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Autore: Leili1988    13/03/2017    2 recensioni
A volte il destino sa essere davvero paradossale: ci porta a fare giri immensi, a tribolare, ci plasma per poi condurci inaspettatamente su quell’unico sentiero che avevamo escluso a priori e che mai avremmo pensato di percorrere.
Regina non ne era ancora consapevole, ma si trovava proprio su quel sentiero. Si era allenata per anni, aveva creato gli incantesimi più malvagi e compiuto le azioni più spregevoli per poter finalmente vendicarsi dell’odiata Biancaneve e ottenere il suo tanto agognato lieto fine.
Ma ora qualcosa era cambiato e, sebbene Regina non se ne rendesse ancora pienamente conto, la chiave della sua felicità era più vicina di quanto pensasse.
Attenzione: spoiler! Il racconto rappresenta il seguito dell'ultima puntata della quarta stagione.
Genere: Avventura, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: FemSlash | Personaggi: Altri, Emma Swan, Henry Mills, Regina Mills
Note: What if? | Avvertimenti: Spoiler!
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Capitolo 10

 
La Signora Oscura si osservò attentamente allo specchio.
I suoi capelli da bianchi e raccolti erano tornati ad essere biondi e sciolti, la sua carnagione dapprima smunta, aveva assunto nuovo colore e i suoi abiti neri avevano lasciato il posto a un paio di pantaloni scuri, una camicetta bianca e un gilet blu. 
«Così dovrebbe andare!» - si guardò contrariata - «Dio, ero davvero così patetica! Guarda come mi sono ridotta!»
Non sopportando più la visione di quello scialbo riflesso di sé, mandò in frantumi lo specchio e uscì dalla sua stanza.
Sentì allora una presenza alle sue spalle. Si voltò e vide la sagoma sinuosa di Morgana.
«Siete davvero voi, mia Signora? Quasi non vi riconoscevo conciata in quel modo!»
«Morgana, mi sorprende vederti qui...»
«Ah certo, fosse dipeso da voi, sarei marcita in quella cella!»
«Oh, andiamo! Non fare la melodrammatica… liberarti non era compito mio!»
«È vero, tuttavia credevo voleste disfarvi anche del mago…»
«Lo farò a tempo debito… Ora ho altre questioni di cui occuparmi!»
«Intendete la moretta?»
«Non sono cose che ti riguardano!»
«Come volete! Posso almeno approfittare della vostra ospitalità? Giusto il tempo di riposarmi per poi riprendere il viaggio verso Avalon… non vi creerò disturbo!»
«Fai pure! Ma cerca di non dare troppo nell’occhio… La mia ospite non gradirebbe la tua presenza, tanto meno se scoprisse chi sei e cosa hai fatto…»
«O cosa abbiamo fatto…» - disse l’altra maliziosamente.
La Signora Oscura fulminò Morgana con lo sguardo, la quale si limitò a fare una riverenza e scomparire tra i corridoi del castello.
 
*          *          *
 
Dark Emma trovò Regina in biblioteca, immersa nei libri, probabilmente alla ricerca di qualche sistema per farla tornare a essere la Salvatrice. Di norma si sarebbe infuriata e avrebbe disintegrato sia lei, sia la biblioteca, ma questa volta si trattenne. Per raggiungere il suo scopo non avrebbe dovuto compiere nessun passo falso.
«Non ti annoi a stare tra quei volumi polverosi?»
«Leggere non è mai noioso! E in ogni caso non ho molto altro da fare…»
Finalmente Regina sollevò lo sguardo e il suo cuore perse un battito nel vedere le sembianze assunte dalla Signora Oscura, ora così simile alla vera Emma.
«Ho pensato che in questo modo saresti stata più a tuo agio…»
«Ti ringrazio del pensiero, ma ciò che conta è la sostanza, non l’apparenza!»
«È vero! Per questo non dovresti dare per scontato che essendo la Signora Oscura ci sia esclusivamente del marcio in me… In fin dei conti anche tu eri la Regina Cattiva eppure guardati ora!»
«A differenza di te, però avevo volontà di cambiare, di redimermi!»
«E cosa hai ottenuto così facendo?»
«L’amore di Henry e il perdono di coloro che ho fatto soffrire…»
«Sembra però sia andato tutto a loro vantaggio… Tu sei ancora infelice! E in molti ti giudicano ancora… Io non lo farei»
«Lo stai già facendo in realtà, ritenendo sbagliata la mia scelta di abbandonare l’oscurità!»
«Ti sbagli, non sto giudicando te, ma i risultati ottenuti… sei diventata un’eroina sperando così di ottenere il lieto fine, ma senza riuscirci…»
«Non sarò mai totalmente un’eroina, è questo il problema… manterrò sempre dentro di me un lato oscuro che mi impedirà di essere felice!»
«È così perché nessuno di loro può amare quel lato di te, loro sono diversi da noi! Ma io, Regina, io lo comprendo e mi piace! Con me saresti libera di essere totalmente te stessa!»
Regina guardò Dark Emma negli occhi.
«Ma non puoi dire lo stesso del mio lato buono!»
«Potrei provarci, se è davvero così importante per te!»
La Signora Oscura accarezzò la guancia di Regina, le si avvicinò e la baciò.
La mora ricambiò quel bacio, ma dopo qualche istante se ne ritrasse.
«Come vorrei fossero vere le tue parole! Ma conosco bene i sotterfugi dei Signori Oscuri… e tu, proprio come loro, faresti di tutto per raggiungere il tuo scopo…»
Detto questo Regina abbandonò la biblioteca, lasciando Dark Emma furente di rabbia.
 
*          *          *
 
A Camelot, Mary Margaret e David discutevano animatamente.
«Mi spiace, ma non riesco più a stare qui con le mani in mano! Sono un uomo d’azione, lo sai! E lo sei anche tu! Quando mai hai aspettato che qualcun altro risolvesse i tuoi problemi?»
«Non credere che sia facile per me, David! Sto solo cercando di fare la cosa migliore per nostra figlia! Hai visto cosa è successo l’ultima volta che abbiamo provato a intervenire? Killian è morto… la nostra Emma l’ha ucciso! Non voglio si macchi di altri crimini così tremendi!»
«Proprio per questo dobbiamo trovare una soluzione! Credi davvero che si fermerà solo perché glielo chiede Regina o perché noi non la intralciamo? E dato che per ora non abbiamo piani migliori ci resta solo una cosa da fare…»
Mary Margaret lo guardò stupita.
«Non puoi parlare seriamente!»
«Perché no? È la Signora Oscura ormai e lo sai meglio di me: l’unico modo per controllare quell’essere è impossessarsi del pugnale!»
«Quell’essere è nostra figlia! L’oscurità può averla sopraffatta, ma io so che la nostra bambina è ancora lì!»
David si mise di fronte alla moglie e le prese le mani.
«Ascolta, non è assolutamente mia intenzione usare il pugnale contro di lei, sai bene che non farei mai del male a nostra figlia… ma se le cose dovessero mettersi male, sarebbe l’unica soluzione! Sarebbe la nostra unica forma di garanzia!» - fece una piccola pausa - «Ti prego, permettimi di fare un tentativo!»
Mary Margaret sospirò. Sapeva bene che il marito aveva ragione, ma aveva sperato di non dover arrivare a tanto.
«E va bene!» - disse infine - «Ma a una condizione: verrò con te!»
 
*          *          *
 
Regina era profondamente sconfortata.
Per l’ennesima volta, il suo destino si stava ripentendo come un mantra: la sua amata era persa, preda dell’oscurità, e lei era tremendamente infelice. Regina aveva ormai compreso come il prezzo da pagare per i propri errori fosse l’infelicità e poteva accettarlo. Ma che Emma rimanesse malvagia per sempre, autocondannandosi come lei stessa aveva fatto, no, questo proprio non poteva tollerarlo!
Ma come poteva aiutare Emma se lei stessa non voleva farsi salvare? Regina era cambiata perché, oltre ad avere qualcuno che credeva in lei, desiderava essere amata da Henry. Emma invece era del tutto assorbita dall’oscurità, come lo era stata Regina a suo tempo. Probabilmente le ci sarebbero voluti anni, prima di realizzare che dall’oscurità non avrebbe ottenuto nulla di buono, anzi, l’avrebbe portata alla rovina!
«Non c’è condanna peggiore di una sorte simile alla mia!»
Alcune lacrime silenziose presero a scorrerle lungo le guance. Aveva un tale bisogno di sfogarsi!
Proprio in quel momento bussarono alla porta e Regina dovette asciugarsi rapidamente il viso. Non poteva sopportare di vedere Emma in quel momento, ma non aveva alternative. Aprì quindi la porta e, sorprendentemente, non si trovò di fronte la Signora Oscura.
«E tu chi saresti?»
«La signora temeva che poteste sentirvi sconfortata e mi ha assunta con il compito di tenervi compagnia!»
«E come mai ti ha mandata direttamente qui senza prima avvisarmi?»
«Pensava che la sua presenza non sarebbe stata di vostro gradimento…»
Regina la guardò sospettosa, ma l’espressione della ragazza le fece tenerezza e ancora di più le parole che pronunciò subito dopo.
«Vi prego, non chiamate la signora o si arrabbierà con me! Ho bisogno di questo lavoro… i miei fratelli dipendono da me!»
«E va bene!» - disse Regina dopo qualche titubanza - «Come ti chiami?»
«Morgana, mia Signora!»
 
*          *          *
 
Dark Emma era intenta a sfogare il suo malcontento e la sua frustrazione lanciando sfere magiche a destra e a manca, quando sentì un urlo provenire dal piano superiore.
Riconoscendo quella voce, si catapultò all’istante nella stanza di Regina.
Quando arrivò, la trovò accasciata sul letto, priva di sensi.
«Cosa le hai fatto?» - domandò a Morgana, afferrandola per il collo e scaraventandola dalla parte opposta della stanza.
«Non serve agitarsi! È solo svenuta…»
«Me lo auguro!»
Dark Emma controllò quindi il polso di Regina e tirò un sospiro di sollievo.
«Visto? La tentazione l’ho avuta, a dire il vero!»
«Sparisci di qui!»
«Non vi rendete neppure conto di quanto quella donna vi stia rammollendo!»
«Ho detto sparisci di qui, se non vuoi essere incenerita!»
«Come volete, mia Signora!» - disse contrariata prima di sparire.
Dark Emma si chinò allora su Regina, le slegò i polsi e cercò di farle riprendere i sensi.
La bruna si risvegliò, qualche minuto dopo, ancora in preda al panico.
«Tranquilla, è tutto a posto ora! Sono io!»
Regina incrociò quegli occhi azzurri così famigliari e rassicuranti, tranquillizzandosi.
«Stai bene? Ho temuto il peggio quando ti ho vista stesa su questo letto!»
«Sì, sto bene! Ma chi era quella donna? Mi ha drogata e poi ha tentato di uccidermi…»
«È stato l’errore di una notte… ti desideravo così tanto e all’improvviso è apparsa lei. Non so perché mi ha ricordato te e…» - fece una pausa - «Deve aver frainteso. Penso l’abbia fatto per gelosia. Ma non tornerà più, stanne certa! Nessuno può farti del male!»
«Che le hai fatto? No, anzi, preferisco non saperlo!»
«Non l’ho uccisa, Regina! Sapevo che non avresti approvato…»
«E da quando ti importa?»
«Da quando so che è importante per te!»
A causa della disperazione o dell’adrenalina, Regina credette a quelle parole, a quello sguardo preoccupato e si lasciò andare, avvicinando le labbra a quelle di Emma. 
 
*          *          *
 
Dopo quel bacio, la situazione sfuggì totalmente al controllo di Regina, quasi fosse stata risucchiata da un tornado. La sua forza di volontà totalmente azzerata, in favore dell’istinto: aveva bisogno di felicità, di ottenere per una volta ciò che desiderava, anche solo per un istante.
Attirò Emma verso di sé e, dopo averla fatta stendere sul letto, si mise a cavalcioni su di lei.
Tornò a baciare le labbra della bionda, mentre le sfilava il gilet e le sbottonava la camicetta. Le accarezzò i seni per poi scendere fino agli addominali contratti.
Emma la afferrò per i fianchi e la attirò maggiormente verso di sé. La mora iniziò allora a muovere lentamente il bacino e a slacciarsi il vestito.
La bionda, si agitò sotto di lei e le sue mani impazienti afferrarono con decisione i seni di Regina. Quest’ultima si lasciò sfuggire un gemito e gettò indietro la testa, scoprendo il collo. Emma si tirò su a sedere, iniziando a baciare ogni centimetro di quel corpo.
Regina, ormai sempre più impaziente e col respiro affannoso, le slacciò i pantaloni.
A quel punto Emma sollevò Regina e, ribaltando le posizioni, si mise sopra di lei. Con un gesto deciso le sfilò vestito e mutandine, lasciandola completamente nuda. La osservò traboccante di desiderio, mentre si liberava dai pochi indumenti che ancora indossava.
Prese quindi posto tra le gambe della mora e, mentre la sua bocca indugiava sui seni, iniziò a stimolare con la mano il suo punto più sensibile.
Regina, di rimando, inarcò la schiena e afferrò forte le lenzuola.
«Di più, Emma! Di più!» - riuscì a biascicare tra un gemito e l’altro.
La bionda non se lo fece ripetere due volte e, con decisione, si insinuò dentro di lei.
«Voglio sentire anche te!» - disse Emma con voce roca, mentre con la mano libera guidava quella di Regina sul proprio sesso.
Le due si lasciarono consumare da quella passione ardente e intensa, quasi dolorosa, fino a quando, esauste, si accasciarono sul letto
   
 
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