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Autore: Lunastorta98    29/03/2017    2 recensioni
Ripercorriamo insieme la storia di una delle coppie Canon del mondo di Harry Potter, quella formata fa Remus Lupin e Ninfadora Tonks.
Partiamo dal presupposto che io amo il personaggio di Remus e amo l'ostinazione di Tonks, quindi scrivere qualcosa su di loro era scontato!
La storia si apre con un evento che io ho immaginato, avvenuto nel passato (il prologo) per poi catapultarsi nel pieno della lotta che la giovane Auror combatte, per convincere l'ex professore a lasciarsi andare.
La storia segue gli avvenimenti reali (come raccontati dalla Rowling), ma reinterpretati e un po' più concentrati su di loro. Per esempio, i così numerosi turni di guardia dell'Ordine della Fenice sono citati in Harry Potter, ma nessuno di questi viene descritto. Così ho pensato di ambientare una scena della ff, in un turno condiviso da Remus e Tonks.
Essendo che la storia segue la realtà, ahimè i due moriranno alla fine, per cui addio amici miei. Io piango...
Genere: Malinconico, Sentimentale, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nimphadora Tonks, Remus Lupin | Coppie: Remus/Ninfadora
Note: AU, Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: II guerra magica/Libri 5-7
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Scusate l'enorme lasso di tempo dall'ultimo aggiornamento ma ancora non va con la scrittura. Questo è l'ultimo capitolo che avevo pronto (l'ho scritto a settembre su per giù). Spero di aggiornare presto e buona lettura!
Lunastorta98

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I bassifondi. Come aveva fatto ad arrivare lì? Come era finito nell'unico posto al mondo dove sperava di non dover tornare mai e poi mai? Ci era stato tanto tempo prima, quindici anni forse, ma non si era abituato a quel luogo e allora si era spostato e aveva cominciato a non fermarsi mai nello stesso posto per più di un mese o due. Cercava dei lavori in giro per l'Europa, cose semplici, cose che nessuno voleva e lui invece chiedeva quasi disperatamente. Lavori che gli davano quel tanto che bastava per permettergli di mangiare e di esagerare un po' col bere, di tanto in tanto. Forse più di un po'. Fatto sta che ogni tot di tempo se ne andava, adduceva scuse assurde, mollava tutto e cambiava vita. A volte cambiava anche nome. Dovrà avere avuto almeno una ventina di identità diverse. Altre volte invece si faceva scoprire stupidamente e allora erano gli altri a cacciarlo, minacciandolo di morte o di denunciarlo inventando reati che lui non aveva mai commesso.
Ora si ritrovava di nuovo lì, ricordava poco o niente di come era organizzato il luogo anche perché quello che aveva davanti era molto, molto diverso da prima. 
Remus avanzò lentamente stringendosi nel mantello da viaggio, seppure facesse così caldo da desiderare di essere nudi. Stare però coperto in quel modo, gli dava un senso di sicurezza inspiegabile e insolito. Camminò ancora fino a quando non scorse un muretto sul quale si sedette e sospirò stancamente. Abbassò lo sguardo e iniziò a osservare un punto impreciso vicino alla sua scarpa, poteva ancora andarsene. 

«Uhm... un uomo!»

Nessuno sapeva che era lì, nessuno l'aveva visto. Avrebbe potuto alzarsi e smaterializzarsi. Andarsene il più lontano possibile o tornare e chiedere scusa. Anzi no, non sarebbe tornato da loro, per la vergogna, perché significava ammettere di essere un codardo. La cosa peggiore? Tutti avrebbero detto che non si sarebbe dovuto preoccupare, che era comprensibile aver avuto paura. Ma nel profondo sarebbero stati delusi

«Ehi! Sai dove sei finito?»

Remus era troppo assorto nei suoi pensieri per rendersi conto che qualcuno gli stava rivolgendo la parola. Mille domande, mille pensieri, mille timori. Improvvisamente gli tornò alla mente Tonks, il suo abbraccio, aver potuto toccarla e averla avuta per sé giusto un momento. Non ci sarebbe potuto essere un saluto migliore. Scacciò dalla testa quel pensiero e scosse il capo guardandosi intorno. Vide solo allora la figura che lo studiava, seduta a terra a gambe incrociate e con fare curioso e buffamente minaccioso. Sobbalzò e fece correre la mano alla tasca interna della giacca dove sapeva esserci la bacchetta, sennonché si ricordò che non ce l'aveva. Fece un respiro profondo e guardò il ragazzo davanti a sé

«Posso fare qualcosa per te?» si sforzò di chiedere 
«Ah, ma quindi l'umano ci sente e parla!»

Remus sorrise leggermente, e si sistemò la giacca e il mantello, per poi alzarsi e iniziare a fare qualche passo. Voleva allontanarsi, andare via da lì.

«Non ti conviene andare da quella parte. Sei già nei territori del branco e sarebbe meglio se te ne andassi»
«Perché invece di fare il noioso, non mi fai fare un giro del posto?» 
«Sei curioso, umano»
«Chiamami ancora una volta "umano" e potresti ritrovarti senza un arto o due»

Cosa gli stava succedendo? Parlare in modo così sconsiderato non era da lui, ma se la sua intenzione era quella di farsi ammazzare subito, forse la strategia era quella giusta. Il ragazzo scattò verso di lui e si mise in piedi a braccia incrociate e lo studiò. Dopo un tempo che Remus non avrebbe saputo quantificare, lui sembrò decidersi ad ammettere che in effetti quello che aveva davanti non era umano, ma un Licantropo come lui
Lupin fece lo stesso e lo osservò: il ragazzo doveva avere massimo una quindicina di anni, aveva i capelli neri e ricciolini, gli occhi grigi e... Il mago avvertì chiaramente che il cuore mancò un battito

«Come ti chiami?» chiese svelto al ragazzo, non sapendo neppure il perché
«Dovresti dirlo tu a me, sei tu lo straniero» 

Non aveva tutti i torti, ma improvvisamente Remus non riusciva a pensare con lucidità. L'aspetto, il fisico, i lineamenti, l'atteggiamento, lo sguardo. Tutto di quel ragazzo gli ricordava... Sirius Black 

«Pronto!? Non posso portarti da Fenrir se non mi dici almeno con che nome devo presentarti!» sbuffò il giovane Licantropo tenendo le braccia incrociate al petto
«Io... io sono Ettelen»
  
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