro di sé.
La sua presenza era momentanea, ma le rovine erano
eterne.
***
Aveva ventitré anni quando aveva abbandonato
l’altare, correndo a perdifiato in una nuvola di tulle. Scalza e felice, lui
l’aveva trascinata via con sé.
«Ho cercato me stesso, alla fine. E ho trovato te».
***
Aveva sempre ventitré anni quando erano partiti per
la stessa missione.
Il cimelio ritrovato era una splendida collana
maledetta, ma lei non aveva fatto in tempo a rimirarla.
Non aveva più importanza, ormai.
***
James entra nella stanza asettica e lei è seduta per
terra a giocare con una bambola.
«Jamie,
gioca con me!».
I suoi occhi sbiaditi lo guardano senza vederlo.
Come
sempre.
***
Rose non ricorda l’ultima volta che è stata felice
con lui.
E non ricorda gran parte della sua vita.
NOTE:
Prima classificata
al contest Tutto
fa un po’ male – anche 500 parole di Queila
e terza classificata al contest Sai chi sei?
di Mary Black
Oramai sto sperimentando un po’ di coppia e, dunque, perché non fare un
tentativo anche con la James/Rose? Mi ha sempre affascinato (merito soprattutto
delle belle storie su di loro lette) e quindi, alla fine, ho colto l’occasione
e mi sono messa al lavoro. La storia è nata praticamente oggi e mi va bene
così: sono sempre più soddisfatta delle storie scritte di getto, piuttosto che
di quelle su cui mi “concentro” per settimane (e che, nel 90% dei casi,
finiscono nel dimenticatoi del mio pc). Come al solito, si tratta di una storia
piena di “vedo-non vedo” e “dico-non dico”; inoltre, copre un arco temporale abbastanza
ampio e, trattandosi di una flashfic, ho dovuto
sacrificare molte parti per rimanere nei limiti delle 500 parole. Spero risulti
comunque comprensibile. In ogni caso, vi lascio qualche delucidazione che
potrebbe risultare utile:
-
Jamie/James: questo “passaggio” di nomi sta a indicare la presa di coscienza, da
parte di Rose, dei sentimenti provati per il cugino. Jamie è il ragazzo
impertinente, compagno di scherzi e di giochi; James entra in scena nel momento
in cui i due sono cresciuti e segna l’inizio della storia tra i due. Com’è
evidente, Rose non lo vede più come Jamie, come un semplice cugino.
-
James parte “per cercare se
stesso”: non ho spiegato altro e non solo per mancanza di
spazio: a quell’età, capita spesso di sentirsi persi e non sapere cosa si
vuole. Non la vedo tanto strana questa decisione da parte del ragazzo,
soprattutto considerando il protrarsi del legame “proibito” con Rose. So che
l’introspezione di James è quasi del tutto assente, e di questo me ne
rammarico, ma inserirla sarebbe stata una cosa forzata. La storia è nata così
ed è stata pubblicata così.
-
Lily: il ruolo di Lily è puramente di contorno, ma mi è servita come
rappresentante della famiglia Potter-Granger-Weasley e per far intendere che la relazione tra i due
cugini è sempre stata segreta.
-
Scorpius: ormai mi sono arresa… farà sempre una brutta fine
nelle mie storie! XD Dunque, i due si fidanzano poco prima del ritorno di James
(il “bagliore dorato tra le dita” è l’anello). Non ho altro da dire, se non che
Scorpius è uno sfigato!
-
Missione: non ci interessa il lavoro svolto da i due. Potrebbero essere Auror o il corrispettivo magico degli esploratori o storici
o quant’altro. Il loro lavoro, in ogni caso, implica delle missioni. Per la
prima volta Rose riesce ad affiancarlo in una di esse e la sfiga più totale ci
si mette di mezzo.
-
Finale: che cattiva che sono, lo so. Il finale è sempre stato questo. Anzi, le
due righe finali sono stata la prima cosa che ho scritto. Dunque, Rose trova la
collana, ma questa scatena la sua maledizione e le manda “in pappa” il
cervello. Rose ha perso quasi tutti i suoi ricordi, ma non solo: è regredita a
uno stadio quasi infantile (da qui il ritorno a “Jamie”). Un mix tra l’Oblivion e la Maledizione Cruciatus,
in linea di massima.
Credo sia tutto. Per ulteriori dubbi, chiedete pure.
Buona lettura,
July
RIFERIMENTI:
§ Il mondo le passava accanto
senza sfiorarla: “Irene” di Francesco de Gregori;
§ James le aveva spezzato il
cuore. E le aveva spezzato la vita: da “Lolita” di
Vladimir Nabokov;
§ La sua presenza era
momentanea, ma le rovine erano eterne: ispirata a una
frase di Charles Péguy;