Eccomi... con calma ... ma arrivo!
Buona lettura
Light
La donna rimase ferma nella sua
posizione ad osservare l’uomo che aveva davanti chiedendosi il perché l’avesse
chiamata “Kate”.
Non disse nulla, si soffermò solamente a
guardare quegli occhi tremendamente attraenti, di un colore quasi indefinito, di
un azzurro chiaro tendente al ghiaccio che facevano trapelare una freddezza
apparente ma se li osservavi profondamente potevi scorgere il calore che
celavano al mondo esterno e fu proprio quello che colpì maggiormente la donna
quando se ne rese conto.
Le era bastato quella analisi
superficiale per capire che la persona che aveva di fronte sarebbe stato un
soggetto interessante da esaminare.
“Ecco
ci risiamo, l’ho fatto di nuovo, è più forte di me, non posso fare a meno di
studiare le persone che incontro” pensò sorridendo di se stessa mentre
finiva di considerare la figura dell’uomo e gli angoli della bocca si sollevavano
leggermente verso l’alto manifestando il suo pensiero divertito.
“Non
può essere” pensò Gibbs nello stesso momento quando vide la donna di fronte
a sé sorridere. Fece qualche passo avvicinandosi ancora di più a lei.
Jethro la vide sgranare gli occhi dalla
sorpresa ma questo non lo fermò di soffermarsi a poca distanza dal suo viso,
lui doveva sapere.
- Chi sei?- Le chiese quasi temendo la
risposta mentre affondava il suo sguardo gelido in quegli occhi che risvegliano
il passato in cerca della verità.
La donna era rimasta sorpresa
dall’atteggiamento dell’uomo, l’aveva spiazzata, non si sarebbe mai aspettata
che avrebbe fatto lui la prima mossa infrangendo il suo spazio avvicinandosi in
quel modo così confidenziale dato il suo comportamento rigido iniziale.
Un senso di soddisfazione si insinuò in
lei, nonostante che quell’atteggiamento la stesse innervosendo mettendola in
soggezione, perché a quella breve distanza poteva osservarlo meglio. Lasciò
vagare brevemente il suo sguardo sul viso dell’uomo accorgendosi di una lieve
cicatrice sulla fronte, delle rughe di espressione vicino agli angoli degli
occhi causate molto probabilmente dallo scarso utilizzo degli occhiali.
Sorrise di nuovo cercando di tenere a
freno il suo senso di soddisfazione nello scoprire che ogni cosa nuova che
notava in lui la attirava sempre di più verso quel individuo così imperscrutabile.
Sicuramente era un uomo caparbio che non
ammetteva i suoi limiti, anzi, cercava ogni volta la scusa buona per superarli
e non mollava di fronte a niente finché non raggiungeva l’obiettivo.
Ritornò a quegli occhi sempre e di più
curiosa di leggervi ancora dell’altro.
- Non sono Kate.- Rispose dopo qualche
istante in tono calmo e gentile. – La ringrazio per il suo intervento.-
continuò tranquilla afferrando dalle mani dell’uomo la borsa per tirar fuori
subito dopo il cellulare e comporre un numero.
- Polizia, si c’è stata un’aggressione.
Tutto risolto l’Agente...- la donna si bloccò accorgendosi che aveva
dimenticato di chiedere quel piccolo dettaglio.
Portò nuovamente la sua attenzione al
viso dell’uomo che prontamente rispose a quella muta domanda rivoltagli con lo
sguardo.
- Gibbs.-
- L’Agente Gibbs ha ammanettato
l’aggressore al lampione. Si nessun ferito. Perfetto.- Chiuse la comunicazione,
richiudendo il cellulare e mettendolo in borsa.
- Ebbene?- Le chiese Jethro infastidito
da quella situazione.
Lei lo guardò prima disorientata non tentando
neanche di distogliere lo sguardo da quegli occhi che avevano assunto un colore
più scuro come se fosse ipnotizzata da loro.
“Interessante”
pensò subito quando se ne accorse.
- La polizia sta arrivando Agente
Gibbs.- Si soffermò per un attimo sulla figura dell’uomo.
Gli abiti erano sgualciti, un accenno di
barba era comparso sul viso e gli occhi erano segnati dalla stanchezza della
giornata.
- Non si preoccupi rimango io ad
aspettare gli agenti, vada pure a casa non deve essere stata una giornata facile
per lei.- Lo guardò comprensiva.
Gibbs accorgendosi di quello sguardo non
riuscì a determinare se in quel momento la donna che aveva di fronte gli suscitasse
più fastidio o interesse per la sua capacità di intuire le cose, l’unica cosa
certa che sapeva che quel atteggiamento intraprendente gli stava dando suoi
nervi, così alla fine decise di ignorarla completamente e andò a sedersi sulla
panchina lì vicino in attesa dell’arrivo della polizia senza darle nessuna
spiegazione.
La donna rimase nuovamente spiazzata dal
comportamento di lui.
Sorrise apertamente guardando le spalle
dell’uomo.
A lei piacevano le sfide e lui gliene
stava offrendo una troppo invitante per rifiutare.
Si avvicinò al ragazzo. Aveva un viso
sofferente, sicuramente era da un po’ che non assumeva della droga. Si
inginocchiò di fronte a lui e lo guardò attentamente.
Quanti anni poteva avere? 22 o 23 anni
al massimo.
Respirò profondamente mentre nella sua
mente prendeva forma la vita che fino ad ora poteva aver vissuto il ragazzo, le
privazioni, i soprusi che aveva dovuto sostenere e chissà cos’altro.
Gibbs con la coda dell’occhio non la perse
di vista neanche per un istante pronto ad intervenire se ce ne fosse stato
bisogno.
La vide inginocchiarsi di fronte al
malvivente e guardarlo con uno sguardo compassionevole. Nei suoi occhi non
c’era paura, terrore, ma solo tristezza per quel ragazzo e la vita che aveva
intrapreso.
Rimase affascinato dall’atteggiamento
della donna, mentre il leggero venticello faceva muovere i suoi capelli e un
ciuffo impertinente le accarezzava delicatamente la guancia.
“Kate” pensò di nuovo più tristemente
non riuscendo ad impedire che i ricordi del passato si sovrapponessero al
presente.
Il suono di pistola e poi nient’altro.
Silenzio.
Il senso di paura che si accentua e si
infila nell’anima.
- GIBBS!!- Urlò Ziva svegliandosi dal
suo stato vegetativo.
Con occhi sbarrati ispezionò la stanza
cercando di capire dove si trovasse.
- Finalmente ti sei svegliata.- Le disse
Tony entrando nella stanza con in mano un bicchiere di caffè.
- DiNozzo!- Lo chiamò allarmata cercando
di alzarsi.
- Hei ferma! Che fai!- Le andò subito
vicina bloccandola per le spalle e rimettendola distesa.
- Gibbs?- Gli chiese con la paura negli
occhi di quello che poteva essere accaduto.
- Shhhh...- le rispose dolcemente
appoggiandole un dito sulle labbra e facendolo scivolare subito dopo dalla
guancia al collo. – Sta bene, gli hai salvato la vita.- Le sorrise calmo. – Sei
stata un’incosciente.- L’ammonì con lo sguardo.
- Sta bene?- Gli domandò ignorando le
ultime parole di lui.
Tony fece di si con la testa.
Ziva, tranquillizzata da quella
informazione, si rilassò sul cuscino chiudendo gli occhi non prima di aver
cercato la mano dell’uomo e averla stretta nella sua.
- Non ti azzardare a farlo mai più...-
Iniziò il collega cercando di trattenere la paura.
- Tony non cominciare, ho fatto
solamente il mio dovere, è il prezzo del nostro lavoro.- Dibatté Ziva a fatica.
L’Agente lo sapeva benissimo.
Le parole della donna erano
maledettamente vere, eppure... per un attimo non aveva potuto impedire alla sua
vita di fermarsi in quel istante quando tutto sembrava perduto.
DiNozzo strinse forte la mano della
donna e con l’altra agguantò il lenzuolo cercando di tenere a freno la sua
rabbia.
Non doveva accadere mai più, lui doveva
proteggerla.
- Sono grande abbastanza, me la so
cavare da sola, sono stata addestrata per questo.- Disse Ziva con un filo di
voce come se stesse rispondendo a quelle mute riflessioni.
Tony sorrise meravigliandosi ancora una
volta della loro perfetta sintonia.
- Ora riposati. Io sarò qui quando ti
sveglierai.- Le disse dolce.
DiNozzo la guardò a lungo, esaminando i
tratti del viso della donna, stanchi e provati da tutto quello che era
successo, aspettando il momento che si rilassasse e si lasciasse andare.
- Mi hai fatto prendere uno spavento.
Non so che cosa farei se ti succedesse qualcosa.- Confessò sottovoce più a se
stesso che a lei osservando la donna con uno sguardo caldo consapevole che
tutto era andato bene.
Si piegò sulla collega e le baciò la
fronte soffermandosi per qualche secondo e respirando a fondo il suo dolce
profumo di vaniglia e rosa.
Ziva mosse leggermente gli angoli della
bocca in un sorriso nascosto, la voce del collega le era arrivata da lontano,
ma era riuscita lo stesso a decifrarne le parole.
L’Agente David non fece più resistenza e
si lasciò andare alla stanchezza con la consapevolezza che tutto era andato
bene e Tony era al suo fianco.
DiNozzo rimase seduto sul letto di Ziva
per diversi minuti e quando comprese che la collega si era addormentata
avvicinò con l’altra mano la poltrona al letto e si sedette accanto senza mai lasciare
il contatto con la sua mano, tenendola saldamente stretta nella sua.
- Mi aiuti la prego.- Disse sofferente
il ragazzo rivolto alla donna.
- Non posso fare niente per te, solo
starti accanto.- Cercò di rincuorarlo accarezzandogli la guancia – Ce la farai
non ti preoccupare, devi solo resistere.-
- Loro mi uccideranno.- Continuò
impaurito.
- Chi ti vuol far del male?- Gli chiese
prestando più attenzione alla fisonomia del ragazzo.
Gibbs sentendo quella frase scattò in
piedi e si avvicinò ai due.
- Mi uccideranno.- Ripeté preso dal
panico.
- Non ti preoccupare ci siamo noi qui
con te...- La donna alzò lo sguardo verso l’uomo come per avere conferma di
quello che aveva detto e Gibbs le fece un leggero segno di assenso con la testa
– Di noi ti puoi fidare. Come ti chiami?- Gli chiese con il suo tono pacato.
Jethro si avvicinò anche lui al ragazzo
e lo liberò dalle manette.
Il ragazzo guardò entrambi, respirò
profondamente, afferrando all’improvviso le mani della donna.
Gibbs stava per intervenire ma lei lo
intimò con lo sguardo di stare fermo.
- Se svelo tutto io morirò.- Le disse
tremante.
- Non lo permetteremo.- Gli strinse di
più le mani.
- Mi hanno incastrato. Ho dovuto farlo
mi avrebbero ucciso se avessi rifiutato.-
- Come ti chiami?- Gli chiese Gibbs più
risoluto.
- James Stone, Guardiamarina James Stone, signore.-
- In cosa ti hanno coinvolto?- Continuò
Jethro nell’interrogatorio.
Il ragazzo tolse lo sguardo dall’uomo e
cercò gli occhi gentili della donna la quale gli sorrise incoraggiandolo a
rispondere.
Gibbs represse uno sbuffo di
disapprovazione e quel pizzico di fastidio creato dal fatto che la donna al suo
fianco fosse già riuscita ad avere la fiducia del ragazzo.
- Importo di droga dalla Cina. Io non
sapevo che cosa facevo...- Scattò in piedi nervoso -... mi hanno incastrato.
Dovevo fare le consegne e accertarmi che la droga fosse di ottimo taglio ma con
l’ultima importazione ci sono stati dei guai, nonostante che fosse mal tagliata
l’hanno messa in circolazione lo stesso, io li avevo avvisati che sarebbe
finita male, ma nessuno mi ha ascoltato e ora vogliono vendicarsi su di me.-
Il guardiamarina si prese la testa tra
le mani stringendo tra le dita i capelli esasperato per il terrore di quello
che sarebbe stata la sua punizione.
- Mi troveranno e voi non potrete farci
niente.- Urlò disperato.
- Ora calmati.- Gli disse la donna con
voce ferma, avvicinandosi a lui. – Vieni con me...- guardò brevemente Jethro con
la coda dell’occhio accorgendosi dell’occhiataccia contrariata che le aveva
rivolto e si corresse subito – ...con noi e risolveremo ogni cosa.- Gli propose
porgendogli la mano.
Stone guardò la mano della donna
indeciso sul da farsi, poi rivolse lo sguardo verso quell’uomo risoluto che si
trovava vicino a lui, ai suoi occhi così duri e inflessibili ma che gli
ispiravano fiducia.
- Va bene.- Acconsentì avvicinandosi
alla donna.
Uno strano luccio attirò la sua
attenzione e gli bastò poco a capire che cosa ne sarebbe stato della sua vita.
- Nooooooooo!!!!!!!!!- Gridò
terrorizzato qualche secondo prima di essere crivellato da tre colpi di pistola
e cadere all’indietro senza vita.
Era stata una frazione di un attimo ma
era bastato ai due militari per comprendere che cosa stava accadendo.
Gibbs non aveva esitato neanche un
momento, si era gettato addosso alla donna per proteggerla, buttandosi insieme
a lei a terra difendendola tra le sue braccia.
Erano rimasti fermi per qualche secondo
in attesa che la tempesta fosse passata in ascolto del respiro dell’altro.
Jethro aveva alzato appena lo sguardo
ispezionando il perimetro accertandosi che tutto fosse sicuro e poi l’aveva
posato sulla donna che teneva gli occhi chiusi mentre il suo viso era nascosto
nel suo petto. Le concesse ancora qualche attimo per riprendersi e rendersi
conto da sola che tutto era finito.
Lei accortasi del silenzio aveva alzato
la testa dal suo rifugio sicuro e si era scontrata con quegli occhi di ghiaccio
che la guardavano in quel modo così strano che si sentì invadere le guance di
calore e arrossire.
Osservandolo meglio le sembrò che l’uomo
si fosse reso conto del suo turbamento facendo scomparire il calore che emanava
il suo sguardo e sostituendolo con quel misto di freddezza e tristezza.
- Tutto bene?- Le chiese Gibbs.
- Si grazie.- Rispose soffermandosi a
guardarlo in viso come se una forza più forte la costringesse a farlo, ma in
realtà era solo lei che non ne aveva mai abbastanza di rimirare quel uomo.
L’aiutò ad alzarsi, sistemandole poi la
giacca del tailleur togliendo della polvere dalle spalle.
- Non serve che copra la visuale del
cadavere con il suo corpo per non farmi impressionare. Sono grande abbastanza.-
La donna si sforzò di sorridere intuendo le intenzioni dell’uomo.
- Ah... ah...- le rispose scettico Gibbs
spostandosi di lato di qualche passo.
La donna guardò in direzione dove
giaceva il corpo inerme del guardiamarina Stone. Lo osservò per qualche istante
non riuscendo a frenare quel senso di impotenza per non essere riuscita a
portarlo in salvo.
- Non è colpa sua.- Le disse Gibbs
appoggiandole brevemente la mano sulla spalla, prese il cellulare, compose il
numero e riferì posizione e l’accaduto al suo interlocutore.
- E’ un Agente del Ncis, non è vero?- Gli
chiese serafica tenendo fisso lo sguardo sul marinaio.
Gibbs rimase in silenzio ad osservarla.
Ma come diavolo faceva quella donna a
prevedere ogni sua mossa.
Era ferma davanti al cadavere, dritta e
rigida nella sua posizione, con sguardo attento e lucido con occhi leggermente
sgranati. Molto probabilmente stava lottando con tutte le sue forze per non lasciarsi
andare. Le braccia erano serrate attorno al petto mentre le mani nascoste erano
chiuse a pugno. Ogni tanto, ad un ritmo regolare si mordeva prima il labbro
inferiore e poi l’interno della guancia.
“E’ nervosa, ma per che cosa?” si chiese
Jethro quando finì di osservarla.
Si avvicinò silenziosamente e solo dopo
qualche secondo la donna si voltò verso di lui facendogli segno con la testa di
che cosa volesse.
- C’è qualcosa che vuole dirmi prima che
lo scopra da solo?- Le chiese guardandola dritto negli occhi senza darle la
possibilità di fuga.
Lo squillo del cellulare disturbò quella
strana complicità che si era creata tra i due.
La donna lo prese, riconobbe il numero e
se lo portò all’orecchio.
- Leon...- Disse dopo un attimo ma non poté
finire di parlare che Jethro le rubò dalle mani l’apparecchio.
- Vance! Vuoi spiegarmi?- Chiese
irritato.
- Tutto a tempo debito Agente Gibbs.-
Rispose il direttore chiudendo la telefonata.
Continua....
Ragazze vi ho già detto che vi adoro????
Beh ve lo dico ora... siete meravigliose, è un vero piacere trovarvi di nuovo!
Pensavo di aggiornare un po’ prima, ma tra
il fatto che non sto tanto bene e la storia che è complicata, mi tocca rivedere
più volte i capitoli, mi tocca dedicarci un po’ di tempo in più.
Per ora rimaniamo sul vago ma già dal
prox chap si scoprirà qualcosa su questa “donna”, che devo dire già la adoro.
Il prox chap è già in lavorazione ...
incrociamo le dita e che non succedano intoppi ^_^