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Autore: Vale_q    07/04/2017    2 recensioni
Brevissimo spin-off di un racconto molto più complesso e lungo.
Lyon, spia al servizio dei consiglieri reali di Ardelia, viene incaricato di portare a termine un compito di estrema importanza per conto del re; re che ha infranto la legge, senza valutare attentamente le conseguenze delle sue azioni.
Toccherà a lui, quindi, porre rimedio, scegliendo se schierarsi dalla parte della legge o della sua coscienza.
Genere: Fantasy, Generale, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Non era mai stato un uomo molto paziente. Una contraddizione per il modo in cui si guadagnava da vivere.
Nemmeno un sarto aveva bisogno di così tanta calma e di ingegno come quanto ne necessitavano le sue attività: spiare in silenzio senza essere scorto; progettare un’uccisione, i modi in cui la sua vittima dovesse morire, e quanto tempo occorreva perché avvenisse; stabilire con cura  e con meticolosità tutte le fasi di un assassinio o di un furto. Tutto ciò richiedeva grande impegno e sforzo, fisico quanto mentale. E l’attesa, in questo, si dimostrava la parte più logorante di tutto il lavoro: se nelle altre fasi vi era bisogno di mantenere la mente lucida, di ricorrere ad azioni, che fossero il piantare un pugnale nella schiena di un uomo o sottrargli degli importanti documenti, o di spostarsi da un luogo, da un angolo o da un anfratto all’altro, aspettare un momento esatto o che la situazione si evolvesse risultava la parte più difficile da gestire.
Sbuffò, per l’ennesima volta dal momento in cui si era separato da Hélia, e ritornò a fissare gli alberi da frutto che decoravano il cortile.
In quel frangente l’unica forma di vita era costituita dalle foglie di aranci, albicocchi, gelsi e nespoli che si muovevano ad intervalli regolari, accompagnati dalla brezza notturna.
E, dopo che li ebbe osservati ancora, quasi vi fosse rimasto qualcosa di interessante da scoprire nel loro perpetuo ondeggiare, diresse il capo alla porticina che affacciava sulle cucine: ancora buio e silenzio, niente dava segno di un cambiamento.
Lyon cominciò ad avvertire il peso dell’ansia e si ripromise che, se entro un paio di minuti Hélia e Lady Estella non si sarebbero fatte vive, sarebbe andato lui di persona a controllare. Lo sfiorò anche l’assurdo pensiero di ucciderla nei suoi stessi appartamenti, in caso di necessità. Ma, scrollando il capo, si rese immediatamente conto dell’idiozia che la sua mente aveva formulato.
Una dea, Hélia, le preghiere di Nestor o il volere del re sembravano averlo ascoltato, poiché non passarono che pochi attimi e sulla soglia della porta comparve una donna; la sua figura era ammantata dal buio della notte, ma la vista di Lyon non faticò nel metterla a fuoco: il corpo era ricoperto da una veste bianca, lino di Garay, forse un regalo del re, e sulle spalle era posata una mantella; i capelli, fluenti e di un castano molto chiaro, scivolavano liberamente sulla schiena, mentre il venticello ne smuoveva qualche ciocca; gli occhi, anch’essi castani, si muovevano da una parte all’altra, quasi in maniera frenetica: forse cercavano il re di cui la donna conosceva bene il volto, o forse non era mai stata lì e si stavano chiedendo che luogo fosse, in quale ala del castello l’avesse portata.
Le sue pupille agitate trovarono pace quando dietro di lei apparve Hélia. Ella le sorrideva e forse quello stesso gesto, che Lyon sapeva essere più ingannatore che spontaneo, indusse la lady a percorrere i gradini che la separavano dal centro del cortile e, di conseguenza, dalla spia.
Ancora più smarrita, si strinse nella sua mantella, voltandosi lentamente, quasi impaurita. Poi interruppe il silenzio cercando una risposta nello sguardo di Hélia, l’unica cosa che, fino a quel momento, poteva avere per lei una parvenza di sicurezza e fiducia.
“Gentile donna, sai dirmi se Re Sindel ti ha precisato il momento in cui avrebbe voluto vedermi?”
Hélia, che nel frattempo  stava massaggiando le sue braccia scoperte, come a voler trovare del ristoro da quel venticello notturno, aveva appena schiuse le labbra per replicare alla lady, quando Lyon ebbe l’idea di precederla. Egli, infatti, avvicinatosi a lei, prese le sue mani fra le sue, incurante del volere della donna. Lady Estella accolse tale gesto con un fremito.
“Concedetemi di esaudire la vostra richiesta, Lady Estella. Re Sindel ha affidato a me il compito di scortarvi da lui. Egli non può essere qui ora, ma mi ha assicurato che vi incontrerà fuori dalle mura,” le disse nel modo più dolce che conosceva. Voleva sembrarle rassicurante, cosicché nemmeno una parola avesse indotto la lady nel dubbio.
“Questo… è molto strano: il re mi ha espressamente impedito di lasciare le mura. Vuole che io riposi e che stia al sicuro in questo momento così… delicato. E poi chi siete voi che recate le sue parole?”, chiese la donna in un’espressione di smarrimento, i grandi occhi castani spalancati.
Lyon non esitò a ricomporsi, quasi volesse darsi un’importanza maggiore di quella che aveva nei confronti della lady quanto in quelli della società di Lieres.
“Un tempo ero un… cavaliere. Ora servo Sua Maestà e il Consigliere Nestor. Conoscete il consigliere, mia lady?”, le disse accennando un sorriso.
Lyon non era mai stato un cavaliere, ma quella scusa così improvvisata gli era sembrata la soluzione più convincente per indurre Lady Estella a seguirlo: una donna sola e indifesa si sarebbe sicuramente fidata di un cavaliere e del rigido codice a cui egli doveva attenersi.
“Nestor, sì. Egli è il più fidato consigliere di Re Sindel. E il vostro nome, sir, se mi è concesso chiedere?”
La domanda fu formulata con tono più sereno, e Lyon ne fu soddisfatto.
“Potete chiamarmi semplicemente Sir Lyon. Potrete chiedere al re, Lady Estella, quando lo avremo raggiunto: vi dirà che ho brandito la spada per lui ogni volta che ha lasciato Lieres e si è avventurato in battute di caccia o si è recato a far visita ai Lord di Ardelia. Ero con lui per garantire che ritornasse a corte sano e salvo,” le disse. Era quasi divertito mentre sciorinava quei falsi resoconti di tutte le nobili intenzioni che aveva avuto nei confronti del suo re.
“La vostra fedeltà è meritevole di elogi, Sir Lyon!”
“Vi sono grato di tali parole, Lady Estella. Lo è quasi quanto la vostra dedizione nei confronti del re. Re che, vi ricordo, attende di vedervi. Mi lascereste accompagnarvi? Vi farò strada fino alle mura.”
Lady Estella si voltò ancora a quelle parole: i suoi occhi vollero ad ogni costo incrociare quelli di Hélia, l’unica àncora a cui, in quel momento, si sarebbe aggrappata per decidere quale fosse la via da imboccare.
Lyon non seppe spiegarsi quel gesto, ma a lui fu sufficiente il successivo cenno di assenso che la donna gli rivolse. Si fidava, era pronta a seguirlo. Così, egli, facendosi da parte, lasciò che fosse la lady a compiere i primi passi.
Prima di seguirla, però, ebbe anche lui l’istinto di rivolgere un ultimo sguardo alla giovane donna. E trovò Hélia di nuovo pronta ad accogliere quell’incontro.
Era bella, sotto la luce dei raggi lunari. Una manica della sua veste, quasi logora ai bordi, era ricaduta sul braccio, facendo sì che la sua spalla fosse completamente nuda. E quel lampo, quell’attimo, in cui gli occhi di Lyon caddero su quel particolare, fu ciò che indusse in lui il desiderio di darle un bacio e assaggiare le sue labbra quando tutto sarebbe finito. Se lo promise.
Il cortile era solo un preludio di tutta la bellezza che caratterizzava i giardini: seppur dormienti in quel momento, nelle ore diurne, file di alberi in fiore, di tigli, querce rosse e pruni creavano uno spettacolo di colori. Chiunque avesse ammirato i giardini di Lieres avrebbe detto che l’inverno fosse solo una leggenda.
Attraverso di essi si districava una sottile lastra di pietra su cui stivali e scarpette da lady posavano i loro passi ogni giorno. E, nel percorrerla, Lyon fu colto da un’immagine, un pensiero: si chiese quante volte la donna che in quel momento avanzava al suo fianco avesse percorso quei viali in compagnia del suo re, quante speranze avesse covato in quei frangenti e quante volte avessero dovuto celare i loro reciproci sguardi a tutti coloro che li osservavano.
La guardò e non poté celare la punta di compassione che era comparsa nei suoi occhi. Deglutì, poi, nel tentativo di scacciarla.
Il viale lastricato si inoltrava fino ai confini delle mura del castello, dove vi era il grande portone di legno che da secoli separava la fortezza dalla città.
Lyon era calmo, sapeva già che presentando i documenti fornitigli da Nestor non avrebbe dovuto dare spiegazioni né tantomeno far sapere alla Guardia Reale, che sostava in quel punto a tutte le ore del giorno, perché Lady Estella fosse con lui.
E come aveva previsto, gli sguardi sospettosi degli uomini in armatura si rilassarono quando Lyon gli consegnò il permesso. Il sigillo di Nestor e quello del re erano sempre stati la soluzione a tutti i problemi di questo tipo.
Entrambi sgattaiolarono via, e quando finalmente davanti agli occhi di Lyon comparve la città, egli si sentì libero: le sue case bianche, le sue strade, gli anfratti, gli angoli più luminosi e quelli più bui, i tetti consumati dalla pioggia, la confusione nelle vie del mercato, le vie strette e soffocate da cattivi odori, da mendicanti, quelle ampie e pulite, percorse da mercanti e ornate di cespugli in fiore, il profumo di salsedine e il frangersi delle onde contro le navi; tutto questo Lyon lo conosceva bene, vi era cresciuto. Era il suo pane quotidiano, il labirinto in cui si muoveva; luce e ombra, strade e cunicoli, conosceva ogni segreto della città e di questo si faceva forte.
Si addentrarono per le strade di Lieres dove non si udiva che lo stridere dei grilli o qualche passo in lontananza. La ronda notturna, pensò Lyon.
E Lady Estella, nel frattempo, osservava l’ambiente che si parava davanti ai suoi occhi con attenzione, con curiosità e stupore: era la prima volta, probabilmente, che percorreva le vie della città. Di norma, infatti, alle nobildonne non era concesso di allontanarsi se non per motivi estremamente importanti.
E così le case di pietra bianca, i giardini ornati di petunie, ortensie e alberi da frutto, le abitazioni erette su più livelli, tutto scorreva davanti ai suoi occhi come qualcosa di speciale.
I suoi occhi incuriositi non ebbero pace nemmeno quando si inoltrarono nella parte meno ricca della città: anche le case di legno, marcio e decadente, le travi consumate, i cattivi odori, le vie strette ed irregolari riuscirono a dimostrarsi qualcosa di nuovo e interessante.
E quando si avvicinarono al porto, lì dove vi erano le porte della città, il suono delle onde, la tranquillità del mare la affascinò a tal punto che Lyon, notando la meraviglia che traspariva dai suoi occhi, un po’ se ne dispiacque quando, consegnati gli ennesimi documenti alla Guardia Cittadina, dovettero oltrepassare le grandi porte di Lieres e ritrovarsi nelle campagne circostanti.
Lì vi erano solo silenzio e polvere.
Ed ora che erano soli, con la luna come unica testimone e spettatrice delle loro azioni, tutto cominciava ad assumere un aspetto diverso.
La luna e le deserte strade avrebbero custodito il segreto di Lyon; quel brutale segreto verso il quale la legge di Ardelia non ammetteva sconti o scuse. La terra, silenziosa, avrebbe accolto il corpo di Estella e ne avrebbe asciugato il sangue. E il giorno dopo nessuno, nessuno se non la polvere e il cuore del re, avrebbe saputo di ciò che era accaduto.
I passi procedevano spediti e Lyon guardava sempre più insistentemente la donna: aveva il timore che prima o poi gli avrebbe chiesto cosa stesse accadendo e perché di Re Sindel non vi fosse traccia. E, per quanto sperasse nel contrario, quel suo timore non si materializzò che pochi minuti dopo, quando la donna gli rivolse uno sguardo.
“Le mura sono sempre più lontane sir Lyon, e non scorgo la figura del re. Qui fuori c’è così tanto freddo… forse Sua Maestà ha avuto un imprevisto ed è a corte... sarebbe meglio tornare lì.”
La donna era sul punto di voltarsi, forse per invogliare la spia a riaccompagnarla; e Lyon, vedendola così poco propensa a restare, agì istintivamente afferrandole un braccio: se si fosse messa a correre non avrebbe più avuto la possibilità di prenderla.
A quel gesto la donna trasalì, i suoi occhi spalancati.
“Sir Lyon, io… devo andare,” replicò velocemente; la voce insicura, quasi tremante. E nel dirlo tentò di dimenarsi da quella presa.
Aveva compreso. Si era resa conto che non c’era davvero nessun re ad attenderla e che quello non era altro che un tentativo di raggirarla.
Lyon strinse di più sul braccio della lady e la attirò a sé, lì, contro il suo petto. Estella si agitava, provava in tutti i modi a liberarsi, ma era una donna minuta e indebolita dal parto.
La sua ribellione ebbe vita breve, e in qualche attimo non le restò che crollare sulle gambe. Le ginocchia intrise di polvere.
L’uomo, invece, mantenne la presa su di lei: poteva avvertire il suo respiro sulle mani, e poi il petto sollevarsi, i sospiri di ansia trasformarsi in pianto. Una, due, tre lacrime, sempre più silenziose, crearono un rivolo sulla sua mano. La donna sembrava essersi arresa al suo destino.
“Il re non voleva incontrarvi, Lady Estella. Lui e il Consigliere Nestor mi hanno ordinato di porre fine alla vostra vita,” le disse con tono greve.
La giovane donna scosse leggermente il capo, quasi volesse negare l’affermazione della spia.
E Lyon di tutta risposta allentò la  pressione, lasciandola completamente libera: non voleva privarla del diritto di pronunciare quelle che erano le sue ultime frasi nel modo più onorevole possibile.
“Questo è impossibile… io ho dato un figlio al re, un figlio maschio! Lui aveva promesso che non mi sarebbe accaduto nulla…”, le lacrime intralciavano le sue parole.
“Credetemi, questa non è una menzogna. Il re è stato obbligato dai suoi consiglieri e dal dovere che ha nei confronti del suo regno. Non vorrebbe vedervi qui,” aggiunse Lyon.
Normalmente non avrebbe perso tempo a dare spiegazioni all’obiettivo del suo incarico, ma in cuor suo sentiva che quella donna così sfortunata aveva bisogno di un motivo, di una giustificazione, di sapere come realmente stessero le cose. Il pensiero che il re la amava, la amava davvero, l’avrebbe aiutata a rendere il suo destino meno amaro.
La donna non replicò, si perse soltanto nei suoi singhiozzi. Le mani agli occhi, per asciugare le lacrime.
Lyon, che intanto aveva estratto il suo fedele pugnale dal fodero, ed era pronto ad incidere la pelle delicata del suo collo, si ergeva su di lei come un dio, come l’unico uomo che avrebbe deciso la sua sorte. E, da quella prospettiva, cominciò ad osservarla in maniera differente: d’un tratto gli apparve così sola ed indifesa, in balia delle decisioni di altri. Sentì che non poteva porre fine alla sua vita senza aspettare che lei fosse pronta a donargliela.
E così attese, qualche attimo o minuto, non seppe dirlo, finché, nel silenzio di quella notte, non si levò la voce della donna, flebile. Il pianto si era placato, ma lo sguardo e il capo erano ancora chinati sul terreno polveroso.
“Cosa ne sarà di mio figlio Aidan? Il re romperà anche tutte le promesse che lo riguardano?”, chiese Estella, infine.
“Il re vede vostro figlio come un principe, e come tale sarà tenuto a corte ed educato; è stato il Consigliere Nestor a garantirmelo,” rispose Lyon.
La donna annuì con un movimento lento del capo, quasi ripetitivo, e dopo qualche attimo di silenzio riprese a piangere, senza lacrime, solo abbandonandosi agli spasimi.
Lyon la osservava distruggersi nel suo dolore, attimo dopo attimo: sapeva che il sangue sarebbe dovuto sgorgare dal suo collo da una buona manciata di minuti, ma c’era qualcosa in lei, nel suo essere così indifesa, che stava trattenendo la sua mano dal compiere un omicidio.
Ancora, la ascoltava singhiozzare “il mio bambino”, “il mio povero Aidan” e non poteva provare che compassione, una tenera compassione verso quella donna che aveva già perso tutto e ora si ritrovava a dover piangere la sorte del suo figlio appena nato; un bastardo solo per il regno per cui abitava, ma non per lui.
E fu in quel preciso momento che si chiese se davvero Lady Estella meritasse di morire. Non aveva forse già scontato in quel modo la sua colpa? Non era forse degna di un’altra possibilità? Di redimersi, di trovare un’altra via? Che fosse in un villaggio di contadini o come l’amante di un lord?
Lyon aveva deciso.
La sua lama si mosse, un colpo argenteo sotto i raggi della luna. E l’attimo dopo fra le sue mani vi era una ciocca di capelli.
Estella si voltò, le sue labbra dischiuse e lo sguardo verso gli occhi di Lyon.
Ma lui non vi badò; si preoccupò invece di estrarre da una tasca il sacchettino di iuta contenente i korin che Nestor gli aveva dato come parte della ricompensa per l’omicidio.
Afferrò, poi, una mano della donna e lo ripose sul suo palmo.
“Qui vi sono trenta korin, Lady Estella. Voi meglio di me sapete quante cose sia possibile fare con una tale somma. Prendeteli, sono vostri. Cercate una locanda, acquistate una cavalcatura e fuggite: oltrepassate i confini del regno, dirigetevi a Kylios, Norham, ovunque voi vogliate, ma non restate ad Ardelia. E’ terra di morte questa, per voi. Vi cercheranno ovunque, pur sapendo che il vostro corpo giace sotto terra immerso nel sangue. Fuggite, questo è l’unico debito che dovete estinguere” le disse Lyon concitato.
La donna lo fissava ad occhi spalancati, il suo volto in preda allo stupore.
Lyon poteva avvertire le sue mani tremare e avrebbe giurato che non fosse solo per la paura, ma anche per quella nuova speranza che aveva appena instillato in lei.
“Fuggite, Lady Estella, cambiate nome. Vi sto dando la possibilità di salvarvi. Non prenderò la vostra vita questa notte. Forza, andate!” la incitò ancora il giovane.
Lady Estella sembrò ridestarsi da quella situazione. Forse ancora non credeva che stesse accadendo, ma il suo corpo bramava la libertà. E così le sue gambe, ancora tremanti di paura, la rimisero in piedi; la mano che stringeva il sacchettino saldata al petto.
“Grazie, grazie, Sir Lyon! Che gli dei vi abbiano in gloria, che possano vegliare sul vostro cammino per quest’azione onorevole. Grazie, grazie”, aveva preso ad ansimare mentre si allontanava a passi lenti.
E tali parole continuava a ripetere mentre spariva nell’ombra della notte.
Lyon la osservò, fino a quando la sua figura non divenne che un punto in confronto all’orizzonte.
Poi si avviò verso la città, stringendo fra le mani quella ciocca castana.
Avrebbe mostrato quella a Nestor, gli avrebbe detto che Estella era morta e giaceva inerme sul polveroso terreno di Ardelia.
Dentro di sé, invece, avrebbe saputo che nessuno, nemmeno gli dei potevano stabilire quale fosse il prezzo di un’anima; un’anima innocente come quella di Lady Estella, la quale colpa era stata amare il suo re e servirlo a costo della vita.
   
 
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