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Autore: Andrasil    08/04/2017    1 recensioni
Il mondo magico è sconvolto da un nuovo fenomeno, un'aberrazione che, agli occhi di tutti, deve essere contenuta, studiata e infine sradicata al più presto. Freya è una giovane maga da poco uscita da Hogwarts e dovrà affrontare la durezza della realtà quando verrà accusata di essere proprio quel mostro che la società magica teme.
Genere: Avventura, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio
Note: Raccolta | Avvertimenti: Contenuti forti | Contesto: Altro contesto
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Per la prima volta in vita sua, Freya venne sottoposta alla Maledizione Cruciatus. Appena aprì gli occhi nella sua cella/acquario trovò di fronte a lei un gruppo di maghi in nero con le bacchette puntate. Non ebbe il tempo nemmeno di prendere un respiro: Nel momento esatto in cui si mosse le loro braccia sferzarono l’aria e il suo mondo divenne dolore puro.
A Hogwarts le avevano insegnato che si trattava di un incantesimo proibito, ma non sembrava che quelle persone lo considerassero tale; le avevano anche detto che si trattava di una sadica maledizione utilizzata con l’unico scopo di torturare (per ottenere informazioni era sufficiente la maledizione Imperius o qualche pozione di verità), ma i maghi in nero non davano l’idea di divertirsi. La stavano semplicemente addestrando. Le stavano dicendo che si era comportata male e che quel dolore era solo colpa sua. Le stavano mostrando il prezzo della disobbedienza.
 
 
 
Quando Freya riprese i sensi si ritrovò sola. Le luci erano abbassate, quindi dovevano essere passate almeno due ore da quando l’avevano torturata.
Il suo corpo era scosso da tremiti. Non sentiva più dolore, ma qualcosa di quello che le era successo le si era aggrappato dentro con artigli gelidi. Non avrebbe potuto dimenticare. Mai.
Si rannicchiò nel suo angolo preferito, quello a destra sulla parete di fondo, e circondò le gambe con le braccia, appoggiando contemporaneamente la testa sulle ginocchia.
Fu allora che lo sentì per la prima volta.
Qualcuno stava urlando.
Per un momento Freya pensò che stessero torturando un altro Abominio, ma capì che era impossibile: innanzitutto la sua cella era completamente insonorizzata, e poi la voce non sembrava provenire da fuori della sua cella.
Era come se stesse immaginando una voce che gridasse, la sensazione era proprio la stessa di quando immaginiamo delle parole; solamente che, quella volta, non era frutto della sua immaginazione. Una voce maschile, troppo lontana per distinguere cosa stesse dicendo, urlava a squarciagola.
La ragazza si raddrizzò e provò ad ascoltare meglio, ma il suono si andava già indebolendo e in poco tempo svanì.
 
 
 
Passarono tre giorni prima che Freya entrasse nuovamente in contatto con quella voce notturna. Si era appena appisolata quando nella sua testa risuonarono nuovamente, stavolta molto più vicine, delle parole.
“No! Liberatemi! Vi massacrerò! Ucciderò tutti dal primo all’ultimo!”
Impressionata non tanto dal contenuto di quel discorso, ma dall’odio che trasudava da quella voce; Freya si tappò le orecchie. E all’improvviso il flusso di minacce si interruppe e la stessa voce, in tono cauto, chiese: “Chi sei?”
La paura paralizzò Freya. L’aveva sentita?
“Ti prego! So che sei qui, riesco a sentirti. Ti prego dimmi chi sei!”
Freya non rispose. Stava parlando con lei. Tolse le dita dalle orecchie, ma non servì a nulla.
“Ti scongiuro, ascoltami! Sono chiuso in questa cella da ormai non so più quanto tempo. Nessuno mi si avvicina e non sento più nessuna voce da allora. Non posso nemmeno uscire come fanno gli altri. Parlami ti prego!”
Le parole erano impregnate di un dolore sincero, talmente grande da minacciare di sommergerla. Con uno sforzo di volontà riuscì a non rispondere nulla.
“Sento che sei una femmina e sento che non sei una di loro, ma una di noi. Sei chiusa qui dentro come me, ma tu almeno hai ogni giorno un contatto umano, io invece devo rimanere nel nulla. Ho capito chi sei, ti ho vista arrivare. Ti ricordi di me?”
Nella sua mente balenò l’immagine del ragazzo immerso nell’acqua.
“Non so come sia possibile che io sia riuscito a mettermi in contatto con te nonostante gli incantesimi, ma so che lo siamo. Ti prego, non negarmi una risposta! Credo di star impazzendo!”
“Freya.”
“Cosa hai detto?”
“Il mio nome è Freya.”
Due lacrime le solcarono il volto mentre la voce si affievoliva continuando a ripetere “Grazie. Grazie. Grazie. Grazie…”
   
 
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