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Autore: Elykei    06/04/2017    1 recensioni
Questa è la storia di Margherita.
Margherita ha 18 anni, un fratello minore rompiscatole, una mamma un po' particolare e un pappagallo di nome Pietro.
Come ogni diciottenne Marghe si presta ad affrontare gli esami di maturità e accanto a lei c'è una classe di 17 individui considerati da tutti scalmanati ed immaturi.
L'intera terza D però si ritroverà obbligata a dover crescere tutta d'un colpo, perché la società ti dice che a 17 anni non sei abbastanza maturo da poter compiere scelte da solo, ma appena ne fai 18 devi decidere del tuo intero futuro.
Questo è il racconto delle vicissitudini di una ragazza come tante altre che insieme a compagni di classe ed amici affronta la vita, quella vita segnata da piccole difficoltà che sembrano montagne e grandi gioie che a volte non bastano.
Ma infondo vivere vuol dire questo: affrontare alti e bassi e andare avanti perché come diceva Jovanotti la vertigine può anche essere semplice voglia di volare.
Questa è la mia prima storia, spero che vi piaccia.
Il rating è arancione più per scurezza che per altro.
P.s. naturalmente qualsiasi commento sarà sempre ben accetto!
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, FemSlash
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Scolastico
Capitoli:
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18. Gin tonic e Casquè.

 

- Domani vado ad una rimpatriata -.

Lo invitai a continuare.

- Devi venire con me -.

Scossi il capo – Mi passi a prendere tu? -.

 

 

 

La mattina della Vigilia di Natale, come ogni anno, mi sveglia con il profumo delle cartellate fatte in casa.

Nonna era arrivata a casa di prima mattina per aiutare con i dolcetti, mentre nonno era di sicuro con zio Alberto per prendere le sedie in più, quelle che avevamo in casa non bastavano per tutti i commensali della serata.

Quel giorno comunque avevo intenzione di essere pigra.

Avrei passato la giornata in pigiama, almeno finché cambiarmi non fosse diventato necessario, cullandomi tra il calore del piumone e il ronzio della televisione, d’altronde non avevo motivo per fare altrimenti!

Dopo quasi un’ora di puro ozio mi arrivò un messaggio.

Un nuovo messaggio da Gennaro 10:13:

Ci vediamo da me stasera? Così andiamo insieme.

Guardai stranita il cellulare, quella sera avevo la cena in famiglia e poi la rimpatriata con Raffaele e Diego, che c’entrava Genna?

Poi l’illuminazione: era la Vigilia di Natale!

Come avevo fatto a dimenticare la tradizionale serata di giochi con la classe? Ogni anno a mezzanotte e mezza ci riunivamo a casa di Ludovico per passare del tempo insieme, e quell’anno non sarebbe stata un’eccezione se non per il fatto che io non sarei stata presente.

Messaggio inviato a Gennaro 10:15:

No Genna scusa, ho dimenticato di dirtelo... ma stasera non ci sono.

Un nuovo messaggio da Gennaro 10:15:

Perché? È per Delia?

Mi stropicciai gli occhi, era logico che Gennaro pensasse allo screzio con la mia amica, quale altra ragione poteva esserci sennò?

Stavo per scrivergli che la cosa non aveva nulla a che fare con Delia e che in realtà avevo altri impegni, ma lui poi mi avrebbe domandato quali fossero e io avrei dovuto dirgli di Raffaele e quindi di Diego, e di conseguenza quella sera, se qualcuno avesse chiesto il perché della mia assenza, lui glielo avrebbe riferito. La voce poteva poi arrivare ad Annamaria ed infine lei mi avrebbe chiesto come mai io ero presente a quella rimpatriata e lei no.

Rischiavo di scatenare un putiferio.

Se invece avessi detto tutta la verità a Gennaro, l’avrei messo in mezzo ad una faccenda che poteva, alla lunga, rivelarsi scomoda e avrei inoltre finito per creare altra tensione tra me e Delia, nel caso in cui lei l’avesse scoperto.

Delia era una delle persone più intransigenti che io conoscessi quando si parlava di fedeltà, non avrebbe mai gradito una storia del genere, anche se non c’era nessun tradimento concreto, e di certo non avrebbe apprezzato la mia parte nel tenere il tutto segreto.

Mi coprii il viso col cuscino per smorzare il troppo rumoroso verso di disappunto che stava mi fuoriuscendo dai polmoni. Perché doveva essere tutto così complicato?

In quel momento ero lo stereotipo incarnato di una adolescente depressa e me ne rendevo conto.

Ogni difficoltà mi pareva una tragedia, ed una parte di me pensava che ero io quella che vedeva tutto in maniera spropositata rispetto alla realtà, ma un’altra parte invece continuava a ripetermi he se non avessi gestito la cosa per bene sarebbe scoppiato un macello, e davvero non potevo permettermi altri contrasti in quel momento. La mia lista delle amicizie si stava già accorciando di troppo.

Un nuovo messaggio da Gennaro 10:34:

Ci sei?

Messaggio inviato a Gennaro 10:34:

Si scusa, aiutavo mio fratello con una cosa.

Comunque non è per Delia, è che non mi va stasera.

Un nuovo messaggio da Gennaro 10:35:

Tutto bene?

Messaggio inviato a Gennaro 10:36

Sì tranquillo.

Avrei dovuto evitare di comparire in foto durante la rimpatriata, o rischiavo di smascherare la mia bugia.

Gennaro non rispose per qualche minuto, poverino sicuramente lo stavo facendo preoccupare, che stress!

 

Messaggio inviato a Gennaro 10:42:

Genna davvero non è nulla, è che sono in famiglia e come sai non succede spesso di vederci tutti assieme, perciò voglio godermi la serata con i miei parenti.

Messaggio inviato a Gennaro 10:42:

E poi il fatto che io non sia sempre tra i piedi può aiutarvi con Ludovico. Lui crede ancora che tu e Delia siate una coppia no? Il fatto che ci andiate insieme solo voi due sarà un’ulteriore prova.

Un nuovo messaggio da Gennaro 10:42:

Non fare la sciocca, se lo fai per dare credito a quella cazzata mi arrabbio. Dai vieni con noi, ci divertiamo, promesso!

Un nuovo messaggio da Gennaro 10:43:

Ti giuro anche che terrò sotto controllo Dede, farò in modo che non vi scontriate.

Sapevo cosa scrivere per convincerlo a mollare la presa, ma sapevo anche che a quel punto veramente si sarebbe preoccupato.

A volte mi capitava di avere dei giorni no, nei quali ogni contatto sociale era troppo per le mie energie ed in quei giorni mi bastava dirlo e Gennaro mi capiva.

Sapeva che in quei momenti insistere era inutile se non deleterio, Delia aveva provato un paio di volte a trascinarmi fuori comunque, io però avevo finito con il passare quelle sere scura in volto, senza riuscire veramente a divertirmi.

Gennaro se ne era sempre reso conto e così aveva iniziato a convincere la mia amica che non era il caso di obbligarmi a fare qualcosa controvoglia.

Lui sapeva quando era il momento di lasciarmi in pace.

C’era però un lato negativo di questa sua consapevolezza. Gennaro infatti non diceva nulla apertamente, ma ogni volta che il periodo no passava e tornavo alla vita sociale lui appariva sollevato, quando ero giù di morale si preoccupava, e la colpa era da imputare a me.

Una volta gli avevo fatto una confessione.

In un caldo pomeriggio di primavera, sette mesi prima, Gennaro era venuto a trovarmi e mi aveva trovata raggomitolata tra le coperte, le tapparelle abbassate e la stanza buia. Avevo sonno, gli dissi.

Lui però non mi credette, non fece nulla per insistere e di certo non mi diede della bugiarda, ma lo percepii dal suo viso, era triste come il mio, la differenza però era che io non avevo ragione per esserlo, lui invece un motivo ce lo aveva, aveva me.

Ricordai che quel giorno avrei potuto fare qualsiasi cosa per cancellare quello stato d’animo dal volto del mio amico, avevo già la mia tristezza con la quale convivere e non avevo le forze per confrontarmi con l’idea che anche la sua dipendeva da me.

Così, quel giovedì di maggio presi una decisione: avrei detto la verità a Gennaro.

Guardai il mio amico e mi feci coraggio.

- Ge ascoltami, non devi stare così per me –.

- Così come? – mi chiese lui.

- Lo sai come -.

Tacque per qualche minuto poi si scusò. – Non devi sentirti responsabile, mi spiace che tu sia triste sì, ma la colpa non è tua. Sono io che decido di stare così, perché sei mia amica, e non vorrei mai doverti vedere scontenta -.

- Ma io non sono scontenta, non ho alcuna ragione razionale per esserlo -.

- E cos’è allora? Cos’è che provi? E soprattutto che posso fare per farlo passare? -.

Mi coprii fino al mento, pur restando seduta.

- Nulla Ge, la verità e che nemmeno io so perché ogni tanto sto così, per questo non posso darti una soluzione. Non devi addossarti l’incarico di curarmi da questa malinconia, perché se non c’è un problema, non c’è una soluzione e l’unica cosa che posso fare io è aspettare che passi, perché passa. Non so mai quando, ma so che ogni volta dopo qualche tempo passa -.

- Allora spetterò con te che passi -.

- Non ti conviene, non so nemmeno quanto durerà sta volta -.

- Sopravvivrò e dirò a Delia di non insistere per la festa al Fiji di stasera -.

- Oh cavolo la serata! L’avevo dimenticata… -.

- Tranquilla, ci parlo io con lei -.

- No Genna, non puoi dirle ste cose, penserà che sono pazza -.

- Perché mai dovrebbe farlo, scusa? -.

- Non so, forse perché una persona sana di mente non ha momenti di sconforto senza ragione! -.

- Tutti hanno delle giornate no -.

- Non come me -.

- Fammi finire il discorso per favore, Margherita -.

Mi zittii.

- Come dicevo, a volta capita a tutti, non sarà come lo è per te, perché le emozioni sono cose personali e il privato di un uomo è raramente uguale a quello di un altro, però infondo siamo tutti esseri umani. E poi Delia è una delle tue migliori amiche, non ti giudicherebbe, al massimo ti chiederebbe cosa fare per essere utile, ti vuole bene, lo sai -.

- Lo so -.

- Questo è quello che conta. Ora che vuoi fare? Preferisci che io vada via o che resti? -.

- Magari puoi restare qui per un po’, se ti va… -.

Gennaro rimase con me per un paio d’ore, poi se ne andò.

Da quel giorno non mi fece più pressioni o domande, però sapevo che si preoccupava.

Non aveva paura di gesti inconsulti, semplicemente si preoccupava perché era mio amico, e il vedermi triste lo rendeva triste.

Volevo davvero sfruttare una cosa simile?

A quale ipocrisia andavo incontro così facendo?

Non mi era mai capitato di utilizzare i periodi no per sviare i miei amici, e mi sentivo in colpa anche solo a pensare di farlo.

No. Non l’avrei fatto. Non potevo. Meglio la verità e una litigata che quello.

Messaggio inviato a Gennaro 10:59:

Okay ti dirò la verità. Devo fare un favore ad un amico, per questo non posso venire, ma non posso dirti molto di più perché rischio di rivelare cose che non mi riguardano in prima persona e non mi va di spiattellare un segreto che non è mio.

Un nuovo messaggio da Gennaro 11:00:

Va bene, devo dire agli altri che sei rimasta a casa?

Messaggio inviato a Gennaro 11:00:

Se lo facessi, mi sarebbe utile, grazie!

Un nuovo messaggio da Gennaro 11:00:

No problem. Ci vediamo nei prossimi giorni.

Gennaro, il mio salvatore!

La cena arrivò e passò e così alle dodici e venti ero già in macchina di Raffaele, vestita con un jeans strappato nero ed un maglione fin troppo natalizio, con mia grande sorpresa anche Raffaele aveva un tocco di rosso nella camicia, non lo immaginavo come uno che seguiva le tradizioni.

- Allora dov’è questo posto? -. Chiesi io, per rompere il silenzio.

- Dobbiamo andare in una villa a Polignano, l’hanno affittata perché è una rimpatriata di tutto l’ultimo anno delle medie, prima però passiamo a prendere Diego, è di strada -.

- Impressionante il modo in cui avete mantenuto i rapporti, io frequento ancora qualcuno che ho conosciuto alle medie, ma non saranno più di quattro o cinque. Voi fare addirittura delle rimpatriate con tutte le classi! -.

- Facevamo spesso progetti inter classe perciò siamo sempre stati tutti piuttosto uniti, diversamente da ora -.

- Beh se questa serata non la consideri un segno di affiatamento non so che dirti -.

- No, intendevo rispetto alle classi del nostro Liceo, a mala pena ti avevo vista in giro prima di iniziare a darti ripetizioni -.

- Ah okay, questo è vero -.

Raffaele era concentrato sulla guida ed io non sapevo quanto tempo ci sarebbe voluto prima di arrivare da Diego così continuai la conversazione.

- Con la classe nella quale sei ora invece come vanno le cose? -.

- Sono persone a modo, ma non penso che tra cinque anni ci ritroveremo tutti assieme davanti ad una birra -.

Sorrisi – Neanche con Diego? -.

- Soprattutto con Diego, è un tizio piuttosto impegnativo sai, la cosa stanca -.

Risi al suo ovvio tono burlesco, evidentemente non tutte le sue attuali amicizie erano passeggere.

Raffaele mi buttò uno sguardo - Tu che mi dici? -.

- Mah, onestamente la nostra classe è estremamente unita, infatti mi sto saltando una bellissima festa per farti sto favore -.

- Potevi non accettare e vederti coi tuoi compagni -.

- Sì così poi mi avresti tenuto il muso per il resto delle lezioni -.

- Che ti frega, mica siamo amici -.

- Anche questo è vero, forse faresti meglio a riportarmi a casa, anzi perché non mi accompagni da Ludovico? -.

- Mi spiace, ormai è troppo tardi, la nave è salpata -.

Lo fissai con un sopracciglio inarcato - Metafore marittime? Sul serio? -.

- È stata una caduta di stile eh? -.

- Decisamente, eri partito bene con tutta la storia del ‘’ non siamo amici, io sono figo, bla bla ‘’ ma ti sei perso alla fine -.

- La prossima volta farò di meglio -.

- Prossima volta? Quante rimpatriate avete in programma? -.

- Perché? Vuoi essere presente a tutte? -.

- Perché? Vuoi invitarmi a tutte? -.

Raffaele fece un sorriso, in un modo quasi arrogante - Nah, non siamo amici -.

Risi, lo stronzo mi aveva fregata!

L’auto accostò e Diego si sedette dietro di noi – Non è che ti vuoi sedere al mio posto? -. Domandai mentre ancora ridevo.

- No tranquilla, comunque a cosa devo tutta questa ilarità? -.

- Niente, è che non siamo amici -. Dissi io.

- E questa è una cosa positiva perché…? -.

- Margherita è una persona troppo impegnativa -.

Sghignazzai di nuovo, Diego però continuò a non capire. - Vabbè lasciamo perdere, piuttosto, Raffa ti ha spiegato la situazione? -.

- Devo fare il terzo incomodo tra te e Lisa, sì -.

- Oh perfetto, grazie! -.

- Una cosa non capisco, se sai che devi starle lontano perché non riesci a frenarti da solo? -.

- Perché lei è una dea scesa in terra e io sono decisamente troppo debole -.

- La cosa non è affatto rassicurante -.

- Ignoralo, la realtà è che lui è deficiente e lei sa che punti toccare per manipolarlo -.

- Qualcosa mi dice che non voglio sapere quali punti sa toccare -.

Risero – Nulla di vietato ai minori ti assicuro, è solo che… sa come prendermi -.

- E Annamaria invece? -.

- Con lei è diverso -.

- Diverso come? -.

- Non saprei, con lei è più razionale come cosa, mi piace il suo carattere, mi piace il suo senso dell’umorismo, Lisa però ha un non so che, che mi fa perdere la testa -.

- Ti attrae maggiormente a livello fisico forse? -.

- Macché, Annamaria è una ragazza stupenda, non avrei mai nulla da ridire su di lei -.

- Quindi ti piace la sua personalità, ti piace il suo corpo, eppure non pensi che tutto ciò ti basti per resistere ad un’altra ragazza? -.

- Non è ancora detto, lo vedremo tra poco -. Si intromise Raffaele.

Parcheggiammo nello spazio riservato della villa, dovevano averla pagata cara quella rimpatriata!

Diego uscì per primo e io stavo per seguirlo pronta a fargli un discorsetto quando Raffaele mi posò una mano sulla spalla – Non farlo -.

- Fare cosa? -.

- Minacce insulse su quanto lo picchierai se farà qual cosa per ferire Annamaria -.

Mi scostai dal suo tocco, ero infastidita.

- Lei è una mi amica, ho il diritto di proteggerla -.

- Questo non lo nego, ma vuoi davvero che resti lontano da Lisa solo per paura di ciò che tu possa vedere? Non sarebbe meglio metterlo alla prova e intervenire solo se necessario? In questo modo in futuro potresti lasciarlo stare con la tua amica senza rimpianti o preoccupazioni -.

- Non voglio essere testimone omertoso di un altro tradimento -.

- Un altro? -. Inquisì lui.

- Lascia stare, facciamo un patto piuttosto -.

- A che pensi? -.

- Io faccio come dici tu, ma se lui fa qualche cagata sarai il primo a fare in modo che lasci in pace la mia amica -.

Espirò soppesando la mia proposta – A una condizione -.

- Quale? -.

- L’accordo vale solo se ci sarà qualcosa di fisicamente incriminante tra i due, non lo condannerò per una intenzione -.

- Va bene -. Accettai io, era meglio di niente.

Diego bussò al finestrino di Raffaele, incitandoci ad uscire, lo facemmo.

La villa era su due livelli anche se noi avevamo acceso solo al primo, l’ingresso era maestoso con una scalinata bianca e delle colonne ad incorniciare il grande portone in legno.

Che razza di scuola media avevano frequentato queste persone? Mi chiesi.

La gente che conoscevo io non poteva permettersi di affittare un luogo del genere per una semplice serata di giochi Natalizi, guardai i vari ragazzi presenti e mi sentii un tantino fuori posto.

Tutti si erano agghindati per la festa mentre io indossavo un maglione con una renna. Forse non era stata una scelta eccezionale.

A consolarmi c’era Raffaele, lui aveva un jeans ed una camicia a scacchi rossa e nera. Non ero totalmente sola in quel mare di persone ben vestite e cibo dall’aspetto costoso.

Perché mai poi avere del cibo ad una festa post cenone di Natale? Non erano già tutti pieni dall’abbuffata in famiglia? Con che razza di persone mi stavo invischiando?

Non ci si poteva fidare di chi non si rimpinzava a casa a Natale.

I due ragazzi mi portarono fino al tavolo degli alcolici, magari una birra mi avrebbe sciolto un po’.

Dopo aver preso da bere Diego ci trascino fino a dei divanetti, sui quali un gruppetto di ragazzi chiacchierava gioioso. Sul tavolino davanti a loro giacevano sparse delle carte da Uno, forse avevano finito da poco una partita.

- Gente! Buonasera! -. Salutò Diego, gli altri lo accolsero a braccia aperte e sorrisoni, così come fecero con Raffaele, a me però riservarono occhiatine guardinghe.

Mi pareva di essere un Hollywoodiano in una cittadina di puritani, nei loro occhi c’era un miscuglio di curiosità e diffidenza.

Ero l’unica nuova della serata? Mi aspettavano delle ore divertenti!

A cercare di fermare il dovizioso scrutino ci pensò Diego, presentandomi al gruppo – Allora, questa bellissima ragazza è Margherita, viene a scuola con noi, Marghe loro sono tutti gli altri -.

Sorrisi leggermente impacciata e tesi la mano ad ognuno di coloro che mi prestavano attenzione, dopo le varie strette ricordavo a mala pena un paio di nomi su una quindicina, ancora nessuna Lisa però, di quello mi ero accertata.

I ragazzi ci fecero posto, io mi sedetti tra le uniche due persone che conoscevo e tutti iniziarono a parlare.

Scoprii che solo cinque di tutti quelli che mi si erano presentati andavano in classe con Diego e Raffaele alle medie, e che gli altri provenivano da svariate altre sezioni.

Diversamente da ciò che avevo pensato a primo acchito quando mi stavano fissando, quelle persone non erano affatto male! Fecero di tutto per mettermi a mio agio e coinvolgermi nelle conversazioni, e dovetti ammettere che ci riuscirono, mi pareva quasi di conoscerli da più di una mezz’ora.

Forse inizialmente erano solo sopresi dal mio essere lì.

Capivo il perché dell’affiatamento e ne vedevo anche l’intensità di prima mano.

In tre anni erano riusciti a costruire un rapporto molto forte tra gente che magari non passava più di qualche minuto assieme durante la pausa per la merenda.

Le loro capacità di interazione sociale erano su un altro livello rispetto alle mie.

Dopo un paio di mani ad Uno mi alzai per prendere da bere.

Non avevo intenzione di tornare a casa strisciando, ma una seconda birra non mi avrebbe certo steso, pensai.

Poggiata al bancone mentre sorseggiavo la Corona mi dissi che le apparenze potevano davvero ingannare.

A prima occhiata la maggior parte dei presenti mi erano parsi personaggi con la puzza sotto al naso, sarà stato tutto lo sfarzo della location e degli abiti, eppure nessuno di coloro che fino a quel momento avevo conosciuto aveva avuto atteggiamenti altezzosi. Magari non erano nemmeno tanto pieni di soldi come sembrava, chissà, potevano aver affittato la villa con uno sconto Groupon.

- Pensierosa e con una birra in mano, potrebbe essere una brutta accoppiata -.

Raffaele mi stava fissando mentre aspettava che il cameriere gli preparasse un drink.

Usai il collo della bottiglia per indicarlo e dissi – Tu non dovresti essere il guidatore sobrio? -.

- Non ci schianteremo, tranquilla -.

- Mi fiderei maggiormente se quel cocktail non lo bevessi -.

- Sono le due e prima delle cinque non andremo via, per quell’ora avrò smaltito tutto -.

Non commentai, evidentemente però la mia espressione valeva più di mille parole, perché una volta preso il bicchiere in mano sbuffò e poi me lo porse – Ti piace il gin tonic? -.

- Non sarebbe la mia prima scelta, ma se proprio devo fare questo sacrificio per permetterci di tornare tutti sani e salvi a casa allora sì, lo adoro -.

Vidi un angolo della sua bocca sollevarsi, era forse un sorriso?

- Che grande fatica che ti tocca -.

- Per un astemio potrebbe essere un compito impossibile -.

- Disse la donna con una birra in mano -.

- Il fatto che io non sia astemia non rende la mia affermazione meno vera -.

- La rende solo inapplicabile a questa nostra situazione -.

- Chi ha mai voluto farlo? -.

- Lo sai, vero, che le conversazioni con te sono sempre una sfida? -.

Posai la bottiglia vuota e feci a cambio con il suo bicchiere pieno – Da che pulpito! -.

- Lo dici come se io fossi tanto stancate quanto te -.

- Hai ragione, tu lo sei di più, non dovrei fare paragoni -.

Vidi la risposta sfiorargli le labbra, poi si interruppe e facendo un passo nella mia direzione chiese – Giusto per chiarire, ci stiamo insultando seriamente o è solo uno scambio di battute? -.

- Tu che dici? -.

- Non saprei dirlo, a causa tua mi ritrovo puntualmente in dubbio -.

- E ancora una volta mi tocca dirlo: da che pulpito viene la predica! -.

Si poggiò con un gomito al bancone, in moda tale da ritrovarsi faccia a faccia con me - Sto ancor aspettando una risposta -.

Feci finta di pensarci su poi dissi – Diciamo che ci stiamo insultando per davvero -.

Sogghignò – Sicura di questa tua scelta? -.

- Perché? Dovrei temere qualcosa? -. Domandai giocosa.

- Beh, non sono io quello che ha una renna sul petto -.

Inspirai a denti stretti, a quello non potevo ribattere.

Mi ritrovai a dover ammettere che in quel senso mi aveva colta in fallo, al che lui rispose – Direi piuttosto: colpita e affondata -.

Scoppia in una fragorosa risata – Ammettilo, sei ricorso ad un’altra metafora marittima solo per darmi la possibilità di ribattere -.

- Effettivamente mi stavo divertendo troppo per concludere la discussione tanto presto -.

- Oh ma è finita comunque, solo che a questo punto ho vinto io -.

- Ma come? Avrò ottenuto almeno cento punti rinfacciandoti la renna -.

- Certo, con la partita a battaglia navale però li hai persi tutti -.

Sospirò – Lo conterò come il mio atto quotidiano di generosità allora -.

- Sarà stata anche una vittoria per pietà, fatto sta che ‘sta volta ho vinto io -.

- Ti rendi conto di sembrare una bambina con questa affermazione? -.

- Tu sei quello che ha paragonato i nostri discorsi ad una battaglia, perciò non mi preoccupo di sembrare infantile, perché tanto lo sarei in buona compagnia -.

Ripresi a bere il drink e lui mi sorrise per poi guardarsi attorno. Mi ricordai allora che io ero lì per uno scopo ben preciso e mi chiesi se anche Raffaele l’aveva rammentato e si era messo alla ricerca di Lisa.

Provai ad immaginare la misteriosa ragazza, come doveva essere per avere tutta quella presa su Diego? Aveva forse un aspetto fisico irresistibile? Eppure no, non poteva dipendere tutto da delle curve al punto giusto, doveva esserci qualcosa di più profondo.

Probabilmente allora possedeva uno charm incantevole, una personalità ammaliante, in quel caso però perché non aveva stregato anche Raffaele?

Lui la riteneva una vipera, una manipolatrice.

Entrambi mi parevano aggettivi inadeguati ad una ragazza della mia età, cosa poteva aver fatto per meritarsi di essere appellata a quel modo?

Di nuovo Raffaele interruppe il binario dei miei pensieri – Balliamo? -.

- Ora? E qui? Non balla nessuno… poi non dovremmo andare a controllare Diego? -.

- Pensavo avessimo deciso che stargli con il fiato sul collo sarebbe stato controproducente -.

- Sì, però comunque non c’è un cane in pista -.

- Mmh, più spazio per noi -.

Mi prese per mano e mi portò al centro della stanza, avevo ancora il drink che oscillava ad ogni movimento.

La sala del bar non era grandissima poiché era dedicata a cibo e bevande più che alla musica, nella camera accanto invece, quella coi divanetti, c’era anche un bello spazio dove ci si poteva scatenare.

Raffaele però prese a ballare lì, trascinandomi con i suoi movimenti.

Iniziai ad assecondarlo, ignorando l’imbarazzo dovuto agli sguardi di chi attendeva il proprio cocktail o la propria birra.

I nostri movimenti era sciocchi e probabilmente non molto a tempo, però mi divertivano. Ad un occhio esterno potevamo addirittura sembrare ridicoli.

Mi prese e mi fece girare due volte su me stessa facendomi quasi perdere l’equilibrio, per vendetta lo tirai a me e gli feci fare un casquè.

Fu una scena abbastanza comica dato che lui era più alto di me e che io non ero preparata ad averlo tra le braccia con tutto il suo peso, rischiai quasi di farlo cadere.

A quel punto ero sicura che tutti stessero ridendo di noi, eppure non me ne importava. In parte la cosa era dovuta al gin tonic, in parte però, stavo vedendo un lato di Raffaele che fino a quel momento mi era stato tenuto nascosto, un volto che non sapevo per quanto sarebbe rimasto a galla e che per quello volevo struttare il più a lungo possibile.

Era un aspetto di lui che mi rallegrava, potevo quasi abituarmici.







Buonasera, so che l'asseza è stat lunga, ma spero he il capitolo più lungo del solito possa ripagarvi.

Fatemi sapere cosa ne pensate,

xxElykei

 

   
 
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