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Autore: Mephi    02/04/2017    3 recensioni
«Oh, andiamo...» disse alzando gli occhi, decidendo di essere troppo stanco per parlare con quell'orso. Perchè sì, ci parlava. Non sapeva cosa fosse, esattamente, era certo fosse un illusione della sua mente che si divertiva a torturarlo, dando a quell'orso la voce... della sua coscienza? Era complicato. Sapeva solo che odiava quell'orsetto.
«È reciproco.» era disturbante. L'immagine di quel pupazzo che doveva essere innocente, bhe, di innocente aveva ben poco. Due sclere nere sostituivano il bianco che di solito si trovava lì, e al posto degli occhioni gialli, due puntini bianchi lo fissavano, e seguivano i suoi movimenti. La sua conscienza se la sarebbe aspettata meno inquietante. Avrebbe preferito un simpatico Girllo Parlante come quello di Pinocchio che... Quel peluche inquietante.
Genere: Comico, Generale, Triste | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Jeremy Fitzgerald, Mike Schmidt, Purple Guy/Vincent, Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Il Ritorno Di Una Guardia Notturna

 

 

Guardie E Ladri

 

 

La casa era silenziosa, in sottofondo si udiva solo il leggero ticchettio dell'orologio in cucina.

Tick. Tack.

Sembrava ricordargli che il tempo scorreva e doveva prendere una decisione. Gli occhi chiusi, i gomiti poggiati sul tavolo in legno del salotto, coperto dalla tovaglia dal tema marinaresco date le ancore disegnate sopra, il respiro regolare, le mani unite quasi in segno di preghiera e un leggero odore di tea che riempiva l'aria. Glielo aveva lasciato sua madre prima di andare a dormire.

Tick. Tack.

"Bevi qualcosa, caro" gli aveva detto "sembri agitato". Sorrise appena, Mike. Sua madre, l'unica donna davvero in grado di notare quando era agitato. 

Tick. Tack.

Aprì gli occhi, sciolse la presa delle sue mani e prese un profondo respiro, per scaricare la tensione, sul tavolo, proprio al centro, subito dopo la tazza di Tea ormai non più calda il motivo di quel suo malessere, dell'ansia che lo aveva assalito. 

Un mazzo di chiavi. 

Tick. Tack.

Un mazzo di chiavi che non erano le sue. Le aveva notate mentre quella sera preparava la cartella, le aveva prese, le aveva osservate e aveva appurato che non erano le sue. Lui aveva molte più chiavi, tanto per dirne una. Le teneva tutte insieme. E mai, gli era sembrata un'idiozia, tale pensata, come in quel momento. 

Tick. Tack.

Freddy aveva le sue chiavi. Tutte le sue chiavi. 

Tick. Tack.

Così si era sentito in pericolo, minacciato; Freddy aveva preso le sue chiavi raggirandolo, con l'inganno, la sua specialità! E con le sue chiavi poteva entrargli in casa in qualsiasi momento. Subito la sua mente aveva pensato di andare a denunciarlo alla polizia. Perchè Mike Schmidt era un uomo, ora, non il ragazzino di un tempo, e anche Freddy lo era e ogni sua azione comportava anche una reazione, cosa credeva? Di passarla liscia per sempre? 

Tick. Tack.

Blackout nel suo cervello. Poi fu come se tutto tornasse a funzionare. No, no. Perchè Freddy sarebbe dovuto entrare in casa sua? Non ne aveva ragione! Rubare? E cosa? Loro mica erano ricchi. No. 

Respira. Rifletti. Non lasciare che il panico ti divori. 

Che altre chiavi si trovavano nel mazzo? 

Uhm...

Le chiavi della macchina. Quelle del garage. Quelle del Fazbear-

Quelle del Fazbear.

Era l'unico luogo cui Freddy era realmente collegato. Ma perchè tornarci? Cosa voleva fare? Credeva fosse cambiato, che si fosse ripulito, invece proprio quando sembrava aver intrapreso un'altra strada, una certamente migliore, cosa faceva? Ricadeva negli stessi errori commessi in passato? Possibile che Freddy non imparasse proprio mai?

Tick. Tack.

Si riscosse, il suo sguardo cercò l'orologio in cucina, lo trovò.

23;43

Forse era ancora in tempo per fermare Vincent. Se davvero era tutto come credeva avrebbe chiesto chiarimenti a Freddy di persona. Prese le chiavi, gliele avrebbe restituite lui stesso! Poi spense la luce e uscì di casa in tutta fretta, venendo investito dall'aria freddina di quella sera. 

Prese a camminare verso il Fazbear mentre con le mani si frugava nelle tasche cercando il telefono. Lo trovò e digitò velocemente il numero del Signor Vincent. 

Pregò rispondesse.

«Risponde la segreteria Telefonica di Purple Guy, se sei Mike- ma tu non dormi mai? Cosa sei una macchina? Hai delle pile, magari nel petto che ti permettono di non stare fermo un'attimo? Stò andando a lavoro. Bisogno di qualcosa?» il Signor Vincent non aveva mai perso il suo senso dell'umorismo. Lo fece sorridere appena e scosse la testa, aumentando velocità.

«Signor Vincent non sono una macchina, sono solo giovane. Ricorda ancora il significato di questa parola?» lo sentì schioccare la lingua, offeso. 

«Si vede che hai passato troppo tempo con me, ragazzo! Ti ho contagiato, mica l'hai sempre avuta questa lingua tagliente!» Mike si sentì arrossire, in imbarazzo, si fermò, tanto fu il suo disagio. Cielo, no, non voleva essere scortese.

«Mi dispiac-»

«Ragazzo? Respira. Scherzavo. Tu e le tue buone maniere...» lo sentì ridacchiare appena, probabilmente divertito da quanto Mike fosse sempre pronto a scusarsi, di come addirittura lo imbarazzasse anche solo l'idea di essere stato poco rispettoso nei confronti di un'altra persona. Quel ragazzino gli era rimasto molto accanto, a lui e a Kentin dopo... 

L'accaduto. Lui e Phone a orari alterni si prendevano cura di loro, Vincent sentiva il peso del senso di colpa per non essersi mai accorto di cosa realmente stava succedendo tra i suoi due figli, e per un bel po' non aveva più sorriso, nè fatto battute, era sempre serio, in più si aggiunse il problema con la pizzeria, la messa in sicurezza che ne seguì e così smise anche di presentarsi a lavoro, dicendo che aveva dei risparmi da parte e poteva andare avanti con quelli.

E poi Jeremy era sparito. Credevano fosse solo da qualche parte nascosto invece era scappato. Sparito. Volatilizzato. E così Phone lo aveva accompagnato anche a sporgere denuncia, suo figlio era scomparso, dopotutto, e aveva solo 16 anni. 

Mike e Phone si trovarono davanti un Vincent soffocato dai problemi, che annaspava tra di essi e provava a vincerli. Ma da solo non poteva. 

Mike, pur di non far perdere il lavoro a Vincent aveva preso il suo posto, tirando fuori la scusa di un malanno, e che la Guardia Nottura, dall'alto del suo buon cuore, aveva mandato lui a sostiturlo per un po', e il Signor Fazbear aveva acconsentito ben conscio di cosa La Guardia Storica della pizzeria stava passando. 

Chi non aveva preso bene il suo arrivo furono proprio gli Animatronics. Vincent lo aveva avvertito dopotutto. Ragazzo, gli aveva detto, a quelli là non piace chi mi sostituisce.

E aveva ragione. Gli ultimi mesi con i vecchi animatronics gli affrontò lui e non fu facile, tutti loro si prodigavano per terrorizzarlo a morte, e accidenti se non erano bravi! Se volevo gli Animatronics amati da tutti sapevano proprio essere terrificanti. Ma lo aveva sopportato. Sapeva che non l'avrebbero ucciso - okay, si, al tempo non ne era esattamente certo al 100% però... Ci sperava fortemente, ecco - e Vincent e Kentin avevano bisogno di aiuto. 

Fino a che...

Bhe. Tira, e tira, anche la corda più resistente si spezza!

Perse la pazienza. In quel periodo anche lui era triste, stressato, terrorizzato da quegli animatronics, doveva pensare alla scuola, e poi anche a Vincent e Kentin che, per pietà, lo faceva con piacere ma-

Quei robot avevano esagerato.

Così all'ennesimo Foxy che, mettendogli un'ansia assurda che nemmeno nei peggiori film horror, correva nei corridoi, lo raggiungeva e gli urlava addosso con quel suono metallico-acuto-insopportabile, che non seppe come riuscì a non diventare sordo già dopo la 3 notte, perse ogni controllo e urlò:

“Ora basta!”

Foxy aveva richiuso piano la bocca e sbattuto le palpebre, sorpreso da quella reazione. Mike attivò l'interfono - che aveva provveduto lui stesso a riparare dato che pareva essersi rotto per colpa di Phone, o una cosa del genere, tempo addietro - e si assicurò che ogni animatronics lo sentisse, e lo sentisse bene!

“Ascoltate bene perchè non mi ripeterò! So perfettamente che non vi piaccio, d'accordo? E mi stà bene, ragazzi, lo so che fate così con ogni povero martire che sostituisce Vincent, che lo fate perchè ci tenete a lui ma- indovinate? Vincent è anche mio amico. E al momento non se la passa bene, voi dovreste saperlo quanto me, c'eravate pure voi quel giorno! Sono qui per sostituirlo perchè stà provando a superarla e se io non lo avessi fatto sarebbe stato licenziato! Quindi potete continuare a terrorizzarmi, spingermi fino al limite fino a che sarò costretto a mollare, e Vincent allora verrà licenziato! Oppure, se siete suoi amici come decantate di essere: fate i bravi, non mi date fastidio e quando Vincent si riprenderà, tornerà, e io ve lo giuro, ve lo firmo col sangue, qui non ci metto più nemmeno un piede! Ma se proprio volete, avanti, continuate! Aggiungetevi ai problemi di Vincent, forza!”

Gli aveva ammutoliti tutti. Erano tutti tornati nei loro Stage, da bravi, senza fare rumori grotteschi o spaventosi. E così la notte a seguire. E quella dopo. E quella dopo ancora. E via via ogni notte divenne tranquilla, non ebbe più problemi, avevano ben messo in chiaro la situazione. Fino a che Vincent era tornato, ma ormai i vecchi animatronics erano stati sostiuiti con i nuovi, i Toy, e Mike era stato così bravo che il signor Fazbear l'aveva assunto come Seconda Guardia Notturna.

Quella di scorta, per intendersi.

E bhe, con i Toy aveva un bel rapporto, era riuscito a riappacificarsi con quegli aggeggi e ora era in pace. La sua vita, quella di Vincent, Kentin e Phone avevano tutte ritrovato un equilibrio a lungo desiderato. Per questo doveva impedire a Freddy di combinarne una delle sue.

«Mike? Sei ancora lì?» la voce di Vincent, attraverso il telefono, lo riscosse dai suoi pensieri e annuì in risposta, riprendendo a camminare.

«Vincent oggi il turno di notte lo faccio io.»

«Ma io non sono malato. E tu domani non hai scuola?» ecco, era il momento di inventarsi una buona scusa. «Ragazzo, davvero, sono per strada non devi farti problemi, hai già fatto abbastanza.»

«Kentin mi ha detto che voleva passare un po' di tempo con lei.» lo sentì fermarsi, trattenere il respiro. Stava mentendo, e gli dispiaceva profondamente, ma qualsiasi altra scusa non avrebbe retto o lo avrebbe solo insospettito. Vincent aveva prestato molta attenzione a prendersi cura di Kentin in quegli anni, a lenire le sue ferite, ed era diventato molto protettivo nei suoi confronti. E poi sapeva che Kentin gli avrebbe retto il gioco.

«Ah sì?»

«Sì. Per me non è un problema, davvero.» lo sentì sospirare arreso.

«Stà bene. Sei un bravo ragazzo, Mike. Buon lavoro!»

«Grazie, lei si goda questo giorno di pausa!» si salutarono e riattaccarono. Era fatta. 

A noi due Freddy.

 

 

Kentin si sistemò meglio nel suo letto, respirando il buon odore delle lenzuola e federe pulite. Avrebbe certamente dormito bene se... Quel gattone marroncino non lo avesse fissato dal comodino, accovacciato sopra il pupazzo di Fredbear, che aveva usato tutto il giorno per farsi le unghie, rovinandolo. Una volta a casa aveva provato a toglierlo ma- guai! Gli aveva soffiato contro, aggressivo come al solito.

«Sai che somigli tanto a mio fratello? Anche lui mi odiava senza motivo.» il gatto pareva non ascoltare o pigramente la coda.

«Gli piaceresti. Ehehe-» a interromperlo fu il rumore della maniglia che si abbassava e la figura di Vincent che si affacciava.

«Kentin sei sveglio? ...! E quel gatto da dove arriva!?» chiese, sgranando gli occhi alla vista del suddetto gatto,prestandogli subito attenzione, aprendo del tutto la porta e entrando in camera. Il gatto appena lo vide avvicinarsi balzò per terra, corse verso la finestra, ci salì e sgattaiolò via.

«Quanta fretta.»

«Jeremy non è un tipo amichevole.» disse Kentin, in sua difesa, attirando lo sguardo curioso del padre.

«Jeremy? Lo hai chiamato così?» chiese e in risposta Kentin annuì, facendo bene attenzione alle reazioni di suo padre. Serrò i denti, annuì distrattamente, schioccò la lingua. 

«Ti manca?» chiese, sedendosi a bordo del letto mentre Ken si sistemava meglio e gli faceva spazio. Gli mancava? Bhe, no. La sua presenza significavano anche piccole torture quotidiane. Tuttavia...

«Mi chiedo solo dove sia.»

«Me lo chiedo anche io.»

«Papà, se Jeremy tornasse...?» chiese, vago, incontrando gli occhi attenti di suo padre. Si guardarono e Vincent parve rifletterci. 

«Se tornasse avremo molto di cui parlare.» la voce fredda, tono serio, mani strette a pugno sulle ginocchia. Una risposta alquanto evasiva, non rispondeva sul serio alla sua domanda lasciata a metà. Poi lo vide accennare un ghigno, lasciando cadere l'argomento:

«Ti va di vedere un film?»

«Ma domani ho scuola!»

«... Questa non è una riposta da bambino normale. Questa è una risposta da Mike Schmidt! Dio del cielo, no, t'impedirò di diventare come lui.» disse in una maniera così teatralmente preoccupata che lo fece ridere, si sentì preso in braccio - e qui protestò perchè aveva 13 anni, era praticamente un uomo, non aveva più bisogno di essere preso in braccio! - e Vincent lo portò di sotto, davanti alla Tv, pronti a vedersi un film e passare del tempo insieme.

Se Jeremy fosse qui...

Jeremy non era lì.

Solo quello importava.

 

 

Mike aveva ringraziato Phone e la sua abitudine di restare ad aspettare la guardia, perchè senza chiavi, solo grazie a lui era riuscito a entrare. 

«Puntualissimo come sempre eh? Purple Guy stà male?» chiese Phone senza dar a vedere quella preoccupazione che si agitava appena nel suo petto. 

«Stà alla grande, si è solo preso del tempo per stare con Kentin.» e Phone sospirò internamente di sollievo. Si, solo a ripensare anche solo ipoteticamente a quel Vincent triste, abbattuto e scorbutico gli veniva un nodo alla gola e gli si chiudeva lo stomaco. Era la cosa più vicina a un Migliore Amico che avesse mai avuto e vederlo in quelle condizioni aveva fatto male

Ma ehy. 

Era finita.

Doveva rilassarsi. 

«Va pure a dormire, Phone, so che non vedi l'ora.» disse Mike e il maggiore scoppiò a ridere. Ormai lo conosceva bene eh? Si bhe, la sua pigrizia era conosciuta un po' da chiunque. Diede la buonanotte a Mike, con una pacca amichevole sulla spalla e andò via. 

La porta d'ingresso a vetro che veniva chiusa a chiave da Phone gli diede l'impressione di essere in trappola. Poi si ricordo che in quel gioco a guardie e ladri - letteralmente - con Freddy, lui era la guardia.

Decise come prima cosa di andarsi a cambiare nei camerini e fece il più in fretta possibile, si spogliò, si mise la tenuta - pantaloni neri, camicia azzurra, cravatta nera e un giacchino leggero nero anch'esso, che gli dava un'aria quasi elegante - insieme alla torcia, immancabile. 

Uscì e si diresse velocemente alla sua postazione dove dal tablet avrebbe tenuto d'occhio ogni videocamera piazzata in ogni stage. 

«Mike?» sobbalzò sulla sedia quando Toy Freddy lo richiamò - quello vero, quello robotico - e lo fissò spaventato ma solo per un attimo.

«Mike noi-»

«Non ora, Freddy.» lo fermò subito «Devo lavorare, per favore.» e tornò a guardare lo schermo del tablet che si stava accendendo. Freddy rimase lì interdetto e anche un po' offeso. E rimaneva lì. Non aveva capito che no, non poteva andare a vedere una delle loro performance, o cose simili? Avrebbero dovuto rimandare, ora aveva da fare. Eppure l'orso rimaneva lì ma nom ci fece molto caso, lo ignorò e basta nonostante non fosse una cosa carina da fare, ma in quel preciso momento era ridotto a un fascio di nervi. Cielo. Se Freddy davvero-

Gelò.

Si immobilizzò sulla sedia guardando il tablet come fosse la reincarnazione del male stesso.  Tutte le telecamere, tutte erano oscurate, inutilizzabili, fuori servizio. 

«Proprio di questo volevo parlarti!» lo richiamò Freddy, mentre Mike era ancora troppo scoinvolto, e continuava a fissare lo schermo a occhi sgranati.

«Guarda qui.» e mostrò a Mike cosa teneva tra le mani, telecamere, rotte, fatte a pezzi, inutilizzabili. Il castano spostò lo sguardo dal tablet alle mani di Freddy così lentamente che pareva quasi sotto ipnosi. I suoi occhi azzurri incontrarono i resti delle telecamere e un verso strozzato gli risalì per la gola, l'agitazione che prendeva completo possesso del suo corpo. 

«È già qui...» sussurrò più a se stesso che al robot che sbatteva le palpebre meccaniche parecchio confuso. A volte gli umani erano strani.

«Chi? Chi è già qui?»

«Hai visto intrusi aggirarsi da queste parti Freddy?»

«Oh, è questo che ti preoccupa?» gli chiese gentilmente, scuotendo la testa dopo poco, quasi esasperato, posando poi una mano sulla spalla di Mike.

«Non devi preoccuparti! Io, Chica e Bonnie siamo sempre qui in giro e no, non abbiamo trovato intrusi. Sono certo che qualche teppistello poco educato lo ha fatto durante il turno diurno. E poi nessuno avrebbe motivo di intrufolarsi qui, non trovi?» e sorrise, amichevole, sperando di aver calmato l'animo agitato di Mike. Non gli piaceva vederlo così sotto pressione, pallido, con gli occhi sgranati, con l'ansia a offuscargli le idee. Parve rilassarlo. 

Mike e Toy Freddy avevano un bel rapporto - diversamente con il suo omonimo umano - e aveva notato che i corpi che avevano i Toy davano più "anima" ai corpi degli animatronics, i loro movimenti erano molto meno meccanici, e quasi non producevano rumore - come cigolii o simili - quando camminavano. 

Sospirò riuscendo a ritrovare la calma.

«Ti ringrazio Freddy. Ma penso che andrò comunque a controllare qui in giro.»

«Ma certo! Io intanto terrò i miei occhi con il riconoscimento facciale ben aperti!» e gli fece l'occhiolino, facendolo ridere appena. Poi accese la torcia, e prese a camminare per i corridoi, pronto ad affrontare Freddy - l'umano - se necessario. Era o non era una Guardia?

 

 

Jeremy non riusciva a credere a quello che i suoi occhi stavano vedendo. Erano riusciti a intrufolarsi nel Fazbear prima ancora dell'arrivo della Guardia Notturna, a distruggere ogni telecamera e a eludere ogni animatronics che avevano incontrato grazie alle loro maschere, dal momento che credevano lui fosse Foxy e Freddy beh... Freddy. 

Avevano persino chiesto informazioni, ottenendole senza il minimo sforzo, insomma tutto si stava rivelando più facile del previsto. Peccato che stavano perdendo tempo, proprio in quel momento, dato che Freddy era un po' troppo entrato nella parte dell'orso canterino e stava realmente dando dritte ai colleghi - Chica e Bonnie - sulle loro canzoni. 

E mentre il moro si divertiva in quel modo lui osservava i Toy con attenzione, i loro corpi più sottili, più umani, solo la testa era rimasta un po' grande, ma ehy, erano robot. I loro movimenti erano molto meno robotici, e il loro modo di parlare era fluente, seppur con quella ben distinguibile nota robotica nella loro voce. Gli piaceva il loro nuovo look. 

... Stava davvero apprezzando il desing dei nuovi animatronics quando in verità sarebbero dovuti essere già da quelli vecchi? Guardò malissimo Freddy, che purtroppo gli dava le spalle e non se ne accorse.

«Capito ragazzi?» spiegava alla Gallina e al Coniglio «Trovo che dovremmo fare qualcosa di più rock o magari- ehy! Magari del metal

«Ma Freddy, sei certo i bambini lo apprezzerebbero?» chiese un esitante Chica convinta quello fosse per davvero il cantante della loro band. Solo che le sembrava un tantino meno gentile e un po' più... Esaltato. Però era divertente vedere il solito-composto-Freddy in quel modo. Che qualcuno avesse manomesso qualche Chip?

«Ma certo! Anzi, al massimo rischiamo che vengano da noi anche ragazzi più grandi, Bonnie credi di poter stare al passo? Ti metto alla prova: fammi un assolo!» decisamente, era troppo nella parte. Bonnie saltellò sul posto felice, annuendo e salendo sul piccolo palco prendendo la chitarra e-

«E-Em!» gli interruppe allora Jeremy, rendendosi conto che stavano perdendo un po' troppo di mano la situazione. Gli occhi dei due robot e del suo amico furono su di lui guardandolo confuso. 

«Cosa c'è Foxy? Non ti piace il genere?» chiese allora Bonnie al ragazzo che però i suoi circuiti e il suo sistema di sicurezza vedeva come il vero Foxy, sbagliandosi. 

«No, non è questo il punto. E che io e Freddy dobbiamo andare.» disse, e i due robot passarono i loro sguardi dalla volpe all'orso, dall'orso alla volpe. 

«Da quando siete amici? Cioè lo siete sempre stati ma non vi ho mai visto... Così intimi, ecco.» silenzio. Ecco e ora cosa si inventavano? Freddy calcolò velocemente ogni risposta, ogni situazione, ogni legame, ogni possibile reazione- ma a prendere in mano la situazione quella volta fu Jeremy. E sapeva che se ne sarebbe pentito per il resto della vita e che Freddy gli avrebbe ricordato questo giorno fino alla tomba. 

«Argh!» cominciò, con fare piratesco «Da quand'è invece che voi non vi fate gli affaracci vostri? Avete, voi, visto e solcato forse i sette mari? No, mai, da che so io! E dunque un male per voi animalotti di terra, che non sanno manco che odore ha la salsedine sui circuiti, se io e l'Orso Marino vogliamo parlare in privato delle mie avventure, delle isole che ho veduto, dei nemici che ho combattuto, delle donzelle che ho conquistato, e-»

«Okay, okay, Foxy, scusaci non volevamo offenderti!» lo interruppe Bonnie, portando le mani avanti e un sorriso di scuse sul muso azzurro. 

«Era solo curiosità. Se dovete andare andate pure. È bello conoscersi bene tra di noi.» lo assecondò Chica, seduta a uno dei tavoli, con un muffin finto davanti, che si era rigirata tra le mani per tutto il tempo. 

Freddy, invece, avrebbe voluto fare una statua a Jeremy per averli salvati, ovviamente se solo fosse stato capace di fermare il moto di ilarità che a stento tratteneva, a quella performance da Oscar dell'amico, che, bhe, non aspettò oltre e lo prese per la camicia rossa che portava aperto su una maglia bianca e lo trascinò verso i corridoi che l'orso robotico gli aveva indicato, quello che avevano trovato per primo sulla loro strada. Sarebbero dovuto passare per il Pirate Cove, oltrepassarlo, e poi avrebbero trovato una specie di sala macchine dismessa dove si trovavano i vecchi robot.  

Camminarono e si allontanarono da quei due, Freddy si liberava dalla presa dell'amico e si allisciava la camicia - quel barbaro di Jeremy gliel'aveva stropicciata - per poi ridacchiare. Fitzgerald intuì subito la motivazione dietro quel risolino e gli piantò una gomitata tra le costole.

«Guarda cosa mi hai costretto a fare, idiota!»

«Dai, su! Lo sai che hai un talento non da sottovalutare nella recitazione? "Argh, io sono il Capitano Foxy, e-"»

«Finiscila. E che questa storia rimanga tra te, me e queste mura.»

«Che peccato, un talento sprecato così...» lo punzecchiò ancora Freddy, poco dopo trovandosi nel Pirate Cove. 

«Ma è tutto buio qui.»

«Non avevi detto che lo avevano smantellato e che anche questa era una zona mensa?» chiese, fermandoai nel bel mezzo del Pirate Cove, davanti al tendone viola con le stelline, aspettando una risposta. Sentì Freddy schioccare le lingue.

«Te l'ho detto, mi pare. Io non ci ho più rimesso piede qui dentro, quel che so di questo posto lo devo a vaghe informazioni degli amici. Si saranno sbagliati.»

«E i Robot spenti?»

«Quello è un fatto certo. Si può sapere che aspetti? Procedi, non si vede nulla in questa-»

Srhush.

Entrambi i ragazzi si irrigidiscono. Oddio, se lo erano immaginato? Avevano le visioni uditive, vero?

«Lo hai sentito?» chiese sottovoce un tesissimo Jeremy.

«Mh-mh.» confermò debolmete Freddy, e insieme voltarono la testa verso il Pirate Cove, verso il tendone, prima completamente chiuso ora invece uno spiraglio si era aperto, provocando il fruscio di poco prima, e un muso ne era uscito, un occhio gli fissava, l'altro era coperto dalla benda pirata. 

Freddy si trovò improvvisamente a deglutire a vuoto ma la sua mente giunse in suo soccorso: non doveva temere. Avevano le maschere. Era solo l'ambiente che rendeva tutto inquietante e quella Volpe minacciosa, ma erano al sicuro. Quell'occhio che li scrutava, indagatore, certamente era solo nella sua testa. 

«Io vi-vi conosco.» la voce robotica, un cigolio. Aveva fatto un passo avanti, uscendo allo scoperto, alzandosi la benda con l'uncino e mostrando un occhio perfettamente sano, che li fissava. 

«Oh si, vi conosco-o.» confermò, e fece un'altro passo, riabbassandosi la benda, ormai certo di chi aveva davanti.

«Ma ovvio che ci conosci Foxy!» esclamò Freddy, una nota di terrore nella voce.

«Siamo i tuoi amici! Freddy e-» rise, la volpe. Rise, un suono metallico, fastidioso, ferì le loro orecchie, sprezzante. 

«No, no! Non con me, r-rara-ra-ragazzino! Voi siete gli assassini di quel giorno, non è così-sì?» e mai a Jeremy e a Freddy quell'uncino che brillava nel buio era sembrato più pericoloso. Giusto. Lui era un modello vecchio.

«Io non sono come gli alt-altri. Io vi vedo esattamente per quel che siete.» presero ad arretrare a ogni passo che Foxy compiva. Tremavano entrambi dalla paura, si sentivano tremendamente in pericolo, tutto di quella volpe era inquietante dal modo di parlare robotico e palesemente mal funzionante, alla camminata quasi zoppicante, all'uncino nella sua mano. Che puntò contro Jeremy.

«E tu! Pure se indossi quella mascher-chera non sara-arh-ai mai Me!» successe quello che temevano.

Foxy, improvvisamente agile come il migliore degli atleti corse contro Jeremy, che al momento era fermo dalla paura, e sotto quella maschera doveva avere la stessa espressione di un cervo che stà per essere investito, ma grazie al cielo Freddy riuscì a reagire e lo spinse di lato facendogli schivare la volpe inferocita. 

«CORRI!» urlò, mentre Jeremy rotolò per terra e si ritrovò in ginocchio. Mentre Foxy pareva indeciso se prendersela con Freddy o con Jeremy. Optò per quello più vicino: Freddy, provando a dargli uno schiaffo, che il giovane schivò scattando all'indietro, ma non riuscì a schivare il secondo colpo dato con la mano sana che lo colpì dritto al petto.

Fu come essere stato appena investito da una palla demolitrice dritto nella cassa toracica. Dopotutto quell'affare mica era fatto di dolcezza, buoni propositi, sogni e zucchero filato! Ma acciaio e metallo, cavi e chip, al momento anche di vendetta e rabbia. 

Si piegò su se stesso tenendosi il petto, non perdeva sangue ma era certo qualcosa all'interno del suo petto si fosse rotto, sicuro. Si sedette, l'idea di correre ben lungi dall'essere contemplata dato il dolore al petto. Si sdraiò concentrandosi sul respiro mentre sentiva Foxy allontanarsi, verso Jeremy. Lo aveva chiaramente sentito urlare il suo nome ma al momento l'Orsetto non era nelle condizioni di tranquillizzare il collega. 

Questo non era nei piani.

Decisamente non lo era. A ogni respiro il dolore gli attraversava il petto, così prese a trattenere il respiro mentre sentiva lacrime di dolore scivolargli dagli occhi. Serrò i denti. Su, non poteva essere nulla di grave. Grugnì all'ennesima fitta di dolore quando tornò a respirare. Intorno a sè sentiva solo rumori facilmente definibili.

Foxy che correva. Probabilmente inseguendo Jeremy. Jeremy che scappava e gli urlava di stare lontano. Sentì tavolo e sedie rovesciarsi. 

Si portò la mano al volto, Freddy e si tolse la maschera. Dio, aveva caldo. 

Poco dopo si ritrovò Jeremy accanto, probabilmente Foxy l'aveva strattonato e fatto cadere proprio accanto a lui. Gli diede un occhiata veloce. Aveva il volto pieno di graffi segno che più volte quella Volpe aveva provato a fargli la pelle, ma erano superficiali. Se non quello sulla fronte che sanguinava vistosamente, proprio sopra l'occhio destro e si era formato un piccolo rivolo di sangue che gli copriva l'occhio, scendeva giù per la guancia fino al mento. La volpe era su di loro. 

L'uncino alzato. Freddy sdraiato, Jeremy seduto, tremante e stanco per la lotta/corsa. Era finita. Chissà cosa ne sarebbe stato di loro. Videro la mano uncinata che incombeva su di loro, gli occhi robotici di Foxy venir attraversati dalla consapevolezza di aver vinto. Era stato divertente fingersi dei Ladri in incognito nella pizzeria del paese. Non si aspettavano sarebbe finita così-

«FOXY!» urlò Mike prendendo la torcia e puntandola sulla volpe, accendendola e spegnendola diverse volte. La volpe venne accecata, il sistema si riavviò, e Foxy indietreggiò, stordito. 

I due si voltarono verso Mike; Freddy, che non era mai stato così felice di vederlo in vita sua, Jeremy, che per un attimo, quando aveva sentito quel Foxy! urlato aveva desiderato la volpe non si fermasse, che quell'uncino gli lacerasse il petto, strappandogli il cuore.

Perchè per un attimo, Jeremy, aveva creduto fosse sopraggiunto suo padre. Invece era solo Mike. E tirò un sospiro di sollievo più per quello che per altro. 

Mike intanto puntava la luce della torcia su Freddy e...

«Jeremy?» sussurrò, sgranando gli occhi. Foxy gli aveva strappato la maschera durante la lotta, così da graffiargli meglio la faccia. 

Seppur pieno di tagli quello era il volto di Jeremy, più maturo, più uomo ma era senz'altro lui. E come lui studiava il suo miglior amico di un tempo, Jeremy faceva lo stesso con Schmidt, osservando la sua camicia azzurra perfettamente stirata senza una grinza, la giacca nera con il distintivo, che toglieva un po' dell'elegante della tenuta, i pantaloni lunghi e neri, le scarpe lucide, la cravatta ben annodata, i capello perfettamente in ordine. Era lui. Era Mike. Più alto, con le spalle più larghe, il volto meno da bambino e più da uomo, ma era lui. 

«Sei tornato.» disse solo la Guardia, fissandolo ancora incredulo.

«Sono passati sei anni.» aggiunse, come se non lo sapesse. 

Foxy si era ripreso e restava immobile, davanti a quella scena, e Freddy si limitava a passare lo sguardo dall'uno all'altro tenendosi il petto. 

«Chiamate l'amulanza.» disse e fu come se avesse rotto un'incantesimo, Mike sbattè gli occhi e riprese il controllo scuotendo appena la testa. Guardò subito con biasimo tutti loro.

«Tu!» e indicò Foxy «Cosa ti è passato per la testa eh? Stavi tentando di mandare in malora una volta per tutte queste locale? Guarda, solo l'omicidio ci mancava! Torna a cuccia, e non provarci mai più o lo dirò al signor Fazbear!» poi si rivolse ai due « E voi due... Perchè diavolo siete qui?»

«Ambulanza...» si limitò a ripetere Freddy «Ora!»

«No!» rispose Mike, risoluto. «Non rovinerete ancora il nome del Fazbear. Voi due venite con me, Foxy tu in punizione nel Pirate Cove.» e la volpe, offesa e con la coda tra le gambe si ritirò nella sua tana borbottando:

«Volevo solo spaventarli mica gli avrei ammazzati sul serio...» come un bambino offeso. E in effetti in quel momento Mike aveva tutta l'aria di un padre che sgrida i bambini. 

Jeremy aiutò Freddy ad alzarsi, offrendosi come appoggio. Mike gli fece segno di seguirlo. Li stava portando nell'infermeria della pizzeria.

«Guarda che ho bisogno dell'ospedale, io!»

«Dopo, quando mi spiegherete perchè siete qui, andrete in ospedale, dicendo che avete affrontato una rissa e vi hanno conciato per le feste.»

«E no! Mica quella volpe può passarla liscia!»

«Si invece. Perchè se anche solo penserai di esporre denuncia io denuncerò te e Jeremy per tentato omicidio, sei anni fa. Ricordate?» e dandogli le spalle, facendogli strada, non potè vedere i due impallidire appena e irrigidirsi.

«E che ti serva da lezione la prossima volta che penserai di rubarmi le chiavi. Potrei denunciarti pure per quello.» rincarò la dose, sentendo sulla pelle l'occhiataccia che Freddy gli riservò. Non sarebbe stato magnanimo se avressero distrutto con tanta facilità quello per cui lui, Phone, Kentin e Vincent avevano lavorato per sei lunghi estenuanti anni. Quanto per Jeremy... Ancora non aveva detto nulla. Così fu lui a chiedere, mentre apriva la porta dell'infermeria.

«Perchè sei tornato?» e tenne la porta aperta a quei due, che entrarono ma Jeremy si fermò proprio sulla porta, guardando il suo miglior amico di un tempo.

«Aggiustare le cose.» e sembrava sincero. E sembrava pentito. E lui non aveva mai smesso di credere nella bontà del cuore di Jeremy. Gli volle credere. Gli diede una veloce pacca sulla spalla invitandolo a entrare. 

La Guardia I Ladri che collaboravano.

Che versione bizzarra, di quel gioco!

«Sapete cosa temo non si aggiusterà? La costola che quella volpe mi ha rotto e/o incrinato! Aho! Schmidt, fa piano maledizione!» ad esempio, nella loro versione c'era uno Stupido Orso lamentoso. Decisamente, un trio bizzarro. 

 

   
 
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