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Autore: MaDeSt    04/04/2017    4 recensioni
Non è necessario leggere il prologo ma è caldamente consigliato.
Sei ragazzini provenienti da un villaggio sperduto, cresciuti in un piccolo paradiso, ignoranti dell'orrore che li circonda, si ritrovano ad avere tra le mani sei uova di drago, di cui poi diventeranno amici... e la loro leggenda ha così inizio.
Dovranno salvare il mondo, ecco ciò che ci si aspetta da loro. Ma ne saranno all'altezza? Riusciranno a capire chi è il loro vero nemico prima che questo li distrugga?
[Pubblicazione interrotta. Non aggiornerò più questa storia su EFP, non aggiornerò i capitoli all'ultima versione, pubblicherò solo in privato per chi realmente è interessato a seguire la storia a causa di plagi e ispirazioni non autorizzate non tutelati a discapito del regolamento apparentemente ferreo. Trattandosi della mia unica storia, a cui lavoro da anni e a cui sono affezionata, non vale la pena rischiare. Chi fosse interessato a capire come seguire la storia troverà tutte le informazioni nelle note all'inizio dell'ultimo capitolo pubblicato. Risponderò comunque alle recensioni qualora dovessi riceverne, ma potrei accorgermene con del ritardo.]
Genere: Avventura, Drammatico, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: Lime | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate, Violenza
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Dargovas'
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Il colore del titolo del capitolo corrisponde al colore della regione in cui la storia al momento si svolge, tenete d'occhio la mappa per sapere dove ci troviamo!

NOT A PERFECT START

La mattina di due giorni dopo tutti i nuovi Novizi erano già pronti e vestiti un’ora prima di fare colazione assieme al resto della scuola. Il tempo sembrò non passare mai, ma alla fine, alle otto, si diressero tutti nella sala da pranzo con le borse in spalla, al contrario di alcuni altri studenti delle classi più avanzate; c’era chi indossava dei normali abiti da viaggio o di casa propria e chi addirittura ancora portava le vesti da notte.
L’attesa non era ancora terminata, dal momento che dopo la colazione dovettero aspettare dopo pranzo - altre tre ore - prima di avere il permesso di riunirsi tutti nella sala principale attorno alla fontana. Un uomo di mezz’età fece loro cenno di sedersi sul pavimento lucido e freddo davanti a lui, mentre sarebbe rimasto in piedi perché tutti potessero vederlo, e gli studenti a poco a poco e bisbigliando senza alzare la voce sedettero ordinatamente.
Il silenzio scese rapidamente perché il maestro potesse parlare.
Si schiarì la gola e con un mezzo sorriso, che parve assonnato come anche la voce, si presentò: «Sono lieto di dare il benvenuto a tutti, Novizi dell’Accademia di Eunev. Io sono Erbil, e sarò il vostro insegnante di Storia finché sarete pronti ad avanzare di rango. Ora, probabilmente alcuni di voi nel lungo tempo che hanno passato qui avranno parlato con altri studenti e si saranno informati sul funzionamento dell’Accademia, ma per i ritardatari spenderò qualche parola adesso.»
A quelle parole qualcuno ridacchiò guardando i ragazzi arrivati solo un paio di giorni prima, poi tornò il silenzio.
«L’accesso alle torri è consentito a tutti gli studenti, ma ai Novizi è proibito salire oltre la metà, e la torre di Astronomia non fa eccezione.»
E qui qualcuno si lasciò sfuggire dei sospiri tristi o delle smorfie addolorate.
«Per il resto vi è consentito accesso a ogni altra ala dell’Accademia, ma vi chiedo di evitare di girovagare nelle stanze della servitù o degli insegnanti senza un buon motivo. Alloggerete ancora nelle stanze comuni finché non passerete almeno al grado di Ammessi, il che vi concederà anche di scegliere di eliminare alcune materie dal vostro orario di lezione e il completo accesso alle torri delle materie che deciderete di portare avanti. Via via che avanzerete di rango dovrete scegliere in cosa specializzarvi e cosa invece scartare, finché al rango di Specialisti vi concentrerete appunto su una sola materia o due al massimo. Le lezioni, per questo mese, iniziano dopo pranzo all’una e terminano alle otto. In quanto Novizi voi studierete due materie al giorno per cinque giorni a settimana, per tre ore ogni lezione; avrete una pausa di un’ora tra una materia e l’altra. Vi prego di ricordare che non è permesso girare per la scuola senza guanti addosso, li potrete togliere soltanto dentro le aule dopo l’arrivo dell’insegnante o se sarete chiamati per usare la magia dal rango di Ammessi in poi. Credo di aver detto tutto ciò che è necessario a sopravvivere nei vostri primi giorni.» quelle parole scatenarono altre risate mentre il maestro apriva un foglio di pergamena e strizzava gli occhi per leggerlo, poi tornò a guardare gli studenti e disse: «Ora chiamerò la prima classe, i vostri nomi in ordine alfabetico, ho qui una lista. Quando vi sentite chiamati alzatevi in piedi.»
Si schiarì la gola, dopodiché lesse uno alla volta tutti i nomi della lista. Essendo quasi duecentocinquanta studenti e potendo smistarli in sole cinque classi, ognuna di esse si ritrovava ad avere in media cinquanta teste. I sei ragazzi di Darvil scoprirono con non poco sollievo di trovarsi tutti insieme, con Deala e Vill, ma anche Gaule e la ragazzina di Eunev che non aveva proferito parola.
«Ora prego seguitemi tutti. Voialtri attendete qui, Wolgret arriverà per chiamare i nomi della seconda classe.» disse il maestro avviandosi, teneva la lista dei nomi arrotolata in una mano e procedeva con passo sorprendentemente svelto.
Tutti lo seguirono, ma gli unici a parlottare a bassa voce erano quelli che già si conoscevano tra loro, nessuno aveva intenzione di stringere nuove amicizie per il momento.
Jennifer Mike ed Andrew erano in assoluto i più incapaci di tenere a bada le proprie emozioni, quando uscirono per attraversare il cortile la ragazzina continuò a indicare le piante che non conosceva ripetendo imperterrita che non vedeva l’ora di cominciare a studiare Biologia. Layla cercava di tenerli buoni tutti e tre senza alzare la voce, perciò Susan fu l’unica a notare l’aria perplessa di Cedric e gli chiese cos’avesse, attirando l’attenzione degli altri quattro.
Lui parve risvegliarsi da un trance, scosse la testa e con una debole alzata di spalle rispose: «Mi chiedevo solo come potremo studiare Astronomia di giorno. Ha detto che le lezioni finiscono prima di cena.»
«Forse solo per i Novizi, quando sarai Ammesso e sceglierai la tua amata Astronomia avrai accesso all’intera torre e forse avrai la possibilità di passare le notti sveglio.» gli rispose Layla.
Dando per buona la sua risposta i ragazzi tornarono a guardarsi intorno, ma ora la loro attenzione era per la torre verso la quale si stavano dirigendo: era altissima, eppure era tra le più basse e strette. In senso orario partendo dall’ingresso del cortile era la seconda torre. Si dovettero stringere per passare in un lungo corridoio che sfilava sotto le mura del cortile e probabilmente proseguiva oltre, perché camminarono diversi minuti prima di giungere nell’atrio della torre di Storia.
Come all’esterno, era costruita interamente in pietra bianca di diverse varietà di cui riconobbero marmo, cristallo bianco e alabastro. Il centro dell’atrio era vuoto, le scale partivano alla loro destra e salivano a spirale seguendo il perimetro della torre. A illuminare l’atrio c’erano sia alte finestre che globi di luce argentata, la quantità di luce che entrava e il numero di fonti rendeva l’ambiente eccessivamente luminoso e piatto nonostante a ogni finestra si alternasse una lesena. Sul lucido pavimento era ripetutamente inciso un simbolo, quello che sul rosone stava su sfondo bianco, che pareva un libro aperto su un piedistallo; era ogni volta ricoperto di resina trasparente in modo che il pavimento risultasse liscio.
L’insegnante li guidò su per le scale, ma non si fermò al primo piano - dove per il momento non avrebbero saputo cosa ci fosse. A ogni piano la scala s’interrompeva per un tratto dove vi era l’accesso al piano indicato da una targhetta accanto all’arco a sesto acuto che si apriva direttamente sull’aula - o qualunque cosa il piano ospitasse.
Dovettero salire fino al terzo piano prima che Erbil aprisse la porta e li invitasse a entrare tutti prima di lui per prendere posto; l’aula era naturalmente circolare, solo il tratto di parete opposto all’ingresso era dotato di strette e alte finestre. C’erano diversi armadi appoggiati alle pareti e i banchi erano disposti in una formazione tale che tutti potessero vedere la cattedra perché, notarono con un po’ di ritardo, il pavimento era in salita, la cattedra stava alla loro sinistra sul livello più basso. Ogni fila di banchi disposti quasi a semicerchio occupava un gradino.
I tavoli erano abbastanza anche per una classe così numerosa e ognuno cercò di prendere il posto per sé e per i propri amici in modo che non fossero troppo distanti, anche se i tavoli erano per una persona sola. I Darvileni trovarono posto in terza fila un po’ spostati sulla destra, più lontano dall’ingresso, Gaule si sedette al fianco di Andrew che era l’ultimo a sinistra, mentre Susan, l’ultima a destra, dovette sedersi accanto a Velia. La ragazza dai corti capelli castani e i freddi occhi grigi la guardò incuriosita per qualche secondo facendola arrossire, ma non si presentò e successivamente spostò la sua attenzione sulla cattedra dove Erbil stava prendendo posto.
L’insegnante attese che tutti fossero seduti e in silenzio, dopodiché ricominciò a parlare: «Benvenuti Novizi in quella che sarà la vostra aula di Storia finché sarete Ammessi. Come già ho detto ma lo ripeto, a voi è ancora proibito accedere alla seconda metà della torre, dal sesto piano in su. Se avete domande quali dove trovare la biblioteca per ripassare o i bagni vi prego di non andarle a cercare per conto vostro ma di venire da me. Detto questo, direi che possiamo cominciare.» da un armadio dietro di sé prese un libro dalla spessa copertina, lo appoggiò sulla cattedra e lo aprì «Spero abbiate portato il materiale per prendere appunti, altrimenti nel sottobanco troverete pergamene, inchiostri e penne. Ma solo le pergamene su cui scrivete potranno lasciare questa stanza.»
Solo qualcuno aveva pensato di portarsi dietro almeno dei fogli di pergamena su cui scrivere, e tra i giovani di Darvil Cedric era stato l’unico; non che agli altri sarebbe servito a molto, dato che l’unico che sapeva leggere - e a malapena - era Mike ma comunque non sapeva scrivere.
Ci fu rumore di tutti i cassetti che venivano aperti e ispezionati, di fogli mossi, boccette d’inchiostro posate nell’apposito solco sul banco, il quale era leggermente reclinato ma non troppo perché l’inchiostro non colasse. Poi fu di nuovo silenzio.
Cedric notò che anche tutti gli altri avevano poggiato il materiale sul tavolo e ridacchiò dicendosi che fosse solo per non farsi vedere distratti o poco volenterosi dal primo giorno: sapeva che non avrebbero scritto nulla ma piuttosto scarabocchiato.
La prima lezione di Storia fu, naturalmente, sulle origini di Aelduir, il loro mondo, con i suoi cinque continenti, i mari, le isole. Non si soffermò sulla geografia quanto piuttosto sugli eventi e di come la magia avesse in ogni modo influito nella sua creazione. Non nominò mai i Draghi e i ragazzi si guardarono bene dal chiedere il perché, volendo mantenere un basso profilo. Erbil sembrava dare per scontato in effetti che tutti conoscessero la geografia non solo di Dargovas ma di tutti i continenti, eppure nessuno fece domande per approfondimenti, forse per timidezza, e lui continuò a parlare indisturbato per tutta la durata della lezione talvolta indicando la mappa del loro mondo appesa alla parete alle sue spalle.
A lezione finita sospirò, quasi come se fosse rimasto senza voce per aver parlato tanto, e disse: «Meglio lasciarvi il tempo di far asciugare l’inchiostro. La lezione è terminata ma uscirete tra qualche minuto. Avete domande?» scossero tutti la testa all’unisono, perciò lui annuì, richiuse il libro e poi lo ripose nell’armadio dietro la cattedra «Fatevi trovare davanti al campanile prima che la prossima lezione cominci; sarà così solo per questa settimana per mostrarvi la strada la prima volta.»
Velia tornò a guardare Susan e sorrise quasi sprezzante notando che non aveva scritto nulla, piuttosto preso appunti con dei disegni. Mise i propri appunti in borsa e attese che qualcuno si alzasse per potersi alzare a sua volta.
Coperta dal brusio degli altri studenti sussurrò a Susan: «Bel modo di cominciare, eh? Sei qui per studiare o scarabocchiare?» e poi se ne andò ridacchiando.
Cedric fu l’unico a sentirla, ma si limitò a seguirla con uno sguardo sorpreso per poi guardare Susan allo stesso modo e dileguarsi rapidamente, andando a osservare la mappa di Aelduir da più vicino.
Lei si strinse nelle spalle abbattuta, maledicendosi per non aver saputo ribattere: Ma cos’avrei potuto dire? Che non so scrivere? Bella figura che farei si disse amareggiata.
Gaule invece era stato più comprensivo con Andrew, ci era andato leggero chiedendogli se sapesse scrivere e alla sua risposta negativa ci avevano riso su. Gli aveva persino proposto di fargli da maestro.
Lasciarono l’aula insieme a Deala Gaule e Vill ma senza Cedric, che era ancora perso a guardare la cartina. Se ne accorsero solo due piani più in basso, quando la giovane donna di Melonas fece notare la sua mancanza, e con un’imprecazione tra le risate generali Mike corse indietro per andare a riprenderlo.
Sulla strada per raggiungere il cortile gli studenti si sparpagliarono, pure Gaule li lasciò per unirsi a Deala e Vill, e solo quando furono soli a passeggiare sul viale lastricato del cortile interno Jennifer si accorse dell’aria sconsolata di Susan.
«Ehi che hai? Non sei contenta di aver tenuto la tua prima lezione?» le domandò incredula.
L’altra la guardò senza cambiare espressione, lanciò un’occhiataccia a Mike e Andrew che ridevano spensierati, poi scosse le spalle e sussurrò: «Oh sì, certo. Solo sono già stata presa in giro da quella tipa lì, non mi ricordo il nome.»
«Perché?»
«Perché ho scarabocchiato. Non sarò certo stata l’unica, chissà quanti altri non sanno scrivere...» borbottò.
«Onestamente? Penso che nessuno venga qui totalmente impreparato, noi siamo qui solo perché altrimenti rischiamo la vita.» disse Cedric con un’aria sufficientemente presuntuosa da farle inviperire entrambe.
«Taci tu, la tua parola non ha valore.» ribatté Jennifer, e lui scelse di non controbattere limitandosi a girare gli occhi.
«Spero che cominciamo presto con la pratica e che lei sia venuta senza aver mai usato la magia, così vedremo chi imparerà più in fretta!» esclamò Susan «Io almeno un po’ di pratica l’ho fatta e sono legata a Sulphane, allora vedremo chi sarà l’incapace!» e nel dire ciò premette il minuto pugno destro sul palmo sinistro come sfidando Velia a fare meglio di lei.
«Vuoi fare cambio di posto con me?» le chiese Cedric «La prossima lezione di Storia. Se lei si siederà lì di nuovo.»
«Non posso imparare a leggere e scrivere in una settimana.» gemette la ragazza «Ci penserò.»
Come tutti gli altri, il gruppetto di Darvil preferì non allontanarsi troppo dal campanile in modo da non perdersi la presentazione del successivo insegnante né tantomeno la strada da fare per arrivare alla loro aula. Si sedettero metà su una panchina e metà sul prato all’ombra di un albero a discutere dei draghi a bassa voce; ogni volta che qualcuno si avvicinava a più di due braccia interrompevano la conversazione.
«Sono sicuro che sia così.» concluse Mike «Se la sanno cavare, non si lascerebbero mai sorprendere da qualcuno che girovaga nei boschi. E certo che gli manchiamo, ne sono più che convinto.» sussurrò infine con lo sguardo a terra, ripensando al suo piccolo drago blu e chiedendosi quanto fosse cresciuto in quelle settimane, desiderando di potergli parlare ma sapendo di non poter lasciare la scuola, né tantomeno la città, ma anche che il draghetto non avrebbe mai potuto sorvolare Eunev senza correre il rischio che qualcuno lo vedesse e gridasse l’allarme.
Fu riscosso dai propri pensieri quando sentì una voce chiamare a sé i Novizi e i suoi amici si alzarono, quindi tutti insieme si diressero al campanile dove alcuni degli oltre duecento nuovi studenti si erano già seduti sull’erba.
L’uomo che avevano davanti sembrava prossimo alla mezz’età, era glabro, aveva la pelle scura, un viso squadrato e un fisico ben piazzato con spalle larghe e vita relativamente stretta. Gli occhi scuri erano messi in risalto da una linea dorata sulle palpebre. Vestiva con toni caldi di prevalenza arancione, il che dava lui un aspetto energico e gagliardo che in un primo momento sembrò rispecchiare appieno la sua personalità.
Fece loro cenno di avvicinarsi e si presentò con un inchino facendo svolazzare la veste vivace: «Benvenuti all’Accademia miei Novizi. Mi presento a voi come Wolgret, vostro insegnante di Evocazione per i mesi a venire. Sono sicuro l’abbiate già fatto, ma qui ho un elenco dei vostri nomi e, purtroppo, dovrò chiamarvi a uno a uno. Dovrete passare questo supplizio con ogni nuovo insegnante, perciò è bene che vi abituiate. Quando vi sentite chiamare alzatevi in piedi. Cominciamo!» si schiarì la gola svolgendo il rotolo di pergamena che teneva in mano e come Erbil chiamò la prima classe uno alla volta con voce ferma e sonante.
Quando chiamò Velia, Susan le rivolse uno sguardo truce che lei non notò perché si trovava più vicina a Wolgret rispetto a loro e quindi mostrava la schiena. Prese mentalmente nota del suo nome.
Finito l’appello l’insegnante fece loro cenno di seguirlo e si avviò verso la torre di pietra aranciata, che all’apparenza sembrava essere la più larga e tra le più alte; i ragazzi immaginarono fosse perché le creature evocate necessitavano di spazio per muoversi, o potevano raggiungere notevoli dimensioni. La torre di Evocazione era la quinta in senso orario.
Anche per accedere a essa dovettero percorrere un corridoio scavato sotto le mura e parzialmente oltre, ma non altrettanto lungo; in poco tempo giunsero nell’enorme atrio della torre interamente costruita con pietre tendenti all’arancione che non seppero identificare. Come l’altra, il centro della torre ospitava un atrio e a salire le aule, una per ogni piano; le scale partivano da destra e seguivano il perimetro esterno salendo a spirale, a ogni piano s’interrompevano e lasciavano spazio a una porta incassata in un arco a sesto acuto permettendo di accedere alle aule verso il cuore della struttura, poi le scale riprendevano e così si accedeva a un altro piano.
Si fermarono al secondo. Era una stanza circolare, i banchi erano disposti in una sola fila che partiva alla destra dell’ingresso e proseguiva lungo tutta la parete curva, e guardavano verso l’interno dell’aula, verso il centro. La cattedra stava esattamente a un quarto della circonferenza sulla sinistra. Il centro dell’aula era vuoto, vi era inciso il simbolo dell’Evocazione, sempre ricoperto di resina trasparente, che sembravano essere le fauci spalancate - o meglio, le zanne soltanto di una bocca spalancata - di qualche creatura. Gli armadi erano disposti solo a sinistra della porta fino al primo banco passando dietro la cattedra.
Mantenendosi in fila, uno alla volta e senza fretta presero posto a sedere, i Darvileni tennero lo stesso ordine dell’aula di Storia con la differenza che Susan fece a cambio con Cedric anche se non fu Velia che gli si sedette accanto, ma Noumea, la timida ragazzina di Eunev. Ci fu nuovamente rumore quando tutti gli studenti presero il materiale per posarlo sui banchi, poi fu di nuovo silenzio.
Wolgret partì con un’introduzione piuttosto che spiegare la materia in sé, spiegò loro come l’evocazione di creature si basasse principalmente ma non soltanto sulla loro conoscenza degli elementi, perciò non scese troppo nei dettagli perché ancora non avevano avuto modo di approcciarsi a essi. Ma gli spiegò il funzionamento: una creatura evocata poteva rimanere presente e fare ciò che l’evocatore le chiedeva solo finché egli o ella fossero stati abbastanza in forze da mantenerla o sufficientemente concentrati.
Era un tipo di magia che normalmente veniva votato alle battaglie, il mago protetto dalla fanteria evocava creature che supportassero l’esercito. Ma poteva tornare utile anche in caso di aggressioni di ogni genere se ci si trovava in svantaggio: l’evocazione di un mostro di fuoco e terra avrebbe scoraggiato la maggior parte dei briganti senza ombra di dubbio.
Gli anticipò inoltre che nei panni di Specialisti avrebbero appreso come evocare anche armi e armature, il che si ricollegava pure con la materia Difesa; una spada di fuoco sarebbe stata impugnabile soltanto dall’evocatore, il quale avrebbe potuto toccarne le fiamme senza ustionarsi.
Biad, una ragazza dal fisico minuto e la pelle color dell’ebano, alzò timidamente la mano quando ebbe finito di prendere freneticamente appunti e quando l’insegnante le diede il permesso domandò: «Le creature evocate possono avere qualsiasi forma?»
«Le creature evocate non hanno una vera e propria forma, quindi sì, possono prendere qualsiasi sembianza voi abbiate in mente. Più grande la creatura, maggiori le energie e la concentrazione necessarie a tenerla in vita, ricordatevelo sempre.»
Gli elementi di cui disponevano, come avrebbero successivamente studiato nell’apposita materia, non erano solo i quattro elementi fondamentali da cui il loro mondo era stato costruito, ma anche i loro derivati oltre a spazio, tempo, luce e oscurità.
Garrett, un giovane dal naso importante e mento sporgente, alzò la mano per intervenire e Wolgret annuì, quindi domandò: «Si possono combinare più elementi nella creazione di una sola creatura?»
«Naturalmente, come ben presto capirete sarà più dispendioso in termini di energie, ma non di concentrazione.» rispose l’uomo.
«E si può evocare più di una creatura?»
Wolgret sorrise debolmente: «Per tutto ciò che riguarda l’Evocazione, l’unico limite che avrete sarete voi stessi. Governando gli elementi per dare vita a qualcosa potete sbizzarrirvi, il vostro unico limite saranno le energie a vostra disposizione.» alzò un dito ora con fare severo di ammonimento «Non spingetevi mai oltre, la magia può uccidervi se non siete in grado di sostenere ciò che vorreste fare.»
Invece che sospiri preoccupati si sentì lo scribacchiare delle penne ancora più furioso sulle pergamene. Susan, Jennifer, Mike, Layla e Andrew avevano cercato di nuovo di prendere appunti con immagini e simboli, e ognuno di loro aveva rappresentato gli elementi a modo proprio. Susan cercò di sbirciare cosa stesse scrivendo invece Cedric, ma essendo lui mancino non ci riuscì e presto rinunciò tornando ad ascoltare la lezione.
Evocazione sembrava suscitare più interesse di Storia, pertanto furono relativamente numerosi gli studenti che intervennero per fare domande a cui Wolgret talvolta rispondeva che lo avrebbero scoperto in seguito.
Naturalmente non provarono a evocare quel giorno e quando fu chiesto tra quanto l’avessero fatto il maestro si limitò a rispondere con un sorriso enigmatico: «Non in quest’aula.»
Rimasero così a lungo nella torre che sentirono il campanile segnare la fine delle lezioni quando ancora avevano il materiale sui banchi, qualcuno addirittura ancora scriveva. Capirono perché ci volesse tanto prima che gli studenti di tutte le torri si riunissero nella sala da pranzo per cenare; mentre scendevano le scale a spirale della torre di Evocazione si mescolarono con alcuni Apprendisti e addirittura con un gruppetto di Specialisti, ma non parlarono con loro.
La cena fu come al solito deliziosa e sostanziosa e dopo una giornata relativamente faticosa i Novizi se ne andarono per le proprie stanze con aria entusiasta e vociando lungo i corridoi. Qualcuno correva per raggiungere i bagni con una certa urgenza.
Salutarono Deala che aveva cenato con loro e si diressero poi verso le loro stanze ammassandosi tutti in quella di Mike, dove tirarono fuori i loro appunti fatti di simboli e disegni, linee e frecce e risero di loro stessi; Jennifer seduta sulla scrivania commentò gli scarabocchi di Andrew augurandogli buona fortuna nel decifrarli per ripassare. Sembravano tutti dare per scontato che Cedric li avrebbe aiutati coi suoi appunti ordinati o leggendo per loro i libri di testo e questo in un certo senso lo infastidì non poco.
«Non posso studiare per tutti e sei!» protestò scontroso.
«E come pretendi che potremmo fare noi senza saper leggere e scrivere?» lo rimbeccò Layla, mettendosi le mani sui fianchi come ogni volta che discuteva.
«Ascoltate bene la lezione.»
«Certo che ascolteremo!» esclamò Mike alterato «Ma spero non ti dispiacerà se per ovvie ragioni prima o poi chiederemo il tuo aiuto!»
«Suvvia ragazzi non roviniamoci la giornata!» intervenne Jennifer cercando di calmarli «Ce la caveremo, sono sicura che anche senza appunti riusciremo bene nella pratica grazie agli elfi e ai draghi.»
«Nella pratica, appunto.» puntualizzò il ragazzino, ma scosse le spalle deciso a lasciar perdere.
Pur cambiando argomento l’umore non migliorò, quindi dopo un po’ decisero di andare ognuno nella propria stanza per cambiarsi d’abito e cercare di dormire, ma ancora una volta si erano dimenticati di chiedere come si spegnessero le luci.

La mattina seguente, dopo aver pranzato ed essersi lavati, si riunirono come al solito sotto al campanile ad attendere il nuovo insegnante chiedendosi quali materie gli sarebbero toccate quel giorno, e puntualissima la donna arrivò: non era alta ma sembrava giovane rispetto agli altri insegnanti, di bell’aspetto, i capelli lunghi e lisci erano neri, la pelle chiara e gli occhi di un colore indefinito a metà tra il verde e l’azzurro. Indossava abiti di ogni sfumatura di rosso, leggeri tanto da essere quasi trasparenti, ma sufficientemente numerosi perché del suo corpo non si vedesse nulla; ogni volta che si muoveva sembravano danzare come fuoco, dunque da ciò e dal colore rosso vivo capirono che doveva essere l’insegnante di Elementi.
Infatti si presentò come Allia, insegnante della materia Elementi nella torre rosso scarlatto, e di nuovo fece l’appello di tutti i loro nomi chiedendogli di alzarsi in piedi quando sentivano il proprio. Aveva una voce determinata ma allo stesso tempo fragile che li mise più a loro agio risultando in qualche modo materna.
Poi li condusse verso la torre rossa, anch’essa piuttosto larga e all’apparenza più alta di quella di Evocazione. Era l’ultima in senso orario e imboccarono un lungo corridoio relativamente stretto e serpeggiante.
Dopo un cammino interminabile finalmente arrivarono nell’atrio della grande torre degli Elementi che come struttura somigliava molto a quella di Evocazione, perché le aule avrebbero occupato il cuore dell’edificio mentre scale e corridoi avrebbero seguito il perimetro circolare. Ma era costruita in pietre di ogni tonalità di rosso tra cui granito e quello che sembrava marmo - gli parve strano vedere marmo rosso venato di bianco, giallo o nero, ma si dissero che poteva essere stato alterato con la magia. Il simbolo inciso sul pavimento era una fiamma stilizzata.
Salirono le scale fermandosi nuovamente al secondo piano ed entrarono nella prima delle due stanze presenti, che occupava quasi tutto il piano ed era davvero molto simile all’aula dove avrebbero studiato Evocazione; il pavimento non era né in discesa né in salita, la disposizione dei banchi a una sola fila a semicerchio in modo che tutti potessero guardare sia il centro dell’aula sia la cattedra, non c’erano finestre e dal soffitto pendeva un altro di quei candelabri che sosteneva un globo di luce grigia.
Allia prese posto alla cattedra e attese che i Novizi facessero lo stesso, i ragazzi di Darvil mantennero il loro solito ordine: da sinistra a destra Andrew, Mike, Jennifer, Layla, Susan e Cedric. Quando tutti furono in silenzio pronti a prendere appunti la lezione ebbe inizio.
Anche la donna partì con un’ampia introduzione di tutti gli elementi, descrivendone uno alla volta le potenzialità e le debolezze, spiegando di come alcune delle materie che avrebbero studiato all’Accademia si basavano sulla conoscenza di essi; voleva che capissero quanto fosse fondamentale spendere tempo e attenzione nello studio degli elementi in modo che potessero avere almeno la conoscenza necessaria per poi fare eventualmente a meno di proseguire nello studio della materia. Lo sconsigliò nel caso in cui qualcuno volesse proseguire gli studi con Evocazione o Manipolazione, dicendo che se possibile sarebbe stato meglio continuare a studiare Elementi almeno anche al rango successivo se si voleva eccellere nelle altre due come Specialisti.
Non suscitò tante domande quante la materia Evocazione, ma tenne gli studenti con le orecchie tese e le mani impegnate per tutta la durata della lezione. Allia rispose a qualche sporadica domanda ma senza inserirsi nel funzionamento della magia in sé; immaginavano che avrebbe richiesto anch’essa concentrazione ed energie vitali, ma per il momento Allia decise di non parlarne, limitandosi a spiegargli l’importanza degli elementi in ogni azione quotidiana, anche che non implicasse l’uso della magia. Soprattutto dei quattro elementi fondamentali, su quelli si basavano gli elementi secondari - come il ghiaccio si basava su acqua, o i minerali e i metalli sulla terra.
Gli sembrò di trattenersi più a lungo dell’orario di lezione in quella torre, o forse perché il tempo scorreva lentamente, ma alla fine furono liberi di ripercorrere l’infinito corridoio per ritrovarsi in cortile a godersi la pausa non distanti dal campanile. Mike e Susan erano i più entusiasti tra tutti loro di studiare gli elementi e a fatica contenevano l’euforia.
Dopo la pausa si presentò loro l’insegnante di mezz’età Auselion, vestito da una lunga tunica grigia dalle ampie maniche che quasi sfioravano terra, e dopo l’appello li condusse verso la torre più stretta e alta di tutte, quella di Astronomia. Con grande sorpresa di tutti Auselion li portò in un’altra parte del cortile, sempre di forma circolare ma più ristretta rispetto al cortile principale, e sul quale si affacciavano quattro torri; a due di esse si accedeva direttamente, senza alcun corridoio. I due cortili comunicavano tra loro tramite un ampio spazio aperto dove doveva esserci l’intersezione delle due piante circolari, ma a parte quello sembravano essere un’unica forma. La torre grigia era, in senso orario, la prima ad affacciarsi sul piccolo cortile, alla loro sinistra. Il passaggio che attraversava le mura e conduceva alla torre era ancora più lungo di quello che portava alla torre degli Elementi, ma non era chiuso e buio, bensì delle sottili colonne sostenevano il soffitto a botte e permettevano di guardare all’esterno sia a destra che a sinistra attraverso un muretto alto tre piedi; videro a sinistra la torre arancione di Evocazione e a destra una torre verde poco meno ampia, e i giardini che circondavano l’intero complesso di torri e occupavano tutto lo spazio restante del distretto grigio. Il corridoio era così lungo che oltrepassarono entrambe le grandi torri prima di raggiungere ed entrare in quella di Astronomia.
I piani della torre erano disposti in modo tale che l’ingresso alle aule fosse sempre a sud-ovest e gli ampi balconi - o in generale le aperture sulla città - fossero sempre a nord-est, dove non vi era alcuna torre a disturbare la vista del cielo.
Si fermarono al quinto piano e presto appresero che era la torre con il maggior numero di piani di tutta la scuola; persino i bagni occupavano un singolo piano per quanto la torre fosse stretta, e i soffitti erano appositamente bassi - relativamente. L’aula non era in pietra argentata come si aspettavano: le pareti erano nere e punteggiate di minuscoli cristalli che rilucevano di bianco, ognuno rappresentava una stella o un corpo celeste, alcuni erano più grandi, altri più piccoli, e talvolta erano collegati da linee oppure vi erano dei nomi scritti in bianco. Non vi erano colonne e il balcone era al momento chiuso in modo che i cristalli bianchi sulle pareti fossero ben visibili. Sembrava infatti che fosse notte e di guardare il cielo stellato privo di nuvole sopra le loro teste e tutt’attorno. Non vi erano finestre né nicchie o lesene a disturbare il disegno sulle lisce pareti. Sul pavimento al centro dell’aula riluceva debolmente il simbolo dell’Astronomia, un cerchio alla cui sinistra stavano dei sinuosi raggi e alla destra uno spicchio di luna. I banchi erano disposti in più file a semicerchio dando le spalle al balcone, rivolti verso la cattedra che si trovava a una decina di braccia dall’ingresso dandovi le spalle e, come per l’aula di Storia, il pavimento era in salita procedendo verso il balcone.
Tutti si guardarono intorno a bocca aperta, trovando che finora fosse l’aula più strabiliante tra quelle viste, e presero lentamente posto mentre Auselion già si trovava alla cattedra invitandoli gentilmente a muoversi. Ogni banco, cattedra compresa, era illuminato da un globo di luce grigia che non dava fastidio allo sguardo né impediva di vedere chiaramente le pareti nere, ma che tuttavia permetteva di vedere dove mettevano i piedi, di guardarsi in faccia, di scrivere, leggere e vedere chiaramente l’insegnante.
Quando tutti furono pronti a scrivere Auselion cominciò con l’introduzione, spiegando la scienza dell’astronomia e gli usi che la sua conoscenza potevano offrire; era una di quelle materie che poco aveva a che fare con la magia in sé ma oggetto di studi e interessanti teorie, seguita più volenterosamente da persone che volessero studiare più che impratichirsi. Parlò di come la conoscenza di stelle e pianeti - o la presenza di qualcuno che ne sapesse qualcosa - potesse essere utile quando si viaggiava o si esplorava il mondo, soprattutto se non si aveva a disposizione una mappa. Ma anche di come tale scienza fosse stata utilizzata più volte allo scopo di creare enigmi che avrebbero ostacolato il più delle menti, essendo una materia complessa e in continua evoluzione.
Non sembrò suscitare l’interesse di molti per lo stesso motivo per cui Jennifer, a fine lezione mentre tutti riponevano gli appunti e si alzavano, sussurrò scherzosamente: «Troppo tempo da passare sui libri, fare calcoli e guardare il cielo, non m’interessa.»


NOTE DELL'AUTRICE
Mi rincresce spezzare il capitolo in questo modo così brusco, originariamente questo era un capitolo unico che ho dovuto spezzare in due parti perché raggiungeva una lunghezza complessiva di 39 pagine - 10.709 parole.
Spero abbiate gradito ugualmente e che non vi disturbi dover riprendere il prossimo capitolo, in cui di nuovo purtroppo succederà poco o niente come in questo, ma... descrizioni...

  
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