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Autore: Fonissa    10/04/2017    1 recensioni
{Questa Fanfiction partecipa all'iniziativa "Artist Meet Artist" a cura di Fanwriter.it}
[OttavianoxRachel] [AU|Highschool] [Accenni: Percabeth, Jasper, Frazel, Solangelo, Tratie, ClarissexChris, Charlena, Thaluke, Caleo]
Tutta la scuola sa che ci sono due gruppi che si disprezzano. Il primo è formato dai classici amici che amano ridere e scherzare, il secondo da quelli che per un motivo o per un altro non sono simpatici agli altri.
Nel primo c'è Rachel, nel secondo c'è Ottaviano.
Ma per uno strano scherzo del destino, si ritroveranno a dover passare del tempo insieme.
Dal testo:
Il professore iniziò ad annunciare le coppie che avrebbero collaborato.
“Ottaviano e Rachel” disse all’improvviso.
Il ragazzo per poco non si strozzò con la sua stessa saliva. Poteva andargli bene chiunque, ma non proprio una di loro.
Del canto suo, di certo Rachel non stava gioendo. Tra tutti i ragazzi di quel gruppo, lui era quello che sopportava di meno.
Non sapevano che quello era solo l’inizio.
Genere: Angst, Fluff, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Octavian, Quasi tutti, Rachel Elizabeth Dare
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Rachel sentiva i polmoni bruciare e le gambe che stavano quasi per cedere, eppure continuò a correre a perdifiato verso casa di Ottaviano, la mente che stava ripercorrendo i ricordi della mezz’ora prima.

Erano tutti riuniti a casa di Will. Frank era stato lì le due notti precedenti, dopo essere stato da Percy, Jason e Nico. Dieci giorni erano passati, e in quel tempo non aveva chiesto nulla a suo padre, nonostante avesse il numero di telefono. Ancora gli risultava strano chiamarlo 'papà'. Ma se aveva deciso di chiamare tutti i suoi amici, un motivo doveva esserci.
"Ho deciso -annunciò, dopo qualche minuto di silenzio in cui si era preparato mentalmente ciò ce doveva dire- chiamerò mio...mio padre. Andrò da lui."
"Frank, puoi restare se vuoi, sai che non disturbi.." disse Will con cautela. Frank scosse la testa.
"Ti ringrazio, Will. Anzi, vi ringrazio tutti, ma prima o poi dovrò farlo. Mi sento pronto. Io... gli ho mandato un messaggio, mi ha detto l'indirizzo di casa sua. Della mia nuova casa. Mi ha detto che mi aspetta lì, a braccia aperte, tra un'ora."
"Un'ora?" chiese Hazel confusa.
"Si. Mi ha spiegato che sua figlia era a casa di un'amica e voleva, se per me andava bene, fare una sorpresa a lei e farmi trovare tutta la famiglia riunita."
Quando Rachel arrivò a casa di Ottaviano, erano ormai passati quaranta minuti. Ancora con il fiatone, bussò, per poi appoggiare le mani sulle ginocchia e riprendere fiato. Ad aprire la porta fu Ottaviano, che guardò la ragazza preoccupato.
“Rachel?! Che hai? Stai bene?” esclamò, avvicinandosi alla ragazza.
“Io si. Piuttosto, sai dov’è Clarisse?”
“Clarisse? Da quanto ne so è da Zoe, ma questo cosa c’entra… -Ottaviano si fermò qualche secondo, come se stesse elaborando un’idea- non dirmi che Frank ha deciso di trasferirsi dal padre.”
“E invece si. Ci andrà tra circa venti minuti, quando…”
“…quando Clarisse arriverà a casa. -finì Ottaviano- cazzo! Questo non farà che peggiorare la situazione. Dopo lo scherzo della fontana, aspettano solo il momento giusto. E con Clarisse così arrabbiata…”
“Pensi che sarà come Leo e Beckendorf?” chiese Rachel preoccupata, sicura del fatto che Beckendorf aveva raccontato agli altri del periodo in cui Leo si era appena trasferito da loro. Quei due non erano mai andati d’accordo, e spesso quando erano più piccoli erano arrivati alle mani.
“Da parte di Clarisse c’è tutta la ‘buona’ intenzione. Ma Frank mi sembra un carattere diverso, no?”
“Beh, a meno che non gli si dica o faccia qualcosa che lo faccia particolarmente arrabbiare…”
“Oh, perfetto. Siamo fottuti. -Ottaviano guardò l’orologio- manca un quarto d’ora, la casa è qui vicino…”
“Hai intenzione di spiarli, vero?”
“Ormai mi conosci troppo bene. Se succede qualcosa, posso sempre intervenire dicendo che passavo per lì per fare un saluto a Clarisse. Sua madre mi adora, voleva che ci mettessimo insieme prima che lei si fidanzasse con Chris, ma penso sia solo per i soldi. Non sai quante volte è stata in punizione e ne è uscita solo perché io l’ho chiesto…”
Mentre diceva ciò, già stavano andando a passo svelto verso casa La Rue, camminando per strade secondarie o buie. Erano le dieci di sera, non c’erano molte persone per la via e i due ne stavano approfittando per non camminare separati.
Rachel ci mise qualche secondo a capire che Ottaviano le aveva raccontato un parte importante dell’ amicizia con il suo gruppo. A causa dello stupore, la sua risposta arrivò un po' in ritardo.
“Se davvero era solo per i soldi, allora immagino che non deve essere stata molto felice quando invece si è messa con Chris. Cioè, non sto insinuando niente, è solo che…”
Ottaviano le prese la mano, interrompendola.
“Tranquilla, ho capito che intendi dire. Si, ci rimase malissimo.”
“E i tuoi genitori invece?”
“Non si sono mai interessati alla mia vita privata, almeno fino a quando non mi hanno organizzato una specie di appuntamento al buio con la figlia di un loro collega.”
Rachel rise, cogliendo all’allusione alla loro cena.
“Idem per mio padre. Quando mi lasciai con il mio primo ragazzo, mi disse solo ‘oh, mi dispiace. Prendi questi soldi e esci con le tue amiche.’ Senza nemmeno guardarmi in faccia.”
Ottaviano si fermò all’improvviso, guardando Rachel con espressione stupita.
“Il tuo primo ragazzo?! Chi diavolo era?!”
In quel momento, la rossa si diede della stupida da sola. Si guardò intorno, come se potesse scappare da quella situazione.
“Pff, ti pare il momento di parlarne? Piuttosto, dov’è casa di Clarisse?”
“Ah giusto, siamo arrivati, vieni.” Esclamò Ottaviano dirigendosi verso una delle case, ma Rachel sapeva che non si sarebbe affatto dimenticato di approfondire quella storia.
Ottaviano la guidò attraverso un acceso per il cortile sul retro, poi dentro un grosso tronco scavato. Da lì potevano vedere attraverso la finestra che dava sul salotto.
“Ottima postazione -commentò Rachel- ma perché c’è un tronco simile qui?”
“C’è una storia interessante su ciò, ma non credo sia il momento. Guarda verso l’ingresso.”
Clarisse stava scendendo da una macchina nera dai finestrini oscurati, salutando il conducente con un grosso sorriso.
“Ci vediamo domani, Zoe.” Esclamò, prima di andare verso la porta di casa. Estrasse le chiavi ed entrò, trovandosi suo padre seduto sul divano di fronte a lei.
“Papà? Che succede?”
“Clarisse, sta per arrivare tuo fratello. Si trasferirà qua, finalmente.”
La ragazza boccheggiò, facendo un passo in dietro. Sapeva di non poter fare più niente, che ormai Frank Zhang avrebbe fatto parte della sua vita. Tirò un calcio al tavolino, ribaltandolo. Se lo era ripetuto più volte che non avrebbe dovuto reagire così, che ormai era cambiata e non doveva più lasciarsi prendere dalla rabbia. Ma in quel momento non riusciva a ragionare, vedeva tutto nero e rosso. La cosa peggiorò quando qualcuno bussò alla porta e sua madre andò ad aprire. Frank era lì, sulla soglia. La donna lo trattenne un po', aspettando che Ares calmasse sua figlia. Questo fece una cosa di cui sapeva che si sarebbe pentito: afferrò il polso di Clarisse, stringendolo e costringendola a guardarlo negli occhi.
“Clarisse La Rue, ora mi ascolti. Ho sopportato abbastanza le tue lamentele da ragazzina viziata, ora hai esagerato. Puoi urlare e arrabbiarti quanto vuoi, non cambierà il fatto che Frank fa ormai parte della nostra famiglia, chiaro? E se dovesse succedere qualcosa, questa volta nemmeno i tuoi amici ti salveranno.”
Clarisse annuì piano, stupita. Sapeva che anche suo padre, come lei, aveva problemi con la rabbia, ma non le si era mai rivolto in questo modo. Quando ebbe finalmente il polso libero non potè far altro che mordersi la lingua e guardare a testa alta Ares che abbracciava Frank per cinque lunghi minuti, prima di far presentare i suoi due figli. Solo allora Frank vide Clarisse. Assunse un’espressione insolita, un misto di stupore e rabbia. Mai i due figli di Ares si erano assomigliati come in quel momento.
“Tu…sei tu mia sorella?!”
Clarisse non rispose. Rivolse un’occhiata al padre, poi si girò e corse verso camera sua.
Ottaviano e Rachel avevano visto tutto. Proprio pochi minuti dopo, il cellulare di Ottaviano squillò.
“Un messaggio da Clarisse, a tutti noi…-sussurrò il ragazzo- dice di venire al più presto. Silena e Chris hanno già dato la loro conferma. Rachel, io penso che…”
Ma non riuscì a finire la frase, poiché Rachel lo interruppe con un bacio.
“Vai, e cerca di calmare le acque.”
“Non ho idea di come fare.”
“Troverai un modo, ne sono sicura.”
“Oggi è venerdì… vengo da te verso le tre di notte.”
“Va bene, ma ora vai!”
 
Ottaviano mantenne la parole. Rachel lo fece sgattaiolare dentro, con l’aiuto di Chrystal, la sua cameriera più fidata. Quando finalmente si ritrovarono in camera, Ottaviano si buttò sul letto di Rachel, sospirando.
“E’ andata una merda. Eravamo tutti in camera di Clarisse mentre Ares conversava amorevolmente con Frank in salotto. Beckendorf e Drew sostenevano che Clarisse avrebbe dovuto buttare Frank fuori casa. Gli unici che sembravano capire la situazione eravamo io, Luke e Silena.”
Rachel si sedette a fianco a Ottaviano, accarezzandogli la mano.
“Avete litigato tra di voi?”
“No, ma ci è mancato poco.”
“Ma perché sono talmente arrabbiati?”
“Dicono che è uno schifo che Ares abbia accolto in casa un figlio nato da un tradimento, come…”
“…come Efesto ha fatto con Leo?”
“Esatto. Ma almeno loro erano più piccoli, e ancora non c’era tutta questa situazione dei gruppi.”
Per qualche minuto, stettero in silenzio, non sapendo cosa dire. Fu Rachel a interromperlo, cambiando argomento per alleggerire quella tensione.
“Che mi doveva raccontare a proposito del tronco?”
Ottaviano ridacchiò.
“Clarisse era convinta che suo padre ci nascondesse qualcosa di importante, così siamo andati a vedere quando i suoi genitori non c’erano. E sai cosa c’era? Un mucchio di steroidi . Sai, quei cosi per pompare i muscoli.”
Rachel dovette trattenere le risate affondando la faccia in un cuscino per non svegliare suo padre o qualche cameriera antipatica. Ottaviano rise con lei, per poi bloccarsi e guardare la fidanzata con un sopracciglio alzato.
“Allora signorina Dare, cosa mi stava dicendo oggi a proposito del suo primo fidanzato?”
Rachel sbarrò gli occhi. L’ultima cosa che voleva fare era dirgli che il suo ex-ragazzo era Percy.
“Ottaviano, è stato due anni fa, solo per due mesi. E sai benissimo che prima che io e te ci fidanzassimo ero vergine.”
“Oh, sono solo curioso!”
“Vuoi sapere se è più bello di te.”
“Cosa?! Certo che no…” rispose, ma il tono leggermente più acuto della sua voce l’aveva tradito.
“Prometti solo di non arrabbiarti e di non odiarlo? Intendo, odiarlo più di quanto lo odi già.”
A quel punto, Ottaviano realizzò.
“E’ uno del tuo gruppo, vero? Ti prego, non dirmi che è Jackson.”
Rachel non sapeva se nascondersi o scoppiargli a ridere in faccia. Tra tutti, Percy era quello ce Ottaviano sopportava di meno. Ovviamente Rachel scelse la seconda opzione, non premurandosi nemmeno di star attenta a non svegliare qualcuno.
“Credevo che avessi standard più alti! Beh, con me hai fatto un salto di qualità.” esclamò Ottaviano, incrociando le braccia al petto.
“Oh si, sicuramente. Ma parliamo di te, tu non mi sembravi per niente vergine la prima volta che l’abbiamo fatto.”
Il sorriso di Ottaviano si spense. Abbassò lo sguardo, prendendo a giocherellare con i fili delle lenzuola.
“Si, ho avuto qualche storia, diciamo… ma credo che ora sia meglio che vada, si sta facendo troppo tardi e sai che sono uscito di nascosto.”
Rachel avrebbe voluto conoscere di più, e soprattutto sapere perché all’improvviso era diventato così malinconico, ma decise di non forzarlo. Forse aveva qualche storia finita male di cui non gli andava di parlare. Si salutarono con un lungo bacio, poi lo aiutò ad uscire di nascosto. Solo a quel punto andò a dormire, con mille pensieri che le frullavano per la testa.
Fu proprio a causa di quei pensieri che la mattina successiva, anche se era sabato, si alzò presto, trascinandosi verso la cucina dove aveva trovato un’abbondante colazione e suo padre seduto a tavola intento a guardare il telegiornale.
“Buongiorno papà.” Disse, senza ricevere, come al solito, nessuna risposta. Si sedette anche lei, prendendo un muffin, ma una leggera gomitata da parte di Chrystal attirò la sua attenzione.
“Signorina…guari li…” sussurrò, indicando la televisione, per poi restare in silenzio. Rachel rivolse lo sguardo al telegiornale, dove stavano trasmettendo un servizio di cronaca nera sulla sua città.
“Questa notta, verso le quattro del mattino, a New York un ragazzo è stato investito da un’auto. Il guidatore non aveva superato il limite di velocità e non era in stato si ebbrezza. Purtroppo, a costargli caro è stata la disattenzione del ragazzo. La vittima però è viva, anche se in gravi condizioni…. -la giornalista si fermò un attimo, come per leggere qualcosa al di fuori delle schermo- anzi, ci è arrivata notizia che è caduto in coma. I medici ancora non sanno quando si riprenderà e non escludono che non si sveglierà mai più. Alleghiamo una foto del ragazzo.”
Fu come se il cuore di Rachel smettesse di battere. Puntini gialli gli danzavano davanti agli occhi, le mani così strette a pugno che si graffiò da sola con le unghie, ma  non ci fece caso.
Il ragazzo mostrato nella foto era Ottaviano.
  
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