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Autore: MaryFangirl    06/04/2017    2 recensioni
Rick è sul punto di capire cosa Michonne significhi per lui, ma questo nuovo mondo consentirà loro di trovare la felicità insieme? [Ambientata dopo la fine della 5° stagione].
Genere: Angst, Azione, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Michonne, Rick Grimes
Note: Traduzione | Avvertimenti: nessuno
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Michonne girò un vecchio cd sulla superficie della scrivania su cui era seduta. Il cd portava l'etichetta 'Canzoni per darsi da fare'. Immaginò fosse uno dei mix di Aiden. Non voleva parlare male dei morti, ma rabbrividì nel pensare alla povera ragazza con la quale si era dato da fare. Sospirò e scese dalla scrivania. Si avvicinò alla finestra a osservare la mondanità della comunità. La partecipazione agli addestramenti era peggio che mai. Gli abitanti di Alexandria non volevano imparare a difendersi.
Andava bene così. Non era dell'umore per dare insegnamenti a nessuno. Lampi di ricordi le inondavano la testa. Le suture si stavano rompendo e una cascata di emozioni minacciava di affogarla. Aveva pensato di essere finalmente in via di guarigione. Faceva parte di una vera famiglia e ne amava ogni componente. Avevano un bel posto in cui poter dormire la notte. C'erano i ragazzi...e Rick. Non era sicura di ciò che lei e Rick avessero, ma sapeva che c'era qualcosa. Resisteva a esplorare per scoprire che cosa fosse. Guardare più nel profondo dei propri sentimenti avrebbe potuto rovinare ciò che avevano costruito. Ma era diverso rispetto a ciò che aveva col resto della famiglia. Era un affetto interiore in grado di spingere chiunque altro nell'ombra quando insieme si ritrovavano sotto la luce. Ma la luce si stava spostando e le ombre divenivano più visibili. Riusciva a vedervi Mike e il suo dolce bambino. C'era sua madre e, sul fondo, dimenticato fino a quel giorno, Craig.
Non riusciva a scrollarsi di dosso la sensazione che Craig non avrebbe dovuto trovarsi lì. Faceva parte di un'altra vita, con una Michonne diversa. Aveva spazio, nel suo cuore, per qualcun altro? Anche se si trattava di qualcuno che un tempo era stato così speciale per lei? Iniziò nuovamente a sentirsi un'amica orribile. Lui aveva diritto di essere lì tanto quanto lei. Meritava un pasto caldo e un cuscino fresco ogni notte.
Si spostò dalla finestra fino al centro della stanza. Aveva bisogno di fare qualcosa per costruire la barriera contro il flusso di emozioni e ricordi. Iniziò a compiere lentamente alcune mosse di Tai Chi. Era arrugginita, ma dopo qualche minuto il suo corpo cominciò a fluire in ogni mossa senza sforzo.
"Madre di Dio! Ecco come ti tieni in ottima forma"
Michonne si voltò al suono della voce di Abraham. Il robusto uomo entrò dalla porta trasportando un borsone.
"Che ci fai qui, Abe?" chiese lei, sciogliendo la posizione in cui era.
"Rosita ha detto che stavi cercando di mettere su un addestramento diverso. Ho trovato dei coltellini nell'armeria l'altro giorno. Ho pensato che potessero esserti utili" guardò la stanza vuota. "O sei un disastro come insegnante, o questi pazzi idioti si rifiutano ancora di fare qualche cazzo di cosa per proteggersi"
"E' decisamente la seconda opzione" disse Michonne.
"Sarà meglio che preghino Dio che quei Wolves del cazzo non vengano ai nostri cancelli" disse posando il borsone sulla scrivania. "Possiamo tutti tenerci un paio di coltelli. Almeno siamo preparati. So che Rick ha il suo machete e tu hai la tua spada. Lascerò un coltello al giovane Carl"
"Mmh" fece Michonne. "Sembra una buona idea" disse tornando alla finestra. Le foglie nella pozzanghera la ipnotizzarono. Allontanò lo sguardo finché la sua visione periferica colse Craig che camminava verso la dispensa con Morgan. Si spostò rapidamente di lato prima di essere notata dalla coppia.
Abraham la raggiunse e tentò di vedere cosa l'aveva fatta quasi sobbalzare. "Che ti succede?" chiese. Tornò alla scrivania e si sedette con le braccia incrociate sopra il petto.
Michonne si accomodò accanto a lui e sospirò per quella che le parve la cinquantesima volta durante quella giornata. "Ti è mai capitato di avere la testa bombardata dal passato?"
"Quasi ogni dannato giorno da quando è cominciata questa fottuta tempesta"
"Come lo tieni a bada? Sembra che tu stia bene da quando siamo arrivati"
"Cibo, acqua calda e un letto aiutano. Ma in realtà è Rosita"
Michonne non pensava di averlo mai visto sorridere così dolcemente. "Non permette più che io mi autocompatisca. Dio l'ami"
Lei sorrise. "Sei dolce. Chi immaginava che il sergente Abraham potesse essere così romantico"
"Per ora lo sapete solo tu e Rosita, quindi è meglio che quello che ho detto non esca da questa stanza. Allora, il tuo passato ti tormenta? È per questo che sei balzata via dalla finestra come se avessi visto un fantasma?"
"Non ci sono fantasmi dappertutto oramai?"
"Non cominciare a propinarmi della filosofia da quattro soldi. Sono solo un soldato del Texas che un tempo amava Gesù"
Michonne rise. "Okay, niente filosofia" fece una pausa. "Ho solo bisogno di uscire dalla mia stessa testa, a volte"
"E' per questo che stavi facendo mosse Tai Chi?"
Michonne era in qualche modo impressionata che sapesse cosa stava facendo. "Cosa sai del Tai Chi, Abe? Pensavo non ti piacessero queste cose da quattro soldi"
"Uno dei cadetti con cui ho fatto l'addestramento di base lo faceva di continuo. Diceva che lo calmava. Dal mio punto di vista, non lo aiutava molto. Era più pazzo di un criceto sulla ruota"
Michonne rise. Era contenta che Abraham fosse passato.
"Sai cos'altro ferma i brutti ricordi?" le chiese.
"Cosa?"
"Bere"
"E' davvero la tua idea migliore?"
"Dimmene tu una migliore"
"Non importa più se è un'idea buona o cattiva. Il pozzo è un po' a secco al momento. Sono a malapena riuscito a correggere il punch alla festa di Tara" disse lei.
Abraham la circondò col suo grosso braccio. "Devi solo sapere dove cercare, amica mia. Ho due confezioni da sei nascoste nella chiesa di quel prete suonato. Perché non andiamo ad allontanare i demoni?"
L'alternativa era rimanere lì da sola con i propri pensieri. Magari un paio di drink erano la barriera di cui aveva bisogno. Scrollò le spalle. "Andiamo".
 
 
 
Michonne si stese sul letto con le mani a coprire il viso. Sentiva il proprio corpo accaldato e sudato. Voleva alzarsi per fare una doccia fresca e ottenere un po' di sollievo, ma il suo corpo non collaborava. La sveglia le stava strillando addosso da cinque minuti, e non aveva la forza di rotolare e premere il pulsante per fermarla. Tre birre. Era tutto ciò che aveva bevuto. La sbornia non avrebbe dovuto essere così tremenda. O forse ne aveva bevute quattro. Aveva perso il conto nella chiesa di Gabriel con Abe, mentre ascoltava le sue storie. Ora ne pagava il prezzo.
Sentì la porta che si apriva leggermente, seguita da due lievi colpi. "Michonne?" disse Rick.
"Mmmmh?" udì i suoi leggeri passi avvicinarsi al letto per spegnere la sveglia. Le mani le vennero gentilmente rimosse dal viso. Due occhi esausti si aprirono lentamente. La luce del sole che penetrava dalle tendine mezze aperte sembravano siringhe che volevano arrivare a pungerle il cervello. Michonne voleva soltanto raggomitolarsi in un angolo buio finché il suo corpo non avesse smesso di tradirla. Ma sapeva che Rick non l'avrebbe lasciata finché non fosse stata bene, quindi aprì del tutto gli occhi.
Il respiro le si fermò in gola. Rick era abbassato su di lei senza maglietta; indossava solo un paio di pantaloni da tuta color grigio scuro. Non poté impedire ai propri occhi di viaggiare lungo la lieve peluria sale e pepe che aveva sul petto, fino allo stomaco tonico. I suoi occhi scuri si sollevarono di nuovo a incontrare quelli blu di lui, preoccupati. In qualunque altro momento, Michonne avrebbe distolto lo sguardo per l'imbarazzo di essere stata beccata mentre lo fissava, ma lui aveva così tanta tenerezza negli occhi che non riuscì a farlo.
"Ancora in sbornia?" le chiese.
Lei si ricompose e si mise leggermente dritta. "Non ne sono sicura. Penso di essere diventata una mezza calzetta. Un paio di birre mi hanno stesa"
Rick non le rispose. Portò una mano sulla sua fronte come faceva sua madre quando controllava se aveva la febbre. Si diresse al bagno compreso nella stanza. Lei udì il rubinetto che veniva aperto, poi il rumore di ante che venivano aperte e chiuse. Rick tornò in camera con una bacinella d'acqua e un asciugamano fresco. Posò la bacinella sul comodino e inzuppò l'asciugamano nell'acqua. Glielo portò al viso, togliendo gentilmente il sudore.
"Mmmh. Che bello" disse lei. Michonne si rilassò godendosi allo stesso tempo il panno freddo e bagnato e il suo tocco di seta. Lui si spostò sul collo. Sulle spalle. Infine, sul petto, proprio sopra il seno. Michonne si rese acutamente conto di indossare una canotta molto leggera. Per suo sollievo e umiliazione al contempo, lui non tentò di andare oltre.
"Torno subito" disse. E tornò un paio di minuti dopo con un astuccio di Advil, un bicchiere d'acqua e un piatto pieno di cracker. Portò una sedia vicino al letto e si sedette. "Prendile" estrasse due pillole dall'astuccio e la osservò attentamentre mentre le ingoiava insieme all'acqua. "Mangia un paio di cracker. Hai lo stomaco vuoto"
Lei gli rivolse un piccolo sorriso. "Grazie per avermi tenuto i capelli, ieri sera, mentre vomitavo tutto ciò che ho mangiato in vita mia"
"Mi hai salvato la vita circa un centinaio di volte. Era davvero il minimo che potessi fare" le sorrise. "Non siamo riusciti a parlare ieri sera. Sono salito a vedere come stavi un paio d'ore dopo che ti avevo messa a letto. Ti avrei preparato qualcosa nel caso in cui fossi riuscita a mangiare, ma mi hai lanciato un cuscino. Ho pensato che fosse meglio lasciarti dormire"
Michonne guardò verso la porta presso la quale era ancora presente il cuscino colpevole. "Mi dispiace"
Rick rise e bagnò di nuovo l'asciugamano, posandoglielo sugli occhi. "Non ti preoccupare"
Entrambi tacquero. Michonne avvertiva che Rick la fissava. Sentì le sue ruvide, callose mani prendere le proprie. Disegnò piccoli cerchi su ogni nocca. "Che sta succedendo, Michonne?"
"Non ne sono sicura"
"Lui chi è?"
"Qualcuno che ho amato, un tempo"
Di nuovo silenzio. "Avevo pensato che potesse essere stato speciale per te" disse lui infine.
Michonne rimosse il panno e guardò Rick attentamente. Lui fissava il copriletto. "Sembra che la cosa ti preoccupi"
Rick la guardò e scosse il capo. "Non sono preoccupato. Sono solo...solo protettivo, penso. Voglio assicurarmi che non ti farà del male. Ti fidi di lui?"
"Non lo so. Nessuno di noi è lo stesso di prima che il mondo cambiasse"
"Ma lo desideri, giusto?"
"Non so cosa desidero. Non so cosa provare per lui al momento" si mise totalmente seduta. "Non lo vedevo da un po' prima che accadesse tutto. Ero impegnata con la mia vita. La mia carriera. Mike e..." si fermò e distolse lo sguardo dagli occhi indagatori di Rick. "Tutto il resto"
"Immagino che vederlo sia stato un grande shock"
"Sì. È parecchio da metabolizzare"
"Quindi pensi di aiutare il processo ubriacandoti con Abraham?" Rick le lasciò la mano e si inclinò sulla sedia, lanciandole un'occhiata incredula.
Michonne prese un cracker e iniziò a mangiarlo piano. Lo stomaco vuoto iniziava a ringhiare. "Sembrava una buona idea in quel momento"
"Tanto per fartelo sapere. Bere con Abraham non è mai una buona idea. Quell'uomo beve come una spugna"
Michonne rise e si prese la testa fra le mani. "Uh. Sì, sto sentendo il dolore conseguenza della mia cattiva decisione"
Rick si alzò. "Spostati più in giù"
"Cosa?"
Rick sorrise alla sua espressione confusa. "Ho detto, spostati più in giù" fece gesto a Michonne di scostarsi. Lei obbedì. Quando ci fu abbastanza spazio tra il suo corpo e la testiera, Rick si posizionò dietro di lei. "Ora sdraiati all'indietro"
Michonne aveva una gamba sul pavimento e l'altra sul letto. Esitando, si stese e si posizionò fra le sue gambe, contro il suo petto. Lui sciolse teneramente parte dei suoi capelli ancora intrecciati prima di portare le mani alle sue tempie. Con le dita iniziò a massaggiare in movimenti circolari. Era bellissimo; lei si abbassò ulteriormente sul suo petto. Il suo corpo caldo profumava di sapone con uno spruzzo del borotalco di Judith. "Com'è?" le chiese.
Michonne sentì la sua voce vibrare attraverso il petto. "Mmh. Un paradiso"
"Per quanto siete stati insieme?"
"Dalla scuola media al secondo anno di università"
"Quindi è stato il primo amore"
"Sì. Di solito il primo amore è il più dolce"
"Lori è stata il mio primo amore"
Michonne si girò lievemente per poterlo guardare. "Davvero?"
"Davvero"
"Non hai amato nessuno prima di lei?"
"Ho avuto delle ragazze, ma non è mai stato amore fino a Lori. Ci siamo conosciuti a diciannove anni e sposati a venti. Abbiamo trascorso dieci anni davvero felici insieme. Poi è crollato tutto. Non ho mai capito perché"
"Le persone cambiano molto in dieci anni. È successo anche a me e Craig. Quando sei al liceo pensi di capire il mondo"
"Poi entri nel mondo reale e ti rendi conto di non sapere un cazzo" terminò Rick per lei.
"Più o meno. Penso che Craig mi avrebbe sposato a diciannove anni se l'avessi voluto. Non posso immaginare come la mia vita sarebbe stata diversa. Come sarei stata diversa io"
"Saresti comunque stata una persona meravigliosa" disse mentre portava le mani sulla sua fronte.
"Lo dici solo perché non ti lanci un altro cuscino"
Rick rise. "Sì, mi hai quasi decapitato"
"Quando hai capito che le cose tra te e Lori non funzionavano più?" gli chiese.
"Non ne sono sicuro, ma mi ricordo dell'ultima volta in cui mi sono sentito bene all'interno del nostro matrimonio. Era il giorno di San Valentino e Lori era ossessionata con l'osservazione degli uccelli. Di solito facevo schifo nello scegliere i regali, ma vidi questo anello in gioielleria, a forma di gufo. Lo amò. Quasi pianse quando aprì la scatolina. Sentiva che io la comprendevo..." Rick lasciò la frase in sospeso e appoggiò il capo alla testiera. Spostò le mani sulle spalle di Michonne, sciogliendo i nodi. "La casa, il matrimonio, il bambino, il lavoro sicuro erano il sogno. Io ce l'avevo, eppure ero infelice. Solo Carl mi portò gioia"
"Beh, non c'è da stupirsi. È il migliore"
"Sì, è vero"
Le mani di Rick andarono sulle braccia di lei, accarezzando su e giù dalle spalle agli avambracci. Michonne non riusciva a ricordare l'ultima volta in cui qualcuno si era preso cura di lei in quel modo. Non riusciva a ricordare l'ultima volta in cui aveva permesso a qualcuno di prendersi cura di lei in quel modo. Appoggiò il capo all'incavo del suo collo. Le sue mani raggiunsero il suo stomaco continuando con i movimenti circolari. L'intimità del momento non sfuggì a Michonne. In qualsiasi altro momento lo avrebbe fermato. Non voleva complicare la loro relazione. Ma tutti gli eventi della giornata precedente avevano tirato fuori quella parte di sé che solitamente teneva nascosta e muta. La parte di lei che assaporava di essere così vicina a Rick. Si voltò e lo guardò. Lui la fissava, ma non seppe leggere cosa c'era nei suoi occhi. Sentì il suo battito aumentare, all'unisono col proprio.
"Rick..." cominciò, non sapendo cosa voleva dire.
Lui portò la mano al suo viso e iniziò a tracciarle le labbra col pollice. "Sì?" la sua voce conteneva un lieve tremolio.
"Io..."
"Papà" sentirono Carl chiamare dal piano inferiore. "Judith vuole la colazione"
Entrambi emisero un lungo sospiro. La tensione era ancora nell'aria, ma l'incantesimo era stato spezzato.
"Doveri di papà" Rick uscì dal letto e si avvicinò alla porta. Si voltò prima di uscire. "Vieni giù?"
"Sì, mi faccio solo una doccia veloce"
Le sorrise. "Okay"
Michonne ricadde sul letto e si portò un cuscino sul viso domandandosi se le cose non fossero più facili quando vagava da sola con l'unica preoccupazione di dover uccidere i vaganti.
  
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