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Autore: JacobStark    06/04/2017    2 recensioni
ATTENZIONE, IL CAPITOLO 7 E' STATO RICARICATO A CAUSA DI UN PROBLEMA DEI SERVER
Davanti a lui c’era una ragazza dall’aria stranamente familiare, profondamente addormentata nonostante le urla di Akane. La dormiente era rossa di capelli, ben dotata, snella ma muscolosa e cosa più importante, o imbarazzante, Ranma sul momento non seppe dirlo, era completamente nuda.
Ma la cosa che riuscì a pietrificare il ragazzo fu un’altra. Perché il volto, il volto era quello di lui in forma di ragazza!
Genere: Commedia, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Akane Tendo, Nuovo personaggio, Ranma Saotome, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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E la polvere si posa


Ranma

Gli stretti corridoi del castello erano invasi dal fumo delle fiaccole, che soffocava ad accecava. Ringraziò che li avessero forniti di un passamontagna per filtrare il fumo, o avrebbero soffocato. Si fecero strada per i cunicoli, frantumando con pugni, spade e mazze tutti i guerrieri che gli si paravano davanti. Eliminarli con il Ki era semplicissimo, dato che un conto era rompersi una mano contro la terracotta, un alta era spazzarli via con la sola energia. Ranma era ancora più incredibile di lui. Riusciva addirittura emettere colpi quasi solidi, ed era un’autentica furia. Era davvero incredibile come quella ragazza scatenasse un potere a dir poco devastante. Anche le ragazze di Elsa non scherzavano. In particolare Cyiaran, che impugnava spada e coltello e frantumava chiunque fosse così stupido da mettersi sulla sua strada. Lui non aveva mai visto nulla di simile. 

Girarono per interi minuti nell’inutile ricerca di Akane, ma nulla.  Il castello era tanto incompleto quanto intricato. Ispezionarono numerose stanze, in gran parte poco più che vuote celle di mattoni di fango. Poco a poco, risalendo la struttura, le stanze diminuivano di numero, ma aumentano di lusso. Elsa sembrava seccata. “Ha davvero nascosto la principessa nella torre più alta? Ci dovremmo sorbire anche un drago?” Ranma sperò seriamente che stesse scherzando. Lui era bravo, ma un drago era un po’ troppo anche per lui. Presto le esplosioni che stavano facendo a pezzi il castello si intensificarono. “Dobbiamo sbrigarci, presto di questo castello non resteranno che un mucchio di rovine fumanti.” disse Elsa, seccata. 

Improvvisamente un paio di esplosioni arrivarono troppo vicini, facendo crollare parecchi muri. E lo videro. Quel cretino di Kuno, agghindato come un imbecille, almeno secondo Ranma. Indossava un’armatura giapponese completa, tranne il ridicolo elmo, tagliato per lasciar uscire il suo assurdo ciuffo di capelli. Tuttavia qualcosa fece rizzare i peli sui collo di Ranma. C’era qualcosa dietro a Kuno. Non era qualcosa di materiale, ma una presenza. Fece uno sforzo. E lo vide. Un essere con corna e zanne, che indossava un’armatura antica. Emanava una quantità di energia negativa inimmaginabile, era come un’onda di marea che travolgeva tutto ciò che era attorno a lui. Poi sentì una specie di rintocco. Una potente energia spazzò via quell’oscurità, facendolo respirare nuovamente. Elsa aveva in qualche modo depurato il Ki attorno a loro, con un’onda di energia pura. “E’ tutto tuo Saotome. Noi cerchiamo le ragazze rapite.” disse la ragazza, sparendo con le sue ragazze e sua sorella, che sembrava un po’ infastidita dal non andare a cercare Akane, ma venne trascinata dal gruppo. 

Kuno lo guardò, ma non sembrò riconoscerlo. Ranma per un secondo si chiese perché, poi si ricordò che gli Stark gli avevano prestato una delle loro corazze, in vista del fatto che probabilmente Kuno aveva una spada vera, e non il solito bastoncino. Tirò via il cappuccio nero, ed ebbe la soddisfazione di vedere Kuno furioso. Gli sembrò di vedere che anche l’essere misterioso, simile ad un Oni, infuriarsi. Kuno si avventò su di lui, brandendo la strana spada bipenne, tutta decorata, che sembrava emanare oscurità. Ranma schivò con agilità sovrumana, infondendo il Ki nel suo corpo, poi si rimise in guardia, pronto a combattere. 

Il primo fendente fu devastante. Un colpo così potente da tranciare in due un pezzo di soffitto, da cui venne giù… un tornado di biancheria intima femminile. -Ma perché finisco sempre sepolto dalla biancheria?- si chiese Ranma. Poi si rese conto di una cosa. Una cosa che lo fece incazzare come non mai. C’era una sola persona a cui potevano essere destinate quelle cose. Ed era Akane. Il successivo fendente sarebbe stato micidiale, ma Ranma, in un raptus di furia, spinse via la spada, e colpì, con un pugno a braccio teso. Non si preoccupò nemmeno, come era stato avvisato, di stare attento alla quantità di Ki infusa. Si limitò a scaricare, con tutta la sua rabbia, un colpo micidiale. Che in effetti spedì Kuno contro la parete, facendogli incrinare uno dei muri. Aristocrat-Kuno non rispose nemmeno. Si limitò ad attaccare ancora, combattendo come un automa. Peccato che fosse fin troppo bravo. Ranma dovette seriamente impegnarsi per evitare di essere fatto a fette. Colpì il suo avversario sfruttando un’apertura nella strategia suicida di Kuno. Un colpo di taglio che avrebbe steso chiunque, tranne il suo avversario. Tatewaki fece un mezzo giro, colpendolo con un calcio in pieno petto. L’impatto fu talmente forte ed inaspettato che fece volare Ranma dall’altra parte della stanza, svuotandogli del tutto i polmoni, facendolo annaspare in cerca d’aria. Sentì il sapore metallico del sangue in bocca. Un altro colpo del genere e sarebbe stato troppo stordito per evitate i fendenti di Kuno, si disse, saltando per evitare un colpo diretto alle sue gambe. E poi capì. Capì come usare il suo Ki. Concentrò l’energia, immaginando che sotto al suo piede si formasse una piccola piattaforma, fatta d’aria, ma abbastanza densa da appoggiasi. Si spinse, scattando e rimbalzando fuori dal raggio della spada di Kuno. Approfittò del breve momento di stupore dell’avversario per ricomporsi. Se poteva manipolare i Ki in quel modo, allora forse poteva sfruttare al meglio la cosa. Immaginò di nuovo quella coperta che lo aveva avvolto la prima volta che aveva risvegliato il Ki. Poi si concentrò, immaginando di indossare una corazza come quella che aveva indossato a casa di Artorias. Al tempo gli era sembrata pesante e scomoda, ma, se non avesse avuto tutto quel peso e tutte quelle giunture scomode, avrebbe apprezzato la protezione offerta. Artorias gli aveva spiegato che la corazza europea era fatta per proteggere dalle lame che, agitate in battaglia, rimbalzavano sul metallo. Difficilmente in battaglia qualcuno eseguiva un affondo, troppo tempo per eseguirlo, e troppo scomodo per colpire nella rissa. Lo faceva quasi ridere che tutta o quasi la tecnica di Kuno era composta da fendenti. Il colpo successivo quasi certamente lo avrebbe menomato, ma la protezione del braccio resse. Quasi non ci credeva nemmeno lui, ma il fendente dell’avversario era rimbalzato sull’invisibile armatura che avvolgeva. L’unica cosa che percepì fu un netto calo di energia, come se il colpo fosse stato bloccato più di una volta. Capì che poteva sostenere pochi colpi prima di che la corazza svanisse e lui si ritrovasse senza forze. Si rimise in guardia. Evitò l’ennesimo colpo, e passò all’offensiva. Afferrò la lama con le mani, fermandola con una presa che gli aveva mostrato, per assurdo, suo padre. Gli aveva spiegato che la loro scuola di arti marziali credeva fermamente nel concetto combattimento disarmati, e perciò doveva essere in grado di bloccare qualunque arma, da una spada a una freccia.  

Bloccò la lama, spostandola di lato e tirando una testata, altra cosa poco raffinata, ma aveva capito che non era il caso di fare il galantuomo in questo particolare caso. Questa stordì Kuno, facendolo vacillare per un secondo, abbastanza perché Ranma mettesse a segno la sua tecnica delle castagne. Ma ci si mise con intelligenza, cercando di colpire i punti deboli, le articolazioni, le parti molli e gli organi scoperti. Era immensamente più difficile che colpire a caso come al solito o anche solo che colpire un punto solo, ma Ranma sapeva che doveva mettere Kuno fuori uso il più presto possibile. Altrimenti sarebbe stato tutto inutile. Quando finalmente si fermò si accorse di quanto mantenere il Ki fosse faticoso. Aveva il fittone, e si sentiva come se avesse appena fatto un’allenamento intensivo di diverse ore, ma Kuno era a terra, e nonostante stringesse la spada in modo quasi compulsivo, era inerme. Sapeva di avergli spezzato i polsi, come di avergli causato almeno paio di traumi interni più o meno gravi. Sapeva di aver sbagliato. E si sentiva male all’idea di ciò che aveva fatto. Non era per questo che gli erano state insegnate le arti marziali. Ma aveva anche capito una cosa. Al confronto di perdere la persona che ami il tuo onore è solo merda. Mentre si ergeva sul nemico sconfitto, incapace di rialzarsi, si rendeva conto di quanto fosse stupido. Ma mancava ancora qualcosa. La spada perse a vibrare, e si alzò. Dal corpo di Kuno uscirono dei fili di fumo nero, che lentamente si radunarono intorno alla lama, componendo, a poco a poco, un’ombra sempre più simile a quella di un corpo. Nell’istante in cui il corpo il viso prese forma Ranma lo riconobbe. Era identico all’essere che aveva visto, per un istante, troneggiare su Kuno. Si rimise in guardia. Una voce cavernosa, simile ad un rasoio che graffiava la roccia, venne fuori prima dalla spada e poi dalla figura. “Complimenti guerriero. Hai sconfitto questo miserabile,  ed ora… Io ti ucciderò, ed il tuo corpo sarà mio.” Ranma non capì nemmeno cosa stava succedendo. Sapeva solo che doveva vincere. Ma l’attacco dell’avversario fu terribilmente potente. Il mostro gli diede una volgare manata, ed il colpo sbalzò il ragazzo con il codino contro un muro. Un colpo del genere Ranma lo aveva incassato migliaia di volte, ma mai da così stanco, e mai con una potenza così immane. “Non puoi sfuggire al demone Qin Shi Huang! Sarai mio. Ti lascerò in vita quel tanto che basta a vedere la sua famiglia e quei moscerini alle mie porte fatti a pezzi dal mio esercito. Ranma era stanco, esausto. Aveva il terrore di non riuscire a trovare Akane. Evitò l’ennesima spadata rotolando di lato, evitando di essere fatto a fette per pochi centimetri. Poi un’esplosione, il muro alle loro spalle che crollava, e tutta l’oscurità della stanza veniva spazzata via, risucchiata da un vortice d’aria fresca. La luce dell’alba si stagliava all’orizzonte, come se il sole non vedesse l’ora di epurare l’oscurità di cui era pregno il castello. Ed in mezzo alle macerie si ergeva Artorias, che ora impugnava una claymore simile a quello con cui si erano allenati, ma che riluceva in modo innaturale. Il ragazzo puntò la spada verso il demone, e disse una sola parola: “Purgat” la sussurrò, come se non fosse altro che un suggerimento, ma nella sua voce si avvertiva una volontà d’acciaio. E le tenebre venero definitivamente debellate. Ranma si sentì improvvisamente tornare le forze. “Valla a cercare, a lui penso io.” disse Artorias, alzando la guardia della spada e preparandosi al duello. 

 Ranma, nonostante conoscesse quel tipo da poco più di tre giorni, si fidò. Saltò verso il piano di sopra attraverso il soffitto crollato, vedendo con la coda dell’occhio Stark che caricava il demone, e che lo travolgeva. La voce raschiante dell’essere sibilò in cinese: “Wǒ huì shāle nǐ”*. Negli occhi di Artorias si accese una scintilla. “AD MORTEM!”** urlò, gettandosi contro l’avversario. Ma non importava. Sentiva di potersi fidare di lui al cento per cento. Ora ciò che doveva fare era trovare Akane. 

 

*ti ucciderò **a morte (non credo servisse tradurlo) 

 

Akane

Le esplosioni si intensificavano di minuto in minuto. Ogni secondo che passava le sembrava che si avvicinassero. Le guardie erano scomparse, ma la sensazione di pesantezza che la paralizzava invece non accennava nemmeno a diminuire. Poi aveva avvertito un’esplosione di energia che le ricordava qualcuno, e la sensazione era scomparsa. Nabiki, che fino a quel momento era rimasta immobile ed impassibile, aveva avuto uno brivido molto simile ad una scossa. “Nabiki?” accennò la ragazza, preoccupata. La sorella si era rimessa in equilibrio, me sembrava stordita. Akane, che sapeva di dover fare qualcosa per lei, le si avventò contro, sperando di immobilizzarla senza farle male. Senza quella pesantezza le fu facile sopraffare Nabiki, che, tra l’altro, non era poi così combattiva. Sembrava una sonnambula. Poi la mise a terra, facendola svenire con pochi e precisi colpi. In realtà non sapeva quanto le dispiacesse, con tutte le volte che Nabiki le aveva creato problemi e simili. Poi le osservò meglio il collo. Per un caso notò che, nella lotta, i capelli di Nabiki si erano spostati, lasciandole scoperta la nuca. Alla base del collo, all’altezza del cervelletto, c’era piantata una scheggia di coccio. Ci mise poco a fare due più due, e, senza pensarci, strappò la scheggia dal collo della sorella, che prima ebbe un sussulto, e poi rilassò i muscoli di botto, come se ora fosse effettivamente svenuta, mentre prima sembrava un manichino caduto a terra. Akane la scosse, ma lei sembrava beatamente addormentata. Akane si sentì leggermente sollevata. Sembrava che sua sorella stesse meglio. Bene, ora doveva solo trovare l’uscita. Provò a colpire la porta con un calcio, ma si rese conto di essere intrappolata nei suoi fin troppo vaporosi vestiti. Li stracciò dove le dava fastidio. Non le piaceva che Kuno le mettesse addosso quel suo sguardo da viscido pervertito, ma doveva avere le gambe libere per dargliele, e quello era l’unico modo. Poi colpì la copra con un calcio, ma non servì a nulla. Qualcosa fermava i suoi colpi prima che riuscissero ad impattare contro spessa porta di legno, un retaggio tutt’altro che giapponese. La ragazza provò e riprovò, ma senza successo. Stava cominciando a pensare di staccare qualche pezzo di letto e usarlo come se fosse un’arma, quando udì qualcuno che gridava il suo nome. “AKANEEEE! AKANE DOVE SEIIIII!” la voce era inconfondibile. “RANMA! SONO QUIIIII!” urlò di rimando, sperando che la sentisse. “AKANE, SEI TU?” continuarono così per un po’, finché il suo ragazzo non la trovò. “Akane, sei li dietro?” gli chiese, attraverso la porta. “Si, ma non riesco a buttare giù la porta.” “Cos’è, t’è sparita la forza maschiaccio?” Akane sentì la rabbia aumentare. Ma che faceva, sfotteva? “Ranma, ringrazia che la porta è completamente bloccata, altrimenti io ti, ti…” “Aspetta, bloccata come?” “Non lo so, non riesco nemmeno a toccarla.” “Togliti da davanti la porta e riparati dietro a qualcosa di pesante. C’è anche Nabiki li?” “Si.” “Mettila al riparo.” poi un attimo di silenzio. Un improvvisa onda di energia. Le ricordava qualcosa. Poi un grido: “Sankon-Tessou” e la porta venne fatta a fette, tagliata in tre parti. “Akane!” la ragazza, nel vederlo, sentì mancarsi il battito. Gli si buttò al collo, piazzandogli un bacio sulle labbra. Peccato che tutto si aspettasse tranne che il risveglio di Nabiki. “Mhhh… Dove sono? Perché sono sdraiata per terra? E che ci fate voi due avvinghiati così? Non mi dire che…” Ad Akane venne una gran voglia di darle una botta in testa per farla dimenticare tutto, ma non poteva farlo. “Nabiki, Kuno ti ha rapita, ti ha controllato la mente e costretta a fare chissà cosa. Io mi preoccuperei di altro che degli affari miei e di Akane.” disse Ranma, che la strinse a se, facendo salire un brivido di piacere su per la schiena di Akane. “C-cosa? Dove diavolo siamo?”. Una volta tanto era Nabiki a non avere parole. “Allora, andiamo?” chiese lui, tranquillo, aiutando anche Nabiki ad alzarsi. “E’ meglio se ci sbrighiamo, sento le esplosioni avvicinarsi.” disse Akane. “Si, è meglio. Credo che Gough si stia divertendo un po’ troppo” “Chi?” “Lascia stare Akane, scappiamo” Disse, caricandosi le sorelle in spalla e correndo a più non posso. Akane sentiva distintamente la mano di Ranma appoggiata sul suo sedere, ma decise di ignorarla. Avrebbe picchiato dopo quello stupido. Alla fine trovarono un buco nel muro, e Ranma si buttò giù, in quello che sarebbe sembrato un salto suicida. Ma Akane non si preoccupò. Per qualche motivo sapeva di potersi fidare. Poi vide uno spettacolo assurdo. C’era un campo di battaglia disseminato di detriti, con un piccolo esercito di gente in armatura che finiva di maciullare soldati di coccio, armati di mazze e scudi. Portavano simboli e vessilli simili a quelli dei fratelli Stark. Sul campo c’erano anche Alberto e Ryoga, anche loro impegnati con le ultime pulizie. In particolare Ryoga continuava a prendersela con uno particolarmente grosso, facendolo esplodere a più riprese. Chissà come mai. Atterrarono senza scossoni, in modo quasi innaturale. E, la prima cosa che fece Akane, davanti a tutti, fu baciare Ranma. Era da troppo che non riceveva quel contatto, e poi erano stati interrotti da Nabiki, e le cose a metà non gli piacevano. E fu uno dei baci migliori. Intenso, dolce, un bacio dato per ringraziare e dimostrare a tutti quanto lei e Ranma fossero innamorati. E lui ricambiò. Eccome se ricambiò. Akane sentì dei singhiozzi sconsolati. Si guardò attorno e vide un Ryoga in lacrime. Chissà perché era così sconsolato. Poi l’ennesima esplosione frantumò l’ennesima parete, facendo uscire un gruppo di ragazze in nero, tra cui riconobbe subito capelli fiammeggianti di Ran-chan, che le si buttò addosso, abbracciando anche Nabiki. In fondo si vedeva era contenta di sapere anche quella profittatrice pettegola. Poi Ran-chan li guardò, e, vedendoli abbracciati, chiese “Ragazzi, tutto bene? Così vi vedranno tutti!” Ranma le rivolse un ghigno divertito. “Chi? Kuno è K.O.,  a Ryoga l’ho detto e i nostri genitori sono al campo base. Quindi nessun problema.” Indicò verso l’alto, dove Artorias, con una mano trascinava Kuno, mentre nell’altra aveva una spada, quella di Kuno. Lasciò Kuno, e poi estrasse la sua spada da dietro la schiena. La lama, che riluceva fulgida nella luce dell’alba, calò sulla spada di Kuno, frantumandola. Akane percepì come un rintocco, ma non sentì nulla. Di fatto tutti i soldati si spensero, tornando ad essere immobili statue di terracotta.  I misteriosi cavalieri continuarono però nella loro opera di distruzione, frantumando ogni singolo soldatino di coccio. Anche Akane si prese il piacere di frantumare un paio di loro. Aveva un gran bisogno di sfogarsi. Poi si accorse di quanto era stanca, e quasi crollò a terra. La sostenne il suo fidanzato, che però sembrava anche più a pezzi di lei.  Poi Elsa, insieme a molte ragazze, vestite di nero, li condusse al campo. Era un posto particolare, pieno di grandi tende bianche e argento. Era quasi vuoto, fatta eccezione per una manciata di guardie. Quasi tutti si inchinarono ad Elsa, mentre, poco dopo, si misero a scherzare e congratularsi con tutte le altre ragazze. Ed Akane provò un po’ di pena per lei. Capiva perché la ragazza dagli occhi di ghiaccio, quando erano diventate amiche, era così felice. Lì era una principessa, e, a quanto aveva capito Akane, anche un comandante militare. Era un capo, e come tale era rispettata, amata e anche un po’ temuta. Non aveva mai avuto vere amiche. Ma in quel momento era troppo contenta di essere salva e di essere con Ranma per pensare a quelle cose, quindi si limitò ad abbracciare suo padre e a fare quelle che le veniva ordinato. Ovvero salì sull’elicottero e li si addormentò, inconsciamente appoggiata a Ranma.

Fece sogni dolcissimi, e si svegliò nel suo letto, con Ran-chan accanto. Un po’ le dispiacque, avrebbe gradito anche dormire con la controparte maschile dell’amica, ma l’idea che i loro genitori scoprissero qualcosa la spaventava ancora. Poi un grido disumano le raggiunse dal piano di sotto. Sembrava quello del signor Genma. Poi un’altro urlo, quello di Ranma, che si susseguì ad una serie di commenti poco garbati sulla scortesia del padre, ma Akane non ci fece caso. Ormai si era abituata ai modi di fare di quella strana famiglia, e poi aveva ancora sonno. Si accoccolò meglio si riaddormentò. Quando si svegliò accanto a lui c’era un biglietto. Sopra c’era una faccina sorridente e un massaggio dalla sua amica. - Sono andata a fare un’altro controllo da dottor Tofu. Ciao!- Akane si vestì e scese nel salotto, dove però l’atmosfera non era affatto leggera. La colazione era in tavola, ma il signor Sotome masticava in modo compulsivo foglie di bamboo, e non era nemmeno diventato un panda. “Tutto bene?” chiese lei, incuriosita ed un po’ spaventata. “Sta per succedere una catastrofe!” disse il signor Saotome, terrorizzato e a bocca piena. “Una tragedia, un’apocalisse, un…” Non finì mai la frase, perché il figlio gli tirò uno dei suo migliori pugni in testa. “MA STA’ ZITTO VECCHIO SCEMO! Sto per incontrare mia madre dopo che non la vedo da anni, tanto che faccio fatica a ricordarmi persino il suo volto! E SE TU NON AVESSI FATTO UNA PROMESSA CRETINA NON SAREMMO IN QUESTA SITUAZIONE!” Disse il codinato, continuando a colpire il padre. “Ma che diavolo…?” chiese Akane, ma nessuno dei due Saotome la stava ascoltando. “Sta per arrivare la signora Saotome” disse suo padre Soun. “E quel furbo del mio amico Genma non aveva nulla di meglio da fare che prometterle solennemente di trasformare Ranma nel “Più forte e virile degli uomini”. Pena il seppuku suo e di Ranma stesso.” Akane prima guardò il padre, poi Ranma, e poi nuovamente Soun. “Per quanto sia uno stupido, di sicuro è forte. Non sono sicura di questa presunta virilità, ma almeno d’aspetto direi che è a posto. Forse se sta zitto avranno una speranza.” disse, con aria critica. La faceva male dire quelle cose, sopratutto dopo quello che aveva fatto Ranma solo il giorno prima per lei, ma lo sguardo di lui le confermò che aveva fatto bene. Le fece anche il loro cenno, indicando, di nascosto, il tetto. Poi continuò a demolire il padre. Tutto questo nell’arco di meno di un secondo, mentre suo padre riprendeva a parlare. “Il fatto è che se sua madre sapesse cosa è successo, la trasformazione in ragazza, tutti i problemi che ci sono, l’improvviso sdoppiamento del figlio eccetera, potrebbe decidere che non è molto virile, e stenderli. Ed ora Genma è terrorizzato.” Disse suo padre, serio serio. “ED ORA SE NON LA SMETTE DI FARE STRONZATE IO LO AMMAZZO!” Urlò Ranma, continuando a pestare il padre, che per qualche motivo non reagiva. Che improvvisamente fosse diventato responsabile? Poi si rese conto che era svenuto sul posto. Che idiota. Però le sarebbe piaciuto conoscere la madre di Ranma. In fondo lui non gli era mai sembrato troppo simile al padre, e magari avrebbe capito da chi aveva preso. Poi fece colazione ed tornò di sopra con una scusa. Salì senza difficoltà sul tetto. Allenarsi con Ran-chan le faceva davvero bene, non era mai stata così in forma. Ed era anche dimagrita, i vestiti cominciavano a starle talmente larghi che era stata costretta a chiede a Kasumi ago e filo prima, e aiuto poi per sistemare i guai combinati. Sul tetto ci trovò Ranma, che le sembrava fin troppo pensoso. “Sei preoccupato?” “Si. Voglio incontrare mia madre, più di ogni altra cosa. Ma… sono preoccupato. Preoccupato per me, per mia sorella, forse anche per mio padre. Ma sopratutto mi preoccupa una cosa. Un conto è far credere a Ran-chan che lei è mia sorella che soffre di amnesia, un’altro è convincere mia madre che non ricorda di aver partorito due gemelli e non un solo bambino. Per di più una bambina dai capelli rossi, una roba che non si vede mai in Giappone.” “Scusa, ma di a tua madre la verità. Io non so molto di madri, ma ho sentito che non esiste una madre al mondo che non sarebbe felice di avere una figlia.” Disse Akane, cercando di essere di supporto, almeno moralmente. “Non sai quanto mi piacerebbe, ma secondo mio padre equivarrebbe al suicidio. E diciamo che, se già ci tengo normalmente alla mia, ora devo pensare anche a sopravvivere per qualcun’altra.” nel dire questo il codinato girò lo sguardo verso di lei. “E chi sarebbe questo qualcuno?” chiese Akane, tentando di sembrare offesa come una volta ma riuscendo solo ad essere maliziosa “Oh, ma tu lo sai molto bene Akane…” disse, afferrandola per una braccio e tirandola verso di sé, facendo in modo che i loro due corpi si incastrassero alla perfezione. “Mmmm, ma sei diventata ancora più bella negli ultimi tempi?” questo uno schiaffone lo meritava. “Sono sempre stata bella!” disse Akane, indignata ma non abbastanza da staccarsi da lui. “Si, ma adesso non posso più nemmeno fare battute. Faccio sempre più fatica a chiamarti maschiaccio on pubblico, lo sai?” disse lui, avvinghiandosi ad Akane, e dandole un bacio appassionato. Akane stessa ricambiò con entusiasmo, eccitata. Ultimamente il suo desiderio, così come quello di Ranma, era notevolmente aumentato. Di notte si era ritrovata a sperare che Ranma gli si infilasse nel letto, e non solo per dormire abbracciati. Si sarebbe volentieri punita per la sua perversione, ma sapeva che era inutile. L’amore fa cambiare, una volta l’aveva letto da qualche parte. E poi tutto sommato non gli dispiaceva aver scoperto questo lato della sua personalità. Insomma, non era mia stata così felice in vita sua. Se solo quel sogno si fosse potuto prolungare per sempre, si disse, sbaciucchiandosi ancora con il suo ragazzo. 


 

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Sono Tornato! 
Un filino in ritardo, vero? Comunque spero che il capitolo vi piaccia, che il cambattimanto con Kuno iv soddisfi e che sia valsa la pena aspettare, lasciatemi una recensioncina per dirvi che ve ne pare e noi ci risentiamo al più presto. Vostro
Jacob Stark da Grande Inverno

  
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