Anime & Manga > Il grande sogno di Maya
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Autore: Ma_ma san    08/04/2017    1 recensioni
"..Ecco, ora mi sveglierò e scoprirò che è stato tutto un sogno. Finalmente tutti i miei sforzi, le mie lacrime, i miei dubbi sono spariti in un attimo...."
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Masumi Hayami, Maya Kitajima
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Cap. 7 Eccoci arrivati al grande momento tanto atteso: la prima rappresentazione della Dea Scarlatta. Il teatro è pieno in ogni ordine di posto, ma la mia recitazione sarà solo per una persona, Masumi. Sbirciai da dietro le grosse tende e lo vidi in prima fila e vicino a lui c’era Ayumi con quel fotografo francese, che so che ha sposato poco tempo fa. Purtroppo non ho avuto occasione di vederla dopo l’assegnazione del ruolo di Akoya. La rividi solo al funerale della sig.ra Tsukikaje, una settimana dopo. La sensei mi mancava tanto, ma non ho dimenticato tutti i suoi insegnamenti e darò il meglio di me stessa anche per lei. “Mi guardi da lassù sensei, insieme al suo Ichiren. Sarà orgogliosa di me”. Tornai in camerino e trovai le mie rose ad aspettarmi. Il bigliettino diceva: “Gentilissima sig.na Maya le faccio un grande in bocca al lupo per lo spettacolo di stasera e per quelli a venire. Io la guarderò tra il pubblico. Con sincero affetto Masumi”. Sorrisi, perché questa volta aveva firmato col suo nome. Yuu venne a chiamarmi e ci preparammo ad entrare in scena. La gente dapprima era ammutolita, poi sentivo dei sospiri e alla fine dello spettacolo era tutta un’esplosione di applausi e di grida di approvazione per tutto il cast. I flash dei fotografi mi abbagliavano, mentre cercavo il suo volto tra tutti, per vedere se fosse rimasto contento. Lo vidi sorridermi e, forse, lo vidi farmi anche l’occhiolino. Ero al settimo cielo, non potevo essere più felice di così. Andammo a cambiarci e, arrivata nella hall del teatro, i giornalisti ci stavano aspettando per intervistarci. Sakurakoji era accanto a me e mi aiutava a rispondere, perché ero ancora frastornata da tanta notorietà e alla fine mi salutò, perché Mei era venuta a prenderlo e uscivano a festeggiare. Fu gentile ad invitarmi, ma rifiutai, perché non volevo essere di troppo. “Grazie Yuu, ma sono stanchissima; sarà per un’altra volta. Vai e divertiti con Mei” e lo spinsi via per scherzo. Notai Rei all’ingresso del teatro e mi avvicinai e la vidi con le lacrime agli occhi. “So che la mia interpretazione è stata pessima, ma addirittura così brutta da piangere?”, scherzai. “Maya sei stata favolosa; se la sig.ra Tsukikaje ti avesse vista sono sicura che sarebbe stata fiera di te”. “Lo spero tanto” e l’ abbracciai. “Ha ragione la sua amica, sig.na Kitajima. La sua Dea è stata perfetta, a mio parere”. Mi vennero i brividi a sentire la sua voce e a saperlo così vicino. Mi voltai e i suoi occhi erano così belli e calmi come un lago di montagna. “Grazie sig. Hayami. Ho solo cercato di fare del mio meglio”. In quel momento due braccia mi strinsero forte e rimasi perplessa. “Ayumi, sei tu. Che bello rivederti”. “Maya non avrei potuto perdermi questa serata per niente al mondo. Non ci sentiamo da così tanto tempo. Ora vivo a Parigi con mio marito. Te lo presento, lui è Emile, un famoso fotografo. Ci siamo sposati un mese fa e ci siamo trasferiti subito. Comunque mi sono sempre tenuta informata sul tuo lavoro”. “E’ un piacere conoscerla sig. Emile”. “Sig.na Kitajima, anche se preferisco l’interpretazione che avrebbe dato la mia dolce metà”, e sorrise dandole un bacio, “la sua Dea è qualcosa di stupefacente. Le faccio i miei complimenti”. Ero arrossita, dopo tutti quegli anni non ero cambiata in quanto a timidezza. “Basta, mi fate arrossire” e risi. “Ayumi quanto ti fermerai?”. “Ripartiremo sabato, perché abbiamo entrambi degli impegni che ci attendono, ma verrò tutte le sere a guardare lo spettacolo”. “Grazie per essere qui, amica mia” e ricambiai l’abbraccio. Dopo aver salutato tutti tornai a casa con Rei. Ero talmente felice che non riuscivo a prendere sonno. Guardavo il soffitto e rivedevo ogni mio movimento, ogni singola battuta e le reazioni del pubblico. Non so a che ora finalmente mi addormentai, ma sognai di essere davvero Akoya e di trovarmi tra le braccia del mio Ishin, Masumi. Che bel sogno, ma durò poco, perché ad un tratto tutto intorno a me divenne nero e lo chiamavo, ma non lo vedevo più e non mi sentiva. Mi svegliai urlando tanto che Rei era accorsa in camera mia per vedere cosa fosse successo. “Maya stai bene? Perché hai urlato?”. L’abbracciai forte e iniziai a piangere, tale era la sensazione di angoscia che avevo provato. “Scusami Rei, era solo un incubo”, le dissi tra le lacrime. Riuscii a riprendere sonno, mentre la mia amica era rimasta a farmi compagnia. Dopo colazione andammo in giro per negozi, visto che Rei aveva il giorno libero. Dovunque andassimo la gente mi riconosceva e mi faceva i complimenti. Penso di essere arrossita parecchie volte quella mattina. “Non credo che mi abituerò mai a tutto questo”. “Dai ormai è ora di pranzo e ho una gran fame. Oggi sei mia ospite, visto tutto quello che hai sempre fatto per me in questi anni, mia cara Rei. Ti porto al ristorante”. “Grazie, ma non è che pagherai troppo?”. “Bisognerà pur che li spenda in qualche modo i soldi che guadagno con le recite. Dai accontentami una volta!”. “E va bene, se proprio insisti”. Ci prendemmo a braccetto e pranzammo in un bel locale a due passi dal teatro. C’erano tante cose buone tra cui scegliere e i camerieri erano gentili e anche carini. Ogni tanto qualche cliente si avvicinava al nostro tavolo chiedendomi una foto e un autografo e Rei rideva vedendo le mie reazioni impacciate. “Non so come tu riesca ad essere una Dea sul palco e una giovane ragazza un po’ imbranata nella vita reale” e si mise a ridere. “Scusami Maya, ma non volevo prenderti in giro”. “Non sono arrabbiata, hai perfettamente ragione” e risi anch’io. Ci lasciammo fuori dal ristorante; io dovevo solo attraversare la strada per andare in teatro dove Kuronuma e gli altri mi aspettavano, mentre Rei sarebbe tornata a casa. “Ma quanto dura questo semaforo. Oh finalmente posso passare”. Successe tutto in un attimo. Mi sentii strattonare all’indietro per la giacca e finii a terra, mentre un’auto scura sfrecciava a folle velocità senza rispettare la segnaletica. “Ma guarda quel pazzo, per poco non mi investiva. Chi ti ha dato la patente?”. Qualcuno mi aiutò a rialzarmi. “Sig. Hijiri, ma cosa ci fa da queste parti?”. “Mi scusi sig.na Maya se l’ho fatta cadere, ma ho visto l’auto venirle addosso. L’ho vista uscire dal ristorante e volevo salutarla”. “Non si deve scusare, sono io che devo ringraziarla. Ha visto quell’incosciente? A certa gente non dovrebbero far guidare l’auto”. “Posso chiederle dove stava andando, se non sono troppo indiscreto?”. “No di certo. Ero diretta in teatro, dove mi staranno aspettando tutti per prepararci per lo spettacolo di stasera”. “Vuole che l’accompagni?”. “La ringrazio, ma non serve. Ora scappo che sono già in ritardo. Arrivederci sig. Hijiri”. ------------------- Nonostante il mio diverbio con mio padre, continuavo ad andare in ufficio a lavorare. La mia segretaria mi aveva portato il pranzo e avevo appena finito, quando Hijiri mi chiamò. “Sig. mi spiace disturbarla, ma devo informarla su un fatto grave appena accaduto alla sig.na Maya”. Mi alzai di scatto dalla poltrona facendo rovesciare a terra tutte le carte che stavo leggendo. “Cosa…cosa le è successo? Spiegati. Sta bene?”. “Si sig. sta bene, ma poco fa qualcuno ha cercato di investirla, mentre attraversava la strada qui davanti al teatro. Lei ha pensato che fosse solo un guidatore pazzo, ma la stavo seguendo come ordinatomi, quando ho visto chiaramente che l’auto puntava proprio Maya”. “Ringrazio il cielo che fossi con lei in quel momento. Non so cosa farei se le capitasse qualcosa. Ne morirei. Scommetto che è opera di mio padre. Hijiri seguila sempre, ora più che mai. Ho intenzione di andare a chiarirmi subito con Eysuke Hayami. Tienimi informato e…Hijiri…grazie del tuo aiuto”. “A presto sig. e non si preoccupi, veglierò sempre sulla sig.na Maya”. -------------------- Ero uscito dall’ufficio come una furia, senza dire niente alla povera Mizuky, che mi guardava esterrefatta. Arrivai in un lampo a casa di mio padre e non mi feci nemmeno annunciare. Sapevo dove trovarlo. “Non si bussa più prima di entrare, Masumi?”. “Non so a che gioco stai giocando, ma stai lontano da Maya, hai capito bene? Se vuoi prendertela con qualcuno, eccomi sono qui davanti a te adesso”. “Ma di cosa stai parlando? Spiegati”. “Lo sai di che parlo. Oggi hai mandato qualcuno per uccidere Maya, hanno cercato di investirla”. Il viso di mio padre si fece pallido e iniziò a tremare. “Cosa? E come sta? Non puoi pensare davvero che arriverei a tanto”. “Non ti credo, l’hai odiata fino a ieri”. “Forse hai ragione tu, ero accecato dal ricordo della Dea Scarlatta di Tsukikaje e rivedevo in Maya i miei fallimenti come uomo e come presidente della compagnia. Poi ho avuto modo di conoscerla, senza che lei sapesse chi fossi in realtà e ho visto una giovane buona e generosa che ama il teatro forse più di Chikusa. Ieri sera, alla prima c’ero anch’io e la sua interpretazione ha come placato il mio animo iracondo durato fin troppi anni, facendomi perdere tutte le cose belle che la vita poteva offrirmi. Poi mi sono ricordato di quello che mi avevi detto quando hai confessato il tuo amore per Maya. “Non voglio finire come te”. Questo mi ha fatto capire che ho sempre sbagliato con te e ti chiedo scusa per questo. Devo chiedere perdono anche a lei, ma ti giuro che non ho fatto quello di cui mi accusi”. Non avevo mai sentito mio padre parlare in quel modo, e non so perchè, ma volli credergli. “Allora, se tu non c’entri, chi pensi abbia ordinato una cosa simile?”. “Masumi credo proprio che sia stata opera del vecchio Takamya. Ti avevo avvertito che non avrebbe lasciato passare un simile affronto. Devi convincere Maya a trasferirsi qui, dove potremo proteggerla 24 ore su 24. Se tu sei d’accordo, ovviamente. Vorrei che ritornassi a casa anche tu, è così vuota senza di te”. “Forse hai ragione, le parlerò e cercherò di convincerla. Grazie padre”. “Andiamo allo spettacolo insieme, stasera?”. “Certo, ti aspetterò in teatro. A presto”.
  
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