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Autore: AlexiaKH    15/03/2017    2 recensioni
La quarta guerra mondiale ninja si era conclusa da mesi, ma ancora non si potevano chiamare tempi di pace. Vi erano ancora questioni e conflitti irrisoliti, riorganizzazioni e nuove minacce.
Niente di preoccupante, fino a quando un intero villaggio venne raso al suolo per mano di un nuovo gruppo di nukenin. Ciò che però tutti ignoravano, era l'esistenza della sola sopravvissuta di quella strage: una ragazza con un chakra e un potere molto particolare, che il suo villaggio si era assicurato di nascondere agli occhi del mondo.
Senza più un villaggio, una casa e una famiglia dove far ritorno, la ragazza si dedicherà anima e corpo nella vendetta. Ma riuscirà nel frattempo a ricostruirsi una vita?
Genere: Azione, Introspettivo, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Naruto Uzumaki, Nuovo Personaggio, Sabaku no Gaara, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!, Violenza | Contesto: Dopo la serie
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Capitolo 10: Sogni e incubi.
 
Quando Temari arrivò con la sua squadra non si aspettava di certo un comitato di ben venuto, ma tutti gli abitanti, pressoché maschile, evitarono il gruppo come la peste e lei, unica donna, in particolar modo. Aveva passato gli ultimi due giorni ad avere informazioni, inutilmente, e pensava a un modo per riuscire a guadagnarsi la fiducia di qualcuno… finchè non incotrò una donna adulta, molto provata e con lo sguardo pieno di dolore, in difficoltà a trasportare delle borse. La bionda subito se offri il suo aiuto e, forse perché la donna non aveva altre alternative, con molta titubanza la donna glielo consentì facendola accomodare dentro la sua casa. “Appoggiale pure sul tavolo… ehm…”
“Temari.”
“Ti ringrazio Temari, per il tuo aiuto.” Disse con un po’ più di confidenza la donna. La prima frase non borbottata, di senso compiuto da quando si erano incontrate. La bionda le fece un cenno di sorriso, per poi guardarsi intorno e notando una fotografia: raffigurava la donna, molto più giovane e fresca, assieme a una ragazza che sembrava essere una sua coetanea.
“Aveva il tuo stesso spirito determinato…” Commentò la donna alle sue spalle, mentre sistemava il contenuto delle borse. “Mia figlia…” Aggiunse con molta fatica, come se fossero delle parole proibite. Non bisognava essere particolarmente perspicaci per capire che le fosse successo qualcosa.
“Cosa le è successo?”
“Loro… Jashin… hanno preso lei come hanno preso le altre…” Disse con molta paura, per poi rendersi conto solo in un secondo momento di quello che stava confessando. “Dovresti andartene, o prenderanno anche te!” Disse alla fine prendendola per il braccio.
“Sono stati gli Tsukiyo?” Chiese determinata, invece di ascoltare l’appello disperato della donna.
“Vattene!” Le urlò, cercando di spingerla verso la porta, con quelle poche forze che aveva, inutilmente. All’improvviso però vide il sangue uscire dalle orbite e dalla bocca della donna. Uno spettacolo orribile ma un dettaglio macabro che la bionda conosceva molto bene, perché era una delle caratteristiche che accomunavano tutti i “sopravvissuti” con le menti svuotate, ridotti come dei vegetali. Un dettaglio tenuto segreto, nel caso in cui ci fosse stato qualche emulatore, per identificare le vittime del nurkenin che commetteva quel specifico omicidio.
“Accidenti… quella donna era molto più forte di quello che mi aspettavo.” Disse una voce femminile alle sue spalle. Temari subito si voltò, prendendo dalla schiena il ventaglio, ritrovandosi davanti una figura incappucciata femminile, con un seno generoso e lunghi e lisci capelli neri.
“Oh ti prego, non amo combattere.” Disse mentre faceva un lieve gesto con la mano, e di colpo Temari si ritrovò inchiodata a una sedia con la donna che si accomodava di fronte a lei. “Vorrei parlare con te, sai prima di metterti fuori gioco…” S’interruppe sentendo il chackra della ragazza che provava a rompere l’illusione. “Ammiro lo spirito combattivo, ma è inutile. Le mie tecniche illusorie sono equiparabili per efficacia a quelli dello Sharingan, se fossi in te conserverei le forze per sopravvivere alle torture di Hidan, almeno arriveresti al rituale…”
“Che cosa vuoi?” Le urlò nervosa e frustata. Si era lasciata fregare, aveva abbassato la guardia e questo non poteva perdonarselo. “Sei tu quella che ha ridotto in quel modo tutti quelli che avevano legami con gli artigiani?”
“Ma che brava… sono stata io!” Rispose con un sorriso sadico. “Non mi divertivo in quel modo da molto tempo, il Sommo Jashin mi ha davvero fatto un meraviglioso regalo.” La donna tirò fuori un lungo bocchino e cominciò produrre molto fumo, che avvolse l’ambiente e Temari; quest’ultima cominciò a sentirsi assonnata e crollò in un lungo sonno dopo aver tentato in tutti i modi di resistere. “Ma non è il caso che parli di queste cose con te, non sei stata richiesta da Jashin.” Iniziò a dire alzandosi e prendendo il volto della ragazza. “ Adesso mostrami tutto ciò che sai sulla Kinzuku, e parlami del tuo rapporto con Shikamaru Nara.”
 
Yui rimase sorpresa delle decisioni di Gaara, non credeva che la costrinse a vivere, in quei giorni di attesa per il summit dei cinque Kage, nel suo alloggio e quello dei suoi fratelli. Ovviamente non sarebbero stati solo loro due in quella abitazione, ma sentiva lo stesso una situazione di disagio: il rosso non poteva effettivamente sorvegliarla ventiquattro ore su ventiquattro, ma si era assicurato che lei non fosse mai effettivamente sola. Continuava gli allenamenti con Shira, che rimasero sempre momenti di sfogo e di lezione su sé stessa, ma poi veniva spedita nella casa del Kazekage, con una rigorosa sorveglianza di ninja fidati dei fratelli.
Aveva avuto modo di poter osservare meglio i ninja d’elitè della sabbia, accorgendosi di quanto stimassero il loro Kazekage ma, allo stesso tempo, erano tutti dubbiosi sulla loro missione di sorveglianza. Avvertiva sulla sua pelle i loro sguardi preoccupati e interrogatori, e si sentiva come non mai una straniera, una persona che non appartiene a quel luogo. Cercava di non lasciarsi influenzare da quel clima, buttandosi nella lettura nella biblioteca, che si trovava nella casa, studiandosi i libri sulla storia dei ninja, sui clan e i Villaggi e sulle varie tecniche. Si era messa in testa di incrementare le sue capacità sensitive, in modo da poter avere più possibilità di fuga, quando sarebbe stato il moemnto, e per rintracciare gli Tsukiyo.
Col tempo si era abituata ma, quel giorno, lo sguardo di una giovane ninja, le distoglieva l’attenzione dal libro. Le dava una sensazione gradevole, come se la odiasse dalle occhiate scrutatrici che le rivolgeva, nonostante lei non le avesse nemmeno rivolto la parola o fatto qualcosa che l’avesse offesa. La cosa ancora più singolare era che, non appeva Yui si voltava incorciando il suo sguardo, lei subito si voltava dall’altra parte, come se l’avesse colta in flagrante.
Sospirò, e riprovò a ritornare a leggere ma inutilmente. Quando si trovava nella zona d’isolamento o quando era da sola non se ne era accorta, ma con quel clima teso, da “non sei la benvenuta” la sua nostalgia di casa aumentò in maniera esponenziale. Aveva aveva conosciuto l’amore della sua famiglia, l’affetto dei suoi amici, l’adorazione da ogni singolo memebro del suo Villaggio, la generosità di Gaara, la mente aperta di Shira e un minimo di complicità con Temari, ma in tutta la sua vita era la prima volta che avvertiva quel clima sulla sua pelle. La cosa ironica era che Yui lo aveva previsto, ma un conto era ipotizzarlo e un altro era vederlo realizzarsi.
Gaara rintrò a casa molto tardi, a causa degli aggiornamenti di Temari che Kankuro aveva recuperato e alle risposte degli altri Kage al summit. Si sarebbe tenuta a Suna, per via della presenza di Yui, e cominciare a organizzare il tutto gli aveva portato via più tempo del dovuto.
Rientrò a casa sentendosi molto stanco, non vedendo l’ora di svuotare la sua mente anche per pochissimi secondi, ma venne subito accolto dalla sua ex allieva Masturi, molto contenta di vederlo. Non era insolito che la ragazza si emozionasse ogni volta che lo vedeva, ma ciò che gli risultava insolito erano i segni di sollievo e di dubbio.
“Ben tornato Quinto Kazekage.”
“Ti ringrazio Masturi.” Si limitò a dire, per poi rimanere in silenzio per qualche secondo, studiando la ragazza. “E’ successo qualcosa?” Chiese notando un segno di sorpresa.
“No no! Durante la sorveglianza non è successo niente d’insolito.” Rispose pronta.
Osservò ancora la ragazza, forse il suo singolare comportamento era dovuto a qualcosa di personale, e quindi la congedò subito. “Bene. Puoi avvisare gli altri che potete andare per oggi, avete fatto un ottimo lavoro.” Concluse per poi incominciare a incamminarsi all’interno della abitazione.
“Maestro Gaara!” Lo richiamò pochi secondi la ragazza, istintivamente come si era abituata quando lui l’allenava. Il rosso si voltò silenziosamente e continuò a parlare. “Volevo chiederle, perché ci ha chiesto di sorvegliare quella ragazza?” Chiese titubante, c’era nel suo tono una sensazione di gelosia, del resto era nota la sua infatuazione, ma il dubbio che aveva era tale da proferir parola e chiedergli spiegazioni.
“La ragazza deve sempre rimanere nella mia diretta o indiretta sorveglianza.” Rispose.
“Si ma ci sarebbero altri posti… Perché proprio a casa sua…” Commentò a bassa voce, per poi riacquistare la sicurezza, ritornando a parlare con un tono chiaro. “Sicuramente questa sua decisione supera la mia comprensione, ma mi fido ciecamente del suo giudizio. Mi perdoni per averle fatto perdere tempo.” Disse congedandosi e andando a recuperare i suoi compagni di squadra.
“Masturi.” Quel richiamo fermò la ragazza, che timidamente si girò di nuovo verso di lui. “Caspisco i tuoi dubbi, data la segretezza di molti dettagli della miassione che ti ho affidato, ma a ogni cosa ha il suo tempo. Confido nella tua lealtà.” La ragazza annuì, mostrando anche un certo rossore e imbarazzo, per poi andarsene.
Rimase pensieroso dalla conversazione, non credendo che i dubbi sulle sue decisioni si stessero espandendo al di fuori dei membri del consiglio, forse doveva veramente ridimensionare qualcosa. Mentre pensava ciò, Gaara notò la luce della biblioteca ancora accesa e decise di controllare. Era insolito che qualcuno, al di fuori di lui, entrasse in quel luogo dal momento che Kankuro e Temari preferivano trascorrere il loro tempo libero in altri modi. Fu una sorpresa nel trovare Yui, crollata sul divano, e intorno a sé molti libri fuori posto. Era strano vederla in quel modo, si era abituato a vederla sempre in allerta e rigida, con uno sguardo pensieroso; ma in quel momento rivide la stessa ragazza che aveva visto quando l’aveva portata al villaggio comatosa, completamente indifesa e inerme, ovvero solamente e semplicemente una ragazza poco più giovane di lui.
Ebbe la strana sensazione di non volerla svegliare da quel pacifico sonno, quindi decise semplicemente di toglierle il libro che aveva tra le mani, un manuale sulle strategie di combattimento, e di portarla in braccio fino alla camera degli ospiti. Nel prenderla, venne inebriato di nuovo dall’odore ferrifero della ragazza, spingendolo istintivamente a osservarla meglio. Pelle diafana senza alcun tipo d’imperfezione, naso piccolo, lunghe e folte ciglia, la bocca leggermente socchiusa… tutte cose che prima non aveva mai notato, anzi, ripensandoci, erano dettagli che non aveva mai notato in nessuno in vita sua. Sentii una fitta al cuore quando la ragazza, ancora dormiente, durante il tragitto si era accoccolata tra le sue braccia affondando il volto sul suo petto. Aveva un’espressione così serena come se, in quelche modo, quel contatto la faceva sentire protetta, portardo istintivamente il ragazzo a stringerla delicatamente più a sé.
Quando finalmente raggiunse la stanza, fu molto faticoso per lui appoggiarla sul letto e separarsene; quasi gli era venuto un infarto quando sentii una leggera presa sulla sua mano. Un infantile gesto, da parte del subconscio della ragazza, di non lasciarla. Gli salì ancora di più l’indecisione sul da farsi, perché in vita sua non gli era mai capitato una situazione simile: nella sua infanzia non aveva mai avuto o fatto queste manifestazioni di bisogno. Il proprio istinto quasi gli imponeva di rimanere con lei, e si sedette su letto stringendole la mano, riavvertendo il suo tiepido tempore. Restò in quella posizione diversi minuti, nella più totale confusione emotiva, per poi quasi fuggire da quella camaera non appena avverti la stretta della ragazza mancare. Una volta in camera sua, si accorse di avere un fortissimo mal di testa e il petto che gli scoppiava. Si sentiva ancora più stanco di quando era rientrato a casa la mezz’ora prima, e non ne capiva il motivo, anzi non capiva nemmeno che cosa era appena successo e le reazioni che stava avendo.
Come aveva previsto, quella notte non dormì serenamente, arrivando nel suo ufficio molto più stanco della sera precedente. Cercò di non sforzarsi troppo, dando a sé stesso dei momenti di pausa per alleggerire la mente fin troppo tormentata. Aveva decisamente troppe preoccupazioni e dubbi perché stavano capitando eventi aldilà della sua comprensione, il che era frustante. Che cosa gli stava succedendo? Perché aveva agito in quel modo? Bastava pochissimo per ricordare il calore che gli aveva trasmesso la ragazza, quando l’aveva tra le sue braccia, il suo odore e i dettagli del suo viso, provocandogli di nuovo il mal di testa e una fitta al petto; ma, nonostante i dolori fisici, dentro di sé sentiva una sorta di desiderio di volerlo fare ancora, incurante delle conseguenze. Forse i membri del consiglio avevano ragione: si stava lasciando coinvolgere troppo da lei.
In quel momento sentii la porta bussare, vedendo entrare Kakashi, il sesto Hokage, accompagnato da Naruto e Shikamaru. Subito il biondo lo salutò con una caldo sorriso, per poi osservare la sua risposta e cambiare espressione. Che Gaara fosse una persona da poche manifestazioni emotive era noto in tutte le cinque terre, ma in quel momento era parso ai tre di Konoha che lo fosse eccessivamente, oltre ad avere un airia decisamente stanca.
“E’ un piacere vedervi.” Disse Gaara alzandosi dalla scrivania e andare incontro ai tre.
“Non ti scomodare, almeno con noi risparmia qualche energia.” Subito rispose Kakashi, facendogli segno di sedersi. Gaara osservò meglio i tre ospiti, e arrivò alla conclusione che, se persino Naruto era preoccupato non appena lo aveva visto, allora si era veramente spinto oltre le sue capacità di resistenza psico-fisica.
“E’ così evidente?” Chiese con quasi una nota di sarcasmo.
“Senza offesa, ma sembri un morto che cammina.” Rispose Shikamaru. “Dovresti riposarti.”
“Si! Vai pure a casa a riposarti, se possiamo fare qualcosa lo faremo al posto tuo!” Esclamò subito Naruto.
“Conoscendoti Naruto, dubito che tu sia in grado di occuparti di situazioni burocratiche e di gestione.” Commentò Shikamaru, ricevendo un segno di assenso da parte dell’Hokage e un verso di offesa da parte dell’amico. Nel vedere quella scena, a Gaara sfuggi un accenno di sorriso e si sentii più leggero e sollevato. Era l’effetto che gli faceva Naruto: non lo faceva sentire, e questo lo rendeva più forte. Era una cosa che voleva trasmettere fin dall’inizio con Yui, da quando l’aveva vista nelle miniere, ma lei su questo appariva impenetrabile, anche ve aveva scorto qualche crepa; forse è per via di ciò che si sentiva così mentalmente stanco.
“Non vi dovete preoccupare, dopotutto sono cose che posso fare io, in quanto Kazekage.” Rispose, anche se, in fondo al suo cuore, era rasserenato nel vedere l’Uzumaki. Se lui non poteva fare niente per Yui, poteva di certo farlo Naruto.
 
“Scommetto che deve essere bello dormire in così tanta beatitudine... sognare in pace…” Disse una voce che svegliò all’improvviso Yui. Colta dalla sorpresa e dallo spavento, istintivamente creò dalle sue mani un kunai, che subito puntò alla gola della presenza sinistra che sentiva sopra di sé.
“Trovata.” Commentò ancora la figura, ma la stanza era buia e non riusciva a distinguere bene i tratti fisici. Capiva solo che era una presenza femminile, più o meno una sua coetanea. “Il nobile Jashin mi ha proprio nelle sue grazie ultimamente, visto i meravigliori doni che mi porge.” Continuò a dire, allontanandosi da Yui. “Ti conviene non farlo, sto utilizzando questa ragazza per poter parlare con te, faresti del male solo a lei.” Aggiunse per poi accendere la luce nella stanza. “Anche se mi eccita la sete di sangue e vendetta che stai emanando, il nobile Jashin ne sarà deliziato quando lo incontrerai.”
Yui rimase shoccata nel vedere la figura davanti a sé. Era chiaramente uan dei ninja incaricata a sorvegliarla, quella castana che il giorno precedente le aveva rivolto occhiatacce di odio, ma aveva nei suoi occhi un riflesso violaceo e un espressione corrucciata, come se stesse sofffrendo le pene dell’inferno. Era una degli Tsukiyo a controllarla e, se non avesse subito fatto qualcosa, temeva per la vita di quella ragazza. Aveva sentito parlare di un membro di quel gruppo in grado di svuotare l’animo delle persone, che in quelche modo le divorasse, e temeva di averla di fronte in quel momento.
“Oh per il Nobile Jashin, rilassati. Sono venuta qui in pace!” Cominciò a dire quasi esasperata, o infastidita dallo sguardo minaccioso che le dava la ragazza, e tentò di avvicinarsi mostrandosi il più cordiale e assicurativa possibile. “Presto saremo compagne, non ti farei mai del male… oddio non più del necessario per il rito di conversione… “
“Vuoi predermi in giro? Pensi veramente che io possa, anche solo per un momento, considerarti una compagna?” Disse rabbiosa. “Invece di fare la codarda, nascondendoti nel corpo di una innocente, fatti viva!” Chiese provocatoria, pronta a evocare la Coda di Drago.
“Non abusare della mia benevolenza, ragazzina.” Cominciò a dire seria. “Altrimenti dovrai portare sulla tua coscienza anche il peso della morte della tua amichetta bionda. Mi piacerebbe proprio vedere con che faccia reagirebbero i fratelli minori.”
Yui impallidì nel sentire quelle parole, ricordandosi che in quei giorni Temari era stata mandata in missione, anche se non sapeva esattamente dove. In quel momento, le tornò in mente il suo peggiore incubo, la ragione per il quale voleva porre fine della sua vita una volta avuta vendetta. Non voleva che altri morissero a causa sua. La sua abilità innata, in quel momento più che mai, le sembrava una maledizione e una sentenza di morte. Non poteva attaccare, altrimenti avrebbe fatto del male a Masturi, ma non era nemmeno in grado di sciogliere la tecnica, non avendo nessuna abilità in arti illusorie e avendone molto scarse in sensitive. Lo capita dalla presenza di chackra che emanava, che in quel campo non c’era paragone. L’unica cosa che poteva fare era ascoltarla e persuaderla a non versare altro sangue.
“Stai tranquilla, è viva… per ora.” Disse sorridendole. “ E lo sarà se farai quello che ti dico: ovviamente voglio che tu mi raggiunga, ti puoi anche far accompagnare, dopotutto siamo a corto di sacrifici, ma devi assolutamente portare con te anche Shikamaru Nara della Foglia.” Sentendo quelle parole Yui si sentì confusa, perché l’unico membro che poteva avere dei rancori nei confronti di quel ninja era Hidan, secondo quello che si raccontava. “Se mi dai la tua parola, ti prometto che non ucciderò questa ragazza e che Temari starà in vita finchè non arriverete… il resto sta a voi, ma dubito che Hidan sia misericordioso.”
“Perché?” Chiese semplicemente Yui, ottenendo come risposta uno sguardo perplesso da parte della ragazza posseduta. “Credo che questa sarà l’unica conversazione civile che avrò con uno di voi fanatici quindi, dal momento che non posso ucciderti, perché tutto questo sangue? E’ per la mia abilità?”
“Perché sei stata richiesta da Jashin, e tutti gli eretici che gli vanno contro meritano la morte. Niente di più e niente di meno, seguiamo le sue volontà ciecamente.” Rispose come se stesse dicendo la cosa più scontata e ovvia del mondo. “E, per quanto riguarda la tua abilità, di certo ci sarà molto utile nella nostra confraternità, ma non è la ragione per la quale Jashin ti vuole.” Concluse. Yui rimase inorridita da quello che stava sentendo. Come si faceva ad essere così malati mentalmente? Non sapeva se erano peggio coloro che uccidevano per il gusto di uccidere o loro, che uccidevano seguendo gli ordini di qualche finta divinità.
Vide il volto di Masturi rilassarsi e poco dopo la vita cadere a terra, svenuta. Yui si avvicinò cautamente all’inizio, per poi soccorrere non appena non avvertiva più il minaccioso chackra di prima.
Non appena prese la ragazza, cercando di misurarle i ponso, la vide di nuovo aprire gli occhi notando di nuovo il riflesso violaceo. “Prima che me ne scordi…” Le di sse dandole una carezza sulla guancia, e portando il suo volto all’orecchio di Yui. “Mi chiamo Yume, è stato un piacere parlare con te…” Le disse per poi darle un leggero soffio all’interdo dell’orecchio. “… Yui.” Concluse per poi ricadere svenuta tra le braccia della ragazza. Quel suo soffio le aveva praticamente raggelato la schiena e per un momento paralizzata. Quella fanatica era terrificante, e si era appena presa gioco di lei. Pensò che per quella misteriosa avversaria femminile, il nome Yume fosse quello meno appropriato, perché era più un incubo che un sogno.














 

Angolo dell'autrice:


Buonsalve a tutti!
Sempre più in ritardo! Ma chi mi conosce e legge tutti i miei angoli, ha già capito il motivo: Gaara e la sua traccia psicologica.
Alcune volte mi maledico per aver scelto lui, è abbastanza complicato come personaggio ed è difficile cambiarlo in maniera naturale. In questo capitolo ho dovuto osare di più, perchè in tutte le storie o legami (amorosi e non) hanno sempre quell'evento scatentante che ti porta in confusione. Ho sempre avuto come obbiettivo il fatto che l'incontro con Yui lo avrebbe profodamente cambiato, e non parlo del suo taglio di capelli, quindi prima  o poi quel momento doveva arrivare. Spero solo di non averlo reso troppo innaturale.
Quindi ho scritto e riscritto il capitolo più volte, anche per via di Yume. Di lei avevo una traccia spicologica ben precisa perchè volevo che fosse un personaggio devota a Jashin, carismatico, malizioso e spietato... in breve un antagonista di primo ordine, un incubo travestito da sogno. Con Kitanai ho dato il via alle presentazioni dei nuovi antagonisti, ma di per sè lui non aveva molto: era ottimo come prima figura antagonista, ma era un pesce piccolo. A Yume invece, già dal precedente capitolo, volevo darle l'idea che lei non fosse una seguace qualunque, ma che avesse da raccontare molto di sè.
Quindi con tutte queste mie intenzioni, ho finito per essere molto meticolosa anche con lei, per darle la giusta entrata in scena.

Spero che vi sia piaciuto e al prossimo capitolo!
  
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