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Autore: Blue Owl    19/03/2017    2 recensioni
AU. Viaggi nel tempo. Piton torna indietro nel tempo, con la consapevolezza di ciò che accadrà nel caso in cui fallisse. Senza più serbare rancore, cerca di modellare Harry per renderlo il più grande mago di tutti i tempi, a partire dal giorno in cui Hagrid condusse Harry a Diagon Alley.
Genere: Avventura | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Harry Potter, Severus Piton, Un po' tutti
Note: AU, Traduzione, What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Primi anni ad Hogwarts/Libri 1-4
Capitoli:
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To Shape and Change - Modellare e cambiare
di Blueowl

tradotto da Mezzo_E_Mezzo


Rinuncia: né io né l’autrice possediamo Harry Potter.

Capitolo 4: [Better be] È meglio che sia

Harry riuscì a conquistare uno scompartimento vuoto, avendo seguito il consiglio di Severus ed essendo arrivato molto in anticipo. I Dursley si erano comportati bene durante il mese passato, sebbene lo avessero del tutto evitato o ignorato.
Harry gliene era grato. Aveva avuto un sacco di tempo per leggere tutto quello che voleva e per prepararsi all'incipiente anno scolastico.
Aveva giurato a sé stesso che avrebbe fatto del suo meglio in ogni aspetto delle sue lezioni, se solo avesse potuto dimostrare al professore che non aveva sprecato il proprio tempo nell'investire su di lui - e, per una sua ragione più importante e privata, forse… forse sarebbe riuscito a rendere il professore fiero di lui.
Si sarebbe fatto trascinare per il retro della maglietta per tutto il cortile piuttosto che deludere l'insegnante di pozioni, soprattutto dopo che aveva ottenuto dal Preside il permesso per Harry di tenere due famigli.
Harry si raddrizzò, riaprendo “L’arte dei Serpincanti” per continuare a leggerlo. Gli mancavano solo quattro capitoli.
T-toc.
Harry sollevò lo sguardo, non avendo mai sentito prima in vita sua un esitante bussare.
«C-ciao. H-hai visto un rospo?» Domandò un ragazzo paffuto e impacciato.
«Um...»
:C’è un rospo nella tasca sinistra del suo mantello: affermò Coral, facendo scattare la lingua, nascosta dalla manica sinistra di Harry. :Riesco a sentirlo da qui:
Harry le toccò gentilmente la testa.
«Hai guardato in quelle tasche laterali?» Chiese Harry, indicando la bitorzoluta tasca sinistra del ragazzo.
«Oh!» Esclamò Neville, ficcandosi la mano in tasca e tirandone fuori un anfibio dall’aria patetica. «Grazie! Ti dispiace se resto con te?»
«Per niente,» rispose Harry. «Siediti pure,» aggiunse vedendo che il ragazzo esitava sull’entrata.
«Grazie.» Si sedette, girandosi i pollici dopo aver richiuso la porta scorrevole. «Allora, uh, come facevi a sapere dov’era Trevor?» Domandò, sollevando il rospo.
«Beh, me l’ha detto il mio famiglio,» rispose Harry, prima di tendergli la mano destra così che Neville la stringesse. «Sono Harry, Harry Potter.»
«H-Harry Potter?» Boccheggiò lui, e gli occhi gli si spalancarono a dismisura.
Harry sospirò. «Sono solo un altro mago come te, per favore non… non...» Agitò le mani, tentando di trovare le parole giuste. «Non diventare tutto strano.»
Neville deglutì, ricomponendosi. «Scusa, è solo che io...» S’interruppe, prima di prendere semplicemente la mano tesa di Harry e schiarirsi la gola. «Sono Neville Paciock.»
Harry sorrise.
«Allora, hai detto che è stato il tuo famiglio a indicarti dov’era Trevor?» Chiese Neville dopo un momento, azzardando un’occhiata brevissima alla fronte di Harry.
«Sì, ma… mi hanno detto che qualcuno potrebbe innervosirsi un po’ al primo impatto. Puoi promettermi di non dare di matto? Prometto che non farà del male a te né a Trevor. In realtà è molto gentile, e spero che tra non molto riuscirò ad aiutare le persone tramite lei,» fece Harry, mettendo un dito nella manica per carezzarle la testa.
«Uh, okay,» rispose l’altro, tenendo Trevor un po’ più vicino mentre Harry muoveva la mano e alzava lentamente la sua manica sinistra. Neville fu troppo sbigottito per sussultare o avere una reazione fisica di qualsiasi tipo.
«Il suo nome è Coral. Mi aiuterà con i Serpincanti,» disse, incoraggiato dalla mancanza di reazioni di Neville. «È un tipo di magia che si focalizza sul guarire e sul proteggere. Vedi?» Sollevò il suo libro sui Serpincanti, che aveva messo sopra un libro di anatomia che aveva preso in una libreria vicina nel Surrey. Harry lo aveva trovato utile per controllare termini e concetti che aveva trovato nel libro dei Serpincanti. «Il Professor Piton mi ha dato il libro ed è fantastico. Lui mi ha anche aiutato a comprare le cose per la scuola e tutto il resto.»
«Il P-professor Piton? Ho sentito che può essere molto severo,» disse Neville esitante, scoccando un’occhiata incerta a Coral.
«Oh, lo è, e mi ha detto che non gli piacciono gli scansafatiche e che devo lavorare duramente e imparare tutta la magia che posso,» riferì Harry, curiosamente compiaciuto di sapere che il nome del professore era ben conosciuto - sebbene sapesse che un uomo come Severus Piton lo sarebbe stato.
«Ti ha detto così?» Domandò Neville, mentre Coral saettava la lingua verso di lui. Si strinse Trevor più vicino al petto.
«Uh-uhu. Quindi ho fatto proprio così, portandomi avanti coi libri e il resto così potrò capire quello che faremo una volta che saremo arrivati al punto di lanciare incantesimi.»
Neville abbassò lo sguardo, rattristato. «La nonna non mi ha lasciato leggere i libri di testo, dice che potrei fare qualcosa di stupido e farmi del male.»
«Oh,» fece Harry, sentendosi dispiaciuto per lui. «Beh, perché non inizi a leggere adesso? Ho i libri di Pozioni e di Incantesimi qui con me se ne vuoi leggere uno. La scuola è ufficialmente cominciata, dopotutto.»
Neville si tirò su. «Penso che leggerò il libro di pozioni, visto che il Professor Piton è davvero severo.»
Harry sorrise. «Ti suggerisco anche di ordinare questo libro,» disse, mostrandogli la “Guida per principianti all’arte del tramare pozioni: ingredienti.”
«Okay, lo farò,» concordò in fretta.
Qualcuno sorpassò il loro scompartimento, ma li lasciarono stare, mentre sempre più studenti salivano sul treno. Poco dopo, il treno iniziò a muoversi. Il carrello dei dolci passò un po’ dopo la partenza, e i due si presero qualche snack, entrambi occupati a leggere; occasionalmente parlavano di qualcosa che trovavano nella lettura e che ritenevano interessante o di che cosa avrebbero voluto fare. Spesso, Neville affermava di non voler deludere sua nonna.
«Allora, in che Casa pensi che andrai?» Chiese Neville, un po’ più a suo agio ora che sapeva che Coral non si sarebbe mossa dal polso di Harry.
«Casa? Beh, il Professor Piton è il Capo-Casa di Slytherin. Non mi dispiacerebbe essere nella sua Casa, almeno so che lì imparerei delle cose,» rispose Harry stringendosi nelle spalle.
Neville deglutì, ma guardò Coral. «Suppongo che ti troveresti bene in Slytherin, hai già più o meno la loro mascotte,» affermò con un sorriso nervoso.
«Oh?»
«Sì, il simbolo di Slytherin è un serpente. Salazar Slytherin era un Rettilofono, lui poteva parlare con i serpenti.»
«Oh, posso farlo anch’io. Il professor Piton ha detto che la gente penserà che ci riesco a causa di Voldemort-»
Harry fu interrotto dal gemito terrificato di Neville.
«Che c’è?»
«H-hai detto il suo nome!»
«Beh, è il modo in cui si faceva chiamare. Perché dovrei chiamarlo “Tu-Sai-Chi” o quello che è?»
Neville non aveva una vera risposta; era troppo sorpreso per pensarne una.
«Comunque, il professor Piton ha detto che la gente penserà che posso farlo a causa sua, ma in realtà, è nei miei geni. È capitato che entrambi i miei genitori avessero quel gene e loro due messi insieme hanno attivato l’abilità in me. Non è davvero una gran cosa. La roba genetica succede in continuazione. Il dottore in tivù lo ha detto. Probabilmente la genetica avrà anche qualcosa a che fare col fatto che uno sia in grado o no di usare la magia. Avrebbe senso,» spiegò.
Neville annuì, perplesso. «A-allora riesci a parlare a C-Coral?»
«Sì!» :Puoi agitare la coda verso Neville, Coral?:
Coral lo fece, facendo sparire le sopracciglia di Neville sotto la frangetta. «Ehm, ciao?» Rispose, incerto.
:Il ragazzo paffuto di sicuro si spaventa facilmente, eh? Ma ha un buon odore, e la sua magia è piuttosto forte: sibilò lei.
Neville deglutì rumorosamente. Harry ridacchiò.
«Non preoccuparti, ha solo detto che hai un buon odore e che la tua magia è forte,» riferì Harry.
Neville sbatté gli occhi. «La mia magia?»
Harry annuì, non notando il cambiamento nella postura di Neville. «Mi ha detto che può sentire questo genere di cose, mi aiuterà dopo se avrò bisogno di curare qualcuno. Potrà dirmi quanto ammalata o ferita è veramente una persona e se posso usare la loro magia per aiutarli o se avrò bisogno di usare la mia.»
«Wow,» sussurrò lui, una parte di lui ammorbidendosi nei confronti del piccolo serpente colorato. «Così ti aiuterà a guarire le persone?»
«Già. Non sono ancora molto sicuro di come farlo, ma grazie a questo libro, me ne sto facendo un’idea. Spero di dare una mano nell’Infermeria a un certo punto, se la scuola ne ha una.»
«Oh, ce l’hanno. Madama Pomfrey è l’infermiera della scuola. Ha visitato mia nonna qualche volta,» spiegò Neville, prima di arrossire. «Ha dovuto anche sistemarmi il braccio perché sono caduto dalle scale durante la visita al castello.»
Harry annuì. «Gli incidenti capitano qualche volta. Tutti cadono.»
«Sfortunatamente, ho una propensione per gli incidenti,» mormorò Neville.
«Beh, è una buona cosa allora che io stia imparando a curare, eh?» Disse Harry con delicatezza.
«Sì, probabilmente,» acconsentì Neville, sorridendo appena prima di farsi pensieroso. «Hey, ho un piccolo livido sul polso. Quanto sei avanti con quel libro?»
«Vorresti che provassi a guarirti adesso?» Chiese Harry, un po’ sorpreso.
«Beh, solo se vuoi. Se hai in programma di curarmi quando mi farò male in futuro, allora penso che fare un po’ di pratica prima possa...»
Neville s’interruppe, facendosi insicuro della sua stessa idea.
«Certo, posso provare. La cosa peggiore che può succedere con questa magia è che non funzioni. Finché non sei in punto di morte, non rischio di fare nulla che peggiori le cose.»
«Oh, okay. È buono a sapersi, credo.»
«Allora… polso?» Domandò Harry, mettendosi già in ginocchio sul pavimento di fronte a Neville e arrotolandosi la manica per scoprire del tutto Coral.
Neville tese lentamente il braccio destro, tenendo Trevor con la mano sinistra. Il livido era delle dimensioni di una palla da baseball. Stava guarendo piuttosto bene ed era solo un po’ bluastro al centro, comunque Harry si domandò come fosse un livido ‘grosso’ se questo era ‘piccolo’.
«Dimmi se senti qualcosa,» fece Harry, mettendo il polso di Neville nella sua mano destra e coprendolo con la sinistra, proprio come aveva letto.
Anche Coral ci si mise sopra, la lingua saettò in direzione del livido. «Okay… :Muscoli e tessuto, guarite:» Disse Harry, mentre la porta dello scompartimento si apriva…
Ci furono diversi sussulti rumorosi mentre Coral abbassò la testa sul livido, facendogli emettere un breve scintillio. D’improvviso, il livido prese a rimpicciolirsi… fino a quando non ce ne fu più traccia.
«Wow» esalò Neville.
«Porca miseria!» Esclamò qualcuno.
Harry e Neville si voltarono verso la porta ora aperta, trovandovi tre ragazzi affacciati.
«T-tu parli Serpentese!» Il ragazzo al centro gridò. Era il più basso dei tre e aveva dei biancastri capelli unti.
I due ragazzi più grossi ai suoi due lati lo guardarono stupidamente.
«Sì,» replicò Harry, rialzandosi in piedi e rimanendo dritto davanti a loro, mentre Coral sollevò la testa per guardarli.
«Che figo! Hai anche un serpente! Andrai di sicuro in Slytherin,» affermò lui.
«Anche Neville ha detto qualcosa del genere,» fece Harry.
Draco fece un passo in avanti, tendendogli la mano. «Sono Draco, Draco Malfoy. Questi sono Tiger e Goyle.»
I due ragazzi dietro di lui fecero brevi cenni col capo. Harry li osservò, prima di rifocalizzarsi su Draco, perché il suo cognome gli aveva fatto suonare un campanello in mente. Malfoy...
Lucius Malfoy. L’uomo sul quale il Professor Piton lo aveva messo in guardia. Questo ragazzo doveva essere suo figlio, e se non sbagliava, doveva anche essere il figlioccio del professore.
«Hanno solo i cognomi?» Domandò Harry, sebbene non fosse sicuro che quelli fossero i loro cognomi.
«Vincent e Gregory,» rispose Draco alzando le spalle.
«Io sono Harry Potter,» replicò lui, prima di fare un cenno verso Neville dopo aver stretto la mano di Draco e averla lasciata.
«Oh, e io sono Neville Paciock,» affermò Neville, realizzando che li stava fissando e basta. Provò a offrire la mano.
«Paciock, eh?» Chiese Draco, la voce che prendeva uno strano tono che Harry non riuscì a identificare. Non gli piacque, comunque. Draco strinse rigidamente la mano di Neville prima di concentrarsi di nuovo su Harry. Harry aveva l’impressione che l’unica ragione per cui l’altro aveva stretto la mano a Neville fosse solo per essere educato. «Abbiamo uno scompartimento più vicino alla locomotiva. Vuoi unirti a noi?» Chiese Draco, senza guardare Neville.
Harry guardò Neville, prima di rivolgersi di nuovo allo strano ragazzo biondo. «Che c’è di male se restiamo qui? C’è abbastanza spazio per tutti, e ho ancora qualcosa che possiamo mangiare.»
Draco arricciò un po’ il naso, come se fosse una decisione difficile da prendere e avesse bisogno di pensarci. «Suppongo,» affermò alla fine, «che potremo prendere le nostre cose più tardi.»
Neville si spostò più vicino al finestrino per fare spazio, mentre Harry sedette di fianco a lui, lasciando liberi i sedili di fronte a loro. Draco fece cenno a Tiger di prendere l’altro posto vicino al finestrino, mentre lui si sedette direttamente di fronte ad Harry e Goyle si mise più vicino alla porta.
Draco si guardò intorno, prima di notare i libri. «Vedo che state studiando in anticipo.»
«Un pochino,» ammise Harry stringendosi nelle spalle.
«Mio padre mi ha fatto iniziare a leggere qualche mese fa. Non mi ha lasciato fare nessun incantesimo, ma mi ha fatto vedere alcuni incantesimi con la sua bacchetta,» si vantò Draco.
«Quanto hai letto?» Chiese Harry, curioso.
«Oh, solo alcuni capitoli di ogni libro,» replicò, cercando di essere noncurante ma senza riuscirci. Era piuttosto orgoglioso dei suoi risultati ed era contento di avere l’opportunità di vantarsi davanti al Ragazzo-Che-è-Sopravvissuto. «Tu?»
«Ho iniziato a leggere quando sono tornato da Diagon Alley. Ho occupato la maggior parte del mio tempo libero leggendo,» fece Harry, non volendo rivelare troppo.
Draco annuì. «Quindi, uh, che cosa stavate facendo esattamente quando siamo entrati?»
«Praticando i Serpincanti. Il Professor Piton mi ha inviato questo libro fantastico quando ha scoperto che potevo parlare con i serpenti. Mi ha anche dato il permesso di avere Coral.» Affermò Harry.
«Serpincanti?» Chiese Vincent Tiger con un grugnito.
«Già. Il Professor Piton mi ha detto che gli incantesimi di guarigione e di protezione più potenti sono dei Serpincanti, e solo i Rettilofoni possono usarli. Ha anche detto che Voldemort-»
Harry si fermò con un sospiro quando Draco e gli altri trasalirono. «Sul serio? Faranno tutti così ogni volta che dico il suo nome?»
Draco e gli altri si strinsero nelle spalle con aria di scusa. «Siamo cresciuti senza averlo mai sentito, e è una sorta di… tabù, hai presente?»
«Non molto,» rispose Harry, prima di continuare quello che stava dicendo. «Comunque, ha detto che anche Voldemort era un Rettilofono ma non aveva né la pazienza né il desiderio di impararli perché Voldemort non era proprio un tipo altruista.»
«E tu lo sei?» Chiese Draco, intrigato, provando a non sussultare troppo forte ogni volta che Harry ripeteva il nome del Signore Oscuro.
Harry lo guardò, confuso. «Beh, certo, tu no?»
Draco agitò la mano in un gesto sprezzante. «Ci sono persone che lavorano, persone che obbediscono, e persone che comandano.» Dal modo in cui lo disse, Harry fu certo che stava ripetendo qualcosa che sentiva spesso.
«Hmm, se è come dici tu, sarei felice di essere uno che lavora e di aiutare la gente,» rispose Harry con onestà, ripensando al libro sui Serpincanti e immaginando se stesso nel fare le cose di cui aveva letto - guarire le persone e facendo la differenza, salvando vite.
Avrebbe dimostrato che i Dursley si sbagliavano. Avrebbe reso orgoglioso il Professore. Avrebbe lavorato duramente e avrebbe tolto il sigillo alla propria magia. Avrebbe raggiunto il suo potenziale.
«Davvero? Avrei detto che sei uno di quelli adatti a comandare,» aggiunse Draco, guardando per un attimo la fronte di Harry.
Harry si strinse nelle spalle. «Comandante o no, c’è sempre del lavoro da fare. Preferisco fare qualcosa che mi piace.»
«Non vuoi comandare?»
«Non proprio. Perché?»
«Beh, avevo solo pensato, che siccome sei… quello che sei, avresti voluto farlo.»
Harry roteò gli occhi. «Non sono una specie di salvatore che è venuto a comandare. Sono solo uno del primo anno che vuole imparare la magia, proprio come te.»
Impressionato, Draco sorrise. Vince e Greg apparvero confusi e sorpresi. «Mi piaci, Potter. Non sei come mi aspettavo che fossi. Se non capiterai in Slytherin, rimaniamo comunque amici.»
«Essere amici con qualcuno che non è della tua Casa è un altro tabù?» Domandò Harry, incredulo.
Draco ridacchiò. «No, non esattamente, ma io sarò in Slytherin. Lo so.»
«E quindi?...»
«Beh, alle altre Case non piace molto Slytherin,» replicò Draco.
Harry guardò Neville.
«È vero, Harry. In passato, molti maghi o-oscuri sono venuti da quella Casa,» disse Neville, rispondendo alla sua domanda implicita.
Harry fece una smorfia.
«È stupido,» Draco continuò. «Gli altri odiano Slytherin perché sono gelosi del fatto che non sono altrettanto forti o potenti.»
Harry sollevò un sopracciglio.
«Uh, Harry, penso che siamo quasi arrivati. Dobbiamo metterci i nostri mantelli,» esclamò Neville.
«Okay.»
«Ci vediamo dopo. I nostri mantelli sono nel nostro scompartimento,» affermò Draco, alzandosi.
«D’accordo. È stato un piacere conoscervi,» fece Harry.
I tre ragazzi se ne andarono, Vince e Greg facevano scudo a Draco. La porta si chiuse.
«Beh, è stato interessante, no, Neville?»
Neville annuì, un po’ sopraffatto.
«Il Professor Piton mi ha detto di tenermi alla larga dal padre di Draco. Non dire a nessuno che te l’ho detto.»
«Okay, Harry, prometto.»
«Ma Draco non sembra troppo male, no? Voglio dire, anche se è sembrato un po’ rigido con te e un po’ snob.»
«Sì, ma penso ancora che noi dovremmo stare attenti,» lo avvisò Neville. «La nonna mi ha detto che il Signor Malfoy è un uomo molto malvagio.»
Harry sorrise quando Neville disse ‘noi’, ma era un po’ preoccupato per l’avvertimento.
«Beh, allora dovremmo guardarci le spalle l’un l’altro.»
Neville si raddrizzò un po’, gonfio d’orgoglio perché il Ragazzo-che-è-Sopravvissuto diceva una cosa del genere… a lui. Fu in quel momento che decise qualcosa. Sarebbe stato al fianco di Harry, qualunque cosa accadesse.

O o O o O

Entrarono a Hogwarts dopo aver attraversato il lago, dal quale una professoressa più anziana aveva preso il posto di Hagrid.
Presentandosi come la Professoressa McGrannitt, gli parlò un po’ delle Case prima di andarsene. Harry e Neville rimasero vicini mentre aspettavano l’arrivo di Draco coi suoi due compagni.
«Pronto, Potter?» Chiese Draco.
«Sì, e tu?» Replicò lui, ignorando le reazioni delle persone attorno a loro.
Molti li stavano fissando, mentre alcuni si tenevano proprio alla larga, come se fossero nervosi.
«Ovviamente,» rispose Draco a Harry, mentre qualcuno comparve proprio accanto a Neville, avvicinandosi.
«Hey, ho sentito che hai un famiglio serpente, posso vederlo?» Chiese eccitato un ragazzo dall’aria semplice.
Qualcuno strillò al sentirlo e si tirò indietro, mentre altri vennero avanti dicendo cose come “Davvero?” “Figo!” “Oooh, posso vederlo anch’io?”
Harry si portò il braccio sinistro al petto con fare protettivo. «Uh...»
Neville si mosse improvvisamente al suo fianco, senza pensare a quello che stava facendo, mentre anche Draco e i suoi due amici si fecero avanti in aiuto di Harry. Era chiaro che a Harry non piacesse essere circondato da una folla di persone sconosciute e invadenti e che apprezzava il loro supporto.
Coral si affacciò dalla sua manica, volendo sapere che cosa stava succedendo.
:Harry, che cosa succede?:Chiese.
Neville era alla sinistra di Harry, più vicino a lei. Draco era alla sua destra e un po’ più avanti di lui, mentre Vince e Greg erano dietro. Tutti e quattro creavano una barriera arrangiata attorno a lui.
«Ma che gran figata! Che tipo di serpente è?» Chiese lo stesso ragazzo, indisturbato dalle guardie del corpo di Harry.
«Lei è un serpente corallo magico. Il suo nome è Coral,» rispose Harry.
«Pensavo che fossero permessi soltanto gatti, gufi e rospi,» disse una ragazza dai capelli crespi, meditabonda. «Come hai fatto a portare un serpente?»
«Ho avuto il permesso,» fece Harry, un po’ infastidito. Perché non si facevano gli affari loro?
Proprio allora, fortunatamente, la Professoressa McGrannitt tornò. «Siamo pronti per farvi entrare ora. Seguitemi.»
La seguirono, Neville al fianco di Harry, Draco e Vincent ai lati e Goyle dietro.

O o O o O

Severus emise un sospiro interiore. Sapeva che la faccenda sarebbe potuta eventualmente venire fuori, ma il primo giorno? Prima ancora che il ragazzo venisse sorteggiato in una Casa?
Poco dopo che gli studenti furono entrati nella Sala Grande, un Prefetto Slytherin venne da lui e affermò che aveva ottenuto un’informazione che pensava di dover condividere con lui. C’era una voce che girava sul treno, secondo la quale non solo Harry Potter si trovava lì, ma che era anche un Rettilofono, e che, evidentemente, aveva un famiglio serpente.
Severus non fece nemmeno finta di apparire sorpreso, ma disse semplicemente al Prefetto, il Signor Terence Higgs, che lo sapeva già ed era stato lui a dare il permesso al Signor Potter di avere un serpente come famiglio. Disse anche al Prefetto che ne avrebbe parlato nella Sala Comune di Slytherin dopo cena e, se qualcuno aveva una qualsiasi domanda, di riferirgli semplicemente questo. Il Prefetto e Cercatore di Slytherin annuì, prima di tornare al tavolo.
Un momento dopo, entrarono i ragazzi del primo anno, ed egli fu alquanto compiaciuto di ciò che vide. Avere Neville al fianco di Harry poteva essere solo una buona cosa per il futuro, e avere Draco e i suoi amici che li attorniavano poteva essere altrettanto benefico se indirizzato correttamente. In qualunque Casa Harry sarebbe stato sorteggiato, Severus avrebbe dovuto dare degli appropriati consigli a Draco.
Sorrise, sapendo all’istante al vedere l’espressione di Neville che non avrebbe avuto bisogno affatto di interferire. Harry aveva già ottenuto l’immortale lealtà di quel ragazzo. Il viaggio in treno doveva essere stato molto interessante.
Severus passò in rassegna il gruppo di nervosi ragazzi del primo anno mentre si radunavano lì davanti. Ron era accanto a Dean e Seamus, tutti e tre fissavano Harry e guardavano in continuazione la sua manica sinistra. Ah, allora avevano già intravisto Coral…
Si domandò se Ron sarebbe diventato amico di Harry questa volta, ma decise che non si sarebbe intromesso in quell’ambito. Avrebbe lasciato che Harry e il destino si muovessero senza la sua interferenza.
Hermione era tutta sola, mormorando tra sé, senza dubbio ripassando a mente tutto quello che aveva letto sul Mondo Magico, nervosa riguardo al sorteggio delle Case. Severus si chiese se la ragazza avesse aiutato Neville con la faccenda del rospo. Dall’apparenza delle cose, probabilmente no.
Severus sbatté gli occhi, realizzando che aveva perso l’inizio della canzone del Cappello Parlante. Nessun problema, non era nulla che non avesse già sentito prima.
Finalmente, Minerva si fece avanti e iniziò a chiamare gli studenti per nome.
Mentre il sorteggio continuava, tutti gli studenti venivano assegnati alle Case in cui lui ricordava che fossero, fino a che giunse il turno di Neville.
Si sedette lì in silenzio, agitandosi di continuo finché il cappello sembrò annuire, come se avesse deciso qualcosa, e gridò: «HUFFLEPUFF!»
Severus sbatté le palpebre. Il viaggio in treno doveva essere stato molto interessante per aver fatto sì che il cappello parlante si soffermasse più sulla lealtà del ragazzo che sul suo coraggio nascosto.
Neville si affrettò verso il tavolo degli Hufflepuff, scoccando ad Harry una lunga, dolorosa occhiata. Harry agitò la mano con fare incoraggiante e gli sorrise gentilmente. Questo sembrò calmare Neville abbastanza da farlo sedere con il resto dei ragazzi del primo anno di Hufflepuff, per farlo assistere al resto del sorteggio.
Hermione e Ron furono entrambi messi in Gryffindor, e Draco venne ovviamente assegnato a Slytherin.
Finalmente, fu il turno di Harry, e, come l’ultima volta, ci fu uno scoppio di sussurri quando venne chiamato il suo nome.
Teneva il braccio sinistro vicino al corpo mentre camminava in avanti, facendosi strada nel gruppo dei ragazzi non ancora sorteggiati. Minerva gli mise il cappello in testa dopo che si fu seduto.
Severus avrebbe dato quasi qualunque cosa per origliare la conversazione che si stava ora svolgendo nella testa di Harry, ma ovviamente non poteva.

O o O o O

“Ah, Signor Potter.”
“Umh, sì?” disse Harry, rispondendo mentalmente alla voce. Sapeva che era il cappello parlante, ma era comunque bizzarro.
“Hmm. Fammi dare un’occhiata, sei difficile da decifrare. Hai molti tratti stratificati.”
“Um, okay. Ehm… se hai qualche domanda su quello che trovi, sentiti libero di farmi domande. È la mia testa, dopotutto.”
Il cappello ridacchiò nella sua mente. “Lo è di certo, Signor Potter.”
Harry stette seduto in silenzio, mentre l’intera sala lo stava fissando, domandandosi perché ci metteva tanto tempo.
“Hmm. Beh, devo dire, è passato un po’ di tempo da quando ho calzato una testa di questa complessità, Signor Potter,” disse il cappello dopo un momento. “Vedo che hai una mente acuta. Veloce ed entusiasta di imparare, ma non penso che Ravenclaw faccia per te. Possiedi dei tratti più profondi che sono più forti di quello che richiede Ravenclaw.”
«Hmm,» mugugnò il cappello, ad alta voce questa volta mentre si spostava, ondeggiando sulla testa di Harry.
Questo, ovviamente, fece impennare di nuovo i sussurri nella sala. Harry si domandò se il cappello gli avrebbe ulteriormente spettinato i capelli.
“Sei abbastanza astuto quando ne hai bisogno, ma non hai il cuore di uno Slytherin; ad ogni modo, ne hai gli istinti. Hmm.”
“Mettimi dove avrò una maggiore possibilità di raggiungere il mio pieno potenziale. Il potenziale di cui ha parlato il Professor Piton. Per favore,” chiese Harry con sincerità, mentre una larga parte di lui sperava di essere assegnato alla Casa dell’insegnante di pozioni.
“Hmm. Che cosa interessante che mi hai chiesto. Va bene, fammi vedere...”
Il cappello divenne di nuovo silenzioso, e Harry poté sentire una strana pesantezza nella mente, sebbene non sentisse altro.
Il cappello parlante allora emise un’esclamazione di sorpresa, ad alta voce. Harry sperò disperatamente che non fosse troppo forte, ma dai sonori sussurri nella sala, ne dubitava.
“L’Incanto dell’Eredità, Signor Potter? Severus Piton lo ha fatto su di te?” La voce del cappello tremò nella sua mente, sbigottita.
Harry gelò. Non aveva davvero idea di che cosa dire. Non voleva provare a mentire, ma non voleva nemmeno mettere nei pasticci il professore. “Non lo metterai nei guai se lo ha fatto, vero?”
“No, non lo metterò nei guai, Signor Potter. Scoprire che ha usato quell’Incanto mi ha solo colto di sorpresa,” disse lui, addolcendo il tono mentre si ricomponeva. “Mi chiedo dove lo abbia imparato...”
“Perché?” Domandò Harry.
“È un antico incantesimo proibito. Molte famiglie di maghi sanno ancora cosa sia e sono terrificate al solo sentirlo nominare in una conversazione, ma pochi conoscono l’incantesimo vero e proprio.”
Harry fece una smorfia, confuso. Non prestava più attenzione ai bisbigli nella Sala Grande adesso.
“È un altro ‘tabù’, come direbbe il giovane Malfoy, perché ha un passato molto oscuro.”
“Che cosa è successo?” Chiese Harry.
Il tempo a questo punto non aveva consistenza per Harry e il cappello. Erano talmente assorti nella conversazione che non si preoccuparono di quanto tempo ci stessero mettendo.
“Secoli fa, al tempo dei Fondatori, era un incantesimo comune usato sui nuovi nati. Era un incantesimo dettato dalla necessità, che aiutava i genitori a capire i punti di forza e debolezza dei loro figli per poterli crescere ed educare meglio. Era una magia buona e utile, usata con amore e lungimiranza da un genitore o da un tutore. Ma poi le cose cambiarono. Vennero alla luce delle rivalità tra famiglie, e la forza delle discendenze di sangue divenne l’interesse focale delle famiglie purosangue.”
“Che cosa fecero?” Domandò Harry, aspettando col fiato sospeso.
“Se un bambino non possedeva abbastanza potere magico, o non era all’altezza degli standard o delle aspettative della famiglia, veniva ucciso oppure scacciato. I pochi bambini scacciati scomparvero nel mondo Babbano, rinnegando la loro magia o vietando ai loro figli di entrare nel mondo magico, avvisandoli delle atrocità che lì venivano commesse. L’orribile uso dell’Incanto dell’Eredità continuò nel 1800, e finì intorno al periodo in cui il Preside era un bambinetto.”
Harry deglutì pesantemente, provando a digerire la lezione di storia che gli era appena stata impartita.
“Signor Potter, come molti incantesimi, esso non è buono o cattivo. È il mago o la strega che li pratica che ne determina la natura. Non dimenticarlo mai,” affermò il cappello molto severamente e con serietà.
Harry annuì, sbattendo le palpebre un paio di volte per scacciare l’umidità che vi si era radunata.
“Ora, che ne pensi se torniamo alla faccenda del tuo sorteggio, e lasciamo che il passato resti passato?” Suggerì il cappello.
Harry sorrise dolcemente. “Okay.”
Ci fu un lungo silenzio, mentre il cappello ricominciava a rovistare nella sua testa, prima di fermarsi.
“Scendi dallo sgabello,” ordinò il cappello a Harry, all’improvviso.
Non avendo una ragione per non obbedire, Harry lo fece. Stando ora in piedi ad alcuni metri dalla McGrannitt e a un passo dallo sgabello, aspettò ulteriori istruzioni.
La McGrannitt e tutti gli altri nella sala aspettavano, con curiosità meravigliata.
“Per favore, cammina avanti e indietro per me, Signor Potter. Per questa decisione dovrò usare ogni tecnica di cui abbia mai avuto bisogno in passato, e poi,” riferì, “Albus lo fa sempre e sembra che lo aiuti a pensare.”
Harry si sollevò con la mano destra il bordo del cappello al di sopra degli occhi, così da poter vedere dove stava andando. Quindi cominciò ad andare avanti e indietro davanti al tavolo degli insegnanti.
Camminava avanti e indietro per circa tre metri.
La McGrannitt guardò Silente per avere delle direttive. Doveva fermare Harry e chiedergli che cosa stava succedendo?
Albus scosse la testa in risposta, dicendole silenziosamente di lasciar stare Harry e il cappello per ora.
“Okay, Slytherin non fa per te. Sebbene faresti delle buone cose lì, non c’è dubbio.” Il cappello quindi annuì tra sé, bilanciandosi precariamente mentre Harry continuava a fare avanti e indietro. “Okay, basta camminare. Puoi ondeggiare un po’ adesso… Sto cercando...”
Harry fece come richiesto, ondeggiando da un lato all’altro con gli occhi chiusi. Non voleva vedere che lo fissavano tutti. Si sentiva abbastanza ridicolo.
“Sei molto coraggioso, ma… hmm. No, quello non andrebbe bene,” continuò, parlando a sé stesso ora, prima di irrigidirsi. “Ah-ha!” Evidentemente il cappello era giunto a una decisione. «Quindi, allora… Giusto! Okay...» Disse il cappello ad alta voce. «È meglio che sia… HUFFLEPUFF!»
Harry smise di ondeggiare, aprendo di scatto gli occhi.
“Lavora duramente e fai sempre del tuo meglio, Signor Potter, perché Severus aveva ragione. Il tuo potenziale è quasi senza limiti. Il suo limite… sei tu,” affermò il cappello, riuscendo a malapena a finire la frase prima che la McGrannitt lo sfilasse dalla testa ora sudaticcia del Signor Potter.*
Harry raggiunse Neville al tavolo Hufflepuff, con gli studenti intorno che gridavano incoerentemente. Erano piuttosto eccitati che Harry Potter fosse stato sorteggiato nella loro Casa. Anche la Professoressa Sprite applaudiva eccitata, felice di avere un altro Hufflepuff.

O o O o O

Severus non sapeva se doveva sentirsi gratificato o inorridito.
Questo poteva essere una cosa molto buona, o una cosa orribile orribile. C’erano così tanti pro e contro che sapeva di non avere alcuna speranza nel determinare le conseguenze di tutto ciò.
Da una parte, Harry aveva Neville al suo fianco e non ci sarebbe stata tutta la faccenda della rivalità Slytherin-Gryffindor con cui avrebbe dovuto avere a che fare. Questo avrebbe permesso a Severus di aiutare Harry più facilmente e poteva fornire al ragazzo una più ampia base di supporto.
Dall’altra parte, Harry non sarebbe stato così vicino a Ron e Hermione come era stato l’ultima volta, almeno così credeva Severus. Sapeva che Ron era il tipo che si attacca alla propria Casa, e dal momento che non sembrava che ci fosse stato un incontro precedente con Harry… come per Hermione, sarebbe stata troppo occupata con le lezioni per fare attenzione ai compagni di classe, figuriamoci i compagni che non erano nella sua stessa Casa. Era davvero triste, ma lui non poteva davvero farci nulla.
Che sarebbe venuto fuori da tutto questo? Come sarebbero stati gli anni a venire senza il famoso Trio Dorato?
Severus guardò gli studenti di fronte a lui, notando che Draco salutava Harry dal tavolo degli Slytherin e Harry contraccambiava, sebbene con un po’ meno energia. Al momento doveva affrontare l’incombenza maggiore degli innumerevoli sguardi fissi su di lui e dei sussurri.
Osservando Neville, fu di nuovo compiaciuto del timido, nervoso ragazzo. Ignorando il proprio stesso disagio, stava facendo del suo meglio per essere il supporto silenzioso di Harry.

O o O o O

«Benvenuti in Hufflepuff,» salutò un ragazzo più grande, parlando a tutti quelli del primo anno. «Io sono Cedric Diggory.» Tese la mano verso Harry visto che era per caso quello direttamente di fronte a lui.
«Ciao, sono Harry,» disse incerto lui.
«Sono curioso. Perché camminavi avanti e indietro mentre venivi sorteggiato?» Chiese Cedric, decidendo di non fare domande sulle altre stranezze manifestate dal cappello, come quell’esclamazione che aveva gridato.
«Mi ha detto il cappello di farlo. Mi ha detto che lo avrebbe aiutato a sorteggiarmi,» rispose Harry con un’alzata di spalle.
«Interessante. Non gliel’avevo mai visto fare, ma suppongo che abbia senso visto che ci ha messo un po’ a decidere dove sorteggiarti.» Fece Cedric, intrigato, prima di guardare verso Neville.
«Neville Paciock,» disse lui.
E così continuò, tutti si presentarono mentre si cominciava a mangiare.
«Così tu sei Harry Potter, vero?» Chiese un ragazzo alto. «Io sono Zacharias Smith.»
«Ciao,» fece Harry, cercando di essere gentile, ma trovandosi per qualche ragione irritato dalla presentazione invadente del ragazzo. Aveva quasi spintonato la persona che sedeva accanto a Harry per poter avere la sua attenzione.
«È vero che hai la cicatrice?» Chiese Smith, mentre alcuni dei ragazzi più grandi lo fissavano male per i suoi modi sfacciati e indelicati.
Harry si mise una mano sulla fronte, coprendosi la cicatrice. Era chiaro che stava tentando di decidere se sollevare o no i capelli, ma una ragazza seduta lì accanto, più grande della maggior parte di quelli attorno a loro, gli toccò il gomito.
«Non ce n’è bisogno, Harry. Non devi mostrarla se non vuoi,» gli disse.
Smith sbuffò di irritazione, ignorando la breve occhiataccia che gli scoccò la ragazza.
«Sono la Caposcuola per quest’anno. Maggie Tolbert,» fece lei.
Maggie era una ragazza dai corti capelli castani. Era carina, ma non uno schianto. Aveva pallidi occhi azzurri e un naso esile.
Harry sorrise timidamente, accarezzando inconsciamente Coral che riposava sotto la sua manica sinistra. Maggie seguì il suo movimento e provò senza successo a mascherare il suo improvviso senso di disagio. Harry lo notò.
«Hai paura dei serpenti?» Chiese gentilmente.
«Uh, beh, un po’ credo,» ammise lei dopo un momento.
Molti degli Hufflepuff intorno li stavano ascoltando, sperando di intravedere il supposto serpente e sapere se quello che avevano sentito sul treno era vero o no.
«Coral non farebbe del male a nessuno, a meno che non provassero a far del male a lei o a me,» disse Harry. «Ti piacerebbe vederla?»
Maggie aveva l’aria un po’ pallida, ma annuì. Era una Caposcuola, non poteva mettersi a gridare! Non poteva comportarsi come una bambina!
Harry mosse lentamente la manica, rivelando la forma di Coral arrotolata attorno al suo polso e un po’ su per il braccio.
«Oooo» Fecero in molti, sporgendosi in avanti, mentre alcuni altri gemettero.
Coral rimase con la testa posata sul polso di Harry mentre lui muoveva la mano al di sopra del piatto per mostrarla ai suoi compagni curiosi.
«È bellissima!»
«Adorabile!»
«Chi immaginava che un serpente potesse sembrare così indifeso?»
«Ma non è… velenosa?» Chiese Cedric, accostandosi un po’ per guardarla da vicino.
Harry sorrise, grato di vedere che il ragazzo più grande era abbastanza fiducioso che lui non avrebbe lasciato che Coral lo mordesse.
«Sì, ma il Professor Piton le ha fatto un incantesimo. Non può avvelenare nessuno a meno che non debba farlo,» spiegò.
«Il Professor Piton?» Domandò lui, sorpreso quanto diversi altri studenti attorno a lui.
«Sì. È stato lui che mi ha dato il permesso di avere un animale esotico.»
«Beh, è stato… carino da parte sua.»
Harry annuì, felice, accarezzando Coral.
«Ma perché lo ha fatto? Ci deve essere una ragione,» continuò Cedric.
«Sì, certo. Ha detto che sarebbe stata una buona idea che io la prendessi perché lei renderà più forti i miei Serpincanti.»
«Serpincanti?» Chiese Susan Bones. Era seduta dall’altra parte rispetto a Neville.
«È una magia curativa e protettiva. Solo i Rettilofoni possono usarla.»
Quasi l’intero tavolo degli Hufflepuff divenne assolutamente immobile, i loro occhi (eccetto quelli di Neville) si spalancarono mentre capivano che cosa comportasse quell’informazione. Il Ragazzo-che-è-Sopravvissuto era un Rettilofono!
«C-cosa?» Chiese Ernie Macmillan, con voce rotta.
Harry sospirò. «Non è davvero niente di speciale. Non capisco perché siano tutti così sconvolti nel sapere che parlo il Serpentese. È proprio snervante come tutta la faccenda di Voldemort-»
Alcuni ragazzi strillarono, due di loro caddero dalla panca, uno quasi svenne, metà tavolo gemette, e la maggior parte dei rimanenti fece un salto spaventato.
Era totalmente ridicolo.
Harry gemette.
«H-harry, non sei sicuramente come mi aspettavo che fossi,» riuscì a dire Cedrid con un sorriso gentile, riuscendo a riprendersi prima degli altri.
Harry abbassò lo sguardo sul piatto e iniziò a piluccare il cibo. Coral sollevò la testa, guardando Harry con quella che gli altri attorno al tavolo avrebbero definito come preoccupazione.
:Tutto bene, Harry?: Gli chiese, dandogli un colpetto alla mano con la testa.
:Penso di sì:
Sfortunatamente, la sua risposta causò ulteriori reazioni da parte di quelli del tavolo, e anche da alcuni Ravenclaw dietro di lui che stavano origliando.
:Ci si abitueranno: lo confortò lei.
«Sai, è davvero molto figo,» disse Justin Finch-Fletchley. Era una ragazzo dall’aria aristocratica seduto accanto a Ernie. «Allora questi Serpincanti, li hai mai usati?»
Essendo un nato Babbano, Justin era uno dei pochi al tavolo che non era disturbato dall’abilità di Harry o dal suo uso del nome di Voldemort. Infatti, era confuso e infastidito come Harry dalle reazioni di tutti gli altri.
Harry sollevò lo sguardo, smettendo di giocare col cibo, e annuì.
«Li ha usati su di me sul treno!”» Esclamò Neville, più che felice di dire loro quello che Harry aveva fatto per lui. «Ha guarito un brutto livido che avevo sul polso. Era così grosso-» Mostrò loro il polso e fece vedere con l’altra mano quanto era stato grande il livido.
«-E lo ha fatto sparire. Adesso mi sento molto meglio.»
Gli Hufflepuff lo fissarono, interessati al racconto di Neville prima di tornare a guardare Harry.
«Wow.»
«Cacchio, fantastico.»
«Dovresti aiutare Madama Pomfrey nell’Infermeria.»
«Puoi curare anche gli animali?»
«Hey, ho un taglio sul braccio, puoi curarlo?»
«Puoi curare le cicatrici?»
«Che sensazione dà?»
«Puoi far ricrescere una cosa come un braccio?»
«Puoi curare le malattie?»
«Ehi, ehi. Non bombardiamolo con così tante domande,» fece Maggie, sollevando le mani e interrompendo l’interrogatorio. «Soprattutto domande a cui probabilmente non ha ancora una risposta.»
Harry la guardò con gratitudine e riprese a mangiare.
Vedendo che non avrebbe risposto ora alle loro domande, e che anche loro avrebbero dovuto mangiare qualcosa prima della fine della cena, gli Hufflepuffs lo lasciarono in pace. Lo sguardo severo di Maggie aveva solo poco a che fare con la ritirata.

O o O o O

«Hmm, forse dovresti andare laggiù, Pomona,» suggerì Filius vedendo la reazione del tavolo al serpente di Harry.
«No, sono convinta che Miss Tolbert abbia la situazione sotto controllo,» rispose lei con calma. «Ma terrò una lunga riunione di Casa stasera. Sarebbe una negligenza da parte mia se non lo facessi.»
Filius annuì, solo per guardare rapidamente di nuovo quel tavolo al sentire degli studenti che strillavano.
«Che cosa in nome di Merlino?...» Chiese Minerva, ora guardando anche lei.
Vedendo che due degli studenti erano finiti sul pavimento a causa di quello che stava succedendo là, Minerva stava per alzarsi e andare a vedere che cosa diavolo stessero combinando.
«Aspetta, Minerva,» esclamò Albus, mettendole delicatamente una mano sul braccio prima di indicare con un cenno del capo il serpente di Harry.
Da dove si trovavano, potevano a malapena vederla, ma era chiaro che Coral e Harry stavano avendo una conversazione, anche se molto breve. E quindi un ragazzo del primo anno parlò, cosa che fece prendere la parola a Neville. Era evidente che, qualunque cosa avesse raccontato Neville, aveva trasformato la paura degli Hufflepuff in curiosità, e avevano iniziato a riempire Harry di domande, finché Maggie li aveva interrotti e aveva riportato la calma.
«Bene, Pomona, non vedo l’ora di sentire la faccenda da te dopo che avrai avuto la riunione con la tua Casa,» disse Filius.
«Concordo,» si accodò Minerva.
Severus nascose un sorriso.


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Note della Traduttrice
* Nella scena del sorteggio di Harry l'autrice fa un po' di confusione sul fatto che il cappello gli copra o meno gli occhi, ma niente di terribile, a mio parere :)


Grazie a chi legge e a chi recensisce!
A presto con il prossimo capitolo, Lezioni.




   
 
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