Titolo:
Miraculous Heroes 3
Personaggi: Adrien Agreste,
Marinette Dupain-Cheng, altri
Genere: azione, mistero,
romantico
Rating: NC13
Avvertimenti: longfic, what
if...?, original character
Wordcount: 2.350 (Fidipù)
Note: Buon inizio di settimana! Eccoci qua con un nuovo capitolo di
Miraculous Heroes 3 e, devo dire, che questo con il successivo sono stati
veramente un parto: non tanto perché non ero ispirata, ma quanto perché in
questo (e nel prossimo) capitolo è tutto un tirar fili e riprendere ciò
che è stato narrato finora. Spero di avercela fatta, intanto tutte le
parti si riuniscono finalmente e c'è un tanto atteso incontro che, penso,
stupirà un po' tutti.
Mh, dato che non ho nient'altro da dire, approfitto di queste poche righe
per fare un po' di pubblicità (*coff*spam*coff*) alle altre mie storie in
corso (che non riguardano il Quantum Universe) e sto parlando di Inori,
La
sirena e la novella La
bella e la bestia.
Detto ciò, come sempre, vi lascio al capitolo con i ringrazimenti di rito:
grazie a tutti voi che leggete, che commentate (che bello leggere che non
odiate Xiang!), che inserite questa storia in una delle vostre liste e...
Beh, per il semplice fatto che ci siete, grazie!
Wayzz addentò la foglia di lattuga,
masticando lentamente il boccone e osservando il compagno davanti a lui:
«Sei nervoso» decretò, dopo un po’ attirando su di sé lo sguardo di Vooxi:
«In realtà lo sei da quando sei tornato ieri sera.»
«Non è niente.» bofonchiò il volpino, masticando la carne e sospirando:
«Solo quella stupida della mia Portatrice che non sta mai zitta…»
«Cos’ha combinato Lila, stavolta?» domandò Wei, entrando nella stanza e
sorridendo ai due kwami, mettendosi poi ad armeggiare nella cucina, mentre
Vooxi masticava il suo boccone.
«Cos’ha detto, casomai.» borbottò il kwami arancione, giocherellando con
la carne nella scatoletta e tenendo lo sguardo basso: «Se n’è uscita con
qualcosa che non sta né in cielo né in terra, per i Sette Dei!»
«E cosa?»
«Che Mikko ed io…ecco…»
«Che sarebbero una bella coppia.» dichiarò la voce della ragazza, mentre
entrava a passo di marcia nella cucina: «La fai veramente lunga, Vooxi.
Era solo qualcosa detto così, tanto per dire.»
«Bah…»
«Potevo capire se eri veramente innamorato di Mikko e quindi…» l’italiana
si fermò, assottigliando lo sguardo e fissando il proprio: «Aspetta,
aspetta, aspetta. Ti piace veramente Mikko?»
«Ma che stai dicendo?» sbottò Vooxi, fluttuando a mezz’aria e colpendo la
ragazza sulla fronte: «Piantala con questi film mentali!»
Wei sorrise, avvicinandosi alla ragazza e posandole le labbra sulla
tempia: «Come mai già alzata?» le domandò, passandole un braccio attorno
alla vita e attirandola a sé: «Un altro incubo su tua madre?»
«No. Hai lasciato il cellulare di là…» mormorò Lila, rilassandosi
nell’abbraccio e alzando la testa: «Ha chiamato il maestro. Alex non è
tornato stanotte e non riesce a contattarlo. E sappiamo molto bene cosa è
successo l’ultima volta che il nerd è sparito: ci siamo ritrovati un coso
urlante e che distruggeva tutto per le strade e aveva problemi con la sua
immagine» spiegò velocemente, tenendo su di sé l’attenzione di tutti nella
stanza: «Ha detto di andare a casa sua e decidere là cosa fare.»
«Vestiamoci e andiamo, allora.»
Fu abbassò il cordless, sospirando pesantemente: aveva richiamato tutti
all’appello, convincendoli a riunirsi nella sua abitazione come erano
soliti fare; aveva atteso tutta la notte ma di Alex non c’era traccia.
Aveva provato a rintracciarlo al cellulare, ma quello era spento e ciò non
aveva fatto che aumentare la sua ansia.
Alex viveva perennemente incollato al proprio telefono, si portava dietro
una batteria di riserva proprio per evitare che si spegnesse.
Con passo pesante, l’anziano si diresse verso la stanza del ragazzo,
trovandola nel solito caos: l’ordine non era fra le cose che preferiva
Alex Simmons e, ormai, lo sapeva bene; fece spaziare lo sguardo sul letto
sfatto e poi sulla scrivania, dove facevano bella mostra di loro tre
monitor e la tastiera, assieme ad alcuni fascicoli e fogli sparsi.
Ah. Quel ragazzo…
Appena lo avrebbe avuto fra le mani gli avrebbe insegnato un po’ di
cosette.
Prima fra tutte il chiamare quando aveva intenzione di rimanere tutta la
notte fuori casa.
Sospirò, uscendo dalla stanza e andando a sbattere contro qualcosa:
«Maestro!» esclamò la voce allegra del protagonista dei suoi pensieri:
«Che combinava in camera mia? Se cercava di andare sui siti porno,
l’avviso ho messo il blocco parentale al pc. Non può!»
«Alex?»
«E chi altri?» domandò il ragazzo, sospingendolo da parte e, solo allora,
Fu notò le altre due persone nel corridoio: Felix e una giovane ragazza
dall’aspetto orientale.
«Che ci fai tu qui?» chiese l’anziano, indicando l’uomo e poi facendo
vagare lo sguardo sui due giovani: «E perché sei con lui?»
«E’ una lunga storia.» sospirò Felix, incrociando le braccia e
scuotendo il capo: «Molto lunga.»
«Che preferirei fare con tutta la banda riunita. Dov’è il cordless? Li
chiamerei con il mio cellulare ma…beh, è scarico. E ieri quando sono
uscito, ero talmente di fretta che mi sono dimenticato di prendere la
batteria portatile che avevo messo in carica.»
«Li ho già chiamati io.» mormorò Fu, osservando Alex entrare nella camera
e iniziare a trafficare con il pc: «Ero preoccupato perché sei scomparso
tutta la notte e…»
«Sì, lo so. Lì per lì ho pensato anch’io che il cattivone di turno mi
avesse di nuovo rapito ma…» il ragazzo si fermò, recuperando la chiavetta
USB e inserendola nella porta, riprendendo poi a digitare sulla tastiera:
«…beh, siamo tutti dalla stessa parte. Stesso team. Niente civil war o
cose simili.»
«Me lo sto chiedendo da ieri…» mormorò Felix, osservando il caos nella
stanza e poi il giovane americano alle prese con il pc: «…c’è un modo per
fermarlo o va avanti finché non esaurisce la batteria?»
«Sinceramente non l’ho mai visto fermarmi.» bofonchiò Fu, fissando l’uomo:
«Per quanto hai in mente di rimanere qui? Fra poco arrivano tutti gli
altri e…»
«E penso che morirò dalle risate non appena la babbiona lo vede.» decretò
Alex, ridacchiando: «Sono indeciso: sverrà oppure si butterà fra le sue
braccia, piangendo?»
Il campanello dell’abitazione zittì tutti e un silenzio innaturale inondò
la casa: «Si comincia…» mormorò Fu, dirigendosi velocemente verso la porta
mentre Xiang entrava nella camera di Alex, seguito a ruota da Felix.
«Sei sicuro di ciò che stai facendo?» domandò la ragazza, osservandolo
mentre continuava a lavorare al pc: «Io ti ho rapito e…»
«Tu hai cercato di rapirmi. Precisiamo.» dichiarò Alex, continuando a
lavorare al pc: «E di là si sta riunendo un gruppo veramente in gamba,
fidati! Hanno accolto la babbiona che mi ha fatto di peggio, perché non
tu?»
«Forse perché lei era posseduta da un demone cinese mentre io avevo
intenzione di prendere i loro Miraculous? E ancora penso che dovrei
farlo…»
«Senti.» Alex si girò verso di lei, fissandola da dietro gli occhiali:
«Posso capire che hai quattromila anni e pensi di sapere tutto del mondo
ma non è così. Fidati, non è così. Tu sai tutto ciò che riguarda il
Quantum e qualcosina su Dì ren, quello sì. Ma di quei sei che hanno
rischiato più e più volte la loro vita per tenere questo mondo al sicuro?
Fidati, non sai veramente niente di loro. Sono in gamba e se hanno avuto i
Miraculous, c’è un motivo.» si fermò, abbozzando un sorriso: «Combatti con
loro e non contro di loro, Xiang. Permettici di aiutarti nella tua lotta
contro Dì ren.»
Xiang l’osservò, annuendo con la testa e chinandola poi verso il basso:
«Mai pensato di entrare in politica?» domandò Felix, sorridendo alla vista
del comportamento della ragazza: «Avresti veramente un futuro.»
«Preferisco stare dietro a un pc.» decretò l’americano, recuperando la
chiavetta USB e sorridendo divertito: «Bene, è ora di entrare in scena.»
«Cosa vuol dire che quel deficiente è tornato poco fa?» urlò Sarah,
pestando un piede per terra e facendo un passo verso Fu: alzò le mani,
riabbassandole con un gesto stizzito e voltando poi verso Rafael:
«Stavolta l’uccido.» dichiarò, osservando il parigino annuire con la testa
senza dire una parola.
«Sarah mi sta facendo paura…» commentò Adrien, facendo un passo indietro e
trovandosi al sicuro fra i suoi genitori e Marinette: «Veramente paura…»
«E questo è niente…» bofonchiò Rafael, inspirando profondamente: «Dovresti
vederla quando hai…»
«Sei sicuro che vuoi continuare, Rafael? Veramente sicuro?»
«No, Sarah. Assolutamente no.» mormorò il moro, chinando la testa e
rimanendo in silenzio al proprio posto, mentre Mikko e Flaffy trovavano
rifugio nel cappuccio della sua felpa.
«Sono certo che sicuramente saprà dirci il perché.» dichiarò Wei, cercando
di placare gli animi mentre accanto a lui Lila sbuffò: «Sì?»
«Intendi, che ci dirà qualcosa prima o dopo che Sarah lo avrà ucciso?
Perché la nostra dolce apetta sembra sul piede di guerra, oggi.»
«Ehi, solo io posso chiamarla apetta.»
«Io dovrei andare a scuola…» bofonchiò Thomas, poggiando il mento sul
tavolino e fissando Sarah: «Non stare qui a vedere una in piena
sindrome mestruale.»
Rafael sentì un brivido scendergli lungo la schiena, quando la sua
fidanzata si voltò verso l’ultimo acquisto del gruppo: «Sarah, non
ucciderlo.» mormorò, mettendosi fra la ragazza e Thomas: «E’ piccolo, non
sa quello che dice.»
«Sicuro, Rafael? Mister parlo tanto qua mi sembra sappia sempre cosa
dice.» dichiarò Willhelmina, osservando Thomas: «Non sei un po’ giovane
per sapere cosa è una sindrome mestruale?»
«Punto primo: ho tredici anni. Punto secondo: vivo con due donne, il cui
ciclo è sincronizzato. Si fidi, ho parecchia esperienza della sindrome
mestruale.»
«Ti ho nel cuore, Thomas.»
«Rafael, vuoi morire con Alex?»
«Ehi, ehi, ehi.» esclamò l’americano, entrando nella stanza: «Sarah ha il
ciclo? Perché di solito augura così facilmente la morte quando…»
«Wei! Ferma Sarah!» urlò Rafael, afferrando la bionda per la vita mentre
il cinese si mosse velocemente e le si parò davanti, tenendola per le
spalle: «Buona, apetta. Buona. Sentiamo quello che ha da dire e poi lo
puoi uccidere. Ok?»
«Tu!» ringhiò Sarah, indicando l’amico: «Spero che tu abbia una buona
scusa per tutto questo macello che hai alzato, altrimenti lo giuro su
quello che ho di più caro, ti rispedisco a calci in America.»
«Uao…» mormorò Adrien, passandosi una mano sul volto: «Questo aspetto di
Sarah è…è…»
«Terrificante?» buttò lì per lui Marinette, voltandosi verso il ragazzo:
«Agghiacciante? Spaventoso?»
«Andava bene terrificante, mon coeur.»
«Stai bene, Alex?» domandò Sophie, osservando il ragazzo e avvicinandosi a
lui, studiandolo alla ricerca di qualche ferita: «Fu ci ha detto che
stanotte non sei tornato a casa e il tuo cellulare non prendeva e…»
«Sto bene, sto bene. Sono solo stato rapito…»
«Cosa?»
«Ma la persona che mi ha rapito non è cattiva, eh. E’ dalla nostra parte,
c’è semplicemente stato un piccolo malinteso.»
«Alex, ti prego, non iniziare con i tuoi soliti discorsi.» dichiarò
Willhelmina, sedendosi e massaggiandosi le tempie: «Perché non ho proprio
la forza per starti ad ascoltare.»
«E invece dovrai farlo. E non solo me, ma anche…» Alex si voltò indietro,
rimanendo basito di essere solo: «Maestro, dove sono?»
«Sono rimasti di là, credo. Lo avrei fatto anch’io, sentendo la confusione
di questa stanza.» borbottò l’anziano, osservando Alex andare a recuperare
la ragazza e Felix, notando poi come la stanza era diventata silenziosa
all’arrivo dei due.
«Allora, questi sono…» iniziò Alex, bloccandosi quando un vasetto di
metallo attraversò la stanza e andò a colpire Felix alla fronte che,
piegandosi in due, iniziò a dire una sequela di improperi: «Willie! Non si
lanciano gli oggetti al tuo vecchio amante!» sbottò l’americano, fissando
male la donna.
«Lui…lui….lui dovrebbe essere morto! L’ho visto quando è morto!»
«Tu e il tuo vizio di tirare cose!» sbottò Felix, rialzandosi e tenendosi
dolorante la testa: «Anche quando avevi quel cavolo di yo-yo era sempre un
lanciarmi oggetti!»
«Perché sei qui? Tu sei morto, maledizione!»
«Forse perché non sono morto, genio!»
«Fu!» esclamò la donna, indicando l’uomo biondo e osservando poi
l’anziano: «Lui…lui…»
«Sì, lo so.» borbottò il cinese, scuotendo il capo: «Lo so da un po’, dato
che è venuto a trovarmi poco dopo che Maus era stato sconfitto.»
«Io non ci sto capendo niente…» mormorò Adrien, osservando l’uomo che
aveva suscitato l’ira di Willhelmina e notando poi il suo kwami volare
davanti a lui: «Plagg?»
«Felix?» mormorò il kwami, osservando il suo ex-Portatore: «Ma eri morto.
Ho sentito il nostro legame sciogliersi quando la tua vita…»
«Diciamo che sono stato morto, tecnicamente.» dichiarò l’uomo,
sistemandosi la giacca e dando un’occhiata veloce a Willhelmina: «Felix
Norton, anche se ora mi faccio chiamare Felix Blanchet.» si presentò,
facendo un lieve inchino con il capo: «Mentre lei è Xiang.»
«Bene.» mormorò Plagg, voltandosi verso Marinette e sorridendo alla kwami
rossa: «Tikki, depenna Felix dalla lista dei miei Portatori che non sono
morti. Non sono più quello con il numero più alto di caduti!»
Tikki sorrise, osservando la sua ex-portatrice recuperare una statuetta in
giada e lanciarla contro il redivivo Felix: «Ma la pianti?» tuonò
quest’ultimo, afferrando in tempo l’oggetto e fissando male la donna.
«Se Bridgette continua a lanciargli oggetti…» mormorò la kwami rossa,
ridacchiando: «Non so per quanto resterà in vita.»
«Ok. Questo non me l’aspettavo.» commentò Alex, indicando Willhelmina e
poi scuotendo il capo: «Bene. Grazie al signor Blanchet per essersi
presentato e aver presentato Xiang. Ah, Xiang è la futura signora
Simmons.» dichiarò giulivo il ragazzo, rimediando un’occhiataccia da parte
della cinese.
«Potete spiegarci?» sospirò Sarah, osservando tutti e scuotendo il capo:
«Perché sinceramente io…»
«Io non ho capito niente.» dichiarò Adrien spavaldo, sorridendo: «A parte
che lui è l’ex-Portatore del mio anello, giusto? Beh, si nota subito
che abbiamo qualcosa in comune: stesso charme, stessa eleganza…»
«Stesso savoir-faire» dichiarò Felix, sistemandosi la giacca e sorridendo
al giovane: «Stesso aspetto piacente.»
«Stesso lato vanitoso.» mormorò Marinette, alzando gli occhi al cielo: «Ho
paura di scoprire se avete lo stesso senso dell’umorismo.»
«Tu apprezzi il mio senso dell’umorismo, my lady.»
«Bene, prima che Adrien e Marinette inizino il loro battibeccare e…» Alex
si fermò, osservando Willhelmina e indicandola con la mano: «Babbiona del
mio cuore, posa immediatamente quell’uovo di pietra. Subito. Non si
lanciano gli oggetti contro gli amanti tornati in vita.»
«Non è il mio amante.»
«Io direi il contrario…»
«Ok! Adesso basta!» esclamò Sarah, balzando in piedi e indicando le due
coppie di Portatori: «Gatti e coccinelle. In silenzio! Voglio sapere dove
accidenti è stato quest’idiota, cos’ha fatto, chi l’ha rapito e perché. E
se tutto questo centra con il nostro nemico misterioso.»
«Chi ha rapito Alex sono stata io, Portatrice del Miraculous dell’Ape.»
mormorò Xiang, portandosi una mano al petto e, in questo modo,
indicandosi: «Io mi chiamo Xiang e sono l’ultima abitante di Shangri-la.»
«Shangri-la? E come mi hai chiamata? Portatrice dell’Ape? Allora tu…»
«Shangri-la è un luogo immaginario, che è stato descritto in Orizzonte
perduto di James Hilton.» commentò Rafael, fissando la ragazza cinese: «In
molti l’hanno cercato ma non è mai stato provato che esistesse.»
«Non trovare non significa che qualcosa non esiste.» mormorò Xiang,
abbozzando un sorriso: «Shangri-la esiste e si trova nella zona che ora è
chiamata Tibet, nascosto agli occhi dei più comuni dai potenti incantesimi
del maestro Kang, colui che diede l’incarico al Primo Guardiano dei
Miraculous.»
«Tibet…» mormorò Gabriel, sfiorandosi le labbra con l’indice: «Chissà
perché la nostra storia conduce sempre in quel luogo.»
«Perché in Tibet c’è l’ultima fonte di Quantum esistente.»