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Autore: mart    06/06/2009    2 recensioni
Sakura è una ragazza di 26 anni, vuole diventare medico ed è circondata da amici e un fidanzato che le vogliono bene. Ma che cosa potrebbe accadere, se il ragazzo che ami da 3 anni la tradisse con la sua migliore amica? NaruSaku
[III classificata al concorso indetto da gaara4ever " Choose a sentence and start to write just what you dream!]
Introduzione modificata per uso scorretto del tag b.
Charlie_2702, assistente admin
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Hinata Hyuuga, Ino Yamanaka, Naruto Uzumaki, Sakura Haruno, Sasuke Uchiha
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Salve a tutti! dopo 3000 anni che non aggiorno e non aggiungo una storia, ecco qui la fic che ho scritto per il concorso indetto da gaara4ever: " Choose a sentence and start to write just what you dream!"
Mi congratulo in ritardo con le altre concorrenti e spero di avere da coloro che leggeranno questa storia un piccolo commento su di essa!! grazie mille baci^w^



Capitolo1- Mentiamo a noi stessi perché la verità ferisce amaramente.

A 26 anni la vita ti appare splendida: hai un lavoro che ti permette di pagare l’università, un appartamento che condividi con la tua amica del cuore e un ragazzo bello e intelligente con cui sei fidanzata da 3 anni. Non sai però che la tua vita può cambiare da un momento all’altro, e questo, alla nostra protagonista, accadde quando…

Ore 6.59, Londra
Il quadrante della sveglia, posata sul comodino di fianco al letto, segna le 6.59. Un solo e misero minuto, prima che la solita routine ricominci. Ti alzi, ti vesti, metti a posto la camera, mangi e poi ti dirigi verso il bar in cui lavori per pagarti gli studi.
7.00. Il fastidioso suono, ripetuto fino all’esaurimento, inizia a riecheggiare nella stanza, ed è in quel momento che vorresti continuare a rimanere a letto, ma non puoi! Il dovere chiama!
Allungo un braccio e a tentoni raggiungo il pulsante che terminerà quella rottura, poi, con un grande sforzo, scosto le coperte e inizio ad allungarmi per riprendermi dalla bella dormita.
È ora di alzarsi!
Mi siedo sul letto con un po’ di fatica, stropiccio gli occhi verdi e le prime luci del mattino mi inondano. La mia stanza, illuminata solo dalla luce di una delle due finestre, sembra un soffice rifugio rosso e rosa. Anche se padroneggiata da colori vivaci, è armoniosa e tranquilla: il copriletto rosso fa contrasto con le pareti di quel rosa che caratterizza anche la mia capigliatura, gli scaffali della libreria, posta su una parete della stanza, traboccano di libri, e la scrivania, in mezzo alle due finestre, ospita tutti i miei averi, tra cui il prezioso computer e le due foto poste su uno dei bordi.
La prima, incorniciata da una cornice azzurra arricchita da piccoli fiori del medesimo colore, mi raffigura nel giorno del diploma, abbracciata alle mie due migliori amiche: Ino ed Hinata.
Fu scattata a Tokyo. Il paese e la famiglia che lasciai per trasferirmi a Londra, dove mi sarei specializzata in medicina e dove avrei incominciato una nuova vita.
La seconda fotografia, posta in una cornice rossa vivacizzata da cuori fucsia, raffigura me e lui: Sakura Haruno e Sasuke Uchiha.
Ci incontrammo esattamente il 23 settembre, il ventiduesimo compleanno di Ino.
Avevamo festeggiato tutto il giorno: prima a fare shopping tra la Oxford Street e la Regent Street (Ino andò in iperventilazione alla vista di tutti quei negozi, mentre Hinata quasi svenne dal lungo sforzo di stare dietro alla furia bionda!) poi, pranzo da Cipriani, dove sborsammo una fortuna, e infine cena da Gordon Ramsay.
Quella sera indossammo i vestiti da sera che avevamo comprato quella mattina: Ino, con il suo vestito viola super scollato di Prada, Hinata, sembrava un angelo con indosso il vestito azzurro e bianco, ed io, puntai su uno dei famosi vestiti rossi di Valentino. Non che volessi l’attenzione di tutti puntata su di me, ma non appena entrammo nel lussuoso ristorante ero sicura di aver visto alcuni sguardi puntarsi su di noi.
Mi ricordo ancora quella strana sensazione quando incontrai quegli occhi freddi come il ghiaccio, ma profondi e caldi come una notte d’estate senza stelle. Rimasi lì imbambolata a fissare quel corpo mozzafiato fasciato da una pregiata giacca nera, una camicia bianca e pantaloni eleganti del medesimo colore della giacca “Sakura!” quel richiamo mi destò da quel meraviglioso sogno. Che figura di merda! Distolsi immediatamente lo sguardo, sicura di aver visto un leggerissimo ghigno divertito stanziato su quel viso divino.
Un bel cameriere elegante mi scortò al mio posto e in quel momento un sospiro di sollievo uscì dalla mia bocca: fino a quel momento non ero sicura di poter raggiungere il tavolo, colpa dell’agitazione e di quell’insopportabile tremolio alle gambe.
“Wow!”esclamò la festeggiata osservando qualcosa dietro alle mie spalle “Che figo! Ho fatto bene a mettermi questo vestito. Quel tipo mi sta mangiando con gli occhi!” disse continuando ad ammiccare a qualcuno seduto pochi tavoli da noi.
Mi voltai con la speranza che non fosse lui, ma invece i miei occhi si puntarono sul profilo freddo e presuntuoso del ragazzo che poco prima l’aveva così tanto affascinata.
Continuai ad osservarlo, incurante del fatto che se si fosse voltato nella mia direzione mi avrebbe beccata in flagrante.
Fortunatamente mi salvò la voce vellutata del cameriere “Signorine, cosa vi posso portare?”

La cena proseguì tranquilla: il lungo elenco di regali di Ino, commentati uno per uno, l’arrossire di Hinata ogni volta che il cameriere interveniva per riempire i bicchieri di vino e il lungo silenzio, spezzato da poche osservazioni, da parte mia. Con la coda dell’occhio cercai di nuovo quello sguardo pece, ma sfortunatamente era impegnato a seguire un discorso di un vecchio uomo posto alla sua destra.
All’improvviso le luci divennero soffuse e una leggera musica, prodotta molto probabilmente da un piano, aleggiò nel salone paralizzando tutti gli ospiti. La pista da ballo, uno spiazzo al centro del salone, iniziò ad ospitare i primi ballerini, che graziosamente, si muovevano lenti al ritmo di quella dolce melodia. Mi soffermai sulla coppia anziana che si muoveva calma sulla pista: lei completamente abbandonata tra le braccia del compagno e lui la guardava come se fosse la cosa più bella e preziosa della sala. Era così che mi vedevo tra 50 anni?
“Mi scusi!” mi soffiò il bel cameriere, ora chinato leggermente su di me “Mi hanno chiesto di riferirle un messaggio: Sto arrivando!” disse perplesso, voltandosi e andando velocemente ad un altro tavolo. Non riuscii neanche a formulare una domanda su quell’insensato messaggio, che un leggero tocco mi sfiorò la spalla. Mi voltai e arrossii immediatamente, non appena mi accorsi del bellissimo ragazzo che mi fissava serio. Mi porse una mano senza dire una parola, ma intuii subito che voleva portarmi da qualche parte. Era un tipo misterioso e silenzioso, ma in quel momento non mi importava, ero troppo impegnata ad ammirarlo per pensarci. Mi accompagnò sulla pista da ballo e da quell’unico ballo che mi concesse, capii subito che avremmo condiviso qualcosa. Una valanga di pensieri, uno più sconcio dell’altro, mi allagarono la mente e il rossore si impossessò delle miei guance. Mi strinse tra le sue braccia e lentamente iniziò a muoversi, portandomi con se.
Rimanemmo in silenzio per tutta la durata della canzone: io ero troppo agitata per formulare una semplice frase e lui non aveva la minima intenzione di parlare. Solo alla fine della canzone, nel momento in cui mi abbandonò sulla pista da ballo, mi diede il suo biglietto da visita: Sasuke Uchiha, seguito da un numero e una frase “Chiamami al più presto. Vorrei che mi concedessi un altro ballo!”
Rimasi stupita da quella frase, ma soprattutto dal fatto che quando alzai il capo per incontrare di nuovo il suo sguardo, lui era già sparito senza lasciare traccia.
Ovviamente lo richiamai, anche se molto imbarazzata, ricevendo in cambio un bell’appuntamento.

Siamo insieme da 3 anni e non avrei mai pensato che da quell’incontro sarebbe nato questa bellissima relazione, giunta al passo successivo: la condivisione. Era già da un po’ che l’idea mi frullava in testa, ma se all’inizio ero un po’ titubante dal fatto di doverglielo dire, ora mi sento più libera e sicura visto che lui ha accettato.
“Fronte spaziosa” la voce di Ino irruppe nei miei pensieri, facendomi ritornare nel mondo reale “non dovresti andare?” mi chiede perplessa, mentre entra nella mia stanza.
Le 7.15, lampeggiano spavalde sul display della sveglia e inorridita corro in bagno a cambiarmi. Sono in ritardo!

Il ticchettio dei tacchi a spillo terminò non appena arrivò all’appartamento di Sasuke Uchiha, avvicinò il dito al campanello, ma come se sapesse già del suo arrivo, il padrone di casa spalancò la porta trascinandola dentro.
Un bacio calò sulle sue labbra, eliminando il tentativo di chiedergli spiegazioni di quello strano comportamento. Rispose al bacio, sapendo già che sarebbe terminato presto. Lui non l’amava. La usava come sfogo! Quando il lavoro andava male, quando litigava con la sua ragazza, quando qualcosa andava storto: era lei il rimedio. Tutti i suoi istinti sfogati, tutto il dolore neutralizzato e tutto l’amore scompariva non appena appoggiava quelle labbra maledette sulle sue. L’aveva infangata con la sua bellezza e ipnotizzata con gesti ammaliatori: l’aveva trasformata in una puttana, ma soprattutto in una traditrice.
Con uno strattone le strappò la camicetta azzurra, scoprendo il seno racchiuso in un delicato abbraccio di pizzo. Le tolse gli indumenti con foga, rubandole alcuni gemiti quando le morsicò il collo candido. Avrebbe dovuto terminare quella tortura già da tempo, ma come puoi eliminare dalla tua vita la persona che, nonostante tutto, ami? Completamente nuda la trascinò sul letto, la coprì con il suo corpo possente, esiliandola in quel mondo così piacevole ai sensi, ma letale per la sua mente. Segnando l’inizio della sua fine.

“Sakura!” mi voltai verso TenTen, distogliendo lo sguardo dai biglietti delle ordinazioni “ Prima che te ne vada, bisogna prendere le ordinazioni al tavolo 5”
Munitami di penna e blocchetto, mi avvicinai al tavolo 5. Tra qualche minuto avrei lasciato il bar per fare una sorpresa a Sasuke. Un sorriso si dipinge sul mio volto ”Cosa vi porto?” domandai entusiasta, aspettando con trepidazione il momento in cui mi sarei presentata al suo appartamento.
“Ten!” esclamai pochi minuti dopo, posando il foglietto delle ordinazioni sul bancone “Devo scappare! Ciao!” la salutai prendendo le mie cose e correndo velocemente fuori dal bar, prima che mi chiedesse qualche altro favore.
Corsi verso la Smart posteggiata davanti al bar e salitaci, partii oltrepassando un semaforo quasi rosso. Alzai il volume della radio e subito una canzone allegra e vivace riempì la piccola auto, aumentando la felicità e l’eccitazione dell’attesa.
Incominciai a ridere senza motivo.

A 16 anni quando il ragazzo di cui mi innamorai mi rifiutò,
mia madre mi disse che molto spesso l’amore gioca brutti scherzi.
Un giorno avrei trovato l’uomo giusto. L’ho trovato, il punto è:
io sono la donna giusta per lui?



Parcheggiai davanti al suo palazzo, scesi dalla macchina e corsi all’interno della palazzina. Incominciai a salire le scale a gran velocità, giungendo ben presto a destinazione. Molto probabilmente avevo ancora quel sorrisino idiota che intravidi specchiandomi nello specchietto della macchina. Trovate le chiavi, aprii la porta dell’appartamento.
Le persiane, ancora abbassate, mi permisero a mala pena di vedere dove andavo. Urtai per ben due volte su quello che sicuramente era un tavolino, ma il più silenziosamente possibile, mi avvicinai alla sua camera dove sicuramente stava dormendo.
Sentii dei mugugni provenire dalla sua stanza, ma con la mente inebriata dall’eccitazione a dalla sorpresa, non me ne preoccupai, avanzando di soppiatto verso quella porta semiaperta.
Riuscivo a scorgere parte del letto e le lenzuola, che nella penombra parevano grigio scuro più che un bianco lucente.
Fu proprio su quelle lenzuola, quando aprì lentamente la porta, che vidi tutto quello che non avrei mai voluto vedere. “Sasuke” sentii quel nome sospirato in preda ad una forte eccitazione, seguito da un gemito dovuto a una spinta più decisa. Ero infuriata. Disgustata. Spaventata. Vuota. Il cigolio della porta sembrò far percepire la mia presenta, visto che entrambi mi guardarono come se fossi la bestia più terrificante sulla faccia della terra, mentre in quel momento, mi sentivo come quella più insignificante. Sasuke. Ino. Persone che credevo vicine e invece erano lontane e irraggiungibili più che mai, le persone che mi avevano fatto credere nell’amore e nell’amicizia, quelle stesse persone di cui mi fidavo cecamente, le più importanti della mia vita, ma che mi avevano tradita infrangendo quei valori per me fondamentali.
Me ne stavo lì, sul ciglio della porta ad osservarli inerte. Una patina trasparente e liquida mi annebbiò la vista, ma non me ne preoccupai. Mi era utile per non vederli chiaramente. Fu quando sentii delle lievi gocce scivolarmi sulle guancie e dei singhiozzi uscire dalle mie labbra, che mi resi conto di piangere. Sasuke si era scostato immediatamente dal corpo di quella bellissima ragazza bionda e, dopo essersi coperto, mi raggiunse lentamente. Riuscivo a scorgere quell’espressione molto familiare di fastidio, che appariva solo quando si trovava nel torto ma non aveva intenzione di ammetterlo. Con calma mi sfiorò un braccio ma, quando compì quel gesto, mi ritrassi spaventata e disgustata. Più che una carezza assomigliava a uno schiaffo.
Nessuna traccia di pentimento, solo la giusta dose di freddezza in quegli occhi neri come la morte.
Ora si era coperta anche Ino, ma non mi accorsi di lei finché non si avvicinò a Sasuke e sussurrò il mio nome “Sakura”
Era tutto reale. Non mi sarei risvegliata nel mio letto, aspettando la colazione.
Scoppiai di nuovo in lacrime, ma questa volta fuggii da quell’appartamento, fuggii da loro, fuggii dalla mia vita.
La pioggia, come se qualcuno avesse voluto punirmi in qualche altro modo, si abbatté su di me come se volesse ferirmi, come se quel pulsante dolore al cuore non fosse già abbastanza.
Mi scontrai con diversi ostacoli, ma non ne tenni conto. Mi fermai solo quando non sentii più la pioggia sul mio corpo, ma solo lacrime amare che ancora scendevano dai miei occhi. Ero alla fermata degli autobus.
Sulla panchina, una giovane donna con degli strani codini mi fissò per un attimo. Dovevo avere un aspetto orribile. Premetti una mano sui capelli fradici e asciugai con l’altra le ultime lacrime che mi solcarono il viso. Era una bella ragazza: le lunghe gambe, fasciate da un collant, ricadevano accavallate l’una di fianco all’altra, le formose curve erano visibili dalla profonda scollatura del cappotto pesante e infine, come due profonde pozzanghere, gli occhi acquamarina mi fissavano come se sapesse cosa mi fosse successo.
Mi strinsi le braccia intorno al petto, stringendo tremante il cappotto e schivando lo sguardo acuto che mi penetrò l’anima. “E’ un bastardo!” proferì all’improvviso la ragazza, spostando lo sguardo verso un punto lontano “Cosa ti ha fatto?” mi domandò, continuando ad osservare quel punto.
Non sapevo cosa rispondere, stava parlando con me?
Fu allora che gli occhi acquamarina mi colpirono un'altra volta “Beh…m-mi ha…tra-tra..” balbettai.
“Ho capito!” disse schietta, interrompendo il mio tentativo di spiegarle cosa fosse successo “La conosci?” mi chiese riferendosi molto probabilmente ad Ino.
“S-si” proferii abbassando lo sguardo.
“Sei molto bella! Deve essere davvero uno scemo!” enunciò cambiando sensualmente l’accavallamento delle gambe e indicandomi con la mano il posto libero al suo fianco. Titubante mi avvicinai alla panchina e mi sedetti vicino alla ragazza. I nostri occhi si incontrarono nuovamente “Devi sempre lottare per tenerti stretto un uomo, soprattutto se lo ami!”
Il fragoroso rumore di un autobus interruppe l’atmosfera tranquilla, instauratasi tra le parole della giovane e il leggero scrosciare della pioggia. Un sorriso ammorbidì le labbra rosse, seguito da un occhiolino che mi rivolse. La osservai alzarsi: occhi da felino e fierezza da leone, il tutto assemblato per creare quella donna dalla bellezza selvaggia. Il pullman si fermò proprio davanti a lei e nel momento in cui pensai che stesse per salire, un bell’uomo scese dal veicolo salutandola con un bacio a fior di labbra.
Ammetto di averla invidiata un po’. “Devi sempre lottare per tenerti stretto un uomo, soprattutto se lo ami” quelle parole mi ritornarono in mente e in quel momento la determinazione e la grinta mi avvolsero, facendo resuscitare la parte di me che si era frantumata.
Ripercorsi sotto la pioggia la strada che aveva accolto le mie lacrime, che questa volta, invece, ospitava un tenue sorriso di determinazione.

La verità è che lo amo troppo. Non importa che cosa sia successo! Di sicuro è colpa di quella stronza
di Ino. L’avrà adescato come fa con tutti gli uomini.
Non è colpa mia.
Non è colpa di Sasuke.

Quando bussai all’appartamento di Sasuke e lui venne ad aprirmi, il sorriso, che poco prima aleggiava sul mio viso, sparì nell’istante in cui lo vidi.
L’espressione leggermente infastidita si stagliava sul suo viso come una brutta escoriazione o un enorme brufolo. Rimanemmo a fissarci per pochi secondi, prima che lui si spostasse per farmi entrare. Mi appoggiai sul divano bianco del salotto e subito mi chiesi se avessero contaminato anche quello. “Sakura, Ino non significa niente per me” mi disse prendendomi di sorpresa.
“Se non è così importante, perché hai fatto sesso con lei?” gli domandai cercando di tenere a freno le lacrime. “Perché ero spaventato all’idea di fare un passo così grande come la convivenza, ma ora ho capito che è ciò che voglio!” mi disse assumendo un espressione amareggiata. Gli credetti, eppure, qualsiasi persona presente a quella conversazione avrebbe potuto affermare con certezza, che Sasuke Uchiha era un bravissimo attore. Abbassai lo sguardo, ma lo sentii raggiungermi e passarmi un braccio intorno alla vita. Quello che seguì, fu un bacio carico di rimorso, perdono e desiderio.
Quelle labbra peccaminose bramavano me. Il desiderio mi inondò le membra e, cancellando i pensieri che vorticavano nella mia mente, mi abbandonai tra quelle braccia, accompagnate dalle carezze e dai baci che prima avevano sfiorato la pelle di un’altra donna.

Sbattei la porta del mio appartamento con tutta la forza e la furia che avevo in corpo. Per un attimo credetti che le pareti mi sarebbero crollate addosso.
Subito dopo Ino fece la sua comparsa. Sul suo viso non aleggiava l’abituale sorriso spensierato, ma una cupa espressione di terrore e di tristezza.
Erano passate poche ore da quando la vidi avvinghiata al corpo del mio ragazzo, ma gli occhi rossi e il trucco sbavato erano molto evidenti per non notarli.
“Sakura…io…” cercò di giustificarsi, stringendo le braccia intorno al corpo, come per proteggersi da qualcosa. Ma nonostante quella indifesa creatura tremasse davanti ai miei occhi glaciali, non riuscivo a provare un minimo di compassione per quella che era stata la mia migliore amica. Più che compassione, provavo solo una rabbia incontrollabile al pensiero dei sospiri fuoriusciti da quelle labbra e dei baci che aveva strappato a Sasuke.
“Sono venuta solo a prendere la mia roba” dissi in un tono così atono da poter sembrare quello di Sasuke, oltrepassandola e dirigendomi verso la mia camera “Me ne vado!” Presi la valigia da sotto il letto e c’infilai dentro un po’ di tutto: vestiti, scarpe, libri e la foto di me e Sasuke. Non feci neanche caso alla seconda cornice. “Sakura, ti giuro che non volevo” sussurrò Ino avvicinandosi e sfiorandomi leggermente un braccio, inconsapevole delle conseguenze che quel gesto avrebbe provocato “Non mi toccare!”urlai istintivamente sbarrando gli occhi verdi.
Mi ritrassi come se fossi stata toccata da un ferro incandescente, ma il mio sguardo era puntato sui suoi occhi azzurri, che mi osservavano tristemente.
“Scusa, Sakura devi credermi! Non avevo intenzione di…di…” proferì Ino, interrotta poi dalla voce rabbiosa di Sakura “Di fare cosa? Di scopare con il mio ragazzo? Di mentirmi? Di tenermi all’oscuro fin quando lui non avrebbe perso la testa per te?” chiusi la valigia con un colpo secco “La vuoi sapere una cosa?”aggiunsi, prendendo in mano la valigia e guardandola come se fosse la creatura più orribile del pianeta “Lui ama me e vuole che vada a vivere con lui!” esclamai, notando nella mia voce una punta di presunzione, come se avessi vinto il premio più ambito.
“Sakura, lui ti sta solo usando! È quello che ha fatto con me!” mi spiegò Ino, mentre io mi dirigevo verso la porta del nostro appartamento.
Mi voltai un ultima volta, stroncando definitivamente quel discorso inutile “Ah! Adesso mi sta usando! Bella trovata, Ino! Lui mi ama ed è colpa tua se è successo tutto ciò!” una lacrime scivolò dai miei occhi “Devi sempre rovinare tutto, ma non ti permetterò di mandare in frantumi tutto quello che ho sempre sognato. Addio!” la fissai con tutto il disprezzo che avevo, anche se alcune lacrime non avevano reso l’effetto desiderato. Mi voltai e uscii dall’appartamento, accompagnata dall’invocazione del mio nome.

Dopo una settimana la rabbia e il furore causati dalla spiacevole discussione con Ino era scemato, facendo spazio a un gran senso di disgusto.
Avevo fatto la mia scelta: avevo scelto lui! Ma in quella settimana le parole di Ino incombevano ad ogni sua carezza, ad ogni suo bacio, ad ogni suo sguardo. Non avevo intenzione di toccare QUELL’argomento, e neanche lui, considerando il fatto che ogni volta che aprivo bocca il suo sguardo si puntava immediatamente su di me, come se stessi per svelare il segreto più orrendo del mondo. Ero in quell’appartamento da due settimane, eppure, non avevo ancora disfatto le valigie. Avevo solo condiviso quel letto con lui, proprio come aveva fatto con Ino. Fu in un sabato mattina, che capii di essere stata una grande idiota. Più precisamente quando trovai, sotto al letto matrimoniale, un perizoma di pizzo rosso.
Mi sentii usata e nauseata da me stessa. Come avevo potuto essere così cieca? Come avevo potuto pensare che Sasuke mi amasse? Gli indizi erano più che evidenti: le chiamate senza risposta, gli appuntamenti rimandati per un importante riunione di lavoro e i regali costosi inviati per farsi perdonare qualcosa, di cui io ero tenuta all’oscuro. Ogni volta lasciavo perdere, anche se il gesto mi feriva molto. Riuscivo solo a dire a me stessa che con il tempo sarebbe cambiato tutto, ma non era la verità.

No, Sakura. Lui non è l’uomo giusto per te.
È anche colpa sua.
È un bugiardo.
Un traditore.
“Non è vero! Lui mi ama!”



Mentiamo a noi stessi perché la verità ferisce amaramente.


In quella settimana mi impegnai duramente nello studio per non pensare a come la mia vita si era dimostrata un totale fallimento, soprattutto dal punto di vista sentimentale, ma i risultati non furono dei migliori. La discussione che ebbi con Sasuke la sera prima non mi liberava la mente, e la pazza idea di fuggire mi ronzava in testa già da un bel po’.
“Sasuke!” esclamai dalla cucina, sentendo la porta dell’appartamento sbattere. Mi affacciai sul salotto, mentre lui posava la 24 ore sul divano e allentava il fastidioso nodo della cravatta.
“Ciao!” sussurrai attirando il suo sguardo su di me. Percepii immediatamente il fastidio nei suoi occhi, forse dovuto all’interruzione del silenzio che amava tanto.
“ È successo qualcosa al lavoro?” gli chiesi non badando al suo sguardo. “ Mio padre ha deciso di affidare la gestione dell’impresa ad Itachi!”
Itachi. Sapevo quanto Sasuke amasse profondamente suo fratello e sapevo anche del suo desiderio di diventare come lui per conquistare l’orgoglio del padre. Mi avvicinai al divano, dove si era seduto, e toccandogli lievemente un braccio cercai di consolarlo “Sasuke, tuo padre ti vuole bene e…” ma le mie parole furono subito interrotte dalla voce furente di lui “Non iniziare con queste cretinate! A mio padre non gl’interessa niente dei suoi figli, per lui è importante mettere in buone mani l’impresa di famiglia! Come puoi essere così stupida!”
Mi morsicai il labbro inferiore, trattenendo le lacrime. Come poteva dirmi quelle cose?
“E ora non iniziare a frignare, sai quanto odio le persone deboli!” mi ringhiò, alzandosi dal divano e dirigendosi verso la camera da letto.
Ecco cosa sono: una stupida debole frignona. Le nocche delle mie dita erano diventate bianche a furia di stringere la maglietta. Piccole gocce caddero sulla maglia creando piccoli aloni scuri.
Fuggire sarebbe stata la soluzione ideale.
Quel sabato mattina la mia vita avrebbe preso una svolta drastica: valige pronte, un biglietto di addio e il cappotto addosso.
Addio Sasuke.
  
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