Titolo:
Miraculous Heroes 3
Personaggi: Adrien Agreste,
Marinette Dupain-Cheng, altri
Genere: azione, mistero,
romantico
Rating: NC13
Avvertimenti: longfic, what
if...?, original character
Wordcount: 3.451 (Fidipù)
Note: Bene, bene, bene. Finalmente i
fatidici addi sono giunti! Per quanto riguarda quello di Adrien,
vi lascio il link al sito
del locale (perché sì, al solito mi sono fatta una bella ricerca
su Parigi e su certi localini) mentre per quello di Marinette mi
sono ispirata a un'usanza tipica delle ragazze di Parigi, che
festeggiano l'occasione indossando abiti stravaganti - il più
delle volte si travestono da conigliette - e vagano per le strade
di Parigi con le amiche, che lanciano alla futura sposa delle
sfide dove la 'vittima' si vede obbligata a porre domande
imbarazzanti ai passanti, cantare a squarciagola o imitare gli
animali (Qui ho addolcito un po' la pillola o Marinette mi sarebbe
morta per strada). Di solito il corteo segue il percorso simbolico
che va da Rue Madamoiselle, nel XV arrondissment, a Rue Madame,
nel VI arrondisment. Per questioni di copione della storia,
purtroppo non ho potuto fare questo giro classico.
Detto questo, vi lascio al capitolo e, come al solito, vi faccio i
soliti ringraziamenti di rito.
Grazie a tutti voi perché leggete le mie storie, le commentate, le
inserite fra le vostre storie preferite/seguite/ricordate e
inserite me fra gli autori preferiti.
Grazie di tutto cuore!
Gabriel si fermò sulla porta del suo
ufficio, osservando la donna seduta alla scrivania che giocherellava con
un fermacarte: «Cosa fai qui, Willhelmina?» domandò, chiudendo la porta
dietro di sé e posando tablet e giornali sul tavolo, rimanendo poi in
piedi e in attesa che l’altra lo informasse.
«Il mio ufficio è stato preso d’assedio» mugugnò la donna, fissandolo
imbronciata: «Quello stupido non fa altro che passare a ogni ora!»
«Monsieur Blanchet?»
«E chi altri? Ma non ha un lavoro?»
«Da quel che so, si è candidato per il ruolo di sindaco» dichiarò Gabriel,
piegando le labbra in un sorriso: «Non sarebbe male avere uno di noi come
sindaco, devo dire che è stato veramente geniale…»
«Bah.»
«Non vuoi dargli nessuna chance?»
La donna lo fissò, prendendosi il viso fra le mani e sospirando: «L’ho
amato con tutta me stessa e lo amo ancora.» dichiarò, facendo scivolare lo
sguardo per la stanza: «Vorrei veramente dargli un’opportunità, vedere
dove tutto questo ci porterà ma…»
«Ma?»
«Ho sofferto troppo, Gabriel. E adesso ho paura di rivivere tutto.»
«Dubito che ci sia un altro demone cinese che…»
«No, quello no. Ma potrei perderlo una seconda volta, potrei vederlo
morire di nuovo e non potrei sopportarlo.»
L’uomo annuì, osservandola in silenzio: «La paura di soffrire…» mormorò
dopo un po’, attirando su di sé l’attenzione di Willhelmina: «La conosco
benissimo: dopo che Sophie sparì, avevo il terrore di perdere anche Adrien
e l’ho costretto a vivere in una gabbia per molto tempo.»
«Tu però non hai rifiutato Sophie, quando è tornata da te.»
«Perché penso di aver compreso che questa vita è una sola e sarebbe
sprecata vivendo nella paura e nel terrore.»
«C’è forse un insegnamento o un consiglio che dovrei apprendere, dietro le
tue parole?»
«Questo sta a te dirlo, Bridgette.»
«Ho paura.»
«La paura si può affrontare.»
Bridgette sospirò, alzandosi e fissando l’altro: «Ammettilo, vuoi
solamente che io liberi il tuo ufficio.»
«Sono così trasparente nei miei pensieri? Ed io che credevo di essere
enigmatico, misterioso…»
«Me ne vado, me ne vado.» sentenziò la donna, scuotendo il capo e
dirigendosi verso la porta: «Ma se commetto l’omicidio di un certo
candidato al ruolo di sindaco, sappi che sei mio complice.»
«Ho akumatizzato gran parte di Parigi, non pensare che questo mi farà
paura.»
«Io ho attaccato con i miei guerrieri neri.»
«Ma io ero nel gruppo che ti ha fermato…»
«Tu hai solo mandato gli altri a fare il lavoro sporco.»
«Bella cosa il Miraculous della Farfalla, vero?»
La donna sospirò, uscendo dall’ufficio di Gabriel e marciando spedita
verso il suo, e scuotendo la testa e ridacchiando, mentre ripensava
all’ultimo scambio di battute; raggiunse velocemente la propria meta e si
fermò, non appena vide l’uomo in completo bianco che aspettava davanti la
sua porta: «Bri..»
«Devo lavorare.» sentenziò freddamente Willhelmina, fissandolo in attesa
che lui si spostasse e le permettesse di entrare nel suo ufficio; incrociò
le braccia al seno, osservandolo finché non si fece da parte, lasciando
finalmente libera la porta della stanza.
«Bri, stavo pensando…»
«Quale parte di ‘devo lavorare’ non ha compreso, Sergente Norton?»
«Blanchet, mi chiamo Blanchet adesso, Bri. E non sono più un sergente.»
«Ed io mi chiamo Willhelmina Hart, non Bridgette.»
Felix sorrise, poggiandosi con il gomito allo stipite della porta e
chinandosi leggermente, in modo da poterla guardare negli occhi alla
stessa altezza: «Puoi farti chiamare Willhelmina, ma rimani la mia
Bridgette. Inoltre, Bri è un diminutivo molto migliore di Willie…»
Willhelmina sorrise, facendo un passo indietro e fissandolo: «Devo
lavorare, Sergente Norton.» dichiarò, chiudendo la porta in faccia
all’uomo e appoggiandosi contro di essa, sentendo l’altro sospirare
frustrato.
Gabriel l’avevo esortata a vincere la propria paura e vivere quella
storia.
Sì, certo.
E ci avrebbe provato.
Avrebbe cercato di non vivere nel terrore di poterlo perdere una seconda
volta.
Ma questo non significava che non poteva far diventare un po’ matto il
caro Sergente Norton.
Doveva pagare un po’ di cose: prima fra tutti la sua pseudomorte per la
quale aveva sofferto e si era lasciata possedere da Chiyou, poi aveva una
lunga lista di tentativi di corteggiamento, che erano sempre stati
rifiutati dal militare e per i quali adesso poteva finalmente trovare
vendetta: «E ora mettiamoci al lavoro!» cinguettò allegra, sentendo una
carica creativa scorrerle dentro.
Avrebbe fatto contento Maxime quel giorno, creando qualche nuovo abito.
Sempre se il suo assistente si degnava di presentarsi…
Marinette sciolse i muscoli delle braccia, chiudendo il blocco dal disegno
e osservando la propria kwami: «E’ giunto il tempo» dichiarò, sospirando e
vedendo Tikki ridacchiare, prima di nascondersi nel cappotto che aveva
preparato: quella mattina Lila le aveva mandato un messaggio, dicendole di
prepararsi poiché sarebbero passate da casa sua in tardo pomeriggio e
l’avrebbero prelevata per festeggiare il suo addio al nubilato, in
perfetto stile parigino.
Fra le note c’era anche quello di vestirsi comoda, dato che avrebbero
camminato parecchio, e pesante.
In fondo era febbraio.
La ragazza sorrise, osservando il calendario e allungando una mano, per
carezzare il giorno che aveva segnato con mille colori: il giorno del suo
matrimonio.
Ancora due giorni.
«Sapevo benissimo che Adrien è un romanticone…» esclamò la voce di Alya
alle sue spalle, facendola voltare e vedendola fare capolino dalla botola:
«Ho visto la vostra relazione nascere e crescere, quindi direi che ho
visto i suoi gesti romantici a sufficienza…»
«Ma…»
«Ma penso che abbia superato sé stesso, quando ha deciso la data del
matrimonio.»
«Anche io sono rimasta sorpresa.» mormorò Marinette, sorridendo e
infilandosi il cappotto: «Non avevamo deciso nulla e arriva tutto
tranquillo, dicendo di essersi messo d’accordo con il prete e tutto.»
«Maledetto d’un gatto!» tuonò Lila, dal piano inferiore: «Proprio il
giorno di San Valentino si sposa! Ma non pensa agli altri? Anche io vorrei
passarlo con il mio uomo…»
«Come direbbe il protagonista del nostro discorso: ehi, c’è tutta la
serata…»
«Alya, fidati, quel gattaccio lo direbbe in un modo più odioso e che ti
istiga alla violenza pura.»
Alya ridacchiò, scendendo le scale e osservando Marinette fare
altrettanto: «Bene, lasciamo perdere lo sposo e concentriamoci sulla sua
metà: Marinette! Sei pronta?»
«No.»
«E questo è lo spirito giusto per iniziare!» dichiarò Lila, aiutando
l’amica con la sciarpa e il berretto: «Allora, come saprai bene le ragazze
di Parigi sono solite festeggiare l’addio alla vita di jeune fille
indossando abiti stravaganti, di solito vestite da conigliette…»
«Ma dato che siamo a febbraio, abbiamo pensato di evitare di farti venire
un broncopolmonite pochi giorni prima del matrimonio.»
«Quindi via libera a cappotti, piumini, jeans e quant’altro copra i nostri
corpi.» dichiarò Lila, schiarendosi la voce: «Le parigine poi vagano per
le vie di Parigi, in compagnia delle amiche e…Alya. A te, prego.»
«Beh, queste lanciano delle sfide alla futura sposa.»
«Sapevo che avrei dovuto preoccuparmi.»
«Non temere! Abbiamo evitato cose che ti avrebbero fatto svenire
dall’imbarazzo…»
«Lo spero!»
«Ma piantiamola con le chiacchiere e raggiungiamo le altre in strada!»
«Le altre?»
«Sarah, Juleka, Rose, Myléne, Alix e la ragazza di Alex.» elencò Alya,
sorridendo: «Tranquilla, non abbiamo invitato Chloé. Avevo sentito
Sabrina, ma…beh, non si muove senza Chloé.»
«La nostra sposina è pronta?»
«No.»
«Sì, è pronta.» decretò Alya, prendendola per una mano mentre Lila faceva
lo stesso con l’altra, trascinandola fuori dall’appartamento e giù per le
scale, raggiungendo poi velocemente il marciapiede davanti la boulangerie.
«Dove andrete a divertirvi, ragazze?» domandò Tom, uscendo dal negozio e
sorridendo al gruppetto: «Spero non…»
«A giro per Parigi.» dichiarò Lila, sorridendo all’uomo: «Stia tranquillo,
Tom. Sua figlia è sotto la mia supervisione.»
«L’affido a voi, ragazze.»
«La tratteremo con i guanti, promesso!» dichiarò l’italiana, facendo
ridacchiare tutto il gruppo e Tom che, dopo aver salutato la figlia, tornò
nel negozio: «Bene, abbiamo deciso di proporti una prova ciascuna, mentre
andremo a giro per le strade di Parigi.»
«E la prima sono io!» esclamò Sarah, alzando la mano e sorridendo
divertita: «Allora, Marinette dovrai…»
«Paura. Tanta paura.»
«Miagolare dal Ponte degli artisti.»
«Miagolare?»
«Sì, fare ‘miao miao’. E convincente anche.»
«Oh! La devo riprendere e mandare al gattaccio! Penso morirà, dopo averlo
visto!»
«Ovviamente, per essere una micetta convincente…» Sarah si bloccò,
armeggiando con la propria borsa e sorridendo, quando tirò fuori un
cerchietto con due orecchie triangolari, mettendolo in testa a Marinette:
«Perfetta!»
«Bene! Diamo il via all’addio al nubilato di Marinette!»
Adrien poggiò la fronte contro la scrivania, sospirando pesantemente:
«Questo è un colpo basso, Lila.» ringhiò, allungando una mano e
recuperando il cellulare, guardandosi per l’ennesima volta il video di
Marinette che miagolava con due orecchiette da gatto in testa: «Perché me
lo sono perso? Perché?»
«Perché è l’addio al nubilato di Marinette e tu non ci puoi essere.»
dichiarò Plagg, fluttuando attorno ad Adrien e sospirando: «Vorrei anche
ricordati che sei in ritardo, moccioso. Rafael e gli altri saranno qui a
breve.»
Il biondo sospirò, alzandosi e recuperando la camicia nera che aveva
abbandonato sul letto, quando gli era arrivata la notifica del messaggio
di Lila e finì di vestirsi, tornando poi in bagno e dandosi una sistemata
ai capelli: «Bene. Pronto.» dichiarò, facendo un giro su sé stesso e
sorridendo al kwami:«Posso andare?»
«Bah.»
«Sei sempre così…così…incoraggiante, Plagg.»
«Ricordati il camambert.»
«Già messo nel giaccone.»
«E un piccolo consiglio: resta lucido. Sempre. In queste situazioni puoi
fare qualcosa che potrà essere usato contro di te in futuro, quindi…» il
kwami si fermò, annuendo solennemente: «Resta lucido.»
«Mi dici solo questo?»
«Resta lucido.»
«Ma…»
«Resta lucido.»
Adrien annuì, osservando il proprio kwami fissarlo: «Ho paura a…»
«Resta lucido.»
«…cosa ti sia successo in passato. Davvero.»
«Resta…»
«Sì, ho capito. Lucido. Devo restare lucido.»
Marinette ridacchiò, sistemandosi il boa di struzzo attorno al collo e
mettendosi in posa, davanti la fotocamera: «Può andare, Juleka?» domandò,
volgendosi alla ragazza che le aveva dato la nuova sfida: posare come una
modella con un boa di struzzo.
Era stato relativamente complicato trovare un boa ma, alla fine, erano
riuscite nell’impresa e Marinette aveva potuto completare anche quella
sfida.
«Allora, l’abbiamo costretta a miagolare al Ponte degli Artisti, a passare
davanti l’hotel dei Bourgeois e gridare ‘I Bourgeois sono la rovina di
Parigi’, le abbiamo fatto dire a dieci persone che ‘Marinette ama Adrien’,
poi…»
«La mia prova consiste nel farci trovare un posto dove mangiare da
Marinette» dichiarò Alix, mettendo mano all’orologio a cipolla e
osservando l’orario: «Ragazze, siamo a giro da tre ore ed io inizio ad
avere fame.»
«Alix, sei…sei…»
«Tremendamente pratica, Lila? Volevi dire questo, vero?»
«Unica.» dichiarò l’italiana, sospirando e alzando gli occhi al
cielo:«Marinette, cercaci un posto dove mangiare.»
«Mi usate come navigatore adesso?»
«E’ la prova che ti ha dato Alix, rifattela con lei.»
La mora sospirò, iniziando a marciare spedita lungo il marciapiede e
avanzare per l’Avenue des Champs-Élysées, con le amiche al seguito: «Non
vorrei dire, ma forse abbiamo scelto il posto sbagliato per cercare, non
vedo un…» si fermò, aguzzando la vista e sorridendo: «Che ne dite di quel
posto?» domandò, voltandosi indietro e osservando le amiche, mentre
indicava i tavoli un po’ più avanti e la piccola folla di persone, che era
davanti il locale.
«Per me va bene.» dichiarò Alix, superandola e andando a controllare il
locale, subito imitata dalle altre: non era ancora affollato e
s’impossessarono velocemente di un tavolo: «Unisex. Mi piace come nome.»
«Marinette, non potevi scegliere locale migliore, seriamente.» dichiarò
Lila, togliendosi il cappotto e colpendo, per sbaglio, un ragazzo che
stava passando: «Scusami.» dichiarò l’italiana, abbozzando un sorriso e
non degnando di una seconda occhiata lo sconosciuto che, con un’alzata di
spalle, se ne andò verso il bancone.
«Oh. Qualcuno è diventato fedele…» scherzò Alya, indicando l’amica e
ridacchiando: «Mi ricordo che, quando sei tornata, passavi da un ragazzo
all’altro come se niente fosse.»
«Wei ha degli ottimi argomenti, che devo dire.» sentenziò l’italiana,
sorridendo alla futura sposina: «E grazie al tipo, ho avuto un’idea per la
mia prova…»
«Adesso ho paura.»
«Devi semplicemente andare dalla cameriera e dire che siamo qui, così ci
porta i menu e…» Lila si fermò, adocchiando la fauna maschile del posto:
«Flirtare con quel tipo laggiù.»
«Cosa?»
«Uh. Biondo, camicia bianca…»
«La faccio partire avvantaggiata.»
«Lila, tu…»
«Andiamo, Marinette. Non devi far altro che andare lì, colpirlo per
sbaglio, arrossire un po’ e fare quel tuo sorrisetto timido…» dichiarò la
ragazza, sorridendo: «Lo conquisterai in un attimo.»
«Ma…»
«Poi ovviamente ti seguirà fino a qua e non ti salveremo.»
«Ma…»
«Fidati di noi, Marinette. E ora vai: inizio ad avere fame.»
Marinette sbuffò, alzandosi in piedi e dirigendosi verso il ragazzo scelto
da Lila, sotto lo sguardo divertito delle altre: «Dici che lo farà?»
domandò Alya, sorridendo mentre osservava la mora avvicinarsi al bancone e
parlare con la cameriera; il ragazzo prescelto fece un passo indietro e
colpì per sbaglio Marinette con il gomito: «Uh! Si fa interessante.»
«Amico, stai parlando con la futura moglie di Adrien Agreste…» mormorò
Lila, mentre osservava il ragazzo sorridere e provare a toccare Marinette:
«Non hai speranze.»
«Però da qui sembra carino…»
«Lo dici tu, Rose. Marinette è abituata al meglio. Come Sarah.» dichiarò
l’italiana, sorridendo all’americana che aveva spostato la sua attenzione
su di lei: «Come ti sembra quel tipo?»
«Passabile?»
«Ecco, questo perché anche lei sta con un modello.» sentenziò Lila,
sorridendo quando vide Marinette avanzare velocemente verso il loro
tavolino e sistemarsi fra Alya e Sarah: «Com’è andata?»
«Mai più. Mai più. Mai più. Mai più. Mai più.»
«Ne sei sicuro?» domandò Adrien, mentre scendeva le scale che portavano al
locale prescelto da Rafael e Nino, seguendo il resto degli amici: oltre ai
soliti, Rafael aveva invitato anche alcuni suoi vecchi compagni di scuola
e alcuni modelli che entrambi conoscevano e che lavoravano per il marchio
Agreste.
«Beh. Che addio al celibato sarebbe…» iniziò il moro, fermandosi alla fine
delle scale e allargando le braccia: «…senza una visitina a uno strip
club?»
Adrien si fermò al suo fianco, osservando il piccolo locale dove era stato
condotto: era una stanza dominata dalla luce rosata e, sulla sinistra,
troneggiava una piccola passerella con due pali da lapdance, mentre il
centro della stanza era occupato da divani in pelle e tavolini rotondi.
Infine, sulla destra un piccolo bancone completava il tutto.
Wei si sistemò a uno degli sgabelli, regalando un sorriso alla barista
dalla generosa scollatura, mentre Adrien osservò i compagni di scuola e
lavoro calamitarsi verso il palco, ove una signorina in abiti succinti
stava facendo il suo ingresso: «Ok, sulla carta era una bella idea…»
commentò Rafael, assestando una generosa pacca sulla spalla di Adrien:
«Goditi la festa, vado a fare compagnia a Wei.»
«Vengo con voi.»
«Adrien, è il tuo addio al celibato.»
«Si divertono anche senza di me.» dichiarò il biondo, indicando i suoi
‘invitati’, che si erano calamitati a godere delle grazie della
spogliarellista: «Fidatevi.»
«Io sono con voi» sentenziò Alex, mentre Nino al suo fianco annuiva
convinto: «Brutta cosa essere accasati.»
«Tu non sei ancora accasato.»
«Per poco, ancora.»
«Mi sono perso qualcosa. Sento che mi sono perso qualcosa.» dichiarò Nino,
compiendo l’atto di togliersi l’onnipresente berretto e muovendo la mano
nell’aria: «Da quando Alex ha una donna?»
«Da poco.»
«Che vi porto, zuccherini?» domandò la barista, sistemandosi in modo che
il gruppetto di ragazzi potesse avere un’ottima visuale del suo davanzale:
«Birra? Oppure volete qualcosa di più forte?»
«Portaci la tua migliore…» Rafael deglutì, abbozzando un sorriso:
«…acqua.»
«Acqua?»
«Già. Acqua.» La barista li osservò come se fossero alieni e Rafael
sbuffò: «Ok, una birra a testa.» sentenziò il moro, ricevendo l’assenso
degli altri.
«Che vi porto?»
«Cosa hai?»
«Se vuoi giocare in casa, ho Telenn Du o la Bonnets Rouges, altrimenti
andiamo sulle marche italiane o tedesche.» dichiarò la donna, piegando le
labbra in un sorriso: «Di solito servo qualcosa di differente alla gente
che viene qua.»
«Cinque Bonnets Rouges» dichiarò Rafael, sorridendole e osservandola
prendere le bottiglie dal frigo e stapparle, servendole a tutti e cinque:
«Beh, all’addio al celibato di Adrien.» brindò il moro, alzando la propria
bottiglia e venendo imitato dagli altri.
«Che poteva essere migliore se davate retta a me.» aggiunse Alex,
portandosi la birra alla bocca e buttandone giù un lungo sorso: «L’avevo
detto io che videogiochi e pizza sarebbero state un’ottima combinazione.»
«Per te, Alex.»
«No, anche per me.»
«Adrien!»
«Ehi, sai cosa succederà se da quelle scale apparissero Marinette e le
altre?» domandò il biondo, indicando l’entrata del locale: «O se…»
«Ho requisito i cellulari di tutti proprio per questo. Nessuno farà foto o
altro, possiamo divertirci.»
«E allora perché siamo tutti e cinque qui al bancone?» domandò Wei,
guardando fisso davanti a sé e bevendo una generosa dose di birra,
spostando poi l’attenzione sugli altri quattro e trovandoli nella sua
medesima posizione.
«Si chiama istinto di sopravvivenza.» decretò Rafael, scuotendo il capo e
sospirando rumorosamente: «Puro istinto di sopravvivenza.»
«Bene.» Lila batté le mani, sorridendo: «E dopo che Myléne ha fatto far
finta a Marinette di essere un pervertito con l’impermeabile...Xiang, sei
rimasta tu.»
«Che devo fare?»
«Chiedere qualcosa a Marinette.»
«E che cosa?»
«Qualsiasi cosa che possa essere ritenuta una prova.»
«Un combattimento va bene?»
«Xiang…»
La cinese sospirò, guardandosi intorno: «Entrare in quel posto?» domandò,
indicando l’entrata nera di un locale: «Può andar bene?»
«Ma è…» mormorò Sarah, guardandosi con il resto del gruppo e sorridendo:
«E’ uno strip club?»
«Xiang, tu sì che sai proporre una vera prova!» sentenziò Lila, passando
un braccio attorno alle spalle dell’altra e ridacchiando: «Ci andiamo?»
Adrien si voltò verso il palco, sorridendo alla vista di Max che, in
mutande, stava provando a muoversi a ritmo della musica e ballare con le
due spogliarelliste, venendo incitato dal resto della compagnia: «Forza,
Max!» esclamò Nino, al suo fianco: «Fagli sentire il joystick.»
«Questa è veramente pessima, Nino!» dichiarò Rafael, scuotendo il capo e
ridacchiando: «E’ una fortuna che non abbiano scelto uno di noi…»
«Beh, nel caso sarebbe stato come in Fight Club» dichiarò Adrien, annuendo
con la testa e continuando a guardare l’amico: «Prima regola del Fight
Club: non parlare mai del Fight Club.»
«Ovviamente» assentì Wei, annuendo con la testa: «Se fosse toccato a uno
di noi, il segreto sarebbe morto con gli altri.»
«Oh, ma guarda come sono solidali…» commentò la voce zuccherosa di Lila,
alle loro spalle: «Trovo che siete veramente adorabili: così leali l’uno
all’altro…»
«Ho sentito la voce della volpe.»
«Pure io, gattaccio.»
«Forse perché sono dietro di voi…» dichiarò l’italiana, osservandoli
mentre si giravano a rallentatore: Sarah e Marinette erano di fianco a lei
e stavano provando a non ridere per le facce stralunate che i cinque
avevano in volto: «Ciao, ragazzi. Come andiamo?»
«Voi…»
«Che cosa facciamo qui, Rafael? E’ questo che vuoi chiedere?» domandò
Sarah, sorridendo dolcemente: «Beh, Xiang ha proposto come prova di
entrare qui dentro e…»
«Non sapevamo che avevate deciso di festeggiare a questo modo.» dichiarò
Alya, spostando l’attenzione verso il palco e sospirando: «Siete così
scontati.»
«Come ogni esponente del genere maschile.» dichiarò Xiang, osservando le
due spogliarelliste che si strusciavano addosso a un ragazzo di colore:
«Che cosa ci troveranno poi…»
«Beh, non vogliamo rovinare la loro festa, no?» dichiarò Marinette,
sorridendo e sospingendo le altre verso l’uscita: «Divertiti, mon chaton.»
cinguettò, poco prima di salire le scale e sparire fuori dalla vista dei
ragazzi.
«Siamo morti.» decretò Alex, osservando le ragazze uscire velocemente dal
locale: «Siamo decisamente morti.»
«Hai lasciato il testamento a Fu, vero?»
«Sì.»
Lila si accasciò contro il muro, tenendosi la pancia: «Avete visto le loro
facce?» domandò, osservando le altre ragazze piegate in due dalle risate:
«Erano terrorizzati! Terrorizzati!»
«Non penso sia bello veder apparire la propria fidanzata mentre sei in un
locale del genere.» decretò Sarah, accucciandosi e ridendo: «Rafael era
sbiancato, sembrava che avesse visto un fantasma!»
«Perché Nino?»
«Adrien! Adrien aveva lo sguardo di chi si è visto passare davanti agli
occhi tutta la vita!» sentenziò Lila, mentre Marinette annuiva,
asciugandosi gli occhi dalle lacrime delle risate.
«Domanda.» dichiarò Alya, alzando le mani e ridacchiando: «Chi farà finta
di tenere il muso, per vedere cosa s’inventeranno come scusa?»
«Io, sicuramente.» assentì l’italiana, mentre Sarah annuiva vigorosamente
e anche Marinette: «Tu, Xiang?»
«Cosa?»
«Perdonerai subito Alex o farai finta di essere arrabbiata?»
«Alex ed io…»
«Certo, certo. Ti consiglio di far finta di essere arrabbiata, è così
bello quando cercano di rimediare.»
«Siete crudeli…»
«Oh sì, Rose tanto.»
La stanza era immersa nell’oscurità, eppure sapeva benissimo che loro
erano tutti lì: la sua regina e i quattro, che aveva scelto come suoi
sottoposti.
I quattro generali del suo futuro esercito.
I quattro che gli avrebbero portato i Miraculous.
Mosse una pedina sulla scacchiera, piegando le labbra in un sorriso e
prendendo poi la mano della donna in piedi, vicino a lui, portandosela alle
labbra: «Cominciamo con la nostra partita?»