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Autore: GianAuror     16/03/2017    1 recensioni
Harry Styles è convinto di vivere una vita "normale", per quanto di normalità si possa trattare la sua esperienza da cantante del gruppo più adorato del mondo.
Un giorno però, quando il suo amico Liam gli propone di uscire a fare un giro per Manhattan, imparerà ben presto che la sua vita non è come la conosce.
(È una storia ironica e parodistica)
Genere: Comico, Drammatico, Parodia | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Harry Styles, Liam Payne, Louis Tomlinson, Niall Horan, Nuovo personaggio
Note: Nonsense | Avvertimenti: nessuno
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CAPITOLO 2

 

 

Come era prevedibile che andasse, Liam aveva spiattellato il resoconto dettagliato del mio incontro paradossale di quella mattina sulla nostra conversazione di gruppo di Whatsapp, e come era prevedibile che fosse si era generato una sorta di delirio in cui stavano prendendo parte a turno anche Niall e Louis

Niall - Non ci credo… le cose più belle succedono sempre quando non ci sono io!
Louis - È bello sapere che nel mondo esiste gente seriamente disturbata. Comunque se dicevi che era carina, io un pensierino ce l’avrei fatto
Liam - E infatti il nostro morettino dagli occhi di ghiaccio probabilmente sta pensando a un modo per rintracciarla, data la sua voglia di possederla sul muro
Harry - Liam, un giorno di questi la tua testa di cazzo verrà staccata dal collo e rotolerà come quella di Ned Stark dopo la sua esecuzione
Louis - Ned Stark? Chi è ? 
Harry - Lascia stare Louis, non fa per te
Niall - Hai scattato delle foto almeno Liam? Le vendo a Glamour Beat almeno… non possiamo privare il mondo dell’espressione beota di Harry Styles di fronte ad una ragazza
Liam - Fa tanto il bello e tenebroso ma in realtà se il mondo sapesse quanto è impacciato e timidone il nostro bel morettino…
Harry - Fate pure come se non ci fossi voi tre eh!
Liam - Secondo me sotto sotto Hope&Co ti piace, ammettilo
Louis - Aveva delle belle tette almeno? Un bel culo? 
Harry - Sinceramente non ci ho fatto proprio caso; ero concentrato sul suo viso e sui suoi occhi VIOLA
Louis - Sei un caso disperato oramai. La senilità ti ha colpito in pieno: secondo me non riesci nemmeno a fartelo alzare

Il seguito decisi di non volerlo leggere perché la situazione stava decisamente degenerando: i miei colleghi (dopo tutto questo cinema potevano scordarsi di essere considerati amici) stavano continuando ad aggiungere immondizia a quella chat così che decisi di mutare per 8 ore il gruppo e scorrere la lista delle chat per controllare i vecchi messaggi.

Liam - Perché non rispondi? Non ti sarai mica offeso? 

Ingoiai la rispostaccia che mi era salita alle labbra e visualizzai senza rispondere, ma avrei dovuto capire bene che non poteva finire tutto lì perché ecco anche gli altri due comparire nel menu a tendina delle notifiche del mio iPhone.

Louis - Sei sempre il solito permaloso del cazzo! E fattela una risata! Magari ti svegli freddo domani…
Niall - Harry sai come sono fatti, non c’è bisogno di offendersi per delle stupidaggini! Dai non fare l’orso ;) 

Il coglione, il pacere e il testa di cazzo, un bel trio che poteva mandarti al manicomio nelle giuste condizioni: e ovviamente l’arrivo di quella ragazza adempieva perfettamente alla descrizione delle giuste condizioni di cui sopra. Motivo per cui non avevo nessunissima intenzione di assecondare la loro stronzaggine.
Stavo per buttare il telefono sul divano ed iniziare a lavorare sugli arrangiamenti dei prossimi brani quando questo inizia a vibrare; la scritta Zayn comparve sul display.
“Pronto?” risposi con voce cortese.
“Hey brutta merda” la voce allegra di Zayn mi obbligò a fingermi tranquillo e non infastidito alla morte e con la voglia di uccidere qualcuno. “È un sacco di tempo che non ti fai vivo, ma che fine hai fatto?”
Nonostante non facesse più parte della nostra boy band, non per questo tutto il tempo passato assieme andava cancellato; ecco perché spesso e volentieri era capitato il vedersi fuori dai contesti lavorativi per un aperitivo o semplicemente una serata a mangiare messicano.
“Hai ragione Zayn” risposi, con la voglia di incenerire i mobili che minacciava di prendere il sopravvento nel giro di qualche istante. “Purtroppo siamo stati tutti impegnati! Però magari potremmo vederci una di queste sere per mangiare qualcosa insieme”
“Volentieri” il tono di voce mi faceva supporre che si stesse trattenendo dal ridere. “Anche perché Liam mi ha detto che ti sei fatto la ragazza e sinceramente sono rimasto offeso che tu non me ne abbia parlato prima.”
“Ma se ho smesso di uscire con Taylor da quasi un anno!”
“Ma che Taylor! Stavo parlando di una certa Hope…”
Non gli feci finire quello che stava per dire: attaccai il telefono con violenza e lo lanciai sul divano
Il prossimo che mi rompe i coglioni oggi fa una brutta fine

 

*******

 

La giornata non sarebbe potuta andare peggio: il senso di irritazione che avevo in corpo fece sì che in un pomeriggio di lavoro non riuscissi a cavare un ragno dal buco. 
Avevo ignorato le altre chiamate sul telefono, avevo perso di nuovo la pazienza con il programma per gli arrangiamenti che non stava funzionando come doveva, Donald Trump aveva sparato minchiate sul canale nazionale e dulcis in fundo avevo anche svuotato il frigorifero dagli ultimi generi di conforto che mi erano rimasti, rendendo urgente l’andare a fare la spesa.
Il perfetto riassunto per la giornata sarebbe stato racchiuso nell’idea della famosa giornata di merda; quelle giornate dove devi metterti a letto e dormire fino all’indomani così da evitarti ulteriori incazzature gratuite che ti avrebbero trovato così come le mosche trovano la merda, sempre per rimanere in tema.
Nonostante nel mio cervello lampeggiassero delle spie luminose che mi urlavano di non fare ciò che stavo per fare, decisi di staccare la spina e che avevo voglia di andare a prendermi una birra nel locale a pochi isolati da casa, così che potessi fare una passeggiata per calmarmi e schiarirmi le idee e non dover pensare ad altro.
Presi l’ascensore senza fermarmi a riflettere se avevo preso tutti i documenti o il cellulare o le chiavi di casa e, non appena entrai, la mia vista allo specchio mi provocò un mezzo infarto: avevo un colorito orrendo, le occhiaie da panda e i capelli non avevano una forma o un verso.
In poche parole sembravo uno sfollato preso a calci nel culo oppure Bella Swann di Twilight durante il periodo non Edward (è inquietante soprattutto il fatto che io faccia certi paragoni, però credo di voler sorvolare).
Il confronto con me stesso venne ovviamente interrotto ad ogni piano per far sì che l’ascensore si aprisse: due volte lo fece anche a vuoto, motivo per cui augurai al malcapitato che l’aveva chiamato (e non aveva avuto la pazienza di aspettare) di ruzzolare a faccia avanti per le scale e rompersi qualche vertebra, così tanto per scaricare la mia frustrazione verso qualcuno.
Probabilmente in quelle giornate avrei avuto da ridire anche su Jimmy Kimmel che mi annunciava di aver vinto tutti i Grammy durante un’edizione, ma in quel momento ero in un umore così nero da essere suscettibile come una donna con il ciclo. 
Il tragitto da casa alla birreria andò più o meno liscio, senza particolari eventi degni di nota; una volta arrivato, ben consapevole che avrei potuto uccidere qualcuno già solo con lo sguardo, andai direttamente dal barista a cui chiesi senza mezzi termini un bel bicchiere di Jack Daniel’s e gli intimai di farmi accomodare al tavolo più riparato e tranquillo che avessero.
La richiesta sembrò mettere in difficoltà l’uomo che iniziò ad annaspare come un pesce fuor d’acqua: pretendere un tavolo singolo e appartato durante l’happy hour era come chiedere a Liam di non dire stronzate per più di due minuti di fila.
Dopo aver chiamato quattro camerieri e sgombrato un gruppo di freshmen che stavano festeggiano il risultato di qualche esame, mi venne assegnato un tavolo che aveva una vista sull’ingresso di Central Park. 
Per la prima volta nella giornata mi permisi di rilassarmi un minimo, forse perché il viavai di persone fuori dalla cancellata in ferro nero o i colori tenui delle foglie autunnali stavano avendo un effetto calmante sulla mia mente in turbinio. 
O forse semplicemente era il Whisky che faceva effetto.
In ogni caso persi la cognizione del tempo ed iniziai a lasciare i pensieri a briglia sciolta senza frenarli in alcun modo: passai in rassegna gli eventi della giornata, il mio rapporto con Zayn, l’esperienza ad Xfactor, il cantare, le canzoni che scrivevo, il senso della vita, la caducità delle foglie d’autunno, le poesie di Coleridge e i flussi di coscienza di Joyce, la morte della Tatcher e l’estremamente lunga ed estenuante esistenza della regina Elisabetta, la tradizione del tè delle cinque e i biscotti al burro, Londra e l’Inghilterra e gli italiani con la pizza e la vespa. Stavo giusto perdendomi sulla riflessione sul perché in Italia si usino così tanto le mani per parlare quando un rumore molesto mi riscosse dai miei pensieri.
“Il destino ha un buffo senso dell’umorismo, non trovi?” quella cantilena che mi aveva già disturbato durante la mattinata era tornata.
“Mi prende per il culo direi” borbottai scontroso, spostando lo sguardo verso la vetrata e iniziando a trangugiare il mio Whisky come a voler sottolineare il fatto che la conversazione fosse finita lì. Non sapevo se essere più allibito, sconcertato, incazzato o rassegnato, dopo gli eventi di quel giorno che ero sicuro avrei segnato sul calendario come anniversario di un’infausta giornata.
“Si, mi aspettavo questa risposta, Harry.” continuò lei, con uno sguardo fintamente languido. “Sai, anche se non me lo dici, comunque ho capito che vuoi invitarmi a restare, quindi ti dico di sì, mi va di fermarmi a bere qualcosa con te”
E in un batter d’occhio si era accomodata e aveva schioccato le dita come a chiamare il cameriere. 
“Veramente io non ti ho detto nulla”
“Ma lo hai pensato” mi rispose, sempre canticchiando, come se mi stesse rivelando la formula dell’elisir della vita eterna. Quella ragazza aveva dei seri problemi.
Il cameriere era arrivato e lei aveva ordinato ridacchiando un’acqua tonica; se ci fosse stato qualcosa di comico in tutto ciò, io non l’avevo ancora capito. 
“Sai, non posso bere, altrimenti poi perdo il controllo” pronunciò, adombrandosi e fermandosi a guardare anche lei il panorama fuori dalla vetrata.
La situazione stava scadendo di nuovo nel paradossale: mi trovavo seduto in una birreria con quella ragazza che aveva preso a perseguitarmi e che si comportava in maniera a dir poco bizzarra; come per la mattinata, sembrava che stesse recitando un copione prestabilito, una specie di canovaccio dal quale non voleva discostarsi, nonostante io non avessi la più pallida idea di cosa dire o come comportarmi.
Scusami; sai, mia madre diceva sempre: la vita è come una scatola di cioccolatini, non sai mai quello che ti capita”
Il brusco cambio di rotta mi fece trasalire e rischiai di mandare per traverso il Whisky. 
“Sai non pensavo che trasferendomi a New York mi sarei trovata faccia a faccia con il destino così presto: francamente me ne infischio” disse guardandomi fisso negli occhi, mentre con un dito si arricciava i capelli in maniera plateale. 
Adesso aveva iniziato anche a fare citazioni da film di successo? Decisi di assecondare la tentazione e di risponderle con qualche altra frase ad effetto, tratta da qualche pellicola famosa, tanto per continuare quel clima e vedere fino a dove poteva arrivare tutta quella conversazione.
Beh, ho pensato che se proprio devo andare all’inferno, tanto vale andarci in grande stile” risposi,  pensando per la seconda volta nella giornata a Twilight. Che film di merda,
Il cuore di una donna è un profondo oceano di segreti”
“Scherza coi fanti e lascia stare i santi” ribattei prontamente io.
Sei un viaggio che non ha né meta né destinazione” 
“Il segreto è imparare a ballare nella tempesta”
“Resti aggrappato al passato, ma il jazz parla di futuro” se ne uscì lei arricciando le labbra prima di prendere fiato e iniziare a snocciolare un discorso pregnante di significato che probabilmente aveva capito e compreso solo lei: era così ispirata mentre con voce cadenzata e lievemente simile a una canzone se ne usciva dicendo La musica mi ispira, l’arte mi ispira… ma mi ispira anche il vento. La mia parte preferita del corpo? Mi piacciono le labbra, per i baci… e per le parole che iniziano con la lettera M. I film rallentano il tempo… un momento può durare per sempre. Il profumo del sole è la cosa migliore, capisci cosa intendo no? Non sto cercando un milione di belle cose, soltanto una piccola perfezione… l’amore…” concluse sospirando e chiudendo gli occhi, prima di sorseggiare elegantemente la sua acqua tonica.
“Si” era l’ultima risposta che mi venne in mente a quella conversazione paradossale ed estenuante
“Posso dirti una cosa Harry?”
Ovviamente la possibilità di intervento che mi era concessa era alquanto aleatoria perché non aveva intenzione di aspettare neanche che io mi pronunciassi prima di attaccare il suo monologo.
“Non pensavo che dopo tutto quello che è successo quando eravamo a scuola potessi ancora trovarmi a discutere con te seduta ad un tavolo”
A scuola? Passai in rassegna tutti i miei cinque anni sfigati al liceo in cui ero emarginato e bullizzato dai giocatori di cricket o di football e in cui suonavo nel garage con la mia band per cercare di trovare qualche traccia di Hope Faith Blabla Smith: il nulla.
“Tu e il tuo gruppo di ragazzi popolari non vi siete mai accorti di me, ero troppo anonima e troppo normale per voi vero? Ero solamente una scopata facile, almeno così mi apostrofavate quando saltavate le classi e vi riunivate a fumare nel patio della scuola no?”
“Ehm deve esserci un errore.”
“So quello che dico, Harry Styles, e non pensare minimamente di potermi smentire: so che uscivi con Crocifissa Esposito, la ragazza che si era trasferita al Liceo al terzo anno da Napoli, di punto in bianco, e che era diventata l'attrazione del vostro gruppo di popolari. So anche che le hai detto che era la tua troia da scopare e basta. Le davi anche le sculacciate davanti a tutti e le dicevi che l’amavi e che eri solo suo perché lei era la tua zoccola.”
Se prima aveva provato a intervenire per smentire, ora ero sinceramente allibito: da quale dimensione parallela era emersa quella creatura? 
“Io però non sono come tutte le altre. Non sono popolare e ho un cervello ed un orgoglio, lo sai questo, eh Harry? Perché io valgo!”
“Tu sei fuori di testa, veramente Cope, o come ti chiami…”
Io sono Smith. Hope Faith Destiny Tempest Smith. Nata durante il temporale. La regina del fato, la non bullizzata, la senza difetti, la bella e intelligente, e molto molto di più. Sono la paladina degli sfigati, l’araldo della normalità, colei che difende i sogni di molte, l’imperfetta perfezione, l’ossimoro del salice, il colore della notte, il sospiro della luna, il silenzio degli innocenti, la foresta dei pugnali volanti, il trono di spade e l’ultima reincarnazione del Dottore. Hai capito bene?!”
Il disturbo dell’umore di quella ragazza sarebbe stata la gioia di numerosi psichiatri e psicologi: a me invece stava fracassando i coglioni ed esaurendo l’ultima briciola di pazienza che mi era rimasta.
“Te l’ho già detto Harry, non possiamo.” ad un tratto era tornata seria, ed aveva ripreso a parlare con quel suo modo cantilenante e cadenzato; tuttavia non era più furiosa come poco prima ma il tono era diventato molto più accorato e sentimentale, molto simile alla recitazione di una qualche telenovela brasiliana di infimo ordine “Non puoi innamorarti di me perché mi spezzeresti il cuore e ci sono ferite aperte nel mio passato; amare non può voler dire avere paura, e io so che con te avrei davvero paura. Il tuo desiderio del mio corpo è evidente ma non possiamo perché tu vuoi solo aprirmi in due come fossi un cocomero, e questo proprio non posso permettertelo. 
Impara ad amare prima di giocare con i sentimenti degli altri!!” e con un lampo aveva sbattuto il bicchiere sul tavolo, rovesciando un po’ di acqua tonica ed era uscita dal locale come durante il pezzo conclusivo di un qualche balletto contemporaneo, in preda ad un plateale pianto disperato.
“Deve averla offesa per bene signorino, sembrava disperata” il cameriere si era avvicinato e, chiaramente, si era anche lui sentito in diritto e titolato ad esprimere la sua opinione non richiesta.
Disperato ero io, che probabilmente stavo pagando lo scotto di un qualche torto ad una divinità durante una vita precedente.

Karma del cazzo.

Angolo Autore: ed anche il secondo capitolo di questa roba è stato partorito! Si lo so ho una mente malata, ma andiamo con ordine. Il povero Harry ha fatto il bis nel locale in cui guarda caso Hope si è trovata a sorseggiare un'acqua tonica. Il dialogo con le parti in corsivo riprende tutte citazioni sparse da film di successo (c'è anche La La Land, tanto per non andare troppo sul vintage) mentre il suo monologo ispirato è tratto dalla pubblicità di D&G The One con Scarlett Johansson, diretta da Martin Scorzese, tanto per dare quel tocco trash che non guasta mai. 
Ovviamente, visto che ho deciso di mettermici seriamente, i guai per il povero Harry sono appena cominciati! 
Vi aspetto al prossimo capitolo!
Gianmarco

  
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