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Autore: TheSlavicShadow    09/04/2017    3 recensioni
Aveva fatto un errore. Un errore che aveva portato a diverse conseguenze, tra cui il suo allontanamento da Manhattan e dalla vita che aveva condotto fino a quel momento. Un errore che lo aveva portato in una fattoria dimenticata da Dio e dagli uomini nel bel mezzo del North Carolina.
{Superfamily!AU no powers! - Steve/Tony+Peter}
Genere: Introspettivo, Sentimentale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Altri, Peter Parker/Spider-Man, Steve Rogers/Captain America, Tony Stark/Iron Man
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'Safe in my hands'
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Steve lo aveva baciato lentamente, come se stesse tastando il terreno per la prima volta. Era un bacio lento, delicato. Le sue dita gli accarezzavano delicatamente il collo e già questo stava bastando per fargli desiderare molto di più.

Ma non riusciva a muoversi. Non riusciva a fare altro che ricambiare i suoi baci perché aveva il terrore che se avesse mosso anche un solo muscolo avrebbe spezzato quell’attimo che sembrava perfetto.

Riusciva a pensare soltanto alle labbra morbide di Steve sulle proprie, alle sue dita calde che gli sfioravano la pelle.

Tony non aveva baciato molti uomini in vita sua. Donne, tantissime. Tutte quelle che si era portato a casa.

Gli uomini no. Li aveva accolti nel proprio letto, ma raramente gli aveva dato la stessa intimità che condivideva con le donne. Con gli uomini era solo sesso, senza dolcezza, senza carezze, senza flirt. Era sempre stato solo sesso. Solo un bisogno fisico e null’altro.

Con le donne giocava. Con le donne era diverso. Le baciava, le accarezzava. Il bacio per lui significava intimità. Significava dare un significato a quello che stava succedendo.

Non aveva mai voluto dare alcun significato alle proprie avventure omosessuali.

Razionalmente il suo cervello aveva sempre saputo che non ci fosse nulla di male nel provare qualcosa per persone del proprio sesso. Ma il suo subconscio era sempre in allerta, memore di tutte le belle parole che Howard gli aveva fin troppo spesso rivolto. Aveva finito così per nascondere sempre quel lato di sé.

Il sesso andava bene. Il coinvolgimento emotivo assolutamente no.

Steve lo baciava ancora. E lui rispondeva a quei baci. Quel momento era tutto fuorché sensuale. Non c’era nulla di fisico. I loro corpi si sfioravano, le loro labbra erano attaccate come delle ventose, ma non c’era nulla di puramente fisico. Era altro. Era qualcosa che non conosceva. Non tra le braccia di un uomo.

Ma Steve. Steve era diverso. Con Steve era diverso. E anche lui si sentiva diverso. Non era il suo modus operandi quello. Non aveva spogliato il proprio partner alla velocità della luce. Non aveva già mosso le mani su un corpo nudo. Non era in ginocchio con le labbra attorno ad un sesso eretto.

Lo stava semplicemente baciando. Lentamente aveva alzato una mano e ne aveva appoggiato il palmo sul petto di Steve. Sentiva il suo cuore battere come se fosse impazzito.

Aveva osato. Aveva approfondito il bacio e Steve non lo aveva rifiutato. Il biondo aveva risposto e quello gli aveva fatto prendere più coraggio.

Non sapeva neppure come si fossero trovati in quella situazione. Avevano lasciato Peter da sua zia per la notte, decidendo di ripartire il giorno dopo per il North Carolina, e loro avevano cercato un albergo non troppo lontano. Tony aveva pagato la stanza con uno dei suoi documenti falsi e Steve lo aveva rimproverato al riguardo. Sempre Tony aveva fatto una battuta pessima delle sue quando aveva visto il letto enorme che c’era nella stanza, e Steve era arrossito fino alla punta dei capelli prima di baciarlo.

Non avrebbe mai voluto smettere di baciarlo. C’era qualcosa in quei baci che era inebriante. Ed era come tornare ragazzino tutto d’un tratto, quando già baciare chi ti piaceva sembrava essere una conquista enorme.

Stare così assieme a Steve era come aver appena conquistato l’Everest. Per lui una cosa assolutamente impossibile.

Voleva in quel momento superare il confine che sembravano aver tracciato. Voleva andare oltre al punto di non ritorno e lasciarsi completamente andare in quella relazione. Poteva chiamarla relazione, vero? Poteva illudersi che sarebbe stata una di quelle storie senza fine? Una di quelle in cui i due protagonisti si amavano ogni giorno di più e invecchiavano insieme?

La mano di Steve era sulla sua schiena. Ne sentiva il calore anche attraverso i vestiti e si stava odiando perché voleva di più. Voleva avere quell’uomo. Voleva essere di quell’uomo. Voleva donarsi a quell’uomo come non aveva mai fatto prima con nessuno.

“Steve…” Aveva parlato contro le sue labbra, ma non sapeva esattamente cosa dirgli. Non poteva dirgli cosa davvero desiderava. Aveva paura del suo rifiuto. Aveva paura di scoprirsi totalmente e rovinare anche questa meravigliosa cosa che stava succedendo.

Il biondo era arrossito di nuovo. Era così adorabile veder arrossire un armadio che superava il metro e ottanta in altezza e aveva i bicipiti così grossi che probabilmente avrebbe potuto spezzare un tronco a mani nude.

Steve lo aveva baciato di nuovo, lentamente. Aveva solo sfiorato le sue labbra con le proprie e Tony si sentiva pessimo a desiderare di più. Steve gli aveva detto che non era pronto, che non aveva mai fatto certe esperienze. Ma lui lo desiderava e non era mai stato troppo bravo a pazientare. Soprattutto non sapendo cosa il futuro gli poteva riservare.

La mano di Steve era sul suo fondoschiena. L’uomo lo aveva attirato di più a sé e Tony lo aveva guardato.
“Capitano, se fai così non rispondo più di me e finiamo per rotolare tra le lenzuola ricoperti solo del nostro sudore.”

Aveva sorriso. Il suo solito sorriso ironico che faceva irritare le persone. Ma Steve lo aveva guardato e lentamente aveva annuito.

“Va bene.”

Era rimasto per un attimo senza parole. Si era specchiato negli occhi azzurri di Steve e vi aveva letto sicurezza, determinazione. Lo stesso uomo che solo poco tempo prima gli aveva espresso i suoi dubbi e la sua insicurezza ora gli si donava.

Si sentiva l’uomo più fortunato del mondo in quel momento, mentre le sue labbra erano nuovamente su quelle di Steve, mentre le sue dita accarezzavano i capelli corti della sua nuca e le mani di Steve erano sul suo fondoschiena.

Era come se all’improvviso fosse tornato un ragazzino e quella fosse la sua prima esperienza. Come se non avesse mai permesso a nessuno di toccare il suo corpo o di baciare le sue labbra. Era sempre stato convinto che da adulti certe emozioni non potevano più essere provate, ma ora, mentre Steve lentamente iniziava a spogliarlo, si sentiva pervaso da un’emozione nuova, da qualcosa che non aveva forse mai provato. E aveva paura. Aveva il terrore di rovinare tutto. Di essere mancante in qualcosa. O anche di non piacere a Steve. E questo non gli era mai successo. Era sempre stato sicuro di sé, del proprio aspetto, delle proprie doti di amante.

Mentre in quel momento non era sicuro di nulla.

Aveva chiuso gli occhi quando Steve gli aveva tolto la maglia. Non voleva vedere la sua espressione mentre Steve notava la cicatrice sul suo petto. La trovava orrenda. Gli faceva solo venire in mente cose orrende. E cercava sempre di tenerla coperta, di non farla vedere a nessuno.

Le dita calde di Steve ne avevano accarezzato i bordi ed era sicuro che l’uomo potesse sentire il battito impazzito del suo cuore. Non aveva mai permesso a nessuno di toccargli il petto dopo l’Afghanistan. Neppure a Pepper. Quello era una sorta di tabù. Una cosa che gli faceva ricordare solo cose brutte. Cose che non voleva ricordare mai più.

Ma non poteva allontanare la mano di Steve. Era calda, era delicata. E Steve aveva visto gli stessi orrori che aveva visto anche lui.

“E’ orrenda, vero?” Aveva chiesto con un filo di voce, abbassando lo sguardo per vedere il palmo della mano dell’altro uomo coprire totalmente la pelle rovinata.

“No, fa parte di te e dell’uomo che sei. Non è orrenda.”

Tony aveva sorriso a quelle parole. Solo una persona come Steve avrebbe potuto dire una frase simile e sembrare convincente. Lo aveva guardato e aveva sorriso di più.

Credeva alle parole di Steve. Voleva crederci.

“Se continui a dirmi questo genere di cose finirò per innamorarmi completamente di te, Capitano.”

“Forse è quello in cui spero.”

Steve lo aveva baciato. Non gli aveva lasciato spazio per altre parole. Lo aveva spinto sul materasso, bloccandolo subito sotto di sé e non aveva mai lasciato andare le sue labbra. Sentiva le sue mani che gli accarezzavano il corpo lentamente, quasi come se fosse una venerazione, ed era anche quella una sensazione strana. Tutti veneravano la facciata. Tutti adoravano Stark e lo trattavano come se fosse un dio nel loro letto. Erano pronti a soddisfare ogni suo desiderio.

Steve venerava Tony. Steve vedeva il suo vero io e apprezzava quello. Lo dicevano le sue mani che sfioravano il suo corpo come se fosse una reliquia. Lo trasmettevano le sue labbra che sembrava stessero marchiando a fuoco ogni lembo di pelle su cui si posavano.

E lui si sentiva rimodellato, come se fosse stato argilla nelle mani esperte di uno scultore. Non credeva fosse possibile sentirsi così. Credeva fossero solo stronzate che venivano scritte nei romanzetti rosa per far sognare sciocche casalinghe che non avevano molto da fare per passare il tempo. Nella vita reale non capitava mai che qualcuno ti amasse solo per quello che eri. Che qualcuno riuscisse a trasmetterti questo amore tramite il semplice calore delle proprie mani.

“Nella sua metà, la mia metà riunisco.”

Aveva sentito o letto quella frase da qualche parte. E sentiva il proprio cuore esplodere da tanto lo percepiva pieno. Pieno di qualcosa che non poteva spiegare, di qualcosa che non sapeva spiegare. Erano solo sciocche illusioni. Perché nella realtà non ci si poteva sentire completi a quel modo solo essendo amati da un’altra persona. Si era sempre convinto di bastare a sé stesso. Tony Stark non aveva bisogno di essere amato. Poteva vivere amando sé stesso e beandosi del calore dei corpi con cui si intratteneva.

Non poteva essere davvero reale tutto quello che provava mentre Steve lentamente, con delicatezza, come se Tony fosse una casta vergine, si spingeva in lui. Quello non era sesso. Tony era un esperto in materia. Era qualcosa di molto più intimo. Qualcosa che gli faceva venire voglia di piangere mentre si specchiava negli azzurri occhi di Steve. E riusciva solo a ripetere il nome dell’altro, come una litania, come una preghiera che sperava qualche divinità potesse sentire e gli permettesse di restare per sempre accanto a quell’uomo. C’era sempre questo timore latente. Questa paura che tutto stesse per finire da un momento all’altro. Questo terrore di perdere Steve che gli attorcigliava le viscere e sembrava non volersene mai andare.

Non si era mai sentito tanto vivo, tanto amato, tanto completo, come tra le braccia dell’uomo a cui si stava donando in quel momento. Steve lo guardava, mormorava il suo nome, e lui non poteva che trovarlo stupendo. Quel magnifico uomo stava amando lui e lui desiderava soltanto che quel momento potesse durare per sempre.

 

♡♡❤♡♡

 

Aveva aperto gli occhi quando delle dita calde avevano iniziato un lento tragitto sulla sua schiena. Le sentiva muoversi con delicatezza sulla sua pelle e non era per nulla spiacevole. Era anzi confortante. Era la prova concreta che la notte precedente non era stata soltanto un sogno partorito dalla sua mente.

Il corpo di Steve emanava un calore piacevole, quello che raramente aveva provato accanto ad altre persone. Se ne era reso conto la notte in cui avevano dormito insieme per la prima volta. La notte in cui semplicemente dormirsi accanto era stato quasi imbarazzante. La notte dopo la quale avevano troppi vestiti addosso ma si erano ritrovati uno tra le braccia dell’altro al risveglio.

Aveva alzato lo sguardo e aveva incrociato gli occhi azzurri di Steve. L’uomo gli sorrideva dolcemente e per un istante Tony aveva creduto di essere ancora nel mondo dei sogni. Solo nei sogni, o nei film, i risvegli potevano essere così perfetti. Nella realtà c’erano sveglie che suonavano, cellulari dalle suonerie improbabili, adolescenti che al mattino erano iperattivi e svegliavano tutta la casa. Nella realtà non poteva esserci Steve che gli sorrideva mentre lo stringeva tra le proprie braccia. E in quel momento Tony si sentiva così protetto, così sicuro. Poteva quasi avere la certezza che le cose sarebbero andate per il verso giusto per una volta.

“Da quanto sei sveglio?”

“Da poco, e no, prima che tu lo dica, non potevo svegliarti.” Quel sorriso, Tony ne era certo, doveva essere illegale almeno in qualche Stato mondiale. Si era emozionato quando le labbra di Steve si erano distese in un sorriso. Perché era una visione davvero celestiale, nonostante i capelli spettinati. O forse proprio anche a causa di quelli. “Mi piace guardarti mentre sei rilassato, e lo sei solo quando dormi.”

“Lo sono perché sono con te.” Le parole avevano abbandonato le sue labbra prima che il suo cervello potesse fare qualcosa per fermarle. E Steve aveva solo sorriso di più.

“Questo mi rende davvero felice, Tony.” Il biondo gli aveva sorriso ancora e voleva davvero vederlo sorridere per sempre. Aveva un sorriso così bello, così genuino. E ora stava sorridendo soltanto a lui.

“Sei tu che rendi felice me.” Aveva di nuovo aperto bocca prima di ragionare su cosa doveva dire. “Ho sempre avuto questa attrazione verso le persone buone, pure. Quelle che quando entrano in una stanza sembra abbiano portato il sole con loro. Però poi, io sono pur sempre io. Se non rovino queste cose belle in qualche modo sembra che non sia contento.”

“Sei troppo duro con te stesso, Tony. E’ vero che non ti conosco bene, ma l’uomo che ho potuto conoscere in queste settimane non è così tanto male come tutti lo descrivono.” Steve gli aveva dato un leggero bacio prima di riprendere a parlare. “Non mi sembra che tu stia rovinando qualcosa, anzi. Stai rendendo felice sia me che Peter.”

Aveva guardato ancora Steve. Credeva nelle parole che gli stava rivolgendo. Lo si poteva capire dall’intensità con cui lo guardava. E gli piacevano gli occhi di Steve. Oltre ad avere un colore bellissimo erano sempre molto espressivi.

Specchiandosi nei suoi occhi poteva capire quanto Steve fosse emotivamente coinvolto. E questo era davvero molto strano per lui.

“Sei il primo uomo con cui mi sveglio al mattino, sai?” Tony si era spostato lentamente. Aveva spinto Steve ad appoggiare la schiena sul materasso e si era appoggiato al suo petto. “E sei il primo con cui vorrei passare la giornata a letto. Tipo adesso. Invece di alzarci e andare a recuperare Peter, si potrebbe iniziare un nuovo round e non smettere fino a stasera.”

Veder ridere Steve era sempre emozionante. L’uomo lo faceva proprio con gusto, e le sue risate venivano sempre dal cuore.

Steve era la prima persona vera che incontrava dopo molto tempo.

“Se arriviamo in ritardo per la colazione, May ci uccide entrambi. E credimi, ne sarebbe capace.” Il biondo gli aveva di nuovo accarezzato la schiena, lasciando poi riposare la mano nella curva del suo fondoschiena.

Com’era possibile sentirsi così sereni assieme a qualcuno? Era perché nessuno dei due aveva fretta di alzarsi da quel letto? Perché volevano entrambi dare un significato all’intimità condivisa?

“Ora ci alziamo. Fammi solo godere ancora un attimo di questo tuo statuario corpo nudo. Sei sicuro di non essere una statua ricoperta di pelle umana? No, perché sei perfetto, Rogers.”

“Anche tu non sei male, signor Stark, per essere quasi arrivato alla pensione.”

“Hahaha. Quanto sei simpatico.” Aveva alzato il busto facendo leva sulle braccia e aveva guardato male Steve che sorrideva. Era indeciso se dargli un bacio o un pugno, optando per il primo alla fine. “Sei tu che allora avrai qualche fetish particolare verso quelli più vecchi.”

Steve aveva riso ancora, e questo aveva fatto sorridere anche lui. Aveva appoggiato le braccia sul petto di Steve e il mento sulle proprie braccia. Poteva permettersi ancora un attimo di contemplazione prima di alzarsi. Poteva ancora per un attimo lasciare la realtà e gli impegni quotidiani da parte. Poteva godersi il sorriso di Steve, il calore delle sue mani sulla sua schiena, il battito del suo cuore sotto il suo palmo. Poteva perdersi ancora per un attimo in quella piccola perfezione.

“La prima volta che ci siamo visti credevo sul serio che mi odiassi.”

“Non ti odiavo. Solo non mi piace il guaio in cui ti sei cacciato.” Steve lo aveva guardato ed era ora serio. “Ognuno è libero di fare ciò che vuole, solo che per anni non c’era nessuno scandalo a tuo nome. E Bucky ogni tanto mi parlava di te e di quello che fate insieme. Quindi ero infastidito da quello che avevi fatto.”

“Ero ubriaco, Steve. Forse ci avrò provato anche con Natasha quella sera, conoscendomi.” Aveva alzato gli occhi al cielo. “Ho fatto un errore, lo so. Un errore madornale, ma forse è stata la cosa migliore che abbia fatto. Non sarei mai stato spedito in punizione da te sennò.” Aveva sorriso quando Steve aveva solo scosso la testa. “E tu non avresti mai visto dal vivo le mie grazie.”

“Oh, Tony! Sei impossibile. Riesci sempre a rigirare le cose a tuo favore,”

“Questa è l’arte di saper stare al mondo quando sei Tony Stark.” Si era sporto verso il viso di Steve e lo aveva baciato. Gli piaceva avere il permesso di farlo. Gli piaceva poterlo fare quando voleva. Ed era felice di poter dare questo lato di sé ad una persona come Steve, che alla fine lo aveva accettato con molta semplicità.

Con un mugugno di frustrazione di era staccato dalle labbra del biondo quando aveva sentito il proprio cellulare squillare. Era convinto fosse Peter che gli faceva notare che erano in ritardo per la colazione, così non aveva neppure controllato il nome sullo schermo.

Non aveva avuto il tempo di proferire parola quando la voce arrabbiata di Natasha era giunta alle sue orecchie.
   
 
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