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Autore: TheSlavicShadow    27/03/2017    5 recensioni
Aveva fatto un errore. Un errore che aveva portato a diverse conseguenze, tra cui il suo allontanamento da Manhattan e dalla vita che aveva condotto fino a quel momento. Un errore che lo aveva portato in una fattoria dimenticata da Dio e dagli uomini nel bel mezzo del North Carolina.
{Superfamily!AU no powers! - Steve/Tony+Peter}
Genere: Introspettivo, Sentimentale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Altri, Peter Parker/Spider-Man, Steve Rogers/Captain America, Tony Stark/Iron Man
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'Safe in my hands'
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Osservava dal finestrino della macchina la cittadina in cui aveva passato diversi anni. Davanti a loro le ombre degli alberi creavano dei disegni particolari sull’asfalto. A intervalli regolari veniva colpito dalla luce o dall’ombra. E se non fosse stato circondato da voci, risate e musica, avrebbe finito per fare di quel viaggio qualcosa di molto più filosofico. Probabilmente si sarebbe messo a pensare all’ultima volta che aveva viaggiato così. Avrebbe pensato alla sua fuga da New York. Avrebbe pensato a tutte le cose giuste e sbagliate che erano successe.

Ora non ci riusciva.

Riusciva solo a sorridere mentre la voce eccitata di Peter riempiva la vettura. Il ragazzo aveva iniziato a leggere tutta la storia del MIT, dalla sua fondazione fino alle notizie più recenti, quando stavano per uscire dall’autostrada per addentrarsi a Boston e raggiungere poi Cambridge. Tony non riusciva a fermarlo, anche se quella storia l’aveva sentita milioni di volte mentre era a lezione.

Con un paio di telefonate alle persone giuste era riuscito ad ottenere l’incontro con un paio di docenti e la visita guidata del campus nonostante fosse domenica. Essere Tony Stark aveva i suoi vantaggi, soprattutto quando eri uno degli studenti più brillanti che avessero mai camminato per quei corridoi. Anche se in questo caso a nessuno era importato dei suoi meriti studenteschi. Lo sapeva bene, anche se gli piaceva ogni tanto illudersi. Era solo il nome di Tony Stark che contava.

Steve era entrato nel parcheggio riservato ai docenti prima di spegnere il motore e voltarsi verso i suoi compagni di viaggio. Li guardava seriamente e soprattutto Tony.

“Sei sicuro che non ci saranno giornalisti?”

“Sicuro.” Tony era sceso dalla macchina alzando gli occhi al cielo. Aveva telefonato ad un professore che ai tempi era stato un semplice assistente, ottenendo il ruolo una volta che il docente precedente era andato in pensione. Una delle poche persone con cui Tony era davvero rimasto in contatto una volta che aveva finito gli studi. Era la persona a cui mandava tutti i testi che doveva pubblicare sulle riviste, per fargliele correggere come se fosse ancora un adolescente. “Coraggio, Capitano. Godiamoci la giornata come due bravi genitori che portano il figlioletto in giro per il suo futuro campus.”

“Io mi sono già innamorato di questo posto.” Peter era sceso dalla macchina e in un attimo gli era accanto. “Dai, Steve. Non abbiamo molto tempo!”

“Abbiamo tutto il tempo del mondo. Siamo in anticipo di ben venti minuti.” Anche Steve era sceso dalla macchina, chiudendola subito dopo e avvicinandosi a Tony e Peter. Il moro lo aveva guardato e gli aveva sorriso. Era felice che Steve fosse lì con loro, anche se in un primo momento il soldato non ne voleva sapere di accompagnarli.

“Così mi rovini la reputazione, Steven. Io sono sempre in ritardo di almeno venti minuti.”

“Questa è una pessima abitudine, spero che tu te ne renda conto.” Steve si era incamminato, seguendo Peter che sembrava avere il diavolo alle calcagna. Il ragazzo guardava tutto nel vero senso della parola. La sua testa si muoveva velocemente da una parte all’altra e Tony si era sentito nostalgico.

Aveva odiato Howard quando lo aveva iscritto all’università senza dargli alcuna scelta, ma la prima volta in cui aveva messo piede al campus si era comportato proprio come si comportava Peter ora. Guardava tutto. Assimilava la posizione di ogni edificio e albero. Quella sarebbe stata la sua nuova casa. Un luogo in cui per almeno quattro anni avrebbe vissuto solo per studiare scienza. E per il Tony quattordicenne non c’era stato nulla di meglio. Poteva affinare la propria tecnica. Poteva avere a disposizione un vero laboratorio, dei veri attrezzi. E non cercare di costruire qualcosa con materiali di scarto.

E poteva essere davvero libero. Fare quello che gli pareva con i tempi che voleva. Non era bloccato a dover studiare dei programmi scolastici troppo semplici. Poteva studiare cose difficili. Poteva studiare quello che gli piaceva e dedicarsi solo a quello.

Quel luogo era stato la sua casa per diversi anni. Prima aveva vissuto nei dormitori dell’università. E poi aveva preso un appartamento per finire i vari dottorati, attaccato al campus perché fondamentalmente era troppo pigro per vivere più lontano.

“Quello è l’edificio in cui ho vissuto con Rhodes.” Aveva indicato uno dei dormitori. A distanza di così tanti anni poteva ancora ricordare esattamente quale era la finestra della loro vecchia stanza. “Terzo piano, quartultima finestra da sinistra.”

“Dev’essere interessante vivere nei dormitori.” Peter gli aveva trotterellato accanto, felice quanto lo era Krypto quando qualcuno gli lanciava la palla.

“Lo è moltissimo. Almeno per me lo era. E avere come compagno di stanza uno come Rhodes era fantastico. Non dovevo neppure mettere la sveglia al mattino perché mi svegliava lui ogni giorno. E poi avevamo la stanza sempre invasa di materiali di vario tipo. E libri. E i fumetti sparpagliati ovunque. E ti lascio solo immaginare quante maratone abbiamo fatto invece di studiare. Ogni volta che non sapevamo cosa fare mettevamo su la trilogia originale di Star Wars.”

“Quando torniamo a casa facciamo una maratona così? Ma guardandoci tutti i film, perché a me sono piaciuti anche i prequel, i sequel e gli spin-off.”

Tony aveva sorriso guardando il ragazzo. Non poteva neppure dissentire dalle sue parole, anche se solo qualche settimana prima lo avrebbe fatto. Stupidamente, perché lo sapeva che quello era un pensiero sciocco, l’idea di avere un posto accogliente e caldo in cui tornare gli piaceva. Quella casa sperduta tra gli alberi gli aveva dato quella calma e quella serenità che non aveva provato da anni. Definire casa quel luogo non era tanto male. Era diversa dal luogo in cui era cresciuto. Era molto diversa dai luoghi in cui aveva scelto di vivere una volta adulto.

Poter definire casa quel luogo lo riempiva di gioia e terrore.

“Certo che ce li guardiamo tutti. Costringiamo il nostro bel Capitano a prepararci degli stuzzichini e a vedersi tutti i film con noi.”

“Ti odierà se lo costringi.”

“Oh, ma poi lo costringiamo anche a vedere tutta la saga di Peter Jackson.” Tony aveva voltato la testa verso Steve che gli camminava accanto. L’uomo scuoteva leggermente la testa mentre li ascoltava. “Dai, se non ti piace Star Wars almeno Il signore degli anelli deve piacerti. Vivi in un posto che pare la Contea!”

“Non avevi detto che sembrava La casa nella prateria o la fattoria dei Kent a Smallville?”

“E tu anche memorizzi tutte le stronzate che escono dalla mia bocca?” Aveva inarcato un sopracciglio, mentre Steve sorrideva e scuoteva ancora la testa.

“Sei impossibile, Tony.”

“Stavolta hai fatto tutto tu.” Aveva sorriso a sua volta mentre guardava l’uomo che gli camminava accanto. E gli occhi di Steve si erano posati su di lui, causandogli un brivido lungo la spina dorsale. Se un solo sguardo era capace di tanto, iniziava a chiedersi come sarebbe stato una volta che fossero davvero arrivati al dunque. Si sarebbe completamente sciolto sotto i suoi tocchi e Steve avrebbe potuto fare tutto ciò che voleva di lui.

“E così hai studiato qui?” Steve continuava a guardarlo, mentre lui si infilava le mani in tasca e alzava le spalle.

“Howard sapeva di avere un genio per le mani e quindi dove se non qui? Ci sono molte università che valgono, ma il MIT ha anche il prestigio del nome, non solo della qualità. E uno Stark al MIT è un’ottima trovata pubblicitaria.” Aveva sospirato, guardando di nuovo Steve. Steve lo guardava con dolcezza, con comprensione. E in quel momento avrebbe solo voluto allungare la mano e sfiorargli il viso prima di baciarlo. “Mi sono divertito a studiare qui, tuttavia. Ho costruito il mio primo robot in questo posto. E ho conosciuto Rhodes. E ho fatto alcune cose davvero stupide mentre ero qui, ma fa parte del crescere, no?”

“Indubbiamente. Spero che Peter non prenda esempio da te.”

“Mi sono laureato summa cum laude in tutto quello che ho deciso di studiare, grazie.” Aveva fatto il finto offeso, spostando lo sguardo verso Peter. Il ragazzo camminava ancora qualche passo davanti a loro.

“Sei sicuro, Tony? Mantenerlo qui è una spesa non indifferente.”

“65.000 dollari all’anno, dollaro più dollaro meno.” Non toglieva gli occhi dalla schiena del ragazzo che gli camminava davanti. “E’ una spesa che posso fare e che voglio fare, ok? Ho così tanti soldi sul conto in banca che non so più neppure io per cosa usarli.” Si era passato una mano tra i capelli. “Sia io come Tony Stark che come le Stark Industries doniamo molti soldi per borse di studio o altre opere di beneficenza. Spesso non so neppure io per cosa, ma serve per tenere buona l’opinione pubblica che sappiamo bene entrambi non è proprio una mia grandissima fan. Peter è una cosa diversa. E’ più un capriccio mio per vedere fin dove può arrivare con quella sua testa. Sono sicuro che in futuro se non viene a lavorare per me potrebbe essere un concorrente da non sottovalutare.”

“Se tu gli chiedessi di lavorare alle Stark Industries penso gli verrebbe un colpo, sai?”

“Oh, dici? Allora gli propongo di venire a fare uno stage estivo.”

“Immagino ne sarebbe davvero molto felice.”

“Possiamo farlo anche subito. Andiamo fino a New York in ogni caso e posso telefonare a Natasha per fargli fare un giro nella sede di Manhattan. E noi due possiamo stare un po’ da soli.” Aveva fatto un sorrisetto malizioso solo per veder arrossire l’altro uomo. Steve aveva spostato lo sguardo e questo aveva solo fatto sorridere di più Tony. Senza pensarci aveva appoggiato una mano sul braccio di Steve, facendolo così arrossire di più.

“Potete flirtare dopo? Io vorrei visitare ogni aula di questo paradiso.” Peter si era voltato verso di loro, guardandoli male e cercando di fargli venire probabilmente il senso di colpa.

“Sì, sì, arriviamo. Quanto sono impazienti i giovani d’oggi. Non hanno nemmeno un briciolo di rispetto per gli adulti.”

“Nemmeno tu hai rispetto per gli adulti, Tony.” Steve aveva sorriso mentre lo superava e si avvicinava all’adolescente.

“Gli adulti sono teste di cazzo e mi comporto di conseguenza.”

“Giuro che ti laverò la bocca col sapone se non moderi il linguaggio.”

Steve aveva voltato la testa verso di lui, inarcando un sopracciglio mentre lo guardava male. E lui non poteva fare altro che sorridere, allungando subito il passo per raggiungere Steve e Peter.

 

♡♡❤♡♡

 

“A cosa stai pensando?”

La voce di Steve lo aveva risvegliato dai propri pensieri. Stava guardando fuori dal finestrino la notte che si faceva sempre più scura, mentre della lieve musica dava almeno un po’ di vita alla macchina. Peter si era addormentato ad un certo punto, probabilmente troppo stanco dall’aver girato tutto il giorno per il campus senza fermarsi neppure un attimo.

“Non tornavo al MIT da diverso tempo. Ho sempre rifiutato di partecipare ai loro seminari o conferenze.” Lentamente aveva voltato il viso verso il biondo. Steve lo aveva guardato un solo istante con la coda dell’occhio per concentrarsi di nuovo sulla strada di fronte a loro. “Mi chiedono di andare lì e parlare con quei ragazzi, cercando di fargli discorsi motivanti e questo tipo di cose, ma non è una cosa che fa per me. Non riesco a motivare me stesso a fare qualcosa figuriamoci gli altri.”

“Non riesco a capire se lo pensi davvero o se è solo una delle tue maschere verso il mondo, se devo proprio essere sincero.”

Tony lo aveva guardato, incuriosito dalle sue parole. Avrebbe voluto allungare la mano e appoggiarla su quella di Steve che stringeva il cambio, ma non era sicuro fosse la cosa giusta. Non sapeva mai quale fosse esattamente la cosa giusta da fare. Voleva fare un milione di cose diverse, ma c'era sempre la paura a bloccare ogni suo gesto. Soprattutto quando si trattava di persone che non voleva perdere.

“Dai, Steve, che insegnamento posso dare io a qualcuno? Mi sono dovuto nascondere da te perché non sono capace di portare avanti la mia esistenza in modo normale.”

“È per la signorina Potts?”

Steve lo aveva interrotto e lui aveva sentito il cuore perdere un battito. Aveva abbassato lo sguardo. La mano di Steve era così vicina alla sua, ma non avrebbe mai potuto prenderla.

“Non so cosa vi sia successo, Tony. Sembravate davvero una coppia splendida.”

“Sembrare e essere sono due cose molto diverse.”

Steve lo aveva fatto. Steve aveva spostato la mano dal cambio e l'aveva appoggiata sulla sua prima di stringerla lievemente. Gli piaceva il calore che sprigionava.

“Credevo che Pepper sarebbe rimasta. Se è rimasta con me mentre ero in fondo al baratro, pensavo che lo avrebbe fatto anche mentre ero al top.” Si era passato la mano libera sugli occhi. Non voleva parlarne. Non era bravo a parlare di queste cose. “All’inizio andava tutto molto bene. Sul serio. Mi ha aiutato molto a superare quello che è successo in Afghanistan, il tradimento di Stane, l’operazione. Anche nei momenti peggiori mi è rimasta accanto. E poi puff. Non aveva più tempo per me, ma la colpa era mia che lavoravo troppo. Sono io quello che è impossibile da gestire e con cui non puoi fare progetti a lungo termine. E alla fine se n’è andata. Di punto in bianco. Eppure ho cercato di essere un buon partner, di non farle mai mancare nulla. Ma...”

“Ci ha perso solo lei.” La stretta sulla sua mano si era fatta più forte. “E se le cose non funzionano è colpa di entrambi. Questo almeno è quello che ho capito dalla mia modesta esperienza con le donne.”

“E’ quello che mi hanno detto tutti. La colpa è di entrambi, ma io riesco a vedere solo la mia colpa. Per questo non volevo rimanere da te, perché sapevo che avrei rovinato tutto.”

“Non mi pare tu abbia rovinato qualcosa, Tony.” Steve lo aveva guardato di nuovo. Poteva perdersi in quello sguardo, in quell’azzurro così puro che erano i suoi occhi. “Credo di essere abbastanza grande da poter scegliere da solo con chi stare.”

“Almeno non arrossire così mentre lo dici. Non sembri convincente, lo sai?”

“Pensavo che farmi arrossire fosse il tuo nuovo hobby.”

Aveva sorriso. Steve gli aveva sorriso. Un piccolo timido sorriso che gli aveva stretto il petto. Non meritava quella persona, se ne rendeva conto ogni giorno sempre di più. Non meritava quel sorriso caldo e quello sguardo dolce. Ma Steve glieli donava in ogni caso.

“Chissà come arrossirai una volta che saremo tra le lenzuola del tuo letto.”

“Tony!” Steve era arrossito subito. Le sue guance si erano tinte di una bella tonalità di rosso e Tony non aveva potuto fare altro che ridacchiare. “Non dire queste cose con Peter così vicino!”

Non meritava affatto di avere accanto ad una persona come Steve Rogers, eppure Steve Rogers non stava facendo nulla per allontanarlo. Gli stringeva la mano e guardava di nuovo la strada. Aveva intrecciato le dita con le sue e Tony avrebbe potuto diventare dipendente da quel calore così rassicurante. Era passato davvero molto tempo da quando si era sentito così in presenza di qualcuno.

“Però è vero. Sarai sicuramente così rosso che riderò tantissimo e quindi non riusciremo a concludere nulla.”

“Giuro che se non stai zitto ti butto dalla macchina in corsa.”

“E poi hai detto che non l’hai mai fatto con un uomo. Chissà se saprai dove mettere le mani.”

“Tony.”

“Ho abbastanza esperienza, tranquillo. Ti esplicherò tutte le gioie del sesso gay.”

“Tony.”

“Chissà se mi rimprovererai anche mentre le mie labbra saranno attorno al tuo---”

“Tony!”

Il moro era scoppiato in una fragorosa risata mentre le guance di Steve assumevano una tonalità di rosso ancora sconosciuta sulla scala cromatica.

“Giuro che ti abbandono sull’autostrada al prossimo autogrill. Te lo giuro.”

“E potresti vivere senza la mia esaltante compagnia? Potresti tornare alla tua monotona vita da insegnante di storia dell’arte?”

“La mia vita è abbastanza esaltante anche senza di te, grazie.”

Tony non aveva neppure provato a trattenere un’altra risata. Quei piccoli battibecchi quotidiani con Steve erano diventati qualcosa di così normale che si era chiesto come aveva potuto passare tutta la sua vita senza averne. Quella sensazione di calma che gli dava la presenza di Steve era qualcosa che forse aveva desiderato da sempre. Ne era sempre più convinto, non meritava affatto una persona come Steve Rogers accanto, ma non poteva neppure rinunciare a lui in quel momento.

Aveva stretto la mano del biondo, godendosi il resto del viaggio fino a New York quasi in silenzio.

 

♡♡❤♡♡

 

May Parker non era affatto come se l’era immaginata. Da qualche parte nella sua testa aveva formato il pensiero di una donna in avanti con l’età, magari quasi una vecchietta innocua che non avrebbe fatto altro che tirare le guance a Peter e a Steve una volta che li avesse visti davanti alla porta di casa senza darle alcun preavviso. Qualche carezza e l’invito a bere tè e biscotti si erano trasformati in uno sguardo duro quando la donna aveva aperto la porta d’ingresso incrociando le braccia al petto. Li aveva squadrati tutti e tre e Tony si era sentito come un ragazzino che aveva appena combinato una marachella e veniva colto in flagrante.

Tony sapeva che la donna lo stava osservando e studiando. Sentiva i suoi occhi su di sé anche se lui evitava di guardarla.

“Entrate prima che il quartiere si riempia di giornalisti.”

Non se lo erano fatti ripetere due volte entrando in casa non appena la donna si era spostata dalla porta.

“Wade Wilson me l’ha dovuto dire.” May Parker era andata verso la cucina, avvicinandosi alla macchina del caffè e dando le spalle a tutti e tre. “Neanche una telefonata per dirmi cosa diavolo succede in North Carolina. Come se non fossi già preoccupata abbastanza ad avervi entrambi così lontani.”

“Zia May…” Peter le si era avvicinato e aveva messo una mano attorno alle sue spalle. “Tu mi avresti creduto se ti avessi detto che Tony Stark era da noi? Neppure Wade mi ha creduto finché non l’ha visto con i propri occhi.”

Tony aveva osservato la donna appoggiarsi lentamente al ragazzo, poggiare la testa sulla sua spalla e le sue spalle che si alzavano e abbassavano a causa di un lungo sospiro.

“No, non ti avrei creduto in un primo momento. Ovvio che non ti avrei creduto visto che tutti i giornali riportano notizie sulla sua vacanza in qualche posto esotico.”

“North Carolina. Esoticissimo.” Tony aveva inarcato un sopracciglio guardando Steve, il quale aveva solo scosso la testa.

“May, non avrebbe dovuto saperlo nessuno. Wade l’ha scoperto per caso, presentandosi come al solito senza preavviso.”

“Tony mi ha portato a Boston.” Peter aveva sorriso alla donna che ora lo stava guardando. “Visita guidata al MIT. Ci credi? Ho visto tutti i laboratori di chimica. Sono enormi e super attrezzati. Tipo i laboratori nei film.”

“MIT?” Tony aveva notato le sopracciglia di May aggrottarsi preoccupate e poi si era voltata verso di lui. Si era allontanata da Peter e si era mossa nella sua direzione. Per un attimo a Tony era sembrata una leonessa che voleva proteggere il suo cucciolo e che per lui l’unica salvezza fosse quella di darsi alla fuga. E poi May Parker si era fermata di fronte a lui e gli aveva porto la mano. “Perdoni i miei modi, signor Stark. Sono May Parker, e cosa significa che siete stati al MIT?”

Tony aveva stretto la mano alla velocità della luce, terrorizzato all’idea di mettersi contro quella donna. “Piacere, signora Parker. La prego, mi chiami semplicemente Tony.” Le aveva sorriso. Aveva cercato di essere il più naturale possibile ma quella donna lo stava mettendo in soggezione.

“Zia May, possiamo parlarne seduti a tavola.” Peter si era mosso. Aveva preso le tazze per il caffè e aveva guardato i tre adulti. “Prepariamo la cena o la ordiniamo?”

“Peter Parker, cosa vuol dire ordiniamo? Sei tornato a casa e vuoi mangiare qualcosa di non preparato da me?”

Tony aveva tirato un sospiro di sollievo quando la donna aveva portato tutta la sua attenzione sul ragazzo. Per un po’ almeno sarebbe sopravvissuto.

“Andate a guardare la tv mentre io preparo la cena. Coraggio, fuori dalla mia cucina.” La donna gli aveva fatto un gesto con la mano e loro tre avevano levato le tende velocemente.

“Che grinta che ha tua zia. Dovrei assumerla contro i paparazzi. Sono sicuro che li manderebbe via nel giro di un paio di secondi.” Tony aveva solo allora tolto il cappellino e gli occhiali da sole che aveva indossato prima di scendere dalla macchina per nascondere la propria identità a qualche vicino curioso.

“Saprebbe sicuramente come tenerli a bada.” Steve si era subito impadronito del telecomando, cambiando canale e trovando una trasmissione sportiva.

“Sul serio? Anche oggi? Non possiamo goderci una giornata senza te che trovi una partita di baseball da guardare?” Tony gli si era seduto accanto, mentre Peter occupava la poltrona.

“Penso che la troppa scienza di oggi gli abbia dato alla testa e ora deve ritornare alla normalità.”

“Simpatico.” Steve aveva lanciato un cuscino al ragazzo, che ridendo l’aveva preso al volo. “Trova tu qualcosa che non sia un programma per casalinghe.”

“A Tony potrebbe servire. Magari impara a cucinare.”

“Tony ha Steve che cucina per lui.” Il moro aveva sorriso al ragazzo, battendo leggermente con la mano sulla coscia di Steve. “Non mi farebbe mai morire di fame. O almeno lo spero.”

“Un giorno dovrai crescere e occuparti da solo della tua alimentazione.”

Tony aveva sorriso al biondo. Gli piaceva quando Steve faceva il duro, perché si era reso conto di quanto in realtà Steve fosse una brava persona e cercasse di fare sempre del bene verso il prossimo. Anche Steve Rogers era molto diverso da quello che sembrava a primo impatto.

“Mi farete venire il diabete da quanto siete melensi. Era quasi meglio quando non vi sopportavate.” Peter aveva fatto una smorfia di disgusto, osservando il modo in cui il braccio di Steve passava attorno alle spalle di Tony e lo attirava lievemente a sé.

“Anche quello è durato molto poco grazie al mio fascino, non è vero Steven?”

Steve era arrossito e non aveva spostato gli occhi dalla tv mentre sia Tony che Peter lo osservavano. Tony aveva stretto ancora un po’ la mano sulla sua coscia.

Quei piccoli gesti erano tantissimo. Non era solito averne dai suoi partner. Neppure con Pepper ne aveva avuti in tutti gli anni in cui erano stati assieme. Non sedevano abbracciati sul divano a guardare stupidi programmi tv di cui a nessuno interessava molto. Con Steve era tutto diverso. Tutto nuovo e se ne stupiva come fosse possibile. Alla sua età uno doveva aver già vissuto tutto, invece si ritrovava in una situazione che lo faceva sentire come un ragazzino.

Passare così tanto tempo assieme ad una persona, vivere sotto lo stesso tetto e non averci ancora fatto sesso, per lui era qualcosa di inconcepibile. Se qualcuno glielo avesse detto che avrebbe avuto una relazione simile, fatta solo di baci e lievi carezze, gli avrebbe riso in faccia con gusto. Invece ora trovava questi gesti una delle cose più belle del mondo.

Forse per la prima volta si sentiva davvero apprezzato come persona.

Poche settimane. Erano bastate solo poche settimane e la sua vita era totalmente cambiata, e per una volta a lui sembrava in meglio.

Voleva soltanto bearsi di quei momenti che stava passando con Steve. E voleva davvero credere che mai nulla si sarebbe messo tra di loro.
   
 
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