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Autore: Andrasil    09/04/2017    1 recensioni
Il mondo magico è sconvolto da un nuovo fenomeno, un'aberrazione che, agli occhi di tutti, deve essere contenuta, studiata e infine sradicata al più presto. Freya è una giovane maga da poco uscita da Hogwarts e dovrà affrontare la durezza della realtà quando verrà accusata di essere proprio quel mostro che la società magica teme.
Genere: Avventura, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio
Note: Raccolta | Avvertimenti: Contenuti forti | Contesto: Altro contesto
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Eccomi qui.
Questo sarà l’ultimo capitolo che pubblicherò prima di Pasqua, quindi ho cercato di renderlo più interessante possibile (e di dire un po’ più di cose del solito.)
Innanzitutto ringrazio chi mi ha seguito fino a questo punto e in modo particolare la mia unica recensitrice (a quanto pare è questo il femminile di recensore). Colgo l’occasione per ricordare che qualunque commento e benaccetto, quindi vi invito caldamente a farmi sapere che ne pensate della storia, del modo di scrivere, in generale di tutto.
Con questo capitolo si chiude la seconda parte: le emozioni di un mostro, quindi lancio a tutti coloro che vorranno coglierla una piccola sfida: provate a indovinare gli animali in cui si trasformano i nostri Abomini. Darren lo sapete e non mi aspetto che indoviniate i fratelli e il vecchio, ma avete molti elementi almeno per Freya e Will. Se vi vengono idee, potete scriverle tra le recensioni o mandarmi un messaggio ;)
Concludo augurando buone vacanze.
Andrasil.
 
 
 
La notte successiva il ragazzo della cella piena d’acqua tornò a chiamarla.
“Come ti chiami” gli chiese Freya come prima cosa.
“William Begum” rispose il ragazzo con una nota di nostalgia nella voce.
“Come è possibile questo?”
“Intendi la nostra conversazione?”
“Si”
 “Io sono un Legilimens oltre che un Abominio. Avere una conversazione telepatica è una cosa abbastanza facile per noi, ma teoricamente le nostre celle dovrebbero essere schermate.”
“E allora come ci riesci?”
“Durante tutta la giornata di ieri ho provato a darmi una spiegazione e credo di essere giunto a una conclusione. Quando ti ho detto che non ho mai avuto un contatto umano da quando mi hanno chiuso qui dentro è vero e, fidati, è una tortura molto peggiore di quanto sembri; però purtroppo non è l’unica che devo subire. Io…l’altro può respirare sott’acqua, ma il massimo che posso fare io è trattenere il fiato per venti minuti. Capisci questo cosa significa?”
Certo che Freya lo capiva. William era costretto a trasformarsi ogni venti minuti per non morire. “Ho provato a non trasformarmi, ma anche gli esseri umani possiedono degli istinti e uno di questi è quello di sopravvivenza.”
“Perché non rimani sempre trasformato allora?” gli chiese, pur credendo di conoscere già la risposta.
“Perché non…perché ho paura di diventare in tutto e per tutto quella cosa. L’isolamento non aiuta. Ero sul punto di impazzire. Stavo per diventare un mostro dentro prima che fuori…ho cominciato a desiderare di uccidere tutti.”
Freya avrebbe voluto potergli stare vicino in quel momento e dirgli che capiva cosa provava; ma allo stesso tempo si rendeva conto che non era così. Non poteva capire perché lei non era mai stata costretta a trasformarsi. La sua sofferenza impallidiva a confronto con quella del ragazzo, costretto in uno stato di instabilità mentale oltre che fisica da quell’isolamento in condizioni estreme, instabilità destinata a peggiorare se lasciato a se.
Freya fu contenta di avergli risposto. Anche lei si rendeva conto dell’importanza di quel contatto, seppur minimo.
Cercando di farlo concentrare su altro gli disse: “Non mi hai ancora detto la soluzione alla quale sei giunto: come possiamo parlare nonostante la schermatura?”
“Perché questo incantesimo è stato progettato per bloccare i maghi! Quando ti ho sentita…e tu mi hai sentito…stavo respirando.”
“Vuoi dire che adesso sei…”
“Si”
Freya gridò e si ritrasse
“Vattene! Torna umano!”
“Freya ti prego”
“Esci dalla mia testa!”
“Non lasciarmi solo. Per favore. Non lasciarmi di nuovo solo!”
“Vattene!”
William si ritrasse dalla sua mente lasciandole al suo posto solo un grande senso di vuoto e vergogna.
 
 
 
Passarono due giorni. Poi, durante la terza notte, Freya sentì William che le toccava delicatamente i pensieri. Oramai aveva imparato a riconoscere la sensazione.
“Scusa” gli disse subito, accogliendolo nella sua mente come se lo abbracciasse
Lo capisco. Non devo dimenticare che anche tu sei come me.”
“E invece a volte penso che ci farebbe bene dimenticarlo.”
“Perché”
“Perché tu l’altra notte eri un Abominio solo nel corpo. Sono stata una sciocca a cacciarti perché avevo paura della tua natura. Ho sentito i tuoi pensieri prima e ti posso assicurare che erano diversi.”
“È merito tuo” Le rispose William e Freya ebbe la sensazione che, se fosse stato con lei, le avrebbe strizzato l’occhio “Prima d’ora non avevo mai avuto pensieri così umani durante la trasformazione.”
Passarono un paio di minuti, poi William le chiese:
“Perché pensi che siamo così? Perché gli Animagi non provano degli istinti come i nostri?”
“Magari li provano. Magari imparano a conviverci con il tempo se li si lascia imparare invece che chiuderli in delle celle per studiarli.”
“Forse.” Rispose il ragazzo “Ma per saperlo dovremmo uscire e, ora come ora, lo vedo impossibile.”
Freya non rispose subito. Era troppo occupata a immaginare di uscire da quel posto. Sentire il tocco del vento, il calore del sole e il profumo della vita.
“Che bei pensieri” le disse William mentre il suono della sua mente si faceva più profondo.
“Li hai visti?”
“Certo! Sono un Legilimens e le immagini sono molto più semplici sia da pensare che da recepire rispetto alle frasi.”
“Puoi tornare da me?”
“Anche ogni notte se vuoi”
“Si. Per favore.”
 
 
 
“Quando stavo a Hogwarts, la Preside mi ha insegnato a usare al meglio il mio potere di Legilimens.”
“Eri a Hogwarts anche tu? Quanti anni hai?”
“Ventisei.”
“Allora, mi avrai visto arrivare al tuo sesto anno. Io ne ho ventuno.”
“Ehm…no!” la mente di William emanò divertimento “Durante il viaggio in treno avevo colpito un ragazzo con un Rictusempra, quindi mi trovavo a pulire le targhe della Sala trofei durante il banchetto.”
Anche Freya rise. “Perché lo avevi fatto?” gli chiese.
“Perché mi aveva fatto uno sgambetto e si era messo a ridere. Rideva in un modo così oscenamente provocatorio nei miei e confronti che volevo farlo ridere fino allo svenimento. Sfortunatamente non è successo.”
“In che casa eri? Non puoi essere di Grifondoro, ti avrei visto almeno una volta”
“Infatti ero a Corvonero.”
“Quindi c’eri quella volta che hanno lanciato un intera cassa di Fuochi Forsennati dalla loro torre per festeggiare la vittoria della Coppa del Quidditch”
“Certo. Era il mio ultimo anno! Quanti ricordi…”
L’incontro con William cambiò completamente la sua vita in quella prigione. Le giornate non passavano più inerti, ma venivano vissute nell’attesa della sera e delle sue conversazioni. Anche la prigione stessa perse tutti i suoi effetti su di lei e, per la prima volta da quando era stata arrestata, Freya fu felice.
Era talmente assorta da quella nuova vita che, quando la routine del giorno venne interrotta una seconda volta, si chiese per quale motivo stesse succedendo.
 
 
 
“Quindi le cose stanno così!” Esclamò Darren camminando avanti e indietro per la cella sulle otto lunghe zampe.
Freya gli aveva raccontato di William, anche se aveva omesso il fatto che non amasse trasformarsi supponendo che Darren non avrebbe capito.
L’Abominio era furioso, un filo di ragnatela gli usciva dalle fauci e lo lavorava incessantemente grazie alle tenaglie ai lati della bocca con evidente nervosismo.
“Va bene” esclamò infine “Faremo in modo di uscire da questa topaia.”
Lo stupore della ragazza per la velocità con cui l’Acromantula le aveva esposto la cosa non fu sufficiente a ritardare il “SI” che le uscì dalle labbra a una più attenta riflessione.
Voleva la libertà. Non per tornare alla sua vecchia vita, sapeva che era impossibile, ma per poter viverne una nuova.
“Ascoltami!” le disse lui con un tono pericoloso nella voce “Non ho intenzione di creare una piccola comunità felice di Abomini. Usciti da qui saremo in guai grossi, quindi ognuno andrà per la sua strada.”
Freya annuì, le sembrava la cosa più giusta.
“Parla con questo William e digli di mettersi in contatto con gli altri per le informazioni. Organizzerò la cosa in modo rapido.”
Stava succedendo tutto troppo in fretta. Fino a una settimana prima era solo una bestia che doveva essere studiata e ora era tornata una persona che sognava la libertà.
“Vai!” le disse lui “ti farò giungere delle informazioni.”
Freya si girò per uscire, ma una zampa le si posò sulla spalla e la costrinse a voltarsi. Gli otto occhi di Darren erano a pochi centimetri dalla sua faccia e Freya dovette ricorrere a tutta la sua forza di volontà per non arretrare
“C’è la possibilità che ci costringano a uccidere o morire. Devo essere sicuro che sarai dei nostri fino alla fine se vogliamo fare questa cosa.”
Molto lentamente, Freya annuì.
 
 
 
“Darren dice che non possiamo contare sul vecchio. Gli ha portato ogni tanto il cibo ed è remissivo come un cagnolino. Lui è il Numero 1, il primo ad essere stato catturato. Probabilmente è qui da troppo tempo.”
“Quando mi hanno portata qui, ho contato solo lui, te, Darren e i due fratelli. In totale sei. Eppure mi chiamano numero 7, forse c’è qualcun altro.” Rispose Freya mentre Emily, così si chiamava l’altra ragazza, passava davanti alla sua cella tornando da quella di Darren. Era ammirevole come fosse riuscita a comunicare a Will quello che gli aveva detto Darren così rapidamente. Erano costretti a parlare così perché, quanto pareva, nemmeno la forma trasformata di William riusciva a penetrare gli incantesimi della cella dove si trovava l’Acromantula.
“Possiamo provare a cercare. Ora devo avvisare Philip.”
“Va bene, probabilmente è lui il prossimo, digli di prepararsi.”
“A stasera.”
“Ok”
 
 
 
“Cosa vorresti fare quando usciremo di qui?” chiese Freya quella sera. Non avevano mai smesso le loro conversazioni notturne. Nonostante Will riuscisse a parlare con tutti, agli altri diceva solo le cose essenziali; al contrario, con lei parlava spesso, a volte anche durante il giorno.
“Non posso tornare alla mia vita” rispose subito lui “Né vivere normalmente. Oramai è questo che sono, dovrò imparare a gestire questa cosa…tu?”
“Io penso che volerò più in alto di quanto chiunque possa immaginare e mi lascerò cadere giù. Quando starò per colpire il suolo interromperò la caduta e mi stabilirò il quel posto, a meno che non ci viva già qualcuno.”
“Mi hai appena detto che l’altra vola” rise Will. Faceva tutto parte di una sorta di patto non scritto. Nessuno dei due aveva mai chiesto quale fosse l’animale in cui si trasformavano, sia per delicatezza che per consapevolezza. Consapevolezza che nessuno dei due si trovava a proprio agio nel proprio corpo, ma anche che nessuno dei due si trovava a proprio agio con l’idea dell’Abominio.
“Infondo io so che l’altro puoi respirare sott’acqua, quindi siamo pari” Rispose Freya.
Passarono un paio di minuti senza che entrambi facessero altro che ascoltare la musica della mente dell’altro, poi Freya gli chiese:
“Pensi mai che ora come ora siamo unici?”
“Che vuoi dire?”
“Che è vero che siamo tutti Abomini, ma ognuno di noi è diverso. È come se appartenessimo a specie troppo diverse per unirci in un unico fronte.”
“Io non la penso così.” Ribatté Will. “Secondo me la nostra diversità può essere anche una forza. Ovviamente se tu intendi riguardo al vivere insieme o…innamorarci…sono d’accordo con te. Però nulla ci vieta di unirci dalla stessa parte anche se la tua altra fosse la naturale predatrice del mio. Finché penseremo come noi e non come loro, sarebbe possibile.”
“Tu per loro chi intendi, gli altri o i carcerieri?”
“Entrambi!” rispose Will. “Quando ti ho detto che dovevo gestire questa mia natura era proprio a questo che pensavo: Noi non siamo più normai esseri umani, ma non siamo nemmeno…gli altri. Siamo Abomini e dobbiamo imparare a definirci in base a questo. Senza perdere noi stessi nell’illusione di essere completamente uomini o completamente bestie.”
“Grazie Will. A domani.”
“A domani Freya.”
 
 
 
Io giorno dopo, mentre Philip passava di fronte alla sua cella, le rivolse il suo solito sorriso beffardo. Dopo aver capito di non essere raggiungibile da Will, Darren aveva fatto in modo di apparire ancora più violento del solito in modo da farsi portare il cibo una volta al giorno.
Freya aveva paura che decidessero di sopprimerlo; ma, come le aveva detto Emily tramite Will, stava sottovalutando la curiosità morbosa dell’uomo quando scopre qualcosa di sconosciuto. Ovviamente aveva ragione. La paura è il sentimento principale che l’essere umano prova nel momento del contatto con qualcosa di nuovo; ma, quando questa cosa è alla sua mercé, allora essa si muta in folle desiderio di conoscenza. Non avrebbero ucciso Darren finché avessero pensato di poter continuare a scoprire cose nuove su di lui.
“Darren ha chiesto esplicitamente di te” le disse poco dopo Will “Dice che abbiamo quasi finito e vuole che domani sia tu a portagli il cibo.”
“Non vedo l’ora” rispose scherzosamente Freya.
 
 
 
Il loro unico errore fu quello di non prestare particolare attenzione. Se si fossero chiesti perché il quella valle il clima, il tempo e le emozioni venissero così raffreddate, se avessero notato come i loro comportamenti, che in qualsiasi altro momento sarebbero sembrati normali, stonassero con tutto quello che li circondava o anche se solo avessero pensato che, sebbene fossero oramai considerati delle bestie, forse i loro carcerieri sapevano che erano bestie intelligenti.
Ma non fecero nulla di queste cose. Soprattutto Freya, l’ultima arrivata. Il suo desiderio di liberà e il sentirsi vicina al suo obiettivo le impedirono di notare quanto fosse palese il cambiamento nel suo sguardo e nelle sue espressioni.
E le impedirono di notare che, quando vennero a prenderla, non avevano nessun carrello con loro.
 
 
 
“Freya!”
Nella voce di Will c’era un senso di fretta mentre la chiamava
“Freya, cosa è successo? Ti ho persa per più di un’ora.”
Freya provò a tornare indietro con la mente, ma ogni volta che ci provava le sembrava di cercare di afferrare l’aria. Come se stesse cercando di ricordare un sogno oramai sbiadito.
“Non mi ricordo…”
“Scusa, permetti che ci provi io?”
“Cosa?”
“Me la cavo bene ad estrarre ricordi, anche se sono modificati.”
“Va bene” rispose Freya con un senso di oppressione alla bocca dello stomaco “Provaci.”
 
 
 
Una stanza bianca. I maghi in nero intorno a lei. Le bacchette puntate al suo cuore. Un uomo vestito di bianco le fa bere una pozione completamente trasparente e insapore.
Poi le fanno delle domande. Cosa sta succedendo? Lei sa qualcosa che loro non sanno?

Freya non riesce a non rispondere. Rivela tutto.
Loro vogliono i particolari. Lei risponde in modo preciso.
Vogliono sapere come riescano a comunicare. Lei tradisce William.
Le chiedono se era tutto lì. Lei risponde sì.
Le puntano la bacchetta al cuore, ma l’uomo in bianco dice di aspettare e informare prima il Ministero.
La bacchetta sale verso gli occhi ed emette un lampo di luce.
 
 
 
“Will. Scappa! Annuncialo a tutti! Dobbiamo andarcene ora! Subito!”
“Freya cosa... no! Perché sono qui? Cosa vogliono?”
E, per una manciata di secondi, Freya si ritrovò dentro il corpo di Will. Vide i maghi in nero davanti alla sua cella con le bacchette puntate e vide l’acqua cominciare a schiumare mentre diventava sempre più bollente.
“No! No! Basta! Brucia! Aaaaaaaaaaagh”
Il dolore fu talmente forte da sbalzarla indietro nel suo corpo, ma le ci vollero comunque dei secondi prima di riprendere il controllo di se e ricordare che non c’era nessuna acqua bruciante intorno a lei. Sentiva il suo corpo come trafitto da un’infinità di spilli gelidi.
William…
Si alzò per correre alla parete trasparente che dava sul corridoio, ma fu costretta a fermarsi. Anche davanti alla sua cella vi era un gruppo di maghi in nero con le bacchette puntate contro di lei.
“Maledetti!” fu il suo ultimo pensiero razionale.
   
 
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