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Autore: Robin Stylinson    03/04/2017    1 recensioni
«Sei un'incendiaria, Allen. Ed io il tuo protettore.»
Il Demonium era segnato dalla "Diciannovesima" profezia. Tutto era nelle mie mani e avrei fatto il possibile per salvarmi da Enkeli ma soprattutto da Harry perché quando ti innamori di qualcosa di cui hai paura, capisci che niente e nessuno potrà salvarti all'infuori di te stessa.
Genere: Sentimentale, Suspence, Thriller | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altri, Harry Styles, Louis Tomlinson
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
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Mi svegliai senza voglia. La luce entrava senza ritegno in camera mia. Non avevo abbassato le tapparelle la sera prima.
Avevo dormito si e no quattro o cinque ore. Erano le otto del mattino e la voglia di fare qualsiasi cosa mi era passata. Avevo uno strano ricordo della notte appena trascorsa. Un flash mi passò per la mente: il braccio.
Ero ancora sdraiata sul letto coperta semplicemente da un sottile lenzuolo. Con le mani mi stropicciai gli occhi mentre l'indecisione saliva. Guardare il braccio o lasciarlo così com'era?
Magari mi ero solo sognata tutto, così decisi di passarci una mano sopra. La pelle risultava piuttosto ruvida al tatto così abbassai lo sguardo. Non mi ero sognata nulla, era tutto reale. 
La ferita, se così si poteva chiamare, era peggiorata. Non sapevo che fare.
Ancora non capivo perché al tocco di quel ragazzo moro la mia pelle aveva reagito così. Non era una reazione allergica o cose del genere. Io non avevo fatto niente. Più che altro mi aspettavo un leggero livido delle sue cinque dita per via della stretta.
La mia pelle era come bruciata. Non avevo nulla da metterci sopra.
Mi alzai di scatto e mi avviai verso il bagno. Avevo ancora circa un'ora prima che gli altri si svegliassero. Dovevo coprire tutto.
La prima cosa che mi era venuta in mente era di mettere il braccio sotto l'acqua fredda, magari il colore rosso scemava in uno più roseo. Aprii il rubinetto e senza pensarci due volte lo inzuppai ma non fu un'ottima idea. Appena asciutto sembrava irritarsi sempre di più e iniziava a bruciare. Non potevo toccarlo. Ci avevo provato ma sembrava prendere fuoco sotto le mie dita.
Non mi rimaneva che coprirlo con qualcosa sperando che passasse. Potevo mettere una maglia con le maniche a tre quarti ma faceva troppo caldo.
Di colpo mi ricordai della fascia che avevo in borsa. Non so perché ma Eileen, prima di partire, mi aveva infilato un pezzo di garza arrotolato in una tasca. 
Mi avvicinai alla cartella verde e presi la benda. Mi sedetti sul bordo del letto e presi a stingermela attorno alla scottatura. I miei pensieri erano sempre rivolti a Harry.
La ferita piano piano scompariva ricoperta dal tessuto color avorio. Presi l'ultimo lembo della fascia e per chiudere il tutto lo infilai sotto uno dei tanti giri che la garza aveva fatto sul mio braccio.
Ero pronta, dovevo solo spazzolare i capelli e cambiarmi.
Presi una t-shirt color caramello. Sul davanti era liscia mentre, sulla schiena, era interamente fatta di pizzo lasciando intravedere il reggiseno. Infilai un paio di pantaloncini di jeans e le solite converse bianche e uscii dalla camera. 
Arrivai nel luogo in cui si era rotto il bicchiere in meno di un minuto. Guardai nel lavandino e i pezzi di vetro erano scomparsi, qualcuno li aveva buttati. Appoggiai le mani all'estremità del lavello e lasciai che le braccia sorreggessero il mio peso mentre mi perdevo tra i miei pensieri.
«Che stai guardando?» la sua voce mi distrasse e mi girai.
«Buongiorno, come mai già sveglia?» chiesi io per cambiare discorso.
«Andiamo a fare il pic-nic, ricordi? Devo preparare le cose.» Eileen si stropiccio gli occhi e sbadigliando si sedette su uno sgabello rialzato.
Gli passai una tazza, i cereali colorati alla frutta e il cartone del latte. Aveva le palpebre leggermente calate, segno che voleva tornarsene a letto. Con un gesto di routine versò i corn-flakes nella bacinella e con un cucchiaio, che le feci scivolare sul tavolo, iniziò a mangiare. 
Alzò il viso verso di me. Mi ero seduta di fronte a lei e avevo appoggiato i gomiti sul tavolo.
«Che hai fatto al braccio?»
«C-cosa?» mi era preso il panico, non avevo pensato a cosa dire agli altri. Di certo non potevo digli di suo fratello. Già non riuscivo a rispondergli in modo sensato senza arrossire o senza vergognarmi, se in più le dicevo che mi aveva bruciata solo toccandomi, mi avrebbe preso per pazza.
«Perché hai la fascia, cosa è successo?» richiese Eileen. Stava giocherellando con i cereali creando una strana pappetta con il latte. Era disgustoso.
«Mi... Mi sono tagliata con un bicchiere ieri sera.»
«Sei un disastro.» non ero un granché a mentire ma aveva funzionato. «Vado a svegliare gli altri, intanto tu riesci a preparare il mini frigo con le cose da mangiare?»
Annuii.
La mia migliore amica salì al piano superiore per buttare giù dal letto i ragazzi come solo lei sapeva fare.

*

Eravamo pronti per tornare al laghetto della sera precedente.
Uscimmo di casa e ci addentrammo nel bosco in fila indiana. Nessuno disse una parola, tanto meno io. Camminavo guardandomi i piedi, ero la penultima della fila. Dietro di me c'era Harry con le cose da mangiare.
Mi metteva paura, il cuore mi batteva all'impazzata.
Sentivo che qualcosa non andava.

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