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Autore: Charlie McGee    26/03/2017    3 recensioni
L'età adulta. Fuori da Hogwarts, nella vita che li ha portati ad essere esattamente tutto quello che si aspettavano, Hermione Granger e Draco Malfoy si scontrano, e si ritrovano inspiegabilmente a riconoscersi.
Dal primo capitolo:
"La Granger adulta è diversa da come te la ricordavi; chissà perché di lei hai solo l'immagine datata di una ragazzina bisbetica, che aveva scritto 'sanguesporco' in fronte così grande che ti era impossibile ignorarlo. In questa foto, la donna che hai davanti ha solo una vaga somiglianza con quella irritante saputella. Ha un lungo vestito chiaro, stretto sotto il seno, con maniche di broccato rigido; tiene i capelli legati di lato, in una coda che nel mondo magico non s'è mai vista; ha un viso pulito, la bocca rossa ben disegnata e due grandi occhi sgranati. Sono fissi sulla tua mano, ovviamente."
Genere: Drammatico, Introspettivo, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Crack Pairing | Personaggi: Astoria Greengrass, Draco Malfoy, Famiglia Malfoy, Hermione Granger, Scorpius Malfoy | Coppie: Draco/Astoria, Draco/Hermione, Ron/Hermione
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
Capitoli:
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4.

2019

Sei accanto al bovindo della finestra e guardi Astoria che accudisce i fiori del giardino. Ultimamente è così dannatamente presa da quei fiori! Hai il terrore folle che si faccia risucchiare, che diventi come Narcissa. Di vederle sul viso quella stessa espressione spiritata.
Sospiri, scosso, e ti allacci le mani dietro la schiena. Affili lo sguardo quando un movimento sfocato ai bordi del tuo campo visivo cattura la tua attenzione; qualcuno si è appena materializzato di fianco alla fontana in pietra, e, dal momento che non è stato ridotto a brandelli dagli incantesimi di protezione, può voler dire solo che è...  
Hermione Granger.
La osservi stupito districarsi dal soprabito, che nella foga della materializzazione le si è attorcigliato attorno al capo, indirizzare un frettoloso cenno di saluto ad Astoria e sfrecciare letteralmente verso l’ingresso. Tua moglie si drizza e fa un sorriso confuso.
Quando l’irritante ex Grifondoro si attacca al battente dell’ingresso sai in cuor tuo che non avrai mai pace. Congedi l’elfo con un gesto impaziente, rammentandoti quanto lei odi vederli scorrazzare per casa, e spalanchi con un rumoroso sospiro la porta.
Ha il respiro affannoso e il suo temperamento impaziente sta sgomitando per uscire. Ti lancia una sola, indispettita occhiata e poi esclama: “Rose mi odia!”
Hai appena il tempo di farti da parte, visto che la Granger, sbandierando la tipica maleducazione acquisita Weasley, si precipita dentro senza essere stata invitata. Ti richiudi pazientemente il portone alle spalle.
“Mi spieghi come questo dovrebbe riguardarmi?”
Hai un piccolo sospetto: da quando state cercando di tenere in piedi quella ridicola cosa, quella cosa di essere amici, forse rientra fra i tuoi compiti ascoltare le sue lamentele. Dio, com’è sempre stato più facile con Zabini, o con Pansy!
Ma devi aver visto sbagliato, perché Hermione si gira con uno scatto e ti punta contro un dito: “Oh, è tutta colpa tua!”
“Certo, Granger.”, concordi ironicamente, “Ho una grande influenza sul rapporto fra te e tua figlia.”
“Non fare il deficiente con me, Malfoy. Sai benissimo di cosa sto parlando.”
Odi che ti si manchi di rispetto e hai uno scatto involontario, ma ti trattieni. Per quanto sgradita, al momento la Granger è un’ospite.
“Illuminami.”, la esorti spazientito.
Lei sbuffa e noti che le guance hanno la sfumatura rossa di quando è davvero in difficoltà; ti verrebbe quasi da ridere, ma hai idea che sarebbe una mossa fatale.
Hermione stringe le mani a pugno, fa guizzare gli occhi di qua e di là, e alla fine dice: “Se solo... Argh, se solo Scorpius fosse rimasto al suo posto!”
Il nome del tuo rampollo da un milione di galeoni che spunta nella conversazione ti fa diventare un blocco di marmo; istintivamente, ti metti sulla difensiva, in quell’atteggiamento di strenua protezione che scatta automaticamente quando si parla di tuo figlio.
“Cosa c’entra lui?”, proferisci gelido. Una parola di troppo da parte della Granger e tirerai fuori la bacchetta... Ospite o non ospite.
Hermione si ammansisce, guardandoti stralunata. “Non... Lo sai?”
Criptica nei momenti meno opportuni.
“Evidentemente, no.”
Fa schioccare le labbra piena di imbarazzo. Poi, fissando un punto imprecisato del tuo soffitto istoriato, sussurra: “Rose e Scorpius si... Si... Frequentano.”
A posteriori, negherai. In questo momento, ti senti semplicemente come se qualcuno ti avesse rifilato uno schiantesimo al centro del petto. Barcolli, e per qualche secondo la stanza s’inclina pericolosamente in una prospettiva singolare.
“Malfoy?”, la voce della Granger ti giunge da una distanza siderale, incrinata dall’ansia.
Anche se ora sei piuttosto impegnato ad accasciarti sul pavimento... Con una buona dose di teatralità, lo ammetti, malgrado davvero le gambe non ti reggano più.
“Ecco, oddio, lo sapevo! L’ho ucciso!”

Sbatti le palpebre. Sei lungo disteso, ma confidi di avere ancora i battiti. Ricordi tutto, ovviamente, e la prima percezione che ti colpisce è una parlantina sciolta benché frenetica, inconfondibile.
“... che lo sapesse! In caso contrario, non avrei mai neanche tentato di metterlo al corrente così, su due piedi! Certo che svenire...! Forse è un po’ esage...”
“Granger, ‘sta zitta.”
Ti sorprendi di quanto la tua voce esca controllata. Allunghi una mano dietro di te, e premurosamente le dita un po’ viscide dell’elfo Talbott ti sostengono la schiena. Le allontani con un gesto impaziente. Ti hanno fatto stendere sul divano in broccato del salone, e l’intera squadra di elfi ti circonda, assiepata attorno alle gonne di padrona Milady.
Astoria ti mette una mano sul braccio. “Draco, ti senti bene?”
Sbatti le palpebre, soffermandoti sull’espressione afflitta di Hermione. Si è portata le mani alla gola, quasi temesse di vedersi strangolata.
“Si frequentano?”, il significato esatto di quell’espressione babbana ti sfugge, ma sei convinto di averne un’idea abbastanza precisa.
Astoria e la Granger si scambiano uno sguardo allarmato.
“Malfoy, forse sarebbe meglio che ora...”
“Si frequentano?”, ripeti, asciugandoti la fronte. Hai sudori freddi, come ogni aristocratico che si rispetti.
Hermione sospira. “Sì. Sono amici. Diciamo più che amici.”
Per Salazar.
Fai di tutto per mantenere il contegno, ma senti che hai afferrato bruscamente uno dei cuscini del sofà. Maledizione. Perché ne sei così irrimediabilmente urtato? Tolto il fatto che è la figlia di Weasley, naturalmente.
Ricordi Rose dall’ultima volta che l’hai vista, ad una cena a cui ti eri piegato in nome del solito concertino di finte buone intenzioni. Una ragazzina compita, magrissima, con ricci capelli castani e occhi azzurri; non sembrava nemmeno una Weasley. Per tutta la sera era stata appiccicata al fianco della madre, tenendo gelosamente fra le braccia un tomo rilegato. Ricordavi anche che tuo figlio ne parlava spesso, e non ti eri stupito di intuire fra le righe dell’introverso carattere di Scorpius la nascita di un’amicizia; dopotutto, erano nella stessa Casa e avevano caratteri gemelli.
La vera domanda è: perché alla Granger dà così fastidio?
“Non che la notizia mi mandi in estasi”, azzardi un eufemismo, “ma per quel che riguarda te: non dovrebbe renderti felice, alla luce dei nostri rinnovati... rapporti civili?”
Ti alzi lentamente, saggiando la sua reazione: è quella di un topo preso in trappola, e ti fa correre un brivido di sospetto su per la spina dorsale.  
La Granger è un unico fuoco d’imbarazzo. “Ecco, io... Pensavo avresti concordato che... Insomma, Rose è molto fragile...”
Il suo borbottio impacciato s’infrange contro la tua consapevolezza. Adesso hai capito. Adesso sai. Sciocco da parte tua non averlo subodorato immediatamente; d’altronde, doveva poi capitare, dovevi saperlo che iniziare a fidarti delle persone ti avrebbe rammollito.
“È per via di Scorpius.”, realizzi, glaciale, “Perché è figlio di un Mangiamorte.”
Quella parola non viene pronunciata in casa vostra: hai messo il veto. Rimbomba sorda nel salotto di marmo e pietra, ammutolendo tutti. Astoria ha gli occhi così grandi che sembra le vogliano ingoiare la faccia e la Granger è letteralmente sbiancata.
Tenta di parlare, ma tu la precedi, fulmineo: “Non è alla sua altezza, vero, Granger? Oh, non temere. Neppure io avrei mai permesso che mio figlio fosse amico di una lurida sanguesporco!”
Astoria non ti ha mai sentito alzare la voce e accoglie quell’imprevisto scoppio di rabbia con genuino stupore. Pure tu, ad essere sincero. Gli anni hanno limato la ferocia della tua adolescenza, avviluppandola nelle maniere affettate e nei gesti drammatici che sono il marchio di famiglia. In questo momento, però, ti sembra di avere ancora sedici anni, e ti aspetti quasi di vedere gli occhi della Mezzosangue riempirsi di lacrime.
Non accade. Lei, mortalmente calma, proferisce: “Stavo per dire che sono troppo giovani. Comunque, grazie per aver finalmente detto quello che pensi.”
Sei pietrificato. Hai preso un abbaglio grande come tutta la villa. Per qualche secondo sei quasi frastornato, ma non dubiti nemmeno della sua ritrattazione; troppo genuina era l’offesa sul suo volto. L’hai visto accartocciarsi in una smorfia di delusione allo stato puro, ed è stato come sentirsi male di nuovo. Solo che questa volta non hai avuto la grazia di svenire, sei semplicemente rimasto paralizzato a guardarla attraversare il vostro soggiorno, diretta all’anticamera.
Il desiderio di bloccarla, di scusarti perfino, fa a pugni con la tua educazione. Sei stupito, tremante, e dopo anni in cui eri riuscito ad accantonare meticolosamente tutto - la guerra, la tua paura assillante, i tuoi fantasmi - ti ritrovi di nuovo a dover dimostrare qualcosa.
Però non lo fai. Non ti muovi e non la richiami indietro.
Astoria ha capito tutto, sa cosa si agita dentro di te; e agisce al tuo posto, sottraendoti alla responsabilità di decidere.
“Mrs. Weasley!”, esclama, “Aspetti, per favore, sono certa che...”
“Grazie, lady Astoria, ma capisco quando non sono gradita.”
La porta schiocca dietro di lei.

Non è più tornata. Né tu, del resto, hai tentato di ricontattarla.
Stupidi Grifondoro. Se lo portano appiccicato al fondoschiena, l’orgoglio. Però sai anche che i loro umori violenti sono solo passeggeri; ed Hermione Granger, a differenza tua, non è mai stata incline a covare rancore.
Non ti stupisce scorgerla dalla finestra del tuo studio, le mani affondate nelle tasche di un cappotto grigio con cui cerca di difendersi dal vento sferzante. Oggi è caduta una neve precoce; ha ammantato di bianco tutto il parco, consegnandolo alla calma ovattata delle giornate invernali.
La Granger avanza sul vialetto lasciandosi dietro una scia di impronte, e per un folle istante hai l’impressione di rivedere Hogsmeade e le sue stradine candide per le nevicate.
Congiungi le mani sullo stomaco. Non tenti neanche di negare di sentirti sollevato del fatto che sia stata lei a rompere per prima gli indugi. Sono passate due settimane, abbastanza per farti archiviare la faccenda sotto “ormai non me ne potrebbe fregare di meno”.
Aspetti che si faccia introdurre in casa da uno degli elfi, aspetti che bussi alla porta e si annunci. Se avessi anche il minimo sentore di quale sarà la deriva di quell’incontro, non la lasceresti mai farsi avanti; ma sei sinceramente convinto che sia qui solo ed esclusivamente per farsi chiedere scusa, ed hai anche il sospetto che cederai facilmente.
“Buongiorno, Draco.”, esordisce chiudendosi la porta alle spalle. Tu per poco non tiri un sospiro di sollievo: ha ricominciato a chiamarti per nome.
“Hermione.”, ricambi la confidenza e da come sorride capisci di aver fatto centro. La cosa ti lascia un inaspettato calore all'altezza dello stomaco.
“Vuoi sederti?”, la esorti pacato, toccando istintivamente una riga di pergamene sull’angolo della scrivania, come a farle intendere che ti ha interrotto nel ben mezzo di una sessione lavorativa.
“Ti ho mentito.”
Per un secondo credi di esserti lasciato sfuggire un pezzo della conversazione, e le rifili un’occhiata confusa. “Prego?”
Non avevi notato la strana luce febbrile che ha negli occhi.
“Ti ho mentito.”, ripete lei scandendo le parole, nel modo didattico che sospetti usi anche in ufficio, “Sul motivo per cui non volevo che Scorpius e Rose si vedessero.”
Per Salazar, cos’è quest’assurda pantomima?
Decidi di troncarla sul nascere. “Granger, potrei arrivare ad ammettere di aver travalicato qualche limite con le mie parole. Forse...”
“Oh, Malfoy, chiudi il becco!”
L’intimazione è talmente inaspettata che lo fai. Ti zittisci di botto e la osservi calcare il tappeto dello studio, chiudendo e aprendo i pugni come se volesse colpirti. Ma hai abbastanza naso per le sue reazioni da sapere che non è così; sta cercando un modo di zuccherare la gelatina.
Vorresti usare la Legimanzia. Sei sempre stato un grande Occlumante, e sai di avere talento anche per la disciplina sua simmetrica. Però qualcosa ti dice che non vuoi davvero sapere quello che sta per dirti.
Non fai in tempo, comunque, a fermarla; la Granger decide per te e parla.
“Non volevo che Rose e Scorpius si vedessero per il loro rapporto, ma per... Per il nostro.”
Deglutisce e gli punta addosso uno sguardo ardente che sembra voler dire: ‘Capisci, Draco. Ti prego, non farmelo dire.’
Ti secca ammetterlo, ma per una volta nella tua vita i sottointesi e le allusioni non funzionano, così nessun campanello ti suona in testa e tu devi andare a tentoni.
“È per i nostri trascorsi? Mio figlio non è me, Granger.”
“No, io... Lo so, non intendevo...”
Non l’hai mai sentita incespicare con le parole, forse è turbata.
Vorresti essere accomodante, invece ti esce uno dei tuoi rimbrotti aspri: “Non tergiversare, parla.”
E lei lo fa.
“La nostra per me non è soltanto un’amicizia.”
Nello studio esplode un silenzio pesante come piombo. Senti le sopracciglia sollevarsi con sgomento di fronte quell’ammissione, perché ora l’hai compresa perfettamente. Le guance rosse, la voce tremante, l’aria da cervo cacciato... Tutti indizi inequivocabili.
No, la Granger non ti sta dicendo che ti considera alla stregua di un fratello. Ti sta dicendo che ti considererebbe alla stregua di un marito.
Non ti sei accorto di aver risucchiato l’aria in un singulto ben poco signorile. Espiri.
“Ah.”, che nel tuo contorto linguaggio di sottointesi significa ‘Per Salazar, Granger! Dimmi che è tutta una tremenda presa per i fondelli’.
Sei letteralmente ghiacciato sul posto. Non hai mai saputo come giocare a carte scoperte, tu sei il maestro degli inganni! Un’ammissione del genere equivale a rovesciare il tavolo da gioco e scappare con le puntate.
Ma la Granger è stupida. E Grifondoro. Era ovvio che avrebbe reagito così, qualora si fosse resa conto di aver covato un sentimento più romantico della semplice stima reciproca.
Però, forse - la cosa ti crea un’illusione piacevole - non è davvero così. Magari lei lo crede, perché è impulsiva, e si è sempre vista circondata da maghi e streghe mediocri. Quando finalmente tu le hai concesso di confrontarti alla pari con te, ha scoperto un rispetto e una stima che non aveva mai tributato a nessun’altro. Non amore, no. Li solo confusi con l’amore.
Glielo dici con calma serafica, aspettandoti una sua immediata realizzazione. Che non arriva. Ti fissa sbigottita come se le avessi proposto di schiavizzare un’intera genia elfica.
“Malfoy, non sono cretina. So riconoscere quando qualcuno mi piace in quel senso.”
Basta. Salazar, prendimi con te.
Di conversazioni sgradevoli la tua vita è sempre stata costellata. Ma questa. Questa le supera di gran lunga tutte, perfino le udienze col Signore Oscuro.
E poi lei, che ti fissa imbambolata come aspettandosi da te una soluzione.
“Granger.”, articoli di ghiaccio, “Perché accidenti sei dovuta venire a dirlo a me?”
Si stringe nelle spalle, come l’incurante distruttrice di pomeriggi che è.
“Perché era la cosa giusta da fare.”
La Cosa Giusta: l’eterna, indistruttibile fissa della casata rosso-oro. Pensavi che la sua sete di perfezione morale si fosse chetata con l’esercizio della Magisprudenza, invece sia mai che Hermione Granger non trovi il modo di rovinarti l’esistenza facendo la Cosa Giusta.
Forse si rende conto di aver detto una sonora sciocchezza, perché arrossisce e inizia a parlare a raffica: “Oh insomma, lo sai. Non mi sembrava corretto continuare a frequentarci quando io avevo aspettative diametralmente opposte alle tue.”
Ti pare che un peso ti si levi dal petto. Perlomeno si è resa conto dell’assurdità della sua confessione; grazie a Salazar non pensava che tu potessi ricambiare. Quello sarebbe stato orribile. Ingestibile. L’avresti sicuramente affatturata sul posto.
Così è più facile, ti senti persino un filo meno a disagio.
“E Ronald?”, accenni noncurante, per vedere fin dove la sua contorta riflessione si è spinta.
Incantesimo dolente, da come è arrossita e ha distolto lo sguardo.
Scrolla le spalle. “Non siamo in ottimi rapporti, al momento.”
Indagare ancora significherebbe dare troppa udienza a quello scherzo sentimentale. Non ne hai alcuna intenzione, dunque torni al succo del discorso.
“Cos’hai intenzione di fare, ora?”
“Non lo so. Ho bisogno di tempo per pensare.”
Quasi tiri un sospiro di sollievo quando poggia la mano sul pomello della porta. Prima di uscire, però, si gira di scatto con uno sventolio di capelli.
“Non dirlo a nessuno.”
Scompare prima che tu abbia il tempo di promettere, ma dovrebbe saperlo.
A chi dovrei dirlo?


Hai dovuto - come sempre - prendere in mano la situazione. Non potevi permettere che quella sua assurda... inclinazione perdurasse. Così hai chiuso i rapporti, recisi di netto, come hai sempre fatto quando una persona diventava pericolosa.
‘Alla luce delle mutate circostanze, ritengo sia il caso che non ci frequentiamo più.’
Hai svolazzato in fondo al foglietto uno sgorbio di firma, l’hai laccato e infilato in una busta spedita l’indomani. Quando il tuo falchetto si è lanciato fuori dalla finestra hai provato un’insolita sensazione di sordo rammarico. Non era la prima volta che troncavi un’amicizia (il Ministero, covo di serpi come pochi posti, pullula di doppiogiochisti che ti tieni accanto... E di gente sincera che liquidi il prima possibile), ma con tua somma sorpresa ti sei reso conto che era la prima volta che t’importava.
La Granger era divenuta una costante quasi sopportabile nella tua vita. Si era integrata con i tuoi sguardi minacciosi, la tua riservatezza, aveva quasi fatto passare in secondo piano il fatto di essere una babbana. Supponi che certe distinzioni, dopo la Guerra, per alcuni siano sacrilegio; ma alla fine hai avuto la conferma: cattivo sangue non mente.
Però non hai avuto ripensamenti. Nessuno, tu sei un Malfoy. Hermione non ti ha cercato, anzi, è sembrata quasi sollevata quando un paio di settimane fa l’hai incrociata nell’atrio del Ministero, con quel suo tailleur babbano di dubbio gusto. Ti ha fatto un cenno di cortesia e ha tirato dritta.
Astoria non ha detto nulla, forse perché è già accaduto che tu e la tua conoscenza non vi vedeste per lungo tempo. Non è trascorso nemmeno un mese dalla sua visita in studio. Solo, di tanto in tanto, tua moglie si produce in osservazioni del tutto fuori luogo, come: “Ti vedo teso, Draco. Problemi al lavoro?” - Oppure, orrore!, chiede: “Stai bene?”
Questa sera si è accomodata accanto a te sul sofà del vostro Salone privato, con quelle maniere da damina che ammiri in lei.
Astoria è sempre stata una moglie come non potevi desiderarne di migliori; credi che, in fondo, una parte di lei perfino ti ami. Non in senso romantico, assoluto, ché dopotutto l’amore romantico è materiale per la letteratura babbana e nient’altro; però in una maniera profonda, tanto che sai che darebbe la vita per te. Tu, d’altronde, faresti lo stesso. Sai bene che non è l’amore dei tuoi genitori... loro, malgrado il matrimonio combinato, malgrado tutto, si erano trovati. Erano due bacchette dai nuclei complementari. Tu e la tua consorte siete più nuclei gemelli: vibrate sulla stessa lunghezza d’onda, ma non sarete mai capaci di attrarvi.
Non ti stupisci quando intreccia le sue dita alle tue, in un gesto complice che si permette solo nel privato. È infantile, nei sei consapevole, ma ti lascia un senso di calma.
“Non vuoi dirmi cosa sta accadendo.”, è una constatazione, non una domanda.
Scrolli le spalle con vaga irritazione. Certo che non vuoi dirglielo. Supponi che anche con tutta la sua calma purosangue non prenderebbe bene le esternazioni che ti ha fatto la Granger. E inoltre, realizzi sorpreso, l'intera faccenda ti provoca ancora una vaga sensazione di colpevolezza.
"Non c'è nulla da dire.", chiarifichi stringato, cercando di scrollarti di dosso quell'idea.
Astoria glissa e tu ringrazi ogni possibile antenato. Nessuno mai dovrà venire a sapere di quell'increscioso incidente. Tu e la Granger tornerete a essere gli estranei che siete sempre stati, con buona pace del tuo equilibrio interiore e del suo confuso sentimento.
E non ti fiderai più: certe streghe, come ti aveva insegnato tua madre a suo tempo, sono pericolose anche senza la bacchetta.



Note dell'autore
Lo so: ho aggiornato con imperdonabile ritardo. Se non altro, il capitolo è abbastanza lungo. Purtroppo ho avuto vari problemi personali e la storia è passata in secondo piano.
Ad ogni modo, eccoci arrivati ad un punto cruciale. Ero indecisa se spezzare ulteriormente il capitolo ma mi è parso che così avesse un suo senso complessivo. Diciamo che è il primo vero momento di confronto, di emersione di certi sentimenti evidentemente più che espliciti.
Come vedete, ho finalmente fatto il salto temporale che avevo in mente. Nella primissima stesura l'avevo inserito senza esitazioni: nell'economia complessiva della narrazione calzava a pennello. Adesso, con la storia che rispetto all'idea originale si è ramificata, ero molto dubbiosa, ma in ultima penso che abbia ancora un senso (dilata gli eventi, dà un'idea sfumata di come il rapporto si sia evoluto senza descriverlo in ogni passaggio).
Il prossimo aggiornamento deve essere puntuale - me lo impongo.
Buona lettura.
Charlie


   
 
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