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Autore: Ksanral    05/06/2009    9 recensioni
Lily Evans, quindici anni, Prefetto di Grifondoro, studentesa impeccabile, abilissima pozionista, sta per cominciare il suo quinto anno ad Hogwarts (Ricordate...? Quello del peggior ricordo di Piton).
Ma siamo sicuri che sia solo questo? Siamo sicuri che la storia sia andata esattamente come la pensiamo?
Volete sapere come mai Lily Evans rifiutava continuamente gli inviti di James Potter? Forse non è solo perché lui è così tanto pieno di sé...
Dal ventottesimo capitolo:
«Neanche morta, Potter! Neanche morta!»
«Ma non sai neanche cosa stavo per chiederti!»
«E da quanto aspetto di ascoltarti prima di dirti di no? Tanto, Potter, sia che tu mi stia per chiedere di uscire, sia che tu mi stia per chiedere qualsiasi altra cosa, la risposta sarà comunque “no”.»
Genere: Generale, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: I Malandrini, Lily Evans, Severus Piton
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Malandrini/I guerra magica
Capitoli:
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!!!!!Eccolo qui, l'ultimo capitolo dell'appuntamento tra Lily e James. Cosa succederà? Di certo non vi anticipo nulla :P Spero che non mi vogliate male per l'assenza del misterioso principe azzurro, ma vi ho lasciato tanti indizi sparsi qua e là :P!!!!!



= Il Passaggio della Strega Gobba =

«Diamine Potter, sono un Prefetto! Devo rispettarli, gli orari!» dissi, arrabbiata e frustrata.
«Stavolta non c’entro! Non te la puoi prendere con me!» disse sulla difensiva. Effettivamente aveva quasi ragione, ma prendermela con Potter era pur sempre uno dei miei passatempi preferiti…
«E adesso, come facciamo?» gli domandai, come se potesse avere una risposta. Ma poi, prima ancora di dargli il tempo di rispondere, mi venne l’illuminazione. «Possiamo usare il passaggio segreto che usa Remus!»
Lui scosse il capo. «No… E’ fatto in modo che non si possa usare per rientrare a meno che non ci sia qualcuno dall’altra parte… Sai per la sicurezza degli studenti…»
Sospirai, rassegnata e lo vidi sorridere. «Sputa il rospo, Potter.» lo aggredii.
«Corri…» fu la sua unica risposta. Mi prese per mano, mentre con l’altra teneva il Mantello in modo che non ci intralciasse e iniziò a correre verso il centro del villaggio. Ci ritrovammo di fronte a Mielandia, le luci del negozio che inondavano la strada, in netto contrasto con il buio che ci circondava. La porta era ancora aperta, ma non c’era più nessuno tranne i proprietari che stavano pulendo e chiacchierando. Potter m’intimò di fare meno rumore possibile e si avviò, sempre trascinandomi, verso lo scantinato. La porta che vi conduceva era anch’essa aperta, così ci fu più semplice scendere le scale senza destare sospetti.
Arrivati giù, si fermò a sentire gli spostamenti dei padroni, poi si tolse il Mantello e spostò uno scatolone che stava più o meno nel mezzo della stanza. Subito lo guardai perplessa, mentre arrotolavo il Mantello, ma quando lo vidi sollevare un quadrato di pavimento divenni stupita. C’era una botola lì sotto! E per tutto questo tempo ne avevo ignorata l’esistenza… Chissà, magari anche gli stessi padroni non ne sapevano nulla…
Mi fece cenno di scendere, c’erano dei gradini ripidi e usciva aria fredda e stantia, come in una grotta, ma ciò nonostante scesi, accendendo la bacchetta per non ruzzolare giù. Potter mi seguì poco dopo chiudendo sopra di sé la botola.
Iniziai a scendere i gradini cautamente con Potter che mi seguiva, nonostante fosse lui a conoscere meglio la strada. Beh, se ci fosse stato un bivio, gli avrei chiesto dove andare…
La fine delle scale non si vedeva, avvolta nelle tenebre di quello strano cunicolo. Il silenzio era opprimente, ma non riuscivo a trovare nulla di cui parlare. Sbuffai e il suono fu talmente amplificato da farmi quasi sussultare.
«Che c’è?» mi domandò incuriosito.
«Nulla…» risposi io evasiva… Come avrei fatto altrimenti a prolungare la conversazione?!
«Dai, dimmi…» fece lui.
«Nulla, davvero… E’ solo che c’è un silenzio quasi inquietante qui dentro…» sbuffai di nuovo.
«Sì, vero… Figurati quando lo percorri da solo…» disse, con una risata trattenuta per non creare eco.
«Quanti passaggi segreti conosci, Potter?» gli domandai, così tanto per…
«Un mago non rivela mai tutti i suoi trucchi. Ti ho già detto troppo per oggi!» ghignò e anche se non potevo vederlo, avrei giurato che sul suo volto ci fosse quel sorriso strafottente che lo caratterizzava.
«Non che m’interessi veramente… Era solo per fare conversazione…» dissi scrollando le spalle e stando attenta a un gradino un po’ danneggiato.
«Certo, ne sono convinto…» disse lui ironicamente «Tanto lo so che vuoi sapere dei passaggi per beccarmi entrare e uscire da scuola e togliermi punti. Sei perfida! Grifondoro è anche la tua Casa! Non dovresti essere così cattiva!» esclamò ridendo.
«Cavoli, mi hai scoperta!» stetti al gioco e risi anche io, non avevo voglia di iniziare a litigare.
Cadde di nuovo il silenzio, ma poco dopo iniziai a vedere la fine delle scale.
«Evviva!» mormorai scendendo l’ultimo scalino.
«Non è finita, abbiamo ancora un bel po’ di cammino.» mi rispose. Sbuffai, iniziavo ad avere fame, in fondo avevamo “pranzato” soltanto con una marea di caramelle.
Feci per riprendere a camminare, ma Potter allungò la mano e mi afferrò il polso. Mi voltai perplessa per vedere cosa l’aveva spinto a quell’azione, lo vidi sorridere, forse per la mia espressione. Poi mise la bacchetta alla cintura, senza preoccuparsi di spegnerla e mi prese anche l’altro polso. Mi spinse contro il muro e allora mi venne una mezza idea di cosa avesse in mente.
«Potter non osare…» lo minacciai, ma lui sorrise ancora di più.
«Tranquilla, Evans, non voglio fare nulla…» disse serio, ma non riuscii a credergli. Il cuore iniziò a battermi forte, preda dell’ansia. Avevo ancora la bacchetta in mano, ma con i polsi bloccati dalla presa ferrea di Potter, non avrei potuto fare nulla, non riuscivo neanche a puntargliela contro.
«Ancora qualche passo e saremo entro le mura della scuola, è per questo che ti ho fermata…» disse, a bassa voce. Non capii cosa intendeva dire, troppo occupata a cercare una scappatoia inesistente. Era troppo vicino, il suo corpo sfiorava il mio, che tentava di allontanarsi spingendosi contro il muro, ma senza alcun risultato. Non so se lo faceva apposta o se il cunicolo non permetteva altro – molto più probabile la seconda, diceva la mia parte razionale – fatto sta che non mi sentivo per niente a mio agio. «Potter, lasciami. Per fermarmi non c’è bisogno che mi tieni così…» gli dissi rabbiosa.
«Invece era necessario!» esclamò lui con il solito ghigno.
«Perché, per Godric?» gli chiesi spazientita, mentre cercavo di divincolarmi, inutilmente.
«Perché ora devi stare ferma. Non costringermi a immobilizzarti, che se no rovini l’atmosfera!»
«Ma che atmosfera e atmosfera, Potter! Se avessi l’uso delle mani a quest’ora saresti in Infermeria e non ricorderesti nemmeno come ti chiami! L’atmosfera, caro il mio saputello, si crea quando due persone vogliono la stessa cosa, ma evidentemente qui c’è un enorme divergenza di opinioni, Potter!» ero infuriata, sapevo dove sarebbe andato a parare e non avevo possibilità di scampo.
«Ti prego, Evans…» disse, spazientito anche lui. Bene, almeno in una cosa eravamo d’accordo. Sbuffai.
Quando vide che non avrei ribattuto, avvicinò inesorabilmente il viso al mio. Strinsi i pugni, tanto che quasi spezzai la bacchetta e chiusi gli occhi. Lui sbuffò e allora li riaprii. Sussultai vedendo il suo viso a così poco dal mio.
«Evans, davvero non voglio fare nulla…» disse. Era talmente vicino che quando parlò, le nostre labbra si sfiorarono appena. Fui percorsa da un brivido, ma non ne capii la natura, se quel leggero sfiorarci mi aveva semplicemente solleticato, oppure se era un brivido di paura per quello che sarebbe successo di lì a pochi istanti o se per la repulsione che provavo…
«Certo…» mormorai ironica e fu di nuovo la stessa cosa… Me le andavo proprio a cercare.
Lui si allontanò appena e scosse il capo con un sorriso, poi si riavvicinò.
«Torna a chiudere gli occhi, Evans…» mi sussurrò prendendomi in giro e per la terza volta ci sfiorammo. Nonostante mi stesse canzonando, chiusi comunque gli occhi come suggerito. Lo sentii ridere, sentii il suo respiro sulle labbra. L’istante successivo mi sembrò eterno, un’attesa snervante e straziante, ma non osai aprire gli occhi. Alla fine successe… le sue labbra toccarono le mie, ma non fu un bacio preso con la forza, come mi ero immaginata. Fu qualcosa di estremamente dolce, lo avrei definito fraterno se il termine fosse stato appropriato. Mi stupì, non avrei mai pensato una cosa del genere e nel breve attimo in cui riflettei e trassi queste conclusioni, mi ritrovai a ricambiare quel bacio con la stessa dolcezza. Sì, ero fidanzata, felicemente e non avevo intenzione di rovinare tutto, ma non mi sembrava un peccato o un tradimento. Potter fu stupito quanto me, a sentirmi reagire e per un istante si fermò, le labbra ancora sulle mie. Poi, per un altro brevissimo istante mi baciò di nuovo e si allontanò lentamente. Mi vennero in mente quelle immagini Babbane di bimbi innocenti che si scambiano un bacio a stampo, incredibilmente teneri. Ecco era il nostro ritratto perfetto.
Si allontanò quel tanto che bastava per guardarmi, che era poi quel tanto che permetteva il cunicolo, la sua espressione era un misto tra felicità e stupore. Sorrideva, senza sfacciataggine e mi guardava come se gli avessi appena fatto il regalo più bello al mondo. Ero imbarazzata, non sapevo cosa dire e avrei voluto giustificare quel gesto prima che credesse chissà che cosa.
«Mi aspettavo un calcio e una testata… Ti ho bloccato le mani è vero, ma non avrei potuto fermare le gambe…» sussurrò, dopo una decina di minuti di silenzio assoluto.
Sorrisi, forse era la sua espressione ad essere contagiosa, ma sorrisi. «Ho pensato a tutte le soluzioni possibili, ma non a quella…»
«Menomale…» allargò il sorriso. «Hai ricambiato…» azzardò, lo vidi contrarsi, come se si aspettasse il calcio mancato prima.
«Po…» no, per quello che stavo per dire, non era giusto chiamarlo per cognome «James io…» ma m’interruppe scuotendo il capo.
«Fammi spiegare, prima, poi dirai tutto quello che vuoi…» disse, ma scossi il capo a mia volta.
«Non me l’aspettavo…» mormorai, distogliendo per un attimo lo sguardo e facendolo ridere.
«Cosa ti aspettavi? Che ti obbligassi a baciarmi?» domandò, ancora ridendo.
«Sì.» ammisi, ritornando a guardarlo. «Mi aspettavo che lo facessi con la forza, tutto lo faceva pensare…» mossi i polsi per fargli capire e lui rise di nuovo.
«Sì, si concilierebbe con l’idea che hai di me, effettivamente…» sospirò. «Mi hai stupito…»
«Anche tu… E anch’io mi sono stupita… Ma…» e ancora una volta mentre cercavo di spiegargli, m’interruppe.
«Fammi spiegare…» ripeté e stavolta lo lasciai parlare. «Tra pochi passi saremo di nuovo entro le mura della scuola. Tu tornerai Evans, Prefetto di Grifondoro ed io tornerò Potter, il solito combina guai. Ma ora siamo ancora i due complici degli scherzi di oggi. I due che si sono sbellicati dalle risate fino a non respirare e rimanere chiusi fuori da Scuola perché avevamo perso la cognizione del tempo. Volevo ringraziarti Evans. Per la giornata più bella e spassosa della mia vita, per aver accettato il regalo e per non avermi massacrato di botte e Incantesimi per tutto il giorno.» sorrise «E per aver ricambiato quel bacio.» aggiunse, abbassando maggiormente il tono, forse per paura che dirlo ad alta voce avrebbe causato una reazione violenta in me… Si sarebbe conciliato con l’idea che aveva di me, effettivamente. «Quel bacio non implicava niente di niente. Non era per andarmi a vantare in giro… Non lo saprà nessuno, neanche i miei amici. Non era per rubarti qualcosa. Né per farti arrabbiare e farmi detestare ancora di più. Non era un “mettiamoci insieme Evans”… Cioè se vuoi ben venga, ma non era per quello, per una volta. Era una forma di ringraziamento. La forma migliore che conosco.» disse, sorridendo con un lieve imbarazzo sull’ultima frase. Anch’io sorrisi, sollevata del peso della spiegazione che avrei voluto dargli. Ma evidentemente anche lui l’aveva inteso come qualcosa di intimo, sì, complice, anche, ma non malizioso. Come due fratelli… esattamente come l’avevo inteso io.
«E’ per questo che ho ricambiato.» dissi, sorridendo. «Perché era qualcosa di giusto in quel momento. Perché anch’io volevo ringraziarti e concludere in un modo indimenticabile questa giornata indimenticabile…»
«Indimenticabile?!» domandò stupito e divertito. «Hai definito il mio bacio indimenticabile! E anche questa giornata!»
«Calma, Potter!» mi affrettai ad aggiungere «Non tirare troppo la corda. Indimenticabile perché è stata un’esperienza nuova, il bacio intendo. Non c’era malizia ma innocenza. O almeno è quel che ho provato.» scrollai le spalle, quel tanto che mi permetteva la sua presa sui polsi. «E’ vero, non l’ho fatto con malizia, ma tenerti ferma era necessario, non me l’avresti mai permesso altrimenti.» spiegò e nonostante ciò non mi lasciò ancora.
«Questo è vero…» risi piano. «La giornata è stata indimenticabile, mi sono divertita molto, più del normale e non scorderò mai Severus che ruggisce con la criniera al posto dei capelli, né tutti gli altri Serpeverde… Né tantomeno il fantasma di Mielandia…» risi ancora al pensiero.
«C’è un “ma”, vero?» disse e d’un tratto il suo sorriso si fece amaro.
«Sì, c’è un “ma”…» annuii, con un sorriso. «Ma per avere la tua seconda possibilità questa doveva essere la giornata più divertente della mia vita…»
«Come hai fatto a divertirti più di oggi?!» mi interruppe stupito.
«Fammi finire, Potter…» lo ammonii scherzosamente. «Questa è stata la giornata più divertente è vero, ma c’è un pari merito, per così dire…»
«Lo sapevi già non è vero? Non avresti mai accettato altrimenti…» disse, rassegnato.
«Questa giornata è a pari merito con il primo settembre di cinque anni fa… E sì, lo sapevo già prima. Nulla mai, credo, potrà superare la gioia di quel giorno.» sorrisi, lui sembrò capire e annuì tornando a sorridere a sua volta.
«Quindi niente seconda possibilità…» disse scrollando le spalle.
«Magari un giorno… Forse…» dissi, provocandolo un pochino. «In fondo ti ho ingannato, quindi forse potrei anche fare uno strappo all’accordo e concederti un appuntamento. Magari un giorno… forse…» ripetei. In quel momento decisamente non avevo bisogno di altri appuntamenti e tantomeno Potter mi piaceva.
«In fondo competere con Hogwarts è impossibile. Questo è vero… perciò accetto di buon grado la sconfitta e spero in quel giorno…» disse sorridendo di nuovo e vidi, nei suoi occhi, che era sincero.
«Ho anche il modo per contattarti adesso.» dissi, per sdrammatizzare. Indicando con un cenno del capo il suo regalo che portavo al collo.
«Vero, vero! E io ho il modo per tormentarti maggiormente!» rise, vittorioso.
«Davvero non dirai niente di quel che è successo poco fa?» gli domandai, stranamente non avevo così tanta voglia di tornare a scuola. Era stata davvero una delle giornate più divertenti della mia vita, dove per una volta, che non era una Lumafesta, mi ero lasciata un po’ andare, ma su una cosa avevo mentito: la giornata migliore della mia vita non era il primo settembre di cinque anni fa, ma il 25 dicembre del terzo anno…
«Sì, rimarrà un nostro segreto. E quando incroceremo lo sguardo, ci ricorderemo di questo momento e saremo complici anche per qualcos’altro oltre gli scherzi…» Capivo benissimo la sensazione di scambiarsi sguardi e sentirsi complici, parte di un gioco cui gli altri non erano stati ammessi a partecipare… Era una bella sensazione…
«Ti piace l’idea di avere un qualche segreto da condividere con me eh, Potter?» lo stuzzicai. Anche prima aveva detto la stessa frase.
«Sì, anche se si tratta solo di uno scherzo… E di un bacio…» aggiunse con un sorrisetto divertito.
«E va bene… Saremo compici!» esclamai, in fondo non mi dispiaceva quella sensazione, anche se era un concetto strano condividere qualcosa con una delle persone che meno sopportavo. Sorrise e mi liberò i polsi. Non mi facevano male e mi ero persino dimenticata di averli bloccati.
«Conviene andare, abbiamo ancora un bel po’ di strada e una salita prima di arrivare al Castello e sarà meglio muoverci se no ci danno davvero per dispersi.» disse, riprendendo in mano la bacchetta e facendo cenno di andare per prima. Mi incamminai tra le curve e gli zigzag di quel passaggio segreto, sbuffando ogni tanto perché mi sembrava di girare in tondo. Potter canticchiava o fischiettava.
«Ma non poteva essere lineare questo passaggio segreto?» mi lamentai dopo una mezz’ora buona. «Sembra che di qui siamo già passati… Giuro che se vedo la scalinata rimango a dormire qui!» sbuffai.
«Evans Evans… C’è la scalinata!» esclamò, ridendo. Io mi voltai e lo fulminai con lo sguardo. «Beh, dovevo pur provarci… La prospettiva di una notte intera passata con te era troppo allettante…» si giustificò lui, scrollando le spalle.
«Sogna, sogna, Potter.» dissi tornando a guardare davanti. «Piuttosto non è che mi stai tendendo una trappola e in realtà questo cunicolo non porta da nessuna parte?» gli domandai, inquisitoria.
«No, Evans, porta al terzo piano, è la statua della Strega Gobba.» disse con una risata divertita.
«La Strega Gobba?!» domandai, incredula. Ero passata davanti a quella statua innumerevoli volte e non avevo mai pensato che potesse essere un passaggio segreto, ovviamente. Potter in risposta rise, poi dopo un attimo di silenzio riprese a fischiettare.
Continuammo a camminare, per un’altra mezz’ora, credo, la mia cognizione del tempo non era così ben definita là sotto, fino a che non raggiungemmo l’inizio di una ripida salita. Mi fermai e alzai la bacchetta per illuminarne la cima che si vedeva a stento.
Mi voltai verso Potter e gli lanciai uno sguardo eloquente. «Siamo arrivati…» disse, con ovvietà. «Ah… Ti stai chiedendo come facciamo a salire?!» disse poi, facendo il finto tonto. «Esattamente… Dobbiamo arrampicarci?!» la mia domanda era retorica, non ci si poteva arrampicare su uno scivolo lisco qual era quella salita.
«Sai che fondamentalmente credo di si?!» disse con un ghigno.
«Dormo qui Potter, tu sali pure…» dissi spostandomi di lato per farlo passare.
«Non fare la scema, Evans…» sorrise. «Possiamo usare un Incantesimo… Possiamo Trasfigurare la salita in scale e uscire…»
Soppesai la sua idea e ne dedussi che era l’unica soluzione. «Decisamente, ma non è un Incantesimo facile.» feci osservare, un po’ perplessa.
«Proviamo insieme, dovrebbe funzionare, che ne dici?» mi chiese, senza alcuna preoccupazione. Annuii, poi entrambi puntammo la bacchetta verso i piedi della salita e pronunciammo la formula che la trasformò in scale. Iniziammo a salirle, io davanti e lui subito dietro di me. Mi fermai in cima ma non feci in tempo a chiedergli come fare che lui passò la bacchetta sotto il mio braccio e disse: «Dissendium!». Qualcosa si aprì, accecandomi con le luci dei corridoi di Hogwarts. Uscii e poi mi voltai per aiutare anche lui ad uscire dalla Gobba della strega che era un po’ troppo stretta.
Quando anche lui fu nel Castello, ci sporgemmo di nuovo all’interno del passaggio e con un tocco della bacchetta spezzammo l’Incantesimo e le scale tornarono scivolo.
Mi voltai e sobbalzai quando scorsi tre figure. Vidi anche lui fare lo stesso, che ancora accecato per il cambio di luci non aveva messo a fuoco le figure, cosa che anch’io stavo facendo proprio in quel momento.
Remus Lupin, Sirius Black e Peter Minus ci aspettavano, tutti e tre nella stessa posizione: le braccia incrociate al petto, il piede destro che batteva impaziente e minaccioso a terra, ma il sorriso sulle labbra per averci visto spaventati.
«C-Come avete fatto a sapere che saremmo arrivati qui?!» domandai incredula e Potter dietro di me si avvicinò al mio orecchio e disse «Un Mago non rivela mai tutti i suoi trucchi…» io annuii, capendo che anche quella sarebbe stata una domanda senza risposta.
«Complimenti Prefetto Evans! Non mi sarei mai aspettato che lei fosse fuori da Hogwarts oltre l’orario consentito!» esclamò Black. Stavo per ribattere, ma Potter mi precedette.
«Ma lei non è più il Prefetto Evans!» esclamò e anch’io, come gli altri, lo guardai stupita. «Lei è la Regina dei Malandrini!» disse solennemente e allora risi. Avevo quasi dimenticato che mi aveva apostrofato in quel modo.
«Quindi siete stati voi!» esclamò Remus e fui costretta a distogliere gli occhi dal suo sguardo di rimprovero.
«Già e l’idea è stata sua!» esclamò Potter, di nuovo esterrefatto.
«Raccontateci, mentre andiamo in Sala Comune, abbiamo preso qualcosa da mangiare per voi…» disse Remus guardandomi con un sorriso e allora capii che l’espressione di poco prima era soltanto scherzosa. Così ci incamminammo verso la Sala Comune, facendo un resoconto molto dettagliato agli altri tre, che però capirono molto poco, perché prima ancora di parlare ci scambiavamo uno sguardo e scoppiavamo a ridere.



Ringraziamenti: I recensori del precedente capitolo:
dirkfelpy89;
hermy101; Beh Lily deve essere diffidente, ricordiamo che per ora sono al quinto anno e lei detesta James. ^^
Roby28; Cavoli! Alla coda non ci ho davvero pensato! Sarebbe stata una bella trovata!
karmenpotter;
chiaramalfoypotter;
A voi due rispondo in una volta, che avete fatto la stessa osservazione. :P E' vero qui il ragazzo misterioso non ha una parte di rilievo, ma come dicevo all'inizio ci sono tanti indizi e poi volevo focalizzare l'attenzione sull'appuntamento :P

Note: Piccola nota sul "passaggio segreto che usa Remus"; noi sappiamo che il platano picchiatore è un passaggio a doppio senso, al contrario di quel che dice James. Ma non è un errore, semplicemente lui non vuole rivelarle né quale sia né come fare a sbloccarlo. Diciamo che lo fa anche per proteggerla. (Ricordate cos'è successo quando Severus ha cercato di scoprire cos'aveva Remus e si è trovato davanti un lupo mannaro?!)
   
 
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