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Autore: Despicable Meggs    28/03/2017    2 recensioni
Una bella casa.
Una fantastica moglie e due figli.
Un ottimo lavoro.
Ma poi le cose cambiano.
Tony e Ziva sono sposati, hanno una famiglia felice e le cose vanno bene. Finché Tony non viene richiamato dall'esercito per servire la patria. Come evolveranno le cose? Riuscirà la coppia a sopravvivere nonostante la separazione?
Storia TIVA (al solito io scrivo solo quelle XD), con tanto family e tanto love... E ANGST. Senza angst non è una mia storia XD
Genere: Angst, Generale, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altro Personaggio, Anthony DiNozzo, Un po' tutti, Ziva David
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 21

Data la mia lunga (molto, molto, molto lunga assenza) prima di lasciarvi alla lettura del capitolo penso sia il caso di scrivere un breve riassunto dei precedenti capitoli. Non so chi di voi abbia letto la mia storia e non so chi, seppur avendola letta, si ricordi di cosa parla.
Bando alle ciance, ecco il riassunto:
Tony e Ziva sono fluffosamente sposati, hanno due figli, Noah e Lily e vivono la loro vita tra il lavoro e la famiglia.
Tutto procede felicemente finché un giorno Tony riceve una lettera dall'esercito che lo richiama alle armi. *DRAMA*
Lui è riservista ed è costretto a partire lasciando a casa la famiglia, nonostante la riluttanza di tutti.
Tuttavia, anche se tra alti e bassi, la vita matrimoniale da separati di Tony e Ziva procede decentemente. Riescono sempre a sentirsi per telefono e Tony torna anche a casa per le vacanze di Natale sorprendendo tutti awwwww *-*
A causa di un incontro romantico molto ravvicinato, Ziva rimane anche di nuovo incinta... Altro tiva baby in arrivo *lancia confetti*
Le cose sembrano andare per il meglio, Tony scopre pure che proprio un mese prima della nascita del suo terzo figlio potrà tornare a casa, questa volta per sempre. AYE. 
 
Ma quando le cose sembrano andare per il meglio, ecco che giunge DRAMA 2.0. 
Tony parte per una missione e il suo elicottero precipita e viene dato per morto. Ziva e tutti gli altri vengono subito avvertiti di quello che è successo e per lo stress Ziva entra in travaglio dando alla luce il loro terzo figlio chiamato Joe Anthony (momento di raccoglimento).
Nonostante gli screzi, Eli raggiunge la figlia e le dice che ha mandato una squadra, compresa di Malachi, per cercare il corpo di Tony.
Ed ecco che avviene il primo miracolo: trovano Tony in gravissime condizioni ma è vivo! 
Ovviamente però, siccome la storia la scrivevo io, non poteva andare tutto così liscio. Una volta che Tony viene portato in ospedale le sue condizioni precipitano e i medici dicono che non ci sono più speranze che si svegli dal coma. 
Così viene presa la decisione di staccare le macchine che lo tengono in vita e lasciarlo andare.
Ma a nessuno va a genio questa idea, specialmente a Lily che decisa a non mollare riesce inaspettatamente a far aprire gli occhi al padre...
 
 
 
"Lily, come hai fatto?" aggiunse.
"I miracoli succedono ogni giorno, ima" rispose.
"La mamma di Luke non poteva più avere figli e ora ha un bimbo dentro la pancia. Lei lo ha voluto tanto ed è successo. E io volevo tanto che papà si svegliasse. Devi sempre crederci" aggiunse.

"Amore" bisbigliò Ziva mentre tornava a stringerla forte.

E in quei minuti che sembrarono ore tutti quanti continuavano a fissare sia Lily che Tony, chiedendosi come fosse possibile quello che era appena successo.
Che fosse un miracolo o qualcos'altro a nessuno interessava, a tutti interessava solo che Tony fosse vivo e che potesse restare con loro ancora a lungo.

 
Passarono una decina di minuti in cui Ziva, i suoi figli e tutti gli altri rimasero in silenzio a guardare i medici che, ancora increduli per quello che era accaduta, giravano attorno a Tony prelevandogli sangue e analizzando i dati che tutti i macchinari a cui era attaccato riportavano. 
Non riuscivano a vedere il volto di Tony, c’era troppa gente dentro la stanza. Ma potevano vederlo muovere le braccia e le gambe. 
 
Ziva pensò tra sé e sé che già questo fosse un miracolo. Era precipitato con un elicottero da chissà quale altezza e aveva avuto un’emorragia cerebrale, sembrava impossibile che ora si muovesse. 
 
Noah, che in quel momento era in braccio a Gibbs fu il primo a parlare, interrompendo il silenzio. 
 
“Lily, sai fare le magie? Perché non me lo hai mai detto” disse ingenuamente.
 
La bambina avrebbe voluto rispondergli, ma non riuscì a mettere insieme due parole e formulare una frase di senso compiuto. 
Dentro di sé aveva tanti sentimenti contrastanti. Era felice di aver contribuito a svegliare il padre, era incredula e credeva di stare sognando e allo stesso tempo era terrorizzata da tutta quella situazione. Le provocava così tanta ansia che non riusciva a ragionare; l’unica cosa che riuscì a fare fu stringere ancora di più sua madre che in quel momento le stava accarezzando la schiena cercando di calmarla. 
 
“Lily non sa fare magie, ma oggi ha salvato papà. Non so come ma lo ha fatto” disse Ziva ancora sotto shock. 
 
Ritornarono tutti in silenzio, a fissare il letto di Tony in attesa di un responso dei medici.
Non ci volle molto prima che il medico, che fino a poco meno di mezz’ora prima era pronto a staccare le macchine che tenevano in vita Tony, uscisse dalla stanza, anche lui con un’espressione molto confusa sul volto. 
Istintivamente si voltarono tutti verso di lui e lo accerchiarono, mettendolo ancora più a disagio di quanto già non fosse. Volevano tutti sapere cosa fosse appena successo, volevano risposte.
 
“Se volete che vi spieghi perché è successo quello che avete appena visto, sappiate che nemmeno io per il momento ho una risposta. Sono sconvolto e sorpreso quanto voi” iniziò togliendosi i guanti che aveva ancora addosso.
“Posso però dirvi che al momento le funzioni cerebrali dell’agente Dinozzo sono pressoché normali. E nonostante la devastante situazione del suo cervello e del suo corpo fino a pochi minuti fa, anche le sue funzioni motorie sono rimaste inalterate. Il che dal punto di vista medico è impossibile” aggiunse.
 
Ziva tremava, per l’ansia, per lo stress. Per l’adrenalina che andava e veniva. Temeva che tutto il discorso che il medico stava facendo conducesse ad un finale con altre brutte notizie.
Brutte notizie, ormai era abituata solo a quelle. Non riusciva a pensare positivo, nemmeno ora che Tony era più vivo che morto, al contrario di pochi minuti prima in cui era decisamente più morto che vivo. 
Si compiacque con sé stessa per non essere ancora crollata a terra e per essere riuscita a tenere in braccio la figlia per tutto quel tempo. 
 
“E ora che facciamo?” chiese Senior quasi leggendo nella mente Ziva e anticipando la domanda.
“Ora eseguiamo qualche test, facciamo una risonanza magnetica e se tutto resta inalterato lo stacchiamo dal respiratore per vedere se riesce a respirare da solo” rispose.
 
A quelle parole Lily si irrigidì. 
Quando la madre aveva cercato di spiegarle che avrebbero dovuto lasciare morire il suo papà, le aveva detto che avrebbero staccato la macchina che lo aiutava a respirare. E ora lei, piccola e non certo esperta di medicina, aveva frainteso credendo che fossero ancora tutti decisi a lasciare morire Tony.
 
“No!” urlò alzando la testa e fissando il medico.
“Che c’è tesoro?” le chiese Ziva mettendole una mano sul volto e obbligandola a guardarla negli occhi.
“Perché volete uccidere di nuovo papà? Ora è sveglio, ora non potete farlo! Lasciate stare il mio papà!” implorò disperata. 
 
Ziva stava per iniziare a spiegare che non volevano uccidere Tony, ma che le cose avevano preso una piega così diversa e migliore che con grande probabilità Tony ora poteva respirare da solo. 
Ma Eli andò in aiuto della figlia, vedendola devastata e sul punto di crollare.
 
“Lily, nessuno vuole fare male al tuo papà. Al contrario, il dottore ci sta dicendo che lui sta meglio e che la macchina che lo aiutava a respirare forse non gli serve più” disse con parole semplici. 
 
La bambina lo guardò, confusa ma più calma. 
“Scusa” disse semplicemente, rivolgendosi al medico mentre tornava ad appoggiare la testa sulla spalla della madre. 
 
A quel punto il medico, sentendosi osservato spiegò che dovevano portare Tony a fare la risonanza magnetica. Disse che la cosa avrebbe richiesto tempo e che se voleva Ziva avrebbe potuto seguirlo. 
Lei annuì, insicura se le gambe le avrebbero retto nel tentativo di camminare. Ma voleva essere con suo marito ad ogni costo, era disposta a seguirlo anche su una sedia a rotelle. 
 
Eli si affrettò a prendere Lily dalle braccia della madre, con non poche difficoltà.
 
“Dai piccolina, vai con il nonno. La mamma deve stare con papà e assicurarsi che tutto vada bene. Poi torno da te, te lo prometto” le disse cercando di passarla a suo padre.
"Mamma, non lasciare morire papà di nuovo" disse mentre Eli la sistemava tra le sue braccia.
 
A Ziva si spezzò il cuore nel sentire quelle parole e si sentì anche molto in colpa. Aveva deciso lei di staccare le macchine e ora pensava che se non fosse stato per la figlia, Tony a quell'ora sarebbe già stata morto quando invece non era destino che accadesse.
 
Salutarono Ziva e si diressero tutti nella sala d'attesa. 
Abby, che fino a quel momento non aveva detto una parola, le si avvicinò e, prima di raggiungere gli altri, l'abbracciò.
 
"Andrà bene. Da adesso in poi andrà tutto bene" le disse.
 
Voleva calmarla. Conosceva Ziva e sapeva esattamente come stava in quel momento. Da brava agente del Mossad aveva sollevato una facciata di apparente quiete e freddezza, ma sapeva che era fragile almeno quanto sua figlia. 
 
Aveva così tanta paura. Temeva che Tony peggiorasse di nuovo, che morisse e che questa volta nemmeno Lily sarebbe stata in grado di svegliarlo.
Strinse forte Abby, voleva dirle grazie ma se avesse aperto bocca sarebbe scoppiata a piangere. E non voleva farlo.
 
Quando anche Abby ebbe raggiunto gli altri, Ziva fece un profondo respiro chiudendo gli occhi per un attimo.
Non si era accorta che Senior era rimasto con lei. Era vicino alla porta della stanza di Tony, aveva deciso che sarebbe rimasto con Ziva per starle vicino in questo momento sempre più difficile. E in più quello era anche suo figlio e voleva essere con lui, ora più che mai. 
 
Proprio quando Senior stava per avvicinarsi a Ziva i medici uscirono spingendo il letto di Tony verso l'ascensore.
Sentendo rumore Ziva riaprì gli occhi e istintivamente guardò verso il letto di suo marito. È incrociò il suo sguardo.
Vide i suoi magnifici occhi chiari, gli occhi di cui si era innamorata fin dal primo giorno. Lo fissò intensamente, quanto gli era mancato poter guardare suo marito negli occhi. In più sapeva che ora bene o male Tony era sveglio e a sentire i medici con grande probabilità era capace di intendere e volere. Sperò davvero che fosse così e che Tony l'avesse riconosciuta. Quanto avrebbe voluto correre e abbracciarlo e non staccarsi più, ma sapeva che ora era necessario che i medici lo visitassero e capissero in che condizioni era.
Cercò di trasmettergli amore e coraggio mentre lo guardava, sperando che dai suoi occhi non trasparisse il terrore e l'ansia che invece provava.
 
Pochi istanti dopo Senior fu di fianco a Ziva, giusto il tempo di lasciar passare il letto su cui era sdraiato il figlio.
 
"Vieni, Ziva. Seguiamoli" le disse facendola tornare alla realtà.
 
In quel momento era ancora in un mondo suo, ma la voce di Senior la fece ripiombare nella situazione in cui si trovava.
Non appena si rese conto che non era sola si rilassò, almeno un pochino. Avrebbero affrontato la cosa insieme ed era ciò di cui aveva bisogno.
 
Tuttavia le bastarono tre passi per rendersi conto che non sarebbe andata lontana. Lo sapeva che non avrebbe retto.
Da quando quel giorno aveva messo piede in ospedale aveva iniziato a non sentirsi bene. Prima la consapevolezza di lasciar morire suo marito, vedere i figli disperati e sentire le grida strazianti di Lily e ora lo stress di aspettare e capire se le notizie erano buone o cattive, aveva raggiunto il limite sopportabile.
 
"Senior" disse smettendo di camminare e appoggiandosi al suo braccio.
"Dimmi" inizio lui voltandosi.
 
Ma poi la vide, pallida e con la fronte imperlata di sudore.
Si era messa una mano davanti agli occhi, il mondo girava intorno a lei ad una velocità troppo elevata per poterli tenere aperti. Le gambe erano sempre più deboli, faticava a reggersi in piedi.
 
"Ziva, che succede?" le chiese.
 
Le farfugliò qualcosa, sempre più debole.
 
"Ti senti male?" domandò sempre più consapevole del fatto che Ziva fosse sul punto di svenire.
"Io..." provò a dire lei senza però terminare la frase.
"Ti devi sedere" affermò Senior che senza esitare l'aveva già avvolta con il braccio per dirigerla velocemente verso una delle sedie poco distanti.
 
Arrivarono alle seggiole appena in tempo, qualche secondo in più e Ziva sarebbe crollata a terra, sopraffatta. 
Senior lasciò che si appoggiasse a lui. Appoggiò la testa sul suo petto mentre lui la stringeva a se ricordandole di respirare in modo tranquillo e regolare.
Le ci vollero almeno una decina di minuti per riprendersi e riuscire a parlare, minuti durante i quali Senior non mancò di calmarla e rassicurarla.
Riaprì gli occhi quando fu sicura che la testa non le girasse più, odiava quella sensazione. Le dava la nausea e le impediva di concentrarsi e parlare.
 
"Va meglio?" le chiese Senior vedendola più presente.
"Si... No. Dipende a cosa ti riferisci" rispose.
"Mi riferisco al fatto che sei praticamente collassata mentre camminavamo" le disse cercando di guardarla in faccia per capire se stava davvero meglio o era solo la tipica Ziva, che dice che sta bene in ogni caso.
"Allora si, va leggermente meglio" disse staccandosi da Senior per la prima volta in dieci minuti.
"Scusami" si affrettò ad aggiungere.
"Per cosa dovrei scusarti?" chiese lui confuso. Nom capiva proprio il motivo di queste scuse.
"Ci siamo persi Tony e i medici solo perché non so reggere la tensione. Scusa" disse scocciata.
 
Senior le prese la mano.
 
"Per prima cosa, la tensione la reggi più di tutti noi messi insieme. Hai affrontato l'inferno in questo ultimo periodo, concediti di cedere una volta ogni tanto" iniziò.
"Inoltre hai partorito da poco, ti devi occupare di tre figli di cui due capiscono cosa sta accadendo e soffrono e ti devi far carico anche del loro dolore e stress. Credimi non hai nulla di cui scusarti" aggiunse.
"E dimmi, da quanto non mangi Ziva?" concluse conoscendo già la risposta.
 
Rimase zitta per un po' prima di rispondere.
 
"Non te lo dico, altrimenti ti arrabbi" disse con un mezzo sorriso.
 
Senior sospirò, poi le fece una carezza sui capelli. Non se la sentiva proprio di rimproverarla e in fondo la capiva anche.
 
Così invece di farle una ramanzina in quel momento alquanto inutile, le lasciò la mano e si alzò.
 
"Ora io ti vado a prendere un tè e un pacchetto di biscotti. Tu mi aspetti qui senza muoverti di un millimetro. Non ci tengo a trovarti svenuta a terra, da sola" le disse.
"Non importa, sto bene ora. Andiamo da Tony" ribatté.
 
Sapeva che Ziva avrebbe risposto così, ma era deciso a non mollare. Gli bastava Tony in un letto di ospedale, non voleva vedere anche Ziva ricoverata per aver sbattuto la testa a seguito di un mancamento.
 
"Ziva. Vuoi andare da Tony? Stargli accanto e aiutarlo? Bene, ma non puoi farlo in queste condizioni. Perché se ora ci alziamo e camminiamo tu tra due passi sei punto e a capo. Ora stai qui buona, mangi qualcosa e poi andremo da lui" disse convinto.
 
Ziva annuì, in fondo Senior aveva ragione. Lo aspettò seduta, tenendo gli occhi chiusi e pregando dentro di se che le cose potessero andare bene.
 
Un tè zuccherato, tre biscotti e quindici minuti dopo Senior e Ziva erano davanti alla sala d'attesa della stanza della risonanza magnetica.
Ziva fissava la porta della stanza impaziente che il medico uscisse e le dicesse qualcosa. Impaziente di sapere se avrebbe mai potuto parlare di nuovo con suo marito o se avrebbe dovuto volare basso con le speranze.
 
"Quando Tony saprà con che coraggio hai affrontato tutto questo, sarà ancora più fiero di essere tuo marito" le disse Senior.
"Non ne sarei così sicura, ho preso io la decisione di lasciarlo morire. Mi odierà" rispose.
"Non lo farà. Se tu hai preso questa decisione lo hai fatto per il suo bene, perché sapevi che era quello che avrebbe voluto lui. Sono certo che ne abbiate parlato in passato. In più, la decisione è stata anche mia" la rassicurò.
 
Rimase in silenzio a riflettere sulle parole di Senior. Di nuovo aveva ragione; si arrabbiò con se stessa per non essere in grado di ragionare lucidamente.
 
"Quando Tony saprà quanto suo padre è stato presente e di aiuto in questo periodo, sarà ancora più orgoglioso di essere tuo figlio" rispose lei appoggiando la testa sulla spalla di Senior.
 
Rimasero così, in silenzio e in attesa di avere notizie di Tony.
 
 
Nel frattempo, nell'altra sala d'attesa tutti aspettavano di vedere comparire Ziva e Senior con qualche buona notizia, magari.
 
La posizione più difficile era quella di Eli, in quel momento. 
Aveva in braccio la nipote, che nonostante le rassicurazioni della madre si agitava sempre di più ogni minuto che passava.
Noah, al contrario si era addormentato in braccio a Gibbs, fortunatamente.
 
"Lily, ora devi smettere di piangere, fare un bel respiro e rilassarti" disse Eli alla bambina.
"Perché non provi a chiudere gli occhi e a riposare, come fa tuo fratello" aggiunse.
"Perché non so se il mio papà è vivo o morto!" gridò sempre più arrabbiata.
 
Continuava a piangere e gridare, implorava di essere riportata da Ziva e di vedere Tony. Tutte cose non possibili al momento.
Presa da un momento di agitazione, cercò di divincolarsi dalle braccia del nonno per provare a correre via. 
Ma lui la fermò appena in tempo. 
 
Ormai avevano provato tutti a tranquillizzarla, Abby, Ducky, persino Jerry che si era unito al gruppo una volta ricevuto la notizia che forse c'era ancora qualche speranza per Tony.
Erano arrivati al punto di pensare di chiamare un medico e farle dare un calmante. A parte la confusione che stava creando, avevano paura che si sentisse male se continuava a piangere. 
Ma per fortuna Mcgee ebbe un'idea.
 
"Lily, perché io e te non andiamo a trovare il tuo fratellino mentre aspettiamo che torni la mamma?" le propose sperando che lo stesse a sentire.
 
È fortunatamente funzionò, Lily smise lentamente di piangere e dimenarsi e lo guardò annuendo.
Forse spostare la sua attenzione su qualcosa che le piaceva aveva funzionato.
 
"Vieni in braccio a me allora? Così andiamo da Joe" le suggerì prendendola in braccio.
"Andiamo dal mio fratellino. Anche lui avrà voglia di compagnia, no?" commentò mentre si avviano verso gli ascensori.
Quando arrivarono alla stanza in cui Joe era sistemato con tutti gli altri neonati il sorriso ricomparve sul volto di Lily. Ora che non era più nell'incubatrice da qualche giorno lo potevano prendere in braccio, così Mcgee fece sedere Lily su una seggiola e glielo mise tra le braccia.
La prima cosa che la bambina fece fu dare un bacio in fronte al fratellino.
 
"Come è morbido" disse guardando Mcgee.
"E profumato" aggiunse.
"È molto bello" rispose lui osservando più Lily che il bambino.
 
Era sorpreso da come Lily fosse serena adesso che aveva il fratellino in braccio. Si ricordava di come era stata felice quando era nato Noah, ma non pensava che fosse così presa da un neonato. 
 
"Zio Tim, possiamo portarlo a casa?" domandò.
"Ancora no, ma vedrai che i medici lo lasceranno tornare a casa presto" la rassicurò.
"Zio Tim, puoi aiutare tu la mamma a montare la culla? Joe doveva nascere tra un po' e a casa ancora non c'è nulla di pronto... Ci aiuti tu?" chiese preoccupata.
"Ma certo tesoro, sono sicuro che vi aiuteremo tutti" le rispose.
 
Lily sorrise, soddisfatta.
 
"Vuoi prenderlo in braccio anche tu? Se gli accarezzi il pancino è tutto felice" gli disse.
 
Rimasero lì a lungo, Lily era calma e Mcgee sapeva che Ziva non sarebbe tornata tanto presto. Quindi ne approfittò per tenere tranquilla la bambina e coccolare il piccolo Joe, che da quando era venuto al mondo era stato solo in mezzo a delle tragedie.
 
Ci volle più di un'ora prima che il medico uscisse dalla stanza per la risonanza magnetica. Ora in cui Senior e Ziva non si mossero di un centimetro.
Scattarono in piedi insieme non appena videro il medico e subito dopo Ziva si accorse che forse era meglio se si risiedeva, non stava ancora troppo bene. 
Ora il cuore le batteva all'impazzata, voleva che il medico parlasse. Quella suspence la uccideva.
 
Anche Senior e il medico si sedettero, pronti ad iniziare una conversazione che speravano fosse positiva.
 
"La prego mi dica che c'è qualche speranza" lo implorò Ziva.
 
Senior le strinse la mano, era agitato quanto lei in quel momento.
 
"Quello che posso dirvi è che le condizioni del cervello di suo marito sono decisamente migliorate. Siamo sicuri che sarà già in grado di respirare da solo, ma siamo altrettanto sicuri del fatto che almeno all'inizio avrà problemi a parlare ed esprimersi. Dovete dare tempo al suo cervello di guarire completamente, quindi se quando lo vedrete non riuscirà a comunicare non disperate. Abbiate pazienza" rispose il medico.
 
"Ma si ricorderà di noi? Non è che ha dimenticato tutto? E se avesse dimenticato come si fa a parlare e scrivere?" iniziò Ziva molto preoccupata.
"Non so dirle se avrà problemi di memoria o no, quello che posso dirle è che visto come stanno andando le cose ora sono fiducioso che tornerà a parlare come prima. Ma come avrete capito da soli il cervello umano è spesso imprevedibile, quindi non ci resta che aspettare e vedere" disse il medico molto onestamente.
 
"Quando lo porterete in camera e lascerete che respiri da solo?" chiese Senior che aveva voglia di rivedere suo figlio.
"Penso che in una mezz'ora sarà di nuovo in stanza, giusto il tempo di sistemarlo e riportarlo" rispose il medico.
"Anzi se volete andare ad aspettarlo lì, vi raggiungiamo tra poco" aggiunse. 
 
Un po' più sereni e con grande calma i due raggiunsero la stanza di Tony, impazienti di vederlo e capire a che punto del recupero fosse.
 
"Ci riconoscerà vero?" domandò Ziva a Senior.
"Io penso che ti abbia già riconosciuta, giudicando il modo in cui ti ha guardata" la rassicurò.
"Questa storia è un incubo. Voglio tornare a casa con mio marito e mio figlio al più presto" ammise.
 
Tony arrivò più velocemente del previsto. Era sempre sveglio, con gli occhi aperti e si guardava attorno.
Ziva pensò che fosse un buon segno, almeno sembrava che capisse dove si trovava e cosa stesse succedendo.
 
Tony continuò a guardarsi attorno finché non vide il padre e Ziva. Poi bloccò lo sguardo su di loro.
In meno di un secondo furono entrambi al suo fianco. Ziva gli strinse la mano continuando a guardarlo negli occhi.
 
"Andrà tutto bene, figliolo" gli disse Senior dandogli un bacio sulla fronte.
"Noi siamo qui per te" aggiunse Ziva cercando di sorridere.
 
Speravano davvero avesse compreso le loro parole.
 
"Se siete pronti procederei" disse il medico in procinto di staccare la macchina che aiutava Tony a respirare.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 






Note dell'autrice:
 
TORNAI CON IMMENSO E IMPERDONABILE RITARDO.
Potrete mai perdonarmi? 
L'ultimo aggiornamento di questa storia risale al 17/08/2015 O.o 
Ora non pensate che me ne sia scordata ma ho avuto un blocco di idee e poi avevo esami, esami e ancora esami. Poi mi sono laureata e ora studio di nuovo. 
Ma... Ho sempre pensato a questa storia e quanto mi irritasse non averla finita. Io odio non finire le cose e quindi ci ho messo più di un mese ma ho partorito questo capitolo.
Immagino vi foste ormai scordati di questa storia e non vi biasimo u.u Ma ho intenzione di finirla, dopo questo restano quattro capitoli di cui uno è per 3/4 finito quindi la completerò così sarò più serena.
CHIEDO PERDONO. -.-" 
 
Spero che chi seguiva la storia sia ancora qui per vederne la fine. Tra l'altro sono pessima pessima pessima perché vi avevo lasciato sul più bello, quando Tony si svegliava.
Non si può, avete il diritto di insultarmi. Fate pure.
 
Detto ciò mi scuso di nuovo e ringrazio che ancora si ricordava della storia e leggerà questi ultimi capitoli.
Non vi abbandono più prima di arrivare alla fine della storia, prometto. Parola di scout.
 
Baci, Meggie.
 
  
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