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Autore: Niacchan    28/03/2017    0 recensioni
L’umanità così come noi la conosciamo è dominata dal Bene e dal Male, dagli Angeli e dai Demoni. Un tempo, però le leggi che governavano questa mondo erano diverse, tutto era immerso nella Luce, nella Beatitudine, in molti hanno cercato una spiegazione, ma nessuno è arrivato alla Verità.
Questa è la storia di due entità dominate dalla Lussuria, dalla Superbia, dall’Amore e che per i loro capricci trascinarono l’umanità in una terra dominata dalla discordia, dalla guerra e dalla Morte. L’Amore li aveva condotti in una strada senza uscita in cui l’Oscurità era l’unica sovrana, e Oscurità divennero.
La loro pena fu peggiore della morte: Lui fu costretto a vagare per l’eternità, di corpo in corpo, nel mondo che aveva corrotto privato della propria memoria; Lei fu costretta a non dimenticare il tradimento subito e a ucciderlo ogni volta senza mai riconoscerlo.
Ma un segreto verrà svelato e un nuovo tradimento getterà di nuovo il mondo nel caos, la guerra investirà sia i Cieli che la Terra, nessuno verrà escluso.
Demoni e Angeli come non li avrete mai visti, in una storia che ha le sue fondamenta nell’origine dell’Universo.
Genere: Drammatico, Erotico, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Harry Styles, Louis Tomlinson, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: Cross-over, Lemon, OOC | Avvertimenti: Contenuti forti, Non-con, Violenza
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“Né di questo né di quell’altro mondo m’importa. Sia quel che sia.”
 -Amleto, Shakespeare
 
Sbuffai irritata, mentre camminavo per le strade di Londra a passo veloce, non sapevo dove mi trovavo e non avevo la più pallida idea di dove si trovasse la mia casa per questo periodo.
Enlil, il mio adorato fratellone, mi aveva inviato l'indirizzo su uno di questi aggeggi umani, chiamati cellulari, e non avevo idea di come funzionasse era totalmente diverso dall’ultima volta che ne avevo usato uno. Gran parte degli abitanti del mondo al piano inferiore, tra cui me, si scambiava messaggi tramite i famigli o attraverso qualche demone inferiore, diciamo che preferivamo i metodi antichi. Soprattutto lo Zio Satana.
Camminando mi ritornò in mente la conversazione che avevo avuto neanche poche ore fa con lo Zio:
 
“Lucifer!” aveva invocato il mio nome, con la sua voce vigorosa lo Zio, tanto che aveva rimbombato in tutto il grande salone fatto d’opale con sfumature tra il blu e il rosso e il pavimento fatto d’onice a scacchi rosso e nero.
Sbuffando mi ero voltata verso di lui mentre mi stavo limando le unghie: “Che c’è, non vedi che sono impegnata?” Non mi ero preoccupata di essere cortese come tutti gli altri, e neanche mi ero curata dello sguardo di rimprovero che mi aveva rivolto. Non mi era importato niente. Mai.
“Ho un compito per te” aveva detto alzando gli occhi al cielo esasperato, ormai anche lui si era arreso al mio caratteraccio.
Sentendo quelle parole, avevo buttato la limetta per terra alzandomi di scatto dalla sedia e mi ero leccata le labbra mentre un brivido di eccitazione mi aveva attraversato la schiena.
“E quale sarebbe, Zietto?” avevo domandato con un ghigno sulle labbra, avvicinandomi al suo trono d’ossidiana nera.
 
Mai avrei pensato che Zio Satana mi mandasse sul mondo al pieno di mezzo per aiutare Enlil nel suo compito, io avevo già i miei doveri cui badare, non mi potevo occupare anche di questa sciocchezza! Appena avrei trovato quel dannato, l’avrei rispedito a calci nell’Inferno e incatenato per l’eternità alle pendici del Tartaro con le arpie a rosicchiargli il fegato.
Sbuffai di nuovo, mentre giravo in vicolo meno affollato, anzi era stranamente troppo silenzioso e vuoto per essere una via della caotica Londra.
“Lucy sai in quale luogo stiamo andando, vero?” mi domandò una voce fioca da sopra la mia spalla.
Scossi la testa e alzai gli occhi al cielo irritata: “Non osare più chiamarmi con quel nomignolo Lily, altrimenti ti do in pasto al troll a guardia del primo girone”.
“Sei proprio una stronza!” esclamò Lily, tirandomi una ciocca di capelli bianchi.
Sgranai gli occhi sorpresa da quel gesto, quella maledetta fata mi faceva imbestialire perché diavolo me l’ero portata dietro?
Le lanciai un’occhiataccia, mentre lei impaurita mi lasciava andare i capelli e si librava in volo davanti ai miei occhi, con le sue alette trasparenti con qualche venatura dorata.
“Dovresti cambiare il colore delle tue iridi per mescolarti di più con gli umani, quei tuoi occhi spaventano ogni passante, Lucy” affermò con le mani sui fianchi la fatina di si e no quindici centimetri e dalla pelle perlacea, mentre mi scrutava con i suoi occhi lilla come i suoi capelli.
Aveva davvero una boccaccia e anche molto coraggio a parlarmi in questo modo o forse era solo stupida?
Scossi la testa irritata, era normale che i miei occhi incutessero terrore, io ero pur sempre Lucifero ma Lily questa volta aveva ragione. Gli occhi rossi su questa terra non erano normali ed io dovevo esserlo il più possibile per confondermi tra questa gente.
“Senti Lily, dopo che avremmo trovato la casa di Enlil, penseremo a queste sciocchezze e magari andremo a gare un po’ di compere, ma per adesso sta zitta, altrimenti ti do davvero in pasto al troll”.
Lily mi guardò sconcertata e irritata allo stesso tempo, e indicandomi con un ditino strillò: “Allora avevo ragione tu non hai la più pallida idea di dove stiamo andando!”
Mi girai dandole le spalle, lasciandola brontolare e insultarmi da sola, avevo la strana sensazione di essere osservata ed io raramente mi sbagliavo.
Scrutai attentamente il vicolo in cui mi trovavo, qualcosa mi diceva che non ero più sola. Feci cenno a Lily di ammutolirsi e lei stranamente mi diede ascolto, anche lei doveva aver avvertito il pericolo. Con i sensi in allerta e pronta ad attaccare, continuavo a scrutare la stradina buia, sperando che chiunque fosse, facesse la prima mossa. E così fu.
Un gancio destro stava per colpirmi il viso, tempestivamente lo parai e cercai di contrattaccare con un calcio allo stomaco, ma lo sconosciuto non era uno sprovveduto e si scanso velocemente di lato schivandolo. Se l’avessi colpito, sicuramente sarebbe svenuto adesso.
Sbuffai, non mi andava per niente di combattere appena arrivata sulla terra.
Inclinai la testa di lato e lo squadrai con un ghigno sul volto, il ragazzo era davvero carino, ma non il mio tipo. Peccato, avevo pensato di risparmiarlo. Dimostrava si e no diciotto anni e aveva i capelli biondo cenere rasati ai lati e un ciuffo corto al centro, gli occhi color del mare e un fisico scolpito tanto che la t-shirt gli stringeva i bicipiti e faceva notare i pettorali sodi.
Mi leccai le labbra, sorridendo astuta e dissi con voce roca: “Sarebbe davvero un peccato ucciderti, ma forse farò uno strappo alle regole e se te ne andrai senza mai guardarti indietro ti lascerò vivere, cacciatore”.
Il ragazzo ricambiò il sorriso e sfrontato replicò: “Non mi lascerai mai scappare un demone come te, ti ucciderò”
Io davvero ci provavo a essere gentile, ma questi cacciatori erano sempre così egocentrici e sicuramente quello di fronte a me peccava anche di stoltezza se non aveva capito chi ero.
Sbuffai di nuovo, non mi andava di sporcarmi le mani.
“Che c’è stai tremando dalla paura, demone” domandò ironico il cacciatore, guardandomi dall’alto in basso.
Inclinai la testa di lato e lo guardai torva, adesso mi stava facendo davvero arrabbiare.
“Tu non sai contro chi ti stai mettendo, ragazzino” dissi sprezzante, mentre mi scostavo i capelli dalla spalla.
“Siccome oggi mi sento clemente ti do un’ultima possibilità di andartene per la tua strada con tutti gli arti attaccati al corpo e soprattutto con ancora un cuore ti che batte nel petto”.
Il cacciatore scoppiò a ridere, innervosendomi ancora di più, strinsi i pugni tanto che le nocche mi divennero bianche, ma cercai di calmarmi. Non volevo farlo appezzi.
“Non ho paura di te, puttanella” si slanciò verso di me caricando un pugno.
Eh no, adesso mi aveva fatto davvero incazzare nessuno poteva permettersi chiamarmi in quel modo. Mi piegai sulle ginocchia e schivai il colpo, il cacciatore si sbilanciò in avanti e cogliendo quel momento allungai la gamba facendolo cadere in avanti. Tossì la polvere che gli era finita in bocca e rapidamente si rialzò in piedi, ma non gli diedi neanche il tempo di provare ad attaccarmi di nuovo che gli sverrai un calcio sullo stomaco, facendolo sbattere contro il muro.
Si accasciò a terra e un rivolo di sangue gli uscì dalle labbra fine, sorrisi beffarda: “Adesso non ridi più, cacciatore”.
Lo afferrai per il collo e lo alzai da terra mantenendolo contro il muro di mattoni, glielo strinsi fino a conficcargli le unghie nella carne. Lui sgranò gli occhi e mi afferrò il braccio con le sue mani cercando di allontanarsi da me. Ma io ero più forte.
Ghignai e avvicinai la mano libera al suo petto, nel punto preciso dove si trovava il cuore: “Ti avevo avvisato, avresti dovuto ascoltarmi e andartene”.
Infilai le unghie nella sua carne e lui sussultò, soffocando un urlo. Un liquido caldo e denso mi bagnò la mano, mentre gli occhi del cacciatore diventavano man mano più vuoti.
“Prima che tu muoia ti dirò chi ti ha ucciso” dissi incrociando i miei occhi dello stesso colore del suo sangue, con i suoi sempre più vitrei.
“Il mio nome è Lucifero, il Principe degli Inferi” continuai, guardando i suoi occhi sgranarsi e non potei fare a meno di sorridere soddisfatta, strappandogli il cuore dal petto.
Lasciai cadere il suo corpo privo di vita sull’asfalto e gettai il cuore al suo fianco, scoppiai a ridere pulendomi la mano sui jeans neri che indossavo. Quel cacciatore aveva davvero creduto di poter sconfiggere me, scossi la testa gli umani erano davvero esilaranti. Dovevo ammettere che però aveva una bella presa ammisi a me stessa guardandomi i segni rossi sul polso, alzai le spalle non curante e proseguii per la mia strada, mentre Lily continuava a guardarmi inorridita.
“Che c’è?” le domandai infastidita, uscendo finalmente da quel vicolo e imboccando una strada molto più affollata che dava sul Tamigi.
Lily si sedé sulla mia spalla e mi lanciò un altro sguardo disgustato, prima di parlare: “Non potevi evitare di ucciderlo e tramortirlo soltanto”.
Scrollai le spalle e sbuffai: “Non sarebbe stato uguale e non mi sarei divertita allo stesso modo, era tanto che non uccidevo qualcuno”.
Un sorriso cupo mi spuntò sulle labbra e guardandomi intorno, notai vari umani che si giravano a guardarmi a bocca aperta, sia uomini sia donne.
“Adesso sta zitta che la gente potrebbe prendermi per una pazza che parla da sola” aggiunsi guadandola male, gli umani non potevano vedere le fate ed io già attiravo l’attenzione senza bisogno di parlare con una fata invisibile.
Lily annuì ed io cercai in tutti i modi di scorgere la via in cui avrei dovuto trovare la mia nuova casa. Quando per sbaglio non incrociai lo sguardo con un paio di occhi verdi con il prato dei giardini dell’Eden, il mio cuore ebbe un sussulto e nella mia mente si formò un solo pensiero: Raziel…
Scossi la testa, riprendendomi, non poteva essere lui. Raziel non poteva esistere ancora.
 
Ero arrivata circa un’ora fa a casa di Enlil, dopo aver girato Londra per due volte, mentre il sole tramontava e le tenebre prendevano il suo posto, mi ero decisa a salire sopra un tetto e volare sulla città individuando subito la casa dalle varie descrizione che mi aveva fatto mio fratello. Fortunatamente non mi ero imbattuta in nessun altro cacciatore. Enlil aveva scelto come casa un attico a due piani nella zona di Neo Bankside, vicino al Globe Theatre, in altre parole il teatro del mio drammaturgo preferito, Shakespeare. Come potevo non amare mio fratello, sapevo che aveva preferito quella casa apposta per me, per farmi sentire a casa.
Normalmente nella mia vera casa, quando non avevo troppi impegni, amavo circondarmi di letterati di ogni tipo e artisti, questa cosa non andava tanto giù allo Zio, ma non m’importava più di tanto.
L’attico era al sedicesimo e diciassettesimo piano di un grattacielo molto moderno, le pareti erano quasi tutte a vetri tranne che per quelle delle due stanze da letto e dei quattro bagni che erano in rame antico verde acqua; vi erano tre salotti enormi, due al primo piano e uno al secondo, arredati con soffici divani di stoffa grigia e blu con vari cuscini, tavoli in legno battuto vintage e in alluminio, e alcuni quadri d’autore erano appesi alle pareti portanti. Una cucina gigantesca attrezzata con elettrodomestici ultramoderni, questi si che li sapevo usare. Era perfetta per me. Amavo cucinare, poteva sembrare strano, ma molti demoni adoravano praticare vari hobby “umani”.
Salii le scale sorseggiando un succo di mirtillo, trascinandomi dietro una busta con alcune cose per il giardinaggio, altro mio hobby, prima di arrivare a casa alla fine Lily mi aveva convinto a fare un po’ di compere e mi ero lasciata prendere un po’ troppo la mano. Enlil non ne sarebbe stato molto contento. Da quando ero arrivata ancora non l’avevo né visto né sentito, probabilmente era a fare qualche ricerca. Uscii nell’ampia terrazza coperta da una tenda panna e arredata anch’essa con comodi divanetti in vimini, bevvi un altro sorso di succo e poi lo posai sul tavolo di vetro al centro. Portandomi le mani sui fianchi ammirai il panorama che si presentava, una vista spettacolare del Tamigi al chiaro di luna e nessuna nube copriva la luna piena alta in cielo. Un leggero venticello fresco mi scompigliò i capelli e mi fece rabbrividire, mi ero dimenticata di mettermi qualcosa addosso. Abituata alle alte temperature dell’Inferno, ero uscita sulla terrazza in mutande e canottiera, ma poco importava di certo non mi sarei ammalata come un comune umano. M’inchinai davanti ai vasi vuoti intorno al cornicione meditando sulla missione che dovevo svolgere, ma il pensiero di quegli occhi che avevo incrociato oggi per strada non faceva altro che tornarmi in mente, erano identici ai suoi. Possibile che si trattasse di un suo discendente, pensavo di averli uccisi tutti…
Scossi la testa non poteva essere ed io dovevo concentrarmi su cose ben più importanti, con i pensieri in subbuglio, la voce di qualche ragazzo ubriaco che faceva eco tra i vari palazzi e la musica in lontananza di qualche pub continuai a piantare i vari fiori che avevo comprato.
“Sono le tre del mattino e tu sei qui a fare giardinaggio?” la voce acuta di Lily, mi scostò dai miei pensieri.
Cercai in tutti i modi di ignorare quella maledetta fata impicciona, ma lei continuava a parlare e parlare, e quel continuo rumore di battere le ali mi dava alla testa tanto da farmi innervosire.
“Fare giardinaggio mi rilassa e riesco a pensare meglio, inoltre se non te ne fossi accorta per me, non c’è molta differenza tra notte e giorno, sai da dove veniamo è sempre buio”
Lei alzò agli occhi al cielo, gesto che mi fece davvero irritare, se non si fosse trattato di lei l’avrei già fatta fuori, ma lasciai correre anche questa volta.
“Domani dovrai affrontare una giornata davvero pesante, qualche ora di sonno ti farebbe bene, Lucy” mi rimproverò lei, mettendosi davanti ai miei occhi con le mani sui fianchi.
 “Aspetterò che torni, Enlil e poi forse andrò a dormire” dissi, facendole segno di lasciarmi sola.
“Quanto sei testarda!”. Ovviamente non aveva ascoltato il mio suggerimento e continuava imperterrita a innervosirmi.
“Davvero, non riesco a comprendere perché ti ostini a non seguire i miei consigli, anche se sei un demone dormire ti fa bene e tu non dormi da giorni” disse agitando furiosamente le mani in aria.
“Io invece, non capisco perché ti ostini a rompermi le palle” replicai sprezzante, finendo di interrare una pianta di lavanda.
“Sorvolerò su queste tue parole offensive, come sempre, veramente Lucy, ormai tu devi superare questa cosa…”
Pregai con tutta me stessa che non finisse la frase perché altrimenti giurai che questa volta l’avrei ammazzata, ma come sapevo bene ormai, Nessuno ascoltava più le mie preghiere.
“Raziel non esiste più, Lucy, tutto questo rancore che ti porti dentro da secoli è ora che tu te lo lasci dietro le spalle e che finalmente dimentichi…”.
Non le diedi il tempo di finire di parlare, la mia pazienza aveva un limite e questa era la goccia che aveva fatto traboccare il vaso. Scattai in piedi e afferrai il suo corpicino nella mia mano, stringendolo con forza e guardandola con la rabbia che mi scorreva nelle vene, risvegliando in me istinti sopiti da anni. Spiegai le mie ali nere come le notti più oscure con le piume all’estremità d’oro, la luna le illuminava ma esse non risplendevano più come una volta perché io non ero più io.
“Che cosa dovrei dimenticare, Lily? Dovrei dimenticare che Raziel, quel vile bastardo, mi ha quasi strappato il cuore dal petto, letteralmente, oppure che mi ha tradito, che ha tradito il nostro patto?” sputai fuori tutte quelle parole che mi tenevo nella gola da davvero troppo tempo, ma non era ancora abbastanza, non avevo ancora finito di sfogarmi.
Più Lily si dimenava nella mia mano, più io stringevo la presa su di lei, vidi le lacrime rigarle le guance opalescenti e la sentii chiedermi perdono, ma era troppo tardi. Tutti chiedevano perdono sempre troppo tardi.
“E no, mia cara Lily, lui esiste ancora ed io lo so, lo sento. Cerco di far finta che questo mio presentimento sia solo una paranoia, ma nel profondo so che Raziel esiste, che la sua anima è qui da qualche parte e so anche che la mia reclama, ancora dopo millenni, vendetta”.
Il mio cuore batteva all’impazzata contro la mia cassa toracica, quasi da farmi male, avevo il fiato corto dalla rabbia, mentre davanti ai miei occhi vedevo passare tutti i giorni che avevo trascorso con Raziel, le giornate passate a rincorrerci sull’erba, quelle trascorse a parlare, a leggere e quelle a rigirarci nudi fra le lenzuola. Lo rividi mentre scriveva quel suo dannato libro, ma soprattutto lo rividi mentre infilava la mano nel mio petto con gli occhi che sfavillavano di un bagliore differente dal Bene … il Male.
“Lily tu non sai niente di ciò che Raziel mi ha fatto e ha fatto a tutti noi, tu sei nata secoli dopo e non hai vissuto la distruzione cui hanno portato le sue scelte”.
Lily annuì vigorosamente, mentre le lacrime ancora le scendevano sul viso, nei suoi occhi leggevo la paura, ma anche compassione. Provava compassione per me?
Allentai la presa sul suo corpo, rendendomi conto solo in quel momento di quanto la stessi stringendo forte, respirava appena. La lasciai subito andare, indietreggiando sconvolta, Lily si strinse le braccia al petto guardandomi terrorizzata. Il mondo mi cadde addosso, mentre il senso di colpa occupava il posto dell’ira e iniziava a pesare sul mio petto, che cosa avevo fatto? Mi ero lasciata trasportare dalla rabbia e avevo quasi ucciso la mia unica amica.
Il mio corpo era scosso dai tremiti, mentre con voce flebile dissi: “Lily, perdonami… io…”.
Come sapevo bene però, si chiede perdono sempre troppo tardi.
La vidi scappare come un lampo all’interno della casa, le mie gambe vacillarono e sarei caduta per terra se non fosse che due braccia che conoscevo fin troppo bene, mi afferrarono per la vita e mi strinsero a sé per un abbraccio.
“Che combini sorellina?”
“Enlil …” piagnucolai, girandomi, affondando la testa sul suo petto coperto da una t-shirt nera aderente e stringendogli con forza le braccia intorno ai fianchi.
“Vorrei dimenticare tutto e vivere di nuovo”.
 
L’angolo dell’autrice
Salve a tutti,
questo è il primo capitolo della storia ed è diciamo
un’introduzione e più che altro viene presentata la protagonista.
Vengono presentati alcuni argomenti chiave che però verranno approfonditi nel corso della storia,
come del resto anche tutti gli altri personaggi.
Il secondo capitolo penso di pubblicarlo la prossima settimana,
detto sarei davvero felice di conoscere le vostre prime impressioni sulla storia,
mi farebbe davvero tanto ma tanto piacere.
Grazie mille in anticipo.
Baci, G.

 
   
 
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