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Autore: Despicable Meggs    04/04/2017    1 recensioni
Una bella casa.
Una fantastica moglie e due figli.
Un ottimo lavoro.
Ma poi le cose cambiano.
Tony e Ziva sono sposati, hanno una famiglia felice e le cose vanno bene. Finché Tony non viene richiamato dall'esercito per servire la patria. Come evolveranno le cose? Riuscirà la coppia a sopravvivere nonostante la separazione?
Storia TIVA (al solito io scrivo solo quelle XD), con tanto family e tanto love... E ANGST. Senza angst non è una mia storia XD
Genere: Angst, Generale, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altro Personaggio, Anthony DiNozzo, Un po' tutti, Ziva David
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Capitolo 22

Il momento in cui il medico staccò il respiratore sembrò durare un'eternità.
Trattennero tutti il fiato aspettando di vedere se Tony avrebbe respirato da solo oppure no. E respirarono tutti insieme a lui quando diede due colpi di tosse e ricominciò a respirare normalmente, come aveva sempre fatto.

"Oh Tony" sussurrò Ziva dandogli un bacio sulla mano.
"Amore mio" aggiunse.

"Figliolo, ci hai fatto spaventare a morte" aggiunse Senior.

Sia lui che Ziva, a differenza del medico che era ben consapevole di cosa volesse dire svegliarsi dal coma, si aspettavano che Tony dicesse qualcosa.
Certo non volevano un discorso sulla pace nel mondo, ma almeno qualche semplice parola. Volevano risentire la sua voce e capire che era ancora in grado di comunicare.

Invece Tony continuò a giacere immobile. Guardava Ziva, guardava suo padre. Si muoveva nel letto ma non accennava a comunicare.

"È normale" disse il medico anticipando la domanda che sicuramente uno dei due avrebbe fatto.
"Come vi ho detto ci vorrà tempo e forse della riabilitazione. Ma già il fatto che sia in grado di muovere gambe e braccia indica che il suo cervello funziona. Dategli tempo" aggiunse.

Questa volta Ziva non reagì disperandosi, voleva credere al medico. E voleva credere anche a quello che le aveva detto Lily. Che i miracoli, le cose belle succedono. Devi sempre crederci.

"Se volete aiutarlo parlategli, come se vi potesse rispondere. Raccontategli delle cose, magari dei ricordi che avete vissuto insieme. Lui può sentirvi e sicuramente anche capire. È come se fosse nel dormiveglia, aiutatelo a svegliarsi del tutto" suggerì il medico prima di uscire e lasciarli soli.

Tuttavia, inspiegabilmente, in quel momento sia Ziva che Senior non sapevano che dire. O di cosa parlare. 
Senior pensò che forse Ziva sarebbe riuscita a parlargli se lui l'avesse lasciata sola, così si offrì di andare ad avvertire gli altri che ancora aspettavano fuori.

"No. Devo farlo io, ho promesso a Lily che sarei andata io a dirle qualcosa e non voglio che non mi vede arrivare. Era così spaventata prima" rispose.
"Ma prima di andare restiamo un attimo qui, solo noi tre. Per favore" aggiunse.
"Certo" disse Senior.

Ci fu di nuovo un momento di silenzio, poi Ziva prese l'iniziativa.

"Hey, lo sai che ci hai fatto così paura che persino mio padre è venuto qui?" gli disse cercando di apparire il più serena possibile.
"Ti svelo un segreto... Mio padre è qui ed è merito suo se ti hanno trovato. Deve volerti bene in fondo, lo ha fatto senza che io glielo chiedessi" aggiunse.
"E pensa, c'è anche Malachi. Lo avresti mai detto?" commentò Senior ricordandosi che Tony gli aveva raccontato che lui e Malachi non erano proprio amici.

Passarono il tempo così finché un'infermiera non li raggiunse per dirgli che l'orario delle visite era finito. Erano pur sempre in terapia intensiva e c'erano delle regole da rispettare.

Ziva diede un leggero bacio sulle labbra a Tony, spaventata di fargli male. 
Aveva paura ad andare via, temeva che durante la notte sarebbe successo qualcosa di tragico che glielo avrebbe portato via.
Così dopo che anche Senior lo ebbe salutato la prese per mano e la guidò fuori dalla stanza.
Si fermarono nell'atrio prima di raggiungere gli altri, Senior voleva assicurarsi che Ziva fosse pronta ad affrontare le mille domande che avrebbe ricevuto.

"Sei sicura che non vuoi prenderti due minuti prima di andare di là?" le chiese.
"Si, va tutto bene. E poi Lily mi aspetta, devo andare da lei" disse. 

In quel momento, dopo essere stata costretta a lasciare Tony solo, l'idea di abbracciare e coccolare i figli la faceva rilassare.

"Non è che poi svieni a metà strada, vero?" si assicurò lui.

Ziva sorrise.

"No, ora mi sento meglio. Prometto che resto in piedi" rispose.
"Senior, prima che andiamo dagli altri devo dirti una cosa. Grazie, so che Tony è tuo figlio e che quindi lo faresti comunque. E so anche che non dovrei dire quello che sto per dire, perché nell'altra stanza ci sono tante persone che in quest'ultimo periodo si sono fatte in quattro per me e i miei figli. Ma grazie, per essere stato al mio fianco tutto il tempo. Gli altri potrebbero anche non esserci, ma l'importante é che tu sia con me" aggiunse.

Lui l'abbracciò, capendo cosa voleva dire. Perché era lo stesso per lui. Non era mancanza di rispetto verso gli altri, era solo una questione di necessità data la situazione.

"Se papà mi sentisse sarebbe estremamente geloso" commentò da sola ridacchiando.
"Ma noi non glielo diciamo, Ziva. E ricordati, io per te ci sarò fino all'ultimo giorno che resterò su questa terra" le disse.

Gli fece un sorriso e poi insieme si diressero nella sala d'attesa, che in quel momento era piuttosto caotica.

Ma tutto il rumore e il parlare cessò nel momento in cui li videro.
Si voltarono a guardarli, cercando di capire se nei loro volti si nascondeva felicità o tristezza.

"Mamma!" gridò Lily correndole incontro e abbracciandola.
"Come sta papà?" domandò.

Lei la prese in braccio, prima di parlare rivolgendosi a tutti.

"Tony respira da solo. Il medico ha detto che il suo cervello sta lentamente guarendo e che presto dovrebbe tornare anche a parlare" disse in breve.
"Il mio papino è guarito?" chiese Noah avvicinandosi.

Ziva mise giù Lily per prendere il braccio il figlio più piccolo.

"Non del tutto ancora, ma sta meglio" gli rispose.

"I medici dicono che ci vorrà un po' di tempo prima che ricominci a parlare, che è ancora stordito e che per aiutarlo a migliorare dobbiamo parlare con lui anche se non può risponderci" aggiunse rivolta a tutti.
"E noi lo faremo, Ziva" disse Gibbs. 

"Possiamo vedere papà ora?" domandò Lily speranzosa.
"Ora non si può, tesoro. L'orario di visita è finito. Ma potremo tornare a trovarlo domani, quando si sarà riposato" le spiegò la madre.
"Ma io e Noah... Noi... Volevamo salutarlo anche noi" rispose delusa.
"Lo so Lily, ma sono le regole. Ora torniamo a casa, ci riposiamo e domani torniamo qui e potrete vedere papà" ripeté Senior.
"Ok" rispose sconsolata la bambina.

Tornarono a casa dopo che Ziva era stata dal piccolo Joe. Sarebbe dovuta rimanere con lui quella notte, ma era stata una giornata pesante e gli altri due figli avevano bisogno di lei. Così Abby e Mcgee si offrirono di rimanere al suo posto. In quel modo ci sarebbe stato comunque qualcuno in ospedale, anche nel caso in cui Tony avesse avuto bisogno.

Quella sera sia Lily che Noah crollarono addormentati subito dopo aver finito la cena, erano distrutti da tutti quegli avvenimenti. 
A parte Mcgee ed Abby erano tutti a casa di Ziva, volevano tenerle compagnia e assicurarsi che stesse bene prima di lasciarla sola con i figli. 

Fecero due parole tutù insieme prima di rendersi conto che Ziva aveva voglia di stare da sola. Voleva farsi una doccia, bere un tè caldo e andare a dormire. Era veramente stanca e non aveva voglia di sentire tutte quelle persone che cercavano di farla sorridere. Lei ancora non aveva nulla per cui sorridere. Certo era felice che Tony fosse vivo e respirasse da solo, ma questo non voleva dire che fosse fuori pericolo o fosse guarito.
Aveva tanta ansia, così tanta che era difficile da spiegare.

Così Eli, Malachi e Jerry tornarono nell'hotel che avevano prenotato; Gibbs e Ducky tornarono a casa. L'unico che rimase era Senior, che in tutto quel tempo aveva occupato la camera degli ospiti. 

"Posso fare qualcosa per te, Ziva?" le chiese.
"Al momento nulla. Penso che ora andrò a dormire" rispose.
"Ma certo. Se stanotte hai bisogno non hai che da chiamare, sono nella stanza accanto" le disse.

Sapeva cosa provava Ziva, perché era la stessa cosa che provava lui. 
Un poco di felicità mista a tanta ansia. Troppa ansia. 
Ziva si fece un appunto mentale di sdebitarsi con Senior quando quel brutto periodo fosse finito. Non solo era stato presente in ogni momento e l'aveva aiutata in ogni momento, aveva anche pazienza e comprensione quando lei aveva i suoi momenti di crisi o aveva voglia di stare sola, come in quel momento.

"Buona notte" gli disse accennando un sorriso.
"Buona notte, Ziva" rispose lui.

Dopo quelle due ultime parole Ziva corse in camera e si buttò sotto la doccia.
Aprì l'acqua bollente e lasciò che le cadesse in faccia, piangendo. Aveva bisogno di sfogarsi, da quando Tony aveva riaperto gli occhi era stato un susseguirsi di eventi e non aveva nemmeno avuto il tempo di pensare. E ora che era in camera sua, nel suo bagno la sua mente iniziò ad analizzare tutto quello che era successo e lei non riuscì più a trattenersi. 

Uscì dal bagno un'ora dopo, era riuscita a calmarsi e ad asciugarsi.
Si mise il pigiama e si sdraiò sul letto. Capì in cinque secondi che non avrebbe dormito quella notte, a meno che non trovasse un modo di rilassarsi. 
Iniziò andandosi a fare un tè, ma non riuscì a stare seduta al tavolo per finirlo di bere. Aveva provato a leggere un libro bevendo, ma si era ritrovata a leggere e rileggere la stessa frase almeno cinquanta volte.
Provò ad accendere la televisione, ma anche quello non funzionò.  
Così decise di andare a sdraiarsi sul letto, anche se non avrebbe dormito almeno poteva stare distesa. 

Andando in camera passò davanti alla stanza che sarebbe stata di Joe, dove ora dormiva Senior. Provò ad immaginare la gioia di riportarlo a casa e metterlo a dormire nel suo nuovo lettino. Ma si bloccò subito.
Si rese conto che nessuno ancora aveva montato i mobili e che quella volta il bambino lo avrebbe portato a casa da sola. Senza Tony.
Le venne un nodo alla gola, così smise di pensare e procedette verso la sua camera. Entrò a vedere se Noah dormiva tranquillo e fece lo stesso con Lily.

Ma in camera dalla figlia si fermò e si sedette sul letto. La bambina non aveva più le sponde e Ziva ne approfittò per sedersi accanto a lei e guardarla dormire. Non sapeva perché ma guardare i figli dormire le trasmetteva pace.
Iniziò ad accarezzarle i capelli, facendo piano per evitare di svegliarla.
Ma Lily non doveva dormire molto profondamente, visto che dopo qualche secondo iniziò a muoversi.

"Mammina" bisbigliò.
"Shhh, continua a dormire. Mamma non voleva svegliarti, scusa" disse Ziva dispiaciuta.
"Non dormivo" rispose.
"Come mai, amore" le chiese.
"Pensavo a papà. Tu perché non dormi?" chiese questa volta Lily.
"Penso anche io a papà" disse Ziva.
"Sei preoccupata, mamma? Perché io lo sono, tanto" affermò la figlia sinceramente.
"Un po'. Vorrei che papà stesse bene di nuovo e tornasse a casa" le rispose Ziva. 

Lily si mise seduta sul letto, guardando la madre.

"Mamma. E se papà non parlasse mai più? E se non tornasse più come era prima?" le chiese.

Ziva non sapeva cosa risponderle, perché non voleva nemmeno pensare a quell'eventualità.

"Io mamma gli vorrei bene uguale, per me non cambierebbe nulla. È sempre il mio papà" aggiunse la bambina.
"Sarebbe lo stesso anche per me" disse Ziva quasi sul punto di piangere. 

Era fiera della figlia in quel momento.

"Mamma, vuoi dormire qui con me? Così magari insieme riusciamo ad addormentarci" propose Lily facendo spazio a Ziva.
"Ok amore" rispose lei.

Si distese accanto a Lily e l'abbracciò lasciando che dormisse appoggiata a lei.
La bambina non lo sapeva ma questo gesto era quello di cui Ziva aveva bisogno quella notte, stare con sua figlia la stava già calmando. 

"Non ti preoccupare mamma, quando Joe verrà a casa ti aiuterò io finché papà non torna a stare bene" disse Lily prima di crollare addormentata addosso alla mamma.
"Grazie" bisbigliò Ziva commossa.

La mattina dopo arrivò veloce e tutti si affrettarono ad andare in ospedale.
Ziva voleva andare da suo figlio e coccolarlo prima di andare da Tony e vedere come stava.

Fecero a turno per andare a salutarlo, non poteva entrare più di una persona alla volta così mentre Ziva era da Joe ne approfittarono tutti per passare un po' di tempo con Tony.
Sapevano che Ziva voleva passare più tempo possibile con il marito e non volevano esserle di ostacolo.

Fu Jerry il primo ad entrare, felice di poter rincontrare il suo amico sapendo che non sarebbe morto almeno per quel giorno.

Passò una decina di minuti con lui durante i quali gli raccontò di come avevano fatto a ritrovarlo. 
Era strano per lui non sentirlo parlare, Tony era un gran chiacchierone e la sua voce portava allegria.

"Ah, prima di andare. Ho incontrato la bella mogliettina israeliana... Tony ti consiglio di riprenderti velocemente, non vorrai che te la rubi eh?" disse scherzando.

Sapeva che se Tony avesse potuto rispondere lo avrebbe rimproverato per quella affermazione.

Dopo di lui fu il turno di Gibbs. Fino a quel momento era stato composto e apparentemente tranquillo, voleva essere di aiuto a tutti. Ma anche lui era molto preoccupato, Tony era suo agente da tantissimi anni e lo considerava come un figlio. Vederlo in quelle condizioni gli fece tornare in mentre quando aveva avuto la peste e stava per morire.

"È già la seconda volta, Dinozzo! Non hai ancora imparato che non puoi morire senza il mio permesso?" gli chiese con fare severo.
"Non ti do uno scappellotto solo perché ti stai riprendendo da una emorragia cerebrale e non vorrei fare altri danni. Sei fortunato" lo prese in giro.

Quanto avrebbe voluto sentire la sua voce.

"Vedi di guarire in fretta, abbiamo tutti bisogno di te. Soprattutto Ziva, è distrutta poverina. Impegnati per lei Tony, so che per lei faresti di tutto. Puoi fare anche questo" lo incoraggiò Gibbs sperando davvero che presto tornasse tutto normale.

Una volta che tutti furono entrati, Ziva decise di portare i figli, uno alla volta, a salutare il padre. Lei sarebbe andata per ultima e sarebbe rimasta tutto il giorno in ospedale insieme a Senior, dividendosi tra Tony e Joe, mentre Eli si sarebbe occupato dei nipoti.
Si raccomandò con i bambini di non parlare di Joe con Tony, non era sicura che lui potesse sentire e capire. Ma in caso positivo voleva dirglielo quando sarebbe stato in grado di comunicare, voleva che fosse un bel momento, almeno quello.

Iniziò portando dentro Noah, che da quando erano arrivati in ospedale non si teneva più. Stava iniziando ad agitarsi nell'attesa e Ziva voleva evitare pianti e altro stress. Non facevano bene né a lei né ai figli.
Lo mise seduto sul letto di fianco a Tony, raccomandandosi di non fargli male.

"Papà! Hai gli occhi aperti e mi guardi!" esclamò il bambino felice.
"La mamma mi hai detto che stai un pochino meglio. Quindi puoi giocare con me con le macchinine?" domandò.
"Noah, piccolo" intervenne Ziva.
"Ti ricordi che ti ho detto che papà ancora non è in forma splendente? Dovrai aspettare ancora un po' per giocare con lui" tornò a spiegargli Ziva per l'ennesima volta.
"Giusto" rispose lui.
"Allora... Fai veloce a guarire così giochiamo di nuovo con le macchinine?" cambiò domanda.
"Però siccome tu ora non puoi giocare, gioco io. Ma senza farti male, come ha detto mamma" aggiunse iniziando a far muovere la macchinina sul letto.

Ziva lo guardò senza dirgli di smettere, era una scena dolce e si stava comportando molto bene.

"Sai che questa macchinina me l'ha regalata nonno Eli. Lui è qui perché ha saputo che stavi tanto male. Guarisci presto papà" gli disse accarezzandogli una mano.

Ziva lo lasciò giocare ancora un po', poi lo convinse ad uscire per poter fare entrare Lily.
Lei a differenza del fratello era molto nervosa. Non tanto per il fatto di vedere il padre in quelle condizioni, ma perché non sapeva cosa sarebbe successo in futuro.

Si sedette anche lei ad un lato del letto e fissò il padre in silenzio per alcuni minuti.
Ziva stava per dirle che poteva parlare, che anzi parlando avrebbe aiutato Tony a migliorare, quando Lily parlò.

"Mi hai fatto spaventare tanto. Sono ancora spaventata. Ho paura che non torni più a casa con noi" iniziò.

A sentire quelle parole Ziva si alzò e portò la sedia più vicina a Lily, per sederle accanto.

"Dovresti proprio parlare perché io ho da raccontarti un sacco di cose e da farti un sacco di domande. E bisogna che mi rispondi, perché me lo hai insegnato tu che alle domande si risponde sempre e in modo educato" continuò.
"Devi venire a casa presto e giocare con me. E portarmi a scuola e leggermi le favole. E vedere dei film e li commentiamo insieme come una volta" disse.

Lentamente si sdraiò accanto al padre, nel piccolo spazio di letto che rimaneva.

"Ti ricordi quella volta che abbiamo visto L'era Glaciale? E tu ti sei messo a mangiare noci perché lo scoiattolo del film te ne aveva fatto venire voglia? E poi mi hai raccontato che una volta sei scivolato sul ghiaccio e mamma ha dovuto metterti la crema per i lividi sul sedere?" iniziò Lily a raccontare.
"Cosa?" esclamò Ziva che non sapeva che Tony le avesse raccontato quella storia.
"Papà mi ha detto che aveva tanto male e tu lo hai curato" spiegò.

Ziva fu grata che Tony avesse finito il racconto in quel punto, perché in realtà dopo aver messo la crema quella serata finì in un modo che non poteva essere raccontato a dei minorenni.

"Ecco papà, io voglio che lo rifacciamo. Che vediamo altri film e che mi racconti altre storie. Mi fai questo regalo?" gli chiese.

Ziva poteva benissimo sentire la disperazione nella sua voce.
Le diede ancora qualche secondo abbracciata al padre, poi la portò fuori prima che la conversazione degenerasse in un pianto causato da troppi ricordi e troppe paure.

Aspettò che Senior parlasse un po' con Tony, mentre lei parlava un po' con suo padre. 
Poi una volta che anche Senior uscì, lei lasciò che i figli andassero a fare una passeggiata con Eli ed entrò nella stanza di Tony, finalmente da sola.

"Ciao amore" disse.
"Come stai oggi?" gli chiese.

Sapeva benissimo come stava, glielo aveva detto il medico. Aveva passato una buona nottata, non era successo nulla. Nel bene e nel male.stava come il giorno prima, ancora non parlava.

"Mi hanno detto che è passato anche Malachi a farti un saluto. Il mondo è proprio sottosopra eh?" disse ridacchiando.

Rimase lì a parlargli almeno un'ora. Passò dai racconti di quello che era successo nell'ultimo periodo, a ricordi del passato.
Iniziò ad essere disperata, voleva sentire la voce di suo marito.

"Sederino peloso, è tempo di parlare. Io devo darti una buona notizia. Ma non finché non parlerai. So che ora ti ho messo curiosità... Non mi dici nulla?" lo stuzzicò.

Ma Tony non disse nulla. Rimase immobile a fissare il vuoto, come aveva fatto fino a quel momento.

"Ti prego dammi almeno un segno. Un segno che mi capisci e ci stai provando a parlare, ti supplico" lo pregò mentre una lacrima le scendeva sul volto.
"Per favore Tony, non posso vivere senza di te" aggiunse appoggiando la testa sul bordo del letto.

Fu in quel momento che sentì Tony stringergli la mano, con tutta la forza che aveva. 
Era la prima volta che lo faceva da quando aveva aperto gli occhi e Ziva alzò la testa di scatto e lo fissò.

Vide la sua espressione, era un misto tra l'innamorato e il disperato. Si vedeva che stava provando a parlare ma proprio non riusciva.

"Tony, capisci quello che dico?" gli chiese agitata.

Lui di nuovo le strinse la mano, se possibile ancora più forte di prima. 
Ziva lo guardò e lo vedeva sempre più agitato.

"Ok, ok. Calmati, amore. Riuscirai a parlare e tornerai come prima. Però non agitarti" gli disse cercando di calmarlo.
"Va tutto bene, sono qui" aggiunse mentre gli accarezzava i capelli sulla fronte.

Entrò un medico nella camera, vedendo che il monitor che teneva sotto controllo il battito cardiaco di Tony stava impazzendo.
Ziva si affrettò a spiegare la situazione, dicendogli che ora lo avrebbe fatto calmare. Sapeva che ci sarebbe riuscita perché sapeva che Tony la poteva capire e ascoltare.

"Amore, non sai quanto sono felice in questo momento. Ora so che andrà tutto bene, tu stai tranquillo e tutto si sistemerà" lo incoraggiò.

Lentamente, senza spaventarlo, si avvicinò a lui e gli diede un delicato bacio sulle labbra. Si staccò e gli sorrise, vedendo che anche Tony stava facendo lo stesso.
Il suo battito cardiaco stava tornando normale, si stava di nuovo rilassando.

Lo coccolò ancora un po' dandogli dei baci, facendogli carezze e raccontandogli altre cose.
Pensava si stesse addormentando, così decise di alzarsi senza far rumore e uscire per avvertire Senior.

Ma come fece per lasciargli la mano, Tony aprì gli occhi e gliela strinse ancora di più guardandola preoccupato.

"Hey, Tony. Tranquillo non scappo, volevo solo uscire un attimo ad avvertire tuo padre" gli spiegò.

Lui continuò a guardarla, senza mollare la presa.

"Vuoi che resti ancora qui con te?" gli domandò.

Sentì che gli stringeva ancora di più la mano, così si risedette accanto a lui. Non voleva certo andarsene, specialmente se lui la voleva lì vicina.

"Allora non vado da nessuna parte, amore mio" rispose.

Prese il telefono e mandò un sms a Senior, per aggiornarlo. Era così felice in quel momento e voleva condividere la sua felicità.

Continuò a parlargli finché Tony chiuse gli occhi e si addormentò. Senza accorgersene si addormentò anche lei, con la testa appoggiata sul letto del marito, sempre stringendogli la mano.

Si svegliò di soprassalto solo più tardi, terrorizzata, quando tutti i monitor di Tony avevano iniziato a suonare. 
Si guardò intorno preoccupata, cosa succedeva ora?











Note dell'autrice:

Eccoci, con il capitolo che come vi avevo detto era un pochino più Angst.
Ce la posso fare a pubblicare regolarmente, come vedete ahaha 
Ora dopo questo mancano tre capitoli e vi prometto sarò brava e vi darò del tiva come si deve XD

Sono felice che vi ricordiate ancora della storia nonostante la mia luuuuunga assenza. Grazie a voi che avete lasciato una recensione e che avete letto <3
Detto ciò non ho nient'altro da dichiarare.

Passo e chiudo.
Baci, Maggie.






  
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