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Autore: kishal    13/04/2005    2 recensioni
La storia che rivela come andarono realmente le cose nel passato, in una Hogworts dove il Male era stato scoperto e contrastato da un'innocente.
Genere: Avventura, Comico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Nuovo personaggio, I Malandrini
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'La vera storia dei Malandrini'
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Saluto con affetto tutti coloro che sono riusciti a seguire la mia storia fino a questo punto, ringraziando in particolar modo

Saluto con affetto tutti coloro che sono riusciti a seguire la mia storia fino a questo punto, ringraziando in particolar modo quelli che si sono fermati a farmi un piccolo commento. (vi adoro…!)

Ora, volevo avvertirvi che, per gli avvenimenti che accadranno in futuro, ho preferito dividere la storia in due parti. Questo dunque è l’ultimo capitolo della prima sezione. La seconda sezione sarà  molto, mooolto più breve, ma densa di avvenimenti che andranno dall’estrema felicità  alla tristezza più densa.

Spero che non mi abbandoniate proprio a questo punto…!!!! Mi raccomando, ho bisogno ora più che mai del vostro sostegno!!! E dei vostri pareri, naturalmente…!!!!!!!

Ciauuuu!!!! E buona lettura!!!! ;P

 

L’ottavo anno era una sorta di preparazione al attività che poi ognuno avrebbe svolto probabilmente per il resto della propria vita, e si sarebbe concluso con l’esame dei M.A.G.O. che avrebbe dato libero accesso alla specializzazione scelta.

Peter Minus, bocciato per la seconda volta, aveva ancora da attendere due anni prima di poter fare la sua scelta. Invece James Potter e Lilian Evans avevano ormai scelto la via per divenire Auror, mentre Remus Lupin aveva definitivamente chiarito che la vita scapestrata non era adatta a lui, e così si era avviato alla carriera di professore.

 

Mancava solo una settimana al rientro a scuola, solo una settimana al fatidico ottavo anno. Nell’ultimo periodo le visioni di Solaria erano aumentate di numero e di intensità, provocandole perfino ammaccature, tagli, emorragie. Non riusciva mai a dormire, la sua pelle era ormai di colore quasi verdognolo con occhiaie che andavano sul nero, ed i capelli avevano perso la loro naturale brillantezza.

Tuttavia, non si lamentava. Mai dalla sua bocca era uscito un gemito. Mai i suoi occhi erano sembrati sofferenti. Pareva diventata totalmente apatica, e questo, da una parte, era ciò che faceva maggiormente preoccupare Sirius.

Le stava sempre vicino, la aiutava quando stava male, curandole le ferite, cercava perfino di farla addormentare, ma non riuscendoci rimaneva sveglio per tutta la notte insieme a lei. Insomma, anche lui non era ridotto affatto bene.

 

Quella notte, dopo una settimana passata totalmente insonne, alla fine, vinto dalla fatica, si era addormentato vicino a Solaria. La mattina dopo, quando si era svegliato, preoccupato aveva volto subito lo sguardo a lei. E quando la vide seduta sul suo letto, con gli occhi vuoti, spenti, lo sguardo assente rivolto verso il giardino, il suo cuore mancò di un battito. Temette che fosse ricaduta in stato catatonico fino a quando lei non si voltò a guardarlo. Allora si sollevò in piedi e la abbracciò, trattenendo a stento le lacrime.

“Stai tranquillo, ci sono ancora…” Gli disse lei con voce rauca, ed un accenno di sorriso.

“Ho temuto… Oddio! Non oso nemmeno dirlo. Scusami, non pensavo di…”

“Crollare per la stanchezza?”

“Non volevo accadesse.”

“Lo volevo io.”

Sirius la fissò senza capire. Poi balbettò: ”Hai ordinato alla mia mente di addormentarsi?”

“Sì.”

“Come… Perché?!”

“Perché non voglio che tu soffra con me, non te lo meriti.”

“Solaria, sono io che devo decidere ciò che voglio o non voglio fare.”

“No, la tua mente è oscurata dall’amore per me, e ti stai facendo tanto male da solo e senza un valido motivo.”

Sirius si scostò da lei, totalmente allibito per ciò che la ragazza gli aveva appena detto. “Sei stanca…” Commentò, quasi parlando con se stesso.

“Sono stanca, sì. Sono stanca di soffrire le pene dell’Inferno, e di vedere e sentire gli altri fare lo stesso. Sono stanca di guardare gente venire torturata e uccisa senza alcuna ragione, sono stanca di vederti soffrire per me. E sono stanca di continuare a mentirti.”

Sirius era sempre più senza parole. “Ma che diavolo stai dicendo?!”

“Io non ti ho detto una cosa molto importante Sirius. Ti ho nascosto un grave segreto.” Disse lei, fissandolo triste negli occhi. Sirius fu percorso da brividi. “Sulla mia stirpe, intendo quella delle veggenti, gravano fin dall’antichità due maledizioni. La prima è quella dell’Imperius, che ci costringe ad agire come macchine all’impulso di fare del bene al popolo distruggendo il Male che abbiamo visto nelle nostre previsioni. La seconda, invece, è un Oblivius molto potente. Un Oblivius che si origina al momento stesso della morte della veggente, colpendo tutto il mondo, e annullando del tutto il suo ricordo, e ciò che era a lei legato.”

Il ragazzo si alzò in piedi, ed iniziò a camminare nervosamente per la stanza, mentre il volto diveniva sempre più pallido.

“Quella volta, quel giorno terribile in cui ho tentato di uccidere Tom Riddle, io ero guidata dall’Imperius. Silente e gli altri professori tentarono di spiegarvelo, a te e a James, ma voi non voleste accettarlo, e non potendo svelarvi questo triste segreto, alla fine finsero di sbagliarsi e vi diedero ragione. L’Imperius mi fu poi tolto da potenti medici del Ministero, che avevano ritrovato l’anti – maledizione scritta allo stesso Merlino.” Sirius a questo punto si fermò, e parve calmarsi. Si voltò dalla parte di Solaria, ma quando vide il suo volto capì che quel tormento non era ancora concluso.

Ed infatti, con la voce sempre più roca, la ragazza continuò: “Ma l’Oblivius è ancora presente. E quando io morirò, cosa che accadrà relativamente fra poco tempo, tu non ti ricorderai nulla di me, né di tutto il tempo che abbiamo passato assieme.”

 

Silenzio più totale. Sirius rimase bloccato a fissarla, con i suoi occhi grigiastri che divenivano sempre più lucidi, ed un viso che sbiancava sempre più velocemente. Poi si voltò, mentre il labbro inferiore incominciava a tremare violentemente. Iniziò a camminare senza meta, andando avanti, bloccandosi, tornando indietro, mettendosi una mano fra i capelli lunghi e neri. Alla fine si ritrovò faccia a faccia col muro, e iniziò a dargli colpi, violenti pugni con entrambe le mani.

Ed iniziò a piangere. Piangere come mai Solaria l’aveva visto fare, piangere per la disperazione, devastato dal dolore che quella rivelazione gli provocava all’interno dell’anima.

 

Avrebbe voluto alzarsi e andare ad abbracciarlo, essere partecipe del suo dolore. Ma sapeva che avrebbe solo reso più difficile quel momento. Ora doveva continuare a dirgli tutto quanto.

“Per… per questo è meglio che tu torni ad Hogworts, che ti crei una vita tua, una carriera da seguire quando io non ci sarò più. Altrimenti, sarà come se questi ultimi anni tu li avessi gettati al vento.

Tornerai ad Hogworts e diverrai un Auror, assieme a James e a Lily. E imparerai a dimenticarmi.”

Sirius si voltò a fissarla, furioso, il viso stravolto dal dolore e una luce pazza negli occhi. Quando parlò, la sua voce, s ebbene alta di tono, tremava. “Io non mi muovo da qui! Hai capito?! Io rimango qui con te!”

“Non te lo permetterò.”

Sirius, esasperato, si portò una mano nervosa ai capelli, scostandoli con violenza all’indietro. “Tu non puoi farmi questo…” Le disse poi, con una voce flebile. “…io ti amo… tu non puoi farmi questo, maledizione!”

“Ti amo anch’io, ed è proprio per questo che lo faccio.” Continuò lei, abbassando lo sguardo per non mostrare gli occhi che le si erano riempiti di lacrime. “E’ proprio per questo che tu andrai ad Hogworts, che lo voglia o no, ed io mi allontanerò da qui.”

“Cos…Dove andrai?!”

“Andrò nel monastero dell’isola di Avalon. La dama del Lago mi ha contattata, e dice di essere pronta ad aiutarmi: in fondo, apparteniamo alla stessa stirpe. Là non sarò più afflitta da queste visioni percettive, né da qualsiasi altro tipo di visioni o percezioni, e riprendendomi riuscirò ad eliminare Tom Riddle.”

“Tornerai?”

“Solo per sconfiggerlo definitivamente.”

Sirius corse da lei, e la abbracciò con impeto. “No. Dimmi che tornerai da me.”

Lei chiuse gli occhi per riuscire a sopportare meglio il turbine di sensazioni che l’avevano avvolta quando Sirius aveva pronunciato quelle parole. No, non ce la faceva più a rimanere distaccata, non ce la faceva più a mostrarsi fredda e determinata nel pronunciare quelle terribili frasi, anche perché non lo era per nulla. Sarebbe voluta rimanere lì per sempre, chiusa nel suo abbraccio, ad assaporare tutto l’amore che il suo caldo corpo le trasmetteva.

Lo abbracciò a sua volta, e lui prese a baciarla.

“Ti farò solo del male…” Gli disse.

“Sarà un male che purtroppo durerà poco, perché poi ti dimenticherò. Permettimi di essere felice con te finché ci sei ancora! Promettimi che ritornerai da me, e che vivremo insieme fino al giorno in cui tu lo sfiderai! Promettimelo!”

Lei scoppiò in lacrime. Come al solito, Sirius era riuscito a mandare in fumo i suoi piani più razionali. “Te lo prometto… te lo prometto…”

 

 

Il primo settembre James, Lily, Remus e Peter, con molta sorpresa, videro arrivare alla stazione di King’s Cross l’amico che non vedevano da quasi un anno. Gli corsero tutti incontro, con le lacrime agli occhi, e lo abbracciarono affettuosamente. Lui sorrise dolcemente, un sorriso macchiato da una profonda tristezza interiore.

“Come stai?” Gli chiese Lily, guardandolo con i suoi immensi occhi verdi.

“Sono distrutto.” Disse lui franco, sempre col sorriso sulle labbra. James si fece avanti e lo abbracciò di nuovo, un abbraccio fraterno, pieno di amore e comprensione.

“Siamo tutti con voi, Sirius. Non vi lasceremo mai.” Gli disse poi, battendogli amichevolmente una mano sulle spalle.

“Lei dov’è?” Chiese Remus.

“E andata in un posto dove finalmente potrà vivere…” Disse vago lui, ma il sorriso che si allargò sul suo volto riempì di gioia gli amici.

“Andiamo, avanti, il treno sta per partire.” Gli disse Lily, prendendogli la mano e conducendolo verso un vagone. Sirius la guardò sorridente: solo allora si accorgeva di quanto quella ragazza fosse dolce e amabile.

“E’ splendida.” Disse, rivolto a James, che gli camminava al fianco.

Lui gli sorrise: da tanto tempo voleva che l’amico gli dicesse una cosa del genere. “Lo so.”

“Fa parte della famiglia anche lei, ormai.”

“Mi fa piacere sentirtelo dire… fratello!”

“Che ne dici di una barretta di cioccolato?” Gli chiese Remus, dietro di lui, porgendogli un pezzo di quel dolce. “Questo cibo è un’ottima cura a qualsiasi male inventata dai babbani. E la cosa più meravigliosa è che funziona davvero!”

Sirius sorrise, divertito, e la prese, ringraziando l’amico. Anche lui era il solito buon vecchio Lunastorta di sempre, solo che ora pareva molto più tranquillo e felice di prima. Molto più vivo… Sì guardò intorno: tutti i suoi amici erano così vitali, così pieni di gioia e di voglia di vivere. Tutti quanti. Perché loro, fino a quel momento, avevano continuato a vivere. Avevano sofferto, certo, ma la sofferenza non era stata il solo pane per i loro denti.

Ora capì il desiderio di Solaria di allontanarlo da lei: lei poteva vedere tutto quello, e paragonando la vita dei suoi amici a quella del suo amato Sirius, si era sentita la causa della sua rovina. Lei soffriva, era vero, ma questo era il suo destino. Sirius non centrava nulla con lei.

 Lui era come loro, come James, Lily, Remus e Peter. E come loro doveva vivere: felice.

Davanti a lui, nel frattempo, Peter aveva aiutato Lily a salire l’alto gradino del vagone, ed ora spettava che salissero tutti gli altri. Sirius lo guardò, e i suoi occhi si riempirono di compassione: anche lui era stato un così caro amico, e invece lo aveva sempre visto come una palla al piede, pesante, impossibile da togliere, e che li seguiva in qualunque posto andassero anche se non era il benvenuto.

Gli scarmigliò simpaticamente i capelli, e questo fece comparire un simpatico sorriso sul viso del piccolo e grassoccio Peter.

“Su, coraggio: sali!” Gli disse poi Sirius. Peter lo guardò un poco allibito, ma non se lo fece ripetere due volte e salì veloce nel vagone, seguito da tutti gli altri suoi amici.

Si sedettero tutti insieme in una cabina.

 

Ecco, erano di nuovo loro. Gli unici che sarebbero rimasti. Gli unici che sarebbero sopravvissuti. Gli eterni amici.

Solaria, dal suo lontano rifugio nell’isola sacra alla Dea, li avrebbe sempre protetti, fino al suo ritorno.

   
 
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