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Autore: _f r a n c y_    19/03/2017    3 recensioni
Al momento non ci sarà un "Oltre la neve-parte II". Vorrei provare a trasformare questa fanfic in un'originale e per farlo dovrò mettere tutto in discussione, dal primo capitolo. Grazie a chiunque mi abbia seguito fino a qui. Spero di ritrovarvi in un futuro non troppo lontano.
*Riassunti della storia all'inizio dei capp. 18 e 37*
Un'amazzone residente nelle Terre del Nord ed un ninja proveniente dalla Terra del Fuoco. Due mondi distanti e diversi che si scontrano inaspettatamente. Due persone che non si cercavano, ma che iniziano a rincorrersi, finendo per divenire indispensabili l'una per l'altra.
Il suo odore era diverso. Depurato dalle fragranze dell'incendio, della fuga, dei pasti divorati davanti ad un fuoco mai abbastanza caldo, delle notti mute trascorse al buio con nient'altro che il respiro dell'altra a colmare ogni timore.
Neji emanava un odore nuovo per Tenten, eppure quello, proprio quello, era il suo autentico. Aveva familiarizzato con Neji Hyuuga in circostanze straordinarie; soltanto adesso lo vedeva nel suo ambiente. Un ambiente a cui lei non era mai appartenuta.
Genere: Azione, Drammatico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Hanabi Hyuuga, Neji Hyuuga, Nuovo Personaggio, Tenten | Coppie: Neji/TenTen
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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Se avete aperto questo, andate al capitolo prima! Questa è la continuazione!



(Lo specchio della verità - parte II)





- Voi conoscete la signora Sango?
L'uomo a cui Tenten aveva evitato la prigione si accasciò al suolo, rincuorato dalla notizia.
- Dov'è ora? - lo incalzò lei, sfilandogli il cappuccio dal viso.
Quello scosse la testa e pianse disperazione. Ricordava solo la stanza in cui lo avevano interrogato e nella quale filtrava lo strazio masticato di Sango. Poi lo avevano bendato e l'immagine successiva era il volto pitturato di Tenten.
L'amazzone si gettò a tastare il terreno arido intorno al suo corpo. Palpitava di terrore.
- Eravate sveglio quando vi hanno portato fuori dalla stanza?
- Sì, ma non ho visto nulla. Siamo arrivati... da quella parte. O forse da questa... Come posso salvarla se non so neppure dove sono?
Tenten smorzò il suo scoraggiamento: lui non avrebbe salvato proprio nessuno. Era inutile in quelle condizioni. Lo fece nascondere nella galleria della casa, dove gli Hyuga non lo avrebbero Visto.
Poi tornò in strada e si chinò sulla roccia polverosa. Nel buio appena sbiadito dalla luna, cercò tracce della paura che lui aveva disseminato. Orme assordanti rispetto al passo ovattato di chi lo aveva scortato.
La voce che le trapassò la schiena parve essersi generata dalla notte stessa.
- Voi non siete dove dovreste essere.
Tenten rotolò su un lato e imbracciò l'arco. C'era una sagoma di donna al centro della via.
- Non è mia intenzione ferirvi. - mormorò. - Vi chiedo di venire con me.
- Io invece ne ho tutte le intenzioni. Chi diamine sei per darmi ordini?
La donna trattenne la risposta. Come se stesse ponderando il modo più opportuno.
Quando Tenten scorse il movimento della mano scattò in piedi, la corda tesa.
- Non provarci.
Invece di afferrare un'arma, però, quella si infiammò di flutti celesti. La donna la accostò al viso e lo alleggerì dalla coltre dell'oscurità. 
La fermezza di Tenten si sgretolò. Era la donna più bella su cui avesse mai posato lo sguardo. Se la Nivea Fuggitiva di cui narravano alla locanda fosse stata più di un pettegolezzo da mercato, avrebbe avuto quelle fattezze. Una dalia, un'orchidea, un giglio... No. Nessuna parola umana poteva ardire di ingabbiare la sua aura.
- Sei... una Hyuga.
- Sono il colibrì nella notte.
La parola d'ordine. L'arco precipitò lungo il fianco di Tenten.
- Cos'è successo? Cos'è successo a Neji?
- Non posso dirlo. Lui e gli altri sono... andati dove la mia Vista non può raggiungerli.
- Che cosa... che cosa significa?
- Non è compito mio scoprirlo. Neji mi ha affidato la vostra protezione, qualora fosse stato in pericolo. Perciò sono qui. Perciò dovrete tornare alla casa del sensei Maito Gai e fuggire.
- Scordatelo! Andremo da lui e lo aiuteremo!
- Appena vi avrò messa in salvo, lo farò di persona. Voi siete la nostra ultima speranza e non dovete esporvi.
La calma di quella Hyuga la indisponeva ancor più delle sue parole.
- Mentre noi perdiamo tempo a discutere, lui potrebbe essere...
- ... "già morto". - concluse Hoshiko. - Sono una kunoichi, prefigurare scenari è il mio lavoro. Neji ha dato delle istruzioni ad entrambe, confidando che le avremmo rispettate, in qualsiasi circostanza. Per questo ha scelto me.
A Tenten parve di avere di fronte Neji stesso. Non la avrebbe dissuasa. Su un punto, tuttavia, non era disposta a trattare. Accettò di lasciare Konoha, ma solo dopo avere recuperato Sango, ovunque fosse rinchiusa.
- La donna accusata dell'omicidio dell'intermediario. Voi la conoscete?
- Accusata ingiustamente. - puntualizzò Tenten. - E' stato il Cacciatore a uccidere Hatake Kakashi. Me lo ha confessato prima di morire e Neji lo sa.
Hoshiko rimase ferma a soppesare le informazioni e Tenten lo interpretò come un tacito consenso.
- Non potete. - reagì la Hyuga, bloccandole il cammino. - E' trattenuta nelle segrete del Palazzo dell'Hokage. Quel luogo vi è più proibito di qualsiasi altro. Più di Villa Hyuga stessa.
- Non mi importa delle vostre regole! - Tenten lottò per mantenere il tono di un sussurro. - Una finestra, un passaggio secondario, troverò il modo di passare inosservata!
Si impose di apparire convincente, scacciando il dettaglio degli stivali inzaccherati di fango sul pavimento del monastero.
Hoshiko però lo catturò e la descrizione di Neji risuonò profetica nella memoria di Tenten: "E' la kunoichi migliore che conosca." A questo proposito...
- Come hai fatto a trovarmi? - sollevò le maniche, ma l'inchiostro di bava non si era stinto.
- E' stata una sorpresa anche per me, in realtà. Sembra che abbia un'altra vittoria da rinfacciare a Neji.
Tenten accennò un sorriso complice e il respiro di Hoshiko rivelò un'emozione affine.
- Aiuterò io la vostra amica. La porterò alla casa del sensei, dove voi ci aspetterete. - Aggiunse, prima che Tenten potesse ribattere: - Dubito vi sia avanzato abbastanza sonnifero per tutte le guardie del Palazzo.
Tenten invocò gli elogi di Neji come se fossero un incantesimo. Mentre si ripetevano instancabili nella sua mente, accettò.



Hoshiko si appostò fuori da una finestra, ma non una qualsiasi. Poteva sbirciare nella sala di riposo delle guardie, che già sapeva vuota grazie ai suoi Occhi. Schiuse un vetro e agitò le dita di una mano come se stesse lanciando un sassolino. Per tre volte. L'onda del suo chakra colpì il batacchio della campanella appesa alla parete opposta. Tre rintocchi. Il segnale per un prigioniero in fuga.

Poteva trattarsi soltanto dell'uomo che era stato da poco scortato alle carceri. Le guardie si riversarono nelle strade ad esclusione di una, che mantenne il servizio all'entrata principale del Palazzo.
Hoshiko si stava già insinuando nella saletta, quando Vide una persona accorrere nella sua direzione. Si lanciò sull'albero più vicino e attese il suo passaggio. Era uno Hyuga della casata principale. Il peggior risvolto prefigurato da Neji si stava avverando.
Volò con gli Occhi fino alla casa del sensei Maito, ma la via era libera. Nessuno stava precipitandosi a perlustrarla.
Hoshiko poteva regalare a Neji qualche altro minuto. 
Atterrò sullo Hyuga in un silenzioso svolazzo del kimono e gli compresse il nervo alla base del collo. Lo trascinò in una traversa e scivolò dentro il Palazzo dell'Hokage.
Arraffò il mazzo di chiavi appeso di fianco alla campanella. Assicurandosi che, due corridoi più in là, la guardia mantenesse la posizione, aprì lentamente la porta della cella. Le condizioni della prigioniera erano gravi, lo aveva Visto. La pozza di sangue che si ampliava tra le sue gambe era la più nefasta delle conferme.
Non poteva portarla dalla ragazza coi capelli corti. Hoshiko corse a nord della Foglia, mentre il calore che serpeggiava fuori dalla donna le scorreva lungo le braccia.
Si fermò davanti ad un edificio a tre piani. Prese dei ciottoli dalla strada e li tirò contro il vetro più in alto. Nessuno si sporse.
Stava caricando il quarto lancio, quando il suo corpo si pietrificò nella notte.
- Che cosa fa una Hyuga fuori dal perimetro della Villa, a quest'ora?
Hoshiko forse avrebbe imprecato, se la bocca avesse potuto. Non poteva temere un incontro più sventurato, in quella fase del giorno. Un incontro con un dominatore delle ombre.
Shikamaru Nara si portò davanti a lei con andatura scanzonata. Allentò la postura delle dita e le consentì di parlare.
- Lasciami, Nara. Questa donna ha bisogno di cure.
Nara studiò il volto della persona riversa nella polvere. Non apparteneva al Villaggio, per questo Hoshiko non poteva portarla all'ospedale.
- Chi è?
Hoshiko inghiottì la risposta. - Sta morendo. Perché mi tieni incatenata?
Shikamaru esitò. Per giorni aveva atteso che il clan Hyuga muovesse un passo falso ed ora ecco uno dei loro membri infrangere almeno tre regole della Foglia in una sola notte. Hoshiko... La donna più vicina a Neji, più di quanto lo fosse mai stata la stessa Hinata Hyuga.
E se fosse stata uno strumento della casata principale?
No, non aveva abbastanza elementi per sostenere questa tesi. Non ancora. E poi, chi era quella donna coi capelli rossi?
Hoshiko sentì il collo formicolarle. Qualcosa stava discendendo dalla crocchia fin sopra la sua gola. Un piccolo ragno, forse. Doveva esserle caduto addosso quando si era nascosta sull'albero.
Di sicuro, aveva meno zampe della creatura che stava arrampicandosi sulla manica di Nara. Molte di meno.
- Oh, ma che...! Staccati! Staccati!
La tecnica che le aveva incatenato l'ombra venne spezzata e Hoshiko riprese il suo lancio. Finalmente, la testa arruffata di una donna si affacciò insieme ad una lanterna. Si ritirò all'istante e pochi secondi dopo il portone dell'edificio si spalancò. La donna prese la giovane svenuta dalle braccia di Hoshiko.
- E' incinta. - le spiegò la Hyuga.
- Lo vedo. Tutto questo sangue...
- Puoi aiutarli, Sakura?
- Forse. Ma chi è?
- Era tenuta prigioniera nel Palazzo dell'Hokage. E' innocente. - si affrettò ad aggiungere, davanti al pallore dell'infermiera. - Sono stati i miei parenti a interrogarla.
- Certo. Hanno trovato subito dove colpire. - si fiondò su per le scale. - Puoi salire? Mi servirà il tuo aiuto.
- Sì. Ti raggiungo.    
Hoshiko si voltò verso Nara, che stava ancora picchiando i vestiti per scacciare eventuali ospiti indesiderati. - Dannato Shino e il suo complesso di rimanere escluso!
La Hyuga accarezzò il collo fino a catturare l'insetto. Era una coccinella bianca.
Fu come rimirare la luna sulla punta di un dito.



Nella cripta di Villa Hyuga, l'indolenza di Hiashi era stata sovrastata dal temperamento di sua figlia.
Esasperata dalle obiezioni del cugino, Hanabi lo aveva afferrato per il bavero e sbattuto contro il muro. In futuro si sarebbe rimproverata quell'intraprendenza fino a maledirla.
- Perché ci vuoi distruggere? - ringhiò e i denti parvero spezzarsi.
Neji avrebbe potuto divincolarsi usando il solo dito indice, ma la figlia del capoclan era più intoccabile degli Anziani stessi.
- Annientando le due casate cesseremo tutti di esistere. Tutti, te compreso! Perché ci vuoi condannare? Perché vuoi scomparire?
Intorno a loro, voci cercavano di separarli. Mana sfiorò la spalla di Hanabi, ma lei le sferrò un calcio.
- Perché sei cieco davanti ai traguardi che abbiamo conquistato? Tutti insieme! Perché sai provare soltanto rancore?
- Perché? - proferì finalmente Neji, in un bisbiglio. Non poté resistere all'impulso di un sogghigno. - Forse i vostri studi di storia hanno mancato della dovuta diligenza, Hanabi-sama. Le radici di questa famiglia affondano nel sangue, nel disprezzo e nell'odio. La pacata freddezza è una maschera che alla casata principale piace sfoggiare per nascondersi al suo vero aspetto. Il clan Hyuga è concepito per estrarre il peggio dai suoi figli.
Hanabi udì suo nonno intimarle di ricomporsi. Non intervenne di persona, però. Assistere al prodigioso Neji Hyuga mentre veniva malmenato da una ragazzina doveva essere dopotutto uno spettacolo succulento per lui.
Un'altra avventatezza di cui Hanabi si sarebbe pentita.
Allentò la morsa con uno strattone e fu allora che qualcosa scattò alle spalle di Neji. Un mattone uscì dalla parete: era cavo e al suo interno era custodita una boccetta di vetro, piena di un liquido scuro.
Sangue e... inchiostro?
Sull'etichetta, "Nanami Hyuga".
Neji lanciò la boccetta a Mana e prese a tastare il muro. Altri mattoni risposero alla chiamata e presto la dama di compagnia ricevette anche una fiala con il proprio nome.
- Sta... sta profanando un luogo sacro! - esplose Hokuto, ma Neji allineava una boccetta accanto all'altra sul bordo della vasca. Hiashi e Hanabi seguivano i suoi movimenti senza riuscire a staccarsene. Ipnotizzati.
- Se nessuno è disceso in questa sala per decenni, prima di voi, - fece Neji, - perché ci sono tracce di ogni cadetto dell'ultima generazione? - Afferrò il contenitore con il suo nome: - Sangue e inchiostro. Sono stati raccolti quando ci avete tatuato il Sigillo Maledetto, non è così?
Hiashi si voltò a guardare il padre. Gli altri due Anziani avrebbero voluto sparire dietro la sua ampia figura.
Un altro cassettino scattò e l'aria ammuffita si riempì di piume bianche. Ricadendo, una sfiorò le labbra di Hanabi e diede forma ad un ricordo.
"La piuma galleggia. Anche alla terza interrogazione."
Neji intuì all'istante che sarebbe stata la sua ultima occasione: doveva  dimostrare che l'acqua non fosse affatto ornamentale. Depose una piuma sulla superficie e provò a farvi cadere una goccia dalla sua fiala.
Non accadde nulla.
Ripetè il gesto con Hoshiko, Nobuto, Kaede, Mana, Kosuke, Nanami...
Nulla.
- Ti prego, Hiashi. Poni fine a questa farsa, il ragazzo è delirante. Non sapevamo nulla di questi cassetti!
Hokuto spinse Neji lontano e fece per smuovere l'acqua, quando il cadetto scorse una piuma imbarcare acqua. Era quella davanti alla boccetta di Nobuto.
- Ecco come lo sapevate... - Neji si parò a difesa della vasca. - Ecco perché il Cacciatore è stato contattato il giorno dopo l'incendio nelle prigioni. Queste piume vi avevano svelato fin da subito che io ero ancora vivo, mentre Nobuto era morto!
- Nobuto è... morto? - mormorò Mana. Ravvisò la stessa sorpresa sul volto di Kaede, affacciata dal piano superiore insieme allo Hyuga che la teneva ferma. Hiashi si accostò all'acqua. La piuma di Nobuto si era dissolta nelle profondità senza luce. Ripeté di persona il rito e reclamò il silenzio dei due litiganti con un un fruscio secco della manica.
Il sangue di Nobuto si diramò sulle ciglia albine, avide di nutrimento. Poi, insieme, si inabissarono.
Piume di uccelli in gabbia. Sempre sotto lo sguardo dei loro carcerieri, ovunque osassero volare.
Come nel simbolo sul quaderno del Cacciatore.
- Perciò i bulbi oculari? - chiese, ma nessuno osò intervenire. Sembrava aver rimosso la presenza di altre persone. - Non c'erano piume per Hinata.
Alla fine, tuttavia, ruotò verso il padre.
- Non... non essere sciocco, Hiashi. Torniamo di sopra e parliamone, figliolo.
Il capoclan scavalcò l'orizzonte delle sue spalle. All'udir nominare i bulbi, un dettaglio che aveva richiesto anni per essere esorcizzato, Mana deglutì i singhiozzi. Dietro di lei, gli altri due Anziani erano alberi secchi in una tempesta. Gli occhi di Hitoshi si ancoravano prima ad un fratello poi all'altro, annaspando. Quando percepì quelli del capoclan bucargli la guancia, si sentì spogliato di alternative. Si accasciò in ginocchio e sfiorò il terreno con la fronte. Le lacrime che soffocavano parole di scuse.
Hiashi tornò all'uomo di fronte a lui, in piedi accanto a Neji.
- Figliolo, lascia che ti spieghi. - levò le mani Hokuto. - Ti prego. Non è come...
Il resto della frase si schiantò contro il bordo della vasca. Più e più volte, fino a che non rimasero ossa da frantumare.
Il viso di Hanabi fu travolto da una pioggia di calore. Solo quando colò rossa davanti alla sua vista capì che proveniva dal cranio di suo nonno.
- Tu! - ordinò il capoclan allo Hyuga al piano superiore. - Un martello, presto!
Il ragazzo corse senza emettere un verso, sollevato dall'abbandonare Kaede davanti a quella visione.
Neji fu l'unico che osò evadere dal rifugio dello sfondo, mentre il corpo di Hokuto Hyuga scivolava al suolo.
- Hiashi-sama, perché un martel...?
-
Proprio tu me lo domandi, Neji!?! Questa stanza va distrutta! Perché nessuno possa più usarla!
- Hiashi-sama, aspettate! - invano cercò di trattenerlo. Il capoclan prese a schiacciare sotto i sandali le fiale cadute a terra. - Questo posto, questa vasca sono delle...
- ... prove, Hiashi-sama. Non vorrete ridurre a brandelli le prove che potrebbero assolvere vostro nipote?
Solo un intervento stonato rispetto ai precedenti riuscì a gelare la folle esuberanza di Hiashi Hyuga. Shikamaru Nara osservava la riunione di famiglia dalla Sala del Consiglio. Al suo fianco, l'Hokage frenò le guardie dal riportare il redivivo prigioniero nella cella 509.



Neji venne trattenuto in una cella del Palazzo dell'Hokage. Shikamaru gli fece visita al tramonto, dopo un'intera giornata trascorsa nello studio del capovillaggio.
L'accusa di sovversione, con cui Neji era stato spedito in carcere quasi due mesi prima, era decaduta. La tesi del cadetto sulla firma nel diario del Cacciatore aveva persuaso il capo del Villaggio, anche perché in essa trovava conferma il messaggio lasciato da Kakashi. Se i parenti di Neji si erano appellati ad un sicario per eliminarlo, non era inverosimile che avessero dapprima cercato di farlo con le loro stesse mani, nelle Terre del Nord.
Inoltre, se i tre Anziani avevano davvero tolto dalla scena la primogenita del capoclan, questo avrebbe provato quanto fossero ostili a qualsiasi cambiamento tra le due casate.
- Sei tuttavia evaso dal carcere... - disse Nara stropicciandosi la faccia. Sbadigliò e Neji poté rimirare le sue tonsille in tutta la loro rotondità. - ... e sei sparito per settimane. Da uno integerrimo come te, ci si aspettava che ti riconsegnassi subito alle autorità. Senza contare il cadavere di tuo cugino, camuffato perché ci depistasse. Sarà più difficile difenderti su questi fronti, ma l'Hokage non ha formalizzato delle accuse. Vuole ascoltare la tua versione, prima. Cominceremo a parlarne domattina. I tuoi due vecchietti, invece, loro andranno a processo sicuramente.
Shikamaru si appiattì contro il muro, le braccia molli tra le gambe piegate. - Anche nella più rosea delle ipotesi, comunque, sarai escluso dalle missioni per settimane, forse mesi. Sarai costretto a restare dentro la Foglia per tanto tempo da detestarla.
Ruotò il capo verso Neji. - La sedia rovesciata, cosa rappresenta?
Neji inspirò, la schiena ritta che aderiva alla parete.
- Durante una delle mie missioni nell'Ovest, avevo visto una grande distesa verde, al centro di una città. Accessibile a chiunque lo desiderasse. Lungo i sentieri c'erano delle panchine e non era raro che degli sconosciuti sedessero insieme. Per ammirare il paesaggio o leggere. In silenzio, eppure vicini. Talvolta per un tempo sufficiente da scambiarsi delle parole. Hinata-sama non si stancava mai di sentirmelo raccontare. Avrebbe voluto mettere delle panche simili anche nel cortile della Villa.
- Già. Era proprio da lei. - sorrise Shikamaru. Poi recuperò il filo del discorso. - Come diavolo ti sei tolto le manette, in carcere? Acqua di Kuznec? Dannazione, te l'ha portata Nobuto. Vero? So quanto detesti coinvolgere altre persone, ma denunciare lui è la carta per la tua riabilitazione.
- Cos'hai fatto alla manica? - accennò invece Neji alla stoffa sgualcita.
- Oh, non me lo ricordare. Tutta colpa di Shino. Anche se è grazie a lui se sono arrivato a Villa Hyuga in tempo. A lui e Hoshiko.
- Hoshiko?
- L'ho bloccata mentre portava una paziente a Sakura Haruno. Una straniera. Prima di salire in casa di Haruno mi ha chiesto se volessi di nuovo il mio incarico come avvocato. Come tuo avvocato. 
Neji si agitò tra le catene.
- Una straniera? 
- Aveva i capelli rossi, come i popoli del Nord-Ovest. Più corti perfino di quelli di Haruno. Credo fosse incinta.
Sango era a Konoha? Perché? Come vi era entrata? La mente di Neji dimenticò fame e stanchezza e non faticò troppo a immaginare cosa fosse accaduto. Hoshiko che incontrava Tenten, Tenten che voleva aiutare Sango, Hoshiko che portava quest'ultima dall'unica infermiera di Konoha che non le avrebbe rifiutato il proprio aiuto.
Quindi... Tenten poteva trovarsi ancora entro le mura del Villaggio?
Shikamaru aveva già agguantato la maniglia, quando Neji lo frenò.
- Ti spiegherò tutto adesso.
- Adesso? Ormai è buio, voglio andarmene a letto. Anche tu dovresti riposare.
- Non ci vorrà molto. Se mi porti carta e inchiostro, posso scrivere io stesso. Inoltre, ho una calligrafia migliore della tua.
Nara sospirò: - Per te non è affatto una straniera. E' così?
Neji non rispose. Continuò a fissarlo, le dita pronte per impugnare la penna.
Shikamaru rimpianse di non essere sgattaiolato fuori più in fretta.
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Che dire? Ho fatto una fatica tremenda a scrivere questo doppio capitolo. Hiashi non mi convinceva, Hokuto urlava troppo, Shikamaru sembrava tutto a un tratto il cattivo della situazione. Spero che il prodotto finale sia confezionato bene.

Ho trovato un lavoro full-time, ma questo purtroppo significa che ora ho due lavori (uno da fare nel tempo libero). Non vi dico l'ansia da dove-trovo-il-tempo-per-la-mia-storia.

Probabilmente non si nota, ma ho inserito un lievissimo segnale su uno dei personaggi secondari. Diciamo che l'indizio sta nella "scelta del numero delle zampe".  

Riuscirà Sakura a salvare Sango e il suo bambino/a? Riuscirà Neji a incontrare Tenten? Riuscirà Shikamaru a riprendersi il suo ritmo sonno/veglia? (Sono queste le priorità della vita, lui ha capito tutto)

A presto e grazie di cuore, folli che ancora mi leggete. (Fa un po' "Fuggite, sciocchi!". Si vede che stanno ridando Il Signore degli Anelli.)

francy
  
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