Ordini
e Disordini
Quando i tre entrarono nella Sala del Trono, il Re
si alzò di scatto,
sollevando una balestra che pesava quanto una sua gamba.
Un ghigno beffardo, quasi
famelico, gli deformò il viso
simmetrico e gli occhi celesti si iniettarono di perfidia.
Kayla non lo aveva mai visto
prima, ma, come aveva
imparato negli anni, l’aspetto di una persona non
è sempre indicatore di ciò
che essa ha dell’animo. E poteva sentire lontano dieci metri
il fetore
dell’anima di quel ragazzino.
« Ecco la traditrice del
reame! » sbraitò il Re
La giovane fece per rispondere
all’accusa ma fu
trascinata a terra da una freccia che si incastonò tra la
dura pietra del
pavimento della Sala del Trono e
il vaporoso
vestito ricamato.
Mentre sul viso del biondo ragazzo
si ergeva trionfale un
sorriso, gli occhi della ragazza si riempirono di lacrime.
Kayla fece un passo verso di lei
ma il Mastino la
trattenne stringendole un braccio. Il tocco della mano fredda guantata
sulla
sua pelle la fecero sussultare.
«Lasciami
andare…»
protestò a denti stretti mentre il Re
camminava lento verso la sua vittima preferita.
«
Non fare
sciocchezze, lui non le farà del male ma fidati che non
esiterà un istante a
farti esplodere il cranio con una di quelle. »
ringhiò lui accennando all’enorme
freccia.
« Non le farà
del male? » chiese
lei incredula,
tentando di non alzare la voce.
Il brusio della corte era
incessante , ma a rimbombare
nell’immensa stanza erano i passi del ragazzo, lenti ed
inesorabili come lo
scoccare dei secondi.
L’uomo prima di
rispondere non poté trattenere un
sospiro.
« Non troppo spero.»
« Mio Signore , io sono
solo fedele a te! »
urlò Sansa, rompendo il silenzio, con la voce rotta dal
pianto.
« Con tutte le
atrocità che sta attuando tuo fratello
come posso crederti?! » rispose
lui chinandosi verso di lei. Sebbene fosse solo un
ragazzino, la sua figura era minacciosa al pari di quella dei mostri
che
popolano le fiabe più spaventose.
«
Io non vedo mio
fratello da mesi mio Re! »
singhiozzò la ragazza « Non posso pagare per le
sue colpe!
»
Il pianto ruppe la sua
implorazione, mentre chinava il
capo, distogliendo gli occhi dalla balestra che lui le puntò
nuovamente
addosso. In una parte del suo cuore sperava che la freccia scoccasse,
solo per
strapparla via a tutto quel dolore.
Jeoffrey sospirò mentre
con un cenno del capo invitò uno
dei suoi a recitare della vittoria del Giovane Lupo su un accampamento
Lannister. Le
accuse, atroci e
fantasiose, sgomentarono la corte, dalla quale il brusio di disappunto
si alzò,
più alto e chiaro.
Kayla si voltò di
scatto, incredula, e incontrò lo
sguardo del Mastino, i cui occhi fumosi le risposero solo con frustrata
rassegnazione.
Sansa piangeva sommessamente e lui
le prese il viso tra
le dita giovani,
che mai avevano
assaporato neppure la percezione di un vero scontro.
« Hai sentito quanto
male ha fatto tuo fratello, lurida
Stark? »
Senza nemmeno lasciarle il tempo
di rispondere la colpì
violentemente con il corpo della balestra stendendola a terra.
« Lasciala stare ! » urlò la
guerriera,
fiondandosi sul ragazzino, divincolatasi dalla presa del Mastino.
La paura attraversò il
viso angelico di quel mostro ma
ser Merryl le tagliò la strada sfoderando la spada
Lei rispose sguainandole entrambe
. La Guardia Reale fece
un passo indietro e si calò l’elmo.
Un sorriso attraversò
il viso della donna, che girò intorno
al cavaliere come una tigre accerchia la sua preda.
« Chi diavolo sei tu?
>> urlò il Re puntandole la
balestra contro.
« Non fatele del male
mio Re! >> implorò Sansa
spaventata.
Il Re sorrise e rispose con un
cenno del capo, e come un
perfetto cane ammaestrato sir Merryl si gettò sulla donna.
Le spade si
incrociavano ma la forza del cavaliere era ben sostenuta
dall’ agilità della
pirata.
Jeoffrey, insoddisfatto,
sollevò Sansa da terra e la
fece voltare verso l’entrata e verso i due guerrieri. Davanti
a lei il Mastino
che la guardava tentando di nascondere i suoi pensieri più
iracondi, strinse di
nascosto la presa sull’ elsa del pugnale.
Il Re, con ferocia,
afferrò un lembo del suo vestito e lo
stracciò di netto. La veste cadde lasciandole solo la tunica
dalla quale si
intravedeva ogni sua forma.
« Ma allora voi Stark
non avete davvero la pelliccia! »
sghignazzò il giovane , seguito dalla corte
Kayla diede una spallata al
cavaliere che cadde a terra e
si gettò sui due ragazzini. In quell’istante il
giovane fece scattare la
balestra che frustò l’aria.
La freccia manco il bersaglio ed
andò a conficcarsi
nell’arco dell’entrata, a pochi centimetri dalla
faccia di Tyrion.
« Che sta succedendo qui?
»
ruggì il Lannister verso la folla di cortigiani che stavano
assistendo allo
spettacolo.
« Ve ne state qui a
osservare una ragazzina che viene
oltraggiata in tale maniera! >>
il
disprezzo nella sua voce era più affilato di mille spade « AIUTATELA !
>>
Jeoffrey lasciò la
ragazza che cadde a terra e si voltò
verso il Trono.
Kayla si chinò accanto
a Sansa e furono raggiunte dal
Mastino che coprì la giovane con la sua sudicia Cappa bianca.
Gli occhi viola si levarono su di
lui brucianti di
collera.
Come scottato, lui si
dileguò lasciandole al centro della
Sala.
« Mi dispiace Sansa » sussurrò la
donna
stringendola
« Sei stata coraggiosa a
difendermi, avrebbe potuto
ucciderti. »
rispose la giovane stringendosi addosso il mantello.
Bronn e Tyrion entrarono nella
Sala del Trono, dirigendosi
senza indugio verso il Re, che codardamente stava cercando rifugio ed
autorevolezza sul seggio.
« Lei è solo
una traditrice! >> piagnucolò la testa
coronata, intimorita dallo sguardo severo dello zio.
« IDIOTA! >>
urlò il nano; era incredibile che da un simile corpicino
potesse uscire un tale
rombo.
« Non osare insultare il
Re! >> abbaiò di rimando
la Guardia Reale, brandendo nuovamente la spada.
« Ma io non lo sto
insultando…>> replicò il nano
sarcastico « sto solo spiegando quanto irresponsabile sia la
sua condotta e
quanto sia breve la vita dei Re che non pensano alla gravità
delle loro azioni!
>>
« Questa è
una minaccia! >>
« Oh no, sir Merryl.
Chiedere a Bronn di infilzarti come
uno spiedino se solo oserai aprire nuovamente il becco, questa
è una minaccia.
E a giudicare da come stava andando lo scontro con una donna, direi che
è una
minaccia fondata >>
Il mormorio di disappunto
echeggiò e quando il soldato
incrociò gli occhi con il famelico mercenario, decise di non
proseguire oltre
il diverbio.
« Io sono il Re!
>> riprese il giovane « e la sua
famiglia è una famiglia di traditori! >>
« Lei non ha colpa
di ciò che fanno i suoi famigliari. Come io non
ho colpa dei tuoi
comportamenti crudeli e reprensibili…eppure, da zio e da
Primo Cavaliere, non
posso far altro che vergognarmene. >> concluse il nano.
E mentre sulla Sala aleggiava un
silenzio tombale, Tyrion
girò su se stesso e uscì dalla Sala del Trono,
seguito da Kayla, Bronn e Sansa.
La giovane Stark tremava come una
foglia, con ancora
l’immagine della scintillante
balestra ad occuparle la mente.
- Portala nelle sue stanza
– chiese Tyrion alla guerriera
– e fa in modo che vi resti.
Sandor Clegane stava in piedi
davanti alla porta del Re.
Sentiva degli strani rumori al suo interno e non riusciva a capire
cosa, le due
puttane e il Re, stessero combinando.
Di certo se ci fosse stato lui li
dentro con loro i suoni
che sarebbero provenuti dalla stanza sarebbero stati ben diversi.
Le puttane erano di natura
accondiscendenti, ma molte
erano spaventare dalla sua stazza e dal suo viso, eppure nei bordelli
dei
Lannister erano sempre tutte molto contente di vederlo.
Chiuse per un attimo gli occhi,
complice la stanchezza
della giornata, e si appoggiò all’ umido muro di
pietra.
In quell’istante
qualcosa di duro e pesante lo colpì in
pieno viso, facendolo barcollare per qualche passo.
Ringhiando si girò e una figura agile e veloce
gli balzò addosso scaraventandolo per terra.
La nuca batte così
forte da annebbiargli la vista non permettendogli
di riconoscere subito il suo assalitore. Un pugno lo colpì
sullo zigomo,
facendogli chiudere di nuovo gli occhi e allora l’aggressore
parlò.
« Quello era il tuo
concetto di “non le faranno del male”
? >>
Riconobbe la voce
all’istante sebbene l’avesse sentita
solo poche volte. Con
uno scatto rotolò
su se stesso, sorprendendola e sbattendola a terra.
« Che cazzo vuoi da me?
>> ringhiò il Mastino
afferrandole i polsi che stavano per sferrare degli altri colpi.
«
Sei un bugiardo.
Mi sono fidata e per poco quel matto del Re non la ammazzava!
>>
Istintivamente lui le
portò la mano guantata sulla bocca.
« Sei impazzita? Questa
è la stanza del Re! >>
Gli occhi di lei saettarono verso
la porta impietriti e
poi tornarono a scavare in quelli dell’ uomo.
I capelli lunghi e la barba gli
nascondevano quasi
completamente il volto lasciando liberi solo lo sguardo. La mole del
Mastino
premeva sul suo corpo e quasi non respirava con la mano a coprirle la
bocca.
Tentò di divincolarsi, ma come aveva già capito
dal loro primo incontro, non
aveva speranze contro di lui.
« Non gridare e ti
lascio. >> ringhiò
Lei annuì e lui si
sollevò sui gomiti permettendole un
profondo respiro. Il petto le si alzò di scatto sfiorando
l’armatura del
guerriero.
« Mi sono
fidata…>> ansimò lei, riprendendo
fiato.
« Poteva andare peggio.
Sarei intervenuto se le cose si
fossero messe davvero male. Ormai io li conosco i loro capricci
>>
« Capricci?
>> chiese lei sollevando la testa,
annullando quasi la distanza
tra i due visi.
La cicatrice ora era
più visibile, livida e bitorzoluta.
Non che le facesse molto effetto. Per mare vi era ogni sorta di
creature ed
ogni sorta di uomo, con tutte le malformazioni e menomazioni esistenti.
Non era
facilmente impressionabile. Anche se la stazza e la forza di quel
guerriero
continuavano ad agitarla.
« Non so da dove tu
venga… ma qui le cose funzionano
così. Quelli con le corone comandano, quelli con le spade
ubbidiscono. Quelli
senza nulla pregano.
« Pregano per cosa?
>>
« Pregano che nessuno un
giorno comandi quelli come noi
di ucciderli. >>
« Io non ucciderei
qualcuno solo perché mi viene ordinato.
>>
Prima di rispondere un ghigno
attraversò il viso dell’
uomo. L’odore della pelle di lei gli entrò nel
naso, disorientandolo per un
istante.
« Eppure stavi per
uccidere il Re. >> sussurrò lui.
« No, volevo solo
difendere Sansa >>
« Perché
qualcuno te lo ha ordinato… bene, il mio ordine
è difendere il Re. Quindi
se non fosse
arrivato il nano, probabilmente oggi ti avrei uccisa. >>
A quelle parole il guerriero
sentì il corpo della donna
irrigidirsi e lentamente lei posò di nuovo la testa sul
pavimento freddo.
« Oppure io avrei ucciso
te. >> rispose lei.
« Vuoi appurarlo adesso?
>> chiese lui stringendole
i polsi. Le placche in metallo le si conficcarono nella carne ed
entrambi
sentirono un caldo rivolo di sangue scenderle lungo il braccio.
Il sottile strato d’aria
che divideva i loro visi sembrò
infiammarsi dei loro sguardi, mentre il respiro di entrambi si faceva
più
affannoso per lo sforzo o per il dolore.
Un urlò proveniente
dalla camera li distrasse facendo
allentare la presa al Mastino.
« Che succede li dentro?
>> chiese lei.
« Nulla che ti
riguarda…>> rispose lui alzandosi.
Le porse la mano e la tirò su come fosse senza peso.
« Chi
c’è con il Re? >> insistette lei
senza
mollargli il braccio.
Lui si divincolò e
sospirando rispose.
« Nessuno per cui valga
la pena morire. >>
E voltandole le spalle si
incamminò per il buio del
corridoio. Lei
rivolse ancora uno
sguardo alla porta e rabbrividendo seguì il Mastino.