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Autore: ineedofthem    03/04/2017    5 recensioni
Anita, un metro e sessanta di dolcezza e allegria, è una specializzanda in pediatria. Adora il suo lavoro, sa che è quello che deve fare perché ci crede da sempre e, spinta dalla passione per questo lavoro, comincia a passare le sue giornate in ospedale.
Qui conosce Lucia: una bambina rimasta orfana, con una grave disfunzione cardiaca, ricoverata nel reparto di pediatria.
Anita sente di provare per lei un affetto profondo e il loro diventa un rapporto viscerale.
Tutto procede bene, finché non arriva lui: Luca Franzese, il nuovo cardiochirurgo dell'ospedale, e Anita capisce che la sua vita non sarà più la stessa. Riconoscerebbe quella zazzera di capelli castani e quei lucenti occhi verdi tra mille. Sa che il ritorno in città del ragazzo porterà solo guai per lei. Il rapporto con Lucia li accomuna entrambi e la piccola sembra l'unica in grado di sciogliere il suo sguardo da duro e quel carattere burbero che lui si porta dietro.
Anita crede di averci messo una parola fine su quel capitolo, ci ha avuto a che fare in passato e non intende ripetere lo stesso errore. Ma se Lucia ci mettesse il suo zampino, cosa potrebbe succedere?
Genere: Drammatico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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- Questa storia fa parte della serie 'Ricominciare'
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Capitolo 24
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Capitolo 24



Guardo il mio riflesso allo specchio. Il camice inamidato che mi fascia il corpo. Fin da piccolina dicevo che da grande volessi fare la pediatra.
Il primo anno di superiori la professoressa di lettere ci aveva chiesto che aspirazione avessimo per il futuro. Io avevo saputo fin da subito cosa rispondere e l'idea di raccontarlo mi allettava. Quando era arrivato il mio turno, avevo sorriso rispondendo. "Voglio fare la pediatra!".
Lei era sembrata incuriosita e interessata a saperne di più. "Perchè?" mi aveva domandato.
"Mi piacciono molto i bambini"avevo replicato.
Lei non soddisfatta della mia risposta si era sporta leggermente sulla cattedra incrociando le braccia al petto.
"Perchè non fai la maestra, allora?" mi aveva chiesto.
"Di solito i bambini hanno paura del medico, la loro figura li spaventa. Io che i bambini li amo tantissimo, voglio mettermi al loro livello, loro che riescono a capire a pelle, da un solo sguardo come sia fatta una persona. Voglio che ogni volta che mi guardino, capiscano che si possano fidare di me, che si sentano sicuri" le avevo risposto con fierezza.
Lei non aveva aggiunto altro ma aveva ricambiato il mio sorriso. Nel tempo quella mia consapevolezza e passione si era rafforzata.
Mi guardo allo specchio e penso che sono riuscita nell'obiettivo che mi ero prefissata. All'università ti insegnano tante cose, ma è sul campo che riesci a dare il meglio di te, a scoprire le tue capacità e i punti deboli. Fin dai tempi del tirocinio avevo capito che non sarei mai riuscita a reagire con freddezza a qualsiasi cosa ti accadesse intorno, perchè io sono fatta così. Sono sensibile, emotiva ed empatica. Avevo capito che non potessi guardare una persona stare male senza fare nulla. Anche se non fossi riuscita a salvarla dalla sua malattia, le avrei donato un sorriso, un attimo di felicità. Sono soddisfatta di quello che ho fatto per Lucia, donarle una giornata normale è stata una delle migliori scelte che io abbia mai fatto. Osservare la luce del suo sguardo, quella spensieratezza che per una volta ha invaso i suoi occhi. Andare al parco, mangiare un gelato, quelle che noi consideriamo azioni normali talvolta banali, cambiano prospettiva quando ci troviamo difronte a persone che per la malattia non riescono a vivere la loro quotidianità. Non avrei mai pensato che potessi considerare l'ospedale come una seconda casa, un posto che fa paura a tutti ma che avevo riscoperto sotto un altro aspetto anche grazie a Lucia. Lei non lo sa, ma mi sta dando tanto.
Esco dal bagno dell'ospedale e percorro il corridoio. Nel reparto pediatrico si respira armonia e una tale magia. Lo spirito del Natale è arrivato anche qui. Nell'aria risuonano le note di "Jingle Bells". L'arrivo del Natale cambia radicalmente l'atmosfera.
Raggiungo la sala comune dove i bambini si ritrovano per giocare tutti insieme, per seguire le lezioni, per vivere la quotidianità per quanto sia possibile.
Un open space dai colori sgargianti e le pareti tappezzate di disegni. Una stanza a forma di bambino, con i tavolini e le sedie colorati in miniatura, i tappettini gommati che i piccoli si divertono a comporre e tanti, tanti giochi. C'è poi un lato della stanza con una grande bacheca dove sono custoditi i momenti più belli passati insieme. I bambini sono felici oggi. Abbiamo pensato che fosse giusto loro vivessero la gioia e l'attesa del Natale e dopo la giornata che avevamo passato con Lucia, l'iniziativa ci era sembrata ancora più giusta. Nel reparto pediatrico è giusto che si respiri un'aria familiare e serena. Oggi ci sono genitori, medici, infermieri, specializzandi, tutto il personale riunito qui per loro e i bambini sono entusiasti, si divertono. La malattia per un giorno non esiste. Scorgo Lucia tra di essi, sorride mentre parla con enfasi. I suoi occhi brillano.
"Hei Anita, devi assolutamente indossare uno di questi, altrimenti non fai parte della festa!".
Giorgio, un collega di specializzazione blocca il mio cammino presentandosi con un'espressione buffa e un cappello da Babbo Natale tra le mani. Rido alle sue parole, ma non dico niente mentre lui mi sistema il cappellino sulla testa con attenzione. Una ciocca di capelli finisce davanti ai miei occhi e ci soffio per mandarla via. Incrocio lo sguardo di Luca a pochi passi da noi. La sua espressione neutra, la mascella contratta ma i suoi occhi che intercettano interessato ogni gesto.
Mi sembra quasi che ruoti gli occhi al cielo quando Giorgio si allontana. E' patetico.
Lo ignoro passandogli accanto e nemmeno lui mi chiama o dice niente.
Ci divertiamo ad addobbare la stanza, appendiamo delle ghirlande all'ingresso, incorniciamo la grande porta finestra con delle lucine colorate e prepariamo un alberello al centro. Così come quella sera a casa mia, tutto assume un'aria diversa. Lucia mi chiede di prenderla in braccio per aiutarla e io lo faccio volentieri. La osservo poi giocare con gli altri bambini, Lucia è timida ma una volta che si sente a suo agio si scioglie. E' solare e chiacchierona e si trova bene con gli altri. Mi guardo intorno mentre sistemo una pallina decorata e mi sembra di avere un deja-vù. Maria al mio fianco sorride canticchiando e mi dà una pacca sulla spalla notando il mio sguardo.
"Bella giornata,vero?" mi domanda sottovoce.
Non le rispondo ma accenno ad un sorriso, i bambini che mi circondano richiamando attenzioni, le canzoncine di Natale in sottofondo e le risate che rimbombano nell'aria. Sono felice anche io oggi. Il mio sguardo incrocia quello di Luca infondo alla sala che parla con un collega. Gesticola tranquillo eppure c'è qualcosa nei suoi occhi, un turbamento che non so capire.
Lucia si aggrappa alla mia gamba sinistra e io abbasso lo sguardo per chiederle cosa succeda. Lei sorride angelica scoprendo quella finestrella che le è spuntata, è così buffa e dolce.
Mi abbasso alla sua altezza pizzicandole il nasino. "Sei felice?" le chiedo.
Lei si stringe un pò a me. "Mi piace tanto il Natale" sussurra sulla mia spalla.
Ci dividiamo in squadre, medici, genitori, infermieri e bambini per dei giochi da tavola.
Lucia mi chiede di essere in squadra con lei e si siede sulle mie ginocchia. Luca è in quella avversaria e incita i bambini che lo circondano a vincere.
Giochiamo ad "indovina chi" e scoprire il personaggio misterioso della squadra opposta si rivela essere divertente. Lucia esulta ad ogni punto guadagnato, qualcuno batte il cinque tra di loro e anche se qualcun'altro sbuffa contrariato ci divertiamo a egual modo.
Ha gli occhi azzurri, neri? E' pelato? Ha i capelli lunghi? Ha gli occhiali...continuiamo all'infinito e Luca si dimostra essere molto competitivo.
"Tanto vinciamo noi"lo prende in giro Lucia facendogli una linguaccia e scatenando l'ilarità dei presenti.
Lui si finge offeso e pensieroso. "Ne sei proprio sicura?" ammette con un cipiglio scherzoso. Non sa che lei ne è proprio convinta  e alla fine la partita la vinciamo noi.
Lucia entusiasta gli fa le facce buffe e lui prende a fargli il solletico, mentre lei ride divertita.
La giornata continua tra canti e giochi e alla fine qualcuno finisce il suo turno pronto a tornare a casa, qualcun'altro torna al lavoro, un genitore abbraccia e culla il suo bambino stanco, ma tutti sappiamo che questo momento ce lo porteremo sempre nel cuore, non lo dimenticheremo mai.

Raggiungo il mio studio tranquilla, nel reparto si respira ancora aria di festa nonostante i bambini siano nelle loro stanze da un pezzo, qualche genitore si appresta a raggiungerli. E' stata proprio una bella giornata.
Il Natale è sempre stata una delle mie feste preferite. Da piccola attendevo quel giorno con trepidazione, ma non tanto per la smania di ricevere regali più che altro perchè era una delle poche volte in cui la mia famiglia si riuniva tutta. Erano rassicuranti le braccia dei nonni quando li abbracciavi, erano divertenti le risa dei parenti che ti incitavano a recitare la poesia, era magico l'arrivo della mezzanotte. Avevo sempre pensato che la mia fosse una bella famiglia, unita, con i valori ed è tuttora una convinzione che dopo anni mi porto dietro, con un senso di orgoglio.
Abbasso la maniglia ed entro nel mio studio, mi stupisco di trovarci Luca.
"Luca?!" esclamo sorpresa, lui mi dà le spalle ma si volta spaventato nella mia direzione. Mi domando cosa possa farci lui qui finchè il mio sguardo non si sofferma alle sue mani, lì dove giace una lettera di mia conoscenza. Stamattina ho ricevuto un'altra lettera di Nicola, ma non ho voluto leggerla. Mi sono resa conto che mi facesse male, solo leggere delle parole mi provocasse dolore.
Lui nasconde le mani dietro la schiena, cercando di gestire la situazione e di trovare una qualsiasi scusa plausibile a giustificare il suo gesto.
"Che cosa hai fatto Luca?!" ribatto avvicinandomi di un passo a lui, sento il sangue affluirmi alle guance. "Chi ti ha dato il permesso di leggere quella lettera?" rincaro, quando ormai le cose mi sono fin troppe chiare.
Lui a quel punto infastidito dalla mia reazione, prende a rigirarsela tra le mani e questo suo gesto se è possibile mi irrita ancora di più.
"Dici questa?" domanda con innocenza.
Perchè ti ostini a farmi arrabbiare? Perchè non mi lasci in pace?
"Smettila Luca"lo supplico infastidita cercando di toglierla dalle sue mani, ma lui si divincola furbo e l'altezza gioca a suo favore.
Abbassa poi gli occhi alla lettera, la scruta ora con curiosità ora con divertimento e il mio sguardo non lo perde di vista un attimo,attenta a scoprire fin dove arrivi.
"Ma sai, io non volevo leggerla, sul serio. Poi mi sono reso conto che la curiosità avesse preso il sopravvento e quindi" accompagna le sue parole ad una breve risata fastidiosa e io sento il cuore arrivare a pulsarmi pure nelle orecchie.
Rimango ferma al mio posto, con le braccia lungo i fianchi, le mani strette nei pugni. Il respiro comincia ad affannarsi e le mie labbra si arricciano in una smorfia.
"Ti ho detto di smetterla!"ribatto e in quel momento mi accorgo di quanto lui mi sia vicino. Il suo viso è sporto verso il mio, in un affronto.
Alterna i suoi occhi da me a quella lettera e il suo sguardo brucia su di me. "Oh ma guarda! Qui per esempio dice che sei la luce dei suoi occhi, non è un pò troppo smielato?" replica ironico. Sembra che ogni aspetto della situazione lo diverta ma per me è l'esatto contrario.
"Ma chi sei tui, eh!"esclamo puntandogli un ditro contro. "Ma chi sei tu per giudicare gli altri?!"prendo a dargli pugni sul petto.
Luca non reagisce, porta le mani all'altezza del petto e io continuo quasi come se questo riuscisse a farmi stare meglio ma capisco che ad ogni punto sferrato che si infrange sul suo petto muscoloso avverto il mio cuore sgretolarsi in piccoli pezzi.
"Almeno Nicola ha avuto il coraggio di confessare i suoi sentimenti a differenza di altri!".
Luca blocca i miei pugni nelle sue mani e in un slancio mi ritrovo bloccata tra il muro dietro di me e il suo corpo che sovrasta il mio. Lo osservo con il respiro affannoso, lui fa lo stesso. Le mie mani rimangono intrappolate nelle sue all'altezza della mia testa, il suo corpo che è troppo vicino al mio e io penso che non sia quello che mi serva adesso. 
Non diciamo nulla ma i nostri sguardi si incatenano senza volersi lasciar andare. Lenti i suoi occhi percorrono il mio corpo, il mio viso. Lenti sono i brividi che percorrono la mia schiena, lente le sue mani liberano le mie ma senza lasciare le mie braccia.
Il suo sguardo spetta alle mie labbra e avverto il suo respiro infrangersi pericolosamente sul mio viso. Schiaccio il mio corpo contro il muro quasi a voler imprimere maggior lontananza tra di noi ma se è possibile la sua vicinanza si fa più insistente.
Non ci diciamo niente ma io so che nei nostri sguardi si nascondono troppe parole. Lui lascia scontrare i nostri nasi.
Non farmi questo, non baciarmi e abbandonarmi adesso, penso.
Ma il mio corpo reagisce in un modo completamente diverso al contatto e chiudo gli occhi al nostro sfiorarsi. In una tortura dolorosa dove a pagar le pene sarei io. Sono sicura che ci baceremmo se non fosse per il suo cercapersone che inizia a squillare improvvisamente.
Lui porta il suo sguardo frettoloso alla tasca, io riapro gli occhi sentendomi terribilmente indifesa e lì l'incantesimo finisce. Luca ha già lasciato andare i miei polsi e la pelle dove mi ha toccata scotta e mi solletica.
Lo osservo, con lo sguardo sconvolto, che scruta attento l'oggetto tra le sue mani.
"Devo proprio andare" sussurra con smania e preoccupazione.
Non rispondo nemmeno alle sue parole e lo guardo lasciare la stanza di corsa. Mi porto le dita alle labbra che reclamano un bacio non avuto e sospiro. Per lui è stato così facile lasciarmi andare, al momento un riferimento metaforico, ma io sono davvero sicura di riuscire a fare lo stesso?.

ANGOLO AUTRICE:
Buongiorno a tutte mie care lettrici! Questa volta mi sono fatta aspettare un pò e me ne dispiace, purtroppo molteplici impegni mi hanno tenuta lontana dalla storia. Ho tanti pensieri per la testa, tra cui la maturità, ma vi confesso che ogni volta che scrivo mi sembra di liberare la mente. Volevo ringraziare le ragazze che hanno recensito lo scorso capitolo, grazie di cuore! Le nuove lettrici e tutte quelle persone che hanno aggiunto la mia storia in qualsiasi lista, la scorsa volta siete stati in tantissimi😍😍
Passando al capitolo, ho voluto parlare di questo momento all'ospedale...un avvenimento magico e spensierato. Mi fa strano parlare di Natale ma rimane davvero un periodo dell'anno che mi piace molto e di cui ho bei ricordi.
L'avvenimento che racconta Anita all'inizio mentre parla della sua passione per la pediatria è vero, in primo superiore la professoressa di lettere ci chiese davvero a cosa ambissimo per il futuro e io le risposi così. Il mio sogno nel cassetto è come quello di Anita, studiare medicina e specializzarmi in pediatria.
L'ultima parte tra Luca e Anita è stata invece quella più difficile da scrivere ma posso dire in minima parte soddisfatta. Questi due sono proprio incorreggibili, ma a me piace scrivere tanto di questo loro rapporto amore-odio. Si lasceranno mai andare? Non dimentichiamoci però che al momento gli ostacoli sono troppi...
Spero vi piaccia e vi abbraccio! Alla prossima❤













  
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