Poco
più di
un’ora dopo sono di nuovo in ospedale. Mi avvio verso il
reparto in cui si
trova Shinichi e insieme a Sonoko e il dottor Agasa riconosco Yukiko e
Yusako.
“Yukiko”
Lei si volta
e vedo i suoi occhi illuminarsi, per poi venirmi incontro e
abbracciarmi.
“Oh
Ran!
Come stai?”
“Adesso
bene, per fortuna Shinichi si è ripreso”
“Non
dirmelo, siamo scappati non appena saputo la notizia. Quel ragazzo mi
farà
invecchiare prima del tempo se continua a farmi scherzi del
genere”
“Non
sarebbe
Shinichi altrimenti” le dico sorridendo
“Sai,
sono
felice di vederti qui, avevo paura che aveste rotto i rapporti
definitivamente.
Quando Shinichi si è trasferito da noi lo scorso anno non mi
ha voluto dare
spiegazioni per più di due mesi. Più volte gli
avevamo detto di venire a vivere
con noi, soprattutto dopo la faccenda dell’Organizzazione, ma
lui non ne ha mai
voluto sapere, perché qui c’eri tu”
Arrossisco
violentemente ascoltando le sue parole, e mi sento ancora
più in colpa,
pensando a tutto quello di cui l’ho accusato negli ultimi
anni.
“Per
questo
non capivo come mai avesse cambiato idea all’improvviso. Un
giorno poi decise
di raccontarmi tutta la faccenda: che lui ti aveva ferita e che tu non
volevi
più saperne di lui. Non l’ho mai visto
così Ran, credimi. Capisco che ti abbia fatto
del male, davvero, e forse io al tuo posto avrei reagito allo stesso
modo. Ma
conosco mio figlio e se l’ha fatto è solo
perché tiene a te come a nessun altro”
“Non
c’è
bisogno che tu dica altro Yukiko. Dopo quello che è successo
ieri ho capito che
non potrei mai stare senza di lui, nonostante tutto”
“Sono
felice
di sentirtelo dire. Anche perché non riuscirei ad immaginare
una nuora diversa
da te” mi dice facendomi l’occhiolino.
Per fortuna
arriva il medico ad interrompere questo discorso a dir poco
imbarazzante:
“Shinichi
si
è svegliato. Se volete potete entrare, ma non più
di uno per volta”
“La
ringrazio dottore”
Sono
impaziente di vederlo, ma lascio andare i suoi genitori, visto il lungo
viaggio
che hanno fatto per potergli stare vicino. Per primo entra suo padre
Yusako,
seguito poi da Yukiko. Dopo circa una mezz’ora, entrambi
tornano nella sala
d’aspetto.
“Ran”
mi
chiama sua madre “Vuole vederti”
Il cuore
comincia a battere forte, sembra voglia uscirmi dal petto. Incapace di
aspettare un secondo in più mi avvio verso la sua stanza.
Entro e lo trovo a
sedere sul letto, finalmente libero dal respiratore e da tutti i tubi
che aveva
infilati nelle braccia. Lui volta verso di me e il suo volto si
illumina. Se
potessi specchiarmi in questo momento, probabilmente vedrei la stessa
espressione
sul mio volto.
Come una
calamita, sono impaziente di annullare la distanza che ci separa.
Così mi muovo
verso di lui, mi siedo e lo abbraccio, facendo attenzione a non urtare
la sua
ferita. Nascondo la testa nell’incavo della sua spalla e di
nuovo inizio un
pianto inconsolabile al pensiero che sono stata ad un passo da non
vedere più
quello sguardo acuto e intelligente dipinto sul suo viso.
“Avevi
ragione tu, come sempre del resto”
“A
cosa ti
riferisci?”
“Sono
davvero una piagnucolona”
Alle mie
parole, avverto un sorriso nascere sul suo viso. Sento le sue braccia
circondarmi e tenermi ancorata a sé. Potrei restare
così per sempre, è questo
il posto a cui appartengo.
“Ran,
ti
prego. E’ finita”
Non voglio
rovinare questo momento con le mie lacrime, così raccolgo le
forze e cerco di
restare calma. Mi allontano dall’abbraccio per guardarlo
negli occhi e lo
stesso fa lui con me. Poi improvvisamente scioglie il silenzio.
“Non
sai
quanto mi ha reso felice vederti ieri. Non osavo sperare che saresti
venuta”
Le sue
parole mi feriscono nel profondo. Come può pensare che non
sarei venuta
sapendolo in un letto di ospedale, tra la vita e la morte? Devo aver
recitato
la mia parte molto bene, a quanto pare.
“Come
puoi
pensare che non l’avrei fatto?”
“Beh,
quando
ti rivelai chi ero in realtà, mi ricordo che nei tuoi occhi
non riuscii a
vedere altro che rancore e quando ti ho rivista l’altro
giorno, per la prima
volta dopo molto tempo, ho capito che per te non era cambiato niente, e
a quel
punto ho cominciato davvero a credere di averti persa. Per questo
pensavo che
non saresti venuta”
“Non
ti ho
mai nascosto che quello che hai fatto mi ha ferita profondamente; ho
provato a
passarci sopra, ma non riuscivo a sopportare l’idea di essere
stata tradita
dalla persona di cui mi fidavo di più al mondo. Mi sono
sentita sola Shinichi,
per la prima volta nella mia vita mi sono sentita davvero sola. Poi
però quando
ieri sera mia madre mi ha detto che ti avevano sparato, tutto ha perso
all’improvviso importanza. L’unica cosa che contava
per me era che tu riuscissi
a farcela…”
Shinichi mi
carezza il viso con una mano, asciugando una lacrima che scende
prepotente mentre
rivivo la scena.
“Mi
dispiace
solo che ci sia voluto tutto questo per farmelo capire”
“A me
no
invece. Ne prenderei altre 100 di pallottole se servisse a farti
tornare da me”
“Non
dirlo
neanche per scherzo”
“E’
così
Ran. Ran, io ti amo”
Nell’udire
le sue parole, il mio cuore è come se iniziasse a battere di
un ritmo nuovo,
più vivace. Non ci sono parole per descrivere i miei
sentimenti in questo
momento; l’unica cosa che posso fare è
mostrarglieli, e per questo mi avvicino,
poso le mie labbra sulle sue, e nel farlo avverto la piacevole
sensazione di
non essermi mai sentita più completa di adesso. Quel
tassello che tanto mi
aveva tormentata è riuscito a trovare finalmente a trovare
il suo posto, e il
quadro che ne risulta è magnifico.
“Ti
amo anch'io”.