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Autore: VeganWanderingWolf    23/03/2017    0 recensioni
questa è la seconda storia della serie '4 di picche' - Vero che Danny si aspettava di poter rivedere qualcuno dei “colleghi” dei 4 di picche, ma forse non così presto e in una situazione tanto potenzialmente grave. Non solo. Dal suo passato rispunta una vecchia conoscenza che sa essere tutt’altro che innocua. E per finire, sembra che la sua vecchia conoscenza abbia individuato con precisione uno dei suoi punti deboli per eccellenza… e che sia ad un passo dall’affondarci le zanne…
Genere: Comico, Mistero, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie '4 di picche'
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Capitolo 31

(AL MIGLIOR OFFERENTE)

 

Uno schiaffo liquido e gelido lo colpì dritto su tutta la faccia, sul petto e sulle spalle, e Danny si svegliò di colpo, boccheggiando istintivamente; in pochi secondi, tuttavia, si rese conto che a tutti gli effetti non si trovava immerso in acqua e in procinto di annegare, e che c’era più che abbastanza disponibilità di ossigeno per i suoi bisogni. Ma non ebbe il tempo di sentirsi troppo sollevato.

«Bentornato tra noi, credo di dover dire…» lo accolse la voce sottile e tagliente, estremamente sgradevole, che Danny ricordava benissimo per essere stata esattamente anche l’ultima voce che aveva udito prima di crollare sul pavimento dello studio di un necromante. Necromante che a quanto pare ora lo stava guardando dall’alto in basso, in piedi davanti a lui, con in mano un secchio vuoto, e un sorrisetto di soddisfatta e goduta malevolenza che gli tirava le labbra da una parte all’altra del volto scarno. Necromante che, si ricordò con immediata chiarezza Danny a quel punto, aveva la particolare abitudine di narcotizzare i suoi ospiti con del tè alla menta dannatamente buono, da bere con perfetta inconsapevolezza di star per perdere i sensi per rimanere poi completamente in balia di quell’uomo.

Danny scattò, con tutta la rapidità micidiale di un mezzo lupo per quanto in forma umana, e anche se i suoi sensi ancora un po’ ottusi dal narcotizzante gli fecero un po’ scivolare una gamba sul bagnato per terra, rendendo il suo slancio un po’ sbavato nell’effetto generale, il suo balzo risultò comunque perfettamente efficiente nel tracciare una sola brevissima linea diretta verso l’uomo. Danny sapeva benissimo, essendovi naturalmente abituato da ormai molto anni, come eseguire movimenti come quello con tutta l’efficacia precisamente tratteggiata dalla ferocia che li faceva scaturire con immediata prontezza. Per questo rimase talmente stupito e colto di sorpresa dalla forza in direzione contraria che frenò improvvisamente e violentemente il suo movimento, che si rese conto con qualche istante di ritardo del fatto che a tutti gli effetti non stava affatto precipitando dritto contro l’uomo come avrebbe dovuto. Bensì qualcosa spezzò di netto la traiettoria del suo balzo, cambiandone la direzione pur conservandone la forza, e dal momento che lui si era slanciato in avanti con tutte le sue forze, altrettanto energicamente fu catapultato all’indietro dal contraccolpo, e si ritrovò a sbattere duramente in un angolo tra pavimento e muro che a quanto pareva si trovava alle sue spalle.

A quel punto, sebbene ancora più furioso nei confronti del necromante, si ritrovò abbastanza confuso da ritenere che una migliore valutazione di dove e in quali condizioni si trovasse al momento fosse un’ottima priorità da mettere al suo indice di attenzione. E sicuramente non si sarebbe lasciato distrarre dal fatto che l’uomo che lo aveva ridotto in quelle condizioni stesse riprendendo a parlare a vanvera.

«Oh… molto, molto bene. Vedo che sei pieno di fervore. Un ottimo segno di buona salute per un mezzo lupo, non è vero?» gli disse, con un tono complimentoso vagamente simile a quello che un genitore orgoglioso avrebbe potuto dedicare a qualcosa che ritiene assolutamente ovvio riuscire a fare come si deve, ma che un pargolo è appena riuscito a realizzare per la prima volta nella sua vita; inutile dire che nel suo caso il tono del necromante non tradiva alcuna ombra di sincerità o di affetto, sebbene trasudasse di una confidenza possessiva fin troppo fastidiosa per Danny.

Lui nel frattempo stava appurando che non si trovava più nello studio sul pavimento del quale ricordava di essere crollato a causa dell’anestetico. A quanto pareva il necromante, nonostante il suo aspetto allampanato e scarno, era riuscito a tirare fuori abbastanza forza e pazienza e aveva avuto sufficiente tempo per trascinarlo in una specie di cantina, uno stanzone sotterraneo dal tetto a volta e pareti e pavimento di blocchi quadrati di pietra grigia grossolanamente tagliata. Aveva un aspetto tipicamente nudo e crudo da casa antica, e secondo le originali idee del costruttore doveva aver avuto la funzione di ospitare cibi e bevande da conservare in grande quantità e al fresco, e forse per riporvi qualche strumento da lavoro o di uso domestico particolarmente ingombrante. Al momento, tuttavia, a Danny sembrava perfetta per essere l’ideale ambientazione di un sacrificio umano.

In piedi davanti a lui, ma distanziato di qualche passo, il necromante si riaccomodò meglio in mano il secchio metallico vuoto che doveva essergli servito per svegliare Danny a suon di secchiata d’acqua fredda, e continuò a contemplarlo con un’occhiata se possibile ancora più sinistramente insistente e valutante. Danny si impose di ignorarlo ancora per il momento, ma la sua analisi della situazione virò comunque decisamente sulla domanda fondamentale, ovvero perché mai da quando si era svegliato non era ancora riuscito a mettergli le mani addosso per fargli sapere esattamente cosa ne pensava della sua idea di ospitalità.

Lo scoprì l’istante successivo, realizzando che attorno ad entrambi i suoi polsi c’erano due spessi cerchi metallici, gelidi e pesanti, e che quegli anelli erano assicurati a corrispettive catene che, come scoprì seguendone il percorso con lo sguardo, terminavano fissandosi profondamente tra le pietre del muro alle sue spalle. In pochi istanti peggiorarono drasticamente sia la sua prospettiva di poter facilmente dimostrare al suo ospite la gratitudine che egli si era meritato sia l’immaginare quali fossero le reali intenzioni del suddetto dopo che li aveva narcotizzati.

In quel momento realizzò che mancava un particolare fondamentale al quadro complessivo, e di getto si ritrovò ad esclamare «Uther!», mentre il suo corpo sobbalzava e tentava un debole scatto istintivo prontamente bloccato però dalla ragionevolezza che al momento cercare di balzare addosso al necromante sembrava purtroppo più difficile del previsto. Gli rivolse comunque uno sguardo raggelante di minaccia e con voce talmente cupamente bassa da essere molto simile ad un ringhio sordo e gutturale scandì tra i denti la domanda dalla risposta alla quale sapeva già che sarebbe dipesa la sopravvivenza di quell’uomo. «Che cosa gli hai fatto? Dov’è?»

L’uomo gli rivolse un lieve sogghigno di finta compartecipazione, prima di spostarsi di lato di un largo passo, rivelandogli così ciò che stava alle sue spalle: inchiodato come lui da due catene con anelli, Uther giaceva seduto appoggiato contro il muro opposto, esattamente di fronte a lui.

«Danny… sempre al tuo fianco quando si tratta di essere nei guai, come vedi…» lo salutò con tagliente ironia Uther, rivolgendogli un semplice cenno della testa.

«Uther… stai bene?» chiese Danny, quasi retoricamente e con una punta d’incertezza, dal momento che l’altro sedeva con la schiena appoggiata, le gambe allungate in avanti e le braccia conserte, e lo stava guardando con aria tutto sommato piuttosto composta e tranquilla, almeno in apparenza; era comunque abbastanza evidente, anche per uno sguardo superficiale o che non fosse così abituato a posarsi su di lui e a riconoscerne le sue espressioni e contegno, che Uther era sufficientemente colmo di irritazione e rabbia da poter arrivare facilmente sul punto di esplodere da un momento all’altro.

«Oh, sta benissimo. Non lo vedi?» replicò il necromante, con fare spazientito e innervosito, come se avesse così tante cose di cui occuparsi che lo stress non gli lasciava tregua, spostandosi a brevi rapidi passi per andare a riporre il secchio su un tavolone di legno grezzo – l’unico arredo che occupava la stanza a parte le catene affisse al muro – e sbuffando sonoramente.

Uther si limitò a lanciare a Danny uno sguardo significativo con le sopracciglia alzate, che lui lesse chiaramente: non poteva davvero ancora riuscire a credere che fossero entrambi appena stati imprigionati e neutralizzati da un simile soggetto. Se non altro, constatò Danny sentendosi notevolmente sollevato, Uther sembrava stare abbastanza bene da essere ancora del tutto in possesso della sua idea di ‘assurdità della vita’, e da poter di conseguenza prendere il tutto con una certa ironia. Ironia che al momento invece Danny faticava a trovare in sé. Subito dopo, tuttavia, rivalutò meglio la questione: era ovvio che Uther avesse potuto fare ben poco fino a quel momento, legato com’era, ma lui che era un mezzo lupo ora che si era svegliato probabilmente era in grado di risolvere la faccenda in un attimo.

Senza esitare, Danny si alzò in piedi e con uno scatto di forza di entrambe le braccia tirò le catene per tutta la loro estensione, testando la resistenza dell’affissione al muro. All’udire quell’improvviso e sonoro rumore metallino, il necromante si era girato di scatto, tornando a guardarlo con curiosità.

Danny riabbandonò le braccia lungo i fianchi e dedicò un lungo sguardo corrucciato alle catene nel punto in cui erano affisse nel muro, prima di dover suo malgrado rivolgere ad Uther uno sguardo un po’ meno fiducioso: d’accordo, forse gli sarebbe occorso qualcosa di più di ‘un attimo’ per risolvere quella faccenda. Vide Uther alzare lo sguardo al cielo, evidentemente per maledire qualcosa a caso, mentre si abbandonava di tutto peso con la schiena e la nuca contro al muro, sconfitto.

Una risatina acuta e davvero odiosa riportò l’attenzione di Danny sull’uomo, che stava tornando ad avvicinarglisi senza fretta, passeggiando tranquillamente. A Danny non sfuggì però il fondamentale particolare che ora aveva in mano un lungo pugnale, la lama celata in un’apposita custodia di pelle; l’unica cosa che gli impedì di tendere immediatamente i muscoli per tenerli pronti alla lotta, fu il particolare che – almeno per ora – il necromante teneva in mano l’arma come se si trattasse di un porta-occhiali o di qualcos’altro di altrettanto innocuo, senza cioè mostrare di avere ancora intenzione di usarlo.

«Mi dispiace, piccolo mezzo lupo… ma credo proprio che quelle catene siano un po’ troppo resistenti per le tue particolari doti. Non ti preoccupare, comunque, sono sicuro che presto avrai qualcuno che saprà apprezzare appieno le tue capacità superiori.» gli disse Mordecai, avvicinandoglisi ancora.

Danny lo guardò dritto negli occhi, e cercò in fretta qualcosa da dirgli per distrarlo. Se solo fosse riuscito a farlo avvicinare abbastanza affinché arrivasse alla sua portata, nonostante le catene…

«Che cosa intendi?»

«Beh, è molto semplice. Presto qualcuno ti comprerà. Un ottimo… che dico, un eccellente esemplare di mezzo lupo! Giovane e in perfetta forma! Sicuramente chi ti acquisterà sarà qualcuno in grado di apprezzare tutte le tue qualità.» proseguì il necromante, avvicinandosi ancora.

«’Comprarmi’? E come sarebbe possibile comprarmi?» continuò Danny, prestando a stento attenzione alla conversazione, fremendo con ogni fibra del suo essere per il momento in cui gli fosse arrivato abbastanza vicino da permettergli di afferrarlo…

«Perché io ti venderò al miglior offeren…» iniziò l’uomo, ma si interruppe quando Danny scattò, di nuovo così rapidamente che un occhio umano non sarebbe mai stato in grado di seguire perfettamente la sequenza del suo spostamento nello spazio.

Era convinto di avergli già praticamente messo le mani addosso, quando si ritrovò con le braccia protese, bloccate a mezz’aria benché dritte in tutta la loro estensione, e le dita a pochi centimetri dal viso di Mordecai. Questi gli sorrise in faccia, lentamente ma con sicurezza, e Danny comprese che quell’uomo doveva avere un’incredibile capacità di calcolare praticamente al millimetro la libertà di movimento lasciata da quelle catene.

In quella, udì distintamente Uther schiarirsi la voce. Lo spiò, al di sopra della spalla di Mordecai, e vide Uther spostare le pupille significativamente verso il basso, per indicargli qualcosa. Danny abbassò lo sguardo sul pavimento di pietra, e notò una linea bianca, tracciata con un gessetto proprio davanti a lui, in orizzontale; notò anche che i piedi di Mordecai erano fermi, pari, proprio appena oltre quella linea. Quando tornò ad alzare gli occhi sul viso dell’uomo, ormai consapevole del fatto che quegli aveva accuratamente tracciato per terra il punto oltre il quale non doveva andare per rimanere al sicuro dai tentativi di Danny di saltargli alla gola nonostante le catene, si ritrovò ad osservare un sorrisetto ancora più auto-compiaciuto.

«Oh, beh… sono sicuro che una volta smaltito del tutto l’effetto del narcotico, anche le tue qualità intellettive miglioreranno almeno un poco. Non è vero?» gli disse, così insensibilmente ed auto-referenzialmente divertito da non poter suonare nemmeno come uno che volesse provocarlo.

Subito dopo, Mordecai riprese a camminare per la stanza, parlando distrattamente, come se il fatto di avere qualcuno che lo ascoltasse fosse tutto sommato superfluo. Danny abbassò lo sguardo di nuovo sul pavimento, rilevando che anche davanti ad Uther era stata tracciata una linea che indicava precisamente fino a dove lui poteva arrivare per tentare di attaccare il loro carceriere. Tuttavia, notò anche che parte di quella linea era un poco rovinata, come se qualcuno avesse cercato di cancellarla; e fu allora che in un istante realizzò che Uther era seduto in quel modo così apparentemente rilassato perché in quella posizione riusciva a raggiungere con la punta di un piede, allungandosi al massimo e quando Mordecai non guardava, la linea. E la stava lentamente cancellando.

Danny si ritrovò il cervello attraversato da una rapidissima sequenza di pensieri: prima realizzò che cosa Uther stava cercando di fare, poi gli lanciò una fugacissima occhiata talmente rapida che non riuscì nemmeno a capire quale espressione lui potesse stargli rivolgendo in quel momento, quindi si ritrovò a puntare immediatamente lo sguardo sul necromante per evitare di tradire il tentativo di Uther, e vide Mordecai girarsi su se stesso proprio in quel momento per tornare a guardarlo, e si ritrovò così a sforzarsi con tutto se stesso di mantenere con tutto il sangue freddo necessario la più neutrale delle espressioni per non far trasparire nemmeno un poco di sospetta colpevolezza.

«Così, non è proprio incredibile una cosa del genere? Uno apre la porta un giorno e si ritrova un regalo proprio davanti alla soglia: nientemeno che un mezzo lupo in carne e ossa, e perfettamente vivo, e che per giunta non chiede di meglio che entrare a prendere un tè.» stava dicendo Mordecai, e a quel punto ridacchiò appena, divertito, guardando di nuovo Danny da capo a piedi, con l’aria di uno che contempla una torta nuziale dopo un mese di digiuno stretto.

«Si può sapere che cosa diavolo ha intenzione di fare? Le ha dato di volta il cervello, forse?» gli domandò Danny, decidendo che il meglio che poteva fare per il momento era guadagnare altro tempo e tenere occupato quel pazzoide prendendo la conversazione nel modo più lungo e pedante possibile, finché non gli fosse venuta un’altra idea più valida di quella che stava cercando di mettere in pratica Uther. Con tutto il rispetto che poteva avere per le trovate tattiche di Uther, cancellare la linea di gesso nella speranza che il necromante sbagliasse a prendere le distanze da loro per poterlo afferrare nonostante fossero incatenati al muro non gli sembrava qualcosa che potesse essere loro veramente d’aiuto. E, in ogni caso, onestamente non aveva ancora davvero capito che cosa diavolo passasse per la testa di quel tipo; difficilmente gli sarebbe venuta voglia di scoprirlo, se al momento quel soggetto non fosse stato anche lo stesso che era appena riuscito a narcotizzarlo e incatenarlo ad un muro.

Mordecai si era fermato e lo stava guardando con gli occhi lievemente spalancati per lo stupore e una leggera confusione superficiale, come se Danny avesse appena detto qualcosa di assurdo. «Prego? Ma come? Mi sembra perfettamente logico, no? Non hai forse idea di quanto può valere uno della tua specie sul mercato nero?»

Suo malgrado, Danny si ritrovò a trasecolare e a trovarsi un po’ più preso dalla conversazione di quanto aveva pianificato. «Cosa?!»

Il necromante contemplò per qualche istante la sua espressione sinceramente attonita, poi sorrise con fare mellifluamente comprensivo e paziente. «Oh, cielo. Vuoi dirmi che non sapevi che quelli della tua specie valgono così tanto? Beh, in effetti… sì, avrei potuto immaginarlo, che un mezzo lupo non abbia mai avuto occasione di commerciare in mezzi lupi. Già, come si dice, voi siete abbastanza diversi dagli esseri umani da rifiutarvi nettamente di fare cose del genere…»

Suo malgrado, Danny iniziava ad afferrare a grandi linee di che cosa l’uomo stava blaterando. Si corrucciò nel dire «Intendi che non siamo abbastanza “umani” da ritenere accettabile imprigionare, schiavizzare, vendere e comprare altri individui della nostra stessa “specie” come invece fanno gli esseri umani?».

Nonostante il suo tono fosse stato evidentemente colmo di sarcastico sprezzo, vide gli occhi del necromante illuminarsi di soddisfazione. «Esatto, è precisamente quello che intendevo!» replicò, come se fosse contento che finalmente si stessero capendo.

Le sopracciglia di Danny schizzarono verso l’alto. «Stai dicendo che esiste un mercato nero dove vengono commerciati mezzi lupi?!». Forse, quell’uomo era ancora più pazzo di quello che sembrava, il che era già notevole di per sé; mai in tutta la sua vita aveva sentito dell’esistenza di una cosa del genere, e dopo svariati anni come mezzo lupo e alcuni altri nei ‘4 di picche’, riteneva assai improbabile che fosse possibile che esistesse qualcosa di simile senza che lui ne avesse mai nemmeno sentito parlare.

Di nuovo il necromante lo stava fissando come se stesse ragionando tra sé e sé. «Beh, non ancora. O meglio, fino ad ora non si trattava che di qualche pezzetto sciocco… qualche dente, o artiglio, qualche ciuffo di peli, una coda, qualche volta una zampa o una pelliccia quasi intera… molte volte tra l’altro si tratta sicuramente di pezzi di un lupo vero e proprio, smerciati come appartenenti ad un mezzo lupo. D’altro canto, non essendoci vero e proprio modo di distinguerli, checché ne dicano certi collezionisti che si danno tante arie, ho sempre sospettato che la quasi totalità fossero dei falsi! Ma io sto per cambiare ogni cosa!» esclamò, gli occhi sfavillanti come quelli di un allucinato in preda a qualche sostanza psicotropa «Io sarò il primo a commerciare un mezzo lupo in carne e ossa, ancora vivo! Nessun pericolo di truffa, perché è ovvio che essendo vivo potrai mutare per dimostrare la tua autenticità!»

Danny lo guardò con ancora maggiore dubbio scettico. «D’accordo. E chi pensi che acquisterebbe mai un mezzo lupo? Andiamo…» tentò. Sentiva che quell’argomento aveva un che di ineccepibile per la sua ragionevolezza, ma sospettava anche che certi ambienti di collezionismo fossero immuni alla ragionevolezza, perciò non si stupì particolarmente nel vedere l’ennesimo sorrisetto di superiore compatimento comparire sul volto del necromante.

«Starai scherzando… non hai davvero idea… c’è gente là fuori che farebbe qualsiasi cosa per poter possedere un pezzo unico come te. Da mostrare agli ospiti, agli altri collezionisti… Oh, devi stare scherzando, no? O forse… davvero non hai idea. Beh, certo… altrimenti sono certo che a quest’ora ti saresti venduto da solo.» osservò Mordecai, studiandolo con aria saputa.

Danny gli rivolse uno sguardo ancora più scettico e incredulo.

«Ma purtroppo per te sono arrivato prima io…» gongolò l’uomo. «E dovrebbe essere superfluo dire che questo mi renderà schifosamente ricco.»

«’Schifosamente’, sì, credo proprio che sia l’aggettivo più esatto…» commentò Danny.

«Oh, e a proposito… puoi anche smetterla di cercare la tua pistola…» osservò il necromante, e Danny si irrigidì, sentendosi colto sul fatto.

Effettivamente, mentre controllava che lo sguardo del loro carceriere fosse concentrato sul suo mentre parlavano, aveva cercato di far scivolare furtivamente una mano alla cintola dietro la schiena, con la tenue ultima speranza che quel matto fosse stato abbastanza pazzo da dimenticarsi di disarmarlo. Seguendo con lo sguardo la direzione indicatagli da Mordecai con un cenno della testa, accompagnato da un sorrisetto divertito ed estremamente irritante, si ritrovò a fissare il tavolone di legno grezzo, sulla superficie del quale, tra altri oggetti, erano in effetti appoggiate anche entrambe le sue pistole: in un solo istante così naufragò anche la sottile speranza che almeno Uther potesse essere ancora armato.

«Devo dire che questo ti rende ancora più unico come pezzo…» stava proseguendo riflessivamente l’uomo «Humm… e dimmi, sai anche sparare? Intendo, quando sei nell’altra tua forma.»

Danny ricatapultò gli occhi su di lui per fissarlo con viva incredulità. «Cosa? E come diavolo potrei fare?!»

Mordecai fece spallucce, cercando di non sembrare troppo deluso, e recuperò un contegno inappuntabilmente pragmatico «Beh, non importa. Non si può avere tutto nella vita. D’altro canto, sei già eccezionale così come sei. Farò una vera fortuna con te. E tu diventerai incredibilmente famoso. Nel ristretto giro dei collezionisti, naturalmente. In realtà, forse dovrei diventare famoso anch’io. Il primo che ha catturato un mezzo lupo vivo…».

Gli occhi gli stavano di nuovo sfavillando in maniera alquanto inquietante, ebbri di febbrile gioia danarosa, e Danny provò l’irresistibile impulso di trovare al più presto il modo di fargli andare di traverso quel sogno ad occhi aperti, magari fino al punto di strozzarlo.

«Dimentichi un particolare.» gli disse semplicemente, scegliendo bene le parole in modo da allungare ancora la conversazione per prendere altro tempo, e anche per cercare di catturarne l’attenzione; se c’era qualche speranza che Uther riuscisse a concludere qualcosa sul come toglierli di lì entrambi al più presto, era necessario che lui continuasse a distrarre Mordecai mantenendo tutta la sua attenzione unicamente su di sé.

L’uomo, che aveva appena ricominciato ad attraversare la stanza ad ampi passi, si fermò e si girò su sé stesso per guardarlo. «E quale sarebbe?»

Danny gli sorrise con vittoriosa minaccia, sperando di risultare ancora più credibile, venendogli così spontaneo il pregustare il momento in cui sarebbe riuscito a distoglierlo almeno un poco dall’idea di avere davanti un radioso futuro di ricchezza e fama a sue spese.

«Per dimostrare a qualsiasi acquirente che sono un mezzo lupo, dovrai farmi cambiare forma davanti ai suoi occhi.» gli fece notare Danny.

Il necromante sbatté un paio di volte le palpebre, appena perplesso. «Sì, è proprio così.» confermò «E quindi?»

Danny alzò un sopracciglio. «E se io non lo facessi? Potrei semplicemente rifiutarmi di mutare forma a tuo comando, per dire?» gli fece presente, come se fosse una cosa ovvia. Il che lo era, almeno per lui: più che ovvio. Mai nella sua vita aveva mutato forma per richiesta o ordine di qualcuno, ed era una delle cose più naturali e normali del mondo per un mezzo lupo, il mutare semplicemente quando lo si voleva, e non certo per desiderio di qualcun altro, figurarsi per capriccio di qualcun altro.

La sensazione di aver appena guadagnato un punto a suo vantaggio svanì come neve al sole quando vide di nuovo quel sorrisetto saputo, soddisfatto e ben poco promettente stirare le labbra dell’uomo.

«Oh… ma io credo che troverò il modo di essere convincente…» gli accennò sinistramente, e Danny lo vide muovere con fredda calma le mani ed estrarre la lama del coltello dalla fodera. Immediatamente tutti i sensi di Danny entrarono in allerta, preparandosi all’attacco, ma con sua sorpresa Mordecai si voltò e si incamminò verso Uther.

«Ad ogni modo, una cosa alla volta. E, prima di tutto, sono spiacente di informarti che il tuo amico qui, invece, essendo banalmente umano, non ha alcun valore sul mercato al quale mi sto riferendo…» proseguì in tono colloquiale il necromante, e Danny realizzò che stava dicendo che aveva semplicemente già deciso di uccidere Uther.

Immediatamente iniziò a tirare con tutte le sue forze contro la resistenza delle catene alle quali era legato e a gridare con tutta la sua voce. «Fermati! Non hai idea di che cosa ti capiterà se solo gli torci un capello, te ne assicuro! Se anche non sarò io a farti fuori con le mie mani, quando arriverà Kumals ti pentirai amaramente…».

Ma dovette interrompersi, realizzando che Mordecai lo stava ignorando totalmente, e che si stava avvicinando ad Uther. Una rapidissima occhiata al pavimento davanti ad Uther rivelò a Danny che la linea bianca segnata col gesso sulla pietra, per quanto estremamente sbiadita, era ancora abbastanza evidente per il contrasto del colore bianco sullo scuro della pietra nerastra, e che quindi il necromante era ancora perfettamente in grado di calcolare a quale distanza mantenersi.

Dal canto suo, Uther vedendolo avvicinarsi col coltello si era alzato in piedi di scatto, e semplicemente aspettava, un poco schiacciato contro il muro, ma comunque pronto a difendersi con tutte le sue forze. Una debole constatazione speranzosa attraversò il cervello di Danny prima che Mordecai arrivasse davanti ad Uther: che quest’ultimo fosse in grado di difendersi bene, dal momento che per accoltellarlo il necromante sarebbe stato costretto ad allungare almeno il braccio armato di coltello oltre la linea tracciata per terra.

L’uomo si arrestò con precisione davanti alla linea, abbassando lo sguardo per controllare con attenzione dove fermarsi per non rischiare di arrivare a portata di Uther, e quando rialzò lo sguardo con calma se lo ritrovò dritto addosso.

Danny guardò sorpreso e con la massima attenzione e il fiato sospeso lo svolgersi della scena: Uther riuscì ad arrivare dritto addosso a Mordecai sebbene questi fosse rimasto dall’altra parte della linea, e subito scattò la zuffa. Uther sfruttò tutto il vantaggio della sorpresa che aveva dalla sua parte per riuscire a sopraffare il necromante, grazie anche al fatto che in quanto a risse a corpo a corpo sapeva più che bene il fatto suo, mentre Mordecai sembrava impacciato e decisamente meno avvezzo a quel tipo di scontro. Danny vide Uther riuscire ad un certo punto a bloccare i fendenti della lama nuda che l’uomo cercava di piantargli addosso intrappolandola in una delle catene che lo tenevano ancora legato al muro, e alla fine anche il necromante dovette rendersi conto, specialmente dopo essersi preso almeno un paio di pugni in faccia, un calcio negli stinchi e un pugno dritto sullo stomaco, che stava decisamente avendo la peggio, perché iniziò a concentrare i suoi sforzi sul sottrarsi all’attacco di Uther piuttosto che a cercare di contrastarlo.

Fu allora che, in rapida sequenza, Mordecai perse la presa sul coltello intrappolato nella catena, che cadde a terra con il sonoro sbattere della lama sulla pietra nuda, e subito dopo riuscì a strattonarsi con sufficiente forza da svincolarsi dalla presa di Uther, lasciandogli tra le dita strette a pugno qualche brandello del camice da lavoro troppo corto che indossava. Ma la forza del contraccolpo con cui riuscì finalmente a sottrarsi ad Uther gli fece un po’ perdere l’equilibrio e lo costrinse a fare diversi passi all’indietro. Quella cantina era abbastanza stretta da far cogliere a Danny la debole possibilità che gli si stava presentando, e che grazie alla prontezza dei suoi riflessi da mezzo lupo riuscì immediatamente ad afferrare.

Facendosi così indietro di riflesso, e ancora troppo concentrato e spaventato dall’aggressione di Uther e dall’inspiegabilità di essa, il necromante stava facendo troppi passi all’indietro, e Danny non perse nemmeno tempo ad abbassare lo sguardo per controllare che i suoi piedi stessero superando la ‘linea di sicurezza’ tracciata davanti a lui: in un balzo prese la spinta e in tutt’uno micidialmente rapido alzò le braccia sopra la testa, unì le mani in un unico pugno, e lo abbatté con forza dritto sulla nuca dell’uomo, in un punto che sapeva essere particolarmente vulnerabile e che gli avrebbe verosimilmente fatto perdere conoscenza per un bel pezzo. I suoi calcoli si rivelarono perfetti al millimetro, perché lo colpì nel punto giusto, e Mordecai si afflosciò all’indietro, finendo dritto sul pavimento di schiena.

Danny si ritrovò a fissare il loro carceriere esanime per terra prima ancora di essersi potuto persuadere che tutto quello fosse veramente successo: non solo come erano appena riusciti a metterlo fuori gioco con relativa semplicità, ma più precisamente come fosse potuto succedere tutto quanto, fin dal momento in cui avevano bussato alla sua porta.

Poi, attirato dal lieve rumore di sottofondo del lieve ansare di Uther, alzò lo sguardo su di lui, per sincerarsi istintivamente che stesse bene. E Uther aveva l’aria di stare più che bene: benché scarmigliato e con un po’ di fiatone, non aveva nessun nuovo livido, a evidente testimonianza che quel necromante da strapazzo non era stato in grado di assestargli nemmeno un colpo, al massimo di graffiargli un poco una guancia, e il coltello giaceva intonso vicino ai suoi piedi. Di fronte al suo sguardo, Uther stesso sembrò ricordarsi in quel momento che fosse opportuno controllare da sé il suo stato, perché si guardò ogni parte del corpo con una rapida occhiata di controllo, prima di tornare a fissarlo, con ancora un po’ di fiatone.

«Bene. Il più è fatto, direi…» constatò allora Uther, con un’ovvietà tranquilla che Danny registrò come semplicemente l’ennesimo particolare assurdo di quelle ore.

«Il più è… come diavolo hai fatto, veramente.» si ritrovò a dire. Forse avrebbe dovuto considerare ancora più bizzarro il fatto che la prima cosa che gli saltasse in mente in quel momento fosse la curiosità di sapere quale trucco avesse usato Uther per riuscire a eludere il sistema di ‘linee di sicurezza’ di Mordecai.

Uther lo guardò un momento come se stesse cercando di interpretare le sue parole, poi realizzò che cosa gli stava chiedendo, e si infilò una mano in tasca, per poi estrarla e mostrargli qualcosa che stava tenendo tra la punta di indice e pollice.

Danny osservo per un momento il frammento di gessetto bianco che Uther gli stava mostrando, chiedendosi se doveva davvero stupirsene a quel punto. Quando decise che perfino l’improbabile doveva pure poter avere un limite, ebbene sì, persino nelle loro vite, si decise a domandargli «E quello come lo hai ottenuto?»

Uther fissò per un istante il pezzetto di gesso, come soppesando qualcosa tra sé e sé, poi alzò appena le spalle nel decidere di ricacciarselo in tasca. «I gessetti possono frammentarsi quando li si usa calcando molto su una superficie così dura come la pietra. Ho trovato questo pezzetto prima, sulla mia linea, quando mi sono svegliato.» gli spiegò, come se non fosse nulla di improbabilmente ed eccezionalmente fortuito.

Danny si limitò ad annuire. Non c’era bisogno di un disegnino per comprendere ora che Uther non aveva mai avuto intenzione di limitarsi a cancellare la linea tracciata da Mordecai, ma anche di disegnarne poi una fittizia, e naturalmente abbastanza vicina a lui ma non troppo, da permettergli sia di ingannare il necromante sia di farlo avvicinare troppo.

«Credo sia meglio che ti assicuri che il nostro “amico” qui sia abbastanza alla tua portata per quando si sveglierà e lo convincerai a liberarci immediatamente…» osservò Uther, accennando con un breve movimento della testa verso il loro carceriere esanime davanti ai piedi di Danny.

Danny sospirò appena, pazientemente, e si chinò in ginocchio accanto all’uomo, per osservarlo più da vicino e cercare di capire ad occhio per quanto tempo sarebbe ancora rimasto fuori combattimento. Fu allora che notò che il corpo era un po’ troppo esanime. Si raggelò. Poi, rapidamente e con movimenti frenetici, gli cercò il battito cardiaco premendogli due dita sulla carotide. Non lo trovò: non c’era alcun battito. Ancora più freneticamente controllò il respiro, di nuovo senza esito, e allora fu preso dal panico, e tutto ciò che riuscì a fare fu alzare uno sguardo di profonda angoscia raggelata su Uther, che ancora lo stava guardando dall’altra parte della stanza.

Per un momento, Uther non capì cosa stesse succedendo, poi ricordò esattamente quando aveva già visto quello sguardo in particolare sul volto di Danny, quella precisa espressione terribilmente vuota, assente e senza speranza.

«Ah…» fu tutto ciò che si ritrovò a dire, non particolarmente brillantemente, per la sorpresa e la disarmante sensazione che quello sguardo di Danny era in grado di produrre su praticamente chiunque lo rivolgesse, o almeno così sospettava. Lo guardò lasciarsi andare all’indietro, sedendosi pesantemente con la schiena contro il muro e gli occhi chiusi, il volto teso in un’espressione indurita, colma di una rabbia sorda e pesantemente rivolta contro se stesso.

Uther sospirò appena, passandosi una mano sulla faccia e imprecando una sua versione di ‘accidenti’ particolarmente colorita. Prese un respiro profondo e cercò qualche parola un po’ più impegnata. «Danny… mi dispiace…» iniziò, ma qualcosa nell’udire quelle sue stesse parole gli fece corrugare la fronte. «No, aspetta un momento. Se quel matto patentato è morto… No, no, no… aspetta un attimo…»

Danny riaprì gli occhi, e lo guardò, sebbene con amara svogliatezza, con una certa attenzione.

«Danny… Danny, guardagli nelle tasche! Subito!» disse Uther, con urgenza, e quando l’altro continuò a guardarlo nello stesso identico modo, evidentemente senza capirlo, aggiunse «Le chiavi, Danny, perdio! Le chiavi di queste stramaledette catene!»

Lo sguardo di Danny si tornò a illuminare un poco nella comprensione di che cosa Uther stava implicitamente dicendo, e di nuovo si riavvicinò al corpo senza vita, e iniziò a frugargli i vestiti con attenzione certosina, mentre Uther seguiva ogni suo movimento quasi trattenendo il fiato.

Dopo lunghi momenti, Danny rinunciò e tornò a sedersi sui talloni, lo sguardo di nuovo fisso e vuoto sul corpo privo di vita. Uther rimase di nuovo senza fiato per un momento, e poi quasi urlò «Per la miseria, cerca meglio!»

Ma Danny scosse appena la testa, e senza nemmeno guardarlo alzò un braccio, il dito puntato verso qualcosa. Uther seguì la direzione indicata, e si ritrovò a fissare il tavolone di legno, sulla superficie del quale, dopo una veloce cernita a suon di ansioso scrutare, individuò un oggetto in particolare: un anello metallico usato come portachiavi per una piccola serie di chiavi dall’aria antica… a colpo d’occhio si sarebbe potuto dire che sembravano appartenere pressappoco alla stessa epoca nella quale dovevano essere state forgiate e affisse al muro le catene alle quali lui e Danny si trovavano avvinti.

Uther impallidì decisamente, quindi si corrucciò, poi tornò di nuovo preda della più totale mancanza di speranza, e alla fine tornò a guardare Danny, che in compenso stava ancora fissando il cadavere come se potesse ridargli vita semplicemente sentendosi abbastanza intensamente in colpa.

«Danny…» lo chiamò infine, piano e con tatto e lentezza Uther. E quando l’altro finalmente rialzò lo sguardo su di lui, richiamato dal suo tono, Uther lo guardò nella maniera più ferma e pazientemente seria possibile. «Non mi… starai dicendo… che hai accidentalmente ucciso l’unica persona che sa che ci troviamo incatenati qui sotto, senza cibo né acqua, nonché l’unica persona tra noi tre che poteva arrivare a quelle chiavi …?»

Solo allora sembrò, agli occhi di Uther, che l’altro fosse veramente ora in grado di realizzare quello specifico particolare, perché vide finalmente un’espressione tornare nei suoi occhi; certamente, si sarebbe sentito molto meglio se quell’espressione non fosse stata, tra tutte quelle possibili, proprio una di orrorificata constatazione del fatto che si trovavano incatenati in una cantina e nessun’altro lo sapeva e poteva venirli a liberare.

 

 

 

Soundtrack: The future’s so bright (Timbuk 3)

(e adoro particolarmente il ritornello di questa canzone, che con tono chiaramente ironico dice ‘Il futuro è così luminoso che dovrò indossare degli occhiali da sole’)

 

Note dello scribacchiatore:

ecco, i capitoli come questo sono quelli che preferisco scribacchiare e che più mi piacciono alla rilettura. Spero che quello che ne è venuto fuori fino a qui piaccia anche a voi che leggete!

In caso ve lo steste chiedendo… no, non traggo alcun piacere dal torturare i miei stessi personaggi… :p  ma se al momento siete dispiaciuti per questi due, forse potreste cambiare idea se consideraste il particolare collaterale di questa situazione in cui si trovano ora… Di quale particolare collaterale sto parlando? Beh, lo scoprirete presto, naturalmente ;)

Al prossimo capitolo, chi vivrà vedrà! (e qui è proprio il caso di dirlo… :p )

 

  
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