Serie TV > The Vampire Diaries
Segui la storia  |       
Autore: ElenaDobrevSomerhalder    15/03/2017    0 recensioni
[IN REVISIONE]
Una storia dove i personaggi andranno al College in altre città, incontreranno nuove persone e, ovviamente, nuovi pericoli. Fino alla 3° stagione segue la serie TV.
Prima parte di una trilogia.
AMBIENTAZIONE TEMPORALE: alla fine dell'estate che segna il passaggio al College (5° stagione)
AMBIENTAZIONI GEOGRAFICHE: Mystic Falls, Durham, Los Angeles
PERSONAGGI PRINCIPALI: Elena, Damon, Stefan, Caroline, Bonnie, Nuovo Personaggio
PERSONAGGI SECONDARI: Klaus, Rebekah, Matt, Meredith, Jeremy, Tyler, Elijah, Kol, Katherine, Nuovi Personaggi
COPPIE: Damon/Elena, Stefan/Elena, Klaus/Caroline, Matt/Rebekah, Stefan/Meredith, altre nuove coppie
CAPITOLI: 22
ESTRATTO DAL 2° CAPITOLO:
Ad Elena venne in mente di prendere dei fiori dal vasto giardino attorno al loft[...].
Quando ne raccolse una busta piena [...] si voltò per tornare dentro, ma si ritrovò Damon davanti.
«Ti sei lasciata sfuggire il fiore più bello di tutto il giardino. Tieni.» le disse senza nascondere un doppio senso nella frase, porgendole una stupenda rosa rossa.
«Non volevo ferirmi con le spine.» gli rispose a tono Elena.
«Basta toccare i punti giusti.» continuò sull'onda dei significati nascosti Damon, prendendole la mano e facendole appoggiare il pollice e l'indice dove la rosa non aveva spine.
Genere: Fantasy, Sentimentale, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Crack Pairing | Personaggi: Damon Salvatore, Elena Gilbert, Nuovo personaggio, Stefan Salvatore, Un po' tutti | Coppie: Damon/Elena, Elena/Stefan
Note: Lime, Missing Moments, What if? | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate, Triangolo
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Your Love Saved Me - Chapter 18
Capitolo 18 - 1490


«Katarina.» sibilò Alyssa, diventata irriconoscibile, appena vide la vampira. Sembrava posseduta e piena di rabbia verso di lei, tanto che Damon, Alec e Bonnie le si avvicinarono temendo che potesse fare qualche pazzia, come entrare nella stanza nella quale era rinchiusa, mentre Caitlin e Shane fecero un passo indietro per la loro incolumità.
«Aleekah. Sei proprio tu.» mormorò Katherine, ancora bloccata nella stanza, che cercava di sporgersi il più possibile, appoggiando le mani alla barriera invisibile che la teneva prigioniera. Guardava solo Alyssa, dritta negli occhi, come se non vedesse tutti gli altri attorno nel corridoio con lei.
«In carne ed ossa.» rispose la strega sirena, e a quelle parole Damon rabbrividì: «Alyssa?» la chiamò, ma lei non le rispose come immaginava.
«Sta bene, non preoccuparti, vampiro. Non approvo i suoi gusti, ma non posso guidarla anche in questo.» disse seccata la ragazza, poi si rivolse alla vampira, che iniziò ad indietreggiare come se avesse paura di lei: «Non sono rinata, ma è come se lo fossi. A quanto pare non sei l’unica ad avere una doppelganger. Questa ragazza è identica a me, e ora che ha sbloccato la sua magia posso tornare nel mondo dei vivi tramite lei. Ma non credere che questo giocherà a tuo favore».
«Voglio solo sapere che fine ha fatto mia figlia.» disse Katherine con un tono così disperato che Damon si chiese se non ci fosse stato uno scambio di corpi tra doppelganger.
«Sta bene anche lei, e sarà così finché starà lontana da te.» rispose cripticamente Aleekah.
«Lei…è viva?!» lo sguardo della vampira si rianimò, e si avvicinò un po’ all’uscio.
«Tecnicamente sì. Vedi, quando tu sei diventata vampira
-» stava spiegando Aleekah, ma tutto d’un tratto s’interruppe, portandosi una mano al petto, il viso tramutato in una smorfia di dolore, senza fiato. Ci fu qualche istante in cui il tempo sembrò fermarsi, tutti la guardavano, chi confuso, chi spaventato. Poi inspirò profondamente, alzò il viso al cielo, e sussurrò affannata: «Non permetterti mai più di appropriarti del mio corpo, Aleekah. Non te lo lascerò fare ancora».
Il viso di Katherine tornò quello del solito: sprezzante del pericolo e spietato. Si appoggiò alla barriera e sibilò alla ragazza: «Lo sai che per questa cavolata che hai appena fatto ti spedirò all’altro mondo appena ne avrò l’occasione, vero?».
«Katherine, se solo non fossi così impulsiva nel reagire, potresti sapere comunque le sorti di tua figlia.» disse sbuffando Alyssa, tornata in sé.
«Stai bene, piccola?» chiese Damon, che era corso subito ad abbracciarla.
«Sì, è stata una delle cose più strane della mia vita, ma sto bene.» rispose lei, godendosi il suo abbraccio.
«Dev’esser stato come per me con Emily. Ma io non ero riuscita a scacciare il suo spirito dal mio corpo…» disse Bonnie, ammirata e al tempo stesso un po’ invidiosa delle capacità dell’amica.
«Ho solo pensato che volevo riprendere pieno possesso del mio corpo…è terribile vedere e sentire tutto, ma avere qualcun altro dentro di te che parla e si muove al posto tuo.» spiegò la strega sirena, poi si rivolse alla vampira: «Comunque non sarà per niente facile riavere tua figlia, sappilo».
«Oh, andiamo…per quel che ti ho detto adesso!?» le disse Katherine alzando gli occhi al cielo mentre incrociava le braccia.
«No, non solo per quello. Potrei fare la stronza come te, visto quello che hai combinato stanotte, e non dirti nulla di tua figlia. Potrei rinchiuderti in un qualsiasi posto sperduto tutta sola e lasciarti marcire lì in eterno come meriteresti. Ma non sono stronza,
io. Purtroppo vedo del buono in te, lo sento, seppellito sotto a secoli di corazze che hai posto ad ogni disgrazia avvenuta nella tua vita. E non riesco ad essere insensibile a tutto questo. Ma sappi che la vera difficoltà non è sapere ciò che è successo a tua figlia. Sarà piuttosto fare in modo di poterla riavere indietro.» disse Alyssa, avvicinandosi pian piano alla porta e appoggiando le mani alla cornice.
«Dimmi cos’è successo, perché fosse l’ultima cosa che faccio riuscirò a riaverla con me.» rispose seria la vampira.
«Non qui.» disse la ragazza, che iniziò a muovere le mani per aria e a mormorare parole in latino. Poi prese le braccia della vampira e d’un tratto comparì una luce sia nelle braccia che nelle gambe di Katherine, e poi sparì lasciando posto a due cavigliere e due bracciali dorati e massicci.
«Andiamo in salotto.» le ordinò infine, e si avviò per le scale, lasciando tutti di stucco.
«Piccola, sei impazzita? Perché l’hai liberata? Non immagini quello che farà ora?» iniziò ad agitarsi Damon, e non appena terminò vide sfrecciare davanti a lui Katherine, che si dileguò.
«Ecco, appunto.» mormorò il vampiro, deluso dall’ingenuità della ragazza.
«Pensavo avessi un’altra idea di me, amore.» rispose Alyssa con un ghigno soddisfatto sul viso, e non appena arrivò nell’open space, anche lui capì il perché fosse così tranquilla.
Katherine stava vagando a velocità vampiresca per il loft da una porta all’altra, provando poi anche dalle finestre, ad uscire senza successo come una mosca intrappolata.
«Credevi che ti avrei lasciato scappare così facilmente, Katherine? Ho semplicemente allargato il sigillo che aveva messo Bonnie.» le disse la ragazza, che scimmiottò la mossa di poco prima della vampira alzando gli occhi al cielo e incrociando le braccia.
«Adesso mi stai stufando, ragazzina.» sibilò la vampira, e con il viso trasformato si preparò all’attacco. Ma non si mosse di un millimetro. Il viso da vampiro sparì, lasciando il posto ad un’espressione incredula.
«E adesso cosa c’è?» si chiese confusa, e subito Alyssa le rispose con un gran sorriso soddisfatto come non mai: «Ogni volta che avrai intenzioni o emozioni negative a guidarti, non riuscirai a muoverti affatto».
Katherine ringhiò, restando ancora una volta immobile, mentre la ragazza si sedette sul divano, seguita poi da tutti gli altri.
«Io inizio a raccontare.» disse la strega sirena, senza rivolgersi a nessuno in particolare, poi guardò Katherine: «Potrai raggiungerci anche tu, quando ti calmerai».
«Sei sicura che vuoi dirle di sua figlia? Alla fine non se lo merita.» disse Damon, e Alec annuì.
«Non vi preoccupate, che io le riveli tutto non significa automaticamente che la potrà riavere indietro. Sarà una lunga strada…» rispose Alyssa, poi incominciò a raccontare dal principio: «Quando Katherine rimase incinta, suo padre voleva ucciderla per aver disonorato la famiglia. Fu sua madre a fargli cambiare idea, prendendo tempo con la scusa che nascondendola in casa per gli ultimi mesi di gravidanza e dando via il frutto del peccato tutto si sarebbe messo a posto. In tutto questo, intanto, la madre andò da Aleekah per chiedere aiuto, ovvero di prendere lei il primogenito di Katherine, a patto di farglielo vedere di nascosto da suo marito di tanto in tanto. Lei accettò, in quanto amica di vecchia data della signora Petrova, e aggiunse una clausola: avrebbe fatto tutto ciò che riteneva giusto per il piccolo, anche se fosse andato contro la famiglia d’origine. La madre accettò di buon grado, piuttosto che considerare altre possibili famiglie chissà dove. Tutto sembrava andare come nei suoi piani, ma col tempo il padre intuì che c’era qualcosa e aggiunse un’altra opzione alla proposta della madre: esiliare Katherine in Inghilterra, dicendo invece a tutto il villaggio che avevano trovato per la figlia un marito straniero ma molto facoltoso. E così quando nacque la bambina, che Aleekah chiamò Darina, suo padre non gliela fece nemmeno prendere in braccio, e la madre fu d’accordo col gesto, anche se per altre intenzioni: sapeva quanto avrebbe sofferto la figlia a vedersi strappare dalle braccia il sangue del suo sangue».
Alyssa prese un attimo di respiro, e d’istinto si voltò verso Katherine, che intanto era riuscita a sedersi sull’altro divano dell’open space. Aveva il viso chino, gli occhi gonfi di lacrime, le mani strette in un pugno. Non era facile ripensare a quei momenti. Ma il peggio doveva ancora arrivare: «Così la signora Petrova si occupò di sistemare la bambina da Aleekah all’insaputa di suo marito, grazie ai poteri della strega, che intanto aveva pure fatto credere a tutto il villaggio di essere incinta. Katherine fu esiliata in Inghilterra, ma prima di andar via tentò il tutto per tutto: andò infatti dalla strega con l’intenzione di portarsi via la figlia, ma lei ovviamente non glielo permise. Prima di rischiare che il padre scoprisse tutto, Aleekah la cacciò e lei se ne andò in Inghilterra come d’obbligo. Intanto la madre pensò sempre alla bambina, d’accordo con la strega, almeno fino a quando Katherine diventò una vampira. Aleekah lo vide coi suoi poteri, vide anche il perché lo era diventata, e fu allora che pensò ad un modo per salvare la bambina: le fece così un incantesimo del sonno, il quale unico antidoto è il bacio di sua madre».
«Quindi è ancora una tenera bambina…la
mia bambina…» disse Katherine, con un’accenno di sorriso.
«Non è finita qua Katherine. Il bacio avrà effetto solo se il tuo animo sarà libero dall’oscurità. E ad ogni modo, fino ad allora, Aleekah non mi farà scoprire dove ha nascosto tua figlia.» aggiunse Alyssa, e l’accenno di sorriso svanì dal viso della vampira.
«Puoi fare “ciao ciao” alla tua bimba,
Queen of Darkness.» la schernì Damon, ma lei sorprendentemente non rispose.
«Può farcela, se lo vuole davvero.» lo contraddisse la strega sirena, e si alzò dal divano per andare verso di lei.
«Ha ragione lui, nemmeno in un millennio potrei farcela. E poi, come cavolo ci si può liberare dall’oscurità?! Una volta che ci sei entrato non ne puoi uscire! Che diavolo, sono una vampira, è normale!» brontolò Katherine.
«Guarda gli altri vampiri che se la cavano meglio di te: riescono a cibarsi senza uccidere nessuno; trovano qualcuno con cui stare insieme per sempre, essendogli fedele; magari aiutano pure gli umani a guarire. Se cominciassi a far del bene sarebbe un buon inizio per scacciare l’oscurità.» la consigliò la ragazza, ma lei per tutta risposta scoppiò a ridere: «Del bene? Senza niente in cambio? Non esiste».
«E allora vuol dire che non tieni a tua figlia. Se l’amassi almeno quanto ami te stessa, non saresti ancora qui a porti domande e a ridere di un tuo possibile cambiamento, ma anzi, saresti già all’opera.» ribatté la strega sirena, innervosita dall’atteggiamento della vampira.
«Tu non sai cosa vuol dire passare la vita che ho passato io. Arrivi in un punto in cui decidi: meglio me stessa che tutto il resto del mondo.» spiegò l’altra guardando mesta nel vuoto.
«E tua figlia non è parte di te? La calcoli come parte del resto del mondo di cui non t’interessa nulla?» alzò i toni Alyssa, e Damon cercò di capire come mai fosse così toccata dalla questione. Sì, con i suoi non andava molto d’accordo a causa delle differenze tra fratelli che facevano, ma non credeva che avesse tutto questo risentimento dentro di lei. Poi, pensò a tutt’altro, e un’ipotesi peggiore gli balenò per la mente. Poteva mai essere colpa sua e del suo essere vampiro?
«Smettila adesso, ragazzina! Sarà affar mio cosa fare d’ora in poi!» urlò Katherine, facendo calare un gelido silenzio nel loft.
Passò qualche istante in cui tutti rimasero in silenzio, a pensare a tutto ciò che stava succedendo. Bonnie vide Shane guardare in modo molto strano Caitlin, e con la scusa di prendere un po’ d’aria gli chiese di andare fuori con lei.
«Ti ho visto…» gli disse appena furono nella parte anteriore del giardino, abbastanza lontani dal loft.
Lui all’iniziò non capì, ma quando la strega continuò, iniziò a sbiancare: «Come guardavi Caitlin. L’ho già visto quello sguardo combattuto, colmo d’apprensione e allo stesso tempo di distacco. L’ho visto in un uomo che si chiamava John, e cercava di nascondere alla propria figlia di essere suo padre».
«Non è vero.» si limitò a dire l’uomo, scuotendo la testa con gli occhi chiusi, come se volesse continuare a negare anche a se stesso.
«No? E allora raccontami di Patricia. Come l’hai conosciuta? Che ruolo avevi nella sua vita quando è nata sua figlia?» insistette lei.
«Siete proprio dei ficcanaso in questa casa! Fatti gli affari tuoi!» si alterò Shane, e si voltò per tornare nel loft.
«Hai mai conosciuto mia madre?» disse la ragazza, e lui si fermò senza voltarsi, così lei continuò: «Io fino a qualche mese fa no, praticamente. Lo sai anche tu che mi abbandonò che avevo appena due anni. Ho vissuto una vita intera senza di lei, e credimi, se ci fosse stato qualcuno a farsi gli affari nostri ai tempi, ne sarei stata molto contenta. Avrei potuto ringraziare quella persona oggi, per avermi riportato indietro mia madre. Caitlin al momento è completamente sola. Hai una vaga idea di come potrebbe aiutarla ritrovare suo padre?».
Shane si voltò, scuro in volto, e disse: «Lei non sa di avere un padre, da qualche parte in questo mondo. Per lei quell’uomo è morto qualche anno fa, e alla fine dei conti, è stato davvero suo padre. L’ha cresciuta non sapendo che era figlia di un altro. Io non sono e non sarò mai nulla per lei, così come non lo sono stato per sua madre».
«Dovresti darti una possibilità di essere felice. Di avere la famiglia che avresti sempre dovuto avere.» disse soltanto Bonnie, poi si avviò all’interno del loft, lasciando lo stregone fuori a riflettere.


Non appena vide Bonnie e Shane andare fuori, Damon fece cenno ad Alyssa di seguirlo dalla parte opposta. Uscirono in giardino, e senza dirle niente la prese in braccio e la portò a velocità vampiresca sulla casetta che Alec aveva creato per loro.
«Che ti prende?» gli chiese sorpresa lei, non appena la mise giù.
«È proprio quello che volevo chiedere a te.» rispose lui, tutto serio.
Lei fece spallucce, perciò lui andò dritto al punto: «Come mai ti agita così tanto questa storia di Katherine e sua figlia?».
«Non mi agita, spero solo si risolva presto. Perché lo pensi?» rispose lei, cercando di dissimulare.
Damon alzò gli occhi al cielo scuotendo il capo, poi le prese le mani e le disse: «Senti, Piccola, è inutile che ti nascondi. Lo so che c’è qualcosa che non va. Dovremmo parlare di tutto, no?».
Lei abbassò gli occhi, indecisa su cosa fare, poi si decise: «Sì, ma non è il momento. Diciamo che è un argomento di cui sarebbe prematuro parlare ora».
«Perché riguarda il tuo futuro come madre, vero? Perché stando insieme a me non potrai avere figli.» incalzò il vampiro, e lei si limitò ad evitare il suo sguardo.
«Lo sapevo… Quindi il fatto che Katherine non si faccia in quattro per stare con sua figlia ti dà sui nervi, giustamente, perché pensi che un domani tu non avrai questa possibilità. Beh, ti sbagli.» continuò lui, catturando completamente la sua attenzione con le ultime parole.
«Come potrei mai sbagliarmi? Sei un vampiro.» disse lei, senza nascondere un pizzico d’irritazione, sentendosi presa in giro dalle sue parole.
«Non devo essere per forza io il padre del tuo futuro figlio.» disse cercando di camuffare l’amarezza Damon.
«No! Non ci provare! Non mi lascerai per questo!» sbottò Alyssa, ma lui subito la strinse a sé, carezzandole i capelli, e le sussurrò rassicurandola: «E chi ti lascia, Piccola mia?».
La ragazza era confusa come non mai. Ricambiò la stretta per un po’, e dopo aver inspirato profondamente il suo profumo si staccò pian piano da lui per guardarlo dritto negli occhi: «Spiegami cosa intendi allora, perché io non riesco a comprenderlo».
«Esistono i donatori.» si limitò a dire lui, e lei arrossì visibilmente senza riuscire a trattenere un mormorìo di sorpresa.
«Ma hai ragione tu, non dovremmo parlare adesso di queste cose. Tu devi solo sapere che stare con me non significa che in futuro non potrai fare ciò che vorrai della tua vita. Ok?» terminò il vampiro, e lei si limitò ad annuire.
«Sarà meglio pensare al presente, per adesso.» disse lei, e poi sfiorò le labbra del vampiro con le sue.
«Non male come idea.» sussurrò lui senza allontanarsi, poi si lasciarono andare ad un bacio lungo ed intenso, fin quando Alyssa sentì una fitta al cuore e senza far capire niente al vampiro si staccò pian piano da lui.
«Anche se preferirei stare qui con te in eterno, sarà meglio tornare dentro, prima che scoppi un’altra guerra tra vampiri ed elfi.» sussurrò Damon, ancora appoggiato con la fronte alla sua.
«Sì, non si sa mai…ma io preferirei stare ancora un po’ in giardino, ho bisogno di aria fresca.» disse lei, suscitando un sorrisetto soddisfatto sul viso senz’età dell’altro, e quando lui la lasciò appena sotto la casetta e rientrò nel loft si sentì terribilmente in colpa per avergli fatto credere che fosse solo merito suo.


Nel loft erano rimasti solo Alec, Katherine e Caitlin, finché quest’ultima approfittò della distrazione di tutti gli altri per andare in cucina a concedersi una pausa ristoro.
«Alec» disse Katherine, osservando l’elfo che guardava da tutt’altra parte. Lui non si mosse d’un millimetro, così lei continuò: «Non mi hai detto nulla da quando mi hai rivista».
«Non ho nulla da dirti.» disse seccato lui, senza distogliere lo sguardo dal nulla.
La vampira gli fu accanto in un attimo, e questo lo sorprese. Da quello che aveva detto Alyssa riguardo l’incantesimo sui bracciali e le cavigliere, si poteva muovere solo se aveva buone intenzioni, per cui pensò che forse non era così stronza come pensava. Ma questo non cambiava quello che provava per lei in quel momento. C’erano solo rabbia, disgusto e delusione per lei, dentro di lui.
«Quello che è successo stanotte…» iniziò a spiegare lei, ma il moro l’interruppe: «Non mi interessa. Non voglio sapere nulla. Anzi, so già troppo. Tutte le cose che mi hai nascosto. E non c’è nulla da aggiungere».
«Abbiamo passato 238 anni insieme…» riprovò lei, ma ancora una volta lui la interruppe: «Buttati al vento!».
«No, questo no, Alec. Io ti ho sempre amato.» disse la vampira, guardandolo negli occhi.
«Hai sempre amato l’idea che io ti potessi proteggere da Niklaus. Non me.» disse lui amareggiato.
«Come puoi pensarlo?!» gli chiese incredula lei, sentendosi profondamente offesa.
«Perché se mi avessi amato non avresti continuato a scappare da sola quando mi sono stabilito nel Maine con Lucas. Non mi avresti nascosto quel che avevi fatto quando eri lontana da me. Non saresti andata a cercare loro piuttosto che venire a cercare me, quando sono andato via dopo la morte di mio fratello. Devo continuare?» sbottò lui, guardandola con tutta la rabbia che aveva represso finora, e lei, prima di rialzarsi e ritornare al suo posto, si limitò a dirgli: «Forse non ti ho amato come meritavi, ma a modo mio l’ho fatto».
Alec non riusciva più a stare lì con lei, così si fiondò in cucina, pronto ad andare fuori, ma appena arrivò alla porta finestra vide Damon ed Alyssa da una finestra della casetta che si baciavano e si bloccò. Se avesse avuto un cuore sarebbe andato in frantumi in quel preciso istante. Cercava di farsi vedere forte per non farla sentire in colpa, ma in realtà era difficile sopportare che lei stesse col vampiro.
«Tutto ok?» chiese Caitin, seduta al tavolo che mangiava uno snack, mentre lui continuava a guardare attraverso quella finestra. Alyssa si stava staccando da Damon, e si misero a parlare del fatto che forse era meglio tornare dentro.
«Sì, tu non mi hai visto, capito?» rispose alla rossa, e dopo che questa annuì si spostò nel garage. Non appena sentì la porta finestra della cucina chiudersi, aprì la porta del garage per uscire fuori, e si ritrovò lo sguardo di Alyssa addosso, sebbene fosse lontana. In un attimo le fu accanto, mosse le mani per aria disegnando un cerchio e creò una barriera attorno a loro due.
«Tranquilla, è soltanto per parlare…da fuori vedono una riproduzione di te seduta a terra di schiena che giochi con l’erba.» le disse, vedendo che si stava allarmando.
«Non sono preoccupata solo per questo. Ti ho sentito, prima. Molto più forte dell’altra volta.» disse lei, che cominciava a lasciar trasparire le proprie emozioni, l’agitazione prima tra tutte.
Non gli disse niente di nuovo, l’aveva intuito quando aveva visto che si allontanava da Damon subito dopo averli scoperti insieme. Era inutile nascondere ciò che aveva provato, lei l’aveva già percepito.
«Sì, avevo appena discusso con Katherine, poi ti ho vista con lui e non sono riuscito a trattenermi. Scusami, non succederà più.» spiegò desolato l’elfo.
«Alec…» disse lei, carezzandogli la guancia, «Non sei tu che ti devi scusare. Forse l’idea della barriera unica è stata buona, ma almeno in quel modo non ci avresti visto. Io non ci ho pensato…».
«Non ti azzardare a scusarti per aver baciato il tuo ragazzo. Sono io che non c’entro nulla qua. E che m’impiccio dei fatti degli altri.» disse lui, e vedendo che Alyssa accigliò lo sguardo, continuò: «Ho sentito poco fa… Prima di discutere con Katherine, vi ho sentiti che parlavate di figli, di donatori…».
Ma lei non lo fece continuare: «Oh, Alec, no…non credo proprio che Damon sarebbe d’accordo».
«No, no, sta’ tranquilla. Non era quello che intendevo dirti. Non è possibile, io e te…siamo incompatibili. Anche perché altrimenti a quest’ora potresti già aver avuto qualche chance…» spiegò lui, imbarazzato come non mai, e cercò di non ripensare troppo alla bellissima notte passata assieme.
«Oh, non ci avevo pensato…» mormorò lei, ancora più imbarazzata di lui.
«Certo, abituata con un vampiro ormai non ci fai più caso a queste cose da umani.» scherzò lui, cercando di smorzare la tensione, ma ottenne l’effetto contrario. Il respiro di Alyssa accelerava sempre più, e lui ormai non riusciva a trattenersi.
«Spero che mi perdonerai per questo.» disse, poi mise le mani a coppa sul viso della ragazza e tuffò le labbra sulle sue. Lei inspirò profondamente e poi trattenne il fiato, fin quando non si lasciò andare anche lei e schiuse le labbra, abbandonandosi al bacio.


Bonnie stava tornando nel loft, quando il cellulare le squillò.
«Caroline?»
«
Sì, Bonnie, sono io. Cosa diavolo è successo a casa nostra?!» chiese tesa la vampira, dall’altra parte del telefono.
«Oh mio Dio, spero nulla! Non lo so, non ho sentito nessuno da Mystic Falls oggi. Cosa sai tu?»
«
So che sono sulla Bennet Memorial Road e il loft non si vede da nessuna parte!» rispose l’altra, che per poco non scoppiò a ridere.
«Ah, non avevo capito. Siete già qua?! Fermatevi dove c’era l’ingresso alla stradina, arriviamo subito.» disse la strega, dandosi dell’idiota da sola per aver pensato chissà che.
Appena arrivò dentro al loft vide Katherine spaparanzata sul divano in modo inusuale da parte sua, che presa dai suoi pensieri nemmeno s’era accorta del suo ingresso, e non appena la vide tentò di rimettersi seduta a modo.
«Hai visto Alec?» le chiese semplicemente, e la vampira le indicò la cucina senza trattenere il broncio nell’udire il suo nome.
La strega arrivò in cucina, ma anche lì l’elfo non c’era.
«Avete visto Alec?» chiese anche lì, a Damon e Caitlin, che stavano parlando del fatto che fosse il momento di creare altri amuleti con i diaspri rossi.
«Sì, seguimi.» disse subito la rossa all’altra strega, poi si rivolse al vampiro: «Posso chiederti un favore intanto?».
«Tutto quello che vuoi,
Uccellino.» rispose lui, come se stesse parlando ad una bambina.
Caitlin prese due pacchi di sale da un pensile della cucina e gli disse: «Riusciresti a ricreare il disegno che abbiamo usato per l’incantesimo di ieri un pò più in grande, fuori nel giardino anteriore?».
«Certamente streghetta, se questo vorrà dire che dopo vi metterete all’opera» disse lui, prendendo i pacchi di sale e uscendo fuori dalla parte opposta in cui era Alyssa, e anche Alec a sua insaputa.
Bonnie capì che c’era qualcosa di strano, ma ne ebbe la conferma quando la ragazza la prese per mano, la fece avvicinare alla porta finestra, e la fece guardare fuori senza dir nulla.
«Non capisco» mimò con le labbra, e la rossa fece uguale: «Sono dentro ad una barriera, insieme! Quella è un’illusione ottica!».
«Oh mio Dio.» mormorò la mora sottovoce, e guardò allibita verso la falsa Alyssa seduta a terra.
«Tienilo d’occhio.» mimò ancora Bonnie a Caitlin, riferendosi a Damon, e si fiondò fuori, verso l’illusione ottica.
Non appena ci arrivò, si schiarì la gola, e dopo qualche secondo una mano la tirò all’interno della barriera. Lei d’istinto si coprì gli occhi, e li avvisò: «Ditemi quando siete a posto».
«Oh, andiamo Bonnie, stavamo solo parlando.» disse Alec, prendendole le mani e togliendogliele dagli occhi, mentre Alyssa cercava di guardare da tutt’altra parte non riuscendo a nascondere il rossore sulle guance e il respiro affannato.
«Lo vedo.» ribatté lei, indicando il collo della strega sirena, sul quale c’era un bel succhiotto.
«È stato Damon, poco fa.» cercò di deviare l’elfo, senza riuscirci.
«Lui al massimo ci avrebbe lasciato due buchi, non me la bevo. E ovviamente nemmeno lui, vi ucciderà davvero stavolta.» disse la strega.
Subito Alec posò la mano sul collo di Alyssa, cercando di guarirla, e così fu in qualche attimo.
«Visto? Ora puoi far finta di niente anche tu.» le disse con sguardo implorante lui, sperando li coprisse.
«Io non farò finta di niente, ma non farò nemmeno la spia. Dovremo parlare…» disse Bonnie rivolgendosi alla strega sirena, poi si rivolse all’elfo: «…ma non è il momento. Servi fuori dalla barriera, quella più grande, sono arrivati gli altri».
La strega si stava avviando fuori dalla barriera più piccola, ma lui la fermò: «No, venite tutte con me. Mi peserà un po’ di più, ma sarà meglio casomai dovesse vederci Damon».
«E solo ora ti preoccupi di lui?!» brontolò la strega, seguendolo comunque.
I tre si muovevano insieme alla barriera, che ora mostrava Alyssa che camminava nel giardino nella loro stessa direzione.
«Come hai fatto a capire che eravamo dentro alla barriera?» chiese l’elfo alla strega, mentre andavano verso il loft.
«Me l’ha detto Caitlin.» si limitò a rispondere lei, suscitando un’accesa reazione dell’elfo: «Menomale che le avevo detto di far finta di non avermi visto!».
«Dovresti ringraziarla invece, se non fosse stato per lei vi avrebbe scoperti Damon. È stata furba a farlo capire solo a me e a creare un diversivo per lui.» disse Bonnie, immaginando il caos che ne sarebbe venuto fuori.
I tre arrivarono davanti al loft, in una parte di parete dove non c’erano finestre.
«Poi ti dirò quel che dovevo dirti, senza fare altro, Principessa. Scusami ancora.» disse Alec ad Alyssa, poi le baciò teneramente la fronte, e la lasciò andare dentro al loft senza avere una risposta.
«Spero tu ti renda conto di ciò che stai facendo.» disse solo Bonnie, poi Alec fece svanire la barriera piccola e insieme andarono vicino alla barriera più grande, dal lato sulla strada, dove al di fuori c’erano due auto ferme in attesa.
«Tutti loro?» disse lui, e la strega disse solo di sì, per poi vedere, una volta che entrarono seguendo la stradina che prima non vedevano, che c’erano altre persone con loro.
I due tornarono dentro il loft, in attesa che gli altri parcheggiassero e li raggiungessero.
«Forse è meglio se facciamo un incantesimo protettivo per lei.» disse Bonnie ad Alyssa, guardando Katherine, che dopo aver ricevuto la notizia dell’arrivo degli altri, quindi di Klaus, era in un angolo dell’open space, l’angolo più lontano dalla cucina, e sembrava terrorizzata.
«Ci penso io.» disse la strega sirena, ma al momento non fece nulla.
Dalla cucina uscirono man mano tutti i nuovi arrivati, per primi Stefan ed Elena, poi Rebekah e Matt insieme a due ragazze e una donna a loro sconosciute, tanto belle da catturare per tutta la loro entrata gli sguardi di Alec, del professor Shane e di Damon, che si beccò una gomitata scherzosa ma non troppo da Alyssa, e infine Caroline e Klaus. Quando vide quest’ultimo, Katherine scappò istintivamente al piano di sopra, in camera di Damon, dov’era rinchiusa fino a poco prima, e lui la inseguì, finché ad un tratto si bloccò a mezz’aria.
Alyssa aveva un braccio alzato nella sua direzione, e pian piano gli si avvicinò, mentre gli diceva: «Klaus, lo sai che non ho mai avuto niente contro di te, ma stavolta devo fare così. La vendetta non ti serve. Non serve a nessuno».
Gli prese le braccia, e ci fu lo stesso bagliore di prima con Katherine, che lasciò gli stessi bracciali e cavigliere, poi lo lasciò libero.
«Solitamente era un piacere vederti, vuoi iniziare a farmi cambiare idea?» le disse l’Originale, sarcasticamente.
«È per il bene di tutti, anche il tuo.» gli rispose lei, facendogli cenno verso Caroline, che lo stava guardando adirata, poi urlò verso le scale: «Katherine puoi scendere, gli ho regalato i tuoi stessi braccialetti!».
La vampira scese a velocità vampiresca, e sotto lo sguardo sorpreso di tutti, l’abbracciò ringraziandola più volte con le lacrime agli occhi.
«Vedi? Ce la puoi fare. Questo è stato un piccolo passo verso il traguardo.» le sussurrò la ragazza, ricambiando l’abbraccio con tutta la fiducia del mondo.
Quando si staccò da lei, le indicò l’Ibrido, e le disse: «Ora ne puoi fare un altro, molto più grosso. Sta a te».
«Lui però non mi perdonerà mai.» disse senza nemmeno guardarlo, e l’altra rimarcò: «Sei tu che devi essere a posto, non lui. Tu devi fare il tuo. Per te. E per tua figlia.».
La vampira la guardò, in cerca di conferma, e quando lei le mise una mano sulla spalla come segno di incitamento, lei si voltò a guardarlo: nel suo sguardo, dopo tutto quel tempo, sotto sotto vedeva la stessa rabbia che aveva verso di lei più cinquecento anni prima. Non se ne fece spaventare però, e pian piano gli disse: «Ti perdono, Klaus. Ti perdono per avermi fatta diventare involontariamente la stronza che tutti hanno conosciuto. Ti perdono per avermi reso la vita un inferno, sia negli ultimi miei anni da umana che in tutti gli altri da vampira. Ti perdono, per aver cercato di uccidermi quando non avevo nemmeno 19 anni, ed esserci riuscito in un certo senso. Ti perdono per avermi dato la caccia per ben 520 anni in cui ho vissuto da vampira. Ti perdono per aver ucciso tutta la mia famiglia».
Katherine non riuscì più a trattenersi, e scoppiò a piangere. Alyssa subito l’abbracciò, mentre gli altri si guardavano sconcertati. Non sembrava più nemmeno lei.
«Cosa le hai fatto?» chiese perplesso Klaus alla strega sirena.
«Le ho fatto scoprire che nella vita c’è molto di più di quello che ha visto in questi 500 anni e oltre. Che c’è sempre una speranza. Che per chi si ama, si può fare qualsiasi cosa, anche cambiare il proprio cammino verso una direzione migliore.» gli rispose lei, guardandolo come per convincerlo a scusarsi e a perdonarle di essersi voluta salvare piuttosto che immolarsi per lui, anche se solo a pensarla come una cosa da farsi perdonare le sembrò un’assurdità.
L’Originale si sentì toccare le spalle e si voltò: era Caroline, che si era appoggiata a lui, e le faceva cenno verso l’altra vampira.
«Ora puoi dimostarmi di essere davvero l’uomo che merita di starmi accanto per tutta la mia esistenza.» gli disse dolcemente la bionda.
Lui le strinse le mani, e si rivolse a Katherine, che piangeva ancora abbracciata ad Alyssa: «Ho un grosso difetto, è vero. Sono
un tantino irascibile e vendicativo. A volte insensibile. E…» le parole gli uscivano con fatica, si stava sforzando molto, ma strinse un po’ di più le mani di Caroline, e lei si strinse di più a lui, così riuscì a portar a termine la frase «…mi spiace di averti procurato tutto quel dolore, Katherine».
Caroline lo baciò dolcemente, ringraziandolo a modo suo per averle dimostrato che l’amava davvero, poi accadde un vero e proprio miracolo: Katherine sciolse l’abbraccio di Alyssa, guardò Klaus, e quest’ultimo le porse la mano in un gesto di pace. Lei ricambiò, e poi ci fu un abbraccio memorabile, tanto che la maggior parte dei presenti, con gli occhi lucidi, iniziò ad applaudire.


Quando l’atmosferà si stabilizzò di nuovo, e tutti trovarono un posto nell’open space, chi sui divani chi sulle sedie, Klaus presentò le nuove arrivate.
«Lei è Maryel, ed è la prima sirena che abbiamo conosciuto a Los Angeles, a cui abbiamo fatto il quarto grado, e con lei son venute Naya, sua amica, e Derya, madre di Naya. Presto ci raggiungeranno anche Elijah e la madre di Maryel, che sono andati a cercare un’altra strega sirena che lei conosce.» spiegò l’Ibrido, indicando una alla volta le tre, molto simili tra loro, con curve mozzafiato e molto sensuali nonostante due di loro fossero solo delle ragazzine.
«Esiste un’altra strega sirena?» chiese Alyssa, elettrizzata al solo pensiero di non essere l’unica.
«Sì, e probabilmente la conoscerai presto.» le rispose Klaus, poi si voltò verso le sirene: «Dovrebbe essere lei la strega sirena di cui vi abbiamo parlato».
«Direi proprio che lo è, da quel poco che ho visto, ma ne avremo la conferma quando ci raggiungeranno anche le altre.» disse Derya, la più grande delle tre, anche se non si notava tutta questa differenza d’età, se non per lo sguardo e l’atteggiamento più maturo.
«Bene, ma non abbiamo finito con le presentazioni mi pare…» disse Stefan, indicando Shane, Alec e Caitlin.
«Sì, giusto.» prese parola Damon, e Alyssa tremò al pensiero di come avrebbe potuto presentare l’elfo: «Allora, il più vecchio è il professor Shane che ci ha portati dal Whitmore ad Atlanta dritti dritti dalla streghetta rossa, Caitlin, che ci ha aiutato a creare un incantesimo per proteggerci dagli elfi, e
dulcis in fundo abbiamo il nostro elfo ribelle Alec, che ci sta aiutando spontaneamente con le esercitazioni contro gli elfi, a volte spronandoci senza accorgersene nemmeno, ci ha donato due belle casette sull’albero nel giardino sul retro, ha creato la barriera-collinetta ed è pure il nostro stilista, non so se avete notato che splendore che è oggi la mia ragazza! Devo dire che l’ho pagato caro, questo pezzo unico nel suo genere, ma per vederla così forse ne è valsa la pena».
La strega sirena si sentì sotto accusa: guardò prima Alec, che aveva la sua stessa espressione accigliata, poi guardò Damon, che si accorse d’averla fatta sentire ancora una volta in colpa e un po’ si pentì di quel che aveva detto. Anche se purtroppo, alla fine, non era nient’altro che la verità.
Gli altri intanto si presentarono ai nuovi arrivati, e iniziarono a raccontarsi i progressi e le scoperte fatte nel frattempo, finché una domanda catturò l’attenzione di tutti: «Ma in tutto questo, se tua figlia è ancora una bambina, da chi discendo io?» chiese confusa Elena a Katherine, che la guardò come se si fosse accorta solo in quel momento della sua presenza e si voltò verso Alyssa in cerca di spiegazioni.
La strega sirena s’intristì, e iniziò a raccontare, rivolgendosi per lo più a Katherine: «Tua sorella non ha avuto più fortuna di te. L’anno dopo il tuo esilio, tua madre scoprì che anche lei era incinta, ma stavoltà si guardò bene dal farlo scoprire a vostro padre. Cercò di allontanarla per il tempo necessario da lui, in modo che non si accorgesse di nulla, e tornò a chiedere aiuto ad Aleekah, ma lei rispose che non poteva occuparsi di tutti i suoi nipoti illeggittimi, offendendola e dandole della cattiva madre. Così cercò aiuto da una vecchia amica che abitava in tutt’altra parte della Bulgaria, accompagnando tua sorella da lei, e le chiese di ospitarla fin quando non avrebbe partorito e di tenersi il figlio in cambio del favore, dato che lei figli non ne aveva. L’amica accettò benvolentieri, e tua mamma tornò a casa senza destare sospetti, dicendo semplicemente che aveva lasciato tua sorella lì perché questa sua amica era sola e aveva bisogno di aiuto nelle faccende. Tua sorella partorì una bambina, ma d’accordo con la signora che la stava aiutando e che poi l’avrebbe cresciuta le scelse il nome: Nadezhda, che significa speranza. Per i primi mesi di vita se ne occupò tua sorella, che ormai era benvoluta da quella famiglia, poi decise che era ora di tornare a casa per un po’, per farsi vedere da tuo padre e continuare con la messinscena. Ma purtroppo non tornò mai da sua figlia, perché fu uccisa con tutto il resto della famiglia. O almeno così pensava qualcuno.» terminò Alyssa guardando Klaus, che abbassò lo sguardo.
«Tua nipote invece continuò a vivere con la sua famiglia adottiva, e Aleekah, dopo aver visto lo sterminio della famiglia Petrova, la tenne d’occhio: crebbe bene, all’oscuro di essere una Petrova per poterla proteggere dal suo passato, formò una famiglia sua, e diede alla luce ben 5 figli, che continuarono la discendenza, e morì felice di ciò che la vita le aveva donato, nipoti compresi. E cinquecento anni dopo siamo arrivati a te, Elena.» terminò la strega sirena.
«Scusatemi…» disse Katherine, con un groppo in gola, e corse su per le scale per rifugiarsi in una delle camere, lontana da tutti quegli sguardi indiscreti.
«Forse dovresti raggiungerla e parlarle un po’… Alla fine siete una famiglia, e ora ha bisogno di qualcuno che le stia vicino e la riporti sulla strada giusta.» disse Alyssa ad Elena, ma la vampira la guardò male.
«Non può farti niente, e mi sembra abbia davvero intenzione di migliorarsi per riavere sua figlia. Dovresti darle una chance anche tu.» le disse anche Stefan, stringendole la mano, e la vampira sbuffò, per poi alzarsi e raggiungere Katherine.
«Forse è ora di fare l’incantesimo ai diaspri, che ne dici streghetta?» disse Damon, guardando la rossa e poi le altre due streghe e Shane.
Caitlin annuì, e dopo aver preso le pietre andò fuori con i tre ad eseguire l’incantesimo, mettendo tutti i diaspri che aveva al centro del disegno di sale.


To be continued………


- Extra

- Blog

- Pagina FB

ElenaDobrevSomerhalder

   
 
Leggi le 0 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Serie TV > The Vampire Diaries / Vai alla pagina dell'autore: ElenaDobrevSomerhalder