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Autore: WriteMary    13/03/2017    3 recensioni
Zootropolis, città varia di fauna quanto di problemi.
Una volpe e una coniglietta alle prese con i più vari casi criminali.
Nuovi personaggi, occasionali citazioni e comparse del mondo Disney.
Tutto nell'ombra di una minaccia che prepara a lasciare la sua impronta.
Genere: Azione, Comico, Thriller | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Yaoi | Personaggi: Altri, Judy Hopps, Nick Wilde, Un po' tutti
Note: Cross-over, Movieverse | Avvertimenti: nessuno
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L’orecchio di Ulv curvò leggermente appena prima del suo muso; una grossa auto a fari spenti aveva appena parcheggiato sul margine di Kapok Street.
Il cellulare di Nick vibrò e subito la volpe rassicurò il collega mostrandogli il messaggio di Judy:
-Siamo arrivati.
Il lupo fece un cenno ma attese fino a riconoscere la tigre uscire dal veicolo in penombra.
Judy saltò giù appena dopo, guardandosi attorno fino a che Nick non si sporse, gesticolando la loro posizione.
Volpe e lupo lasciarono la volante nascosta in un vicolo, raggiungendoli a metà strada sotto un pallido lampione.
“Ho letto il tuo messaggio Ulv; visto nient’altro?”
“No.” Rispose alla tigre. “C’è passata davanti, credo non ci abbia visto; ha proseguito dritto ma non siamo riusciti a vedere se e dove si è fermata.”
“Era un auto?” Chiese Judy.
“Un Furgone.” Rispose Nick. “Del genere che si affitta; è passato a luci spente, per questo ci è sembrato sospetto.”
“Potrebbe essere il corriere di Myers, ma ci aveva garantito un’ora di vantaggio; voi invece l’avete visto mezzora fa no?”
Ulv confermò col capo.
“Non mi fido di quel maiale.” Commentò la tigre. “Potrebbe averci preso in giro.”
“Se così fosse dobbiamo sbrigarci; non voglio perdere quest’occasione.”
“La centrale da si noi?”
“Ho fatto come hai detto Thor.” Rassicurò il lupo. “Sanno del vostro rientro e posizione; ci hanno segnalato due pattuglie a Tujunga e al Maymarket, su richiesta ci daranno appoggio.”
“Bene; voglio le spalle coperte questa volta.”
“Avete visto il magazzino?”
“Solo a distanza, è al termine della strada, sullo svincolo con Banana Lane; sembra strutturato in due parti, separate da uno dei canali principali.”
“A collegarli c’è un ponte e dei vecchi sovrapassaggi nei piani superiori.” Specificò Nick.
“Visto qualcuno?” Chiese Judy.
“Nessuno da fuori; ma era prima che vedessimo il furgone.”
“Ok; vediamo come muoverci.”
 
Il magazzino era visibilmente abbandonato: molte delle finestre erano murate o chiuse da assi di legno, mentre i muri mostravano un laterizio sconnesso e trascurato, infestato da rampicanti che sembravano il reale sostegno della struttura.
L’arrugginito cancello del cortile  presentava affisso un valido avviso: Edificio pericolante; ma a suscitare più interesse fu la lucida catena tranciata a terra.
“Qui è entrato qualcuno.” Sussurrò Judy. “È stato usato un tronca bulloni.”
“Entriamo da qui?” Chiese Ulv.
“Si, ma credo sia meglio agire in due gruppi.” Ripose Thorley.
“Dividerci, sei sicuro?”
“È più prudente: Il furgone mi suggerisce un carico pesante quindi escluderei i piani alti; se due di noi passano sopra possono coprire dall’alto gli altri che agiscono a terra.”
“Usando i sovrapassaggi?.” Aggiunse Judy. “Può funzionare.”
“Ok… come ci disponiamo?”
“Judy non è armata, quindi andrà con Nicolas e passeranno sopra: sono più leggeri e faranno meno rumore. Io e te invece passiamo da sotto.”
Nick indicò i due foderi alla cintura, chiedendo a Judy cosa preferisse.
“Passami la spara narcotici, la tua pistola ha un diverso calibro e voglio essere precisa.”
“Come stiamo a dardi?” Chiese la tigre.
Ulv estrasse la sua arma, mostrando al collega il dardo a setole rosse specifico per animali di grossa taglia. “Eravamo pronti per l’orso.”
Thorley sorrise al collega, facendo poi immediato segnale a tutti di procedere.
Si separarono appena entrati, superando il portone d’ingresso e seguendo le indicazioni della tigre di procedere oltre il canale, Judy e Nick salirono prudentemente una scaletta metallica segnata qua e la da ristagni e ruggine.
Gli interni erano bui: con liane di rampicanti che pendevano dalle finestre su pareti trasudanti d’umidità come il metallo, che si lamentava ad ogni loro passo e per prudenza Judy suggerì a Nick di camminargli a distanza, per non causare cedimenti.
La stretta gradinata gli portò al primo piano: un ripiano a balconata che sormontava gli scaffali vuoti del piano terra; permettendo ai due di vedere Ulv e Thorley procedere furtivi di scaffale in scaffale, riuscendo a distinguere il lupo voltarsi e suggerirgli con la zampa di proseguire.
Un ponte ad arco collegava le banchine dei due magazzini, scavalcando il profondo canale che dalla balconata del primo piano sembrava un inquietante baratro.
Nick si sporse appena, visionando con sospetto lo stretto ponte in metallo che avrebbero dovuto superare.
“Non sembra messo bene.”
“O di qua o si torna indietro.”
“Posso farlo?”
Judy ruotò gli occhi. “Vado prima io, tu seguimi, ma non subito.”
La coniglietta iniziò l’attraversava, scorgendo dall’alto Thorley e Ulv attraversare il ponte tenendosi quatti lungo il parapetto.
“Nick vieni.”
“Si, si arrivo, tu va avanti.”
La volpe camminò lentamente, tenendo il muso rigido sulla facciata dell’edificio di fronte.
D’improvviso il metallo stridette sotto una delle sue zampe e di colpo Nick scattò in avanti a pelo rizzo arrivando addosso a Judy già dall’altra parte.
“Nick!”
“Cosa? Non è successo niente.”
“Infatti.”
L’altro lato apparve diverso: oltre la balconata d’ingresso si apriva un corridoio con diverse stanze sui lati, dove quasi tutte le porte erano state rimosse ma stranamente in alcune stanze c’era ancora una parvenza d’arredamento.
“Dobbiamo andare avanti? Ulv e…”
“Nick guarda.” La coniglietta indicò il pavimento polveroso. “Impronte.”
“Grosse impronte.” Aggiunse la volpe.
“Vanno in quella stanza, diamo un occhiata.”
“Ma…”
“Una rapida occhiata.”
Una vecchia scrivania era abbandonata di sbieco con la sola compagnia di un appendi abiti steso a terra.
Le orme sembravano aver percorso la stanza più volte e solo al’ultimo Judy di accorse che non erano tutte uguali. “Sembrano esserci orme di due animali diversi, ma non riesco a…”
“Carotina, guarda qui.”
Judy lo raggiunse di fronte alla scrivania e appena si allungò per vedere cosa la volpe indicasse restò sorpresa.
Steso sulla superficie vagamente ripulita c’era un grande foglio blu.
“Ti ricorda qualcosa?” chiese ironica la volpe.
“È un blueprint! Che sia, no… è il progetto rubato dalla casa di Bentley, guarda i bordi, sono imbarcati dall’acqua… si, sono quelli che l’orso polare ha rubato!”
Judy saltò sul tavolo cercando di vedere cosa ci fosse disegnato.
“Che cos’è?”
“Non lo so, sembra tutto un groviglio di corridoi… no tubi.”
“Una rete fognaria?”
“No, non capisco la scala ma sembrano enormi, troppo tortuosi per una linea metropolitana. Poi c’è… questo.” Disse indicando una crossa forma centrale: sezionata, con altri dettagli incomprensibili e diverse cifre disseminate qua e la senza un apparente significato.
“È queste?” Chiese la volpe in tono sospetto. “Non sembrano parte del disegno.”
Judy osservò le tre rosse X tracciate a penna indicate dal collega, tutte attorno alla grande forma centrale. “Cosa significano?”
“Niente di buono presumo.”
La coniglietta prese il cellulare e scattò una foto all’itero foglio.
“Cosa fai?”
“La invio a Eduardo, lavora alla B.B.A., ne saprà sicuramente più di noi. Portiamo via il foglio meglio...”
L’orecchio di Nick si torse d’un tratto verso la porta e rapido afferrò Judy per il braccio e la trascinò con sé dietro la scrivania.
Sentirono dei pesanti passi avvicinarsi e la coniglietta, seppur trattenuta, riuscì a sporgersi appena oltre il mobile per poi ritrarsi riconoscendo l’orso polare entrare nella stanza.
Mor bofonchiò qualche lamentela e come infastidito da diversi giorni, arrotolò il foglio e se lo mise sottobraccio.
Judy aveva già pronta la spara dardi, ma Nick gli posò sopra la zampa suggerendogli di aspettare.
L’orso si bloccò.
Ispirò rapidamente col naso per poi starnutire sonoramente.
“Questa polvere!” borbottò uscendo.
Nick trattenne la fremente collega e solo quando fu certo d’essere al sicuro la lasciò.
“Dobbiamo seguirlo.”
“A distanza Carotina, vediamo cosa fa.”
 
“Saranno sopra di noi?” Chiese Ulv scrutando inutilmente l’alto soffitto.
“Certo, non ti preoccupare.” Rispose la tigre “Non c’è nessun’altro di sopra.”
Entrambi erano inginocchiati a terra contro uno scaffale.
Thorley si guardava ripetutamente attorno e ad ogni sua certezza faceva segno al lupo di seguirlo allo scaffale successivo.
“Thor siamo troppo lenti, così ci impiegheremo una vita.”
“Vuoi forse correre alla ceca per poi magari inciampare nell’orso?”
“Dico solo di costeggiare il muro, è tutto in ombra possiamo…”
La tigre lo afferrò per la schiena e lo tirò a se contro il petto.
Il lupo fece per protestare ma Torley lo zittì.
Sopra di loro un’ampia sagoma nera calò dal soffitto e atterrò con leggero tonfo, abbastanza lontano da convincere Thorley a lasciare il compagno e sporgersi con lui da dietro lo scaffale.
Atterrando la sagoma sollevò una notevole nuvola di polvere che diradandosi identificò le ali in richiusa e le lunghe orecchie appuntite di Kepala.
La volpe volante si voltò verso l’alto, seguendo i passi dell’orso polare che incerto aveva preso a scendere una scaletta.
“Sta perdendo la pazienza e sai come va a finire.” Enunciò Kepala seccata.
“Non posso farci niente; dev’esserci stato un ritardo.”
“Qui è qualcun altro ad aver avuto un ritardo.”
L’orso strinse i pugni, emettendo un ringhio lieve ma incisivo.
“E la tua risposta a tutto? Risponderai allo stesso modo quando ti chiederà della nave? Chissà come potrebbe prenderla, se sai nuotare dubito ti spinga nel canale.”
“Sei coinvolta quanto me Kepala.”
“No tesoro. Contattare quel maiale è stata una tua idea, avevi assicurato un profilo basso e invece...
Lui sarà ormai in galera e per poco non ci finivo anch’io!”
“Non potevo aspettarmi che la polizia arrivasse fin li.”
“Il punto è questo; non vi siete aspettati nulla. È dalla morte di quel panda rosso che tutto ha iniziato ad andare a rotoli.”
“È stato…”
“Un imprevisto? No, un colossale errore che ha allertato tutto il dipartimento di polizia! Vi farei un applauso, ma implicherebbe un minimo di stima.”
Mor sospirò seccato, procedendo avanti come a voler sfuggire alla predica.
“Affari tuoi.” Puntualizzò Kepala indicando la soglia di un corridoio. “Quando quello arriva io non aprirò bocca.”
Tigre e lupo li seguirono con lo sguardo, fino a che non svoltarono dietro un pilastro.
“Se questa parte è come la prima stanno andando sulla banchina.” Suppose Thorley paragonando le due parti del magazzino.
“Thor, ma hai sentito?”
“Si… a quanto pare Judy aveva più che ragione.”
“Non solo quello; hanno parlato di un terzo animale.” Disse scrutando l’ingresso del corridoio indicato da Kepala.
“Forse il corriere?”
“No… hanno parlato di una nave, questo spiega la scelta di un porto; c’è qualcun altro qui.”
“Ulv, no.” Commentò fermo la tigre vedendo fin troppo bene l’interesse del lupo.
“Vuoi forse andare avanti con qualcuno che potrebbe arrivarci alle spalle?”
“Fa andare me.”
“Senza offesa ma ti vedrebbe subito e salterebbe tutto, se scopro almeno di che animale si tratta possiamo organizzarci di conseguenza. Tu resta qui, io vado e torno.”
“Ulv.” Pronunciò la tigre a denti stretti non appena il lupo scattò furtivo verso il corridoio; si mise contro la parete e rapido scomparve nell’ombra.
Thorley si guardò nervosamente intorno, passando ripetutamente dallo svincolo preso da Kepala e Mor al corridoio dove Ulv era appena sparito.
“Dannazione.” Sussurrò serrando i pugni.
 
Judy e Nick avevano seguito l’orso a distanza, fino a che non discese una scala.
Sporti, l’avevano visto discutere con Kepala ma per rispettare il piano scelsero di non scendere.
“Thorley e Ulv saranno più avanti?” Chiese Nick incerto.
“Non gli ho visti; ma non possiamo agire senza di loro. Andiamo avanti.”
Seguirono parallelamente la direzione presa da Kepala e Mor, fino a trovarsi di fronte una sudicia vetrata che dava sulla banchina sottostante.
Uno dei vetri era sfondato e assicurandosi di evitare i frammenti a terra i due agenti si avvicinarono quel che bastava per vedere.
L’orso polare teneva ancora arrotolato il foglio sotto braccio mentre Kepala riapparve portando con se la valigetta che Judy riconobbe immediatamente.
“Li ci sono i totem.” Informò il compagno.
Mor guardò l’orologio al polso, poi alzò di scatto il muso lungo il canale: un’imbarcazione simile a un piccolo rimorchiatore si fece strada annunciato da un lieve borbottio del motore.
Una iena uscì dalla timoniera e raggiunto il ponte lanciò una grossa fune sulla banchina.
Mor l’afferrò, annodandola alla colonna d’ormeggio con inaspettata esperienza.
“Myers aveva parlato di una iena.” Sussurrò Judy. “È sicuramente il corriere.”
La iena indossava una logora tenuta da pescatore che quasi sembrò sul punto si strapparsi quando distese a terra la rampa d’imbarco.
“Era ora!” Si lamentò l’orso aiutandolo a posizionare la rampa.
“Perché, non era questo l’orario prefissato?”
Kepala si nascose il muso sotto un ala. “Santo cielo…”
“Sai già tutto no?” domandò l’orso.
“Si.” Rispose svogliata la iena. “3.148 bucks; se sono tutti e quattro.”
“Ci sono tutti.” Confermò Kepala.
Judy si morse le labbra. “Stanno per fare lo scambio… dove sono Thorley e Ulv.”
 
Il corridoio procedeva dritto, con tre diverse porte sul lato destro, comunicanti tutte con la stessa stanza, vista l’uguale targhetta ancora appesa con inciso Zona sgombero merci.
Ulv superò prudente le prime due, concentrandosi sull’ultima socchiusa.
Si avvicinò e amplificato dal silenzio captò un suono, molto simile a una notifica del cellulare.
Si sporse appena e davanti a una vetrata, illuminata all’esterno dalle lontane luci urbane, distinse la grande sagoma del busto di un animale.
Pareva mostrargli la schiena e i riflessi sui bordi del capo suggerirono la presenza di pelliccia.
Osservò i suoi arti muoversi leggermente con un fugace colpo di luce sfuggirgli all’altezza dell’avambraccio; intuì stesse scrivendo col telefono.
Ulv però si sorprese della stazza, ricordava un leone ma decisamente più grosso e privo di un’apparente criniera.
Si ricordò allora della testimonianza dell’operario in uno dei loro primi sopraluoghi nel Docks: un grosso leone senza criniera che accompagnava l’orso polare; non ci diede peso al tempo e dovette pentirsene.
Si guardò alle spalle assicurandosi di avere la ritirata libera ma quando riportò lo sguardo nella stanza la sagoma era sparita.
Avvertì il battito accelerare e posando la zampa sul manico della pistola indietreggiò.
Voltandosi però la porta alle sue spalle si apri d’improvviso.
L’anta lo coprì alla vista di ciò che ne uscì e sempre di schiene Ulv vide solo un tratto di quello stesso animale avvolto in un lungo impermeabile scuro.
Fece un rapido passo per nascondersi dietro l’anta ma l’orecchio del felino curvò.
Le orecchie del lupo si ripiegarono sulla testa e lentamente la cosa gli scivolò tra le gambe.
Quello che ora lo osservava era un animale che Ulv non aveva mai visto.
Era più alto di Thorley, più robusto, con pelliccia varia sui toni del’ocra con quasi impercettibili e corte striature scure sul muso e un pelo più folto tutto attorno al collo.
Ulv estrasse la pistola ma in immediata risposta il grosso felino gli sferrò una zampata tale da disarmarlo e spingerlo a lato.
Si voltò mostrando i denti in istintiva risposta ma il muso gli fu serrato con la stessa zampa e obbligato a indietreggiare contro la parete.
Il felino strinse con più forza e lentamente spostò e premette l’alluce sul naso del lupo, impedendogli di respirare.
Con le zampe Ulv cerco di calciare e ferire il braccio dell’aggressore che incurante teneva fisso il giallo opaco dei suoi occhi su quelli socchiusi dell’agente.
All’ultimo Ulv strinse il pugno e con tutta la suo forza colpi il grosso naso dell’animale.
Questi si ritrasse immediato, stringendosi la zampa sul muso, mente Ulv si liberò traendo un grande respiro.
Si mise quatto e scivolò sulle quattro zampe in fuga ma avvertì una presa alla caviglia e venne trascinato indietro.
Il felino lo afferrò per l’uniforme e come se non pesasse nulla lo lanciò con forza contro il muro facendolo guaire.
Ulv cadde di fianco e ispirando si strinse con forza la spalla con la zampa.
Il grosso animale lo rigirò col piede, si chinò e di nuovo gli serrò fauci e narici.
Ulv fece di tutto per liberarsi ma su di lui gravava un peso ben oltre la sua forza.
Di scatto però lo sguardo dell’aggressore saettò a lato e con violento tonfo fu colpito da un montante sganciato da Thorley.
La tigre scavalco il compagno a terra frapponendosi divaricando leggermente le gambe e serrando i pugni in posizione di guardia, mente l’avversario si riassestò in piedi rispondendo con un pugno.
La tigre alzò leggermente la spalla sinistra e con pugno parò il colpo all’altezza del mento rispondendo all’offesa con un diretto del destro che colpì il pieno volto del felino.
L’animale indietreggiò di due passi premendosi la mascella e digrignando un ringhio estese il braccio sfoderando gli artigli.
Thorley ruppe la guardia e indietreggiò evitando il fendente che si impigliò nel colletto del giubbotto strappandone una parte.
Ulv si rialzò col busto e vide il grosso felino calare una doppia offesa con gli artigli sul compagno.
La tigre scattò in avanti e afferrò entrambi i polsi trattenendo l’attacco.
I due felini erano muso a muso, entrambi con le orecchie reclinate e le fauci in mostra; ma quasi subito il volto di Thorley si fece più sofferente, con i muscoli gonfi e le braccia tremanti a indice di una forza avversaria superiore.
“Ulv, Ulv!” Esclamò sottosforzo. “Sparagli!”
Il lupo recuperò la pistola a terra e sebbene la spalla gli inflisse un’intensa  fitta la puntò sul nemico.
L’animale lo vide e con sforzo riuscì a inclinare Thorley abbastanza da usarlo come scudo.
Ulv ritrasse immediatamente l’arma ma tempestivo sfoderò la spara dardi e mentalmente rassicurato di poter al massimo sedare il compagno, riuscì a prendere una mira ottimale e a colpire l’aggressore.
La spalla colpita dal dardo sussultò e consapevole dell’esito il grosso felino ritrasse le zampe e ruggendo spinse la testa di Thorley contro la parete, superandolo, spostando pure il lupo di peso per poi correre goffamente l’ungo il corridoio.
Thorley si rialzò con la zampa sulla tempia e ansimante si voltò immediatamente verso il lupo. “Ulv… stai… stai bene?”
Il lupo era girato. “Dov’è?! L’ho colpito… dovrebbe essere steso a terra!”
“Hai… hai visto quanto era… era grosso…”
Ulv si voltò scioccato. “Cos’era?!”
“So cos’è… chiama la centrale.”
   
 
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