Titolo:
Miraculous Heroes 3
Personaggi: Adrien Agreste,
Marinette Dupain-Cheng, altri
Genere: azione, mistero,
romantico
Rating: NC13
Avvertimenti: longfic, what
if...?, original character
Wordcount: 2.758 (Fidipù)
Note: Bene, bene. Ecco che si comincia una nuova settimana con i
classici aggiornamenti di sempre (lunedì e venerdì Miraculous Heroes 3,
mentre mercoledì - per questo giro - ci sarà il nuovo capitolo di La
sirena). E quindi si torna con i nostri eroi miracolati alle prese
con...beh, non sto a spoilerarvi niente, però vi dico subito che i team li
ho scelti a casaccio, senza tanti pensieri (a parte Adrien e Marinette:
per loro mi sono basata su una fanart che avevo visto). Di cosa sto
parlando? Beh, capirete leggendo.
Detto ciò, non posso far altro che ringraziarvi per i vostri commenti
(sappiate che, anche se non rispondo, li leggo sempre con piacere), per il
fatto che leggete e inserite le mie storie in una delle vostre liste.
Grazie infinitamente di cuore!
Ladybug atterrò su un tetto, osservando
Hawkmoth imitarla e osservare la città sotto di loro: «Allora? Che
dobbiamo fare? C’è qualche supercattivo da combattere o…» domandò il
ragazzino, muovendosi sul posto e facendo sorridere la ragazza: le
ricordava molto un certo gatto all’inizio della sua carriera come
supereroe.
«Stando alle ultime informazioni dei miei amici della polizia...» dichiarò
la voce di Alex nell’auricolare, seguita dal rumore della tastiera del pc:
«Abbiamo una rapina.»
«Una rapina?»
«Ehi, campione. Hai detto che volevi allenarti nel combattimento, no?» gli
chiese l’americano, sentendolo sospirare: «Allora, truppa! Ci siete
tutti?»
«Ti rendi conto che per dei…dei…» Volpina sbuffò, facendo ridacchiare
Alex: «Per dei cosi inutili ci hai chiamato tutti e sette?»
«Non potevo mandare Hawkmoth da solo. E poi dovete iniziare a imparare a
muovervi come gruppo…»
«Lo sappiamo già fare, nerd dei miei stivali di pelle italiana.»
«Anche con Hawkmoth? Dimmi, Volpina, sai già come combattere con lui in
gruppo?»
«Odio quando hai ragione.» bofonchiò l’italiana, suscitando l’ilarità di
Alex: «Tortoise, puoi dirgli qualcosa?»
«E cosa?»
«Volpina ha dato ragione a qualcuno? Siamo alla fine del mondo?»
«Vorrei prima sposarmi, pennuto.» bofonchiò Chat, sorridendo gongolante:
«E, come tutti sapete, ciò succederà…»
«Lo sappiamo, micetto. Lo sappiamo.»
«Tortoise…» Peacock si avvicinò all’amico, tenendo sotto controllo
l’italiana: «E’ per caso in quel periodo del mese? No, perché mi sembra
più nervosa del solito e…beh, sono abituato a Bee…»
«Bee cosa?» domandò l’eroina in giallo, incrociando le braccia e fissando
il parigino: «Hai qualcosa da dire, Peacock?»
«Assolutamente niente.»
«Bee, se è possibile, non ammazzarlo: non ho voglia di trovarmi un altro
testimone.»
L’ape si voltò, fissando sorpresa Chat Noir e aprendo la bocca per dire
qualcosa, scuotendo poi il capo: «Da quando in qua lo proteggi?»
«Da quando è il mio testimone?»
«Mi proteggi solo perché ti faccio comodo, eh gattaccio?»
«Ovviamente.»
«Potete finirla?» sospirò Ladybug, portandosi una mano alla fronte e
massaggiandosela: «Peacock, lascia in pace Volpina. Chat e Bee, lasciate
in pace Peacock. Perché ho la sensazione che Hawkmoth sia più adulto di
tutti voi?»
«Più adulto?» domandò Chat Noir, indicando il ragazzino al fianco della
coccinella: «Al momento ha un cellulare in mano e…ehi, Hawkmoth. Che stai
facendo?»
«Ehi, ho tre pokestop qui sotto. Sto facendo scorta di sfere, mentre voi
parlate.»
Ladybug rimase a fissare il compagno a bocca aperta, voltandosi poi verso
il resto del gruppo: «Sta…»
«Sta giocando a Pokemon Go. E mi sembra una bella idea! My lady, hai idea
di quante uova potrei schiudere in questo modo?»
«No, scusate! Perché non è mai uscito fuori questa cosa che si gioca a
Pokemon Go?» tuonò Alex negli auricolari di tutti: «Pretendo spedizioni
punitive di…Ehi, aspettate. Di che Team siete?»
«Mystic.» rispose prontamente Hawkmoth, riponendo il cellulare in uno dei
tanti passanti della sua cintura.
«Instict.»
«Traditori della patria.»
«Direi che il nostro Mogui è Valor.»
«L’hai detto micetto!»
«Possiamo andare?» sbuffò Volpina, indicando la direzione che Alex aveva
detto loro all’inizio: «Non vorrei passare tutta la giornata su questo
tetto.»
«Volpy, di che team sei?»
«Valor!»
«Brava, volpe!» sentenziò Alex, mentre il gruppo di eroi si metteva
nuovamente in marcia: «Ovviamente noi valor siamo…»
«I migliori sono gli Instict» lo interruppe Chat, saltando dalla parte
opposta della strada e aggrappandosi al cornicione del palazzo: «Vero, my
lady?»
«Ecco…come dire…»
«My lady, cosa mi stai dicendo?»
«Che ho rifatto l’account e ho scelto il team Valor?» domandò
Ladybug, lanciando lo yo-yo e, facendo leva su un comignolo, saltò
iniziando a correre per tutta la lunghezza del tetto, seguita da una
ridacchiante Volpina.
«Questo è alto tradimento!» sbottò Chat Noir, voltandosi verso gli altri:
«Voi che team siete? Tanto lo so che avete l’app!»
«Io no.» sentenziò Tortoise, poggiando una mano sulla spalla di Chat e
sorridendogli: «Ma sarei felice di entrare nel tuo gruppo, amico.»
«Tortoise, sapevo che tu non mi avresti deluso. Peacock?»
«Spiacente, amico. Sono Mystic.»
«Traditore…» bofonchiò il felino, scuotendo il capo e voltandosi verso
Bee: «Posso sperare…»
«Sono Instict, Chat. Tranquillo. Hai almeno me dalla tua parte.»
«Che bello sentirlo dire, Bee. Ti abbraccerei quasi.»
«Ecco: quasi, micetto!» bofonchiò Peacock, incrociando le braccia e
assottigliando lo sguardo: «Non vorrei menarti…»
«Vorrei ricordarti di quando un certo pennuto…»
«Fermi tutti! Ho catturato un Blastoise!» tuonò Hawkmoth, guardando il
cellulare e poi alzando la testa, regalando un sorriso di pura gioia a
tutti: «Ed ha pure degli ottimi PL!»
«La prossima volta mi porto il cellulare dietro pure io.» dichiarò Chat
Noir incrociando le braccia e annuendo con la testa, mentre Hawkmoth
riponeva per la seconda volta il suo: «Devo solo trovare una cintura come
la tua. Dove l’hai comprata, amico?»
«Vogliamo andare o no?» tuonò Volpina, poco distante dal resto del gruppo
e rimanendo a osservarli in attesa: «Dovremmo già essere là, ma no! Uno si
ferma a giocare, gli altri fanno salotto e siamo ancora qui…»
«Sei veramente nervosa oggi.» commentò Ladybug, portando su di sé
l’attenzione della compagna: «Qualche problema?»
«Niente di che. Dopodomani devo solo andare a cena con il mio
compagno e mia madre. Yuuh!»
«Direi che questo è un bel problema.»
«Non ne hai idea.»
«Vuoi parlarne?»
Volpina sorrise, annuendo con la testa e sospirando: «Magari davanti una
bella tazza di caffè e senza maschere? Vorrei evitare di fare nomi che
potrebbero mettere in pericolo le nostre identità…»
«Quando vuoi.»
«Grazie, LB.»
«Siamo amiche, no?»
«Giusto. Siamo amiche.»
«Di che parlate?» domandò Bee, atterrando vicino a loro e sorridendo a
entrambe: «Roba privata o…»
«Appena possibile, ho bisogno del vostro sostegno per la cena imminente.»
«Casa mia, stasera? Vi può andare bene?» domandò l’eroina in giallo,
facendo passare lo sguardo dall’una all’altra: «Serata fra supereroine?»
«Ci sto, ape.»
«Ehi, posso venire anch’io?» domandò Alex attraverso gli auricolari:
«Giuro che mi vesto da donna e vi dirò di quanto sia dura farmi durare la
manicure passando tutto il giorno al pc!»
«Ah. Ah. Divertente.»
Willhelmina osservò il suo assistente, mentre le posava sulla scrivania
fascicoli su fascicoli: «Hai finito?» domandò, notando l’uomo sorriderle e
intrecciare le mani all’altezza dell’addome: «Perché qua c’è ancora un
angolino vuoto.» dichiarò, indicando una porzione della scrivania in vetro
ancora libera.
«Molto divertente, Willie.» dichiarò l’uomo, sbattendo le palpebre senza
che il sorriso scivolasse via dal suo volto: «Sono gli ultimi resoconti
per la prossima collezione autunno-inverno.»
«Tutti questi fogli per una manciata di vestiti?» domandò la donna,
posando i gomiti sul piano e il viso contro i pugni chiusi, osservando i
fascicoli davanti a lei e scuotendo la testa.
«Quando lo capirai che una collezione non è solo una manciata di vestiti?»
sbottò Maxime alzando gli occhi al cielo: «Ci sono le analisi dei rivali,
le indagini sulla tua clientela abituale e, cosa più importante, gli
ultimi dati del trend book.»
«Maxime, davvero, tu riesci a rendere noiosa una cosa fantastica come
creare abiti…» bofonchiò Willhelmina, spostando lo sguardo verso il
proprio cellulare e vederlo illuminarsi: «Mi stanno chiamando.»
«Prometti che darai un’occhiata? Soprattutto al trend book e…»
«Lo prometto, lo prometto.» bofonchiò la donna, facendogli cenno di uscire
dalla stanza: «Dimmi che stai per propormi di andare a bere qualcosa di
forte.» esclamò, una volta accettata la chiamata e sentendo ridacchiare
Sophie dall’altra parte: «Ho bisogno veramente di alcol in questo
momento.»
«E’ successo qualcosa di grave?»
«Solo quell’essere alieno che è il mio assistente.» bofonchiò la donna,
sentendo l’altra sorridere: «Allora, per che cosa devo la tua chiamata?»
Sophie smise di ridere e un sospiro raggiunse le orecchie della stilista:
«Scusami, ero sola in casa e ho iniziato a pensare e…Adrien è con gli
altri per fare una sessione di allenamento con Thomas e Gabriel deve
essere in una zona dove non ha campo e…»
«Sophie, cosa è successo?»
«Nulla di cui preoccuparsi» sentenziò la donna dall’altra parte del
telefono: «Stavo solo notando come questo periodo di calma sia strano. Non
credi? Insomma, questo nemico che uccide i sottoposti di Maus e poi
sparisce nel nulla è…»
«Strano. Sì, l’hai già detto.» Willhelmina inspirò profondamente,
lasciandosi andare contro lo schienale della poltrona e osservando la
scrivania piena di fogli: «Posso comprendere benissimo la sensazione…»
mormorò, tamburellando le dita sul vetro: «E non mi piace. Anche se non
sono in prima linea, è snervante rimane così: in attesa di un qualcosa che
non si sa quando e se accadrà. Non sappiamo nemmeno chi colpirà…» sospirò,
spostando lo sguardo verso il soffitto: «Anche se erano ombre di Chiyou,
ho sempre saputo chi dovevo combattere, mentre adesso…»
«C’era certezza…»
«E adesso siamo qui, in questo limbo ad attendere un nemico che non ha
volto e usa le ombre meglio di quanto facessi io.»
«Secondo te…»
«Secondo me i ragazzi lo prenderanno a calci nel didietro. Ne sono certa.
Ho fiducia in loro.»
«Giusto.»
«Fai la brava mamma, Sophie. E supporta tuo figlio in questa battaglia,
senza preoccuparti più di tanto: sono ragazzi in gamba, sapranno cosa
fare.»
«Hai ragione. Anche se l’ansia…»
«Prende il sopravvento. Lo so benissimo.» sospirò Willhelmina, guardando
il lavoro che Maxime le aveva messo davanti: «E ora sarà il caso che mi
metta sotto: quell’alieno del mio assistente sa essere malvagio, se non
faccio il mio dovere. Avrei dovuto assoldarlo come mio sottoposto, quando
ero Coeur Noir.»
«Buon lavoro. E scusami se ti ho interrotta.»
«Figurati. Siamo amiche, no?»
«Muoviti!» ringhiò uno dei due criminali, tenendo sotto tiro l’addetto,
dall’altra parte dello sportello, mentre il compagno infilava più
velocemente possibile le mazzette di banconote: «Non abbiamo tanto tempo!
Hanno…»
«Ciao, ragazzi!» esclamò una voce allegra maschile, l’uomo si voltò
incontrando la figura di Peacock che, comodamente poggiato contro i
pannelli li osservava divertito: «Ancora a rapinare banche? Ma non vi
avevamo preso qualche tempo fa mentre…»
L’uomo puntò la pistola verso l’eroe, ma uno yo-yo si avvolse attorno alla
mano e la strattonò all’indietro, facendogli perdere la presa sull’arma:
«Li conosci, Peacock?» domandò Volpina, avvicinandosi e assestando un
calcio alle gambe dell’uomo, osservandolo cadere: «Compagno di bevute?»
«Nah. Poco prima del vostro ritorno dalle vacanze li abbiamo fermati
mentre cercavano di forzare un bancomat.» spiegò l’eroe, osservando la
nuova recluta assestare due colpi ben decisi con i suoi boomerang
all’altro, facendolo crollare: «E bravo il nostro Hawkmoth!» si
complimentò, mentre il ragazzino alzava il volto, sorridendo.
«Come sono andato?»
«Veramente bene, Hawkmoth.» si complimentò Ladybug, avvolgendo il filo e
voltandosi verso il tenente Raincomprix: «Sono tutti vostri.» sentenziò,
indicando il duo di ladri: il poliziotto annuì, prendendo le manette e
mettendole a uno dei due, facendo cenno a un collega di fare altrettanto:
«Spero che questa sia l’ultima volta che li meniamo.»
«Stavolta non riusciranno a evadere.» ringhiò il poliziotto, osservando i
due ladruncoli e poi voltandosi verso i suoi uomini, sberciando un po’ di
ordini: gli eroi rimasero fermi, osservando le forze dell’ordine portare
via i due malviventi.
«Devo dire che non mi piace vincere così facilmente…» mormorò Chat Noir,
affiancando l’eroina e sbadigliando: «In pratica non abbiamo fatto
niente.»
«Finito?» domandò la voce di Alex negli auricolari e facendo sobbalzare
tutti: «No, perché il sottoscritto avrebbe un appuntamento con la più
bella ragazza di tutta Parigi e…»
«Spiacente, amico. La più bella ragazza di tutta Parigi è mia.» decretò il
felino, facendo l’occhiolino a Ladybug: «Magari stai per uscire con la
seconda più bella…»
«Come vuoi. Io vado, eh! Ci sentiamo stasera!»
«Direi che è andato.» dichiarò Tortoise, portandosi una mano all’orecchio
e sentendo solo un fruscio: «Che facciamo adesso?»
«Caffè?» propose Volpina, osservandoli uno per uno: «Chi è con me?»
«Tu e la tua fissa per il caffè.» bofonchiò Peacock, facendo cenno
all’italiana e indicando l’uscita: «Che poi andiamo da Starbucks e prendi,
come al solito, uno di quei beveroni dove il caffè non c’è nemmeno per
sbaglio.»
«Ovvio, sono abituata al caffè italiano! Non berrei mai quella schifezza!»
«E allora perché vuoi sempre andare lì?»
«Perché mi piacciono quei beveroni. Semplice.»
«C’è una logica nel tuo discorso. Devo solo capirla.»
«Non sforzare tanto il tuo cervello da piumino.»
«Volpina…» sospirò Tortoise, affiancando la ragazza e scuotendo il capo:
«Cosa ti avevo detto?»
«Di non mostrare la mia superiorità?»
«Di non sfogare il tuo nervoso su Peacock e Chat.»
«Per fortuna che abbiamo Tortoise che ci protegge da quella strega.»
dichiarò Chat Noir, ghignando: «Beh? Andiamo a bere questo caffè o
qualsiasi cosa sia? Qua abbiamo un matrimonio a cui pensare.»
Quel giorno lo avrebbe fatto.
Xiang alzò la testa, osservando il ragazzo che stava camminando verso di
lei: Alex stava giungendo ignaro di ciò che gli sarebbe capitato.
Si alzò, abbozzando un sorriso e notando lo sguardo di lui scintillare
dietro le lenti quadrate degli occhiali: «Scusami per il ritardo!»
esclamò, non appena fu giunto davanti a lei: «Ho dovuto aiutare un amico
e…»
«Nessun problema.» mormorò Xiang, scuotendo la testa e chinando lo sguardo
verso il basso, stringendo le mani una con l’altra: doveva farlo. Doveva
assolutamente farlo.
«Vogliamo andare? Altrimenti facciamo tardi per l’inizio del film…»
«Certo.» mormorò, alzando la testa e osservando Alex darle le spalle:
ecco, era il momento giusto. Socchiuse gli occhi e gli assestò un colpo
deciso alla nuca, guardandolo crollare a terra esanime: «Perdonami.»
mormorò, chinandosi al suo fianco e scostandogli una ciocca di capelli
dalla fronte: «Ma devo farlo.»
Felix sbuffò, leggendo velocemente il comunicato stampa che era arrivato
al partito e massaggiandosi la fronte: era stata una giornata pesante
passata a evitare l’ennesima intervista della Chamack, revisionando poi il
bilancio del partito e approvandolo.
Aveva solo bisogno di riposo e invece ecco una nuova gatta da pelare…
«Ma chi me l’ha fatto fare?» bofonchiò, passandosi una mano fra i capelli
biondi e spettinandoli: ah, giusto. Avrebbe dovuto andare dal parrucchiere
perché, secondo il suo segretario, i capelli stavano diventando troppo
lunghi e alcuni elettori non gli avrebbero dato il voto.
Un’immagine sciatta può essere sinonimo di una gestione sciatta, aveva
detto.
Il suo cellulare squillò e subito un nuovo sospiro si levò dalle labbra di
Felix, non appena vide chi lo stava chiamando: «Dimmi, Bo.» bofonchiò,
incastrando il cellulare fra la spalla e la guancia e recuperando una
penna in modo da sottolineare le parti che più lo interessavano del
comunicato: il cinese che aveva raccattato poco tempo prima, assieme ad
altri due – tre fratelli, a quanto aveva capito – iniziò a parlare agitato
e Felix dovette concentrarsi totalmente per tradurre dal cinese ciò che
gli stava dicendo: «Cosa ha fatto, Xiang?» tuonò, alzandosi e osservando
il cellulare cadere per terra, lo recuperò immediatamente e si accertò che
non ci fosse niente di rotto: «Bo. Ehi, Bo. Sei ancora li? Dille che sto
tornando immediatamente. Anzi no, non dirle niente. Quella…quella…» Felix
si zittì, sentendo il cinese riprendere a dirgli di nuovo tutto da capo.
Ah. Giusto.
Non parlava francese.
Ringhiò e, mentre indossava il giaccone, ripeté nuovamente tutto in
cinese.
«Le pedine si stanno posizionando tutte…» mormorò, osservando la città e
toccando la collana, sentendo l’energia del Quantum attraversarlo: «Presto
l’antica guerra avrà nuovamente inizio e stavolta finirà in maniera
completamente diversa.» mormorò, carezzando le maglie del serpente di
metallo che teneva adagiato attorno al collo.
Questi si animò e alzò la testa triangolare, puntandola verso la città e
soffiando nella sua direzione: «Sì. Presto avrai la tua vendetta sui Sette
Dei, mio caro amico. Presto.»