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Autore: MaDeSt    28/03/2017    4 recensioni
Non è necessario leggere il prologo ma è caldamente consigliato.
Sei ragazzini provenienti da un villaggio sperduto, cresciuti in un piccolo paradiso, ignoranti dell'orrore che li circonda, si ritrovano ad avere tra le mani sei uova di drago, di cui poi diventeranno amici... e la loro leggenda ha così inizio.
Dovranno salvare il mondo, ecco ciò che ci si aspetta da loro. Ma ne saranno all'altezza? Riusciranno a capire chi è il loro vero nemico prima che questo li distrugga?
[Pubblicazione interrotta. Non aggiornerò più questa storia su EFP, non aggiornerò i capitoli all'ultima versione, pubblicherò solo in privato per chi realmente è interessato a seguire la storia a causa di plagi e ispirazioni non autorizzate non tutelati a discapito del regolamento apparentemente ferreo. Trattandosi della mia unica storia, a cui lavoro da anni e a cui sono affezionata, non vale la pena rischiare. Chi fosse interessato a capire come seguire la storia troverà tutte le informazioni nelle note all'inizio dell'ultimo capitolo pubblicato. Risponderò comunque alle recensioni qualora dovessi riceverne, ma potrei accorgermene con del ritardo.]
Genere: Avventura, Drammatico, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: Lime | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate, Violenza
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Dargovas'
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Il colore del titolo del capitolo corrisponde al colore della regione in cui la storia al momento si svolge, tenete d'occhio la mappa per sapere dove ci troviamo!

IVEN

Non dormirono benissimo con quel globo di fioca luce perennemente acceso sopra le loro teste, ma se non altro il letto era comodo; nell’armadio avevano trovato delle vesti per dormire che potevano andare bene sia a femmine e maschi di ogni età altezza e peso. Appena svegli andarono a lavarsi in bagno, ma prima che fossero tutti riuniti fuori dalle stanze passò una buona mezz’ora.
Vennero intercettati da un gruppo di ragazzi prima di ritrovarsi nella sala centrale, tra cui c’era anche Deala, la quale appena li vide li indicò e gridò: «Eccoli! Sono loro!» e tutto il gruppo gli corse incontro vociando.
Fecero conoscenza scambiandosi alcune esperienze e battute per qualche minuto, finché Susan volendo defilarsi disse timidamente: «Dovremmo andare per le nostre vesti...»
Un ragazzo la sentì in mezzo al frastuono ed esclamò: «Dai sarti? Non c’è problema, vi ci porto io! Ah, io sarei Gaule.» si presentò poi, era un giovane anche lui proveniente da Vonemmen, non troppo alto, dai capelli e occhi scuri.
Finalmente riuscirono a liberarsi di gran parte della folla, solo Gaule Deala e Vill li accompagnavano insieme a una timida ragazzina di Eunev che nemmeno aveva pronunciato il proprio nome. Li portarono nella sala da pranzo e poi a sinistra, oltre il tavolo degli insegnanti, per poi scendere una scalinata che portava agli alloggi della servitù. Nel frattempo parlarono animatamente con tre dei quattro accompagnatori, scoprendo che Gaule era giunto solo pochi giorni prima insieme ad altre tre persone; parte dei futuri studenti di cui Deala aveva parlato.
Non badarono nemmeno a dove andavano, ma appena giunsero a destinazione Deala cominciò a parlare con delle persone, probabilmente i sarti, che quindi presero le misure ai sei ragazzi di Darvil e chiesero loro se avessero preferenze per quanto riguardava la lunghezza o la larghezza di maniche e pantaloni, e alle ragazze se invece preferivano delle gonne. In pochi minuti già dissero loro di poter andare.
Tornarono in cortile a chiacchierare fino all’ora di pranzo, poi si riunirono con il resto degli studenti in quell’enorme sala per mangiare, e di nuovo si divisero: gli studenti tornati a scuola dopo un anno o più di pausa si allontanarono per rifugiarsi da qualche parte a studiare e i futuri studenti si sparpagliarono per il cortile.
Non fecero altro che parlare, girare il cortile e conoscere i loro probabili futuri compagni di classe nei giorni che seguirono, durante i quali arrivarono altri ragazzi, in tutto una quarantina. Uno di loro veniva persino da Elseir, un villaggio sconosciuto e più o meno popolato quanto Darvil; forse era l’unico ragazzo di Elseir in tutta la scuola.
Parlando coi futuri studenti vennero a sapere che praticamente tutti avevano scoperto di poter usare la magia per caso, e di certo non si trattava di una situazione pericolosa per loro; al contrario dei sei ragazzini di Darvil tutti i giovani che si iscrivevano erano nati con la predisposizione all’uso della magia, e perciò non rischiavano che essa si manifestasse senza il loro consenso. Certo comunque se la usavano senza sapere come rischiavano la vita, ma se non altro dovevano essere loro a volerla usare.
Mike Andrew Jennifer e Susan notarono che Layla continuava a starsene stranamente sulle sue e in silenzio se si trovavano in un gruppo nutrito a chiacchierare, e riprendeva a essere se stessa solo se si ritrovavano loro sei da soli o al massimo se oltre a loro era presente Deala.
Provarono un giorno a chiederle come mai il più delle volte sembrava volersi volontariamente isolare, perché era strano che non provasse come al solito a partecipare a una discussione per avere l’ultima parola, ma in risposta lei si limitò a scrollare piano le spalle e rispondere, senza guardarli, che semplicemente non se la sentiva di conversare con gente che non conosceva.
Jennifer non le credette, ma insistere servì solo a far arrabbiare Cedric, che dopo alcuni minuti sbottò all’improvviso intimandole di smettere d’infastidire la più grande.
Si erano ormai quasi abituati al suo comportarsi in modo strano, sapevano che bastava molto poco a fargli cambiare umore e per una parola detta al momento sbagliato poteva passare dalla sua abituale aria malinconica a un improvviso accesso d’ira, com’era appena successo. Ma ultimamente stava esagerando, e questo stava cominciando a irritarli.
Quelle poche volte che il ragazzo rispondeva alle loro domande spesso usava un tono freddo, inasprito o infastidito, come se loro gli avessero fatto un torto, ma non dava alcuna spiegazione del perché agisse a quel modo o che cosa esattamente loro avessero fatto per innervosirlo. Il resto del tempo lo passava zitto, perso nei propri pensieri, e talvolta sembrava non ascoltarli proprio, tanto che ai ragazzini sembrava di viaggiare insieme a un fantasma di cui percepivano solo la presenza; era capitato che fosse rimasto indietro con lo sguardo perso da qualche parte perché non li aveva seguiti quando avevano deciso di spostarsi dal cortile all’interno della struttura in cerca di calore, ed erano dovuti tornare indietro a chiamarlo.
Non mostrava mai nemmeno un accenno di sorriso, talvolta parlava da solo dicendo cose che non avevano alcun senso, non mangiava quasi nulla e alcune volte se ne andava proprio abbandonando la conversazione a metà, come se non gliene fregasse assolutamente niente. Per non parlare poi delle occasioni in cui senza alcun preavviso rideva istericamente o al contrario piangeva, pure quando erano presi da una conversazione di gruppo. Evidentemente davvero non gli importava di non trovarsi da solo per conto suo, come forse immaginava di essere, e inevitabilmente si stava attirando una brutta fama da parte di chi non lo conosceva.
Quella sua presa di posizione in difesa di Layla fece arrabbiare Jennifer a sua volta, che esclamò: «Si può sapere una volta per tutte che ti prende? Siamo preoccupati per lei! E anche per te, ma non te ne frega nulla!»
In effetti lui non rispose, e la ragazzina a quel punto preferì allontanarsi trascinandosi dietro Mike per non peggiorare le cose. Di conseguenza la seguirono anche Andrew e Susan, un po’ meno convinti, per andare a cercare il gruppo di Deala.
Layla dal canto suo guardò Cedric con aria sbigottita, ma di certo si disse di non potersi lamentare; innegabilmente che prendesse le sue difese a quel modo poteva apparire sospetto, però almeno sperava che i più giovani non avrebbero più provato a indagare. Nemmeno lei aveva idea del perché si comportasse a quel modo, eppure si faceva andare bene il fatto che quantomeno su quel fronte fossero dalla stessa parte; evidentemente il ragazzo capiva come mai lei sentisse di dover stare sulle sue senza dare spiegazioni, cosa che lui faceva abitualmente in fondo. Perciò Layla cominciò a capire che Cedric doveva avere delle ragioni più profonde del semplice essere mezzo matto per comportarsi così da anni, ora che era cambiata e rimasta traumatizzata lei stessa si chiese cosa avesse traumatizzato e cambiato lui allo stesso modo.

Trascorsi dieci giorni a scuola in attesa che gli studi cominciassero decisero però di passare il resto del mese di Aendail nella loro casa nel distretto del Corvo, per finire definitivamente le vivande che avevano comprato al mercato pochi giorni prima. I draghetti mancavano a tutti terribilmente e ne discussero in quei giorni, sperando che stessero bene ma sapendo perfettamente di non poter uscire dalla città per andare a trovarli, perché sarebbe stato macchinoso rientrare.
Andrew suonò ogni giorno per migliorarsi e perché gli piaceva molto, mentre Layla andò spesso a trovare Iven passando con lei gran parte del pomeriggio a sorseggiare tè davanti al camino, parlando animatamente; le piaceva davvero quella donna e aveva tante cose da narrare. Una volta persino ne approfittò per raccontarle dell’aggressione che aveva subito sperando che la sua figura potesse sostituire quella di una madre che le mancava tanto.
L’anziana Iven fece di tutto per farla sentire coccolata e al sicuro per il resto del pomeriggio, e la ragazza se ne andò asciugandosi gli occhi solamente quando il figlio di lei fece ritorno a casa; non si erano mai incontrati e lo salutò educatamente, ma non si trattenne a lungo. Un paio di volte anche Susan e Jennifer si unirono a lei per passare il pomeriggio con Iven.
L’ultimo giorno andarono in banca tutti insieme per trasportare ben trecento monete d’oro. Una cifra che nessun abitante di Darvil avrebbe probabilmente mai visto tutta in una volta, ma che per l’appunto a Eunev non era granché - con cento monete ci si poteva a malapena permettere un cavallo meticcio.
Il pomeriggio decisero di fermarsi da Iven, avendo finito tutte le scorte nella dispensa. O perlomeno lo decise Layla, e dal momento che Cedric fu l’unico a obiettare - sostenendo che piuttosto avrebbe saltato il pasto - alla fine si presentarono alla porta della vecchia. Trascinandosi dietro anche il più grande con la forza.
Iven aprì lentamente la porta, prima sbirciando cautamente per non ricevere brutte sorprese, ma appena vide la faccia di Layla spalancò l’uscio e li invitò a entrare. Mentre varcava la soglia la ragazza spiegò il perché si trovassero tutti lì e le disse subito che se fosse stato un disturbo per lei se ne sarebbero andati trovando un altro posto dove cenare.
Ma la donna ribatté che non ci sarebbe stato assolutamente nessun problema, anzi le avrebbe fatto piacere ricevere un aiuto in cucina. Strinse la mano a Mike e Andrew, i quali si presentarono per la prima volta rossi d’imbarazzo, abbracciò Jennifer e diede un bacio in fronte a Susan. Cedric era rimasto indietro, ma si vide costretto ad allungarle la mano per presentarsi ed entrare a sua volta. Solo che Iven gli andò incontro a braccia aperte e ridendo esclamando il suo nome, per poi stringerlo in uno stretto abbraccio che lo lasciò interdetto e a disagio. Andrew e Jennifer scoppiarono a ridere vedendolo rimasto senza fiato e rosso in viso.
Una volta che furono tutti dentro Iven disse di fare come se fossero a casa loro, quindi Mike le chiese subito se avesse un mazzo di carte con cui giocare. Lei rispose immediatamente di sì, ma che non ricordava dove l’avesse messo. Fece mente locale e lo invitò a seguirla, quindi frugò in qualche cassetto e finalmente lo trovò. Si propose di insegnare loro alcuni giochi e si sedettero tutti attorno a un tavolino davanti al camino acceso.
«Ho vinto di nuovo!» esclamò l’anziana al termine della terza partita «Volete del tè mentre aspettiamo l’ora di cena?»
«No grazie.» rispose Mike nascondendo il broncio dietro ai pugni con cui sosteneva la testa.
«Possiamo giocare a squadre ora? Per te è troppo facile vincere!» esclamò Andrew demoralizzato.
«Se giocassimo a squadre io starei con Iven!» disse subito Layla.
«Ti piace vincere facile?» la accusò il bambino.
Lei prese un’aria vagamente offesa: «No! Trovo solo che tra voi sia la più adatta a stare con me! Abbiamo una mente simile!»
«Allora io sto con Cedric!» si buttò Susan, poi aggiunse: «Almeno uno dei due sarebbe intelligente.» e Andrew scoppiò a ridere.
Jennifer invece disse maliziosamente: «Non avevamo dubbi.»
E Susan arrossì esclamando con voce acuta: «Cosa intendi dire?»
«Niente, niente.» ribatté l’altra dandosi un’aria d’importanza, come se appunto tenesse una verità nascosta in pugno.
«Bene, se voi due volete stare con ‘Quelli intelligenti’ noi tre saremo un’unica squadra!» disse Mike mettendosi le mani sui fianchi.
«Ci sto!» sibilò Susan accettando la sfida.
«Ehi aspetta un attimo! Tu ci stai perché dovrei fare io tutto il lavoro!» ribatté Cedric, per una volta stando allo scherzo, e Andrew rise di nuovo.
Iven mischiò e distribuì le carte alle tre squadre e cominciarono una nuova partita, consultandosi tra loro prima di fare ogni mossa in modo da non dare vantaggi agli avversari.
A un certo punto del gioco Iven disse: «Allora Cedric, sei venuto qui con un gruppo di amici per studiare magia. Che mi dici di Laurel? Tornerà mai a trovarmi?» quindi scartò la carta che Layla le stava indicando.
Il ragazzo s’immobilizzò e nonostante fosse il turno della sua squadra perse totalmente interesse per il gioco, pensando invece a come rispondere.
Intervenne Susan per lui: «Stai cercando di distrarlo?»
E Iven ridacchiò: «Niente affatto, voglio solo sapere come sta!»
«Ho una sorellina, perciò non c’è molto tempo libero.» buttò giù Cedric, e tutti lo guardarono con aria incredula, sapendo che aveva deciso di mentire ma non per quale ragione.
«Oh, che bella notizia! E quanti anni ha? Potrebbe venire qui con lei ogni tanto!» esclamò la vecchia.
Lui finse un sorriso: «Non credo sarebbe una buona idea.» poi tornò a concentrarsi sulle carte e Susan gli indicò quella che avrebbe voluto scartare. Ci pensò un po’, dunque le sussurrò: «No, abbiamo in mano la carta più forte del gioco... sarebbe stupido. E poi Jennifer ha già scartato un quattro di fiori...»
«Quando?» domandò lei interrompendolo.
«Al primo turno.» rispose lui.
Susan lo guardò incredula: «E te lo ricordi? Sei sicuro di non sbagliarti?»
«Assolutamente. Lei ha scartato il quattro e Iven l’ha preso insieme a un cinque di fiori con la regina di ori.»
«Va bene, allora scegli tu.» disse infine rassegnata, ma fiduciosa.
Quindi Cedric scartò un cavaliere di fiori, che ora stava in tavola insieme a un due di spade e un tre di coppe.
Venne il turno del trio, i quali decisero di aggiudicarsi il tre di coppe con il tre di fiori che avevano in mano.
Iven e Layla all’unisono indicarono la stessa carta, e con un fante di ori si presero il fante di fiori.
Susan sussultò, ma Cedric schioccò la lingua e prese l’ultima carta con un due di ori, aggiudicandosi un punto in più perché aveva svuotato il tavolo.
«Sì!» esclamò Susan alzandosi dal tavolo e lanciando i pugni in aria.
«La partita è ancora tutta da giocare, mia cara!» le disse Iven con un tono pacato e un sorriso velato.
E aveva ragione, perché nonostante Susan e Cedric fecero numerosi punti la squadra di Layla e Iven li batté di poco, principalmente per il numero di carte prese e per aver preso più ori. Il terzetto arrivò ultimo in classifica.
Tra le lamentele dei più giovani che avevano perso di nuovo Iven si alzò dicendo che sarebbe stato meglio cominciare a pensare alla cena. Layla si alzò immediatamente per seguirla, e poco dopo anche Cedric lasciò il tavolo da gioco; almeno senza di lui avrebbero potuto giocare in due squadre da due.
«Che vuoi?» fece Layla infastidita appena entrò in cucina.
Cedric la guardò sorpreso: «In casa nostra ci occupavamo entrambi dei pasti...»
«Beh, ora non ce n’è bisogno.» lo liquidò in fretta.
La sua freddezza lo sorprese, ma non fece in tempo a rispondere perché Iven aggiunse: «Quello che stiamo facendo non è roba per te, gli uomini non badano alla casa. Dai un’occhiata ai più giovani.» guardò il ragazzo, che la fissava incredulo «Beh? Che aspetti?»
«Ma...»
Gli sorrise amabilmente: «Comunque mi rallegra sapere che c’è qualcuno che s’interessa. Di solito gli uomini non si preoccupano minimamente di ciò che succede in casa.» lo costrinse a voltarsi e lo spinse fuori dalla cucina.
«Sono cresciuto diversamente.» disse con una scrollata di spalle.
«Ma che bravo, sarai un perfetto uomo di casa! Solo povera la donna a cui toccherà vivere con te!» esclamò Layla mentre tagliuzzava col coltello una carota sul tagliere di legno «Se mai ce ne sarà una.» aggiunse poi in un sussurro.
Cedric in un primo momento non rispose, si limitò a guardarla torvo, ma poi sussurrò: «Dov'è finita tutta la gratitudine di qualche giorno fa?»
Layla si limitò a fargli segno di stare zitto e disse: «Non c’è mai stata. E ho altro in mente in questo momento.»
«Oh, quindi il tuo comportamento nei miei confronti varia in base a ciò a cui pensi?» ribatté irritato.
Layla lo schernì ridendo divertita: «Non mi sembra che tu faccia diversamente.»
Cedric le rivolse uno sguardo carico di rancore, al quale lei rispose sorridendo e agitando poco e velocemente la mano come per dirgli di andarsene, quindi lui si volse e tornò in sala dagli altri che stavano giocando una nuova partita, e lì rimase a braccia conserte.
«Non andate molto d’accordo voi due.» osservò la vecchia tornando in cucina dalla ragazza.
«No, infatti. Ci detestiamo cordialmente appena gli altri non guardano.»
«Ti ha mai fatto qualcosa di male?»
«No.» disse lei con una scrollata di spalle mentre accendeva il fuoco «È così fin dalla prima volta che ci siamo visti.» mentì, non volendo nominare Emily; il solo ripensare a ciò che le aveva fatto la fece rabbrividire.
Pensò poi con rammarico che la donna era stata molto affezionata alla famiglia del ragazzo e quindi probabilmente provava simpatia anche per lui, ma non poteva cambiare le proprie emozioni solo per non fare un torto a Iven.
«Oh Layla, dopo quello che hai passato in questi giorni non c’è da sorprendersi se hai cominciato a provare qualcosa per lui! Ti ha aiutata molto, non si può negarlo, ed è anche giusto che tu ti senta spaventata, è un sentimento che ancora non conosci.» le disse l’anziana, ora con fare più dolce.
Layla scosse la testa: «No, è impossibile. Lui...» s’interruppe perché con orrore le venne in mente quello che le aveva detto Jennifer, uno dei ragazzi era apparentemente e probabilmente innamorato di lei, ma non sapeva chi.
No, tranquilla non è possibile. Mi odia! Ci odiamo a vicenda! Però sarebbe un buon motivo per farsi prendere a calci al posto mio... pensò nauseata al solo pensiero, sia di ricordare l’accaduto che di aver pensato a certe cose. Con tutto quello che aveva avuto in mente in quel periodo aveva quasi dimenticato la questione. O forse in realtà non se n’era dimenticata, ed era il motivo per cui lo aveva appena trattato a quel modo. Non riusciva proprio a capire se gradisse o no la presenza del ragazzo, eppure di certo non aveva motivo di bistrattarlo dopo tutto quello che aveva fatto per cercare di aiutarla.
«Cosa c’è?» domandò Iven notando il suo improvviso pallore.
Scosse la testa: «Un’idea stupida. Tra noi non succederà mai un bel niente, puoi starne certa.»
E tra sé, Layla si disse che davvero sperava sarebbe stato così, volgendo uno sguardo di nascosto alla stanza adiacente. Poteva forse accettare di avere un rapporto di amicizia con lui alla pari degli altri, ma la sola idea che Cedric potesse realmente essere interessato a lei le faceva venire i brividi. Di nuovo scosse la testa, non gli avrebbe permesso di invaghirsi di lei a costo di sembrare una insensibile che lo maltrattava senza motivo; la sua costante freddezza avrebbe dovuto allontanarlo, si disse con convinzione.
Cedric si stufò presto di guardare gli altri quattro giocare ridendo spensierati e tornò dalle due, rimanendo a lungo in disparte a osservarle in silenzio per non turbare Layla. Come di consueto faticava a restare nella stessa stanza con qualcuno che al contrario di lui riusciva a essere felice, e un’aperta dimostrazione di divertimento in certi casi lo faceva solo sentire peggio e fuori luogo.
Alla fine fu lei a interpellarlo, continuando a giocare la parte dell’insofferente: «Perché sei tornato?»
E lui scosse le spalle: «Mi annoiavo.»
«Quindi hai preferito tornare nella tana del serpente. Sei proprio strano.» bofonchiò Layla, poi con uno scatto fulmineo gli puntò contro il cucchiaio di legno come se fosse stata una spada: «Ma ti avverto, non ti azzardare! Non provarci con me!»
«Cosa?» esclamò incredulo, poi scosse la testa «D’accordo, che ti prende? Si può sapere che diamine ti ho fatto?»
«Lo sai benissimo!» ribatté furiosa.
«No, non credo. Che ho fatto per meritarmi questo quando fino all’altro giorno mi sembrava volessi il mio aiuto? Non ti è dispiaciuto di tutte le volte che ti ho difesa.» la accusò.
E lei ribatté limitandosi a dire a denti stretti una sola parola: «Emily.»
Seguì un lungo silenzio in cui lei guardò lui e lui la guardò senza realmente vederla, rimanendo turbato al punto da paralizzarsi sul posto, dopodiché la ragazza riprese quello che aveva interrotto nascondendo il viso coi capelli; era arrossita ma non voleva che lo sapesse, né tantomeno voleva si sapesse che quella era stata solo una mezza scusa che probabilmente l’aveva ferito più di quanto la verità stessa avrebbe fatto.
Cedric pensò che in fondo avrebbe dovuto aspettarselo dalla ragazza, era la migliore amica di Emily e senza dubbio aveva sentito solo una versione dalla storia. Ovvero quella in cui lui aveva cercato di uccidere Emily, nessuno si era mai soffermato a chiedersi se quella versione fosse anche solo lontanamente possibile; tutti avevano usato la scusa che fosse pazzo per giustificare un comportamento del genere.
Eppure ci rimase male, fino ad allora non gli era sembrato che Layla serbasse tanto rancore per quella storia, anche se la sua diffidenza nei suoi confronti era sempre stata dovuta a quello. Dopo quello che avevano condiviso negli ultimi giorni poi, aveva creduto che la ragazza si fosse appoggiata a lui per superare quel momento, e forse l’aveva fatto ma una volta ripresa la confidenza in se stessa era tornata a temerlo ancora più di prima. Dopotutto in quell’occasione aveva davvero ucciso qualcuno, cosa poteva dire in sua difesa per farle capire che con Emily era stato diverso?
«Posso almeno guardare?» chiese il ragazzo quando ebbe ritrovato la forza di parlare.
«Ma certo che puoi, se ti fa piacere.» gli rispose Iven cercando di riportare la calma.
Layla decise di cambiare argomento e si buttò: «Tu... tu ti sei mai innamorato?» Cedric la guardò incredulo, colto alla sprovvista, stava per ribattere ma Layla continuò: «Non fraintendermi. È solo una domanda, tu non m’interessi.»
«Oh bene, confortante. No, non credo proprio.»
«Bene, è un indizio... grazie.»
«Un indizio? Per cosa?»
«A quanto pare non ti riguarda. Ora fai silenzio.» riprese quello che fino a poco prima stava facendo.
«Ma potremmo almeno provare una volta sola ad andare d’accordo?» esclamò indignato.
«Chiudi la bocca e fai silenzio!» ripeté lei scontrosa; se non altro aveva ottenuto una risposta, ed era quasi certa che non avesse mentito. Ma ancora non poteva esserne sicura.
Cedric non rispose una seconda volta, imprecò tra sé e incrociò le braccia risentito, ma rimase in silenzio a guardare lei e la vecchia alle prese con la cena per tutto il resto del tempo.

L’atmosfera quella sera a cena era un po’ tesa tra Cedric Layla e Iven, mentre gli altri chiacchierarono allegramente. Conobbero il figlio della donna; somigliava molto a lei, tranne per il fatto che aveva i capelli scuri e la pelle più chiara. Era un tipo molto simpatico e spigliato e giocò con Mike e Jennifer a farsi gli indovinelli a vicenda per tutto il tempo che prese la cena.
Finché tuttavia Iven decise di tirare fuori l’argomento ‘Chi ama chi’ di poco prima mascherandolo in modo da far venire la ridarella a tutte e tre le ragazze parlando invece delle proprie esperienze passate.
Mike si appoggiò al tavolo col gomito e si tenne su la testa col braccio, guardandosi intorno annoiato e tamburellando sul legno con le dita, sbuffò un paio di volte e guardò Cedric come per pregarlo di alzarsi e portarlo con sé da qualche parte.
Ma lui al contrario era piuttosto interessato all’argomento e divertito nel vedere Iven ridere tanto parlando dei vari uomini che aveva conosciuto e che ci avevano provato con lei, quando era più giovane. Rise sorpreso nel sentirla definire uno di loro un ‘Lama che sbavava tanto da poter innaffiare tutte le piante della città con la sua saliva’.
Il figlio della donna e Andrew ascoltavano la conversazione in imbarazzo, sentendosi fuori luogo - soprattutto l’uomo che dovette ascoltare la madre parlare delle sue esperienze con altri uomini.
«E voi? Troppo giovani eh? Oh, sono sicura che tre belle ragazze come voi potranno vantarsi di raccontarne ancora più di me!» concluse la vecchia con una debole sventolata di mano.
Risero tanto che la pancia gli fece male, poi Layla esclamò: «Beh, veramente Jennifer ha una cotta!»
Lei arrossì ed esclamò: «Cosa?!»
«Ma sì, è evidente! Quel giorno! Altrimenti perché mai avresti voluto il mio parere, se non per essere certa che non c’interessasse la stessa persona?»
«Cosa?» fece Cedric a sua volta, imbarazzato.
«Oh sì tranquillo, tu non m’interessi, lo sai già. Ma forse interessi a lei!»
«No!» esclamò la ragazzina sbigottita, non sapendo tuttavia come provarlo. Poi le venne in mente cosa dire per sviare i sospetti: «Ma di sicuro interessi a Susan!»
«Che?! Lui?» esclamò Susan, tuttavia arrossendo come un melograno «Ma finiscila Jen!»
«Ma sì, si vede!» riprese Layla.
«Io direi che lui piace a te cara!» intervenne Iven rivolta a Layla.
«A chi? A me?! Assolutamente no!»
Andrew rideva senza controllo e Cedric stava ad ascoltare senza riuscire a nascondere il disappunto, guardava ogni volta chi parlava cercando di capire chi stesse mentendo e chi no, poi domandò: «Interesso a qualcuna o proprio a nessuna?»
«A nessuna pare! Puoi metterti il cuore in pace!» esclamò Layla allegramente.
«In tal caso... a me potresti interessare! Sei un bel ragazzo in fondo!» disse Iven facendogli l’occhiolino.
Cedric si volse dall’altra parte arrossendo visibilmente e sussurrando qualcosa, mentre gli altri si sbellicavano dalle risate.
Mike sorrise per la prima volta, ma tornò subito a sperare che il figlio di Iven si alzasse da tavola per seguirlo e parlare con un uomo di cose che non riguardassero altri uomini.
«Per gli dei però so che uno di voi è innamorato di me!» si lasciò sfuggire Layla d’un tratto preoccupata.
Mike rimase in ascolto cercando di mostrarsi noncurante: «Noi? Uno di noi? Chi te l’ha detto?» domandò ostentando una tranquillità incredibile, anche se dentro di sé scoppiava.
«Lei.» rispose indicando Jennifer.
«Beh, ti ho detto che era solo un’impressione!» si difese la ragazzina.
«Ti stai comportando in modo strano ultimamente, non provare a negarlo!» esclamò Layla guardando Cedric.
«Io?» fece lui indicandosi sorpreso «Ma ti pare che io possa innamorarmi di qualcuno? Non mi interessa, non mi interessi tu in particolare e ad ogni modo ti ho già risposto. Ho altro per la testa, non ho tempo di pensare anche a questo.»
«Quindi ti sei preso tutti quei calci senza motivo? Davvero?»
Si guardò intorno in difficoltà: «Cosa? Beh... no, ma... non è per quello.»
«Cedric è innamorato!» esclamò Jennifer tutta felice, Mike per tutta risposta s’incupì di nuovo e lei gli fece un impercettibile cenno di stare al gioco, sperando che avrebbe resistito e non si smascherasse da solo.
«No! Andiamo, non so neanche cosa voglia dire!» ribatté lui.
Anche Susan cercò di contenersi per non mandare all’aria la sua mezza menzogna di poco prima, ma lo guardò storto e sussurrò: «Forse Jennifer ti stava solo prendendo in giro.»
«Lo spero proprio!» esclamò Layla guardando in direzione della giovane bionda.
«Aspetta, di quali calci parli?» domandò Andrew a bocca aperta.
I due più grandi si guardarono, lei ci mise poco a maledirsi mentalmente mordendosi il labbro inferiore e lui tenne tutti i muscoli in tensione. La loro reazione non piacque a nessuno della tavolata, che lentamente si fece cupa e silenziosa.
Poi Cedric sorrise e spiegò: «Metaforicamente parlando, ovviamente. Si riferiva al fatto che in quanto donna più grande di voi debba mettere i piedi in testa a tutti, me compreso.»
«Beh, tu glielo lasci fare.» sussurrò Mike come accusandolo di un torto.
Layla colse la frecciatina, socchiuse gli occhi e ribatté freddamente, guardandolo dritto in faccia: «Questo perché sono l’unica ad avere del sale in zucca, certe volte!»
«Ragazzi, per favore.» intervenne Iven troncando la discussione prima che fosse troppo tardi.
L’umore non migliorò col tempo sebbene nessuno toccò più l’argomento. Il figlio di Iven cercò di scherzare di nuovo coi più giovani, i quali si sforzarono di partecipare, e tutti svuotarono i propri piatti rapidamente.
Dopo cena si prepararono per tornare nell’altra casa e dormire, Layla disse anche a Iven che dal giorno successivo sarebbero rimasti a scuola tutti i giorni, e che quindi non sarebbero probabilmente più tornati.
La vecchia padrona di casa la strinse forte in un abbraccio che lei ricambiò con un sorriso sincero, poi allo stesso modo salutò tutti gli altri compreso Cedric, dicendo al ragazzo che le avrebbe fatto piacere rivedere Laurel un giorno e conoscere la sua figlia più piccola.
Lui si limitò a rispondere con una scrollata di spalle, non sentendosela di dirle la verità, ma Iven non si lamentò e li salutò un’ultima volta prima di chiudere la porta e abbandonarli a un breve tratto al freddo e al buio.

Quando tornarono a scuola, il giorno prima che il mese di Aendail terminasse, la struttura ormai ospitava ben più di duecento tra giovani e adulti che dovevano essere smistati nelle diverse classi, e capirono che la possibilità di trovarsi insieme a Deala e Vill era davvero bassa. Gli insegnanti invitarono i futuri Novizi ad andare a recuperare le loro vesti, e così fecero; i ragazzi di Darvil attesero il tardo pomeriggio per evitare la massa di persone che si precipitava negli alloggi della servitù.
Questa volta non furono accompagnati da nessuno. Quando giunsero nel reparto della sartoria dissero il proprio nome uno alla volta, e vennero condotti davanti allo scaffale dov’erano riposte piegate con cura due copie del medesimo completo.
Tutte le vesti avevano qualcosa in comune oltre al colore: avevano il collo alto ed erano aderenti, salvo eventualmente le maniche dopo il gomito o i pantaloni dopo il ginocchio, in un tessuto che non sembrava né lino né cotone, ma estremamente comodo e traspirante così che non avrebbero sofferto né il caldo né il freddo. In tutto ricevettero: braghe, stivali alti e stretti, due paia di guanti - uno dei quali con le punte delle dita tagliate per lasciarle scoperte - una veste che quasi gli arrivava a mezza coscia, un mantello, una borsa a tracolla di pelle e una casacca lunga fino al ginocchio che all’altezza delle anche, su entrambi i fianchi, aveva uno spacco che arrivava fino in fondo, dividendola in due parti, fronte e retro.
Tornarono verso le stanze notando che tutti i futuri studenti si aggiravano per i corridoi o per la scuola con indosso il completo nero, sfoggiandolo con entusiasmo come un trofeo, e non ne rimasero sorpresi: era esattamente ciò che anche loro avevano intenzione di fare.
Si cambiarono dietro al divisorio ognuno nella propria stanza, riponendo nell’armadio i loro vestiti e l’altra copia della loro divisa da maghi, compreso il mantello.
Andrew aveva scelto maniche lunghe e larghe e pantaloni larghi da lasciare sopra gli stivali; Cedric maniche ai gomiti e strette, e pantaloni stretti da infilare dentro gli stivali com’era abituato; Jennifer maniche lunghe e larghe e pantaloni stretti; Layla maniche strette e lunghe e pantaloni stretti; Mike maniche strette e a metà avambraccio e pantaloni larghi, esattamente com’era abituato in vesti normali; Susan maniche lunghe e larghe e pantaloni stretti.
Appena si furono tutti ritrovati fuori delle loro camere, Susan fece un rapido giro su se stessa, entusiasta, ed esclamò: «Le nostre vesti da maghi sono meravigliose!»
«Hai proprio ragione!» disse Jennifer allargando le braccia e guardandosi i piedi.
Layla si sentiva lievemente a disagio per via del seno anche se solo leggermente annunciato, ma i nuovi vestiti le piacevano molto, e Mike come di consueto dovette distogliere lo sguardo dal suo corpo per non arrossire visibilmente.
Cedric invece si ritrovò a guardarsi con apprensione le braccia scoperte, soprattutto il destro su cui spiccava piuttosto evidente il lungo sfregio ancora rosso sulla pelle pallida, ma anche i sottili segni molto più vecchi e ormai quasi invisibili. Non a caso cercava di farsi vedere a braccia scoperte il meno possibile, e Susan fino ad allora era stata l’unica, ma trovandosi in casa di lui che era sempre poco illuminata non aveva mai avuto la possibilità di notare quei segni.
Si mise a braccia conserte appena uscito da camera propria e non cambiò posizione, ma con un sospiro di sollievo constatò che gli altri sembravano troppo presi dall’entusiasmo per rinfacciarglielo. Rimpianse la sua scelta poco ponderata delle maniche dicendosi che sarebbe risultato strano se avesse portato la sua giacca di pelle sopra le sue vesti da mago.
Si aggirarono per il cortile esattamente come gli altri giorni, ma questa volta sentendosi ancora più parte della scuola, perché indossavano i loro vestiti da Novizi. Tutti i Novizi sembravano provare lo stesso. Deala li salutò da lontano, ma essendo già parte di un gruppo non si staccò per unirsi al loro.
A un soffio dallo scadere dell’ultimo mese, appena in tempo per farsi cucire le vesti, arrivarono altri ragazzi, ognuno per sé, aumentando il numero di studenti di qualche testa.

Il giorno dopo indossarono nuovamente le loro vesti nuove di zecca fin dal primo mattino. A colazione Andrew ancora sbadigliava cercando di svegliarsi e gli altri non tardarono ad accorgersi del fatto che Cedric sembrasse avere lo sguardo perso nel vuoto. Il giorno prima non avevano fatto commenti, ma non avevano nemmeno mai fatto caso in precedenza ai sottili e lunghi segni bianchi accompagnati da uno più roseo e recente che attraversava quasi tutta la lunghezza dell’avambraccio destro.
Jennifer, seduta di fronte a lui, lo indicò con un cenno del capo e domandò: «Che ti è successo?»
«Cosa?» fece Cedric, come cadendo dalle nuvole.
La ragazzina si disse che come di consueto doveva essersi appena ripreso dal suo stato di alienazione, si allungò sul tavolo per prendergli il polso e ruotarlo in modo che il graffio fosse visibile; inaspettatamente lui la lasciò fare, volendo capire dove volesse arrivare.
«Quello. Ti fa male?»
«Che accidenti hai combinato? È quasi una spanna!» esclamò Susan sconvolta.
«Oh, questo.» sussurrò Cedric «È... maledizione. Cioè, voglio dire... Un incidente con la corda dell’arco.» buttò giù alla fine «Ho incoccato male una freccia e...» imitò il gesto di tendere male l’arco e graffiarsi con l’estremità non affilata della freccia; quello leso era il braccio destro, quello con cui solitamente reggeva l’arco: se non indossava protezioni incidenti del genere potevano capitare.
Ma gli sguardi che ricevette gli fecero capire che non se la stavano bevendo, tutti in qualche modo sapevano che era molto bravo e attento con l’arco e inoltre non lo usava da molto tempo, mentre quel graffio sembrava più recente; non poteva nemmeno essere stato Smeryld.
«Stai bene?» azzardò quindi Jennifer preoccupata.
«Sì. Sì, sto bene.» rispose lui tornando con le braccia appoggiate al tavolo e ostentando una finta tranquillità. Rabbrividì ripensando alle parole che la sua stessa mente aveva fatto dire a Layla quel giorno, e mai prima di allora era stato tanto certo che se la ragazza avesse scoperto qualcosa avrebbe fatto una scenata mettendosi a gridare anche in mezzo a centinaia di studenti sconosciuti.
«Intendo dire il tuo...» continuò lei con un tono più basso e confidenziale, s’indicò le tempie titubante non sapendo come dirglielo senza offenderlo «Insomma sei più strano del solito, e non mi sorprende molto. Con quello che è venuto fuori da Mathan, poi... Sai che se hai bisogno d’aiuto...»
«Sto bene.» tagliò corto lui scuotendo rapidamente la testa come per scacciare un pensiero.
Capendo che ancora si rifiutava di parlarne Jennifer si rimise a sedere compostamente al suo posto, lanciando tuttavia un’occhiata eloquente a Layla che rispose annuendo con un sospiro. Cedric non colse il messaggio dietro quella muta conversazione e nemmeno volle soffermarsi a pensare; puntò lo sguardo su un punto del tavolo poco alla sua sinistra e non tornarono più sull’argomento.
Jennifer notò che a lui sembrava essere passata la fame come era successo molte altre volte, ma solo dopo quel breve scambio di parole le venne in mente il ricordo lontano di sua madre che era dovuta uscire di casa per andare a controllare un ragazzino che si rifiutava di mangiare e aveva tendenze autolesionistiche più o meno spiccate. Si sentì male rendendosi conto per la prima volta che quel ragazzino era lui, Gerida non ne aveva mai fatto il nome ma le aveva raccontato di averlo praticamente strappato alla morte; si era persino lamentata che avevano dovuto chiamare lei al posto del medico perché l’uomo si sarebbe rifiutato d’intervenire. E a chiamarla era stata Ilion, quello lo ricordava perché si era presentata alla loro porta.
Lo guardò con eccessiva preoccupazione immersa nei propri pensieri e in qualche modo sentendosi una stupida per non essersene accorta prima. Avrebbe voluto e dovuto aiutarlo, sia in passato che nel presente, ma non aveva idea di come avvicinarlo e far sì che si lasciasse effettivamente aiutare: non sapeva quale situazione lo facesse comportare a quel modo, ma immaginava che le cure della guaritrice per quegli anni erano riuscite a tenere a freno questi suoi atteggiamenti. E ora che erano venute a mancare perché avevano dovuto lasciare Darvil probabilmente stavano tornando.
Si riscosse rendendosi conto che anche a lei era passata la fame, mentre gli altri quattro erano tornati a chiacchierare allegramente mangiando pietanze ai loro gusti ancora esotiche. Fissò la sua fetta di torta alle mele intensamente pensando a un modo per poter migliorare la situazione: non avrebbe potuto dire una parola di tutto quello agli altri, non voleva immaginare come avrebbero reagito loro o lo stesso Cedric, e l’unico modo che trovò per consolarsi fu pensare che non avrebbe avuto modo di aiutarlo se lui avesse continuato a impedirglielo; non poteva imporre la propria volontà sulla sua, piuttosto avrebbe dovuto pazientare che lui facesse il primo passo. Ma qualcosa le diceva che non sarebbe mai successo.
Dopo aver mangiato, a riprova di ciò, Cedric si chiuse in camera sua intimando loro di non disturbarlo lasciandoli perplessi, tutti tranne Jennifer che immaginava di sapere cos’avesse in testa. Lo assecondò riuscendo a mascherare la preoccupazione solo perché era certa che non si sarebbe fatto del male dentro la scuola.
Spesero il loro tempo seguendo gli altri futuri Novizi ma tenendosi in disparte per poter discutere degli affari loro, specialmente dei draghetti, e rividero il più grande solo a cena. Cedric disse loro di aver dormito e si sforzò di mangiare, come anche Jennifer che non gli credette e lo guardò piuttosto cupamente sperando che se ne accorgesse, ma così non fu; non la guardò nemmeno.
Durante la cena un arcimago chiese il silenzio annunciando a tutta la scuola che finalmente era giunto l’inizio del mese di Zeigah e le lezioni avrebbero avuto inizio il primo giorno della prima settimana del mese - ovvero il terzo giorno del mese. La notizia fu caldamente applaudita da tutti gli studenti, compresi gli Ammessi, gli Apprendisti e gli Specialisti - i quali avrebbero dovuto aspettare dei mesi prima di potersi unire a una classe, nel frattempo avrebbero alloggiato e studiato individualmente.
L’anziano chiese nuovamente il silenzio, che ottenne solo dopo alcuni minuti di vociare eccitato, ma infine poté spiegare ai Novizi dove dirigersi per essere smistati nelle proprie classi, cosa sarebbe successo nella giornata e come era organizzata la scuola. Li invitò ad alzarsi e prepararsi in anticipo in modo che fossero presenti per tempo nella sala principale per essere smistati. Quindi li congedò e tra nuovi applausi tutti gli studenti della scuola andarono nei propri alloggi, i Novizi col cuore gonfio per l’emozione del domani.

  
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