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Autore: Blue Owl    02/04/2017    5 recensioni
AU. Viaggi nel tempo. Piton torna indietro nel tempo, con la consapevolezza di ciò che accadrà nel caso in cui fallisse. Senza più serbare rancore, cerca di modellare Harry per renderlo il più grande mago di tutti i tempi, a partire dal giorno in cui Hagrid condusse Harry a Diagon Alley.
Genere: Avventura | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Harry Potter, Severus Piton, Un po' tutti
Note: AU, Traduzione, What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Primi anni ad Hogwarts/Libri 1-4
Capitoli:
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To Shape and Change - Modellare e cambiare
di Blueowl

tradotto da Mezzo_E_Mezzo


Rinuncia: né io né l’autrice possediamo Harry Potter.

Capitolo 6: [The Headmaster's Ire] L’ira del Preside

«Siediti lì, Signor Potter,» ordinò Severus a Harry, guidandolo verso la poltrona di pelle nera vicino al camino. «Il Preside sarà qui tra poco.»
Severus stava pensando furiosamente, cercando di manipolare la situazione secondo i suoi gusti. Aveva visto l’opportunità che gli si presentava nel momento in cui Harry gli aveva parlato delle sue strane emicranie ed aveva agito immediatamente. Ora, era grato di averlo fatto, perché aveva appena visto il danno che il Signore Oscuro aveva fatto alla mente del ragazzo in una singola settimana.
Non c’era da meravigliarsi che era stato così difficile insegnargli l’Occlumanzia al suo quinto anno! La mente di Harry era stata sotto assalto senza sosta durante il suo primo anno, quando la sua magia era in uno stadio primitivo e fragile dello sviluppo. E poi, dopo, c’era stato quello che era successo al quarto e al quinto anno…
La mente di Harry era stata senza dubbio indebolita, e poi, sopra ogni cosa, c’era stato il trattamento che aveva ricevuto dai Dursley.
Severus si sentiva un idiota assoluto. Naturalmente, nel futuro, aveva capito che la mente di Harry aveva patito a causa del Signore Oscuro, rendendo l’insegnamento dell’Occlumanzia estremamente difficile da parte sua, ma era solo ora che comprendeva appieno l’estensione del danno mentale con cui l’Harry originale aveva dovuto avere a che fare.
Il rispetto che aveva per il suo giovane, vecchio amico crebbe, e una parte di lui si rattristò, sapendo che non lo avrebbe mai più rivisto - almeno, non esattamente.
Severus guardò il ragazzo di fronte a lui, notando i brillanti occhi verdi pieni di preoccupazione. La tristezza recedette in lui, sapendo che l’Harry che aveva lasciato avrebbe voluto che lui guardasse al lato positivo delle cose, e riconoscendo l’opportunità che gli era stata data di rendere il futuro migliore, non solo per il Mondo Magico, ma per Harry e… sì, anche per sé stesso.
«Gli impediremo di continuare, Signor Potter,» affermò Severus, decidendo che aveva bisogno di offrirgli un po’ di conforto. «Hai la mia parola.»
Questo sembrò allentare parecchio la tensione nelle spalle di Harry, cosa di cui Severus fu grato.
Proprio allora, un lampo verde proruppe dal camino, e il variopinto Preside ne uscì con la Professoressa Sprite dietro di lui.
Severus desiderò sapere che cosa stesse pensando Silente in quel momento. Non era cosa da tutti i giorni che un Capo Casa arrivasse direttamente nel suo ufficio e gli chiedesse di andare con lei nell’ufficio di un altro Capo Casa - figuriamoci quello di Slytherin.
Severus si domandò improvvisamente che cosa la Sprite avesse detto al Preside.
«Preside,» Iniziò Severus, chinando appena la testa e facendo un passo accanto alla larga poltrona di pelle, che sovrastava il piccolo Harry. I piedi del ragazzo ciondolavano oltre il bordo della sedia, la sua esile figura completamente nascosta dietro il bracciolo e il pannello laterale. Era messa di lato, quindi non si affacciava direttamente davanti al camino.
«Severus, che cosa è successo? Pomona mi ha detto che hai scoperto che uno dei suoi Puff è stato mentalmente attaccato,» fece Albus immediatamente, mantenendo la calma all’esterno, sebbene i suoi occhi ne rivelassero l’allarme.
«Sì, Preside.» Severus si voltò verso Harry, segnalando a Silente la sua presenza.
Harry si morse un labbro quando gli occhi azzurri del vecchio mago si spostarono su di lui. «Salve, Preside,» riuscì a dire, facendo del suo meglio per imitare il rispettoso cenno del capo di Severus.
L’insegnante di pozioni sapeva che Harry era nervoso, e, forse, intimorito dal mago di cui aveva senza dubbio letto nei suoi studi estivi. Oppure, poteva star confondendo l’espressione di Harry - poteva anche solo essere gratitudine, poiché il Preside gli aveva dato il permesso di avere due animali. Alcuni istanti dopo, Harry dimostrò che era la seconda opzione.
«Grazie per avermi permesso di tenere due famigli, Signore. Non ho avuto modo di ringraziarla nel modo più appropriato,» disse Harry subito dopo.
Albus sorrise. «Prego, ragazzo mio,» rispose mentre Coral sollevava la testa e lo guardava.
Harry sorrise di rimando timidamente mentre il piccolo serpente agitò la punta della coda. Il vecchio mago sbatté le palpebre, sebbene i suoi occhi scintillarono brevemente prima di tornare a guardare Severus con aspettativa.
«Non so quanto la Professoressa Sprite sia stata in grado di dirle, ma ho motivo di credere che qualcuno stia tentando di invadere la mente del Signor Potter. Hanno già fatto un disturbante grado di progressi, dato che la giovane mente del Signor Potter non ha difese per tali attacchi.»
Le sopracciglia di Silente si sollevarono, prima che l'uomo guardasse Harry con preoccupazione, non facendo alcuno sforzo per mascherare le sue emozioni.
«Ha sofferto di forti mal di testa durante Difesa Contro le Arti Oscure e occasionalmente nella Sala Grande. Emicranie che iniziano dalla sua cicatrice e poi si diffondono al resto della testa,» spiegò ulteriormente Severus.
Albus si inginocchiò sul pavimento per mettersi allo stesso livello visivo di Harry. «Harry, dimmi quando è iniziata questa cosa e che cosa hai provato,» chiese.
Harry gli parlò della sua prima lezione di DADA, e quindi di come aveva iniziato ad avere mal di testa anche nella Sala Grande. Gli disse delle emicranie che cominciavano come una pulsazione sorda nella cicatrice prima di diventare un dolore bruciante che attraversava tutta la fronte. Disse che era sempre peggio in DADA.
Muovendosi in avanti, il preside guardò con intensità la cicatrice di Harry, sollevando piano la sua vecchia mano rugosa prima di fermarsi. «Posso, Harry?»
«Sì, Signore. Capisco che stia cercando di capire la cosa. Non voglio più avere questi mal di testa,» disse Harry con onestà.
Albus sorrise, prima di scostare i capelli di Harry così da avere una vista chiara della cicatrice. Quindi strofinò il pollice sul leggendario marchio, gli occhi azzurri che lo fissavano intensamente mentre mormorava alcune parole che Harry non riuscì a identificare, ma erano di sicuro in una lingua straniera. Latino, se doveva indovinare.
Dopo che ebbe mormorato quelle parole, una gentile freschezza si sprigionò dal pollice del vecchio mago e spazzò via l’emicrania crescente che il Professor Piton aveva involontariamente causato. Non appena accadde, Harry vide il Preside chiudere gli occhi per la concentrazione.
Harry scoccò un’occhiata a Piton accanto a sé, senza muoversi, non volendo interrompere il Preside. Notò che il professore vestito di nero era intrigato, prima di guardare la Professoressa Sprite. Lei appariva ansiosa e un po’ preoccupata mentre guardava Silente che faceva qualunque cosa stesse facendo.
Harry era certo che il Preside non stesse facendo nulla nella sua mente. Non sentiva alcuna pressione né percepiva alcuna presenza o pulsazione crescente che aveva associato con un’invasione mentale. Invece, c’era un’energia che danzava sulla sua pelle, lasciando una sensazione formicolante sulla sua cicatrice prima di dissiparsi con un battito vellutato.
Con gli occhi ancora chiusi, Silente diede un tenero buffetto sulla guancia di Harry prima di abbassare la mano. Harry ebbe la strana impressione che il Preside stesse cercando di contenere le proprie emozioni.
«Pomona, informa Minerva e Filius che tutti gli studenti devono rientrare nei loro dormitori immediatamente e rimanerci fino a ulteriori disposizioni, senza eccezioni. Di’ ai Prefetti che è un mio ordine diretto e questo ordine deve essere rispettato come un coprifuoco,» affermò lui piattamente, senza ancora aprire gli occhi. «Va’ ora.»
Pomona fece un cenno con la testa prima di sparire nel camino con un lampo verde.
«Preside, se questo è ciò che sembra, non dovrebbe affrontarlo da solo. Potrei suggerire di chiamare gli Auror? Madama Bones è degna di fiducia e la sua assistenza potrebbe essere preziosa se si arrivasse a uno scontro,» disse Severus saggiamente.
Harry voleva domandare che cosa stesse succedendo, ma dall’espressione sul volto di Severus sapeva che doveva restare tranquillo. Non era il momento ora di chiedere chi fossero gli Auror o chi il Preside dovesse evitare di affrontare da solo. Forse avrebbe potuto chiederlo dopo.
«Concordo, Severus.» Aprì gli occhi, guardando dritto Harry. «Grazie per aver avuto fiducia nella tua Capo Casa e nel Professor Piton abbastanza da esternare a loro la tua preoccupazione e da essere onesto con loro. Non posso dirti quanto sia stato importante, almeno, non ancora.»
Harry abbassò gli occhi, un po’ imbarazzato da ciò che provava.
:È molto arrabbiato, Harry. Qualunque cosa abbia capito dall’averti toccato… è davvero furioso. La sua magia sta ribollendo furiosamente al centro del suo essere. Riesco praticamente ad assaporarla: Sibilò piano Coral. :Riesci a sentirla?:
Harry sbatté le palpebre, tornando a guardare il Preside. Sì, riusciva a sentire qualcosa. Era caldo e pulsava molto piano intorno a loro. Era magia questa? Era la magia di Albus Silente a stento trattenuta e controllata?
«Volevo solo che queste emicranie finissero, Signore, e speravo che loro sarebbero stati in grado di aiutarmi,» ammise Harry.
«Va bene, è lo stesso. Avresti potuto ignorarle e sperare che il dolore passasse,» fece Silente gentilmente, prima di alzarsi in piedi. «Credo che sia meglio per te usare la polvere volante e tornare alla tua Sala Comune, Harry. Una volta che sei lì, non muoverti. La Professoressa McGrannitt dovrebbe fare presto l’annuncio.»
«Sì, Signore,» disse Harry, dirigendosi verso il camino dove il Professor Piton gli tese una boccetta di polvere.
«È polvere volante, Signor Potter. Prendine una manciata, fai un passo nel camino, di’ chiaramente ‘Sala Comune Hufflepuff’ e getta la polvere. Arriverai nel tuo dormitorio. Stai attento, l’atterraggio potrebbe essere un po’ precipitoso se non te lo aspetti.» Lo avvisò Severus.
«Sì, Signore.» Salutandosi con i Professori con dei cenni del capo, Harry fece come gli era stato detto, e sparì in un lampo verde.

O o O o O

Nel momento in cui Harry fu lontano e al sicuro, Albus si voltò verso Severus, i suoi occhi ora di un pericoloso azzurro glaciale. «Sapevo che c’era qualcosa che non andava... » Scosse la testa, le mani chiuse in stretti pugni rabbiosi. «Raptor è stato in contatto con Voldemort; la sua magia è stata pesantemente contaminata dalla magia oscura di Tom. In un modo o nell’altro, quell’uomo sarà fuori da Hogwarts prima che la giornata sia finita.»
Severus sbatté le palpebre, senza nemmeno il bisogno di simulare sorpresa, mentre Silente prese una manciata di polvere e si inginocchiò, lanciandola nel camino per fare una ‘chiamata volante’.
«Dipartimento di Applicazione della Legge Magica!»
Severus osservò Silente che parlava chiaramente a Madama Bones, il capo del dipartimento, dandole rapidamente un breve resoconto di quello che stava succedendo. Non disse chi era l’Hufflepuff, ma rese chiaro il fatto che era furioso per l’accaduto e che voleva che il colpevole fosse catturato e giudicato dalla piena forza della legge.
Proprio allora, la McGrannitt parlò attraverso gli interfoni magici, informando gli studenti, senza mezzi termini, che dovevano tornare ai loro dormitori immediatamente. Severus era sicuro che nessuno avrebbe disobbedito a quell’ordine dopo aver sentito il tono rigido della voce di Minerva.
Concentrandosi nuovamente sul proprio mentore, Severus non poteva sentire che cosa stesse dicendo Madama Bones dall’altra parte del camino, ma si fece un’idea della conversazione dal solo ascoltare le risposte di Albus.
«Sono sicuro che sia Quirinus Raptor. Sono stato in grado di percepire la magia di quell’uomo sullo studente,» affermò con voce piatta, contenendo a stento il suo furore. «Ho già ordinato un coprifuoco e voglio che questa faccenda venga gestita immediatamente. Non voglio che quell’uomo resti un solo minuto più del necessario nel mio castello e vicino ai miei studenti!»
Un momento dopo quell’affermazione, doveva aver ottenuto la risposta che voleva perché si rialzò e si diresse alla porta. Severus stava per seguirlo, quando il camino lampeggiò, facendo uscire tre persone: Madama Bones, Kingsley Shacklebolt, e un mago che Severus era sicuro si chiamasse Markus Aralium. Era un mago potente me era stato sfortunatamente ucciso all’inizio della guerra, non molto prima che Hogwarts cadesse.
Madama Bones e i due Auror si accodarono rapidamente ad Albus, salutando Severus solo con un cenno del capo mentre passavano.
«Lui si trova nel suo ufficio.» Affermò Silente.
Nessuno chiese come faceva a saperlo.
Severus sapeva che Albus poteva dirlo perché era il Preside. Mentre si trovava entro i confini della scuola, il Preside poteva chiedere alla magia di Hogwarts di informarlo su dove fossero determinate persone, specialmente se erano sospettate di atti efferati.
Scendendo lungo i corridoi privi di tutti gli studenti, si diressero verso l’aula di DADA. Una volta che la porta fu in vista, poterono improvvisamente sentire il potere della magia di Albus che si irradiava da lui. Severus ricordò brevemente lo scaffale di libri che esplodeva e sperò che il suo mentore avesse un maggiore controllo di sé questa volta - sebbene una parte perversa di lui sperava di vedere Raptor spiaccicato contro un muro.
«Non sottovalutatelo,» affermò Silente. «Dubito che si consegnerà senza resistenza.»
Aprì la porta e fece un paio di passi all’interno, gli altri entrarono dopo di lui.
Raptor era sul fondo della stanza, sistemando degli oggetti sulla sua scrivania.
«P-Preside, è s-suc-cesso qu-qualcosa? Ho s-sentito la P-Professores-sa M-McGrannitt p-prima.» Disse lui. «C-c’è qu-qualche p-p-problema?»
Silente si fermò nel mezzo della stanza, fissando piuttosto duramente il balbettante professore.
Severus chiuse a chiave l’aula dietro di sé e prese rapidamente la bacchetta in mano, con un gesto facilmente nascosto dalla manica del suo mantello.
«Quirinus, dovresti consegnare la tua bacchetta ed andare con Madama Bones e con questi due gentiluomini,» fece Silente.
«C-cosa? Io n-non c-capisco, P-preside,» continuò a balbettare lui.
Severus avrebbe voluto zittirlo con una maledizione.
«Hai mentalmente assaltato uno studente. Non posso sopportarlo e non ti permetterò di rimanere nei confini di Hogwarts, men che meno di essere un professore all’interno delle sue mura. Ora vattene.» Ordinò Silente, gli occhi azzurri che lampeggiavano rabbiosamente.
E fu allora che il balbettante professore perse la sua espressione confusa e preoccupata.
«Non posso farlo,» disse, la voce rotta tra rabbia e terrore.
«UCCIDILI!»
La voce estremamente carica d’odio sembrava venire da Raptor stesso, ma le sue labbra non si erano mosse. Comunque, sia il Preside che Severus riconobbero la voce.
Severus agì istintivamente non appena Raptor sollevò la bacchetta verso Madama Bones. Evidentemente, non era abbastanza sicuro di sé per puntare a Silente, che era il bersaglio più vicino.
Un fulmine verde saettò verso Madama Bones, solo per essere intercettato da un tavolo che Severus aveva fatto volare davanti a lei. Il tavolo esplose, schegge di legno si sparsero ovunque, e il pezzo più grosso finì addosso a lei. Doveva essere doloroso, pensò Severus, ma almeno sarebbe sopravvissuta.
Albus e Kingsley risposero al fuoco, ma Raptor non era il portatore di Voldemort per niente. Li evitò, agitando la bacchetta intorno a sé e rilasciando un orribile fumo nero.
«UCCIDILI!» La voce gridò di nuovo, questa volta un sibilo aspro.
«Severus, sigilla la stanza!» Ordinò Silente mentre muoveva la bacchetta in avanti e passava davanti a Markus, che stava aiutando la Bones.
Severus fece come gli era stato detto, sapendo che il fumo nero era una condanna a morte per chiunque lo avesse toccato o respirato. Non potevano permettere che si spargesse nel resto della scuola, non importava a quale costo. L’insegnante di pozioni si voltò indietro dopo aver chiuso tutto per vedere che cosa stava facendo Silente.
Aveva creato una bolla che stava assorbendo il fumo, muovendosi sotto il comando della mano libera del Preside.
«UCCIDI!» Strillò ancora la voce.
«Sto tentando, Maestro!» Rispose Raptor, con la bacchetta che spargeva l’onda nera tutto intorno.
Ma Silente la trattenne tutta, senza permettere che si avvicinasse a loro, fino a che Raptor abbandonò il tentativo, e si mosse per fare qualcos’altro.
«Basta con tutto ciò!» Ruggì Albus, totalmente furioso, la barba che gli si arrotolava intorno mentre sbatté la punta della bacchetta sul palmo della propria mano.

KAHBOOM!

Severus e gli altri furono catapultati all’indietro, mentre le pareti e il pavimento tremavano violentemente per l’esplosione che partì dal centro della stanza. Con il risonante boato, l’insegnante di pozioni fu certo che tutta la scuola lo aveva sentito. Sforzandosi di mettersi seduto, aprì gli occhi e vide che il fumo nero era sparito e un liquido blu era sparso a macchioline sul pavimento. Spalancò gli occhi. Silente aveva appena praticato dell’Alchimia. Alchimia Avanzata.
Muovendosi per rialzarsi, sentì all’improvviso qualcosa che gli solleticava l’orecchio destro. Sangue. Con un sussulto, Severus si rese conto che gli si era rotto un timpano per l’improvvisa differenza di pressione causata dalla reazione Alchemica. Era certo che non fosse il solo a cui era scoppiato un timpano, ma fortunatamente l’orecchio sinistro era a posto, e Madama Pomfrey avrebbe potuto curare il destro abbastanza facilmente.
Riscuotendosi, guardò dove doveva essere il suo mentore, trovando Albus ancora audacemente in piedi di fronte a Raptor, che era tornato dietro la cattedra.
«Non potete fermare il Signore Oscuro,» disse l’uomo non più balbettante.
Albus non disse nulla, ma assottigliò gli occhi e inclinò la bacchetta, sebbene di poco.
«Lui tornerà! E ucciderà il marmocchio dei Potter!» Inveì Raptor, ogni indizio di lucidità mentale completamente svanito ora.
«Sssssì, lo farò,» Acconsentì la voce.
Kingsley e Markus furono raggelati ai due lati di Bones, che stava ora riaprendo gli occhi. Severus era sull’altro lato della stanza, più vicino alla porta. Silente rimase dov’era, nel bel mezzo della stanza, bloccando la fuga di Raptor.
«Smetti di nasconderti, Tom,» fece Albus piattamente, sventolando rapidamente la bacchetta di lato e facendo svolgere il turbante di Raptor.
Raptor boccheggiò e cercò di fermarlo, ma fu troppo lento. Madama Bones e i suoi due Auror ebbero una chiara visuale del suo maestro da dove si trovavano.
«Voldemort...» Esalò Madama Bones. Kingsley e Markus erano senza parole.
«Ssssì, vedete? Non sssono morto… non posssso morire….» Disse lui, facendo voltare la testa a Raptor così che potesse guardarli meglio.
Non appena il suo volto orribile li fronteggiò direttamente, Raptor vacillò, le gambe che cedevano sotto di lui.
«M-maestro!» Gridò Raptor. «N-non riesco a s-sentirmi più le gambe!»
«Sei uno stupido!» Strillò Voldemort.
«Ti sei avvelenato da solo, Quirinus,» affermò Albus, gli occhi scintillanti di magia. «Saresti dovuto essere più prudente mentre lanciavi l’incantesimo. La Morte Oscura si sta diffondendo nel tuo corpo adesso.»
«No!» Gemette lui, mentre il suo corpo continuava a cadere, facendolo riversare su un lato della sua scrivania rotta.
«Vecchio,» fece Voldemort, senza più curarsi dello stato di Raptor mentre manteneva il contatto visivo con Silente, «Tornerò, aspettami. Nessuno me lo impedirà.»
«Ed io rimarrò qui, sulla tua strada,» replicò Albus, «nessuno mi sposterà.»
Voldemort fece una smorfia, prima che il suo sé incorporeo si sollevasse dal corpo ora immobile di Raptor. Silente reagì scagliando vari incantesimi luminosi con la bacchetta, che portarono immediatamente Voldemort a fuggire…

O o O o O

Severus si abbandonò nella sua poltrona di pelle, grato che la giornata frenetica fosse giunta al termine.
Madama Bones aveva parlato al Wizengamot e gli aveva fatto rapporto su Voldemort e Raptor. Aveva consegnato loro i propri ricordi del fatto. Kingsley e Markus si offrirono per fare lo stesso, ma non ce n’era bisogno.
Il Mondo Magico avrebbe avuto uno shock il giorno seguente, ne era certo.
Grazie alla presenza di Madama Bones con Albus Silente durante lo scontro, l’intero Wizengamot accettò il fatto che il Signore Oscuro non fosse completamente scomparso. Questo, comprensibilmente, risultò in una votazione per implementare le misure di sicurezza nel Mondo Magico e per far sì che Hogwarts avesse gli strumenti per creare dei nuovi scudi più potenti, cosa che Albus aveva richiesto molte volte in passato, ma che gli era stata sempre negata per la convinzione che tali precauzioni fossero innecessarie ed esagerate.
Beh, adesso decisamente non erano né innecessarie né esagerate.
Severus fece roteare il liquido nel suo bicchiere, tentando di calmarsi.
L’unica sfortuna in tutto ciò, a parte dei piccoli danni strutturali (dovuti all’incantesimo Alchemico di Albus), il decesso di Raptor e i loro timpani rotti (che Pomfrey aveva immediatamente curato quando erano andati da lei), era il fatto che i nuovi scudi potenziati non potevano essere posti fino alle vacanze estive. Ci sarebbero volute settimane per apporre le rune e le pietre protettive sul castello e su tutto il territorio circostante, e quindi un’altra settimana per attivare pienamente gli scudi nuovi al di sopra di quelli vecchi.
Severus avrebbe preferito che li mettessero prima, ma non ci si poteva fare nulla. Comunque, c’era speranza nel sapere che, una volta posti gli scudi, oggetti pericolosi (come quel maledetto diario) non sarebbero potuti entrare nelle mura di Hogwarts. Questi oggetti sarebbero stati immediatamente rilevati e messi in quarantena, fino a quando se ne sarebbe occupato il Preside. Questo tipo di informazioni era riservato solo ai Capi Casa e al Preside stesso.
Severus ghignò.
Lucius avrebbe fallito molto più in fretta stavolta.
Ma Severus si riscosse rapidamente. Non poteva permettersi di dimenticare il presente. Stava cambiando le cose; così tanto del futuro era già nullo e vano. Doveva essere cauto e molto vigile. Fatto che gli ricordò che doveva parlare al più presto con Draco, e assicurarsi che gli eventi si sviluppassero come dovevano. Non voleva un piccolo Lucius, e non voleva che Draco provasse la sofferenza di quello che aveva sperimentato l’ultima volta… uno straziante rimorso.

O o O o O

Il Mondo Magico era in uno stato di shock. Il Wizengamot aveva rivelato i fatti che erano accaduti il venerdì precedente.
Il fatto che Voldemort fosse fisicamente sulla nuca di Raptor non era stato reso di conoscenza pubblica. Comunque, quello che il pubblico sapeva includeva come Raptor fosse stato catturato, il fatto che fosse un devoto seguace del Signore Oscuro, e che era stato portatore dello spirito di Tu-Sai-Chi, il quale non era morto come si pensava. Qualcuno non sapeva a che cosa credere, ma molti altri ci credettero. Per loro, era sufficiente che il Wizengamot lo dichiarasse come vero, e che il Ministero stesse prendendo provvedimenti contro il non-così-morto Signore Oscuro.
Una cosa era certa, comunque, nessuno poteva mettere in dubbio la devozione e la protezione di Albus Silente verso i propri studenti. Non appena poterono, gli studenti scrissero alle proprie famiglie, raccontandogli della violenta esplosione che avevano sentito e di come era rimbombata nell’intero castello. Quello stesso giorno, al Wizengamot, Silente fece una dichiarazione, dicendo che era stato lui a causare l’esplosione, e che era accaduto durante il combattimento con Raptor. Non entrò nel dettaglio, ma in seguito gli Auror riportarono che Madama Pomfrey aveva medicato i timpani del Preside, come quelli degli altri che erano stati presenti, e che lei aveva affermato che il Preside le aveva riferito di essere stato costretto a usare l’alchimia per contrastare l’incantesimo della Morte Oscura, che aveva usato Raptor. Con tali notizie, la stampa impazzì, speculando sulla grandiosità del duello tra il Preside di Hogwarts che si era sollevato ancora una volta contro il male, proteggendo i suoi studenti.
Silente non era presente per commentare.

O o O o O

Il fine settimana passò in un soffio. La scuola era in subbuglio per ciò che era accaduto e per come gli Auror si erano mossi in seguito, subito dopo il fatto, cercando altre prove nel castello o facendo domande ai professori. L’unica cosa che gli studenti sapevano per certo era che l’ex-professore aveva assaltato mentalmente uno studente Hufflepuff, e che quello studente era stato abbastanza sveglio da dire della strana sensazione alla Capo Casa, che aveva poi portato il fatto all’attenzione del Preside.
Ovviamente, le voci su chi fosse questo studente corsero sfrenate. Alcuni credevano che fosse Cedric Diggory, poiché in precedenza quella settimana era stato trattenuto in aula dopo la lezione di DADA, ma lui negava di avere niente a che fare con quello che era successo. Altri pensavano che fosse Harry Potter perché, beh, era il Ragazzo Sopravvissuto e sarebbe stato un obiettivo ovvio per una spia di Colui-che-non-deve-essere-nominato.
Harry imitò Cedric e negò tutto ugualmente, specialmente dopo che ebbe sentito tutta la storia dal Professor Piton.
«Signor Potter, confido che terrai per te quanto ti ho detto,» gli aveva detto dopo avergli fornito una versione mitigata di quanto era accaduto venerdì dopo che aveva lasciato il suo ufficio.
«Sebbene puoi condividere queste informazioni solo con il Signor Paciock, se proprio devi.»
«Certo, Signore.» Harry rabbrividì, nonostante fosse vicino al camino nell’ufficio di Piton.
«Lo aveva davvero sul retro della testa?»
«Sì, ed è il motivo per cui credo che la tua cicatrice abbia reagito come ha fatto. Essendo una vecchia ferita inferta da lui, è sensibile alla sua magia.»
«Quindi quando ha tentato di entrarmi nella mente…?» Chiese Harry, prima di mordersi un labbro, a disagio.
«Esatto. Il che mi porta alla ragione per cui ti ho fatto venire qui.» Severus prese un libro da uno degli scaffali sulla parete e lo tese a Harry. «Voglio che inizi a leggere questo. Non è particolarmente importante che tu lo finisca prima della fine della scuola, perché avrai delle priorità maggiori, come gli impegni scolastici, ma sento che apprezzerai di averlo a disposizione.»
Harry abbassò gli occhi alla copertina e lesse: “L’arte dell’Occlumanzia: le proprie difese mentali”. Spalancò gli occhi mentre muoveva la mano sulla rilegatura. «Grazie, Signore.»
«Leggerlo solamente non ti proteggerà. Per quello, avrai bisogno di un’istruzione personale in Occlumanzia, di cui c’è una dettagliata spiegazione lì dentro.»
«Mi insegnerà lei?» Chiese Harry all’improvviso, avvicinandosi il libro al petto. La lingua di Coral saettò verso il titolo.
«Forse, ma la tua magia deve essere un po’ più matura di come è ora. Insegnarti questa materia troppo presto potrebbe interferire col tuo sviluppo, e siccome devi ancora superare il tuo sigillo magico e il precedente trattamento dei Dursley, penso che sarebbe poco saggio iniziare un serio allenamento in Occlumanzia prima del tuo terzo anno.»
Le spalle di Harry si afflosciarono un po’, ma il ragazzo capì che cosa intendeva il professore. «Okay, allora mi sta dando questo libro per prepararmi a quando sarà il momento di impararla?»
«Sì. Il libro ti aiuterà a prepararti per i tuoi studi futuri, e ti servirà per iniziare il processo di costruzione delle tue difese mentali. Ovviamente, non è un sostituto di un vero allenamento.»
«Capisco, Signore. Grazie.»
«Un’altra cosa, Signor Potter. Non leggerlo allo scoperto. Non è… esattamente un libro molto accettato. Alcuni credono che sia un’entrata alternativa per le Arti Oscure. Certo, può rendere una persona interessata al lato offensivo della mente, la Legilimanzia, ma esso di per sé difficilmente è Oscuro. Dopotutto, è il modo in cui viene usata che rende la magia buona o malvagia.»
«Quindi Voldemort ha usato la Legil...»
«Legilimanzia,» Severus sillabò.
«Sì, l’ha usata su di me?»
«Lo ha fatto, ma poi l’ho usata anch’io per scoprire che cosa stava succedendo. Capisci ora, Signor Potter?»
Harry inclinò la testa di lato. «Credo di sì, Signore.»
«Molto bene; comunque, se hai domande, non trattenerti dal chiedere a me. Sarò sempre onesto con te, Signor Potter. Potrei non essere sempre in grado di rivelarti tutto, ma quello che ti dico sarà sempre la verità.»
«Okay, Professore. Um, anche io sarò sempre onesto con lei,» rispose Harry.
«E questo è tutto ciò che mi aspetto in cambio, Signor Potter,» fece lui, gli occhi neri che ospitavano una rara dolcezza.

O o O o O

Harry entrò a Pozioni lunedì, sentendosi ancora un po’ sovraccarico da tutto ciò che era successo. Aveva raccontato a Neville quello che era accaduto nell’ufficio del Professor Piton, e quello che Silente aveva detto e fatto. Gli aveva anche fatto un breve riassunto di quello che Piton gli aveva detto su Raptor.
Era tutto molto strano. Stava ancora tentando di capacitarsi del fatto che Raptor aveva fatto da guscio per lo spirito di Voldemort, e più ci pensava, più era grato a Neville e Coral per averlo convinto ad andare dal Professore.
Sapeva che gli avevano salvato la mente, forse anche la vita.
Si sedette al suo solito posto e Neville si sedette accanto a lui.
Non avevano potuto far visita a Hagrid durante il fine settimana a causa delle indagini degli Auror, ma gli avevano mandato un messaggio con Edvige per avvisarlo che avrebbero provato a venire il week end successivo.
«Dovremmo studiare l’utilizzo del rosmarino oggi,» sussurrò Neville. «Mi chiedo se parlerà di come usarlo con le altre piante.»
Harry fece spallucce, pensando anche lui alla lezione. Era speranzoso del fatto che le lezioni potessero riportare le cose come erano prima della settimana precedente. Voleva solo passare oltre tutto quello che era successo e il suo ruolo in esso. Voleva tornare a lavorare sodo e imparare la magia.
Il desiderio di Harry si realizzò, mentre la giornata proseguiva, le chiacchiere su Raptor divennero meno frequenti e incontrollate. Gli studenti tornarono a parlare delle lezioni e dei crescenti e inutili pettegolezzi su chi piaceva a chi e che cosa avevano fatto tizio e caio durante quel matto fine settimana.
Si presentò anche l’argomento delle lezioni di volo. Sarebbero state tenute in contemporanea per tutte le Case, più tardi in settimana, di giovedì.
Entrando in DADA, Harry sperò che la settimana continuasse senza incidenti.
«Sei sicuro che non è solo nascosto nel nostro dormitorio?» Chiese un ragazzo al Gryffindor dai capelli rossi.
«Sì, non è da nessuna parte,» mormorò Weasley affranto. «Ho guardato dappertutto. Non so dove sia. È proprio sparito.»
«Sono sicuro che il tuo famiglio spunterà fuori presto, Ron. Insomma, dicono che il rospo di quel Paciock sparisca in continuazione, ma poi ritorna sempre.»
Weasley sospirò. «Lo spero.»
Harry si dispiacque per il ragazzo. Non sapeva che cosa avrebbe fatto se Coral o Edvige fossero scomparse. Sperò che Weasley trovasse presto il suo famiglio, anche se era un ratto.
«Buon giorno,» il Preside salutò i ragazzi Gryffindor e Hufflepuff del primo anno con un sorriso, mentre entrava nella stanza. «Vi insegnerò Difesa Contro le Arti Oscure fino a quando troveremo un sostituto permanente.»
Silente li guardò tutti, facendo una minuscola pausa su Harry.
I ragazzi lo guardavano meravigliati. Nessuno aveva detto loro che il Preside avrebbe fatto le supplenze per DADA.
«Bene, penso che oggi una dimostrazione pratica possa essere di beneficio. Due volontari, per favore?»
Immediatamente, una dozzina di mani si alzò. Harry notò che la Granger era una di loro, come la maggior parte dei Gryffindor. Solo alcuni Hufflepuff alzarono la mano. Harry e Neville non lo fecero.
«Ah, Signorina Bones e Signor Thomas. Grazie.» Disse lui, facendoli avanzare sul davanti della stanza. «Ora, oggi lavoreremo su un semplice incantesimo di difesa che è ancora usato da molti auror. Il movimento della bacchetta è così,» e lo fece vedere, mostrandoglielo da molte angolazioni diverse. «Dopo che lo avrete lanciato più volte, il movimento della bacchetta non sarà più così importante, e potrete imparare a lanciarlo silenziosamente, con la pratica.»
Molti degli studenti fecero ‘oooh’.
«La formula è: “Expelliarmus”,» continuò, pronunciandola chiaramente. Quindi li fece ripetere dopo di lui. «Molto bene. Ora, Signorina Bones, vorrei che ti mettessi qui,» disse, incantando silenziosamente le pareti dietro di lei e Thomas, per far apparire cuscini e imbottiture. Assicurandosi che non c’era nulla vicino a loro che potesse ferirli, annuì. «Mettetevi uno di fronte all’altra e lanciate l’incantesimo quando siete pronti.»
Dean Thomas guardò Susan Bones, ed entrambi si raddrizzarono quando furono pronti a scontrarsi.
Sentendosi entrambi pronti, li lanciarono, provando a muovere nel modo giusto la bacchetta mentre pronunciavano la formula.
L’incantesimo di Dean deviò dalla traiettoria, colpendo la parete dietro Susan nel momento in cui lei scagliò il proprio. Questo colpì Dean al gomito e la sua bacchetta volò in aria.
«Eccellente!» Si congratulò Silente. «Tutti e due, siete stati bravi per essere la prima volta. Signor Thomas, lavora sulla mira e sarai favoloso. Signorina Bones, lavora sulla velocità e sarai un avversario temibile.»
Compiaciuti dei complimenti, entrambi esultarono.
«Ora, voglio che il resto di voi si divida in coppie e faccia come hanno fatto loro,» ordinò, mentre tutti i muri diventavano imbottiti. Quando gli studenti lasciarono i banchi, questi sparirono e le loro borse si ammucchiarono in fondo alla stanza.
«Wow» sussurrò Harry, affascinato dalla magia, prima di voltarsi verso Neville.
«Pronto, Harry?» Chiese lui nervoso, bacchetta alla mano e in posizione.
Harry annuì con un sorriso. Con ciò, lanciarono l’incantesimo, o, nel caso di Neville, ci provarono. Neville rinculò all’indietro e cadde mentre la sua bacchetta cadeva accanto a Harry. Harry accorse verso l’amico.
«Neville, stai bene?» Domandò.
Neville annuì, imbarazzato. «Sì, anche il pavimento è imbottito.»
Rialzandosi, Neville vide il Preside che si era avvicinato di fianco ad Harry. Neville decise silenziosamente che Silente poteva essere una figura spaventosa se voleva esserlo, per il modo in cui stava in piedi ora vicino ad Harry, e non sembrava più solo un puntiglioso preside scolastico. Neville ricordò che questo era il mago che aveva dato ascolto al Professor Piton e aveva sconfitto il balbettante professore che li aveva ingannati tutti.
«Tutto bene, ragazzo mio?» Chiese Silente, aiutandolo a rialzarsi.
«Sì, Professore,» Riuscì a dire Neville deglutendo pesantemente.
«Stavi tenendo la bacchetta troppo forte, Signor Paciock,» disse lui gentilmente, prima di tendere la mano verso la bacchetta di Neville e richiamarla a sé. La porse quindi a Neville, che ora aveva gli occhi di fuori per aver visto della magia senza bacchetta. «Ecco, lascia che ti aiuti,» disse lui, muovendosi alle sue spalle.
Neville sbatté le palpebre, prima di guardare Harry.
«Signor Potter, per favore torna alla tua precedente posizione e lancia l’incantesimo quando sei pronto.»
Harry annuì e obbedì.
Gli altri studenti avevano smesso di esercitarsi e ora stavano guardando con curiosità.
Silente era in piedi dietro Neville e la sua mano era su quella destra di Neville, con cui impugnava la bacchetta.
«Meno strettamente, ora. La tua bacchetta non è una spada con cui dare fendenti, ma un pennello da passare su una tela,» disse il vecchio mago.
Neville annuì, prima di iniziare il movimento, la mano di Silente che lo aiutava e lo guidava.
«Expelliarmus!» Gridò Neville, mentre Harry faceva lo stesso.
Due bacchette caddero sul pavimento subito dopo, essendo volate via dalle mani dei loro proprietari.
«Ben fatto,» affermò il Preside, prima di sollevare lo sguardo agli altri studenti e facendoli tornare al lavoro.
Neville e Harry si scambiarono un largo sorriso mentre si preparavano a farlo di nuovo. Dopo che la lezione fu finita, tutti gli studenti stavano pensando la stessa cosa. Albus Silente era definitivamente un insegnante migliore di Raptor.
Sperarono anche segretamente che passasse molto tempo prima che fosse trovato un sostituto.

O o O o O

Severus aprì la porta, facendo entrare Draco.
«Voleva vedermi, Signore?» Chiese Draco, un po’ incerto sul motivo per cui il suo Padrino gli aveva detto di passare nei suoi alloggi dopo cena.
«Sì, Draco,» fece lui, senza usare il cognome, per fargli capire che era lì come suo figlioccio, non come suo studente.
Il ragazzo sorrise appena e guardò Severus sentendosi più a suo agio, mentre lui gli faceva cenno di sedersi sul suo divano.
I suoi alloggi privati, cioè dove si trovavano ora, erano aperti ai suoi Slytherin, anche se solo nel caso in cui sentissero il bisogno di parlargli di qualcosa. Non era un luogo di studio o un luogo di relax. Era un luogo per parlare.
«Ho visto che ti sei fatto almeno un amico al di fuori della tua Casa,» iniziò con leggerezza.
«Se stai parlando di Potter, Padrino, può darsi.»
Severus scoccò a Draco un piccolo, raro sorriso. «Sono lieto di sentirlo.»
Draco sbatté le palpebre, non esattamente sorpreso, ma incerto. «Davvero?»
Alcuni tra gli Slytherin avevano riso di lui quando avevano saputo che era amico di Potter, il Ragazzo-che-è-Sopravvissuto che era stato assegnato alla Casa degli avanzi.
«Il Signor Potter sarebbe fortunato ad avere al suo fianco un amico come te, e lo saresti anche tu se potessi annoverarlo tra le tue amicizie.»
«Allora lui diventerà un mago potente?» Chiese Draco, la mente allenata a ragionare secondo quello che il padre gli aveva detto a proposito di farsi alleati e ‘amici’ utili.
Severus assottigliò gli occhi, aggrottandosi abbastanza da mostrare a Draco che non approvava la direzione che stavano prendendo i suoi pensieri.
«Che lo diventi o no non ha importanza. Quello che ti sto dicendo è che la vostra amicizia potrebbe essere molto potente, e non mi sto riferendo a un’amicizia che arrechi potere nel modo in cui lo intende tuo padre, ma in qualcosa di molto più duraturo.»
Gli occhi di Draco si spalancarono.
«Sto parlando di un’amicizia autentica, una in cui lui ripone incondizionata fiducia in te, e tu ricambi quella fiducia in egual modo.»
«Vuoi dire del genere che gli affiderei la mia vita, e lui affiderebbe la sua a me?»
«Sì, e anche le vite di altri, se ce ne fosse bisogno.»
Draco fece una smorfia. «Che cosa vuoi dirmi, Sev?» Chiese, usando il soprannome che gli aveva dato da piccolo.
Severus sapeva che a questo punto doveva muoversi con cautela. Doveva ricordare a sé stesso che Draco era solo un ragazzino, e non l’adulto che lui aveva lasciato. Non conosceva gli orrori della guerra e della morte, non conosceva il prezzo del tradimento o della sconfitta, e nemmeno la salvezza racchiusa nella compassione sincera e nel perdono.
«So che sarà difficile per te capirlo adesso, ma ho bisogno che tu abbia fiducia in me e che tu tenga per te le cose che ti dico. Sto riponendo in te la mia fiducia del fatto che lo farai.» affermò, guardando Draco negli occhi.
«Sì, Padrino.»
«Includendo anche tuo padre, Draco. Per la sua protezione e per la tua,» disse con tono molto serio.
Draco deglutì, annuendo. Dopo anni di conoscenza di Severus, Draco aveva imparato che le parole dell’uomo erano migliori di quelle di suo padre, e che le cose che gli diceva meritavano considerazione.
«Che cosa ha a che fare tutto questo con la mia amicizia con Potter, però?» Domandò Draco dopo un momento.
«Tuo padre vedrà solamente come Potter potrà essere usato. Non vedrà mai i reali benefici di una vera amicizia. Sono sicuro che riconosci la natura di tuo padre al riguardo.»
Draco annuì saggiamente a quelle parole. Si era spesso domandato perché suo padre fosse com’era. Perché non avesse amici, ma solo ‘alleati’ e ‘lavoratori utili’. Certo, usava la parola ‘amico’, ma non ne comprendeva il vero significato.
«Tu puoi crescere e diventare un uomo migliore di tuo padre, Draco. Puoi diventare un uomo migliore anche di me. Devi solo renderti conto, un po’ prima di quanto ho fatto io, di dove risiede il vero potere.»
«Credo di capire, Padrino.»
«Spero che tu lo faccia, Draco. Il mio più grande desiderio è che tu diventi tutto quello che dovresti diventare. Non solo vorrei che diventassi un grande mago, ma che diventassi grande e, sì… anche un uomo onesto a cui tutti possano portare rispetto.»
Draco inclinò la testa di lato. «È successo qualcosa? Perché mi stai dicendo queste cose?»
«Ho scoperto alcune cose.»
«È a causa di Raptor e di Tu-Sai-Chi?»
Severus trattenne un sospiro. Draco era davvero un ragazzo curioso.
«Quello è solo una parte del tutto.»
«Ma non puoi dirmi di più,» capì Draco, un po’ depresso.
«Non ora.»
«Ma me lo dirai un giorno, vero?» Chiese lui, improvvisamente serio.
Severus sorrise tristemente. «Spero… un giorno.» Ed era la verità.
«Okay,» fece Draco, non sapendo davvero che cosa pensare di questa conversazione, ma lieto di seguire le istruzioni del Padrino.
Sev non gli aveva mai dato suggerimenti sbagliati… al contrario di suo padre.


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Grazie a chi legge e a chi recensisce!

A presto con il prossimo capitolo, Guarigione.




   
 
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