Titolo:
Miraculous Heroes 3
Personaggi: Adrien Agreste,
Marinette Dupain-Cheng, altri
Genere: azione, mistero,
romantico
Rating: NC13
Avvertimenti: longfic, what
if...?, original character
Wordcount: 3.769 (Fidipù)
Note: Ed eccoci qua con un nuovo capitolo, del quale non ho
informazioni particolare da dire: il momento delle notizie random è durato
veramente poco. Vabbè, vabbè. Sarà per la prossima volta (fra
l'altro devo anche esser breve, visto che ho i libri da studiare che
ammiccano seducenti dall'angolo della scrivania) e quindi passo subito ai
ringraziamenti di rito! Ma prima vi do appuntamento a mercoledì con il
nuovo capitolo de La
Bella e la Bestia!
Grazie a tutti voi che mi leggete, che mi commentate, che mi seguite, che
mi votate come vostro capo supremo della Terra...ah no, questo è il
ringraziamento per quando sarà il Dominatore assoluto. Come non detto.
Grazie a tutti voi che continuate a supportarmi e a seguirmi!
Marinette sbadigliò, strusciandosi un
occhio e osservando il posto vuoto davanti al suo: si era messa d’accordo
con Nathaniel per studiare assieme storia della moda e si erano dati
appuntamento nell’aula studio della struttura, che ospitava la loro
scuola.
Peccato che l’amico fosse in ritardo.
E un ritardo anche sostanzioso, concluse azionando il cellulare e
osservando l’orario: era passata quasi un’ora da quella in cui si
erano dati appuntamento e ancora non si vedeva, inoltre non l’aveva
nemmeno avvisata e quindi si stava iniziando a preoccupare.
Aveva provato anche a mandargli un messaggio, ma il silenzio dell’amico
non aveva fatto altro che accentuare l’inquietudine.
Gli era successo qualcosa?
E se ci fosse stato un attacco?
Marinette scosse il capo, accantonando subito quell’idea: no, in quel caso
Alex l’avrebbe chiamata e…
Ma certo! Alex!
Poteva contattarlo e sentire se era avvenuto qualche incidente, magari
poteva scoprire se Nathaniel era stato coinvolto o meno e capire il perché
del ritardo dell’amico: annuì alla sua idea, azionando il cellulare e
notando il rosso entrare proprio in quel momento, avvicinandosi al tavolo:
«Scusami, Marinette. Non ho sentito la sveglia.» mormorò il ragazzo,
sospirando e passandosi una mano fra i capelli, spettinandoli: lo sguardo
era stanco e aveva due profonde occhiaie attorno agli occhi, i vestiti poi
dovevano aver visto giorni migliori di quello.
«Figurati. Stai bene?»
«Cosa? Sì, sì.» assentì il ragazzo, sedendosi davanti a lei e regalando un
sorriso stanco: «Ho solo dormito troppo.»
«Ok.»
«Marinette, ti sta vibrando il cellulare.»
La ragazza spostò l’attenzione sul proprio telefono, sorridendo alla vista
del mittente della chiamata: «Torno subito.» sentenziò, afferrando
l’apparecchio e uscendo velocemente dall’aula studio: «Sì?» mormorò, non
appena ebbe risposto alla telefonata.
«Non indovinerai mai cosa ho ritrovato!» esclamò la voce allegra di
Adrien, mentre lei si appoggiava contro il muro e socchiudeva gli occhi.
«Cosa?»
«Ti ricordi di un certo braccialetto, che qualcuno mi aveva dato perché
era più brava di me ai videogiochi?»
«Lo hai ancora?»
«Sì, era sul fondo di un cassetto. L’ho trattato da schifo ed era il primo
regalo che mi hai fatto. Sono pessimo.»
Marinette sorrise, evitando di correggere il ragazzo: in verità il suo
primo regalo era stata una sciarpa che lei aveva confezionato per il
compleanno di Adrien, ma Nathalie l’aveva fatto passare come regalo di
Gabriel; la donna si era poi scusata e aveva anche proposto di dire la
verità al biondo, ma Marinette l’aveva fermata.
Adrien era stato così felice, quando aveva saputo che era un regalo del
padre che lei non aveva voglia di deluderlo, dopo molto tempo.
E quindi aveva preferito tacere e Adrien continuava a credere che la
sciarpa era stata un regalo del padre.
«E ho anche ritrovato la tua sciarpa»
«La mia sciarpa?»
«Sì, quella che mi avevi fatto per il mio compleanno. L’unica cosa che
manca all’appello è il cappello da Babbo Natale, ma l’ho regalato a quel
tipo, quello che era diventato Pire Noel…»
«Co-co-cosa?»
«Cosa che?»
«La…la…scarpa…no, cioè volevo dire…la sarpa…carpa…»
«La sciarpa?»
«Sì!»
«Marinette, davvero pensavi che non me ne sarei mai accorto?» domandò
Adrien, ridacchiando: «Dovresti avere più fiducia nelle mie capacità.»
«Per dir la verità: Gabriel l’ho ha informato che non gliel’aveva regalata
lui. Nathalie in un giorno di introspezione, gli aveva confidato come si
era procurata quel determinato regalo e lui ha deciso di dirlo al figlio.»
spiegò Plagg, mentre Adrien ringhiava di sottofondo: «Il moccioso ha
taciuto, perché pensava che un giorno tu avresti vuotato il sacco.»
«Plagg, dannazione!»
«Che cosa bella il vivavoce, dovresti metterlo più spesso quando chiami la
tua fidanzatina, sai?»
«Ad-drien…io…io…»
«Sapevi che ero stato contento di riceverla da mio padre e per questo non
mi hai mai detto niente, vero?»
«S-sì.»
«Tipico della mia principessa.»
«Sei arrabbiato?»
«Mh. No. Deluso da Nathalie, che ha spacciato un tuo regalo per suo, ma
ormai è passato parecchio tempo, quindi l’ho superata.»
«Parecchio tempo? Ma da quando…»
«Da quando lo so? Vediamo, forse da poco dopo la scoperta delle nostre
identità?»
«E non mi hai mai detto niente?»
«Tu non dicevi niente ed io ho pensato di fare altrettanto. Ho parlato
senza pensare, altrimenti non avrei detto niente nemmeno ora…»
«Adrien, io…»
«Ehi, va tutto bene, mon coeur.»
«Ti ho mentito per tutto questo tempo…»
«Beh, vorrà dire che dovrai pagare una bella sanzione, allora. Sì, voglio
tanti baci stasera.»
«Stasera sono Lila, Sarah e Xiang.»
«Dovrai tornare a casa prima o poi, ma belle, e allora pagherai il prezzo
per avermi mentito su quella sciarpa per tutti questi anni.»
Marinette sorrise, voltandosi verso la porta dell’aula studio: «Dovrei
tornare a studiare, adesso.» dichiarò, sospirando e sentendo il ragazzo
ridacchiare dall’altra parte del telefono: «Nathaniel è strano oggi.»
«Ci sta provando con te?»
«No, gelosone. E’ arrivato in ritardo, molto in ritardo e sembra stanco,
quasi come se avesse passato la notte in bianco. Ma ha detto che ha
dormito troppo.»
«Forse si è addormentato tardi? Magari pensava al fatto che avrebbe
passato con te la mattinata e…»
«Adrien, sono io quella che si fa i film mentali.»
«Hai l’esclusiva?»
«Ti ho detto che gli interessa qualcun altro.»
«Mai sentito dire che il primo amore non si scorda mai?»
«Non ti dico niente perché sei adorabile quando fai il geloso, ecco. O
almeno lo sei finché non inizi a farti paranoie e hai gli incubi mentre
dormi.»
«Oh, quindi ti piace quando mi dimostro possessivo?»
«Oh, per favore! Abbi pietà di me!» squittì la voce di Plagg, facendo
sorridere Marinette: «Non voglio avere il diabete per le vostre chiamate
piccipicci puccipucci e tu dovresti pensare a inscatolare la tua roba! Il
matrimonio si avvicina e non hai ancora fatto niente!»
«Devo andare, my lady. Qualcuno è uno schiavista nato qui.»
«No, sto solo pensando a come salvare la mia sanità mentale.»
«Sai, Plagg, che a breve…»
«Portatore muore ucciso dal suo kwami.» dichiarò Plagg, quasi come se
fosse un titolo di un giornale: «Sarà il primo caso da quando sono stati
creati i Miraculous ma…beh, c’è sempre una prima volta.»
«My lady, ci sentiamo appena finisci di studiare.»
«D’accordo, mon minou.»
«Ah, era tanto che non mi chiamavi.»
«Vai o Plagg ti uccide.»
«Agli ordini!»
Marinette sorrise, osservando lo schermo del suo cellulare spegnersi e,
con un sospiro, tornò in aula studio: si avvicinò al tavolo che aveva
occupato, notando Nathaniel seduto e con lo sguardo perso nel vuoto
davanti a sé; la ragazza si accomodò di nuovo davanti a lui e notò che non
era stata notata: «Nathaniel?»
«Oh. Cosa? Già di ritorno?»
«Sì.»
«Studiamo allora?»
«Sì.» mormorò Marinette, osservando l’amico recuperare il proprio libro e
metterlo davanti a sé e notando come i movimenti del rosso fossero lenti e
affaticati: sì, c’era decisamente qualcosa che non andava in Nathaniel
quel giorno e non pensava fosse dovuto solo al fatto che avesse dormito
troppo.
«Nath, stai bene?»
«Sì, certo. Perché non dovrei? Frequento una scuola che sogno, la ragazza
che mi piace ha accettato di uscire con me la prossima settimana e ho
avuto una chiamata per uno stage presso un nuovo brand di gioielli!»
«Non lo sapevo!»
«Mi ha chiamato il proprietario qualche giorno fa e l’ho incontrato…»
Nathaniel si fermò, piegando le labbra in un sorriso: «Gli sono piaciuti
alcuni miei disegni e mi ha preso come stagista, appena concludo i corsi
di quest’anno.»
«Sono felice per te.»
«Grazie, Marinette.»
Thomas colpì il palmo aperto di Xiang, ricevendo un calcio sul fianco e
scivolando sul pavimento: «Tregua!» esclamò, tenendosi la parte dolorante
e osservando la sua insegnante, cercando di riempire i polmoni di ossigeno
anche se si stava rivelando veramente faticoso: sarebbe stato complicato
spiegare a sua madre i lividi che si era procurato in quel primo giorno di
lezione con Xiang.
«Non esisterà una tregua, quando combatterai contro Dì Ren.»
«Mi nasconderò dietro Tortoise.»
«Non avevi detto che volevi combattere come loro, quando mi hai chiesto di
allenarti? Di essere alla pari dei tuoi compagni?»
«Ehi! Ho solo tredici anni!»
«Forse sono stata troppo affrettata…» sospirò Xiang, portandosi indietro
una ciocca e osservando il Portatore davanti a lei: «Dovrei riportare i
Miraculous a Shangri-la ed evitare tutto questo.»
«Ehi, ehi, ehi. Calma, calma.» esclamò Thomas, mettendo le mani avanti a
sé e cercando in Nooroo un appoggio: «Sono certo che quando Dì Ren
arriverà, io sarò pronto. Mi stai allenando tu, no?»
«Lo spero.»
«Abbi fiducia in lui, Xiang» dichiarò Nooroo, sorridendo dalla sua
postazione ove osservava l’allenamento: «Thomas è in gamba e apprende
velocemente. Dagli tempo e sarà un ottimo Portatore: sa già infondere
l’energia, a seconda dell’emozione che sente, e già se la cavava
egregiamente nel combattimento, una volta trasformato.»
Xiang annuì, mettendosi in posizione di combattimento e osservando Thomas
fare altrettanto: «Adesso dovrai parare i miei colpi, ok?»
«Lividi, sto arrivando!»
«Che cosa è successo al mio salotto?» tuonò la voce di Felix, facendo
voltare i due verso la porta della stanza ove l’uomo fissava il disordine
che era stato creato: «Xiang!»
«Devo allenare Thomas.»
«E per farlo ammucchi tutti i miei mobili da una parte?»
«Avevamo bisogno di spazio.»
Felix aprì la bocca, rimanendo in quella posa per qualche secondo e poi
richiudendola, scuotendo la testa e passandosi una mano fra i capelli
biondi: «Sei impossibile.»
«Buonasera, signor…mh…Blanchet? Norton? Come dovrei chiamarla?»
«Felix, ragazzino. Siamo commilitoni.»
«Signor Felix.»
«No, solo Felix.» sentenziò l’uomo, alzando gli occhi al cielo: «Bo! Li!
De!» esclamò, osservando i tre fratelli arrivare velocemente e osservarlo
in attesa, mentre lui gli ordinava di risistemare il salotto; i tre
assentirono ripetutamente, mettendosi subito al lavoro sotto lo sguardo
sorpreso di Thomas.
«Ma sono usciti da Mulan?» domandò il ragazzino, osservando il trio a
bocca aperta: «Sapete, i tre che sono al campo di allenamento e con cui
lei fa amicizia…»
«No. Vengono da…» Felix si bloccò, annuendo con la testa: «Giusto, giusto.
Ehi, voi tre. Bo! Li! De!» esclamò, attirando la loro attenzione e
indicando poi Thomas: «Miraculous.»
I tre abbandonarono il loro lavoro, trattenendo contemporaneamente il
fiato e osservando Thomas come se fosse un dio sceso sulla terra:
«Miraculous!» strillarono all’unisono, inginocchiandosi davanti a lui e
rimanendo fermi in quella posizione.
«Ma che cosa…?»
«Ho trovato questi tre che girovagavano per le strade di Parigi, qualche
tempo fa.» spiegò Felix, sospirando: «Erano all’angolo di una strada e non
sembravano i soliti clochard, al che mi sono avvicinato e ho parlato con
loro, venendo a sapere che erano stati spediti qui a Parigi dalla nonna
per aiutare il Gran Guardiano nella sua missione, ma appena giunti qua
sono stati derubati di ogni avere e non sapendo una parola di
francese…beh, hanno avuto un po’ di problemi; fra le altre cose ho
scoperto che sono monaci di Nêdong e che la loro nonnina è la carissima
Fa. Nooroo la conoscerà bene.»
«Sono nipoti di Fa?» domandò il kwami, osservando con occhi nuovi i tre e
uscendo dal suo nascondiglio: «Sapevo che Fa si era creata una famiglia e
che questa fosse numerosa. Sono contento.»
I tre fratelli alzarono la testa, trattenendo per la seconda volta il
fiato: «Kwami!» strillarono nuovamente all’unisono, battendo le mani e
inchinandosi nuovamente.
«I kwami per loro sono divinità.» spiegò Felix, incrociando le braccia:
«Dovrei parlare con Fu, ma ogni volta me ne dimentico: beh, prima di
adesso non potevo andare molto spesso dal mio caro vecchio amico e
l’ultima volta…come dire? Ero leggermente distratto.»
«Adesso si dice così fissare le grazie della ex-Portatrice della
coccinella? Posso capire che fianchi larghi e seno prosperoso possano
essere elementi a favore della procreazione ma…»
«E’ una fortuna che Willhelmina non se ne sia accorta.» dichiarò Thomas,
ridacchiando: «Altrimenti le avrebbe tirato qualcosa di molto più
pericoloso di un semplice uovo di giada.»
«Tu, sei troppo giovane per questi discorsi.» sentenziò Felix, indicando
il ragazzino e spostando poi il dito verso Xiang: «E tu devi sapere che ho
molti anni di pratica: quando ero il serio e composto sergente Felix
Norton ero bravissimo a notare certi particolari senza essere visto. Plagg
può confermarlo.»
«Plagg può confermare tante cose dei suoi Portatori e quasi tutte
rientrano in una certa categoria di azioni» sbuffò Nooroo, scuotendo la
testa: «Mi domando ogni volta se è la sua influenza a cambiare i suoi
Portatori o sono tutti così simili a lui.»
«Non so com’era il mio erede prima di avere un certo anello, ma posso dire
che Plagg mi ha solo reso più facile avvicinarmi a una certa signora e
godere delle sue grazie. Anche se non sapevo che era la stessa persona…»
«Non aveva detto che ero troppo piccolo per certi discorsi?»
«Tu non hai sentito niente, ok?»
«Il mio silenzio costa caro.»
«Xiang, puoi prendere il suo Miraculous.»
«Non dirò una parola. Lo giuro.»
«Bravo ragazzo.»
«E quindi tua madre si è comportata da umana per tutta la sera? Ma non
avevi detto…» Sarah si voltò verso Lila, stringendo il cuscino contro il
petto e osservando l’italiana annuire, mentre Marinette e Xiang dividevano
la loro attenzione tra il drama in corso sullo schermo della tv e la
conversazione fra le due.
«Sì. Io penso che sia posseduta, tipo Willie. Non mi spiego questo
cambiamento…» dichiarò la ragazza, incrociando le gambe e poggiando i
gomiti contro le ginocchia: «Era tutta un fare complimenti a Wei per come,
nonostante le difficoltà, riuscisse a mantenersi e ad aiutare la sua
famiglia. Wei! Lei ne aveva parlato male fino a pochi giorni fa! E poi mi
chiedeva dell’università, se mi piacevano le lezioni: ma i nonni da quanto
non li senti? Oh, dovremmo andare a fare shopping, insieme. Lila, dimmi
quando sei libera perché vorrei pranzare con te. Oh, Wei. Ovviamente spero
di replicare la cena e magari con mio marito, sono certa che piacerai a
Ruggero.» Lila si fermò, scuotendo la testa: «E’ posseduta. Lo dico io.»
«E Wei che dice?»
«Secondo lui sta cercando di provare a entrare nella mia vita.»
«E non potrebbe essere così?» domandò Marinette, voltandosi verso l’amica:
«Magari si è accorta che non è stata una figura importante nella tua vita
e magari sta cercando di rimediare: certo è andata da un estremo a un
altro, però potrebbe essere animata da buone intenzioni.»
«Mia madre?»
«Dovresti sapere benissimo che tutti possono sbagliare e possono anche
cercare di rimediare ai propri errori.»
«Mh. Questa frase mi riporta alla mente di una certa ragazza, akumatizzata
da Papillon, che si trasformava in una bellissima e sensualissima
supereroina e che ha cercato più volte di vincere contro due sedicenti
eroi…»
«Sì, mi riferivo proprio a quella ragazza.» assentì Marinette, sorridendo:
«Poi se n’è andata e quando è tornata era pentita delle proprie azioni e
lo ha dimostrato diventando una compagna fidata e insostituibile.»
Lila sorrise, allungandosi e spettinando Marinette seduta per terra
davanti a lei: «Grazie mille, boss.» dichiarò, stringendo da dietro
l’amica e poi spostando l’attenzione su Xiang, comodamente sistemata
accanto a Marinette: «Scusa, cinesina. Sto monopolizzando la serata che
doveva essere ‘conosciamo ogni segreto di Xiang’. Del tipo: l’hai già
fatto con Alex?»
«Lila!»
«Sono curiosa!»
«Ma io non voglio sapere di Alex che fa roba…potrei vomitare la cena.»
«Quanto sei delicata, Sarah.»
«Fatto cosa?» domandò Xiang, fissando innocentemente le tre ragazze:
«Perdonatemi, ma purtroppo non comprendo ancora bene tutti i vostri modi
di dire.»
«Oh. Sei più pura di queste due. Xiang cara, so che tu credi che i bambini
siano un dono di qualche dio, che li mette nelle braccia della madre, ma
devi sapere che quando un ragazzo e una ragazza si amano tanto…»
«So come nascono i figli, Portatrice del Miraculous della Volpe.»
«Se vogliamo avere un qualche tipo di rapporto, devi davvero smettere di
chiamarci ‘Portatrice del Miraculous del e inserire uno degli animali’.
Davvero. Io sono Lila, lei è Sarah e lei è Marinette. Sono nomi facili da
ricordare.»
«Oh. Certo.»
Bene. Ora torniamo al discorso principale: Xiang e Alex hanno…»
«Procreato? Per la grande dea! No! Non ho ancora vita dentro di me.»
«Uno crede che una persona di quattromila anni sia navigata, che sappia
come va il mondo e invece…» Lila sospirò, scuotendo la testa: «Xiang cara,
non so definirti se peggio di Marinette o di Sarah. O di entrambe.»
«Perché?»
«Sei troppo innocente, ma chére. E rigida. Lasciati andare, goditi la
vita!»
«Ma…»
«Lasciati andare, goditi la vita!»
«Un consiglio, Xiang.» sospirò Marinette, scuotendo la testa e sorridendo
a Lila, che stava ripetendo le due frasi e alzava le braccia verso il
cielo: «Assecondala!»
«Soprattutto oggi, penso che debba ancora superare la cena.»
«Lasciati andare, goditi la vita!»
«Abbiamo capito, Lila.» sospirò Sarah, alzando gli occhi al cielo: «Ci
divertiremo stasere e Xiang…beh, farà quel che farà!»
«A proposito di godersi la vita, vedrete come ci divertiremo all’addio al
nubilato di Marinette! Con Alya abbiamo fatto un qualcosa di
indimenticabile»
«Ho paura»
«Non avere paura, sposina! L’intera giornata sarà dedicata a te.»
«Intera giornata?»
«Fidati, Alya e Lila hanno pensato a qualcosa di meraviglioso per te.»
«Sarah…»
«Non guardare me, non so assolutamente niente. Non vuole dirmi niente e
anche Alya è un muro del silenzio.»
«Vedrete, vedrete.»
«Non sei con la tua fidanzata stasera?» domandò Alain, osservando Rafael
dall’altro lato del bancone e sorridendogli: «Ti ha mollato? O l’hai
mollata tu?»
«Con Sarah va alla perfezione, miscredente.» bofonchiò il ragazzo,
fissando male l’amico: «Semplicemente, è con le sue amiche e, beh, sai ho
un qualcosa in più che non mi qualificava adatto come membro.»
«O forse qualcosa meno.» dichiarò Alain, muovendo le mani all’altezza del
petto: «Sempre detto che ti consideri troppo dotato.»
«Ah. Ah. Ah. Spiritoso.»
«Che ti porto? Il solito o una birra? Oppure salti da questa parte, ti
servi da solo e mi dai una mano?»
«Qualcosa che non contenga alcool, grazie. Dopo devo andare a studiare
diritto e vorrei essere ancora in me» dichiarò, facendo ridere l’altro,
mentre tirava fuori l’occorrente per preparare un cocktail analcolico.
«Sei cambiato, Rafael» sentenziò Alain, sorridendo e versando i vari
componenti a occhio: «In quest’ultimo anno sei diventato una persona
completamente diversa e mi piace: Monique ed io eravamo preoccupati per la
strada che avevi preso, ma poi hai fatto queste nuove amicizie, ti sei
messo con Sarah e…beh, sono contento.»
«E’ diventato la splendida persona che era sotto quell’aria da gigolò che
aveva, vero?» commentò Emilé, assestando una pacca sulla schiena del
figlio e sorridendo: «Buonasera, Alain.»
«Emilé! Mi chiedevo quando saresti venuto a trovarmi!» esclamò l’uomo,
sorridendo e allungando una mano verso l’altro: «Ti stavo aspettando da
quando Rafael mi ha detto che eri tornato.»
«Chiedo venia, ma come ben sai questo genere di locali non è propriamente
il mio stile.» dichiarò il padre di Rafael, stringendo la mano offerta e
sorridendo: «Tua moglie?»
«A casa con le pesti.» sentenziò Alain, iniziando a shakerare: «Cosa ti
offro? Spero che non mi deluderai come il tuo erede, da quando si è
accasato ha smesso di essere divertente.»
«Non avevi appena detto che eri felice che ero cambiato etcetera
etcetera?»
«Sei diventato una zittella acida, fattelo dire. Non comprendi più neanche
una battuta.»
«Se fosse stata carina, almeno.»
«Due dita di rhum, Alain. Appena puoi.»
«Certamente.»
Emilè sorrise all’uomo, voltandosi e osservando il locale: «E’ sempre
uguale.» sentenziò, portandosi una mano alla bocca e tossendo: «Tutto
bene, Rafael?»
«Sì, certo. Sono in periodo di esami, ma penso che dovresti saperlo…»
«Già, già.» assentì il padre, tossendo una seconda volta e notando il
bicchiere che Alain aveva messo davanti al figlio: «Cos’hai preso?»
«Ah boh, sicuramente è qualcosa alla frutta.»
«E’ un Florida, ignorante. Ma non ti ho insegnato nulla?» sbottò Alain,
scuotendo il capo e preparando velocemente il rhum per Emilé: «Vieni in
questo posto da quando avevi ancora il pannolino e non impari cosa ti
preparo, solamente vedendo che cosa verso nello shaker?»
«Non è che stavo facendo caso a che ci mettevi dentro.»
«Quindi potrei avvelenarti e tu non lo sapresti?»
Emilé buttò giù un sorso del suo rhum, sorridendo ma venendo colto da un
attacco di tosse violenta: «Papà?» domandò Rafael, voltandosi verso l’uomo
piegato in due e posandogli una mano sulla schiena, mentre questi era
chinato in avanti e continuava a tossire con violenza: «Papà?»
«Sto bene, sto bene.» rantolò Emilé, riprendendosi e inspirando
profondamente, rimanendo in silenzio per una buona manciata di secondo:
«Devo aver preso uno di quei virus che ci sono in giro ultimamente.»
«Ultimamente ne girano parecchi.» commentò Alain, sorridendo comprensivo:
«E poi con questo tempo pazzo non si sa mai come vestirsi.»
«Papà?»
«E’ solo un po’ di tosse, ho visto di peggio in vita.»
Rafael annuì, osservando il genitore sorseggiare il liquore: «Domani ti
riporto le ricerche che ho preso l’altro giorno.» dichiarò, sapendo
benissimo quanto il padre fosse attaccato ai propri lavori: Alex aveva
scannerizzato tutti i fogli, asserendo che li avrebbe studiati sperando di
carpire qualche informazione in più.
«D’accordo. Spero siano stati utili per il racconto del tuo amico.»
Racconto? Amico?
Ah, giusto.
Li aveva presi dicendo che un suo amico stava scrivendo un libro su
Atlantide e gli altri continenti perduti…
«Sì, utilissimi.»
«Sono contento che le mie fantasie giovanili siano servite a qualcuno.»
Rafael annuì, sorseggiando la propria bevanda e sorridendo contro il
bicchiere: ah, se suo padre fosse venuto a conoscenza di certi fatti, di
certo non li avrebbe più chiamati fantasie giovanili.
Sorrise, osservando le luci della città e poi spostando lo sguardo sulla
scacchiera, posta sul tavolo vicino: otto pedoni bianchi erano allineati
perfettamente, dietro ai quali si stagliavano le due torri, i due alfieri
e due cavalli; la parte nera, invece, aveva un re e una regina, due
alfieri e due torri.
Le pedine che erano state posizionate per quella partita.
Chiunque avesse dato un’occhiata a quella scacchiera, poteva
tranquillamente dire che i bianchi erano in vantaggio, poiché più
numerosi: ma loro non avevano un re, una figura importante, come la
controparte nera.
E lui sarebbe stato il re di tutti loro.
«Non c’è un re a cui fare scacco matto.» commentò la donna, giungendo alle
sue spalle e abbracciandolo da dietro, osservando la scacchiera: «Come
farete a vincere?»
«Li divorerò tutti.» dichiarò, sorridendo e posizionando alcuni pezzi neri
nelle vicinanze di quelli bianchi: «Mi sto già muovendo, senza che loro se
ne accorgano e quando sarà il momento, vincerò questa partita in poche
mosse. Kang, Kang. Pensava di sapere tutto, sperava che posizionando ogni
pedina a sua disposizione avrebbe vinto…» mormorò, sorridendo e
sciogliendosi dalla stretta della donna: «Ma in verità chi vincerà sarò
io.»
«Sì, mio signore.»
«E tu sarai la mia splendida regina…» commentò, voltandosi e carezzando il
volto della donna: «I Miraculous abbelliranno la tua figura e avrai il
loro potere.»
«Sì, mio signore.»