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Autore: ElenaDobrevSomerhalder    15/03/2017    0 recensioni
[IN REVISIONE]
Una storia dove i personaggi andranno al College in altre città, incontreranno nuove persone e, ovviamente, nuovi pericoli. Fino alla 3° stagione segue la serie TV.
Prima parte di una trilogia.
AMBIENTAZIONE TEMPORALE: alla fine dell'estate che segna il passaggio al College (5° stagione)
AMBIENTAZIONI GEOGRAFICHE: Mystic Falls, Durham, Los Angeles
PERSONAGGI PRINCIPALI: Elena, Damon, Stefan, Caroline, Bonnie, Nuovo Personaggio
PERSONAGGI SECONDARI: Klaus, Rebekah, Matt, Meredith, Jeremy, Tyler, Elijah, Kol, Katherine, Nuovi Personaggi
COPPIE: Damon/Elena, Stefan/Elena, Klaus/Caroline, Matt/Rebekah, Stefan/Meredith, altre nuove coppie
CAPITOLI: 22
ESTRATTO DAL 2° CAPITOLO:
Ad Elena venne in mente di prendere dei fiori dal vasto giardino attorno al loft[...].
Quando ne raccolse una busta piena [...] si voltò per tornare dentro, ma si ritrovò Damon davanti.
«Ti sei lasciata sfuggire il fiore più bello di tutto il giardino. Tieni.» le disse senza nascondere un doppio senso nella frase, porgendole una stupenda rosa rossa.
«Non volevo ferirmi con le spine.» gli rispose a tono Elena.
«Basta toccare i punti giusti.» continuò sull'onda dei significati nascosti Damon, prendendole la mano e facendole appoggiare il pollice e l'indice dove la rosa non aveva spine.
Genere: Fantasy, Sentimentale, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Crack Pairing | Personaggi: Damon Salvatore, Elena Gilbert, Nuovo personaggio, Stefan Salvatore, Un po' tutti | Coppie: Damon/Elena, Elena/Stefan
Note: Lime, Missing Moments, What if? | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate, Triangolo
Capitoli:
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Capitolo 19 - Mermaid Squad



Era ormai arrivata la sera su Durham, e in cucina si era formata una bella tavolata: Matt, Bonnie, Alyssa, Alec, Caitlin, Shane, Maryel, Derya e Naya stavano infatti cenando intorno al tavolo, anche se un po’ stretti, mentre i vampiri erano usciti tutti insieme a “caccia” muniti dei diaspri. Avevano infatti bisogno di sangue fresco per il momento, in modo da essere in piena forma, e in più così facendo tenevano da parte la loro scorta di sacche. Dopo che i vampiri si erano promessi di non uccidere nessuno, ma utilizzare la tecnica di Damon “squarcia, mangia, cancella”, Alyssa aveva fatto un incantesimo che legava Katherine a lui e Klaus, in modo che lei non potesse distanziarsi più di qualche metro da loro.
Appena finirono di cenare, Matt e Bonnie andarono con gli ospiti su nelle camere per vedere come sistemare tutti, mentre Alyssa e Alec si misero a sistemare la cucina, quest’ultimo sfruttando la sua velocità sovrannaturale, così in poco tempo ebbero finito e l’elfo ne approfittò per continuare il discorso iniziato qualche ora prima in giardino.
«Oggi poi non sono riuscito a dirti una cosa…» esordì lui, avvicinandosi alla strega sirena, che era appoggiata ai mobili della cucina.
«Alec, non è necessario… Lasciamo perdere.» mormorò lei, allontanandosi appena. Per tutta la sera aveva evitato ogni contatto con lui, anche se il suo corpo avrebbe voluto tutt’altro.
«No, te lo devo dire. Servirà anche a te. Vedi, non importa chi sarà il padre di tuo figlio. L’unica cosa certa è che tu sarai una bravissima e meravigliosa mamma. Perché lo diventerai, e di questo non te ne devi preoccupare. Damon può avere molti difetti, ma non ti priverà di tutto ciò. Non ti avrebbe detto in quel modo altrimenti. Non ti avrebbe dato speranze. Lui ti ama davvero tanto, e tu provi lo stesso per lui. Ed è per questo che non posso stare qui. Devo andarmene.» disse l’elfo, con gli occhi lucidi, e stavolta fu Alyssa ad avvicinarsi a lui.
«Non devi dirlo nemmeno per scherzo. Ci servi qui, ricordi? Dobbiamo provare altri incantesimi, e…» disse lei, prendendolo per il braccio, poi lo guardò negli occhi: «…servi a me. Mi avevi promesso che saresti rimasto al mio fianco e mi avresti consigliata».
«Ma non è ciò che sto facendo. Ti sto solo rovinando la vita. Vuoi perdere Damon? Perché se rimango è esattamente quello che succederà. Non riesco a starti lontano. Ti voglio sempre, in ogni istante del giorno e della notte. E non posso trattenermi ancora, non mi è possibile.» disse combattuto lui.
«Allora non farlo.» gli sussurrò lei carezzandogli il viso mentre con l’altra mano ancora lo teneva per il braccio, e l’elfo scosse la testa, ma lei continuò: «Anche io ti voglio sempre. Non riesco a capire perché, è più forte di me. Come se tu fossi diventato ossigeno. E adesso non riesco più a respirare».
Alyssa non riuscì più a trattenersi, e lo baciò. Lui protestò, cercando di allontanarla da lui, ma poi non resistette e ricambiò il bacio con tutta la passione che aveva in corpo. La prese in braccio, e la fece sedere sul mobile della cucina, continuando a baciarla. Le mani di entrambi vagavano per il corpo dell’altro, facendo muovere i viticci degli abiti che si aprivano al loro passaggio, per poi richiudersi.
La strega sirena ebbe un flash nella mente, e staccandosi per qualche istante enunciò un incantesimo in latino, che fece in modo che nessuno potesse entrare in quella stanza né sentire e vedere ciò succedeva al suo interno.
«Non possiamo continuare, ti sto mettendo nei guai.» disse l’elfo, sentendosi in colpa.
Alyssa lo zittì e continuò a baciarlo, stringendolo a sé. Lui non perse tempo, le cinse la schiena con un braccio e poi iniziò a scendere con le labbra sul suo collo, baciandola e procurandole dei gemiti che non tratteneva più. Scese sempre più giù, finché si dovette inginocchiare a terra, e le procurò dei gemiti ancora più forti, tanto che lei lo tirò dai capelli per farlo rialzare e poterlo baciare ancora. Poi con la sua velocità sovrannaturale, Alec la prese in braccio e la spostò dal mobile al tavolo, facendocela sdraiare sopra, e continuò a stuzzicarla, fin quando non lo implorò di unirsi a lei. E così fece, affondò dentro di lei con una forza mai usata prima, e lei non riuscì a trattenere un urlo per l’eccitazione. Si unirono selvaggiamente per diverso tempo e in diversi modi, senza trattenersi in alcun modo.
Alec ora era in piedi davanti al tavolo, sul quale Alyssa era ranicchiata e gli dava le spalle. Stava ancora affondando impetuosamente dentro di lei, e senza smettere la prese per il seno e la fece tirare su con la schiena, finché i loro visi furono vicini. Continuando ad unirsi a lei e stuzzicando le sue rotondità, le sussurrò ansimando nell’orecchio: «Non dimenticare mai quello che è successo tra noi…e perdonami».
«Mai…e per sempre.» mugugnò lei, poi lo baciò, ed entrambi arrivarono al culmine senza trattenere le urla di godimento.
Alyssa era ancora stretta tra le braccia di Alec, che le stava baciando il profilo delle spalle fino ad arrivare al collo e all’orecchio. Sentì un goccia sulla spalla, e quando si voltò vide che l’elfo stava piangendo.
«Che succede?» gli chiese preoccupata, ma lui rispose solo con un «Niente» e continuò a baciarle il collo, mentre i loro vestiti si ricomponevano.
La fece scendere dal tavolo e sedere su una sedia, poi sulle mani dell’elfo comparì una catenella porta ciuccio fatta interamente in legno, con la clip a forma di fiore di ciliegio. S’inginocchiò di fronte a lei, che era rimasta a bocca aperta, e gliela mise tra le mani, dicendole: «Questo è il mio regalo per il tuo futuro figlio, indipendentemente da quando nascerà e da chi sarà suo padre. Se da grande ti chiederà chi gliel’ha regalato, tu digli “una persona che voleva tanto bene alla mamma, quasi quanto io ne voglio a te”».
Ora era Alyssa ad avere gli occhi lucidi, ed aveva un brutto presentimento: «Perché mi stai dicendo queste cose?».
L’elfo si rialzò e fece spuntare dei viticci dalla sedia, che avvolsero la strega sirena immobilizzandola, e le disse: «Perché devo fare ciò che è giusto».
«No! Alec! Devi restare qui con noi! Che ne sarà della barriera? Quando verranno gli altri nostri amici e i miei genitori come farò a farli entrare? E poi non vuoi conoscere l’altra strega sirena? Non puoi lasciarci così!» cominciò a dire istericamente la ragazza, cercando mille motivi per non farlo andare via, ma non portò a nulla.
«Per la barriera, ho fatto in modo che ti basti pensare che quelle persone possono entrare e riusciranno a passarla, non ti devi preoccupare di niente. Anzi, solo di togliere l’incantesimo da questa stanza, altrimenti rimarrai per sempre qui dentro sola e legata a questa sedia. Ah, solo Damon può liberarti, questo è un lavoretto ad hoc.» disse l’elfo, indicando i viticci che la tenevano prigioniera, poi le carezzò il viso, e continuò: «Non dimenticarti di me, ma vai avanti».
«Non farlo.» lo implorò per l’ultima volta la strega sirena, ma lui non cedette.
L’elfo si chinò in modo che il viso fosse vicino al suo, e la guardò negli occhi soggiogandola: «A tutti dirai che abbiamo litigato pesantemente, io ti ho legata e me ne sono andato».
Alec le baciò la fronte dolcemente, mentre una lacrima solcava il viso da eterno teenager, ed uscì a velocità sovrannaturale dal loft, lasciando Alyssa ad urlare il suo nome a vuoto.
Dopo un po’ la strega sirena riuscì a trovare la concentrazione e annullò l’incantesimo che aveva fatto in quella stanza, e nel giro di poco tempo si ritrovò davanti Bonnie che non riusciva a capire cosa fosse successo.
«Abbiamo litigato pesantemente, mi ha legata e se n’è andato.» disse automaticamente la ragazza, suscitando altre domande dell’amica.
«Gli hai fatto finalmente capire che non poteva trattarti in quel modo? Che tu ami Damon?»
«Bonnie…io non so cosa mi succeda… Ma io lo voglio. Amo Damon, ma voglio irrazionalmente e incondizionatamente Alec. Come se ci fosse un qualcosa dentro di me che ha bisogno di lui. È una cosa così forte che non riesco a controllarla.» le confidò la strega sirena.
«Quindi è stato un bene che se ne sia andato. Senza offesa, ma non potevi continuare a stare con entrambi. Lontano dagli occhi, lontano dal cuore, no?» la rassicurò l’altra, accingendosi a liberarla, senza successo.
«Lo so, non sai quanto mi vergogno di essermi cacciata in questa situazione, ma non so se funzionerà. Lo spero davvero, per tutti e tre, ma mi spiace che se ne sia andato per colpa mia. Comunque è inutile che diventi matta, solo Damon può liberarmi, parole sue.» spiegò Alyssa alla strega, che si rassegnò, prese una sedia e si sedette di fronte a lei.
Continuarono a parlare, finché Bonnie vide entrare Damon dal portone. In un attimo fu da loro, e chiese cos’era successo.
«Io e Alec abbiamo litigato pesantemente, mi ha legata e se n’è andato.» rispose subito Alyssa in automatico, e il vampiro andò su tutte le furie.
«Cosa?! Ma come si permette?! E perché avete litigato?!» chiese lui.
«Non importa più. Ti prego, liberami.» le disse la ragazza, e lui strabuzzò gli occhi.
«Sei la chiave dell’incantesimo, Damon. Idea di Alec.» spiegò Bonnie, e lui alzò gli occhi al cielo.
«Ho trovato qualcuno peggio di voi streghe, bene!» esclamò sarcasticamente, poi si dedicò a liberare Alyssa dai viticci, e non gli ci volle molto: non appena li toccava, questi si rinsecchivano per poi sgretolarsi.
Non appena fu libera, la ragazza lo abbracciò, e lui la strinse ancor di più.
«Non vorrei disturbarvi, ma dovrei chiedervi se per voi va bene dormire in una delle casette create da Alec. Per fortuna pomeriggio gli ho anche fatto sistemare le camere e aggiungere dei letti, altrimenti non so come avremmo potuto dormire stanotte: in camera di Caroline ci sono Derya e Naya, nella mia c’è anche Katherine, in quella di Elena ci sono Shane e Caitlin mentre lei dormirà con Stefan nella sua stanza, a Matt e Rebekah ho dato la tua, Damon, e in quella tua, Alyssa, c’è Maryel. Se voi due, Klaus e Caroline accetterete di dormire nelle casette saremo a posto, almeno finché non arriverà Elijah con le altre due ospiti. Altrimenti restano i divani e i tappeti oppure scambiarvi posto con le altre coppie di vampiri, non mi sembra carino far dormire fuori o su qualcosa che non sia un letto i nostri ospiti, streghe o sirene che siano.» disse Bonnie, indicando grossolanamente man mano la posizione delle camere.
«Non c’è problema, essendoci la scaletta sarà meglio prendere la prima, visto che l’elfo se n’è finalmente andato.» disse Damon, ma Alyssa non sembrava particolarmente d’accordo.
«Anche l’altra va bene, l’ha fatta apposta per noi. Mi ci farai salire tu, con un tuo abbraccio.» cercò di convincere il vampiro, sforzandosi di fare un sorriso. Non voleva tornare lì, non dopo tutto quello che era successo al suo interno la notte prima e in quella cucina la sera stessa.
«Proprio per quello non dovremmo andarci. Visto come ti ha trattata stasera non voglio usufruire di un suo regalo, preferisco appropriarmi di qualcosa a cui teneva, come lui ha cercato di fare con me.» disse d’istinto il vampiro, non rendendosi conto di ciò che aveva suscitato nella ragazza con quella scelta, e che con quella frase alimentò ancor di più.
Alyssa capì che non l’avrebbe avuta vinta, per cui si sbrigò a salutare Bonnie e andò nella sua stanza, dove prese il pigiama e un cambio per l’indomani, e cercò un nascondiglio per il regalo che le aveva fatto poco prima Alec. Era riuscita a nasconderlo sia a Damon che a Bonnie tenendolo stretto nella mano, e voleva non lo vedesse nessuno. Lasciò scorrere le lacrime che aveva trattenuto finora, mentre giocherellava col porta ciuccio: pensò a come aveva odiato Elena quando aveva scoperto del rapporto tra lei e i fratelli Salvatore, e si odiò da sola, per come si era comportata con Damon e Alec. Quando si riprese, infilò il regalo in fondo al cassetto in cui riponeva la bianchieria intima, sicura che mai nessuno sarebbe andato a rovistarci, e uscì dalla sua stanza per raggiungere Damon sulla casetta.
Ad ogni passo l’agitazione e i sensi di colpa aumentavano sempre più. Odiava il fatto che tra tutte quelle stanze nel loft e le casette fuori, le toccasse dormire proprio dove la notte prima si era concessa per la prima volta ad Alec, e dormirci con Damon accanto non aiutava la sua coscienza ad alleggerirsi. Forse era la giusta punizione per come si era comportata. O forse Bonnie, dopotutto, aveva previsto la reazione dell’amico e l’aveva fatto scegliere tra le due casette di proposito. Cercò di prepararsi mentalmente a ciò che avrebbe provato di lì a poco, ma quando arrivò in cima alla scaletta e vide Damon sdraiato nel letto nello stesso modo in cui Alec l’aveva aspettata la notte prima, si sentì mancare le forze e le venne un senso di nausea mai provato prima. Si schifava. Di se stessa.
«Piccola, finalmente.» disse sorridente Damon, poi s’accorse dell’espressione sofferente di Alyssa, e le chiese preoccupato: «Che succede?».
«Niente, non sto tanto bene… Sarà la stanchezza…» glissò lei, entrando nella casetta, e alla fine non stava dicendo una menzogna. Quegli ultimi giorni erano stati decisamente troppo intensi: l’attacco dell’elfa nel giardino del loft, la prima volta in intimità con Damon, il viaggio a Mystic Falls, la scoperta della sua vera natura, le lezioni di magia con Bonnie e i vari intoppi che avevano avuto, il viaggio ad Atlanta, un altro attacco degli elfi, tanti incantesimi, e poi Alec, che l’aveva stravolta come nessuno mai.
«Vieni qui, tra le mie braccia, a riposarti.» l’invitò lui, e lei iniziò a liberarsi del vestito di petali per mettersi il pigiama, poi lo raggiunse e si sdraiò accanto a lui, accoccolandosi sul suo petto, mentre cercava di trattenere le lacrime. Lui la strinse a sé e le carezzò i capelli color cioccolato, mentre lei cercava di nascondere il viso nell’incavo del petto del vampiro.
«Buonanotte, Piccola.» le sussurrò, baciandola poi sulla fronte.
Lei rabbrividì, e dopo un attimo d’esitazione rispose soltanto: «Buonanotte, Damon».
Fu davvero grata a tutta la stanchezza accumulata nel suo corpo, quando un paio di minuti dopo stava già dormendo profondamente.


Il mattino dopo il loft era in fermento: chi era già sul divano a leggere o chiacchierare, chi preparava la colazione e chi stava già mangiando, chi si stava lavando e chi stava aspettando il proprio turno fuori dal bagno. Ma c’era chi, fuori dal loft, era ancora a letto: Alyssa infatti stava ancora dormendo, e Damon l’osservava dormire, ancora tra le sue braccia. Era così bella, come sempre del resto, ma c’era qualcosa sul suo viso che lo preoccupava: era teso, spento, e stanco, nonostante la lunga dormita di quella notte. Passò un’ora buona, prima che la ragazza iniziasse a smuoversi e a risvegliarsi.
«Alla buon’ora, Piccola!» ironizzò il vampiro, poi la baciò sulla fronte e le diede il buongiorno.
Lei gli sorrise, ma subito dopo il sorriso svanì dal suo viso per lasciare il posto ad un’espressione sbigottita. Si tirò su a sedere, e prima di tapparsi la bocca riuscì a dire solo: «Devo vom-».
Damon capì al volo, la prese in braccio, e a velocità vampiresca la portò nel bagno affianco al garage, il più vicino e per fortuna non occupato. L’aiutò, tirandole indietro i capelli e tenendole la fronte, e quando ebbe finito l’aiutò a ripulirsi e le bagnò le tempie con dell’acqua fresca, tentando di farla riprendere. Era davvero preoccupato ora: la ragazza si reggeva a malapena all’inpiedi, ed era molto debole e pallida.
«Scusami, devo aver mangiato troppo ieri sera…» mormorò imbarazzata, reggendosi al lavabo.
«E di che ti scusi?! Piccola non devi preoccuparti, io ci sarò sempre, soprattutto se hai bisogno di aiuto. Ti senti un po’ meglio ora?» le disse lui, accarezzandole la schiena.
«Appena appena… Ma vorrei tornare a letto…» rispose lei, e subito il vampiro la prese in braccio.
«Stavolta senza correre.» le disse facendole l’occhiolino, e camminando normalmente la riportò sulla casetta. L’adagiò sul letto, mettendole entrambi i cuscini dietro la schiena per farla stare seduta.
«Vado a prepararti qualcosa da mangiare, e vediamo se riesco a trovare qualche rimedio.» disse lui, accarezzandole la fronte.
«Non ho fame, non voglio mangiare.» ribatté lei, che all’idea di anche solo vedere del cibo si sentiva ancora male.
«Devi, Piccola. Anche se non vuoi.» insistette lui, e si avviò fuori dal loft.
Quando tornò, aveva un vassoio con sopra un piatto di fette di pane tostato e una tazzina con uno strano liquido dentro.
«Pane tostato prima, e sciroppino delle streghe dopo.» le disse Damon, appoggiando il vassoio sulle gambe di Alyssa, poi le si sedette affianco e l’abbracciò.
«Dai, che devi riprenderti. Elijah ha chiamato Klaus, tra un paio d’ore arriverà qui con la madre di Maryel e la strega sirena. E mi sa che dovremo incontrarli fuori dalla barriera, visto che il creatore se l’è data a gambe.» le spiegò il vampiro, ma lei lo contraddisse: «Non è necessario. Alec mi ha detto come fare per permettere di entrare a chi voglio io».
«Allora un cervello ce l’ha pure quella pianta troppo cresciuta.» disse sarcasticamente lui, e spezzò un pezzetto di pane tostato per avvicinarlo al viso della ragazza, che non aveva ancora toccato nulla dal vassoio. Lei scosse la testa, ma lui insistette, e malvolentieri assaggiò quel pezzetto.
«Non posso bere direttamente lo sciroppo? Anche se non è molto invitante anche quello…» gli chiese.
«Mi hanno detto di farti prima mangiare, e poi bere lo sciroppo. È da troppo tempo che non sono umano, e ormai di certe cose me ne sono dimenticato, per cui mi fido di loro.» disse malinconico, prendendo un altro pezzetto di pane.
«Ti manca?» disse la ragazza, mangiando poi l’altro pezzetto.
«Cosa?» disse sovrappensiero il vampiro, prendendo un altro pezzo ancora di pane.
«Essere umano.» rispose lei, guardandolo negli occhi. Non l’aveva mai visto così vulnerabile, forse solo il giorno in cui si erano messi assieme aveva abbassato così tanto le sue difese e messo da parte la corazza di forza e sarcasmo che aveva il resto del tempo.
«Qualche volta.» disse lui, senza guardarla, poi si voltò verso di lei, e la corazza era già tornata al suo posto: «Adesso ad esempio no, non mi manca per niente avere malesseri da umano!» ironizzò, e porse un altro pezzetto di pane alla ragazza.
Pian piano Alyssa riuscì a mangiare una delle fette di pane tostato, e poi convinse Damon a lasciarle bere lo sciroppo. Il vampiro appoggiò il vassoio sul tavolo, e si mise sotto le lenzuola con la ragazza, tenendola sempre sollevata con la schiena e facendola appoggiare al suo petto, e la strinse in un dolce abbraccio, aiutandola a riaddormentarsi per il tempo che rimaneva loro prima che arrivasse la strega sirena.


Quando Alyssa si risvegliò era già più colorita. Andò nel loft a farsi una doccia veloce, si cambiò, e scese in salotto con tutti gli altri, che chiaccheravano a gruppetti. Riuscì ad intuire ciò che si dicevano: i vampiri che erano a Los Angeles parlavano con Caitlin e Shane degli incantesimi contro gli elfi, mentre Bonnie e Damon stavano parlando di lei con le sirene, per cui raggiunse quest’ultimo gruppo.
«Come ti senti?» le chiese il vampiro, cingendole i fianchi con un braccio.
«Meglio.» gli disse tranquilla, ma non fece in tempo a dire altro che Klaus li raggiunse: «Elijah è qui vicino».
La ragazza fece un sospiro profondo, prese per mano Damon, e con lui e l’Ibrido si diresse vicino alla barriera, nel giardino anteriore.
Un taxi si fermò lì davanti, e da esso scese Elijah accompagnato da due bellissime donne: la prima era un po’ più bassa di Alyssa, magra ma con le forme ben evidenti, e aveva la pelle liscia e molto chiara come una bambola, grazie alla quale si notavano subito i grandi occhi verdi, le labbra carnose tinte di rosso e i capelli ramati, che scendevano mossi fino al seno; la seconda invece era più alta e formosa, la pelle abbronzata come fosse estate, gli occhi castani come i capelli, mossi e lunghi fino al seno come l’altra donna, e nel suo viso si notava la somiglianza con Maryel.
Alyssa si concentrò su ciò che le aveva detto Alec, e pian piano vide cambiare l’espressione di Elijah: dall’essere seccato perché davanti a lui vedeva solo una collinetta, all’essere sorpreso dal vedersi davanti il fratello con i loro due amici, e dietro di essi il grandissimo loft. Seguito dalle donne li raggiunse, e fece le dovute presentazioni: la mora era Nerissa, madre di Maryel e Capobanco delle sirene di Los Angeles, mentre la rossa era la tanto attesa strega sirena, Richelle.
«Chi ha realizzato questa bella barriera camouflage?» chiese quest’ultima, guardando Alyssa, aspettandosi forse l’avesse fatta lei.
«Alec, un elfo che ci ha aiutati.» disse l’altra strega sirena, arrossendo leggermente, poi si fece coraggio e le chiese con tono di riverenza, nonostante sembrasse della sua età, se non più piccola ancora: «Lei lo conosce?».
«Innanzitutto non darmi del lei, mi fai sentire vecchia. E per rispondere alla tua domanda, no, ho conosciuto molti elfi ma un certo Alec no. Perché?» rispose la rossa, parlando decisa e molto velocemente.
«Perché, ecco…mi sembra di averti già vista… » rispose lei, e subito Richelle alzò le mani e in un attimo tutto attorno a loro si fece offuscato, mentre loro due si ritrovarono poco distante dai loro corpi immobilizzati. Alyssa riusciva a vedere Damon che si stava agitando, e Nerissa che lo tranquillizzava e gli spiegava cos’aveva fatto l’altra strega sirena.
«Che vorresti dire con quel “mi sembra di averti già vista”?» chiese la rossa, e Alyssa non sapeva da dove cominciare, così le toccò il braccio e cercò di farle vedere ciò che era successo con Alec nella riproduzione di Avalon, in cui lui le fece vedere una strega sirena identica a Richelle, e le riuscì.
L’altra strega sirena scosse la testa, e iniziò a parlare ancora velocissimo gesticolando con le mani: «Prima regola di una strega sirena: mai avere a che fare in
quel senso con un elfo, o sarà la tua fine; seconda regola di una strega sirena: mantieniti al meglio per più tempo possibile e non dire il tuo segreto in giro; terza regola di una strega sirena: fidati sempre di un’altra strega sirena».
«Perché non dovrei avere a che fare con Alec?» chiese preoccupata Alyssa, e la rossa scosse ancora una volta la testa: «Tra tutto quello che ti ho detto hai recepito solo questo?! Comunque una strega sirena e un elfo sono troppo pericolosi insieme. Sono troppo potenti. C’è troppa energia tra loro, di solito finiscono per legarsi troppo, e ciò non può essere un bene. Lascialo perdere, fidati di me».
«Veramente è già finita, cioè, in realtà è stata una breve parentesi nata da una terribile incomprensione con il mio ragazzo,» disse la mora, indicando Damon, poi continuò: «ma ora è tutto tornato come prima. Alec se n’è andato ed è stato un bene…».
«Perché non riuscivi a fare a meno di lui, nonostante ami il vampiro. Storia già sentita. Certo che come gusti, cara la mia ragazza, non ci siamo proprio! Ma gli stregoni o i sirenetti non ti piacciono per niente?!» continuò la frase lasciata in sospeso l’altra strega sirena.
Alyssa fece spallucce, poi ripensò a ciò che aveva detto Richelle e le chiese: «Scusa, ma quindi la strega sirena che ho visto io non era una tua antenata? Eri proprio tu?!».
«Buongiorno ragazza! Sì, ero io, e prima che tu mi chieda quanti anni ho sappi che sono molti più dell’altro vampiro.» rispose la rossa, anticipandola.
«Tu sei più ve-…cioè, sei nata prima di Klaus?! Com’è possibile? Sei una specie di vampiro?» chiese scioccata la mora, altalenando lo sguardo tra i due.
«Sì, sono più vecchia di Klaus, ma come vedi li porto meglio io!» ironizzò la strega sirena, poi continuò: «Ho trovato un modo per restare sempre giovane e in forma, e la mia magia mi aiuta a restare viva, ma tutto questo deve restare tra noi. Nessuno sa il mio trucco. Le sirene credono che io sia un po’ più grande rispetto l’età che dimostro, perché sanno che molte streghe usano degli incantesimi per invecchiare più lentamente, ma non hanno idea di tutto ciò».
«Rimarrà tra noi, tranquilla. Ma alla fine il tuo trucco non me l’hai detto.» le fece notare Alyssa.
«Non posso dirti proprio come faccio, ma ti posso dare un indizio: uno degli ingredienti è un liquido che tu hai visto ma che non avrebbe avuto effetto se l’avessi usato quando l’hai visto.» rispose l’altra, e la mora ci rimuginò su un po’, prima di dire: «Dev’essere per forza l’acqua di Avalon, perché l’ho vista ma non era davvero l’acqua di Avalon».
«Sei sveglia, ragazza. Mi fai venire ancora più dubbi, visto che in certe situazioni sembri così…lasciamo stare. Stiamo cincischiando troppo. Vuoi scoprire se sei davvero una sirena, oltre che una strega? Anche se io non ho dubbi, ma è sempre meglio fare la prova del nove.» disse Richelle, e quando Alyssa annuì le fece ritornare tra gli altri.
«Tutto ok, Piccola?» le chiese subito Damon, stringendola a sé, e lei lo rassicurò.
Entrarono nel loft giusto il tempo di presentare le nuove arrivate, poi Richelle fece cenno alle altre sirene di seguirla fuori, e loro obbedirono subito.
Richelle si mise di fronte ad Alyssa, e diede una mano a Derya e l’altra a Maryel, e a loro volta le due diedero l’altra a Naya e Nerissa, che poi si presero per mano per chiudere il cerchio, con Alyssa al centro.
«Appoggia le mani sulle mie.» le disse Richelle, e così fece, poi le sirene alzarono le braccia di fronte a loro, senza lasciare la presa, e formarono una stella, in modo da toccare la ragazza con i loro pugni stretti: Naya e Nerissa nella schiena, quest’ultima e Maryel nel gomito destro, Naya e Derya nel gomito sinistro, e Richelle con Derya e Maryel nelle mani.
Richelle iniziò a cantilenare un incantesimo, e pian piano le sue braccia vennero circondate da una luce azzurra, che si irradiò verso le braccia delle altre sirene, facendo notare ancor di più la stella formatasi. D’improvviso s’alzò il vento, e Alyssa dovette chiudere gli occhi. La zona era piena d’energia, e quando Richelle terminò di cantilenare l’incantesimo ci fu un’ultima sferzata di vento, poi la luce azzurra si trasformò in acqua e sprizzò in aria, generando una lieve e breve pioggerellina.
Non appena tutto tornò come prima, Alyssa aprì gli occhi, e vide Richelle con un sorriso soddisfatto: «Non mi sbaglio mai.» disse soltanto, e la ragazza realizzò: era per davvero una strega sirena.
«Ora ci manca solo la trasformazione.» disse poi la rossa, e Rebekah, che era arrivata fuori assieme a tutti gli altri per assistere all’incantesimo, le chiese: «Sei sicura? È proprio necessario?».
«Chiedilo a tuo fratello.» rispose lei, ricordandole che anche suo fratello era un ibrido, e la bionda non disse altro, ripensando a quanto aveva fatto Klaus per potersi trasformare in licantropo.
«Come funziona?» chiese Alyssa, che ancora non era al corrente di ciò che Maryel aveva detto al riguardo.
«Devi quasi morire affogata.» disse con nonchalance Richelle, e la ragazza rabbrividì.
«Morire?!» esclamò soltanto, mentre faticava a deglutire, e Damon le fu subito accanto, cingendole i fianchi in modo protettivo.
«Ho detto quasi. Di solito la prima trasformazione avviene quando si è in pericolo in mare, e si rischia di affogare: come per magia ti spunta la pinna e niente più morte, è molto semplice.» spiegò ironizzando la rossa.
«Ok, ma pur volendo, qua non c’è il mare.» rispose la ragazza, che ancora era tesa al solo pensiero.
«E che problema c’è? Andiamo a Fort Fisher. Adesso non ci sarà nessuno lì.» disse la rossa.
«Adesso?! Ma è a Wilmington! Ci vorranno più di due ore ad andare ed altre due a tornare!» s’intromise Damon.
«Forse per te, vampiro.» disse la strega, creando un arco di fiori, e l’area all’interno di esso fece intravedere una spiaggia.
«Andiamo?» disse Richelle ad Alyssa, avvicinandosi all’arco e insieme a lei andarono anche le altre sirene, come una vera squadra.
«Se non vuoi trasformarti non devi farlo per forza.» disse Damon alla ragazza, cercando di tranquillizzarla, ma Klaus s’intromise.
«Tu non sai cosa vuol dire. Finché non si trasformerà non sfrutterà le sue potenzialità. Te lo dice uno che l’ha vissuto in prima persona.» disse l’Ibrido Originale, rivolgendosi al vampiro, poi si rivolse all’ibrida: «Ti ricordi com’eri prima di avere la tua magia? E come ti senti adesso? Pensa cosa vorrebbe dire liberare anche la tua parte da sirena».
Alyssa sapeva che Klaus aveva ragione. Si sentiva completamente diversa da quando riusciva ad usare la magia, era più sicura di sé e più in pace con se stessa, tralasciando gli avvenimenti esterni. Guardò Damon negli occhi, e gli prese le mani: «Se sarai accanto a me non avrò paura».
«Credevi che ti avrei lasciata sola con quelle pazze?» le rispose lui, stringendole le mani, mentre si perdeva nei suoi occhi, poi insieme seguirono le sirene attraverso l’arco di fiori.
Si ritrovarono su una vasta spiaggia deserta, con le sirene che già si erano avvicinate all’acqua spogliandosi completamente. Si tuffarono e si trasformarono, coprendo le nudità con delle conchiglie sul seno spuntate magicamente e con la coda al posto delle gambe, da sotto l’ombelico, lunga più di due metri.
Entrambi s’incantarono, a vedere le sirene trasformate: ognuna aveva la pinna di una sfumatura diversa, e le conchiglie erano in tinta con essa. Ora stavano dando libero sfogo alle loro capacità, e nuotavano velocissime sul pelo dell’acqua, per poi immergersi e saltarne fuori come delfini, soprattutto le più giovani che si sfidavano anche in acrobazie.
Alyssa sorrise, pensando che forse era proprio quello che le ci voleva al momento, e si avvicinò alla riva, tenendo per mano Damon.
«Accesso consentito solo alle donne!» urlò la strega sirena da dentro l’acqua.
«Senza di me non si trasformerà.» disse serio il vampiro, e la rossa si limitò a sbuffare.
Nerissa cercò di spiegare le ragioni di Richelle: «Non te lo consiglio, vampiro. Non sarà un bene né per te, che, non prendiamoci in giro, non stai bene in acque del genere, né per lei, che avrebbe una zavorra accanto. Le starai vicino comunque, guardandola dalla riva».
Alyssa guardò Damon, annuì e lo baciò dolcemente. Lasciò la sua mano, e si addentrò nell’oceano. Era strano come la stessa cosa riuscisse ad elettrizarla e terrorizzarla allo stesso tempo.
Mentre si avvicinava sempre di più a lei, Richelle iniziò a spiegarle: «Devi solo pensare al fatto che vuoi nuotare, che vuoi restare sott’acqua, e vedrai che il resto verrà da sé.» le disse, e lei annuì.
Alyssa si preparò ad andare sott’acqua, mentre Damon la guardava apprensivo da lontano.
Fece un gran respiro e si immerse. Aprì gli occhi, e davanti a lei si ritrovò Richelle, che le faceva segno di restare calma e non tornare su. La ragazza cercò di resistere il più possibile, ma alla fine, dopo più di un minuto in apnea, la mancanza d’aria la fece muovere in direzione della superficie. Ma non ci arrivò. La rossa la teneva giù dalle spalle, e cercava di calmarla, ma lei non riuscì più a trattenere il respiro, e si ritrovò ad inspirare acqua, che le irritò tutte le vie respiratorie e la fece tossire, perdendo man mano quel poco d’aria che le rimaneva in corpo. Sentì una presenza dietro di sé, così si voltò e vide Damon, che la stava raggiungendo per tirarla su, ma la strega sirena lo precedette: immobilizzò il corpo del vampiro con un incantesimo, poi tornò in superficie con lui e ordinò a Derya e Nerissa di posizionarsi dietro di lei, accertandosi così che restasse sott’acqua.
«Cosa stai facendo?! Non vedi che non ce la fa più?! Liberami subito!» disse Damon, agitato come non mai, anche se immobile per colpa dell’incantesimo.
«Caro vampiro, è proprio così che deve andare. Vedrai che tra qualche secondo ci ritroveremo con una bella sirenetta.» disse lei, soddisfatta e tranquilla, mentre Alyssa si agitava sott’acqua, intenta a battere la forza delle sirene e risalire in superficie.
Ma non ce la faceva, le due erano più forti. Il suo petto ormai bruciava e si era fatto pesante, e stava esaurendo le ultime energie. Cercò una via d’uscita magica a tutto ciò, ma evidentemente Richelle percepì l’intenzione e non appena Alyssa cercò di usare la magia capì che la rossa la stava bloccando anche in quello. Tentò un’ultima volta, raccimolando tutte le forze rimaste, di tornare in superficie, ma fu inutile. Così, come le aveva detto la strega sirena, pensò solo che voleva nuotare, che voleva restare lì, nel silenzio, sott’acqua, e chiuse gli occhi.


To be continued………

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