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Autore: effy_14    04/04/2017    3 recensioni
Piccola premessa questa storia può essere vista come il seguito di "Io ci sono...", di cui consiglio la lettura, ma può essere anche letta a parte =)
"Pensieri troppo veloci le riempirono la mente e la rabbia crebbe tanto che quando fece per avvisare i compagni dell’imminente arrivo via mare della Marina non si accorse di aver urlato arrabbiata guardando male tutti."
Genere: Fluff, Sentimentale, Song-fic | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Mugiwara, Nami, Roronoa Zoro | Coppie: Nami/Zoro
Note: Missing Moments, Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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Ciao a tutti!!!! =)
Ecco, anche se sempre più in ritardo rispetto alla mia tabella di marcia, il nuovo capitolo!
Non mi dilungherò molto e lascerò a voi il giudizio, solo una precisazione, se si può, vorrei far presente e consigliare l’ascolto della canzone “IL DIARIO DEGLI ERRORI” di Michele Bravi, che, a mio parere, esprime perfettamente le sensazioni dello spadaccino.
Buona lettura e grazie mille a tutti!!
 
Effy
 
 
– Era la mia compagna. -
Zoro sgranò gli occhi e uno strano dolore al petto lo colpì, quasi ebbe avuto un tuffo al cuore. Una brutta sensazione di inquietudine si impadronì di lui, come quando in battaglia avvertiva che stava per avvenire qualcosa: che un risvolto inaspettato stesse per cambiare tutto. Non poté credere alle sue orecchie quando sentì la sua stessa voce chiedere impaziente cosa fosse successo alla donna. Lo sguardo sempre incollato sulla figura seduta perfettamente davanti a lui i cui occhi puntavano bassi il piatto. Un secondo dopo fu inchiodato da due pepite d’oro. Le parole che avrebbe detto di li a poco quell’uomo avrebbero messo sotto sopra ogni sua convinzione, ogni sua certezza.
-Cosa credevi ragazzo?! Essere il numero uno ha il suo prezzo. Possiamo incutere terrore, ammirazione e persino gioia, ma mai amore. Nessuno può amarci, ma soprattutto noi non possiamo amare nessuno. Quando un uomo ha l’unico obbiettivo di batterti, pur sapendo di non poterlo fare, prima di avventarsi su di te punterà su chi ami, per indebolirti; o almeno così crederà. E così un giorno torni da un combattimento qualsiasi, certo di trovare tutto come lo avevi lasciato, e invece scopri che l’unica persona che nella tua vita abbia significato qualcosa è stata uccisa brutalmente da uno schifoso mercenario per pochi soldi. – un’espressione disgustata si formò sul viso dell’uomo -  Puoi essere il più forte, ma non puoi avere tutto. – Si fermò interrotto dallo stesso allievo che, con un debole – ma – cercava di trovare una scappatoia a ciò che di li a pochi secondi avrebbe sentito
–Non c’è ma!! Se vuoi diventare il  numero uno è così che dovrai stare per tutta la vita, uno! Solo e senza seguito, senza distrazioni. Prima o poi ti accorgerai che non puoi proteggere tutti! Il tuo capitano, i tuoi compagni: loro se la potrebbero anche cavare. Una donna, una moglie, una famiglia: quello no! Sarebbero sempre in pericolo, senza via di fuga, perché il loro pericolo saresti tu! Non c’è posto per tali debolezze nella vita dello spadaccino più forte del mondo. Meglio che tu lo capisca così che come ho dovuto fare io. –
Si alzò con il fare nobile che lo caratterizzava e senza aggiungere altro uscì dalla sala da pranzo.
Perona si girò automaticamente verso il viso del giovane rimasto immobile, ma lo trovò impassibile, con la solita espressione. Non poteva certo immaginare l’angoscia che si era invece creata dentro di lui. Fece strisciare la sedia e, anche lui nel completo silenzio, spari dalla stanza. La ragazza guardò prima da una parte e poi dall’altra,sbuffò sonoramente accorgendosi di aver respirato nel modo più silenzioso possibile fino a quel momento. Era stata una cena davvero interessante, aveva appena scoperto che il suo nuovo padrone di casa, un uomo tanto misterioso e quasi perennemente imbronciato, aveva amato un tempo e anche profondamente. Mentre, per quanto riguardava  il suo momentaneo compagno di avventura, aveva avuto la conferma ai suoi sospetti: quegli occhi che spesso si perdevano sul cielo dell’isola in realtà cercavano qualcuno. Uno strano strato di tristezza le cadde addosso, non che lei non gradisse, ma per la prima volta in vita sua voleva essere ottimista e sperare che quelle parole non annientassero troppo il verde, facendogli credere di non poter, ma soprattutto di non dover più cercare tra le nuvole.
 
Si chiuse la porta della piccola stanza alle spalle in un tonfo sordo. Sospirando si avviò verso il letto. Una volta seduto la mano andò esperta a frugare sotto il materasso, ormai allenata su dove cercare l’unica cosa che era riuscita a farlo sorridere in quel lasso di tempo. Srotolò il foglio logoro che subito mostrò la figura di una ragazza dai capelli rossi e gli occhi di cioccolato. L’aveva trovata per caso una mattina sul giornale aperto in cucina e, senza che nessuno se ne accorgesse, l’aveva strappata e portata con se. Gli piaceva perdersi in quello sguardo nelle giornate in cui il suo maestro non lo voleva allenare, causa condizioni meteo o per mancanza di tempo. Lo rilassava e gli faceva pensare di poter fare tutto, di poter continuare a migliorarsi per lei. Ma ora non era più così sicuro dei suoi pensieri. Le parole di Mihawk gli rimbombavano in testa continuamente. Lui era il vero pericolo per lei? Non ci voleva credere. Un altro sospiro, l’ennesimo. Sdraiandosi sul letto, per poter pensare meglio, gli occhi caddero sulla cicatrice al petto che si intravedeva dalla maglia larga. La toccò con una mano, di cicatrici il suo corpo ne era pieno, e non si pentiva di nessuna di esse, ma su di lei: su di lei non potevano esserci cicatrici, soprattutto per colpa sua. Aveva passato tutta la vita prendendo solo decisioni per se. Decisioni avventate e sconsiderate che non poche volte gli avevano fatto quasi rischiare la vita facendogli credere erroneamente che questo avrebbe sempre e solo riguardato lui. Ora invece aveva una prospettiva diversa: le sue decisioni avrebbero potuto ferire più delle sue spade. Quante volte aveva rischiato la vita?!  Troppe, ma era la sua di anima e andava bene così. Anima sporca tra l’altro. Aveva ucciso senza pietà e si era fatto molti nemici con il tempo ed era certo che il paradiso, anche se lui non credeva ce ne fosse uno, non sarebbe stata la prima scelta per la sua anima insanguinata. Nami, invece, aveva già patito troppo nella sua vita, non meritava anche questo. In più, nelle loro tante avventure, rischiava già abbastanza senza che ci fosse lui di mezzo.
Ricordò ancora con rabbia quando quel leone l’aveva portata via dalla nave per farla diventare la “sua” cartografa. Un ghigno disgustato gli sporcò il viso, anche solo il pensare a lei toccata da qualcuno che non fosse lui lo faceva imbestialire. Aveva perso il senno quella volta, lasciando però che fosse il suo capitano a risolvere la situazione, come sempre.
Certo, per la sua protezione aveva Luffy e quel cuoco da strapazzo, quindi poteva dirsi tranquillo?
-Sarebbero sempre in pericolo, senza via di fuga, perché il loro pericolo saresti tu!-
Quelle parole rimbombarono ancora nella sua testa facendogli contrarre la mascella.
Si sentì combattuto come mai in vita sua, e impotente come quando non aveva potuto far altro che accompagnare la sua amica fino alla fredda terra che l’avrebbe accolta per sempre.
Il sorriso pieno di lacrime che Kiuna gli aveva fatto la notte prima della sua scomparsa gli tornò in mente. Quanto si era sentito in colpa a quei tempi, non per la sua morte, quella sapeva non essere colpa sua, ma per non aver mai fatto nulla per capirla, per cercare di comprendere come si sentisse a sapere già di non poter realizzare mai il suo sogno. Non era questo il principale motivo per cui doveva realizzarlo lui? Non sapeva se avesse potuto sopportare ancora, se sarebbe riuscito a restare lucido e non commettere sciocchezze se fosse successo qualcosa a Nami, a causa sua per di più.
Senza che se ne accorse i pensieri si protesero fino all’alba. Strinse forte gli occhi sentendo la testa scoppiargli per la troppa confusione. Li riaprì di scatto capendo che anche se fosse stato tutto il tempo che gli rimaneva prima di rivedere la sua famiglia a rimuginare sul da farsi, la scelta era solo una.
Andò verso la finestra posta davanti al letto e guardando la delicata luce del sole che sorgeva decise che lei non sarebbe entrata nel suo diario degli errori, che se per saperla salva e felice ci sarebbe andata di mezzo la sua di felicità andava bene. Si sarebbe buttato testa e corpo nel suo sogno, non avrebbe più avuto distrazioni. Le avrebbe spezzato il cuore?! Forse, ma mai quanto in quel momento, mentre le sue mani dividevano il viso della rossa a metà, si stava spezzando il suo.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Il mattino dopo su di un’isola fluttuante nel cielo una ragazza dai capelli rossi guardava persa le sue mani, sentendo uno strano capovolgimento allo stomaco: il ciondolo che portava ormai da un anno e che per lei valeva più di ogni altra cosa si era rotto. Una lacrima cadde sul cuore verde che teneva in mano senza che lei potesse fare nulla per fermala.
 
   
 
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