La diciassettesima volta
Lena guardò il suo riflesso nello
specchio del bagno. Occhi chiari, tristi e tesi, la fissarono di rimando.
Si sentiva in colpa e aveva paura.
Sentimenti ai quali non era più abituata. L’arrivo burrascoso di Kara nella sua
vita aveva spazzato via il senso di inadeguatezza, la solitudine, la sofferenza,
emozioni con le quali aveva convissuto fin dalla più tenera età. Eppure ora era
lì, chiusa nel bagno, sperando che Kara non la sentisse.
Chiuse gli occhi e sospirò, mentre
gli occhi traditori scendeva ad osservare quel ormai odiato aggeggino. Era
troppo presto e lo sapeva. Distolse gli occhi infastidita da se stessa.
Avrebbe voluto avere Kara accanto, ma
non poteva sopportare di vedere ancora una volta i suoi occhi delusi, vedere
come nascondeva la tristezza dietro a un ottimismo forzato. Era Kara e avrebbe
sempre avuto speranza, ma quei continui fallimenti la uccidevano ogni volta un
pochino di più e lei non poteva più sopportarlo.
“Hai fame?” Le chiese la ragazza
dall’altra parte della porta e lei sobbalzò spaventata, se fosse entrata…
“No, ho mangiato alla riunione, c’era
un rinfresco.” Le rispose, il cuore in gola, sperando che le credesse.
“Ok. Volo a prendere una pizza…
perché io ho tanta fame!” Nella voce di Kara, Lena, percepì un sorriso e sentì
il cuore stringersi. Era così innocente e bella… detestava nasconderle
qualcosa, ma…
“Va bene.” Replicò, conscia che la
ragazza avrebbe atteso una sua risposta.
“Torno subito.” Le assicurò, allora,
la donna e Lena poté quasi vederla mentre si lanciava dalla finestra verso il
cielo stellato.
Sospirò e tornò a guardare il test.
Nulla.
Quante volte avevano provato? Poteva
fingere di averlo dimenticato, ma lo sapeva: sedici volte. Sedici volte avevano
sperato, avevano aspettato trepidanti per poi vedere le loro speranze deluse.
Sedici volte che Lena si sottoponeva a cure speciali, presso centri
all’avanguardia, con dottori rinomati per fallire ogni volta.
Forse era impossibile, forse
avrebbero dovuto smettere di provare.
Eppure lei era testarda, non
accettava la sconfitta, non accettava che il suo corpo la tradisse e così
eccola là, a tentare, per la diciassettesima volta.
Guardò l’orologio e i minuti che
passavano. No, non era una sfida con la biologia, una sfida con l’universo. Non
era mai stato quello, lei desiderava, con tutto il cuore, dare a Kara quella
felicità, voleva completare la loro vita e lo voleva anche per se stessa. Oh,
ne aveva paura, tanta paura, ma al contempo sentiva che quell’ultimo tassello
avrebbe riempito la sua vita in un modo completamente nuovo.
“Sono tornata!” Affermò Kara. “Sei
ancora in bagno? Stai bene?” Chiese allora la ragazza, con voce improvvisamente
preoccupata.
“Sto bene, io…” Lena si bloccò i suoi
occhi erano scivolati di nuovo in basso, sul ripiano.
Il suo cuore rimase per un istante
fermo, come se si fosse dimenticato il suo compito, poi prese a battere furiosamente.
Lena guardò per un lungo istante le
due lineette affiancate e poi scoppiò a piangere.
Kara spalancò la porta con irruenza,
piombando nel bagno con gli occhi sgranati.
“Lena cosa…?” Vide cosa la donna
teneva tra le mani e i suoi occhi rispecchiarono subito il dolore che provava.
“No.” Lena la guardò scuotendo la
testa, le lacrime che non la smettevano di scendere lungo il suo viso, ma un
sorriso luminoso che si apriva sulle sue labbra. “No.” Disse di nuovo. “Questa
volta… questa volta ha funzionato!” Il volto di Kara cambiò, i suoi occhi si
sgranarono, brillando di gioia, mentre le labbra si allargavano in un sorriso
senza precedenti.
Fu tra le braccia di Lena in un
istante e la sollevò, attirandola con forza contro di sé, mentre le loro labbra
si cercavano baciandosi tra le lacrime di gioia.
“Quando… quando sei andata a… perché
non me lo hai detto?” Chiese Kara che aveva seduto Lena sul ripiano di marmo
del bagno e la fissava con sguardo adorante.
“Non volevo deluderti ancora…” Spiegò
lei.
“Tu non mi deluderai mai, dolce amore
mio.” Le rispose però Kara passando le mani sulle sue guance, cercando di
portare via le lacrime che le rigavano il volto. “Mai.” Mormorò sulle sue
labbra prima di baciarla delicatamente.
“Potrebbe essere un falso positivo…”
Le ricordò lei.
“Sì, lo so.” La rassicurò Kara,
guardandola con occhi dolci e innamorati.
“Dovremmo aspettare le analisi del
sangue.”
“Va bene.” Annuì la ragazza senza
smettere di sorriderle.
“Avremo un bambino…” Mormorò, allora,
Lena, la fronte appoggiata a quella della kryptoniana.
“Una bambina.” Corresse Kara.
“Una bambina.” Concesse lei, due DNA
femminili non avrebbero potuto generare altro che una figlia.
Si appoggiò a Kara che comprese il
suo desiderio e la attirò di nuovo tra le sue braccia tenendola al caldo e al
sicuro.
Lena si rese conto che era stata
sciocca a pensare che una figlia avrebbe completato la loro vita. Da quel
momento in avanti, loro avrebbero vissuto per completare la vita della
creaturina che stava crescendo dentro di lei e non l’inverso. Sorrise e baciò
Kara che sembrò intuire i suoi pensieri, come ormai succedeva spesso, e le
accarezzò di nuovo il viso, dolcemente.
“Sposterò il mondo se servirà a
renderla felice.” Affermò con un brillio deciso negli occhi.
“Lo so.” Le disse Lena accarezzando
le braccia forti della giovane donna in piedi davanti a lei: l’eroina che amava
che sapeva essere dolce e premurosa, ma anche forte e determinata, la sua metà,
la donna che la completava.
“Ti amo.” Mormorò Kara sulle sue
labbra, di nuovo seguendo il silenzioso corso dei suoi pensieri. “E sono tanto
felice.” Ammise per poi sorridere, timidamente questa volta.
“Sono felice anche io.” Asserì a sua
volta. “Vieni.” Aggiunse poi, ma prima che potesse scendere dal ripiano in
marmo Kara la sollevò tra le braccia uscendo dal bagno, i piedi che fluttuavano
a qualche centimetro dal pavimento.
“Stai volando?” Chiese Lena,
sorpresa.
“Ehm… ho un piccolo problema a
controllare la cosa in questo momento… sai… come per il nostro primo bacio…
ehm… credo di essere troppo felice.” Arrossì, tra gioia e imbarazzo per la
mancanza di controllo.
Lena rise.
“Sei una donna magnifica.” La
rassicurò.
Kara la depose sul letto e poi si
stese accanto a lei, riuscendo, finalmente, a riprendere il possesso del suo
potere. All’improvviso, però, si sollevò di scatto.
“Devo dirlo ad Alex!” Affermò decisa,
ma Lena le posò una mano sul braccio e lei la guardò interrogativa.
“Credo che dovremmo aspettare di
essere sicure e poi dovremmo aspettare che passi un po’ di tempo, sai per
evitare che…”
“Non lo dire.” La fermò lei, mentre
un brivido di terrore passava nei suoi occhi.
“Andrò tutto bene.” La rassicurò Lena
poi la attirò di nuovo contro di sé.
Rimasero in silenzio per un lungo
istante perse tra i pensieri.
“Credo che lo scoprirà comunque.”
Disse la giovane Luthor e Kara la guardò con
disapprovazione.
“So mantenere un segreto!” Il
sopracciglio di Lena scattò in alto e Kara fece una smorfia. “Andiamo, lo so
fare… è solo che Alex…”
“Capirà che è successo qualcosa non
appena poserà lo sguardo su di te.” Affermò decisa Lena e Kara sospirò.
“Io…”
“Non importa, è tua sorella e sa
essere discreta.”
“Lo capirà anche J’onn…”
“Immagino di sì.” Accordò Lena. “Ma
anche lui sa tenere per sé un segreto.”
“Il nostro segreto.” Kara sorrise,
mentre posava con affetto la mano sul ventre di Lena.
La giovane Luthor
si piegò in avanti cercando le labbra di Kara, attirandola in un abbraccio e
facendo scivolare le dita sotto la maglietta della ragazza, dopo pochi istante
sollevò l’indumento cercando di sfilarglielo, ma Kara si tirò indietro.
“No!” Affermò con aria decisa.
“No?” Chiese Lena mordendosi il
labbro e sorridendo nel vedere gli occhi di Kara fissare la sua bocca con
desiderio. Le si avvicinò per riprendere l’argomento interrotto, ma Kara scosse
la testa.
“Non possiamo! Potrebbe fare del male
alla bambina e…”
“Kara, questa mattina abbiamo fatto
l’amore, cosa cambia?” Kara sgranò gli occhi sconvolta e si portò la mani alle
labbra.
“Avremmo potuto…” Lena le allontanò
le mani dalla bocca e la baciò.
“Non possiamo farle del male. Te lo
assicuro.”
“Ma…”
“Vuoi che chiamo il medico? Posso
farlo adesso, sarà un po’ imbarazzante, ma…” Kara arrossì violentemente, vi
erano cose che, malgrado i due anni insieme, la facevano ancora reagire in quel
modo, era adorabile.
“No! Ti credo… io… solo che…” Lena la
bacio e sospirò.
“Va bene… se hai paura di farle male
vedrò di starmene buona, buona… fino a quando non ti sarai informata e sarai
più tranquilla.” Kara fece una faccia preoccupata.
“Sei sicura? Non ti fa arrabbiare
o…?”
“No, sei dolce e adorabile e io posso
aspettare. Domani chiederai informazioni a tua sorella, arrossendo come un
peperone, e lei ti rassicurerà.” Predisse e Kara arrossì in anticipo facendola
ridere. Lena la baciò e Kara si rilassò accanto a lei.
“Ti amo, lo sai, vero?”
“Lo so, tesoro, come so che tra un
paio di minuti ti ricorderai che hai lasciato la pizza in cucina e correrai a
mangiarla.” Vide gli occhi di Kara sgranarsi e rise di nuovo, mentre la ragazza
la baciava e poi scompariva dalla stanza.
“Ne vuoi?” Chiese dalla cucina. Lena
poteva immaginarla mentre scaldava la pizza con la vista calorifera.
“No, sto bene così.” Ed era vero.
Rimase immobile, stesa sul letto e posò le mani sul suo ventre: la loro
bambina, il loro futuro.
Lena sorrise.
***
Kara dormiva beatamente, teneva Lena
tra le braccia e sorrideva. Era sempre stata una persona ottimista, felice per
attitudine e capace di guardare il mondo con occhi gioiosi, ma da quando Lena
era entrata nella sua vita le aveva portato quell’equilibrio di cui
necessitava. Ora Kara e Supergirl convivevano in pace
dentro di lei e di certo chiunque la conoscesse poteva dire che era diventata
una donna decisa e forte, ma sempre capace di dolcezza e di profonda
compassione. Kara era cresciuta ed era appagata, sapere che presto sarebbe
diventata mamma l’aveva resa la donna più felice del mondo, tanto che addirittura
i giornali avevano notato una Supergirl
particolarmente sorridente.
Ora, persino nel sonno, continuava a
sorridere, ma all’improvviso la sua fronte si corrugò. Mosse la testa
sistemandola meglio contro la nuca di Lena, ma la grinza tra gli occhi tornò a
presentarsi un istante dopo. Fino a quando Kara non spalancò gli occhi.
“Oh Rao!”
Ululò facendo sobbalzare Lena.
“Kara, cosa…” La donna si voltò confusa
e un poco spaventata, gli occhi semi chiusi ancora pieni di sonno.
“Lena!! Lena!!” Riuscì solo a dire
lei mettendosi a sedere sul letto. La giovane Luthor
la guardò e fu rassicurata nel non vedere traccia di paura o preoccupazione sul
suo volto, ma solo una profonda eccitazione.
“Hai sognato i tuoi genitori?” Le
chiese, perché era già successo che si svegliasse estasiata dopo un sogno particolarmente
vivido di Krypton e desiderasse raccontarglielo in ogni dettaglio prima il
ricordo sfumasse.
“No!” Indicò il suo ventre con aria
euforica. “Sono due!” Affermò poi e Lena sbatté le palpebre sorpresa.
“Cosa…?” Chiese ancora confusa dal
sonno.
“Sento il battito! Il loro battito!”
Continuò lei, senza perdere un briciolo della sua esaltazione.
“Senti il suo battito?” Chiese Lena
sorridendo. Effettivamente erano nelle settimane in cui il cuore della bambina
si stava formando.
“Hanno iniziato a battere e… mi hanno
svegliata… io…”
“Kara, senti due battiti perché uno è
il mio e l’altro è quello della bambina.” Cercò di spiegarle Lena.
“No! Il tuo non mi sveglia, il tuo è
regolare, batte assieme al mio. Ma il loro… il loro batte veloce, veloce,
veloce.” I suoi occhi si riempirono di lacrime di commozione. “Sono due.”
Affermò e sorrise nel vedere la consapevolezza arrivare finalmente a Lena.
“Due?” Chiese ancora la ragazza e lei
annuì decisa.
“Due.” Confermò.
“Avevano detto che sarebbe potuto
succedere, ma… voglio dire, già una sarebbe stata un miracolo, due…”
“Due bambine!” Esclamò Kara. “Mia
mamma e Astra erano gemelle… immagino che sia un tratto della mia famiglia…”
Lena non la contraddisse, perché spiegarle che con l’inseminazione artificiale
le cose andavano differentemente? Kara lo sapeva. “Oh Rao,
dovremmo ripensare a tutti i nomi!” Lena accese la luce accanto a sé conscia
che Kara non avrebbe più dormito se non ne avessero parlato un poco.
“Non che avessimo già deciso…” Le
ricordò lei con aria divertita.
“Beh… tu hai una fissa per i nomi che
cominciano con la L, non so perché… comunque, hai ragione, non avevamo ancora
deciso, ma dovremmo pensarci in questa nuova ottica!” Affermò sicura. La guardò
e un sorriso ancora più ampio si aprì sulle sue labbra. “Non credevo fosse
possibile essere ancora più felici, ma ora…” Lena annuì, prendendole la mano e
accarezzandola dolcemente, mentre la guardava con occhi dolci. “L’amavo sopra
ogni cosa e ora so che amo entrambe sopra ogni cosa… com’è possibile? Non le ho
mai viste, mai prese in braccio, mai cullate, non le ho mai sentite piangere,
non le ho mai cambiate, ma le amo, le amo come se fossero…” Non riuscì a
trovare qualcosa che potesse reggere il paragone.
Lena la guardava in silenzio,
sorridendo.
“Tutto.” La aiutò, perché era ciò che
provava anche lei, e Kara annuì.
“Ma tu rimani il mio grande amore.”
La rassicurò e Lena scoppiò a ridere. “Ti amo.” Disse allora Kara sorridendo.
“Ti amo, mia dolce kryptoniana.” Mormorò allora Lena. “Ora vieni qua, domani
devo svegliarmi presto e io, a differenza tua, non mi ricarico sotto il sole
come una batteria.” Kara non si lasciò scalfire dalla sua presa in giro e le
sorrise stendendosi nel letto accanto a lei.
“Vorrei che le sentissi.” Mormorò,
gli occhi aperti, rivolti verso il soffitto, un ampio sorriso sulle labbra. Lena
sorrise nell’osservarla: stava ascoltando le loro bambine.
“Domani andremo dal medico e allora
le sentirò.”
“Sì.” Confermò Kara, annuendo decisa,
poi si sistemò su di un fianco e la guardò rapita. “Non sei mai stata più bella
di ora.” Affermò e Lena le sorrise.
“Davvero? Senza trucco, con gli occhi
che mi si chiudono dal sonno e i capelli in disordine?”
“Sì.” Assicurò Kara per poi
avvicinarsi e baciarla.
“Sei innamorata delle creaturine che
porto in grembo, ecco la verità.” Affermò con aria divertita Lena.
“Mmm…” Kara
corrugò la fronte. “Non credo, loro le amo, ma di te sono innamorata.”
“È la stessa cosa.”
“No.” Assicurò Kara. “Non è la stessa
cosa.” Le sorrise e poi la attirò nel suo abbraccio, posandole un dolce bacio
sulla fronte. Lena non obbiettò.
Pochi minuti dopo dormivano di nuovo,
una nelle braccia dell’altra, un sorriso felice sulle labbra.
Nel ventre di Lena due piccole vite
crescevano circondate dall’amore.
Note: L’avrete capito, la
storia è un seguito di “Essere il suo punto debole”.
Volevo dare una gioia a Lena, perché la maltrattano sempre troppo, quindi eccola qua: felice, amata e in attesa di ben due bambine! Kara è la solita cucciola innamorata, ovvio. J
Ispirazione permettendo, tenterò di regalarvi altri momenti dolci, teneri e magari complicati di quella che sta per diventare una famiglia affollata! ;-)
Fatemi sapere se l’idea vi ispira oppure no…