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Autore: Trailunwinki    19/03/2017    1 recensioni
Dopo il matrimonio e la nascita della piccola Watson, tutto sembrava essere tornato alla normalità. Ma non è così, perché tra un caso intrigante e un pomeriggio insieme a una bambina di un anno, Sherlock si ritrova a dover risolvere una questione rimasta in sospeso per troppo tempo.
Sarà pronto ad accettare ciò che ne conseguirà?
Genere: Generale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: John Watson, Mary Morstan, Sherlock Holmes
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Dove tutto ha inizio, dove tutto ha fine, dove tutto ricomincia.
 
_Accidenti_ disse a denti stretti, quando fu di nuovo in grado di comprendere cosa lo circondasse.
La reazione spropositata di John lo aveva spiazzato.
Più di una volta aveva risposto in modo sgarbato al suo ex coinquilino, ma mai aveva ottenuto un comportamento tale. E, ancora peggio, non capiva cosa lo avesse provocato.
A rigor di logica aveva semplicemente detto la verità: era abituato al modo morboso e irritante con cui Mycroft si prendeva cura di lui, ma il fatto che ora anche gli altri si fossero trasformati in madri apprensive lo irritava assai. Certo avrebbe potuto usare dei termini e un tono più gentile per sottolineare la cosa, ma il modo con cui John lo aveva immediatamente accusato di aver assunto della cocaina lo infastidiva.
A differenza di quello che molti credevano non era così stupido: per quanto gli fosse difficile comprendere e relazionarsi con una bambina, sapeva bene che certi atteggiamenti non erano assolutamente tollerati. Questa poca fiducia nei suoi confronti lo faceva sentire inutile, mostrava quanto poco la gente si fidasse di lui.
Quanto poco John, si fidasse di lui.
E questo faceva male.
Molto male.
Perché John era sempre stata quella persona che non lo avrebbe mai abbandonato. Quella pronta a tutto pur di stare al suo fianco. Quella che aveva sparato a un taxista per salvargli la vita, quando si erano conosciuti solo poche ore prima. Quella capace di sfidare uno dei criminali più pericolosi al mondo per farlo fuggire. Quella in grado di credergli anche quando nessun’altro sembrava in grado di farlo.
John era tutto questo per lui.
E queste erano solo alcune delle ragioni per cui, la sua brillante mente, non riusciva ad accettare cosa fosse successo pochi istanti addietro.
Mary fece capolino dalla porta della cucina e lo fissò con compassione.
Compassione? Per chi? Per lui? Nessuno lo aveva mai guardato in quel modo. Doveva sembrare così distrutto?
La riposta non tardò ad arrivare: _Tutto bene Sherlock ?_ domandò.
Lui non si mosse e rimase fisso sulla moquette rossa: sì, doveva proprio fargli pena.
Poco dopo si accorse che qualcosa, o meglio, qualcuno cercava di attirare la sua attenzione tirandogli l’orlo dei pantaloni.
Elisabeth si era fatta mettere a terra per raggiungerlo.
_Eok, Eok su_ disse.
Lui in risposta la strinse a sé.
_Accidenti_ ripeté _compatito da una bambina di tre anni. Si può cadere più in basso di così?
Silenzio.
_Sono stato troppo lento. Avrei dovuto dedurre che, se mai avessi deciso di portarti a casa senza prima avvisare tuo padre, avrei ottenuto questo_  un sospiro leggero uscì dalla sua bocca.
_Almeno avrei evitato la distruzione delle prove del caso. Tutto tempo prezioso andato in fumo.
A quelle parole Mary scoppiò a ridere: _Non ci posso credere_ disse.
_Davvero pensavi che la reazione di John fosse legata ad Elisabeth?
Sherlock si rivolse alla donna sorpreso.
_Andiamo Sherlock, quella è solo una scusa. Come è una scusa il fatto che le prove sono andate distrutte: sabbiamo bene entrambi che hai già risolto il caso.
_Come diamine fai a saperlo?
_Oh mio caro Sherlock, non sei l’unico a saper giocare al gioco delle deduzioni. Certo non sarò brava quanto te, ma diciamo che me la cavo.
Il detective sorrise _Touché.
_Lo sai perché John si è arrabbiato? Quando ha visto la siringa sulle scale ha temuto per la tua vita e si è precipitato a controllare che stessi bene.
_Ancora?_ iniziò.
_Tutti sempre pronti a preoccuparsi: io sto bene. Sono pulito da quasi due anni. Cosa devo fare perché vi fidiate di me?
_La fiducia qui non c’entra. Non importa quale sia la situazione, non importa cosa potrebbe succedere. Quando c’è di mezzo la tua salute John non è capace di pensare.
_Ma è assurdo!
_ No, non lo è. Anzi la cosa è molto semplice, se solo osservi la situazione sotto un’altra prospettiva.
_E sarebbe?
Mary guardò il detective con dolcezza prima di rispondere: _L’amore.
Wait.
WHAT?
Aveva capito male.
Aveva sicuramente capito male.
_Cosa? _ domandò confuso.
_Sì. Per quanto sia doloroso ammetterlo, per John tu vieni prima sia di me che di Elisabeth. Sei la persona più importante.
La bocca gli si era seccata e sentiva un nodo che gli bloccava la gola: _Ma…ma lui vi ama.
_Certo, e io amo lui incondizionatamente. Proprio per questo, posso dirti che non può vivere senza di te. E, a quanto pare, sembra sia un vizio di famiglia_ aggiunse alludendo alla piccola Elisabeth stretta tra le sue braccia.
_Voi avete bisogno l’uno dell’altro e questa è una cosa che nessuno potrà mai cambiare.
Per quanto sembrasse assurdo e irreale, Sherlock sapeva che quella era la verità: lui e John erano legati.
Legati da quel 29 gennaio in cui si erano incontrati per la prima volta.
_Grazie.
Furono le uniche parole che riuscì a pronunciare.
_Per cosa? Grazie a te. Però ricordati una cosa Sherlock: se provi a far parola di quello che ti ho detto con mio marito, importante o meno, ti uccido. Chiaro?
Mary sembrava scherzare, cosa di cui il consulente non era del tutto sicuro: quella donna poteva spaventare anche lui a volte.
_Cosa credi debba fare ora?
_Semplice. Risolvi il problema.
_Dici che devo andare a parlargli?
_Sì.
_Ma non so dove possa trovarsi.
_Sherlock, ti ho già detto una volta, prima ancora di sposarmi, che questi trucchetti con me non funzionano. Sai bene dove sta andando.
Alla fine il detective si arrese: con Mary Watson non c’era scampo. Lasciò la piccola alle cure della madre e recuperò il suo fidato cappotto. Poi, prima di uscire dalla porta, si voltò un’ultima volta verso la donna: _Mary, qualcuno ti ha mai detto che sei fantastica?
_Che vuoi farci, è la mia croce. Ora vai.
Così il detective si chiuse la porta alle spalle.
 
Il taxi lo lasciò proprio di fronte al parcheggio delle ambulanze. Nel preciso punto dove anni prima si trovava John.
Nonostante fosse trascorso tanto tempo da quel giorno, alcune cose non cambiavano così facilmente: ogni volta che passava di lì un brivido gli correva giù lungo la schiena. Entrò dall’entrata laterale e si diresse verso le scale che portavano al tetto. Il ritmo scandito dei passi sui gradini di cemento lo aiutarono a mettere ordine nella propria mente, capire quali cose fossero importanti.
Come iniziare un discorso che doveva essere fatto da anni, ma che nessuno dei due voleva fare?
Non ne aveva idea. Sapeva solo che il momento era giunto.
Che lui fosse pronto o meno. 
Quando raggiunse il pianerottolo in cima alle scale, Sherlock vide la porta socchiusa. Con una lieve pressione la aprì e fece attenzione a non richiuderla dietro di sé: non aveva nessuna intenzione di rimanere bloccato lassù una seconda volta.
Subito dopo si voltò alla ricerca della persona che si aspettava di vedere. E come volevasi dimostrare la trovò poco distante, al limitare del tetto, seduta di spalle con la testa rivolta verso l’orizzonte.
_Lo sapevo che ti avrei trovato qui.
_Vattene Sherlock.
Il detective lo ignorò e continuò ad avvicinarsi mantenendo anche lui lo sguardo fisso sull’orizzonte.
_Il tetto del St Bartholomew’s Hospital. Dove tutto è iniziato.
_Vorrai dire dove tutto è finito_ rispose freddamente.
_Quante volte ancora dovrò scusarmi prima che tu riesca a perdonarmi? Dopotutto lo sai che ho fatto quello che ho fatto solo per salvare te e gli altri.
_In realtà hai salvato solo te stesso. Ma non è questo il problema; il vero problema è che nessuno ti ha chiesto di buttarti giù da questo tetto per salvarci. Nessuno voleva che tu morissi.
Sherlock stava per interromperlo, ma il dottore lo fermò.
_E non provare a dirmi che era l’unica soluzione possibile, perché è una menzogna. Avremmo potuto trovare una soluzione, avremmo potuto catturarlo insieme_ fece una pausa _avrei potuto aiutarti maledizione!
La voce del dottore era bassa rauca e dannatamente triste. Sherlock poteva immaginarsi come dovesse apparire il suo volto, ma non voleva avvicinarsi troppo. Rimase tre passi dietro, perché il consulente sapeva che se John si fosse rivolto direttamente a lui non sarebbe stato in grado di continuare. Cosa difficile, ma necessaria.
_Non hai mai provato a comprendere cosa fossero stati quei due anni per noi e, per assurdo, questo lo posso ancora capire. Dopotutto sei Sherlock Holmes. Ma la cosa che non posso assolutamente tollerare è il fatto che tu, da quella missione, non sei mai tornato davvero. Continui a fare di testa tua lasciandomi indietro.
_Mi hai lasciato indietro Sherlock_ ripeté, rivolgendo finalmente a lui i suoi intensi occhi blu.
_Tu e quel tuo maledetto fratello mi avete lasciato indietro. Poi, come se questo non bastasse, ora mi ritrovo a dover competere con una moglie che, per quanto riguarda intuito, è vostra pari.
Sherlock era bloccato, bloccato in mezzo a una tempesta di sentimenti da cui non era in grado di uscire; non da solo almeno.
_Mi dispiace_ sussurrò.
Solo allora John scoppiò a ridere, ma non era una risata allegra, era amara: _No, no. Non è così che le cose torneranno ad essere quello che erano. È troppo comodo scusarsi e basta. Devi credere a quello che dici, devi capire cosa significa, non basta dirlo; devi sentirlo.
_Lo sai che non ne sono in grado.
_Menzogna. Cerchi di far credere a tutti che sei solamente una macchina priva di sentimenti, che non hai un cuore. Eppure in tanti anni che ti conosco, nemmeno una volta ti ho visto come tale, e sai perché? Perché so chi sei.
_Davvero?
Non era una domanda vera e propria, era solamente un’esternazione dei propri pensieri.
_Davvero: “Caring is not an advantage” è la più grande bugia che Mycroft potesse dirti. Perché nemmeno lui crede in quelle parole. Ne è la dimostrazione: incapace di vivere senza preoccuparsi del suo adorato fratellino.
John aveva colto nel segno.
Gli ultimi raggi del sole sparirono dietro l’edificio di mattoni rossi, che stava di fronte a loro.
_Quindi, cosa voi fare? _domandò infine il dottore.
_ Cercherò di seguire il tuo consiglio.
_Ritorneremo ad essere noi due contro il resto del mondo?
Sherlock sorrise davanti a quella insolita definizione per identificare lui e il suo assistente-amico.
_Noi due contro tutti John.
Solo allora il consulente si sentì libero di avvicinarsi. Si sedette al suo fianco e rimase lì, immobile: la tempesta era passata e nella sua mente (segretamente anche nel suo cuore) era tornato il sereno. Godevano della vicinanza l'uno dell’altro osservando Londra a pochi centimetri dal baratro che li aveva separati.
Ora che le cose erano tornate alla normalità, almeno Sherlock sperava lo fossero, non avevano più bisogno di parole.
 
_Scusami per le tue indagini.
John era visibilmente dispiaciuto per aver distrutto ore e ore di lavoro.
_Non importa. Tanto l'ho risolto.
_Davvero? Hai capito chi ha ucciso James?
_Sì. Nessuno.
_Non capisco: tu eri certo che fosse un omicidio.
_No. Ero troppo preoccupato a collegare tutti i fili del suo passato per accorgermi di un banalissimo dettaglio.
_Ovvero?
_James era cagionevole di salute, ma non aveva nessuna allergia particolare. L’ho confermato trattando un campione del suo sangue con tutti i composti chimici con cui fosse potuto venire a contatto e non ho trovato nulla.
_Quindi?
_Quindi ciò che ha ucciso James è stato un fenomeno rarissimo che viene definito come anafilassi da sforzo.
_Lo shock anafilattico da esercizio fisico. Ne avevo sentito parlare, ma solitamente non è letale.
_Questa volta invece lo è stato. Comunque c’è una cosa che devo rivelarti: non ho risolto io questo caso. Almeno, non da solo.
John rimase sorpreso dall'affermazione del detective.
_Chi?
Sherlock sorrise: _Tua figlia. È stata lei, in modo del tutto casuale, a suggerirmi la soluzione. Ha un grande potenziale.
_Beh dopotutto è la figlia di un sicario. Un giorno potrebbe anche soffiarti il lavoro.
_Ne dubito fortemente.
_Oh giusto, tu sei l'unico consulente investigativo al mondo_ lo canzonò.
_Precisamente. Però credo che con un buon apprendistato e un insegnate ottimo potrebbe diventare meglio di tutti gli ispettori di Scotland Yard.
_Stai iniziando ad affezionarti a lei?
_Mmm, probabile. In ogni caso ti ho promesso che ci sarei sempre stato per voi tre.
_E noi per te, ricordalo!
Il detective annuì. Poi, fece forza sulle braccia per rimettersi in piedi. Si spazzolò via la polvere di cemento dal cappotto e si rivolse nuovamente al dottore: _Hai appetito?
_Muoio di fame.
_Bene, c'è un ottimo cinese vicino a BakerStreet.
_Lo so Sherlock.
Ma il consulente lo ignorò completamente continuando a parlare: _Un buon ristorante cinese si riconosce dalla maniglia della porta...




Signori e signore, eccomi di nuovo tra voi con il penultimo capitolo!
Sì, l’atto sta per concludersi e questa sarà l’ultima volta in cui vedremo John e Sherlock, perché nel prossimo capitolo… surprise.
Però almeno John e Sherlock hanno fatto finalmente pace. E quale posto poteva essere migliore del tetto del Barth’s per una riconciliazione?
Perché alla fine tutti dobbiamo prima o poi fare i conti con quell’ospedale. È inevitabile.
Comunque, da patita come sono della Johnlock, non potevo non fare un piccolo riferimento a questa coppia. Perché, anche se non sono molto dell’idea di vedere la Johnlock realizzata sul teleschermo, sono certa che sarete d’accordo con me se dico che quei due sono già una coppia di fatto; solo che esprimono il loro amore in un modo completamente differente.
Come dice Keira Knightley, nei panni di Joan Clarke in The Imitation  Game:  “Noi non siamo come le altre persone, noi ci amiamo a modo nostro. Possiamo vivere la vita che vogliamo. […]ognuno avrà la compagnia dell'altro. La compagnia e la Mente. Sarà meglio di molti altri matrimoni. Perché io ci tengo a te. E tu tieni a me. E ci capiamo come nessuno ha mai capito noi.”
E chi poteva far capire a Sherlock, quali sentimenti prova per lui il dottore, se non la loro prima fan girl Mary Watson? Dai quella donna è troppo una sostenitrice della coppia… c’è nella 3x02 e nella 4x01 è palese!
A parte questo, a un certo punto pensavo di essere andata un po’ in OOC (vi prego ditemi di no), ma alcune frasi erano necessarie.
Concludo chiedendovi un’informazione: non so se ho già fatto questa domanda, comunque voi sapreste dirmi da dove arriva la citazione “Noi due contro il resto del mondo?”.
Perché io l’ho utilizzata e ogni tanto la trovo in qualche ff, ma non ricordo proprio da dove salta fuori (va beh, di chiunque sia spero non si offenda per questa innocua citazione).
 
Vi saluto e vi lascio andare a nanna. Buona notte!
Trailunwinki
 
PS: il cambio continuo di grandezza dei caratteri e del font del titolo non sono una cosa voluta: la mia memoria fa schifo e quindi tutte le volte mi dimentico le cose.
Perdonatemi.
  
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